Salesiani Cooperatori Alessandria: preghiera continua del Rosario

Si riporta la notizia proveniente dalla Coordinatrice dei Salesiani Cooperatori di Alessandria, Giuliana Iannucci, relativa all’iniziativa del “Rosario h24”:

I Salesiani Cooperatori di Alessandria sono dislocati in tre centri: l’Istituto Maria Ausiliatrice, la Casa Angelo Custode e il Centro Don Bosco; operano insieme in costante confronto ed efficace sinergia, realizzando, oltre agli incontri propri di ogni casa, un momento mensile di preghiera e formazione che li riunisca tutti, un evento periodico che crea conoscenza, familiarità e rinsalda obiettivi comuni. 

Per mesi ciò non è stato possibile, a causa dell’isolamento imposto per contenere i contagi del COVID-19.

Chiusi in casa, all’inizio di questa pandemia, i Salesiani Cooperatori di Alessandria hanno lanciato l’idea del “Rosario continuo”: volontariamente molte persone si sono impegnate a recitare il rosario in determinate ore, in modo che non ci fosse interruzione tra la preghiera dell’uno e quella dell’altro, arrivando così, ormai da diverse settimane, ad una preghiera incessante notte e giorno. Sono tantissime le persone di ogni età che stanno partecipando: una prima stima conta circa 2.800 adesioni di singoli e di gruppi, di comunità religiose, di oratori e di famiglie

L’iniziativa ha raggiunto tutta l’Italia e ha valicato i confini: sono diversi infatti anche i devoti che ci hanno scritto dall’estero per impegnarsi in questa preghiera continua. 

Alcune persone che lavorano facendo dei turni, non hanno potuto fissare un orario, ma ci hanno tenuto a garantire la loro preghiera unita alla nostra, in diversi momenti a seconda delle loro necessità lavorative. 

Avendo scritto e condiviso i nomi delle persone, sappiamo sempre con chi stiamo recitando il rosario in quel momento, persone sconosciute, ma unite a noi dalla medesima preghiera.

Dietro ogni adesione c’è una vita, una storia: sono storie di fede, di speranza, di lutto a volte, ma sempre di amore per Gesù e per Maria.

Abbiamo registrato i nomi, in modo da poterli contare. 

Dunque, tutte queste persone innamorate di Maria, che credono nella potenza della preghiera, sono unite in un elenco che, fra qualche tempo, sarà portato ai piedi di Maria Ausiliatrice a Torino, come ringraziamento e anche come segno della nostra fede e del nostro amore per Lei.

In questo periodo di isolamento, di malattia e di paura, con la preghiera abbiamo tentato di realizzare la vera koinonìa, quella comunione spirituale, quella comunione fraterna a cui aspiriamo; con Maria Santissima tra noi, la distanza è diventata presenza e la solitudine è diventata legame del cuore.

 

Don Attard e il progetto per la Formazione Permanente salesiani e laici in Europa: “Non calato dall’alto, ma realizzato nella sinodalità”

Pubblichiamo l’intervista a don Fabio Attard dell’agenzia salesiana ANS sul suo nuovo incarico.

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(ANS – Roma) – “È una frontiera che ha bisogno di molta riflessione, molta preghiera e anche dell’impegno a studiare bene le opportunità già esistenti, per offrire delle proposte che rispondano alle esigenze di chi chiede di essere accompagnato e formato”. Così don Fabio Attard, per 12 anni Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile della Congregazione, inquadra il nuovo incarico a lui affidato – e prima non esistente: quello di Responsabile per la Formazione Permanente dei salesiani e dei laici in Europa.

Don Fabio, come nasce questo nuovo incarico che le è stato assegnato?

Bisogna risalire al cammino fatto dalla Congregazione negli ultimi 20-25 anni. Già il Capitolo Generale 24°, nel 1996, con il tema “Salesiani e Laici”, studiava le sfide e le opportunità della Congregazione in questa stagione della Chiesa. Già all’epoca si riconobbe che in parecchie Ispettorie erano attivi dei cammini comuni tra salesiani e laici: nella condivisione della missione, ma anche dei percorsi di formazione. Poi nel 2004, durante il primo degli incontri biennali degli Ispettori d’Europa, l’allora Rettor Maggiore, Don Pascual Chávez, invitò a ripensare la missione salesiana in maniera sempre più condivisa con i laici. E nei successivi appuntamenti biennali, e poi specialmente nell’ultimo biennio, 2018-2020, il tema è stato approfondito sempre meglio, anche perché, come sappiamo, uno dei nuclei tematici del Capitolo Generale 27° era proprio “la missione condivisa”. Quest’incarico, dunque, si situa come frutto di questo lungo percorso.

In cosa consisterà il suo lavoro futuro in tal senso?

Iniziamo da un dato: non si parte da zero. In molte Ispettorie europee ci sono già degli eccellenti percorsi pedagogici, pastorali, carismatici e di spiritualità salesiana. Quindi l’idea è in primo luogo valorizzare ciò che è già esistente in quest’ambito peculiare che è la formazione comune tra salesiani e laici. Ad esempio in Germania, Belgio, Spagna, Italia, Francia e Portogallo ci sono già dei cammini sistematici e strutturati.

In quasi tutte le Ispettorie, poi, ci sono dei corsi occasionali, che sicuramente nel futuro andranno ulteriormente ordinati e articolati.

Un secondo passo, che è stato chiesto nei dibattiti degli ultimi due anni, sarà poi realizzare una proposta continentale per rafforzare questa formazione: si tratta cioè di formare dei salesiani e dei laici che possano seguire dei laboratori specifici in maniera tale da poter dare poi il loro contributo nei corsi formativi locali una volta tornati nelle loro Ispettorie.

