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Porte aperte a Valsalice!

In arrivo gli Open Day per il Liceo e la Scuola Secondaria di I Grado di Valsalice, a Torino! Di seguito la notizia a cura della scuola.

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LICEO – Porte Aperte

 

Si rende noto il calendario degli appuntamenti di Porte Aperte dedicati alla presentazione dei Licei:

  • sabato 19 ottobre 2024 ore 14:45
  • sabato 9 novembre 2024 ore 14:45
  • sabato 30 novembre 2024 ore 9:45

È possibile prenotare tramite Form ai seguenti link:

È possibile procedere con l’iscrizione alla classe 1^ per l’a.s. 2025/2026 dal 21 ottobre 2024, con le modalità descritte qui.

Non sono previste pre-iscrizioni. Per informazioni porteaperte@liceovalsalice.

SEC. I GRADO – Porte Aperte

Si rende noto il calendario degli appuntamenti di Porte Aperte dedicati alla presentazione della Scuola Sec. di I Grado, che da quest’anno accoglie 2 sezioni di inglese potenziato e 2 sezioni di inglese/francese:

  • mercoledì 2 ottobre 2024 ore 17
  • sabato 26 ottobre 2024 ore 15
  • sabato 23 novembre 2024 ore 10

È possibile prenotare tramite il form presente a questo link.

È possibile procedere con l’iscrizione alla classe 1^ per l’a.s. 2025/2026 dal 3 ottobre 2024, con le modalità descritte qui.

Non sono previste pre-iscrizioni.

Valsalice: intervista dei ragazzi ai Presidi Stefano Bove e Mauro Pace

Articoli a cura della Redazione de “Il Salice”, il giornale scolastico del liceo salesiano Valsalice.

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Stefano Bove, il nuovo preside del Liceo

di Irene Del Mastro, Gabriella Sallustio, Alice Santucci

Il Salice ha intervistato il professor Bove, nuovo Preside di Valsalice, il quale ha con estremo piacere risposto ad alcune nostre domande e curiosità

Da quanti anni insegna? Come ha affrontato questo grande cambiamento?

Questo è il mio 25esimo anno da docente a Valsalice. Ho insegnato un anno all’Agnelli prima di venire qui. Questa novità in realtà l’ho vissuta con molta serenità, avevo bisogno di un cambiamento nella mia vita.

Cosa ha appreso dal Prof Pace?

Dal mio secondo anno di insegnamento a Valsalice c’è stato il prof. Pace, il primo preside con cui mi sono confrontato é stato don Cip. Dunque tutto quello che so, anche se ancora poco, l’ho appreso da lui. Spesso infatti mi confronto ancora con lui soprattutto da un punto di vista legislativo e burocratico. Grazie a lui sto imparando specialmente a dire le cose come stanno senza farmi troppi problemi.

All’inizio della sua carriera universitaria pensava di riuscire ad arrivare dov’è arrivato oggi?

In realtà io non ritengo di essere arrivato chissà dove; secondo me è una normale conseguenza del mio lavoro, la cosa che cambierà principalmente è che mi allontanerò un po’ dai ragazzi avvicinandomi maggiormente alla “macchina centrale”.

In realtà non considero questo passaggio come un sogno che si avvera, ho sempre vissuto seguendo il principio oraziano del “carpe diem”. Infatti la mia idea inizialmente era quella di lavorare nell’ambito universitario, poi però ho deciso di seguire il consiglio del mio relatore di tesi, che quell’anno sarebbe andato in pensione, il quale conoscendo la mia persona mi ha consigliato di andare a lavorare in una scuola salesiana.

Per combinazione ho ricevuto la chiamata dall’Agnelli dove ho insegnato per un’anno all’Istituto Tecnico. L’anno successivo ho ricevuto la chiamata da Valsalice. Ero in dubbio su cosa fare, ma grazie alle parole di un don dell’Agnelli mi sono convinto che venire a Valsalice, dove ho frequentato il liceo, fosse la scelta giusta per me.

Quali sono le idee e le novità che vuole portare in questa scuola?

Voglio cercare di ascoltare il più possibile voi ragazzi che siete i protagonisti della vita scolastica.

Invece le paure?

Di paure in realtà non ne ho. Sono consapevole che affronterò sicuramente qualche delusione, siccome spesso ho aspettative troppo alte e mi aspetto sempre che la gente possa comprendere e capire, ma è un rischio che si mette in conto quando si ha a che fare con tante persone. Per me i ragazzi sono una confort zone, il rapporto con gli adulti invece può essere più complicato.

Ha meno classi ora. Le manca insegnare come faceva prima? Che cosa le mancherà soprattutto?

In realtà non ho ancora deciso di smettere completamente di insegnare, non escludo la possibilità di prendere una classe. La cosa che mi spaventa maggiormente forse è proprio il non avere più lo stesso contatto che ho adesso con gli allievi.

Tre doti fondamentali per essere un buon dirigente scolastico

“Sicuramente sono fondamentali la capacità di ascoltare, di prendere decisioni non semplici e di accogliere. E ovviamente anche quella organizzativa da un punto di vista burocratico.

Si sarebbe mai aspettato di diventare preside nella scuola in cui è stato studente?

Assolutamente no, non me lo sarei mai aspettato!

Come vedeva lei la figura del preside? Reputa che nel corso degli anni questa figura sia cambiata, per esempio nei rapporti con docenti e studenti?

Quando io ero studente a Valsalice il preside era don Maj, ma lui era anche il temuto professore di matematica e fisica. Penso che nel corso degli anni la figura del preside sia abbastanza cambiata, più che altro dal punto di vista dei rapporti. Infatti un tempo c’era poco contatto con le famiglie, o comunque avveniva molto raramente siccome la vita degli studenti era molto più autonoma. Oggi il preside secondo me fa più da collante nei rapporti tra ragazzi, docenti, famiglie e personale scolastico.

Cosa direbbe allo Stefano Bove liceale se ne avesse la possibilità?

Penso che se ne avessi la possibilità gli direi di inseguire i suoi sogni, di passare qualche ora in meno sui libri e certamente di intraprendere un corso di recitazione.

Quali sono le strategie per rilanciare il liceo Classico?

Secondo me il classico si sta un po’ perdendo perché si ha di esso un’idea completamente sbagliata. Molti lo vedono come non al passo con i tempi, non adeguato al presente e soprattutto si pensa che frequentando questo liceo non si riescano a raggiungere poi dei risultati che garantiscono un buon profitto. Un modo potrebbe essere quello di far capire che sono tutte materie coniugabili con mezzi più tecnologici e interattivi.

La nuova scuola è ricca di offerte e opportunità nuove. Cosa non deve perdere Valsalice a livello di didattica e di proposta culturale e formativa pur adeguandosi alla scuola che cambia?

Valsalice non deve perdere di vista la centralità della scuola. È giusto confrontarsi con il mondo esterno ma senza perdere il centro su cui la scuola si fonda. Secondo me con tutte le nuove opportunità si rischia di considerare le materie e le lezioni come corollario e il resto come centrale.

Una parola sul Salice?

Fin da quando ero studente il Salice è sempre stato presente. Io ho sempre amato scrivere ma non ho mai partecipato alle redazioni perchè ho sempre preferito tornare a casa a studiare, ma se avessi la possibilità di tornare indietro è un’attività che mi piacerebbe fare. Il Salice vi offre tantissime possibilità, vi permette di fare conoscenze, di mettervi in gioco, di affrontare la timidezza, di scoprire un sacco di nuove cose.

Mauro Pace, riflessioni di un Preside

di Jacopo Covolan e Carola Meli

Il professore Mauro Pace ha dedicato decenni della sua vita alla crescita e allo sviluppo della comunità scolastica. Entrato nel 1992 a Valsalice come docente, ha assunto il ruolo di Preside nel 2002, portando avanti con passione la missione educativa del liceo e contribuendo alla nascita della scuola media nel 2003. Dopo 22 anni di instancabile servizio, ha lasciato la presidenza dei licei, mantenendo però il suo impegno come guida della scuola media.

In questa intervista, Mauro Pace non solo riflette sul suo percorso personale, ma offre anche uno sguardo profondo su Valsalice , un luogo che è protagonista della sua vita e di quella di tanti studenti.

Dopo venti anni alla guida del Liceo, quali sono le sue riflessioni su questo lungo percorso?

Questi anni sono stati caratterizzati da un intenso lavoro e da grandi fatiche, ma anche da straordinarie opportunità di incontro e di relazione. Ho avuto il privilegio di conoscere studenti, genitori e colleghi, e questo aspetto umano è senza dubbio il più significativo del mio ruolo. La bellezza di incontrare persone è stata l’essenza di questa esperienza.

Ci parli dei momenti che ricorda con maggior affetto. Ha qualche rimpianto?

Ricordo con affetto le feste e le occasioni in cui ho potuto interagire direttamente con gli studenti, soprattutto nei contesti informali. Alcuni di questi momenti mi mancheranno. Per quanto riguarda i rimpianti, non ne ho in particolare. Certamente, avrei potuto fare di più o meglio in alcune situazioni, ma sono consapevole di aver dato tutto ciò che potevo umanamente. Si può sempre migliorare, ma il mio impegno è stato totale.

Quale consiglio si sente di dare al professor Bove, suo successore?

Non ha bisogno dei miei consigli, dato che ha una vasta esperienza. Tuttavia, gli suggerirei di mantenere sempre un contatto diretto con gli studenti. Questa è la parte del mio lavoro che ho trovato più difficile mantenere, specialmente quando ho dovuto gestire entrambe le scuole.

Ci sono differenze tra il ruolo di Preside delle scuole medie e quello del liceo?

Non ci sono differenze sostanziali nel ruolo. Certamente, l’età degli studenti e le problematiche didattiche variano, ma le responsabilità rimangono le stesse. La dimensione della scuola media è più contenuta, con meno classi e studenti, ma il compito di guida è identico.

Qual è la relazione tra il Preside e gli studenti delle scuole medie?

Nel mio approccio al liceo, ho sempre cercato di evitare di assumere un ruolo autoritario, preferendo il dialogo e l’incontro. Tuttavia, nella scuola media è necessario mantenere una certa fermezza e autorevolezza, poiché i ragazzi più giovani possono richiedere un intervento più deciso.

Quale legame sussiste tra la scuola media e il liceo?

La scuola media è nata all’interno del liceo e c’è una forte integrazione tra le due istituzioni. Circa il 70-80% degli studenti delle medie prosegue al liceo, il che rende il rapporto molto stretto. Le famiglie spesso hanno figli in entrambe le scuole, creando un legame solido. La mia doppia funzione di Preside ha sicuramente favorito un lavoro di squadra tra i docenti, promuovendo una collaborazione proficua. Non c’è contrapposizione, ma una sinergia evidente: la scuola media è parte integrante del liceo.

Qual è il suo punto di vista sull’uso della tecnologia nelle scuole medie?

L’uso della tecnologia nelle scuole medie è un argomento complesso. La tecnologia didattica non è ancora così diffusa come nel liceo, e personalmente non sono particolarmente favorevole all’uso di tablet nella didattica ordinaria. Credo che sia fondamentale educare i ragazzi all’uso responsabile e competente degli strumenti digitali. Nella nostra scuola media, ci concentriamo sull’educazione al digitale, insegnando agli studenti a utilizzare il computer e la rete in modo consapevole. Ho introdotto l’uso del computer durante lo studio guidato per facilitare l’apprendimento, ma ritengo che saper prendere appunti a mano e scrivere con la penna sia ancora cruciale. Questo approccio è propedeutico all’uso del computer, che sarà più presente nel loro futuro lavorativo. La tecnologia non viene demonizzata, ma viene utilizzata con criterio.

Qual è la sua visione per il futuro della scuola media e quali obiettivi spera di raggiungere?

Il futuro della scuola media è in continuità con il presente. Le scuole medie salesiane, inclusa la nostra, si fondano su principi di inclusività e offrono un ambiente educativo sicuro, occupando i ragazzi per tutta la giornata. Questo è particolarmente importante per i più giovani, che difficilmente possono restare soli a casa fino alla seconda media. È fondamentale mantenere un alto livello educativo; la nostra scuola non deve essere vista come un parcheggio per ragazzi, ma deve avere un progetto educativo solido. Le iscrizioni sono numerose e le richieste sono elevate, il che è un segnale positivo. Anche il futuro del liceo, in particolare del liceo classico, appare promettente, nonostante le difficoltà recenti. La decisione di avere una sola IV ginnasio è stata influenzata anche da motivazioni economiche, ma i numeri non sono stati così negativi come si pensava. Inoltre, l’introduzione di metodi didattici innovativi e l’uso ragionato dei tablet possono contribuire a rendere la scuola più attuale e in linea con le esigenze del mondo contemporaneo.

Valsalice: incontro con Domenico Quirico, inviato di guerra, giornalista e scrittore

Notizia a cura della Scuola Valsalice.

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Interessante momento per i ragazzi di quinta superiore e per i genitori che hanno partecipato all’incontro con Domenico Quirico, inviato di guerra, giornalista e scrittore.

Lo ringraziamo per la testimonianza profonda e toccante e anche per aver affrontato un tema così scottante e contemporaneo con professionalità e competenza.

 

Porte aperte a Valsalice!

Dalla scuola di Valsalice.

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In arrivo le giornate di Porte Aperte per la Scuola Secondaria di I grado e il Liceo di Valsalice!

Di seguito i dettagli:

SEC. I GRADO – Porte Aperte

Si rende noto il calendario degli appuntamenti di Porte Aperte dedicati alla presentazione della Scuola Sec. di I Grado, che da quest’anno accoglie 2 sezioni di inglese potenziato e 2 sezioni di inglese/francese:

  • mercoledì 2 ottobre 2024 ore 17
  • sabato 26 ottobre 2024 ore 15
  • sabato 23 novembre 2024 ore 10

È possibile prenotare tramite il form presente a questo link.

Sarà possibile procedere con l‘iscrizione alla classe 1^ Sec. di I Grado Valsalice per l’.a.s 2025/2026 a partire dal 3 ottobre 2024, con modalità che verranno pubblicate sul sito.

Non sono previste pre-iscrizioni.

LICEO – Porte Aperte

Si rende noto il calendario degli appuntamenti di Porte Aperte dedicati alla presentazione dei Licei:

  • sabato 19 ottobre 2024 ore 14:45
  • sabato 9 novembre 2024 ore 14:45
  • sabato 30 novembre 2024 ore 9:45

È possibile prenotare tramite Form ai seguenti link:

Sarà possibile procedere con l‘iscrizione alla classe 1^ per l’a.s 2025/2026 a partire dal 21 ottobre 2024, con modalità che verranno pubblicate sul sito.

Non sono previste pre-iscrizioni.

Per informazioni porteaperte@liceovalsalice.

 

Al Valsalice studenti attori: «andare oltre le ansie e le paure» – La Voce e il Tempo

Si pubblica di seguito la notizia a cura di Jacopo COVOLAN apparsa su La Voce e il Tempo.

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Da nove anni il Liceo salesiano Valsalice di Torino (viale Thovez, 37) offre ai suoi studenti l’opportunità di immergersi nel mondo della produzione cinematografica. Quest’anno, con il cortometraggio «Lacci», i ragazzi e le ragazze della II A del Liceo classico si sono uniti per creare un’opera che stupisce il pubblico.

Lo scorso 22 maggio, presso il teatro del Liceo Valsalice, si è svolta l’attesa proiezione di «Lacci». Sin da subito è emerso un lavoro di gruppo significativo che ha dimostrato il talento e la creatività dei giovani protagonisti.

La sceneggiatura, avvincente, ha dimostrato una profonda comprensione della narrazione cinematografica, mentre le performance delle attrici protagoniste Alice Santucci, Giulia Baldini e Giulia Mongiano, con il «cameo» di Vittorio Lungo Vaschetto hanno catturato l’attenzione del numeroso pubblico presente con interpretazioni coinvolgenti e autentiche. La regia impeccabile di Kenta Crisà ha guidato il pubblico in un viaggio emozionante, trasportandolo attraverso i sentimenti dei personaggi.

I professori Emanuele Altissimo e Paolo Accossato, con il contributo di Stefano Demarie, hanno svolto un ruolo fondamentale nel guidare e ispirare i ragazzi, permettendogli di esprimere al meglio il loro talento artistico.

«Lacci» è un cortometraggio che lascia senza fiato, con una trama avvincente e un sin dalle prime scene. Nel corso della pellicola nulla è scontato e ogni avvenimento si rivela un tassello fondamentale per il puzzle che si va a comporre. Gli studenti sono riusciti a creare un mix avvincente di generi, che tiene lo spettatore costantemente sulle spine. Il finale sorprende con una svolta inaspettata, lasciando il pubblico con il fiato sospeso.

Al termine della proiezione si è tenuto un dibattito tra gli studenti e il numeroso pubblico presente in sala. Durante lo scambio di opinioni sono emerse interessanti prospettive e punti di vista, permettendo a tutti i partecipanti di approfondire tematiche cruciali affrontate nel cortometraggio. I presenti hanno avuto l’opportunità di esprimere le proprie impressioni e porre domande favorendo un confronto che ha reso il dibattito un momento di arricchimento culturale.

Il lavoro di gruppo, l’impegno e la passione dei giovani studenti emergono in ogni aspetto di «Lacci». Il cortometraggio dimostra il talento e la dedizione dei giovani nel mondo della produzione cinematografica.

Valsalice: incontro sulla ludopatia, su Economy of Francesco e tavola rotonda sui cambiamenti climatici

Notizie a cura delle scuole salesiane di Valsalice.

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Incontro sulla tematica del gioco d’azzardo per le classi terze liceo

Il 12 aprile 2024 Valsalice ha ospitato Nicolò Fagioli, giocatore della Juventus, accompagnato dal dott. Giuseppe Vercelli, Responsabile dell’area psicologica dello Juventus Club e dal Dott. Giancarlo Marenco, Presidente dell’Ordine degli psicologi del Piemonte.

È stata per i ragazzi un’occasione importante per riflettere sulla ludopatia e sui pericoli del gioco d’azzardo, tema delicato e contemporaneo.

Nicolò si è raccontato con sincerità tramite l’intervista fatta dai rappresentanti d’Istituto e dagli studenti del Il Salice dando testimonianza rispetto alla sua esperienza ai nostri ragazzi.

Gli esperti presenti sono intervenuti per completare l’incontro con precisazioni tecniche per cercare di dare al pubblico maggiori informazioni possibili sul fenomeno.

Ringraziamo i presenti per la possibilità che abbiamo potuto offrire agli studenti credendo che interventi anche di questo tipo siano ottimi momenti d’informazione, prevenzione e sensibilizzazione.

Conferenza di Sr. Alessandra Smerilli su Economy of Francesco

L’Unione Exallievi Valsalice, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e il Tempo, vi invita alla Conferenza di Sr. Alessandra Smerilli, consigliere economico dello Stato Vaticano, sul tema della “Economy of Francesco” in programma Venerdì 19 aprile 2024, dalle ore 21.00 presso il teatro di Valsalice.

Incontro di Formazione Genitori 2024

Lunedì 22 aprile dalle ore 17.45 settimo appuntamento di Formazione Genitori su tematiche interessanti e attuali.

54° Giornata della Terra, tavola rotonda sui cambiamenti climatici

Si tratterà la tematica ambientale, molto importante e contemporanea, sotto diversi punti di vista.

Una tavola rotonda con moderatore il Prof. Antonio Varaldo e tra gli ospiti il Prof. Nicola Nurra (naturalista, biologo marino e insegnante di Biologia marina all’Università di Torino), l’Ing. Simone Contu (ingegnere per l’ambiente e per il territorio, esperto di contabilità ambientale e metabolismo sociale) e il Sig. Giorgio Brizio (giovane autore e attivista che si occupa principalmente di crisi climatica e migrazioni).

Valsalice: conferenza di suor Alessandra Smerilli su The Economy of Francesco

Notizia a cura dell’Istituto Valsalice.

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Unione Exallievi Valsalice, in collaborazione con il settimanale diocesano La Voce e il Tempo, vi invita alla conferenza di suor Alessandra Smerilli, consigliere economico dello Stato del Vaticano, sul tema della “Economy of Francesco” in programma il prossimo 19 aprile alle ore 21.00 nel teatro dell’Istituto Valsalice.

Per la gestione degli spazi è gradita la conferma di partecipazione.

Valsalice: 21° Festa della Matematica al PalaRuffini

Notizia a cura del Liceo Salesiano Valsalice di Torino.

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Valsalice si classifica alla 21° Festa della Matematica e va dritta alle finali Nazionali di Cesenatico grazie alla bravura, impegno e grande preparazione dei ragazzi partecipanti!

Una giornata al PalaRuffini molto densa di appuntamenti legati alla matematica a cui hanno partecipato una rappresentanza tra i nostri allievi più talentuosi del Biennio e del Triennio capitanati dai loro professori Cravero, Ellena e Melchionda.

Un meritato applauso ai ragazzi che si sono cimentati nelle gare e ai docenti che li hanno preparati.

Valsalice: i ragazzi de “Il Salice” intervistano il Direttore in occasione della Festa di don Bosco

Notizia a cura di Tommaso D’Onofrio e Pietro Montariolo per “Il Salice”.

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Mercoledì 31 gennaio si è tenuta la Festa di San Giovanni Bosco. Per l’occasione, abbiamo intervistato il direttore di Valsalice, don Alessandro Borsello, al quale abbiamo chiesto qualche approfondimento sulla festa, su don Bosco e sul mondo salesiano.

Cosa significa questo giorno per i Salesiani?

La festa del 31 è un modo per rendere evidente un evento molto particolare per i salesiani. Fare festa è un’occasione di confronto anche con altre esperienze: per il triennio quest’anno è venuto il Sindaco mentre il biennio è andato al San Giovannino. Tutto questo ci porta a dire che fare festa per noi significa che la scuola non è solo avere lezioni in cattedra ma anche incontrare diversi punti di crescita, stravolgendo ogni tanto la dinamica delle lezioni. Infatti, anche quando c’è una festa si apprende con la Messa, con il confronto e, nel caso di quest’anno, con il sindaco Lorusso. Dunque divertirsi insieme fa capire l’idea di festa e di don Bosco che difatti la considerava molto importante per trasmettere l’educazione ai giovani.

Quale aspetto o episodio della vita di don Bosco usa come ispirazione nella vita di tutti i giorni?

Ciò che più mi colpisce di don Bosco è il suo carattere molto forte sin da quando era un ragazzo. Infatti, si è lanciato in molte imprese non ordinarie e ha dato vita ad una congregazione che ancora oggi è conosciuta in tutto il mondo. Inizialmente un carattere come il suo può spaventare poiché ha una personalità unica e inimitabile e ci si può chiedere: chi di noi è come lui? Invece, ciò che colpisce in positivo è che lui nel tempo si è circondato di giovani ragazzi aiutandoli tutti; ad esempio don Rua e don Barberis, giusto per citarne alcuni. Però quest’ultimi non erano la fotocopia di don Bosco ed erano molto diversi tra di loro. Difatti, vivere come un salesiano non significa essere identici a don Bosco, ma significa proseguire il suo grande progetto con il proprio carattere. Quindi questo suo progetto si può vedere in tutti i salesiani anche se ognuno lo rende in maniera diversa seguendo la propria storia.

Sulle copertine dei diari dei quasi 1000 studenti di Valsalice è impressa questa frase di don Bosco: “Che sia scuola ma anche Casa, Casa che accoglie”. Un suo commento rispetto a questa affermazione. 

Don Bosco non ha mai sperimentato veramente il significato della parola Casa nel senso di focolare domestico; mi riferisco al fatto che lui si è spostato per tutta la vita: prima a Castelnuovo orfano di padre, poi per gli studi a Chieri e poi ancora a Torino e in tutta l’area della provincia. Ed è forse stata questa mancanza di Casa a far maturare in lui l’idea senza precedenti, non solo di dare una Casa a centinaia di ragazzi che non l’avevano ma di pensare a questa Casa come quel contesto in cui ti trovi bene, in cui riesci a portare avanti i tuoi doveri, a perseguire i tuoi obiettivi e a crescere personalmente. Quindi a trovare il meglio di te da condividere con gli altri; tutto ciò in un ambiente in cui senti di essere accolto e amato. Ogni presenza salesiana, non è solo scuola, ma è Casa perché cerca di creare un ambiente, a partire dal semplice cortile per esempio, fatto di relazioni, non sempre facili da instaurare, che ti mettono nelle condizioni di crescere come persona ma anche spiritualmente. Ecco, questa è la Casa di don Bosco.

Cosa pensa della  famosa citazione attribuita a Domenico Savio “La Santità consiste nello stare sempre allegri”?

Don Bosco parlava tanto di Santità, quella Santità che lo stesso Papà Francesco definisce “La Santità della porta accanto” cioè quel modo ordinario di vivere in pienezza la propria vita: nelle relazioni, nel proprio impegno e nella fede cristiana con un orizzonte chiaro che è quello dell’Eternità. Don Bosco diceva proprio “Vi voglio felici nel tempo e nell’Eternità”. Sono sincero, oggi quei concetti di Eternità, di felicità terrena ma soprattutto perpetua e del “vivere in pienezza la propria vita”, non sono sempre così chiari a noi. Oggi inevitabilmente si tende a scambiare questa idea “della pienezza della vita” e della “ricerca della felicità”, come un’esigenza di perseguire la propria autorealizzazione. Ecco, io ritengo che invece don Bosco in un modo unico avesse conciliato un concetto così distante da una qualsiasi persona comune, come lo è la santità, con qualcosa di quotidiano: essere felici. Ma di quella felicità che deriva dal “fare bene” nella propria vita. Per capirci, quello che don Bosco intendeva come essere “buoni cristiani ed onesti cittadini”, ma soprattutto essere felici di quella allegria che non è unilaterale, ma è da donare, accrescere e condividere con il prossimo. Questa è una grande sfida, direi culturale. La nostra società fa difficoltà a comprendere questi concetti, come è evidente dall’accezione spesso negativa che si associa all’idea di “eterno”. Ma ripeto, questa è una sfida che per noi educatori è da affrontare ogni giorno.

Quest’anno è il secondo centenario dopo che il piccolo Giovannino fece il suo celebre “sogno dei nove anni”. Cosa possiamo trarre da questo episodio per la nostra vita di tutti i giorni?

