TO Agnelli: raccolta per «C’entro Anch’io»

Si riporta la notizia proveniente da “La Voce e il Tempo”settimanale, n.15, domenica 17 aprile – relativa alla campagna di raccolta fondi organizzata dall’Istituto internazionale Edoardo Agnelli di Torino dal titolo: “C’entro Anch’io” che mira alla ristrutturazione del Salone delle Feste “creando così uno spazio dove coltivare i talenti musicali (e non solo) dei nostri studenti”.

L’Istituto internazionale Edoardo Agnelli di Torino (corso Unione Sovietica 312) ha lanciato la campagna di raccolta fondi «C’entro Anch’io» per la ristrutturazione del Salone delle Feste che diventerà uno spazio dove gli studenti potranno coltivare i propri talenti musicali (e non solo).

«Il Salone», spiegano i responsabili del progetto, «è essenziale per lo svolgimento di attività aggregative, laboratori formativi con le aziende partner dell’Istituto ed eventi culturali che coinvolgono le famiglie e il territorio». Il Salone ad oggi non è utilizzabile tutto l’anno in quanto l’impianto di riscaldamento è inadeguato alla dimensione e rumoroso; mancano arredi essenziali (tavoli e sedie); c’è una pessima acustica; mancano impianti luci e audio adatti a concerti, spettacoli, convegni; c’è necessità di una ritinteggiata e di un tocco di colore.

La campagna «C’entro Anch’io» mira a trovare le risorse necessarie per installare un nuovo impianto di riscaldamento efficiente e silenzioso, che consentirà agli studenti di utilizzare la sala per le prove e i concerti, allestire il locale con tavoli, sedie e nuovi arredi che permetteranno di accogliere il pubblico, realizzare laboratori e corsi di formazione. Un progetto dunque per «far rivivere» il Salone delle Feste, luogo simbolico sia per i ragazzi che per l’intera comunità dell’Agnelli.

S.D.L.

È possibile effettuare una donazione tramite bonifico, Iban IT69O0306909606100000116216 con causale: «C’entro Anch’io» oppure tramite Satispay o Rete del dono al seguente link:

CNOS-FAP Agnelli – Autostrade per l’Italia e Openjobmetis: erogati corsi di formazione professionale per richiedenti asilo e rifugiati politici

Amplia Infrastructures e Openjobmetis hanno lavorato congiuntamente all’inserimento di oltre 40 richiedenti asilo politico e rifugiati, con la collaborazione del Servizio Stranieri del Comune di Torino, della Croce Rossa Italiana, della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino e del Centro di Formazione Professionale Salesiano CNOS FAP Torino Agnelli, a cui si è aggiunta, agli inizi del 2022, la Fondazione Don Mario Operti di Torino.

Di seguito il Comunicato Stampa.

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Autostrade per l’Italia e Openjobmetis insieme per l’inclusione sociale e
lavorativa: erogati corsi di formazione professionale per richiedenti asilo e rifugiati politici. Inserite alla professione oltre 40 persone

Il progetto, insieme a diverse altre iniziative firmate da Openjobmetis e volte alla valorizzazione professionale e all’inserimento lavorativo di moltissimi altri richiedenti asilo politico e rifugiati, è stato candidato al bando UNHCR per ottenere l’aggiudicazione del logo Welcome – Working for Refugee integration.

7 aprile 2022 – Le autostrade rappresentano uno dei più importanti cantieri infrastrutturali nazionali che richiedono manodopera per la costruzione e l’ammodernamento. Non è semplice, tuttavia, procedere nella realizzazione delle opere a fronte di un’ormai cronica mancanza di personale qualificato.

La soluzione arriva grazie a un nuovo progetto di ricerca, selezione, formazione tecnica e inserimento al lavoro di richiedenti asilo, migranti e rifugiati, nato nell’ambito del Progetto MOI Migranti, un’Opportunità di Inclusione, messo a punto da Amplia Infrastructures (già Pavimental), del gruppo Autostrade per l’Italia, che opera da oltre 40 anni nel settore della costruzione, manutenzione, ripristino e ammodernamento di strade, autostrade, ponti, viadotti, gallerie, aree di servizio e Openjobmetis SpA, prima e unica Agenzia per il Lavoro quotata in Borsa italiana.

Nasce dunque dalla consapevolezza di quanto, all’interno di attività industriali di forte attualità, come, per l’appunto, il settore delle costruzioni e delle manutenzioni autostradali, esistano opportunità lavorative che possano rappresentare un’opportunità di inclusione sociale per persone che sono, loro malgrado, spinte dalla necessità di sottrarsi a situazioni di disagio economico e sociale del proprio Paese di origine.