Attualmente, dunque, sono impegnato soprattutto in un lavoro di raccolta e condivisione, sia delle risorse già disponibili, sia delle aspettative che ci sono. L’idea è arrivare a formare, entro il prossimo anno, un organismo che possa coordinare le proposte già esistenti e guidare poi un ulteriore sviluppo in questo campo.

Vogliamo realizzare un progetto strategico e operativo da discutere poi con le Ispettorie e con quanti hanno già partecipato alla riflessione in questi ultimi due anni. Seguendo il principio della sinodalità, non vogliamo arrivare con un progetto calato dall’alto, ma con un progetto che presupponga tutto il cammino fatto e che sia l’espressione di tutti coloro che vi sono coinvolti.

Che portata ha il progetto?

Solo ad un primo livello troviamo circa 25mila laici impegnati direttamente nelle nostre opere salesiane: che siano scuole, Centri di Formazione Professionale, oratori e centri giovanili, parrocchie od opere sociali.

Poi ci sono le migliaia di giovani coinvolti nel Movimento Giovanile Salesiano (MGS), molti dei quali provengono da Ispettorie che hanno già dei percorsi formativi con una certa tradizione; senza dimenticare poi gli incontri dei “Confronto” e le proposte di Esercizi Spirituali per animatori europei, che hanno rafforzato questa dimensione continentale.

Ancora, c’è il campo molto interessante e fiorente del Volontariato Missionario Salesiano: si tratta di centinaia di giovani che già adesso ricevono un’ottima formazione prima, durante e dopo l’esperienza missionaria, e per il quale è stata già messa in campo una buona sinergia tra i Dicasteri di Pastorale Giovanile e Missioni, con il Manuale del Volontariato Missionario. In tal senso, a livello europeo, il terreno è già molto ben preparato.

Pensiamo, poi, a tutti coloro che non sono direttamente impiegati, ma che sono pastoralmente impegnati nelle nostre opere.

E, infine, rientra in questo ambito anche lo sterminato campo dei laici della Famiglia Salesiana. Già ci sono corsi di formazione a livello di gruppi, ma c’è anche il desiderio, da parte del Segretariato della Famiglia Salesiana, di fortificare dei percorsi formativi di portata europea.

Un’ultima cosa: cosa si porta dietro dopo 12 anni come Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile?

Mi sento molto fortunato ad affrontare questa nuova obbedienza dopo la bellissima esperienza di 12 anni come Consigliere per la Pastorale Giovanile. Per prima cosa, mi sento molto grato e debitore verso tutti coloro – salesiani, laici, giovani – che sono impegnati nella Pastorale Giovanile.

In secondo luogo, mi sento molto più ricco oggi, perché in questi anni abbiamo vissuto il metodo del discernimento, tanto caro a Papa Francesco e che è proprio del nostro fondatore, Don Bosco. Credo molto nella dinamica del processo: l’esperienza di un percorso che studia, riflette, riconosce il presente; cerca di interpretare alla luce di Dio e del carisma le sfide che abbiamo; per poter poi decidere quali passi compiere.

E poi mi porto dietro il desiderio dei laici collaboratori di essere formati nel carisma e la sete dei giovani di trovare adulti educatori significativi che li aiutino a scoprire il senso della vita.

Gian Francesco Romano

Osservatorio salesiano per i diritti dei minori, due webinar su Prospettive di futuro

L’emergenza sanitaria vissuta negli ultimi mesi ha determinato un nuovo punto di partenza per il terzo settore e un diverso scenario per l’educazione.

Per cogliere gli effetti principali di questa nuova realtà l’Associazione Salesiani per il Sociale Italia Centrale – Aps, l’Osservatorio Salesiano per i Diritti dei Minori e la Circoscrizione Salesiana Sacro Cuore Italia Centrale hanno organizzato due webinar in diretta sulla pagina Facebook “MinoridiDiritto”  in cui si dialogherà insieme sulle potenzialità e nuove opportunità dei cambiamenti avvenuti.

Due gli appuntamenti programmati:

– il 5 giugno 2020 in diretta dalle ore 17.30 con il Webinar “IL TERZO SETTORE TRA INCERTEZZE E OPPORTUNITÀ”

– il 19 giugno 2020 in diretta dalle ore 17.30 con il Webinar “EDUCARE ATTRAVERSO IL DIGITALE GLI EFFETTI SUL PIANO RELAZIONALE”

Seguici in diretta Facebook all’indirizzo: https://www.facebook.com/osservatoriosalesianominori/

Save the date Prospettive di Futuro

In scena lo spettacolo “La Buona Novella” su Maria di Nazareth – Tangram Teatro Torino

A conclusione del mese mariano, Tangram Teatro Torino, in collaborazione con l’Ufficio di Comunicazione Sociale ICP e l’emittente televisiva Rete 7, propone per venerdì 29 maggio lo spettacolo LA BUONA NOVELLA, interpretato da Bruno Maria Ferraro e tratto da La Buona Novella di Fabrizio De André, richiamando la figura di Maria di Nazareth.

Lo spettacolo andrà in scena il 29 maggio alle ore 21.00 in diretta televisiva su Rete 7 (canale 12 del digitale terrestre) e sulla Pagina Facebook Tangram (@tangramteatro.torino).

Il ricavato della serata tramite il “biglietto d’ingresso” sarà devoluto alla “Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi” a sostegno del programma “madri e figli in difficoltà“. Alle 100 madri più bisognose (selezionate da Specchio dei tempi) andrà infatti il frutto della raccolta, che verrà trasformato in borse della spesa.

