Servizio Civile con i Salesiani per il Sociale: a disposizione 1.250 posti per Italia ed Estero

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS sui bandi di Servizio Civile Universale in Italia e all’estero.

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(Roma, 21 dicembre 2020) – Saranno circa 1.250 i giovani di età compresa tra i 18 e i 29 anni che quest’anno potranno svolgere il Servizio Civile Universale nei progetti presentati da Salesiani per il Sociale Aps.  Si tratta del numero più alto di sempre e un grande ringraziamento per il risultato raggiunto va al personale della sede nazionale e dei livelli regionali per l’impegno messo nel lavoro di progettazione.

I progetti prevedono il coinvolgimento di giovani soprattutto nell’ambito educativo e assistenziale, che permetteranno loro di mettersi al servizio delle comunità locali, sperimentando percorsi di crescita e maturazione personale.

Il Servizio Civile è un’esperienza originale del nostro Paese che riesce a coniugare la difesa non violenta della Patria con il protagonismo giovanile e l’educazione alla solidarietà.

Il decreto di individuazione dei progetti di Servizio Civile Universale finanziati per l’anno 2020 pubblicato dal Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale, ci permetterà infatti di realizzare:

  • 74 progetti nel bando ordinario da realizzarsi in Italia per 1.077 posti;
  • 14  progetti  nel bando di Garanzia Giovani per un totale di 132 posti;
  • 5 progetti nel bando ordinario da realizzarsi all’Estero (Spagna, Francia, Albania) per un totale di 51 posti

“Vivere il servizio Servizio Civile nei prossimi mesi sarà aiutare l’Italia a ripartire, non solo a prepararsi per il futuro ma preparare il futuro specie per chi è impegnato nell’educazione dei giovani”, spiega don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS. 

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Il bando per gli aspiranti volontari uscirà nei prossimi giorni. I giovani potranno presentare domanda esclusivamente on-line, collegandosi alla piattaforma DOL, sul sito

https://domandaonline.serviziocivile.it . L’accesso alla piattaforma per i cittadini italiani residenti in Italia o all’estero deve avvenire esclusivamente con SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.

È importante, quindi, che tutti i giovani interessati al servizio civile universale che non hanno ancora SPID si attivino sin da subito per acquisire la propria identità digitale, così da essere già pronti quando sarà pubblicato il bando.

All’uscita del bando, tutte le informazioni necessarie per una corretta presentazione della domanda, potranno essere consultabili al sito www.serviziocivile.gov.it e al sito www.salesianiperilsociale.it.

Mons. Nosiglia: lettera di Natale ai fratelli e sorelle in carcere

Auguri a distanza da parte del arcivescovo di Torino Mons. Cesare Nosiglia per i fratelli e le sorelle detenuti nelle carceri, in assenza della visita tradizionale impedita dalle norme anti covid. Di seguito il comunicato stampa dedicato e il rimando alla lettera di Nosiglia per Natale.

Quest’anno, a causa delle norme anti covid, l’Arcivescovo di Torino con rammarico non può celebrare, come da tradizione, la Messa di Natale con i detenuti del carcere «Lorusso e Cutugno» e dell’Istituto minorile Ferrante Aporti. Per questo, attraverso la rubrica dedicata ai temi della detenzione «La Voce dentro» pubblicata del settimanale diocesano «La Voce e il Tempo» di domenica 20 dicembre 2020, mons. Cesare Nosiglia invia una lettera a tutti gli amici reclusi dei penitenziari torinesi.

Il settimanale della Chiesa torinese ogni settimana entra al «Lorusso e Cutugno» e nell’Istituto minorile Ferrante Aporti grazie alla generosità di tanti lettori che hanno risposto all’appello «Abbona un detenuto» lanciato dalla redazione in occasione delle festività natalizie 2018, in sintonia con l’invito dell’Arcivescovo a considerare «il carcere degli adulti e quello minorile parrocchie della nostra diocesi».