Le due realtà – Amplia Infrastructures e Openjobmetis – hanno lavorato congiuntamente all’inserimento di oltre 40 richiedenti asilo politico e rifugiati, con la collaborazione del Servizio Stranieri del Comune di Torino, della Croce Rossa Italiana, della Fondazione Compagnia di San Paolo di Torino e del Centro di Formazione Professionale Salesiano CNOS FAP Torino Agnelli, a cui si è aggiunta, agli inizi del 2022, la Fondazione Don Mario Operti di Torino.

Il processo di ricerca e selezione messo a punto da Amplia Infrastructures e Openjobmetis ha portato alla selezione di 25 allievi, distribuiti sui primi due corsi (finanziati dal Comune di Torino) e già avviati al lavoro dal mese di novembre 2021, e di ulteriori 13 allievi per il terzo corso (finanziato dal Fondo Forma.Temp), che giungerà a conclusione il prossimo 9 aprile.

Sia i due corsi tenuti in autunno, sia il terzo corso – ancora in essere – sono stati organizzati con il CNOS Fap per le figure in uscita di manovali e di aiuto carpentieri.

Il progetto, insieme a diverse altre iniziative firmate da Openjobmetis e volte alla valorizzazione professionale e all’inserimento lavorativo di moltissimi altri richiedenti asilo politico e rifugiati, è stato 2
candidato al bando UNHCR per ottenere l’aggiudicazione del logo Welcome – Working for Refugee integration.

Siamo molto contenti di aver preso parte a questo progetto – ha spiegato Rosario Rasizza, Amministratore  Delegato di Openjobmetis SpA: ancora una volta, grazie anche alla fiducia che hanno riposto in noi Amplia  Infrastructures e le molte altre realtà che coralmente vi hanno contribuito, abbiamo dimostrato quanto un’Agenzia per il  Lavoro, con la sua esperienza e con la sua capacità di progettare e avviare in tempi rapidissimi corsi di formazione  professionalizzanti, possa essere un valido partner del sistema impresa italiano. Siamo inoltre orgogliosi di aver  dato un’opportunità e un inquadramento lavorativo a persone in evidente difficoltà economica che stanno vivendo un forte  disagio sociale. È tempo che la pubblica opinione cambi il suo modo di guardare alle Agenzie per il Lavoro che oggi  contribuiscono fattivamente alla costruzione di un mercato del lavoro inclusivo e regolare.” 

“La direzione e il senso che Amplia Infrastructures ha conferito alle iniziative lanciate e promosse dal Gruppo Aspi sono  finalizzati alla valorizzazione della diversità sul posto di lavoro, all’equità nelle assunzioni e alla promozione delle iniziative  per il benessere dei dipendenti” ha dichiarato Sergio Spinelli, Head of Human Capital & Organization,  HSE, General Services and ICT di Amplia Infrastructures. “È proprio in questo solco che si colloca la  partnership con Openjobmetis, volta a inserire nel mercato del lavoro persone che si trovano in condizioni di precarietà sociale,  sostenendole in un percorso di qualificazione professionale che possa rappresentare un patrimonio per tutto il sistema, prima  ancora che per le imprese. Inoltre, l’attenzione al contesto sociale costituisce un ulteriore tassello nell’ambito del “manifesto”  di Amplia per il proprio piano di assunzioni”. 

“È molto importante che, grazie all’unione di competenze e risorse pubbliche e private, sia stata offerta una concreta  prospettiva professionale a circa 40 persone richiedenti asilo e rifugiate”, hanno commentato Gianna Pentenero e  Jacopo Rosatelli, Assessori al Lavoro e al Welfare della Città di Torino. “Il Comune continuerà ad  impegnarsi affinché coloro che sono accolti nella nostra città, attraverso il rafforzamento delle competenze professionali e  l’accompagnamento al lavoro, possano condurre un’esistenza libera e dignitosa”. 

CFP Alessandria: “Studio e stage per 230 allievi: il 70% trova lavoro idoneo” – Il Piccolo

Di seguito l’articolo pubblicato sul giornale della provincia di Alessandria “Il Piccolo” a cura di Massimo Brusasco, in merito alle attività di stage degli allievi del CFP di Alessandria.