La figura “umana” di Maria di Nazareth ha tratti e significati che in questo periodo di paura, di dolore e di perdita delle certezze diventano motivo di riflessione.

“Tutti noi, credenti e non credenti, abbiamo una radice culturale comune e condivisa. Si tratta di superare diffidenze e recuperare la capacità di guardare tutti in un’unica direzione esattamente come in questi mesi hanno fatto medici, infermieri e personale degli ospedali. Superare contrapposizioni inutili e faziose che mettono virologi contro virologi, politici contro politici come si trattasse di una partita di calcio, un gioco. Anche raccontare storie, che poi è il nostro mestiere, serve a curare le ferite di questa società e lo faremo dando però anche un segno concreto con l’aiuto di Specchio dei tempi”

(Bruno Maria Ferraro- Direttore organizzativo Tangram Teatro Torino)

A sostegno del progetto di Specchio dei tempi

Il “biglietto di ingresso” se vorrete potrà esse un’offerta grande o piccola a

FONDAZIONE LA STAMPA – SPECCHIO DEI TEMPI ONLUS
CODICE IBAN: IT67 L0306909 6061 0000 0117 200

FONDO 606
MADRI E FIGLI IN DIFFICOLTÀ
A sostegno delle famiglie mono-genitoriali bisognose

Il salesiano 92enne don Albino Ronco guarito dal Covid-19

L’informazione quotidiana in Cuneo e provincia di LaGuida.it dedica un articolo al salesiano 92enne don Albino Ronco, da poco guarito dal covid-19 e desideroso di tornare al Santuario di Valmala in valle Varaita. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri a cura di Alberto Burzio.

Don Albino Ronco: “Ringraziando il Signore, sono guarito dal coronavirus!”
Il Salesiano, 92 anni, ora spera di poter venire al Santuario di Valmala che riaprirà domenica 7 giugno per la preghiera personale

“Ringraziando il Signore sono guarito! sono rientrato dopo un mese di ospedale e di isolamento all’Ateneo Salesiano di Roma, dove sono ospite dell’Infermeria”: a parlare è don Albino Ronco, 92 anni, l’uomo di Dio capace di ascoltare e di capire le sofferenze altrui.

Don Albino da anni torna sempre volentieri al Santuario:

“Io sogno di poter tornare a Valmala, ma ho una certa età e la decisione finale spetterà ai medici e ai miei superiori. Io però faro tutto il possibile per tornare in valle Varaita! Ho letto su ‘la Guida’ che Faustino e Caterina han chiuso la Trattoria per sempre e sono dispiaciuto, perché ho tanti bei ricordi dei momenti belli passati con mio fratello Piero da loro! Se vengo su, andrò di certo a salutarli: siamo amici!”.

Don Albino, come si sente ora?

“Abbastanza bene, ma devo essere prudente. Non mangio ancora la “bagna cauda” e mi spiace .. ma qui a Roma non la fanno! Se mi guardo indietro, ho avuto qualche momento difficile per il virus, con difficoltà (per fortuna non gravi) di respirazione. Ho mai avuto la febbre alta, con il primo tampone positivo al virus e i due successivi negativi: per cui sono guarito. Non ho mai sentito nell’ultimo mese la morte vicina”.

Il rettore del Santuario don Federico Riba:

“Se don Albino arriverà, gli faremo grandi feste! Domenica 7 giugno il Santuario sarà aperto dalle 10 alle 18, per la preghiera personale. L’apertura della stagione estiva del Santuario sarà domenica 14 giugno, con la Messa alle 16 celebrata dal Vescovo Cristiano Bodo. E’ sempre meglio arrivare un’ora prima delle funzioni”.

«Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2): la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Ieri, 24 maggio, ricorreva anche la 54ma Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali. Riportiamo il messaggio inviato dal Papa, come da tradizione, il 24 gennaio scorso, festa di San Francesco di Sales.

«Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria» (Es 10,2).
La vita si fa storia

Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione, perché credo che per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri.

1. Tessere storie

L’uomo è un essere narrante. Fin da piccoli abbiamo fame di storie come abbiamo fame di cibo. Che siano in forma di fiabe, di romanzi, di film, di canzoni, di notizie…, le storie influenzano la nostra vita, anche se non ne siamo consapevoli. Spesso decidiamo che cosa sia giusto o sbagliato in base ai personaggi e alle storie che abbiamo assimilato. I racconti ci segnano, plasmano le nostre convinzioni e i nostri comportamenti, possono aiutarci a capire e a dire chi siamo.

L’uomo non è solo l’unico essere che ha bisogno di abiti per coprire la propria vulnerabilità (cfr Gen 3,21), ma è anche l’unico che ha bisogno di raccontarsi, di “rivestirsi” di storie per custodire la propria vita. Non tessiamo solo abiti, ma anche racconti: infatti, la capacità umana di “tessere” conduce sia ai tessuti, sia ai testi. Le storie di ogni tempo hanno un “telaio” comune: la struttura prevede degli “eroi”, anche quotidiani, che per inseguire un sogno affrontano situazioni difficili, combattono il male sospinti da una forza che li rende coraggiosi, quella dell’amore. Immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita.

L’uomo è un essere narrante perché è un essere in divenire, che si scopre e si arricchisce nelle trame dei suoi giorni. Ma, fin dagli inizi, il nostro racconto è minacciato: nella storia serpeggia il male.