In allegato la lettera di mons. Nosiglia ai fratelli e alle sorelle detenuti

Corso di Alta Formazione all’Impegno sociale e politico, presentazione e programma didattico

Sul sito dello IUSVE è disponibile i programma didattico e il calendario del Corso di Alta Formazione all’Impegno sociale e politico proposto da Salesiani Cooperatori ed Exallievi

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Presentazione
Il Corso di Alta Formazione all’Impegno sociale e politico è stato Proposto dalle  Associazioni Salesiani Cooperatori ed Exallievi Salesiani, sezioni nazionali, in collaborazione con IUSVE all’interno del loro progetto di formazione socio-politica.

Obiettivi

  • offrire formazione in ambito socio-politico per giovani impegnati attivamente nelle Associazioni laicali che vivono il Carisma Salesiano;
  • preparare un primo gruppo di persone che possano a loro volta formare altri giovani delle Associazioni salesiane territoriali;
  • favorire tempi e spazi di pensiero e di pratica personale e comunitaria della Dottrina Sociale della Chiesa.

Destinatari
Il Corso di Alta Formazione all’Impegno sociale e politico è rivolto, in particolare, ai giovani leader dai 20 ai 35 anni appartenenti alle seguenti Istituzioni:

  • Salesiani Cooperatori ed ex allievi: 30 posti.
  • Movimento Giovanile Salesiano – MGS Italia: 5 posti;
  • Istituto Universitario Salesiano – IUSVE (iscritti o laureati): 5 posti;
  • Ispettoria Nord Est – INE: 5 postiCorso di Alta Formazione all’Impegno sociale e politico

 

 

 

VIS: “Pane per Betlemme: moltiplichiamo il pane da condividere!”

Si riporta di seguito l’iniziativa del VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo) “Pane per Betlemme: moltiplichiamo il pane da condividere!“.

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La luce di un forno, il profumo del pane, un Natale diverso
A Betlemme in una terra martoriata da conflitti e povertà il forno dei Salesiani da 130 anni lavora senza sosta per cercare di dare il pane quotidiano alle famiglie più svantaggiate
Le conseguenze del COVID-19 e del lockdown stanno aggravando la situazione socio-economica della popolazione palestinese.

Condividiamo le parole di Basma Giacaman, impegnata da anni nell’Unione delle donne arabe. Basma ci parla dell’importanza del forno e del grande aiuto che riesce a dare alle famiglie in difficoltà:

Può sembrare una cosa di poco conto fornire pane gratuitamente, ma per una famiglia che non ha alcun reddito questo rappresenta un grande aiuto, specialmente per le famiglie numerose: 6 pagnotte per una famiglia di sei persone sono un buon sostegno. Tra tante madri che vengono al forno ne conosco una che prende il pane due volte a settimana, perché vive lontano da qui. Lei e suo marito sono entrambi disoccupati, vivono in una casa in affitto e un membro della famiglia ha una disabilità: ricevere gratuitamente il pane li ha aiutati a ridistribuire i soldi per acquistare altri beni di prima necessità.

Il VIS vuole sostenere i Salesiani nel raddoppiare la produzione e distribuzione del pane destinato ai bambini, alle bambine e alle famiglie più bisognose.

Sostieni la campagna “Pane per Betlemme” e contribuirai a produrre e distribuire pane gratuito a circa 200 famiglie in difficoltà e a 5 associazioni che lavorano con ragazze e ragazzi con disabilità.

Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata

Riportiamo l’articolo di ANS che racconta ’<lApertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata.

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(ANS – Tivoli) – In un clima di solenne semplicità si è svolta, sabato 12 dicembre 2020, presso la Curia vescovile di Tivoli, l’Apertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata, (1885-1972), della Pia Società di san Francesco di Sales, Vescovo Titolare di Farsalo, già Vescovo di Bova, Fondatore dell’Istituto delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Il Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, ha presieduto tale atto, nel corso del quale è avvenuto l’insediamento dei membri del Tribunale, il loro giuramento e quello del Postulatore: don Gaetano Maria Saccà, Delegato Episcopale; don Massimo Sebastiani, Promotore di Giustizia; diacono Luigi De Giusti, Notaio; don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore. Ha svolto il compito di Notaio della Sessione di apertura il Cancelliere vescovile, don Ernesto Rapone.