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Scuola – Studio e stage per 230 allievi: il 70% trova lavoro idoneo

Incontro allo Cnos, storico centro di formazione professionale. Lo dirige un prete. «Le aziende hanno fretta di assumere, noi possiamo aiutarle»

Qui ci provano a capire cosa serve alle aziende e cosa ai ragazzi. Di solito, le cose collimano: quelle cercano persone con voglia di lavorare, questi di lavorare hanno necessità. In mezzo, ovvero “qui”, c’è lo Cnos, centro di formazione da anni sulla breccia.

Sede alla Don Bosco in corso Acqui, un prete che fa il direttore, 230 allievi e una trentina di realtà produttive alessandrine come partner: sono quelle che si mettono a disposizione per gli stage e che, da ultimo, siglano i contratti con chi si è specializzato nei laboratori salesiani.

«Però ci vuole pazienza: capisco bene che le aziende, talvolta, hanno urgenza di nuovo personale, ma è fondamentale seguire un percorso formativo corretto, così da mandare al lavoro gente qualificata».

La convinzione è di don Pietro Mellano, il direttore dello Cnos. Da come parla, capisci che ama quello che fa. E che si impegna affinché chi cerca e chi offre trovino qui un punto di incontro.

Voglia di crescere

Le ambizioni sono molte, la voglia di ingrandirsi anche. S’è cominciato con l’ampliare gli spazi, inglobando la vecchia scuola materna; si proseguirà col portare da due a tre anni il corso per riparatore veicoli, «in modo tale che, già dopo la terza media, gli interessati possano essere iscritti, senza attendere il compimento del 16esimo anno d’età».

E così verrà equiparato agli altri due corsi, molto gettonati: meccanica industriale e operatore servizi alle imprese.

Non solo:

«Avremo presto anche un corso annuale di saldo-carpenteria, in modo tale da accontentare chi vuole ottenere una qualifica dopo un solo anno di studio. Che è suddiviso in due parti: metà si svolge nel nostro centro, metà in azienda. È un settore interessante, perché c’è molta richiesta».

Il comparto della meccanica tira parecchio:

«Secondo me è importante che noi e le aziende si definisca insieme il percorso formativo. Le opportunità per chi vuole lavorare ci sono, certo è che a volte la politica non aiuta. Ad esempio, in alcuni casi è impensabile che chi gode del reddito di cittadinanza voglia rinunciare al beneficio per entrare in una fabbrica…».

Ultimamente, la richiesta delle aziende è di personale che abbia competenze trasversali, ovvero meccaniche ed elettriche. Lo Cnos, che è prettamente meccanico, sta valutando collaborazioni con altri istituti:

«Una ricetta vincente potrebbe essere unire gli interessi delle aziende con quelli della formazione professionale e di altre scuole del settore. Il territorio, a oggi, ha bisogno di far funzionare la logistica, e ne siamo ben consci. Anche per questo motivo abbiamo avviato contatti con Confindustria: insieme potremo operare ancor meglio».

Anche gli adulti

Intanto, sono 130 gli allievi che seguono i corsi di qualifica professionale; un centinaio, invece, gli adulti impegnati in lezioni diurne per un futuro da magazziniere o da impiegato nel commercio digitale. Il numero degli stranieri si aggira attorno al 30%:

«Nessun problema di integrazione, ma, in certi casi, bisogna superare le difficoltà linguistiche».

Altra percentuale importante riguarda quelli che trovano un lavoro coerente al titolo acquisito:

«Siamo tra il 67 e il 72%, che non è affatto poco. Mica ovunque si diplomano ragazzi che poi lavorano, in effetti, nel settore per il quale hanno studiato…».

MASSIMO BRUSASCO

m.brusasco@ilpiccolo.net

Don Bosco Châtillon: “gli alunni di Châtillon in marcia per la Pace” – AostaSera

Si è svolta questa mattina la marcia in favore della Pace nel mondo organizzata dall’Istituto Don Bosco di Châtillon con la partecipazione di circa 600 persone che hanno sfilato in paese. Di seguito l’articolo pubblicato dal quotidiano online AostaSera.it a cura di Orlando Bonserio.

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Gli alunni di Châtillon in marcia per la Pace

Circa 600 persone hanno sfilato in paese durante l’iniziativa organizzata dall’Istituto Don Bosco, che nei prossimi giorni accoglierà due studenti ucraini.

“Bisogna far capire a tutti l’importanza della pace, senza pensare solo alla guerra”.

Con queste parole Carlo Vancheri, vicepreside dell’Istituto Don Bosco di Châtillon, ha presentato la Marcia per la Pace che, questa mattina, martedì 15 marzo, ha coinvolto circa 600 persone.