2. Non tutte le storie sono buone

«Se mangerai, diventerai come Dio» (cfr Gen 3,4): la tentazione del serpente inserisce nella trama della storia un nodo duro da sciogliere. “Se possederai, diventerai, raggiungerai…”, sussurra ancora oggi chi si serve del cosiddetto storytelling per scopi strumentali. Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo. Spesso sui telai della comunicazione, anziché racconti costruttivi, che sono un collante dei legami sociali e del tessuto culturale, si producono storie distruttive e provocatorie, che logorano e spezzano i fili fragili della convivenza. Mettendo insieme informazioni non verificate, ripetendo discorsi banali e falsamente persuasivi, colpendo con proclami di odio, non si tesse la storia umana, ma si spoglia l’uomo di dignità.

Ma mentre le storie usate a fini strumentali e di potere hanno vita breve, una buona storia è in grado di travalicare i confini dello spazio e del tempo. A distanza di secoli rimane attuale, perché nutre la vita.

In un’epoca in cui la falsificazione si rivela sempre più sofisticata, raggiungendolivelli esponenziali (il deepfake), abbiamo bisogno di sapienza per accogliere e creare racconti belli, veri e buoni. Abbiamo bisogno di coraggio per respingere quelli falsi e malvagi. Abbiamo bisogno di pazienza e discernimento per riscoprire storie che ci aiutino a non perdere il filo tra le tante lacerazioni dell’oggi; storie che riportino alla luce la verità di quel che siamo, anche nell’eroicità ignorata del quotidiano.

3. La Storia delle storie

La Sacra Scrittura è una Storia di storie. Quante vicende, popoli, persone ci presenta! Essa ci mostra fin dall’inizio un Dio che è creatore e nello stesso tempo narratore. Egli infatti pronuncia la sua Parola e le cose esistono (cfr Gen 1). Attraverso il suo narrare Dio chiama alla vita le cose e, al culmine, crea l’uomo e la donna come suoi liberi interlocutori, generatori di storia insieme a Lui. In un Salmo, la creatura racconta al Creatore: «Sei tu che hai formato i miei reni e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda […]. Non ti erano nascoste le mie ossa, quando venivo formato nel segreto, ricamato nelle profondità della terra» (139,13-15). Non siamo nati compiuti, ma abbiamo bisogno di essere costantemente “tessuti” e “ricamati”. La vita ci è stata donata come invito a continuare a tessere quella “meraviglia stupenda” che siamo.

In questo senso la Bibbia è la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità. Al centro c’è Gesù: la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio. L’uomo sarà così chiamato, di generazione in generazione, a raccontare e fissare nella memoria gli episodi più significativi di questa Storia di storie, quelli capaci di comunicare il senso di ciò che è accaduto.

Il titolo di questo Messaggio è tratto dal libro dell’Esodo, racconto biblico fondamentale che vede Dio intervenire nella storia del suo popolo. Infatti, quando i figli d’Israele schiavizzati gridano a Lui, Dio ascolta e si ricorda: «Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero» (Es 2,24-25). Dalla memoria di Dio scaturisce la liberazione dall’oppressione, che avviene attraverso segni e prodigi. È a questo punto che il Signore consegna a Mosè il senso di tutti questi segni: «perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e del figlio di tuo figlio i segni che ho compiuti: così saprete che io sono il Signore!» (Es 10,2). L’esperienza dell’Esodo ci insegna che la conoscenza di Dio si trasmette soprattutto raccontando, di generazione in generazione, come Egli continua a farsi presente. Il Dio della vita si comunica raccontando la vita.

Gesù stesso parlava di Dio non con discorsi astratti, ma con le parabole, brevi narrazioni, tratte dalla vita di tutti i giorni. Qui la vita si fa storia e poi, per l’ascoltatore, la storia si fa vita: quella narrazione entra nella vita di chi l’ascolta e la trasforma.

Anche i Vangeli, non a caso, sono dei racconti. Mentre ci informano su Gesù, ci “performano”[1] a Gesù, ci conformano a Lui: il Vangelo chiede al lettore di partecipare alla stessa fede per condividere la stessa vita. Il Vangelo di Giovanni ci dice che il Narratore per eccellenza – il Verbo, la Parola – si è fatto narrazione: «Il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha raccontato» (Gv 1,18). Ho usato il termine “raccontato” perché l’originale exeghésato può essere tradotto sia “rivelato” sia “raccontato”. Dio si è personalmente intessuto nella nostra umanità, dandoci così un nuovo modo di tessere le nostre storie.

4. Una storia che si rinnova

La storia di Cristo non è un patrimonio del passato, è la nostra storia, sempre attuale. Essa ci mostra che Dio ha preso a cuore l’uomo, la nostra carne, la nostra storia, fino a farsi uomo, carne e storia. Ci dice pure che non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. Nella storia di ogni uomo il Padre rivede la storia del suo Figlio sceso in terra. Ogni storia umana ha una dignità insopprimibile. Perciò l’umanità merita racconti che siano alla sua altezza, a quell’altezza vertiginosa e affascinante alla quale Gesù l’ha elevata.