Nel suo intervento Mons. Parmeggiani ha anche voluto attualizzare il messaggio di questa Causa di Beatificazione di Mons. Cognata, affidando al Servo di Dio “tutte le vittime del Covid ed il personale sanitario che sta lavorando per combattere questo virus terribile. Ma, a Mons. Cognata, vittima di calunnie e menzogne, vorrei chiedere di intercedere perché nella Chiesa e nella società cessi il diffondersi di quell’altro virus dal quale Papa Francesco non smette mai di mettere in guardia: la calunnia, la maldicenza, la falsità. Che per intercessione di Mons. Cognata possiamo imparare tutti ad essere franchi e rispettosi vicendevolmente affinché la Chiesa cresca con quella esemplarità che non le è data perché composta di uomini e donne migliori degli altri, ma da uomini e donne che sanno tutti di avere bisogno della Misericordia di Dio per poter sussistere ed essere credibili”.

E ha proseguito dicendo: “Mi piace pensare come questo inizio di inchiesta diocesana, cada pochi giorni dopo che Papa Francesco ha indetto un anno dedicato a San Giuseppe, il Santo protettore del nostro Mons. Cognata. Il Santo del silenzio, dell’obbedienza, della paternità, della fiducia in Dio… tutti atteggiamenti che Mons. Cognata ha tentato di vivere pienamente”.

A nome di tutta la Famiglia Salesiana il Rettor Maggiore ha portato il suo saluto di vicinanza e di partecipazione a questo evento di grande rilevanza ecclesiale e per tutto il mondo salesiano. In particolare, alla luce della Strenna per il 2021, dal titolo «Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)», ha sottolineato come di fronte alla pandemia che ha colpito tutto il mondo, “noi cristiani dobbiamo avere un modo proprio di vivere da credenti questa realtà. Un anno in cui possiamo dire che il nostro confratello Mons. Giuseppe Cognata ha preso il vaccino bellissimo del perdono. Per lui il perdono è stato la norma di vita, nel vivere una vita di sofferenza, però una vita piena di senso di Dio, di fede e di attesa di una giustizia che, senza dubbio, egli pensava che Dio avrebbe dato”.

Madre Graziella Benghini, Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC) ha manifestato la gioia e il ringraziamento di tutto il suo Istituto per questo evento di grazia.

Il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata con la sua spiritualità oblativa, “Oblatus est quia ipse voluit” (si è offerto perché egli stesso lo volle) è incarnazione singolare di quella catena di santità della Famiglia Salesiana che, cominciando con il venerabile Andrea Beltrami e continuando con Augusto Czartoryski, Luigi Variara, Laura Vicuña, Eusebia Palomino, Alexandrina da Costa, Nino Baglieri, Vera Grita e i numerosi martiri, ha reso visibile e incarnato in modo speciale la dimensione oblativa del carisma salesiano come intima volontà di partecipazione al sacrificio redentore di Cristo per la salvezza delle anime, e che ricorda come la fecondità del Da mihi animas dipenda dall’ascesi del cetera tolle.

Don Vincenzo Marrone, apripista della missione salesiana in Nigeria

In memoria di Don Vincenzo Marrone, Missioni Don Bosco pubblica un interessante articolo sul percorso compiuto dal missionario per arrivare fino alla missione in Nigeria.

Nato a Novello (CN) il 28 febbraio 1949, ordinato sacerdote nel 1967, l’anno successivo – dopo aver conseguito la licenza in Teologia – ebbe l’incarico di delegato di Pastorale giovanile a Torino Valdocco. Aderì all’invito di dare corpo al “Progetto Africa”, partendo nel 1982 alla volta della Nigeria, dove rimase fino al 2017. È mancato a Torino il 29 novembre scorso.