Un grande successo nonostante la pioggia. L’idea è nata da Don Pravin, catechista della scuola, ed ha visto la grande partecipazione dei docenti e degli alunni dell’Istituto professionale Don Bosco, delle scuole medie, dell’IPRA ed École Hôtellière e delle elementari, oltre al sindaco Camillo Dujani, al Direttore della Caritas Andrea Gatto ed al direttore del Don Bosco Don Vincenzo Caccia.

Un lungo cordone che si è snodato da Piazza Chanoux lungo tutto il paese ed ha sfilato sotto lo sguardo partecipe e rispettoso dei cittadini, aperto dal giuramento per la pace:

“Noi ragazzi dell’Istituto don Bosco di Châtillon ci impegniamo a costruire un mondo dove regni la pace e la giustizia. Dove regni odio noi ci impegniamo a seminare la concordia: ci opporremo a ogni forma di guerra, perché si costruisce un mondo migliore non con la guerra, ma con la concordia. Desideriamo essere vicini non solo a parole ma con i fatti e con gli aiuti concreti al popolo ucraino: nel nostro piccolo ci impegniamo a venire incontro alle loro difficoltà. Dio della pace ci aiuti ad essere suoi strumenti di concordia!”.

E l’aiuto concreto si traduce, come annuncia Vancheri, nell’ospitare due ragazzi ucraini all’Istituto Professionale nei prossimi giorni.

Nizza Monferrato: “Personaggi illustri, illustri sconosciuti” – Archivio storico FMA

L’Archivio storico delle Figlie di Maria Ausiliatrice a Nizza Monferrato propone, in collaborazione con la parrocchia, le associazioni del territorio, la scuola dell’Istituto Nostra Signora delle Grazie, i vari componenti della Famiglia Salesiana e con l’Amministrazione Comunale, un ciclo di incontri presso il salone Sannazaro sul tema “Personaggi illustri, illustri sconosciuti. 4 serate per conoscere i nostri concittadini“. Tra i relatori dell’iniziativa, don Egidio Deiana, sdb studioso di don Bosco, parroco della realtà salesiana di Alessandria.

Di seguito la notizia pubblicata su lavocediasti.it.

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Prima iniziativa un ciclo di 4 incontri in salone Sannazaro: ‘Personaggi illustri, illustri sconosciuti. 4 serate per conoscere i nostri concittadini’. Si inizia il 14 marzo

Diverse iniziative, a Nizza Monferrato, delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

La prima iniziativa prevede un ciclo di 4 incontri in salone Sannazaro: Personaggi illustri, illustri sconosciuti. 4 serate per conoscere i nostri concittadini (14, 21, 28 marzo, 4 aprile).

Si alternano 4 relatori d’eccezione. Il 14 marzo don Egidio Deiana, salesiano studioso di don Bosco, presenterà alcuni nicesi nel mondo che, divenuti salesiani, si sono contraddistinti in diversi campi, tra essi: don Michele Foglino, missionario universale, don Anacleto Ghione, scrittore di don Bosco ed educatore culturale del popolo, don Giuseppe Giovine, guida spirituale alessandrina.

Il 21 marzo suor Marisa Chinellato presenterà la figura di Emilia Mosca di San Martino, nicese di adozione, educatrice e cittadina operosa

Il 28 marzo suor Maria Vanda Penna presenterà la figura di Angela Vallese, pioniera missionaria: dal Monferrato alle terre della “fine del mondo”

Il 4 aprile Giuseppe Baldino presenterà la figura di alcuni illustri nicesi, tra cui Francesco CirioVittorio BuccelliBartolomeo Bona.

Il 7 maggio, don Egidio Deiana presenterà: Vita e viti: per un vino buono dal Piemonte alle Americhe; serata che precederà una mostra su materiale enologico molto originale.

Il 26 aprile, i membri della compagnia teatrale “alla Madonna” metteranno in scena Vite ri-evocate, don Bosco e dintorni a Nizza, una rievocazione ambientata nello scenario di Casa-madre in occasione della presenza della Madre generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

Il 14 maggio l’evento: Vite innestate. Mornese, Nizza M., il mondo per ricordare la presenza di una cittadina illustre: Maria Domenica Mazzarello, cofondatrice con don Bosco della congregazione salesiana femminile.

Il 24 maggio solenne festa di Maria Ausiliatrice.

Dal 12-26 giugno Massimo Ricci, nei locali dell’Istituto Nostra Signora delle Grazie proporrà la mostra Appunti di paesaggio e il 17 giugno nella serata proporrà Intuizioni di bellezza. In dialogo con l’autore in cui spiegherà le tecniche e il significato delle opere che ha eseguito alla Madonna.