«Voi – scriveva San Paolo – siete una lettera di Cristo scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma su tavole di cuori umani» (2 Cor 3,3). Lo Spirito Santo, l’amore di Dio, scrive in noi. E scrivendoci dentro fissa in noi il bene, ce lo ricorda. Ri-cordare significa infatti portare al cuore, “scrivere” sul cuore. Per opera dello Spirito Santo ogni storia, anche quella più dimenticata, anche quella che sembra scritta sulle righe più storte, può diventare ispirata, può rinascere come capolavoro, diventando un’appendice di Vangelo. Come le Confessioni di Agostino. Come il Racconto del Pellegrino di Ignazio. Come la Storia di un’anima di Teresina di Gesù Bambino. Come i Promessi Sposi, come I fratelli Karamazov. Come innumerevoli altre storie, che hanno mirabilmente sceneggiato l’incontro tra la libertà di Dio e quella dell’uomo. Ciascuno di noi conosce diverse storie che profumano di Vangelo, che hanno testimoniato l’Amore che trasforma la vita. Queste storie reclamano di essere condivise, raccontate, fatte vivere in ogni tempo, con ogni linguaggio, con ogni mezzo.

5. Una storia che ci rinnova

In ogni grande racconto entra in gioco il nostro racconto. Mentre leggiamo la Scrittura, le storie dei santi, e anche quei testi che hanno saputo leggere l’anima dell’uomo e portarne alla luce la bellezza, lo Spirito Santo è libero di scrivere nel nostro cuore, rinnovando in noi la memoria di quello che siamo agli occhi di Dio. Quando facciamo memoria dell’amore che ci ha creati e salvati, quando immettiamo amore nelle nostre storie quotidiane, quando tessiamo di misericordia le trame dei nostri giorni, allora voltiamo pagina. Non rimaniamo più annodati ai rimpianti e alle tristezze, legati a una memoria malata che ci imprigiona il cuore ma, aprendoci agli altri, ci apriamo alla visione stessa del Narratore. Raccontare a Dio la nostra storia non è mai inutile: anche se la cronaca degli eventi rimane invariata, cambiano il senso e la prospettiva. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni. Con Lui possiamo riannodare il tessuto della vita, ricucendo le rotture e gli strappi. Quanto ne abbiamo bisogno, tutti!

Con lo sguardo del Narratore – l’unico che ha il punto di vista finale – ci avviciniamo poi ai protagonisti, ai nostri fratelli e sorelle, attori accanto a noi della storia di oggi. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento. Anche quando raccontiamo il male, possiamo imparare a lasciare lo spazio alla redenzione, possiamo riconoscere in mezzo al male anche il dinamismo del bene e dargli spazio.

Non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, di rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende. Per poterlo fare, affidiamoci a una donna che ha tessuto l’umanità di Dio nel grembo e, dice il Vangelo, ha tessuto insieme tutto quanto le avveniva. La Vergine Maria tutto infatti ha custodito, meditandolo nel cuore (cfr Lc 2,19). Chiediamo aiuto a lei, che ha saputo sciogliere i nodi della vita con la forza mite dell’amore:

O Maria, donna e madre, tu hai tessuto nel grembo la Parola divina, tu hai narrato con la tua vita le opere magnifiche di Dio. Ascolta le nostre storie, custodiscile nel tuo cuore e fai tue anche quelle storie che nessuno vuole ascoltare. Insegnaci a riconoscere il filo buono che guida la storia. Guarda il cumulo di nodi in cui si è aggrovigliata la nostra vita, paralizzando la nostra memoria. Dalle tue mani delicate ogni nodo può essere sciolto. Donna dello Spirito, madre della fiducia, ispira anche noi. Aiutaci a costruire storie di pace, storie di futuro. E indicaci la via per percorrerle insieme.

Roma, presso San Giovanni in Laterano, 24 gennaio 2020,

Memoria di San Francesco di Sales

FRANCISCUS

Un libro-testimonianza su Mons. Giuseppe Cognata

Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato su ScrivoLibero.net in merito al Libro-Testimonianza Di Vito Cesareo su Mons. Giuseppe Cognata, Vescovo Salesiano Agrigentino Servo Di Dio.

Al termine di un processo dai tempi lunghi e farraginosi, caratterizzato da attività di indagine svolte con scrupolo e zelo e da testimonianze attendibili, segue la sentenza.

Quando questa risulta favorevole ad una delle parti in causa, si suole dire: “Giustizia è fatta”. Questo ha fatto recentemente Papa Francesco con il rendere giustizia al Vescovo salesiano agrigentino, Mons. Giuseppe Cognata con il suo consenso alla apertura della causa di beatificazione del Vescovo Martire di Bova, fondatore dell’Istituto delle suore salesiane Oblate del Sacro Cuore.

La decisone di Papa Francesco, come ha osservato Luigi Mariano Guzzo nel suo ampio servizio apparso recentemente su “Quotidiano del Sud”, arriva ad un anno dalla pubblicazione del libro-testimonianza di Vito Cesareo dal titolo:” Giuseppe Cognata S.D.B. UN VESCOVO DEI NOSTRI TEMPI TRA OBLAZIONE E SANTITA’ “ con la sapiente prefazione di S.E. Mons. Antonio Cantisani, arcivescovo metropoilita emerito di Catanzaro-Schillaci.

Il consenso di Papa Francesco assume per certi versi una doppia valenza: l’esaltazione della santità e il riconoscimento di innocenza di Cognata.

Un vero e proprio atto riparatorio per il torto subito dal Sant’Uffizio, che con un provvedimento a dir poco affrettato, aveva rimosso e sospeso in Vescovo di Bova dalle funzioni episcopali.

In questa vicenda, non pare azzardato affermare che Vito Cesareo può essere definito l’avvocato di Mons. Giuseppe Cognata. Cesareo, che ha conosciuto Cognata nel collegio dei salesiani di Macerata è un exallievo che attualmente ricopre la carica di vicepresidente vicario della Federazione Calabra degli Exallievi di Don Bosco.