– Missioni Don Bosco

Di seguito il testo integrale della notizia:

Quando nel 1980 prese la decisione di offrirsi per la nuova missione in Nigeria, don Vincenzo Marrone ne diede comunicazione ai giovani animatori di Valdocco. Con loro aveva condiviso anni di trasformazione dell’oratorio, dalla forma consegnata dalla più recente tradizione post bellica – con una crescente domanda di accoglienza da parte dei ragazzi di un quartiere che accompagnava la crescita esponenziale dell’industria a Torino – a una forma inedita che godeva della spinta del Concilio ecumenico Vaticano II e faceva i conti con la “contestazione giovanile”.

Di fronte ai problemi che sorgevano e alle vicende che molta parte della Chiesa avvertiva come un Calvario, don Vincenzo affiancava la “teologia del Natale”: l’incarnazione di Dio come accettazione della debolezza umana e conversione di questa attraverso la grazia di un dono imprevedibile e davvero “rivoluzionario”.

La sua capacità di organizzare e soprattutto di motivare nel profondo le attività in quello che era il primo oratorio di Don Bosco non si disperse con la sua partenza per il “Progetto Africa”: lasciò a una generazione di ventenni la responsabilità di proiettare l’oratorio fuori dal cortile, di aprirlo ai giovani di ogni condizione sociale e spirituale.

L’imprinting originale di Valdocco fu decisivo per colorare la nuova missione degli stessi valori, della stessa intraprendenza, della stessa relazione con il mondo circostante, così vicini allo spirito delle origini. Quasi avesse portato a termine la “missione” nel cuore della salesianità, procurò di trasferirla nei nuovi spazi di Akuré, dove giunse il 5 novembre 1982 e diede forma e sostanza alla prima opera salesiana nel Paese più popoloso – ossia più ricco di gioventù – dell’Africa.

Insieme con i confratelli percorse con la giusta cadenza i passi per arrivare a nuove città: Ondo, Lagos, Abuja (la capitale) e Ibadan. Qui finalmente maturò la possibilità di aprire uno studentato per formare i salesiani di domani. Dopo aver battezzato e condiviso il Vangelo, don Vincenzo aveva incominciato a vedere intorno a sé giovani che volevano percorrere la strada di Don Bosco. Teneva in tasca la corona del rosario, e la sera lo recitava con loro: il pensiero della buona notte rassicurava e muoveva l’animo degli studenti che ormai l’avevano identificato come un padre: “our father” era il nome con cui lo chiamavano.

Fra questi giovani anche Theophilus Ehioghilen, oggi sacerdote salesiano e corresponsabile dell’animazione missionaria in Piemonte. Lui considera don Vincenzo colui che ha “portato lo stile e l’atmosfera dell’oratorio in un Paese fatto per la maggior parte di giovani… un dono dal valore incalcolabile”. Dal suo sguardo prospettico giudica questa come “una rivoluzione educativa che passa da una generazione all’altra, e si allarga sempre di più”. Don Theo ha partecipato dall’altare al funerale di don Vincenzo Marrone insieme con don Silvio Roggia, uno dei missionari che raggiunse don Vincenzo in Nigeria. È lui a condividere la fecondità della missione: “Tanti di quei giovani sono diventati salesiani… in tutta la Nigeria, il Ghana, la Liberia, la Sierra Leone, ultimo il Gambia: sono adesso 169 salesiani (94% locali), 13 novizi, in 20 centri”.