Dal 23 al 25 settembre la 5edizione del cammino pellegrinaggio Mor…Nizza.

Gli eventi di quest’anno proposti dall’Archivio storico delle Figlie di Maria Ausiliatrice, sono in collaborazione con la parrocchia, con le associazioni del territorio, in particolar modo Spasso Carrabile, l’Erca, Tele Nizza, con la scuola dell’Istituto Nostra Signora delle Grazie e i vari componenti della Famiglia Salesiana Aperta e con l’Amministrazione Comunale.

Don Bosco Casale Monferrato: “Don Bosco Pub!” – La vita Casalese

Un serata di giochi e di festa in stile salesiano all’Oratorio del Valentino di Casale. Di seguito l’articolo pubblicato su La vita Casalese.

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DON BOSCO PUB!
Serata di giochi e festa insieme in stile salesiano. Un centinaio di ragazzi e animatori al Valentino.

Che cosa si inventerebbe oggi don Bosco per far stare allegri i suoi ragazzi?
Partendo da questo interrogativo gli animatori dell’Oratorio del Valentino sabato scorso hanno organizzato per i ragazzi delle medie e del biennio una splendida serata di giochi e divertimento. E hanno pensato proprio a tutto, persino alla cena in perfetto stile pub: hamburger, patatine, bibite e gelato, per la gioia di tutti i palati.

E dopo la cena insieme, via ai giochi che hanno animato tutti gli spazi dell’Oratorio: dal karaoke ai giochi da tavolo, dalla Play Station al ping pong, alla pallacanestro, al calcetto; e poi Twister e Just Dance, per far scatenare con il ballo soprattutto le ragazze.
Il tutto si è svolto rispettando le regole imposte dal momento, e grazie agli ampi spazi di cui dispone l’Oratorio del Valentino, il “Don Bosco Pub” ha accolto un centinaio di partecipanti che si sono alternati alle varie postazioni gestite dagli animatori, sperimentando tutte le proposte ludiche della serata. Al termine un bel cerchio in cortile per la preghiera di ringraziamento e, perché no, per darsi appuntamento alla prossima occasione!

Una vita spesa in missione: la morte di don Matteo Marzano

Dopo una vita spesa in missione in terra venezuelana, per complicazioni legate al Covid è tornato alla Casa del Padre all’età di 79 anni il salesiano don Matteo Marzano, originario del chierese. Di seguito l’articolo pubblicato su La Repubblica del 17 febbraio e su Corriere della sera del 18 febbraio.

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La Repubblica: Una vita da missionario nel paese del Sudamerica

Il sacerdote salesiano italiano Matteo Marzano è morto in Venezuela a causa del Covid-19. Lo ha reso noto la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) a Caracas.

Il sacerdote Marzano – si legge in un breve comunicato – aveva 79 anni ed era stato ricoverato diversi giorni fa nel Policlinico Metropolitano, con assistenza e cure mediche”. Il suo decesso, precisa la nota, “è avvenuto per complicazioni polmonari“.

Marzano era nato il 23 febbraio 1942 a Chieri, in provincia di Torino, ed era “fedele devoto di Maria, promuovendo la devozione alla Beata Vergine con ardore apostolico“. Dalla parrocchia di San Juan Bosco a Valencia fu trasferito anni fa a Petare, nello stato di Miranda, e quindi a Punto Fijo, nello Stato di Falcón dove ha contratto il Covid che lo ha portato alla morte. “Era anche vicino ai giovani – segnala il comunicato della Cev -, che incoraggiava a considerare Gesù come un amico e di mettersi al suo servizio“.

La mia vita, il mio cammino, la mia meta, – soleva ripetere – è Gesù di Nazaret“.

Corriere della sera: Una vita da missionario nel paese del Sudamerica

Il sacerdote salesiano italiano Matteo Marzano è morto in Venezuela a causa del Covid-19. Lo ha reso noto la Conferenza episcopale venezuelana (Cev) a Caracas.

Il sacerdote Marzano – si legge in un breve comunicato – aveva 79 anni ed era stato ricoverato diversi giorni fa nel Policlinico Metropolitano, con assistenza e cure mediche”. Il suo decesso, precisa la nota, “è avvenuto per complicazioni polmonari“.