Nominato presidente diocesano di Azione Cattolica e successivamente chiamato alla guida del M.E.I.C lametino e dei giuristi cattolici italiani-Unione locale di Lamezia Terme. Nel 1980 viene nominato dal C.S.M. Magistrato Onorario e gli viene affidata la reggenza della pretura di Squillace e successivamente incaricato presso la Pretura di Catanzaro. E’ stato Giudice di Pace per 13 anni. Autore di numerosi scritti e organizzatore di convegni e seminari di studio.

Di Mons. Cognata specie ora che inaspettatamente è balzato alla attenzione delle cronache sappiamo tutto o quasi. È nato a Girgenti nel 1885 e nonostante papà e nonno entrambi massoni, fossero di avviso contrario, frequenta le scuole dei salesiani e nel 1909 viene ordinato sacerdote ad Acireale. Dopo avere diretto alcune case salesiane, viene nominato da Pio XI Vescovo di Bova. Nel 1939, calunniato da alcune suore salesiane oblate, viene destituito dal Sant’Uffizio della dignità episcopale e per 22 anni vive dalle parti di Trento nella preghiera e nel nascondimento.
A seguito della ritrattazione delle suore calunniatrici viene reintegrato nell’episcopato da Giovanni XXII e nominato del 1963 da Paolo XI Vescovo di Farsalo.
Nel 1972 viene a mancare a Pellaro.

Il volume di Cesareo non vuole essere solo e soltanto la biografia di Mons. Cognata, quanto la testimonianza della spiritualità di un vescovo pienamente salesiano, vissuto nel solco dell’insegnamento di Don Bosco, come ha osservato Mons. Cantesani nella sua prefazione.

L’autore, infine, nel suo libro, nel momento in cui rivolge un accorato appello affinche’ venga resa giustizia al vescovo, si è reso quasi profeticamente promotore del pronunciamento della Chiesa che gli ha reso finalmente giustizia con la cancellazione di una triste pagina della storia ecclesiale del passato.

Calogero Patti
Presidente Emerito
Unione Exallievi Don Bosco

23 maggio 1920 – 2020: cento anni dall’inaugurazione del monumento a Don Bosco

Domani, 23 maggio 2020, si festeggeranno i 100 anni del monumento a Don Bosco che si trova nel piazzale davanti alla Basilica Maria Ausiliatrice di Torino, Valdocco. Il 1° settembre 1911, in occasione del Congresso Internazionale degli Exallievi si concretizzò l’idea di erigere un monumento dedicato al “Santo dei giovani”, Don Bosco. L’inaugurazione ufficiale avvenne qualche anno più tardi, a causa della Prima Guerra Mondiale, il 23 maggio 1920, alla vigilia della festa di Maria Ausiliatrice e della solennità di Pentecoste.

 

Si riporta di seguito un estratto dell’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito alla ricorrenza del monumento.

Il monumento si compone di una piramide tronca e da due ali laterali che formano una sorta di altare, ed è costituito in bronzo, per la statua del santo e dei ragazzi, e per i bassorilievi, e in granito porfidico della Val Camonica per il basamento. Complessivamente, il blocco artistico misura 11,25 metri di lunghezza, per 15,65 di larghezza, ed è alto 6,50 metri.

In cima e al centro della piramide è collocato il gruppo principale costituito dalla figura del santo, circondato da 4 fanciulli; alla base della scalinata, in asse con questo, si trova il gruppo dell’“Umanità chinata al bacio della Croce” nelle vesti di una donna velata che offre a un uomo il crocifisso da baciare.

Le ali laterali sono utilizzate per rappresentare le maggiori devozioni di Don Bosco: a destra, si trova la “devozione alla SS. Eucaristia” rappresentata da un robusto operaio in adorazione, innanzi al quale una donna prega e una madre esprime la tenerezza della maternità cristiana; sulla sinistra la “devozione alla Vergine Ausiliatrice” dove un fiero indio si prostra a Maria Ausiliatrice, cui due vergini devote recano fiori.

Tutt’intorno alla piramide corre un festone con un motivo ornamentale di frutta esotica, che richiama il tema dei tre altorilievi collocati sul retro e che mostrano alcuni tra i principali ambiti di azione dei Figli spirituali di Don Bosco all’epoca del monumento: “i missionari salesiani tra gli emigranti italiani” al centro; sulla destra “le scuole professionali salesiane”, e a sinistra “le scuole agricole salesiane”.

Una volta deliberato, all’unanimità, di erigere il monumento a Don Bosco, all’interno del Consiglio direttivo della Federazione Internazionale degli Exallievi vennero costituiti un comitato promotore per la raccolta dei fondi e un comitato esecutivo per organizzare il concorso per il progetto di un monumento.

La raccolta fondi ebbe un grande successo. La somma preventivata di 200.000 £ venne presto raggiunta con le libere donazioni, con la Città di Torino che sostenne l’omaggio ad uno dei suoi cittadini più illustri con un contributo di 20.000 £.

Contemporaneamente venne avviato il concorso internazionale per la scelta del progetto. Tra 59 candidati, dopo diverse selezioni, a vincere fu Gaetano Cellini di Ravenna, perché venne ritenuto che meglio degli altri concorrenti aveva saputo catturare lo spirito di carità che aveva permeato l’attività del Santo.

L’inaugurazione fu maestosa: grande la partecipazione del pubblico, vivo e sincero l’entusiasmo da parte di tutti i presenti. Per l’occasione il comitato organizzatore dell’evento fece anche installare un sistema di illuminazione scenografica che coinvolse il monumento, la chiesa di Maria Ausiliatrice e l’oratorio adiacente.