Come succede in molti funerali delle persone che hanno lavorato senza clamori, anche quello di don Vincenzo è stato momento di rivelazione dei risultati di un impegno tenace. Non si è negato come “pioniere” quando avrebbe potuto governare i frutti delle opere avviate, accettando anche destinazioni a dir poco delicate: come quella del 2014, quando fu destinato nel nord della Nigeria a contatto ravvicinato con Boko Haram, la setta terroristica che imperversa in quell’area minacciando anche altre regioni del Paese. A marzo 2020 scrisse: «Sono missionario per dono di Dio, in una chiesa missionaria, una congregazione missione che mi hanno dato sempre ampi spazi e ‘croci’ se vuoi, ma che ho sempre amato (Chiesa e Congregazione), progetti superiori a me che mi hanno e mi entusiasmano ancora, perché sono progetti di Dio sempre nuovo e che rinnova la nostra giovinezza».

Lo spirito sempre pronto all’entusiasmo si manifestava anche nel volto di don Vincenzo, con un tratto che – abbinato ai suoi capelli biondi, un tempo rossicci e ora imbianchiti – non faceva pensare agli 80 anni compiuti quando lo abbiamo incontrato nell’ultimo anno a Missioni Don Bosco. Così come nella sua disponibilità a ritornare in Nigeria sia pure per un breve periodo quando il suo stato di salute e le minacce ricevute da Boko Haram consigliavano di proseguire le cure a Torino, all’oratorio San Paolo dove era stato destinato e rivestiva il compito di vice-parroco.

Ma erano stati i “suoi” ragazzi a chiedergli di tornare nel 2019 a predicare gli esercizi spirituali in vista del Capitolo Ispettoriale in preparazione di quello Generale che si sarebbe svolto a inizio del 2020. E sarebbe ancora tornato per osservare e consigliare, da buon “papà”, come tenere la barra dritta sull’obiettivo, operando per il bene dei giovani e mai per il proprio protagonismo.

Stava celebrando la messa di Ognissanti 2020 in parrocchia quando si è sentito male: nell’anno del Covid-19 ne è divenuto vittima anche lui dopo aver corso i rischi di altre malattie contagiose in Africa. È morto la prima domenica di Avvento, quella che ha per tema la vigilanza. Due date significative che delineano il suo percorso esistenziale: la santità diffusa fra chi serve generosamente i propri fratelli, l’attesa mai sopita del Dio-con-noi.

Presepi in mostra anche se «virtuali»

Sulle pagine del Nuovo Braidese del 12 dicembre e di La Bisalta del 17 dicembre viene pubblicata una notizia sulla ventunesima edizione della mostra di presepi, che quest’anno sarà disponibile come mostra digitale sul web. Inoltre l’articolo riporta la benedizione del presepe presente nella Basilica di Maria Ausiliatrice da parte di Mons. Cesare Nosiglia, avvenuta durante la celebrazione della Santa Messa dell’Immacolata. Di seguito il testo integrale della notizia:

Con le tradizionali mostre di Presepi interdette dalla pandemia segnaliamo volentieri una mostra proposta dai Salesiani Don Bosco di Torino. Si tratta della visita virtuale, alla 21a edizione della Mostra di Presepi della Basilica di Maria Ausiliatrice che quest’anno sarà visitabile online sul sito presepi.basilicamariaausiliatrice.it in modo da offrire a chiunque lo desideri la possibilità di condividere il piacere del presepe, in maniera libera e gratuita. La mostra quest’anno si compone di 83 opere. La visita online presenta un ampio reportage fotografico e descrittivo di ciascuna postazione, così da poter rivivere la gioia del Natale che ogni presepe trasmette in un mix di stili e materiali differenti. In occasione della celebrazione della solennità dell’Immacolata presso la Basilica Maria Ausiliatrice, Mons. Cesare Nosiglia, vescovo della diocesi di Torino, oltre a benedire il presepe presente in Basilica, segno visibile della preparazione dei fedeli al Natale, si è recato all’interno della Mostra dei Presepi per salutare i presepisti della XXI edizione. La Mostra nasce da un’idea di don Morra che, per numerose edizioni, ha gestito l’iniziativa, poi seguita nel 2016 da don Alberto Guglielmi che ha articolato l’esposizione per aree geografiche: Asia, Africa, Americhe, Europa. Renzo Bailo, responsabile dei volontari della Basilica di Maria Ausiliatrice, sta portando avanti la tradizione cercando di innovarla creando collaborazioni che variano di anno in anno.

L’appello missionario 2021 del Rettor Maggiore

Martedì 8 dicembre 2020, data cara a tutti salesiani poiché ricorda l’inizio dell’opera di Don Bosco per i giovani poveri ed abbandonati, il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, ha rivolto a tutti i confratelli l’appello missionario per l’anno 2021.

Con questo appello, il Rettor Maggiore invita tutti i salesiani di tutte le Ispettorie del mondo a rivivere la generosità e la vitalità missionaria all’inizio della Congregazione, e a rispondere alle esigenze missionarie, in particolare:

– nelle presenze in Amazzonia e in alcune frontiere missionarie dell’America Latina;

– nelle presenze salesiane al servizio dei rifugiati e nelle nuove frontiere dell’Africa;

– in Lituania, Bulgaria e nelle altre nuove frontiere del Progetto Europa;

– in Azerbaijan, Laos, Nepal, Mongolia, Jacuzia;

– nelle numerose presenze nelle isole dell’Oceania.

“Miei cari confratelli prego per questo e affido questa intenzione all’intercessione della nostra Madre Immacolata e Ausiliatrice, chiedendo a Don Bosco di continuare ad alimentare nei suoi salesiani lo stesso ardore missionario da lui vissuto”.
(Rettor Maggiore – don Ángel Fernández Artime)

Il Papa indice l’anno di San Giuseppe

Da Vatican News

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Isabella Piro – Città del Vaticano

Padre amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra: con queste parole Papa Francesco descrive, in modo tenero e toccante, San Giuseppe. Lo fa nella Lettera apostolica Patris corde, pubblicata oggi in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione dello Sposo di Maria quale Patrono della Chiesa cattolica. Fu il Beato Pio IX, infatti, con il decreto Quemadmodum Deus, firmato l’8 dicembre 1870, a volere questo titolo per San Giuseppe. Per celebrare tale ricorrenza, il Pontefice ha indetto, da oggi all’8 dicembre 2021, uno speciale “Anno” dedicato al padre putativo di Gesù. Sullo sfondo della Lettera apostolica, c’è la pandemia da Covid-19 che – scrive Francesco – ci ha fatto comprendere l’importanza delle persone comuni, quelle che, lontane dalla ribalta, esercitano ogni giorno pazienza e infondono speranza, seminando corresponsabilità. Proprio come San Giuseppe, “l’uomo che passa inosservato, l’uomo della presenza quotidiana, discreta e nascosta”. Eppure, il suo è “un protagonismo senza pari nella storia della salvezza”.

San Giuseppe, infatti, ha espresso concretamente la sua paternità “nell’aver fatto della sua vita un’oblazione di sé nell’amore posto a servizio del Messia”. E per questo suo ruolo di “cerniera che unisce l’Antico e Nuovo Testamento”, egli “è sempre stato molto amato dal popolo cristiano” (1). In lui, “Gesù ha visto la tenerezza di Dio”, quella che “ci fa accogliere la nostra debolezza”, perché “è attraverso e nonostante la nostra debolezza” che si realizza la maggior parte dei disegni divini. “Solo la tenerezza ci salverà dall’opera” del Maligno, sottolinea il Pontefice, ed è incontrando la misericordia di Dio soprattutto nel Sacramento della Riconciliazione che possiamo fare “un’esperienza di verità e tenerezza”, perché “Dio non ci condanna, ma ci accoglie, ci abbraccia, ci sostiene e ci perdona” (2). Giuseppe è padre anche nell’obbedienza a Dio: con il suo ‘fiat’ salva Maria e Gesù ed insegna a suo Figlio a “fare la volontà del Padre”. Chiamato da Dio a servire la missione di Gesù, egli “coopera al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro di salvezza” (3).