Marzano era nato il 23 febbraio 1942 a Chieri, in provincia di Torino, ed era “fedele devoto di Maria, promuovendo la devozione alla Beata Vergine con ardore apostolico“. Dalla parrocchia di San Juan Bosco a Valencia fu trasferito anni fa a Petare, nello stato di Miranda, e quindi a Punto Fijo, nello Stato di Falcón dove ha contratto il Covid che lo ha portato alla morte. “Era anche vicino ai giovani – segnala il comunicato della Cev -, che incoraggiava a considerare Gesù come un amico e di mettersi al suo servizio“.

La mia vita, il mio cammino, la mia meta, – soleva ripetere – è Gesù di Nazaret“.

Fossano: tra Covid e smartphone, i Salesiani raccontano gli adolescenti – La Fedeltà

Per il settimanale fossanese “La Fedeltà”, sono stati intervistati il direttore don Bartolo Pirra e i referenti educativi – insegnanti Giorgio D’Aniello e Fabrizio Spina del Centro di formazione professionale di Fossano al fine di riportare una panoramica sugli adolescenti presenti presso l’opera.

Di seguito l’articolo a cura di Fabrizio Bonardo.

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La formazione professionale dei Salesiani di Fossano (il Cnos-Fap) raccoglie 562 ragazzi di età compresa tra i 14 e i 17 anni, che dal lunedì al venerdì frequentano l’Istituto dalle 5 alle 8 ore al giorno per i corsi teorici e i laboratori, con l’obiettivo di imparare un mestiere e cominciare a sperimentarsi nel mondo del lavoro. Arrivano da ogni parte della provincia, e anche oltre: una piccola parte, il 10%, è di Fossano, gli altri provengono (sulla direttrice nord-sud) da Villastellone a Ceva-Garessio o (sulla direttrice est-ovest) dalle Langhe alle valli del Saluzzese. Si formano per diventare meccanici – di macchinari industriali, d’auto, di mezzi agricoli -, carrozzieri, elettricisti, termoidraulici, ma anche acconciatori ed estetiste, categorie tra le quali le ragazze sono, rispettivamente, il 50 e il 100%. Grande è anche la varietà delle provenienze, sia in termini di nazionalità (italiana e straniere), sia di ambiente (rurale o metropolitano), che fa dei Salesiani un osservatorio privilegiato del mondo degli adolescenti, della loro ricchezza e delle loro vecchie e nuove fragilità: quelle venute alla luce in una stagione difficile come quella della pandemia. Ne parliamo con i referenti educativi e insegnanti Giorgio D’Aniello e Fabrizio Spina e con il direttore don Bartolo Pirra.

Vi capita spesso di incontrare il disagio tra i ragazzi? Da dove arriva? Quando deve preoccupare?
Capita, certo. Perché il disagio è una condizione dell’età evolutiva. Diventa preoccupante quando, legandosi in particolar modo a difficoltà delle famiglie di provenienza, sfocia in una serie di comportamenti anomali. Quali comportamenti? L’aggressività o l’autolesionismo, che sono due aspetti della non accettazione di sé, di una mancanza di autostima. Lo spettro dei comportamenti a rischio è ampio: comprende il bere, il legarsi a dipendenze (la marijuana e altre sostanze), i disturbi alimentari…

La situazione è cambiata rispetto alla generazione precedente, una decina-quindicina di anni fa?
La differenza principale è dovuta allo sviluppo dello smartphone, e dei social network, a cui tutti – non solo i ragazzi – siamo arrivati impreparati. Fuori dalla scuola, sono costantemente connessi, legati a un mondo virtuale che falsa la percezione della realtà. Pensiamo ad esempio al diffondersi della pornografia tra i ragazzi e ai danni che può creare alla loro sfera affettiva e sessuale. E il Covid? Ha peggiorato la situazione, producendo ulteriore isolamento e un uso del cellulare ancor più massiccio, fino a confondere – qualche volta – il giorno con la notte.

Che cosa cercano gli adolescenti di oggi?
Le esigenze base sono le stesse di sempre: sentirsi importanti per qualcuno e trovare il proprio posto nel mondo.

Qual è la risposta che forniscono i Salesiani?
Mettere al centro la relazione tra le persone, far sentire la nostra vicinanza e dare loro strumenti per affrontare la vita.

Come si riesce a entrare in relazione?
Con il contatto personale, il lavoro che si effettua quotidianamente sul gruppo-classe, sullo spirito di appartenenza, con un ambiente che spinge ad aprirsi e – a chi è in difficoltà – a chiedere aiuto, in modo esplicito o implicito, ai referenti adulti.
Don Bartolo: È importante anche l’aspetto religioso, spirituale. A chi è cristiano diamo la possibilità di confessarsi, una volta al mese. E a tutti, anche i non cristiani, di raccontarsi attraverso gli “esami di coscienza”.

Avete bisogno del mondo “di fuori”?
Certo, nessuno può bastare da solo, come diceva don Bosco. Stiamo preparando progetti con le Forze dell’ordine e con l’Asl sulla prevenzione dei comportamenti a rischio, siamo in contatto con il Comune e abbiamo un rapporto di dialogo costante con le famiglie. Creare spazi per gli adolescenti è una bella sfida e noi vogliamo giocarla, non appena il Covid ce lo permetterà, mettendo a disposizione i nostri spazi e i nostri educatori, dalla formazione professionale all’Estate ragazzi.

L’oratorio del Michele Rua festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani – Corriere Torino

1922 – 2022: l’oratorio salesiano di Barriera di Milano festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani. Sono ormai trascorsi 100 anni da quando don Lunati aprì le porte dell’oratorio salesiano Michele Rua, un luogo di culto e gioco che accoglieva numerosi bambini, figli delle tante migrazioni che hanno colorato il volto del quartiere.
Di seguito l’articolo pubblicato su Corriere della sera – Sezione Corriere Torino, a cura di Paolo Coccorese.

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Torino, il Michele Rua compie 100 anni

L’oratorio salesiano di Barriera di Milano festeggia un secolo di vita in mezzo ai giovani

Oggi sul campo sintetico rincorrono il pallone bambini e bambine di trenta nazionalità diverse. All’oratorio salesiano Michele Rua le differenze hanno sempre fatto parte del gioco fin dalla sua fondazione, 100 anni fa. Un secolo trascorso in mezzo ai giovani di Barriera di Milano. Tra i figli delle tante migrazioni che hanno colorato il volto del quartiere senza modificarne il dna. Dal 1922 in poi, tra gli immigrati veneti, toscani, poi quelli pugliesi di Cerignola o Corato, fino agli albanesi, romeni e marocchini. Fanno parte anche loro della comunità del Michele Rua che quest’anno festeggia l’anniversario della fondazione.

La storia del Michele Rua è quella del quartiere. Anche dal punto di vista urbanistico. Il «Ricreatorio Mamma Margherita Bosco» nasce nel 1917. L’impresario Luigi Grassi mette a disposizione di don Lunati un capannone in via Candia 9. A seconda della necessità, la baracca si trasforma in sala giochi, cappella, spazio musicale. Finché il costruttore non decide di abbatterla per erigere nuovi alloggi. I salesiani sono costretti a spostarsi. A finanziare la fondazione del Michele Rua di oggi sono i più importanti imprenditori dell’epoca. Il 19 giugno 1921 il cardinale Richelmy benedice la prima pietra. Via Paisiello non è quella di oggi. Non ci sono altri palazzi. Intitolata all’erede di don Bosco, nasce letteralmente una parrocchia di frontiera. Ancora oggi lo è, immersa nelle difficoltà e nei sogni di riscatto del quartiere. Ne è convinto anche Dario Licari, 47 anni, diventato educatore dell’oratorio in cui è cresciuto. «La missione è rimasta la stessa delle origini. Don Bosco diceva: “Voglio creare buoni cristiani e onesti cittadini” perché credeva in una comunità che fosse non solo religiosa, ma anche educativa». Certo, non è stato facile.
Venticinque anni fa, i salesiani, prevedendo il presente, aprirono le porte dell’oratorio agli educatori professionali. La crisi delle vocazioni e l’età del disimpegno hanno obbligato molte parrocchie a rinunciare all’accoglienza dei più giovani. Non in via Paisiello, dove il doposcuola, complice la dad degli ultimi due anni, è sempre più partecipato e necessario. Il cinemateatro (di seconda visione), il Monterosa con la sua insegna a bandiera, continua a proporre spettacoli per tutte le tasche. In tanti anni, il Michele Rua non ha rinunciato neanche allo sport. «Il campetto di via Boito è stato calcato da migliaia di ragazzi. Da qui è passato il rapinatore Cavallero, professori universitari e anche calciatori», ricorda Beppe Beraudo, lo storico di Barriera. Sono tantissimi. Per esempio, Cesare Valinasso, il portiere juventino degli anni Trenta, Antonio Maggioni, Claudio Garella (numero 1 del Napoli di Maradona), Domenico Maggiora. Era un giovane del Michele Rua anche Raf Vallone che al calcio preferì il cinema. Il futuro pone nuove sfide. «Tre, in particolare. Il sostegno alle famiglie, quella culturale e quella dell’inserimento lavorativo», spiega don Stefano Mondin, il direttore del Michele Rua.

In via Paisiello è stato inaugurato un maker lab, un laboratorio di sartoria digitale con stampante 3D. Arrendersi è vietato. Come nel 1932 quando i fascisti misero i sigilli al primo circolo. I giovani di allora non si lasciarono intimorire e, saltando il muretto, continuarono le loro attività. Il loro motto era «W Don Bosco, W l’Italia».

Un pranzo stellato al Ristorante Paradiso – L’Opinionista News

Un pranzo stellato al Ristorante Paradiso: un ricco menù di possibilità per sostenere attivamente i progetti rivolti a famiglie, giovani, minori italiani e stranieri nei tanti oratori salesiani presenti sul territorio del Piemonte e della Valle d’Aosta. Ne parla l’imprenditore Fiorenzo Zaggia su L’Opinionista News. Di seguito l’articolo pubblicato l’8 febbraio.

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Un pranzo stellato al Ristorante Paradiso

Paradiso è molto più di un Ristorante e con i Salesiani offre un menu di possibilità per i bisognosi

Paradiso in realtà non è un Ristorante ma un progetto di ristoro. Uno di quei progetti di sostegno e conforto a chi è in difficoltà che rappresentano il tessuto di umanità con il quale affrontare e superare il disagio.

Ce ne parla Fiorenzo Zaggia, che sul sito della sua Impresa, la Edil Zeta di Briona (NO), si presenta con un principio peculiare: “da soli si va veloce, ma insieme si va lontano”. Sono parole che esprimono una filosofia di vita e lavoro e si ritrovano perfettamente nell’idea che sostiene sul fronte sociale con don Giorgio De Giorgi, ex Direttore dell’Istituto Salesiano San Lorenzo di Novara e ora Economo Ispettoriale Salesiano del Piemonte e della Valle D’Aosta.

Fiorenzo Zaggia è legato ai Salesiani, ha conosciuto e ammirato don Giorgio durante gli anni della sua direzione novarese e, in occasione delle nozze di perla nel 2022 (ben 30 anni di matrimonio!), voleva essere parte di un’iniziativa di aiuto ai giovani che vivono situazioni o momenti problematici. A celebrare l’amore voleva insomma fosse proprio qualche concreta azione amorevole.

L’idea è diventata una campagna di crownfounding grazie allo storico e prezioso attivismo di AGS per il Territorio, Associazione Giovanile Salesiana che si occupa appunto di accoglienza, inclusione, inserimento nel mondo del lavoro.

“Ristorante Paradiso” ha un menu speciale ovvero un ricco menu di solidarietà per sostenere concretamente i progetti rivolti a famiglie, giovani, minori italiani e stranieri nei tanti oratori salesiani presenti sul territorio del Piemonte e della Valle d’Aosta: Antipasti perché nessuno resti a pancia vuota, Primi per assaporare il calore di famiglia, Secondi per nutrire corpo ed anima Dessert che sono i dolci dello zainetto.

Con Fiorenzo Zaggia e don Giorgio De Giorgi, con i Salesiani di AGS, con le Aziende aderenti che contribuiscono a “Ristorante Paradiso, possono unirsi tutti con libere erogazioni.

Più che mai in questo periodo il pensiero di Fiorenzo Zaggia merita attenzione ed entusiasmo:

«c’è sempre qualcuno più sfortunato per il quale poter fare qualcosa e avevo proprio voglia di impegnarmi, di fare un passo vero verso gli altri. Credo peraltro che unire le forze sia sempre la scelta migliore!»

Zaggia ha ragione e appassionatamente si è lasciato ispirare dalle opere salesiane e dalla figura di don Giorgio. Un ottimo esempio da seguire. Del resto a Novara ad esempio, come ci ricorda ancora Zaggia:

«quanti bambini e ragazzi sono passati dall’Oratorio e dalle Scuole Salesiane? Un mondo di lezioni, di educazione, di crescita. Io ho apprezzato molto la figura di don Giorgio e di tanti salesiani, oggi collaborare è più di un dovere morale, è una gioia.»

Il menu stellato prevede tante portate, tutte utili, tutte buone. Ciascuno può partecipare nella misura possibile, sarà la somma dei gesti a servire davvero un’esperienza “gourmet”. Essere e sentirsi comunità rende tutto più facile e tutti più felici, ricordiamolo sempre.

Il bene che si fa torna e ci auguriamo dunque che l’anniversario di Fiorenzo Zaggia e signora sia una festa splendida.

Irene Spagnuolo