Sul monumento a Don Bosco situato in Piazza Maria Ausiliatrice don Bruno Ferrero, Direttore del Bollettino Salesiano italiano, ha realizzato una suggestiva presentazione che ne illustra i messaggi insiti e i valori salesiani che riesce a trasmettere.

Fossano: “The Next” di Caritas e Azione Cattolica non si ferma

La Caritas e l’Azione Cattolica della Diocesi di Fossano non si fermano con “The Next“: un progetto che mette al centro il tema della fragilità e se ne prende cura, pensato per alcune quarte del Vallauri, dell’Ancina e sulla classe “Lapis” dei Salesiani. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri su Cuneo24.it.

Fossano: “The Next” di Caritas e Azione Cattolica non si ferma
Lanciata una raccolta fondi con il Leo Club per le “scatole arcobaleno”

Fossano. È ricominciato il progetto “Laboratorio comunità e cultura”, denominato più semplicemente “The Next” (il prossimo), per un soprannome che vale già di per sé come un manifesto. Un progetto di Caritas e Azione Cattolica della Diocesi di Fossano, che ha al centro il tema della fragilità.

Giovani animatori svolgono nelle scuole Superiori attività nelle classi, anzi con le classi, col supporto degli insegnanti di Religione (ma non solo). Laboratori “leggeri”, in senso calviniano, per cercare la fragilità, fuori, dentro, attorno a noi. Capirla, scoprirla e – perché no – superarla, insieme. Il progetto, a dire il vero, non si è mai fermato: il percorso biennale è iniziato l’anno scorso ed è proseguito anche nel nuovo anno scolastico, ma inevitabilmente ha dovuto cambiare rotta per via della pandemia. Una rotta che ha fatto riflettere tutti sul senso e sulla condizione di essere fragili, per davvero.

Il progetto insiste su alcune quarte del Vallauri, dell’Ancina e sulla classe cosiddetta “Lapis” dei Salesiani, una realtà questa fatta da giovanissimi in attesa di entrare ai corsi del Cnos-fap che spesso vivono condizioni di fragilità, dispersione scolastica, difficoltà. Il nuovo percorso si sta sviluppando con attività, ovviamente, a distanza:

“Abbiamo scelto di metterci in gioco – dice Ivano, uno fra gli animatori – in prima persona. Abbiamo creato dei video e degli elaborati creativi che dicessero per noi cosa fosse la fragilità. Non una risposta, ma una domanda aperta nei confronti degli studenti. Ora, abbiamo lanciato il sasso e vorremmo che fossero loro (anche non solo gli studenti del progetto, ci piacerebbe) a dirci in modo creativo che cos’è la fragilità, pensando anche al periodo che stiamo vivendo. I risultati? Sono visibili sulla nostra pagina Instagram: @caritas_the_next o con l’hashtag #caritasthenext”.

L’obiettivo degli organizzatori è di far emergerne riflessioni, questioni, bisogni:

“Tutto questo vorremmo sottoporlo a uno o più ospiti che inviteremo in diretta su Instagram, fra fine maggio e inizio giugno. Un modo per ‘premiare’ gli studenti, anche, facendo quattro chiacchiere libere e aperte”.

Ma non finisce qui: come l’anno corso, si vorrebbe realizzare un’Estate ragazzi per i nuclei familiari più fragili e svantaggiati, ma non solo. Uno “spazio” in cui coinvolgere anche come animatore qualche studente stesso fruitore dell’attività con le classi. Buone sinergie, come quella arrivata da Marco Cortese (fra gli animatori del progetto) presidente del Leo Club Fossano e provincia Granda (i giovani Lions): è stata lanciata una raccolta fondi (qui è possibile donare: https://paypal.me/pools/c/8oNrKi6mlN), per l’acquisto di “scatole arcobaleno” da riempire con tablet e strumentazioni per l’attività a distanza, da un lato, ma anche materiale didattico per far fronte alla fragilità educativa e supportare attività di arte-terapia e animazione durante l’estatate, nel rispetto delle normative.

“Voglio ringraziare tutti – dice Nino Mana, responsabile Caritas – per il grande impegno, e per le tante sinergie che stanno nascendo. Anche e soprattutto gli insegnanti e le scuole per la disponibilità”.

Ulteriori informazioni su www.caritasgiovani.org o sui social cercando “Caritas The Next” (www.instagram.com/caritas_the_nexthttps://www.facebook.com/CaritasTheNext ).

Newsletter Dicastero Comunicazione Sociale – Maggio 2020

Si riporta di seguito la Newsletter del Dicastero della Comunicazione da parte di Don Gildasio Dos Santos Mendes sdb, Consigliere per la Comunicazione Sociale.

Brazilia, Brasile, 21 Maggio 2020 

Cari fratelli e sorelle!

Saluto ognuno di voi con quella speranza che ci fa camminare con entusiasmo e con gli occhi aperti sul presente e sul futuro. Questa speranza che ci fa camminare insieme ha la sua fonte in Gesù Cristo, il risorto, il comunicatore della vita piena (Gv 10, 10).

In questi tempi di crisi sanitaria in tutto il mondo, a causa di Covid-19, vogliamo ringraziare ognuno di voi per il coraggio e la creatività nel comunicare, attraverso i social media e i vari media, la forza dell’amore e della solidarietà.

L’Équipe del Dicastero di Comunicazione Sociale, direttamente dal Sacro Cuore, a Roma, insieme al Rettor Maggiore e ad altri confratelli, si è dedicata con zelo e spirito salesiano a portare il messaggio di speranza e di coraggio in questi tempi di grandi sfide per l’umanità.