Al tempo stesso, Giuseppe è “padre nell’accoglienza”, perché “accoglie Maria senza condizioni preventive”, un gesto importante ancora oggi – afferma Francesco – “in questo mondo nel quale la violenza psicologica, verbale e fisica sulla donna è evidente”. Ma lo Sposo di Maria è pure colui che, fiducioso nel Signore, accoglie nella sua vita anche gli avvenimenti che non comprende, lasciando da parte i ragionamenti e riconciliandosi con la propria storia. La vita spirituale di Giuseppe “non è una via che spiega, ma una via che accoglie”, il che non vuol dire che egli sia “un uomo rassegnato passivamente”. Anzi: il suo protagonismo è “coraggioso e forte” perché con “la fortezza dello Spirito Santo”, quella “piena di speranza”, egli sa “fare spazio anche alla parte contraddittoria, inaspettata, deludente dell’esistenza”. In pratica, attraverso San Giuseppe, è come se Dio ci ripetesse: “Non abbiate paura!”, perché “la fede dà significato ad ogni evento lieto o triste” e ci rende consapevoli che “Dio può far germogliare fiori tra le rocce”. Non solo: Giuseppe “non cerca scorciatoie”, ma affronta la realtà “ad occhi aperti, assumendone in prima persona la responsabilità”. Per questo, la sua accoglienza “ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono”, con “una predilezione per i deboli” (4).

 

 

Impegno Sociale e Politico: Salesiani Cooperatori ed Exallievi insieme per l’Alta Formazione allo IUSVE

Il sogno di Don Bosco continua!

L’Associazione dei Salesiani Cooperatori e la Federazione Italiana Exallievi e Exallieve di Don Bosco, i due grandi rami laici della Famiglia Salesiana, hanno annunciato ieri, 8 dicembre 2020 – Festa dell’Immacolata – l’avvio dal mese di febbraio 2021 del primo Corso universitario di Alta Formazione all’impegno Sociale e Politico che si volgerà grazie alla preziosa collaborazione dello IUSVE – Istituto Universitario Salesiani di Venezia.
Un percorso formativo di elevato livello, grazie anche alla partecipazione di docenti ed esperti di fama nazionale ed internazionale, incentrato sulla Dottrina Sociale della Chiesa declinata secondo il carisma salesiano, per formare Onesti Cittadini impegnati nel mondo per un futuro migliore.

“Dopo due anni dall’avvio dell’animazione del settore Socio-Politico – spiega Italo Canaletti, responsabile con Andrea Zapparoli del settore socio-politico per i Salesiani Cooperatori della Regione Italia, Medioriente e Malta – è nata l’esigenza di formarsi in modo strutturato. Oltre all’aspetto sociale, oltre all’animazione, c’era bisogno di inquadrare le persone, di formarle appunto. Durante il periodo del lockdown abbiamo organizzato un ciclo di incontri sulla Dottrina Sociale della Chiesa con don Marco Begato, e questo ci ha aiutati a capire che dovevamo pensare più in grande. Per la prima volta, poi, due rami della famiglia Salesiana si mettono insieme per affrontare questo impegno: per continuare il sogno di Don Bosco”.

“Come Exallievi portiamo avanti la missione di Don Bosco di formare quegli “onesti cittadini” che sono indispensabili ai buoni cristiani, e viceversa – dice invece Valerio Martorana, direttore della storica rivista  Voci Fraterne che con Giovanni Costanza, presidente nazionale, ha seguito e curato il progetto -.  E quale esperienza migliore di fare vedere e usare le nostre ‘mani pulite’ se non quella di una alta formazione rivolta alle nostre associazioni? Il lavoro con i Salesiani Cooperatori poi è di squadra: dobbiamo testimoniare, con forza, all’esterno che siamo una famiglia che lavora insieme, che vuole il bene dei giovani anche attraverso l’impegno socio-politico”.