Senza dubbio nell’esperienza di don Bosco, del suo sogno e di come ha saputo realizzarlo, da una parte c’è la tenacia di un ragazzo, poi giovane e poi uomo, di non lasciarsi sopraffare dalle fatiche ma di sapere guardare più in là, prendendo forse anche quelle difficoltà che aveva, come occasione di crescita; lui, per esempio orfano di padre, e poi diventato per antonomasia Padre dei giovani. D’altra parte dobbiamo tornare all’aspetto religioso e spirituale del Santo, che ha sempre saputo intuire che quello che faceva,  che quella “goccia di infinito” che stava creando, non era forse frutto solamente di un suo sogno ma del sogno di Qualcun altro. Ecco, il sogno di Dio è più grande delle mie idee e delle mie aspettative, e questo mi permette di avere una speranza che non viene messa in discussione da nessuna fatica o da nessuna difficoltà. Il sogno di don Bosco è la perfetta unione tra la forza umana e la speranza, che diventa fede in un Dio che crede in noi più di quanto facciamo noi; e quindi mette nel nostro cuore dei sogni perfino più grandi delle nostre aspirazioni.

La Voce e il Tempo: Don Bosco in Val di Lanzo e il Sindaco Lo Russo a Valsalice

Si publicano di seguito gli articoli apparsi su La Voce e il Tempo.

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Don Bosco in Val di Lanzo

Negli anni ’60 del 1800 don Bosco porta la sua missione fuori Torino, anzitutto in Piemonte (Mirabello Monferrato e Lanzo Torinese) e in Liguria (Alassio).

In breve tempo, nuove case salesiane si aprono nel Canavese (San Benigno), nella Liguria (Varazze, Sampierdarena, Vallecrosia, La Spezia), in Toscana (Firenze), nella Romagna (Faenza), a Roma e nel Lazio, nel Veneto (Este, Mogliano), in Sicilia (Randazzo, Catania).

Sono gli anni nei quali nasce il Regno d’Italia (1861), che grazie alla spedizione dei Mille e ai plebisciti, si estende dal Piemonte alla Sicilia. Nel 1874 parte da Torino la prima spedizione missionaria per l’Argentina.

Fin dal 1842 don Bosco frequenta il santuario di Sant’Ignazio sopra Lanzo. L’amico don Cafasso lo invita di solito in occasione degli esercizi spirituali organizzati per i laici. Don Bosco «non mancò mai d’andarvi ogni anno fino al 1875. Per molti anni fece quel viaggio a piedi, partendo da Torino alle 3 del mattino e arrivando a Sant’Ignazio verso le 10 antimeridiane» (G. Battista Lemoyne, «Memorie biografiche di don Giovanni Bosco», vol. II, p. 142). Morand Wirth spiega: «Don Bosco avvertiva la necessità di una mobilitazione dei laici, fossero essi cristiani nel mondo o veri religiosi con voti. Egli aveva attinto questo interesse per i laici negli insegnamenti del Convitto e in particolare in quelli di Giuseppe Cafasso» («Da don Bosco ai nostri giorni», p. 134).

«A Sant’Ignazio e con don Cafasso – continua il Lemoyne – don Bosco si trovava come a casa sua. Meditava sopra se stesso col ritiro spirituale, confessava molti dei convenuti agli esercizi e, col suo benefattore e maestro, prendeva la decisone risoluta di por mano al principio della sua pia Società» («Memorie biografiche», vol. III, p. 537). Il beato Federico Albert, parroco di Lanzo, ammiratore di don Bosco e della sua azione educativa, propose al Comune di affidargli il collegio che occupava l’antico convento dei Cappuccini, soppresso nel 1802 da Napoleone. Nel 1864 vi iniziarono le scuole elementari e l’anno seguente il ginnasio.

Gli alunni, provenienti anche dai paesi vicini e dalle valli, furono presto 300. Nel 1876 la ferrovia Torino – Ciriè venne prolungata fino a Lanzo Torinese. Il 6 agosto, per l’inaugurazione, il sindaco offrì un ricevimento ufficiale al Collegio. Erano presenti il presidente del Consiglio dei ministri, Agostino Depretis, e altre personalità.

«Fece un gran rumore il suo incontro con parecchi ministri, senatori e deputati a Lanzo per l’inaugurazione di quella ferrovia. Permise al municipio di fare il ricevimento ufficiale al Collegio; anzi, volle trovarcisi egli pure e s’intrattenne a lungo e familiarmente con quei personaggi, tutti liberaloni e più o meno mangiapreti. Alcuni buoni cristiani se ne scandalizzarono; ma egli nell’intimità si difese dicendo: ‘Costoro non si sentono mai dire una parola col cuore, né una verità detta in modo da non inasprirli. Io li ho ricevuti cordialmente e ho detto loro col cuore alla mano quanto l’occasione mi suggeriva, ed anche quelle verità che senza offenderli potevo dir loro, le ho dette tutte e nella maniera più schietta’» (Eugenio Ceria, «Annali della Società salesiana», vol. I, p. 732).

Il Collegio di Lanzo per don Bosco era la casa del cuore. Esso è stato operante fino al 1997. L’edificio è ora residenza sanitaria assistenziale, mentre i salesiani continuano il loro servizio nella parrocchia e nell’oratorio.

L’anno seguente a Mathi, lungo la linea ferroviaria di Lanzo, veniva messa in vendita una cartiera. Don Bosco, che oltre alla tipografia di Valdocco aveva di recente avviato quella di Genova Sampierdarena, l’acquistò e mandò a dirigerla un coadiutore salesiano.

«Il suo obiettivo era ben più ampio: progettava di gestire in proprio l’intero ciclo della produzione editoriale, proponendosi come editore cattolico a tutto tondo nel momento in cui, all’indomani dell’Unità d’Italia, la battaglia della carta stampata sembrava essere entrata nel vivo» (Federico Valle, «A Mathi e Nole sui passi di don Bosco», p. 8).

Nel 1884 si tenne a Torino l’Esposizione nazionale dell’industria, della scienza e dell’arte. Tra gli espositori ci fu anche don Bosco. «Il visitatore, appena messo piede nella galleria appositamente costruita, scorgeva con un colpo d’occhio una fila di macchine in moto, presso le quali giovani silenziosi, applicati e sereni attendevano ognuno a fare la parte sua».

Nel padiglione «si assisteva al graduale svolgersi di tutte le operazioni, per cui da un mucchio di miseri cenci si passa alla confezione della carta, alla stampa dei fogli, alla rilegatura e allo spaccio di libri» (E. Ceria, «Annali», p. 688).

In seguito, don Bosco portò a Mathi la casa di formazione dei cosiddetti ‘figli di Maria’, ossia le vocazioni adulte, e vi aprì la Casa Chantal, affidata alle Figlie di Maria Ausiliatrice, per accogliere le madri rimaste sole.

Oltre a un oratorio, a Mathi le suore salesiane tenevano ben due convitti per giovani operaie e un asilo infantile. Originario di Mathi è don Giulio Barberis, uomo di fiducia di don Bosco, che gli affidò la formazione dei novizi salesiani.

Vicino a Mathi è Nole Canavese, patria di don Domenico Machetta, noto compositore musicale e fondatore della Fraternità di Nazaret.

-Francesco MOSETTO

Lo Russo a Valsalice

Nella festa di don Bosco, lo scorso 31 gennaio, il Sindaco Stefano Lo Russo ha fatto visita all’Istituto salesiano Valsalice di Torino.

Lo Russo, ex allievo dell’Istituto salesiano Agnelli, ha incontrato gli allievi del Valsalice nel teatro della scuola dove si è tenuto un interessante dibattito con gli studenti.

C’era grande curiosità da parte dei ragazzi per un uomo che ha un incarico importante per la città. «Bisogna avere la capacità di mettersi nei panni altrui e vedere la complessità delle situazioni tenendo conto delle numerose variabili», ha detto Lo Russo agli studenti.

Tutto ha inizio con la candidatura in Comune nel 2006 fino all’attività politica a tempo pieno nel 2021, sempre segnata da una passione di fondo per l’insegnamento: Stefano Lo Russo è, infatti, professore ordinario di Geologia applicata al Politecnico.

«Torino è una città con numerose potenzialità, tuttavia è rallentata da diverse problematiche», ha proseguito il sindaco. Tra queste l’inquinamento, causato dalla difficoltosa circolazione dell’aria.

«Il tema della sostenibilità è importante e si sta lavorando sui settori dell’edilizia e dei trasporti, principali fonti di inquinamento», ha evidenziato.

«Torino sta cambiando pelle dal punto vista demografico ed etnico, influenzando anche l’ambito scolastico».

Così il sindaco ha introdotto i temi della scuola e della formazione, sui cui occorre un investimento prioritario, sottolineando come l’obiettivo della città sia quello di caratterizzare gli Atenei cittadini di un’offerta formativa che riesca a includere e stimolare tutti.

Inoltre ha evidenziato l’importanza del ruolo che i giovani hanno nella società, invitandoli a prendere parte all’impegno collettivo, sia dal punto di vista sociale che politico.

Soffermandosi sul diritto di voto, ha poi offerto un consiglio agli studenti:

«informatevi in modo da trovare il filone più vicino alle vostre idee».

-Cecilia BUSSI, Martina CARANGELLA, Giulia MILANETTO