Abbiamo ricevuto molte notizie e iniziative di solidarietà da tutta la Congregazione!

Attraverso la comunicazione, creiamo legami, esprimiamo le nostre idee, condividiamo i nostri progetti, promuoviamo la libertà umana e la democrazia.

La comunicazione è la sorella della libertà e della solidarietà. Per questo motivo, ogni comunicazione richiede un’etica di impegno nei confronti della persona umana, della sua cultura, della sua storia e del suo ruolo nella società.

Vorrei invitare ogni delegato di comunicazione delle ispettorie, nonché i laici, i membri della Famiglia Salesiana e i giovani dei gruppi di comunicazione delle nostre presenze a riflettere, approfondire e tracciare insieme la nostra mappa di comunicazione sociale al servizio dell’evangelizzazione e dell’educazione dei nostri destinatari del nostro tempo.

A tal fine, in continuità con la riflessione svolta negli incontri, nelle consultazioni degli ultimi anni, rispondendo agli appelli della Congregazione e della Chiesa e avendo come riferimento il documento SSCS (Sistema Salesiano di Comunicazione Sociale), vogliamo continuare a camminare insieme nell’aggiornamento del progetto di comunicazione per il Dicastero.

In questo processo di ridisegno della comunicazione, inizialmente vogliamo considerare alcune sfide e opportunità:

  • a) Gli appelli del CG28 in dialogo con gli orientamenti del Sinodo sui giovani.
  • b) Le proposte educative e pastorali presentate in Laudato Si’ dal punto di vista salesiano della comunicazione in questi tempi di crisi e post crisi di Covid-19.
  • c) Le questioni etiche, politiche ed educative della comunicazione nelle varie regioni e paesi.
  • d) La visione della comunicazione come ecosistema e comunicazione in reti.
  • e) Il protagonismo dei nostri giovani nella cultura dei media.
  • f) La comunicazione missionaria e solidale nelle nostre comunità al servizio dei più poveri.
  • g) La creazione di politiche, processi, passi e azioni attraverso una metodologia di discernimento come strumento pastorale e visione della gestione collaborativa.
  • h) La promozione della nostra comunicazione ispirata al carisma salesiano, basata sulla missione evangelizzatrice e pastorale, in sinergia con i Dicasteri della Pastorale Giovanile, delle Missioni e della Formazione.
  • i) Il consolidamento del digitale nella comunicazione nelle nostre comunità e la creazione di piattaforme di comunicazione.
  • j) L’importanza del piano di comunicazione delle ispettorie, l’articolazione nelle regioni e il lavoro in rete.
  • k) Il dinamismo dei vari servizi attraverso le agenzie di notizie, il bollettino salesiano, le editrici, Tipografie, siti web, le radio, i giornali, i social network e altri.
  • l) La gestione collaborativa dei laici nella comunicazione e la collaborazione con le università salesiane. 

Questa prima indicazione sarà inviata a ognuno di voi secondo il programma 2020 del Dicastero della Comunicazione. Spero all’inizio di luglio d’inviarvi il testo tradotto.

Appena ricevuto il testo, invierò insieme alcune linee guida pratiche ad ogni delegato della comunicazione per leggere, approfondire, condividere con i gruppi pastorali, con i laici e i giovani e inviarmi suggerimenti, domande, proposte secondo le date che indicherò.

All’inizio del secondo semestre del 2020, terremo alcune videoconferenze con i delegati della comunicazione per ascoltare, condividere e proporre.

Negli incontri con i delegati della comunicazione delle regioni, vogliamo lavorare su questo testo in modo più sistematico, nonché sul progetto di comunicazione della Congregazione.

Nelle consultazione mondiali sulle comunicazioni, vogliamo continuare questo processo di costruzione di una visione della comunicazione sociale, considerando le nuove realtà culturali e sociali, i requisiti e le opportunità delle nuove tecnologie e dei media digitali, nonché la nostra missione in sinergia e collaborazione.

Questo lavoro, pertanto, mira a continuare, a valorizzare e dare visibilità alla missione che ogni ispettoria e comunità realizza a riguardo della comunicazione, ampliare e aggiornare il documento SSCS, rispondere alle nuove esigenze della cultura digitale e del mondo giovanile e rafforzare la nostra comunicazione istituzionale e il lavoro collaborativo con i diversi dicasteri e servizi della Congregazione.

La comunicazione è vitale per ogni società e cultura. Conosciamo il privilegio e la responsabilità di essere comunicatori in tempi di crisi e di grandi cambiamenti sociali e culturali.

Il Rettor Maggiore, nel suo messaggio del 16 aprile scorso, ha espresso molto bene come noi Cattolici possiamo rispondere alle sfide economiche, sociali e politiche derivanti dalla crisi sanitaria del coronavirus.

«Anzitutto spero che impariamo qualcosa da tutto ciò che stiamo vivendo».

Quindi solleva domande importanti per tutti noi: 

«Torneremo a vivere al di sopra delle nostre possibilità o avremo ritmi e spazi più umani? Ancora, vorremo recuperare il tempo perso nei consumi, o impareremo che possiamo vivere felici e con ciò che è necessario? Continueremo nella corsa all’inquinamento nel mondo o daremo un po’ di respiro al pianeta?» 

Ringrazio ognuno di voi per aver creduto nell’importanza della comunicazione al servizio del Regno di Dio e per aver camminato con speranza assieme a Don Bosco e ai nostri giovani. 

Possa la Madonna, Comunicatrice di vita e speranza, proteggerci e guidarci sempre.

Con affetto fraterno e in comunione di preghiera,

don Gildásio Mendes dos Santos 

Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale