Tornare alle radici per unʼidentità più forte
Si segnala l’approfondimento realizzato da Marina Lomunno nel Supplemento ad Avvenire del 29 aprile 2018 “Noi & Famiglia” circa la storia di Paolo La Francesca – figlio adottivo di una famiglia di Trapani che dopo un lungo percorso ha ritrovato la mamma biologica – e un accurato resoconto del seminario, tenutosi a Roma presso lo spazio “We Gil” a Trastevere domenica 25 marzo e promosso da Amici di don Bosco in sinergia con l’Arai, l’Agenzia regionale per le adozioni internazionali e il Servizio pubblico per le adozioni della Regione Lazio, sul tema “L’intreccio tra presente e futuro nel racconto dell’adozione“, dove si è messo al centro del confronto il diritto all’identità dei ragazzi con alle spalle una storia di adozione. Buona Lettura!
«A 30 anni ho ritrovato mia mamma in Brasile»
“La maternità e la paternità non si identificano semplicemente con la procreazione biologica, perché “nato da” non è sinonimo di “figlio di”. Così il cardinale Carlo Maria Martini introduceva a Milano nel 1997 il Convegno europeo sui bambini senza famiglia e l’adozione. Parole attualissime in cui si riconoscono i genitori adottivi che ad un certo punto, prima o poi, devono fare i conti con quel figlio o quella figlia «nati da un’altra pancia», magari in un altro continente che ha bisogno di capire da dove viene per accettarsi, per accettare i genitori che l’hanno cresciuto senza partorirlo. È la storia di Paolo La Francesca, 30 anni, sposato, una figlia, poliziotto alla Questura di Torino (tra gli altri ha scortato anche don Luigi Ciotti), nato in Brasile e adottato a 20 giorni da una famiglia italiana di Trapani. La sua testimonianza che ha raccontato in un libro (consigliato a tutti i genitori e i figli adottivi) intitolato “Il profumo della speranza” (Armando Editore, Roma 2017), è stata al centro, lo scorso 24 marzo a Torino, del secondo appuntamento dell’itinerario sulla ricerca delle proprie radici promosso dall’Associazione Amici di don Bosco (accreditata dal Governo italiano per le adozioni internazionali in India, Colombia, Filippine, Mongolia e Benin) che ha sede in via Maria Ausiliatrice 32 presso la Casa madre dei Salesiani.
Un tema molto delicato, come sottolinea Daniela Bertolusso, di amici di Don Bosco «in un tempo dove alcuni organi di informazione – anche sull’onda dei presunti facili ritrovamenti tramite i social media di genitori naturali tra parte degli adottati – orientano l’opinione pubblica a pensare che tutte le storie dei ricongiungimenti siano “a lieto fine”. Ma, come ha raccontato Paolo La Francesca, l’inquietudine che ogni figlio adottato si porta dentro, soprattutto se nato in un Paese lontano, ha bisogno di tempo per trasformarsi da sofferenza in speranza. E, soprattutto, c’è bisogno di rispetto per l’adottato che ha diritto a sapere la verità sulle sue origini; per la scelta della madre e del padre (quando c’è) naturali che spesso non hanno alternative a far crescere il proprio figlio in un’altra famiglia; e rispetto per i genitori adottivi che hanno cresciuto un figlio o una figlia che ad un certo punto sembra voler scappare.
Paolo La Francesca narra con lucidità e fermezza, senza nascondere luci ed ombre e la paura di essere abbandonato due volte (tutte le storie non sono a lieto fine!), il percorso che l’ha condotto all’incontro con la mamma di nascita e i suoi fratelli e dell’integrazione tra le sue due famiglie. Ma ci sono voluti 30 anni, il superamento – grazie a due genitori pazienti e tenaci, delle crisi adolescenziali – dei silenzi, delle porte sbattute, dei «tanto non siete mia madre e mio padre…». E poi l’incontro con la donna giusta e la nascita di una bambina che ha convinto Paolo ad andare in Brasile «a cercare la seconda nonna». Una vita insomma, un percorso di conoscenza di se stesso prima che delle sue doppie origini. E che, a 30 anni, fa scrivere a Paolo alla fine del suo libro, dopo aver ritrovato la madre che l’ha partorito e riabbracciato al ritorno dal Brasile la madre adottiva: «L’amore di una mamma è sempre amore, è un assoluto che può sbocciare e spandere il suo profumo nei modi più diversi, al di là dei modi in cui si diventa mamme, al di là dei vissuti differenti, al di là di tutto».