25 aprile 1945: l’ordine di insorgere a Milano partì dalla scuola dei salesiani

Pubblichiamo un articolo a firma di Luca Frigerio pubblicato dal sito della Chiesa di Milano sull’istituto salesiano di via Copernico alla vigilia della festa del 25 aprile. In via Copernico si riunirono i capi della Resistenza, da Pertini a Valiani, per definire la strategia finale per la liberazione dal nazifascismo. Il ruolo di don Della Torre, coraggioso sacerdote che fece da tramite con i partigiani lombardi.

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Fu una visita memorabile: quarant’anni fa, il 25 aprile 1980, Sandro Pertini tornava nell’istituto salesiano di via Copernico a Milano. Diciamo «tornava» perché l’allora presidente della Repubblica era già stato diverse volte in quella sede e l’ultima proprio nel giorno del 25 aprile, ma del 1945. Tra quelle mura, infatti, il Comitato di liberazione nazionale alta Italia (Clnai) si era riunito fin dal primo mattino per decretare l’insurrezione generale che da lì a poche ore avrebbe portato alla liberazione dall’oppressione nazifascista e quindi alla fine della guerra.

Una lapide commemorativa, posta dal Comune di Milano nel porticato del cortile, ricorda questi fatti. I capi della Resistenza – oltre allo stesso Pertini anche altri leader politici del fronte antifascista come Arpesani, Basso, Marazza, Merzagora, Sereni, Valiani – già dall’inizio del 1945 si erano ritrovati nella “Sala verde” della scuola dei salesiani per mettere a punto le strategie finali della lotta partigiana, discutendo del futuro del Paese devastato dalla dittatura e dal conflitto.

Incontri segretissimi e assai rischiosi, come si può ben immaginare, anche perché l’Istituto Sant’Ambrogio si trovava, com’è ancor oggi, a pochi metri dalla Stazione Centrale che all’epoca era militarizzata (e quindi obiettivo di sabotaggi e di attentati da parte dei gappisti), mentre nelle adiacenze vi era il comando della brigata nera “Aldo Resega” e di un raggruppamento della guardia della Repubblica di Salò; senza contare che i tedeschi avevano requisito alcuni ambienti dei salesiani per utilizzarli come depositi (e in più occasioni vi fecero anche accampare reparti dell’esercito), così come il vicino Hotel Gallia era luogo di ritrovo degli ufficiali della Wehrmacht… Eppure, paradossalmente, proprio per questo i nazifascisti non poterono immaginare che il Comitato di liberazione nazionale si riuniva sotto il loro naso!

L’artefice di questa impresa, tuttavia, ha un nome preciso, ed è quello di don Francesco Beniamino Della Torre: figura ben nota nel mondo salesiano ambrosiano, ma che merita davvero di essere meglio conosciuta da tutti per tutto ciò che egli ha saputo realizzare in aiuto dei giovani e dei più deboli (dalle opere sociali di Sesto San Giovanni alla benemerita realtà di Arese).

Classe 1912, bresciano, laureato in lettere in Cattolica e in teologia alla Gregoriana, “Dondella” – com’era affettuosamente chiamato – fu ordinato prete salesiano allo scoppio della guerra e nel settembre del 1944 venne destinato all’istituto milanese come vicepreside. Nel più assoluto riserbo, ma avendo informato i superiori e d’intesa con l’arcivescovo Schuster, prese subito contatto con esponenti della Resistenza, fungendo da collegamento tra Milano e Como per fornire informazioni ai combattenti, ma anche per mettere in salvo ricercati e giovani renitenti (come, del resto, faceva il confratello don Enrico Cantù insieme ai giovani del contiguo oratorio di Sant’Agostino).

Colto e brillante, don Beniamino mostrò in varie circostanze un coraggio quasi spavaldo, arrivando a entrare in confidenza con ufficiali tedeschi per carpine notizie o per chiedere il loro intervento in favore di prigionieri e deportati. La mancanza di memoriali e di altra documentazione rende difficile oggi ricostruire con precisione il suo contributo alla lotta di liberazione, ma evidentemente fu proprio lui a portare gli alti esponenti del Clnai nell’istituto di via Copernico, tra lo stupore iniziale dello stesso Pertini (che pur era un ex allievo salesiano).

Tornando a quel 25 aprile di 75 anni fa, nel pomeriggio avveniva l’ultima, drammatica trattativa per la resa di Mussolini, in Arcivescovado, con la mediazione del cardinal Schuster. Ma il duce, allibito di fronte alla prova che i tedeschi da giorni stavano già negoziando con gli Alleati a sua insaputa («Ci hanno sempre trattati come servi e alla fine ci hanno traditi!», sbottò) e credendo forse di poter giocare un’ultima carta, preferì abbandonare la Curia e fuggire lungo il Lago di Como, in un disperato quanto inutile tentativo di sottrarsi al proprio destino.

Don Della Torre, intanto, sapendo bene cosa stava per accadere, riuscì ad avvertire quante più persone gli fu possibile dell’imminente battaglia per le strade della città, facendosi poi mediatore in diverse occasioni tra gli insorti e le truppe tedesche e repubblichine, per evitare ulteriori violenze e spargimenti di sangue. In questo seguendo le raccomandazioni del cardinal Schuster stesso, che da pastore voleva preservare la popolazione, che già aveva sofferto pene indicibili, da nuove tragedie nell’ora della liberazione.

Per approfondire questa pagina di storia si consiglia la lettura del libro di Francesco Motto: Storia di un proclama. Milano 25 aprile 1945: appuntamento dai Salesiani (Editrice Las).

Don Bosco e il colera del 1854 – Pier Giuseppe Accornero

Come visse don Bosco l’epidemia del colera che scoppiò a Torino nel 1854?

Di seguito il racconto di quel momento della storia che toccò anche l’Oratorio di Valdocco, a cura di Pier Giuseppe Accornero, sacerdote, scrittore e giornalista torinese.

Don Bosco, l’Oratorio di Valdocco e il colera del 1854 a Torino

Dal 1° agosto al 21 novembre 1854 il colera a Torino colpisce 2.500 persone e ne uccide 1.400, ma nessuno dei ragazzi dell’Oratorio di Valdocco che, sull’esempio di don Giovanni Bosco, curano i colerosi. Lo testimonia don Giovanni Battista Lemoyne, salesiano genovese di origine francese, segretario e primo biografo, preoccupato di documentarne quanto c’è di straordinario nella personalità e nella vita. La sua opera maggiore è «Documenti per scrivere la storia di don Giovanni Bosco, dell’Oratorio San Francesco di Sales e della Congregazione salesiana». Ne trae le «Memorie biografiche di don Giovanni Bosco», titolo modificato in base al processo canonico: venerabile nel 1914, beato nel 1929, santo nel 1934. Con il pregio della testimonianza diretta perché conosce bene il santo e ne è segretario fino alla morte il 31 gennaio 1888. Ma hanno anche il difetto di essere eccessivamente elogiative.

Nell’estate 1854 scoppia il «colera morbus» con epicentro Borgo Dora, dove si ammassano gli immigrati, a due passi dall’Oratorio. A Genova 3.000 vittime e in un mese a Torino 800 colpiti e 500 morti. I casi salgono vertiginosamente, da 10-30 al giorno a 50-60. All’inizio quanti sono colpiti, muoiono; poi 60 decessi su 100 casi. Bloccato il commercio, chiuse le botteghe, fuga di quanti riescono. Il popolino accusa i medici di somministrare «acquetta», una bibita avvelenata, per farli morire più in fretta. Il sindaco Giovanni Notta si appella alla città e adotta le misure sanitarie. Ma il Municipio non trova volontari per portare i colerosi nei lazzaretti né per assisterli. Anche se stipendiati, pure i più coraggiosi rifiutano di esporre la propria vita. Si offrono i preti, i Camilliani, i Cappuccini, i Domenicani, gli Oblati di Maria. I parroci ripetono ai fedeli gli ordini emanati dalle autorità.

Il 3 agosto Torino ricorre alla Consolata: una folla di fedeli e una rappresentanza del Consiglio municipale pregano in santuario. Don Lemoyne annota: «La Vergine non sdegnò queste suppliche poiché la terribile malattia, contro ogni aspettazione, infierì assai meno in Torino che in tante altre città e paesi d’Europa, d’Italia e del Piemonte». Il 5 agosto, festa della Madonna della neve, don Bosco raccomanda ai giovani sobrietà, temperanza, tranquillità, coraggio, confidenza in Maria, confessione e Comunione: «Se farete quanto vi dico, sarete salvi. Se vi metterete in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, vi assicuro che niuno di voi sarà toccato. Ma se qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio e osasse offenderlo gravemente, io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro». Li invita a portare al collo una medaglia della Madonna e a recitare ogni giorno Pater, Ave, Gloria. Ancora Lemoyne: «Quella medesima sera e l’indomani tutti andarono a gara per accostarsi ai Sacramenti e la loro condotta divenne di tale esemplarità, che non si sarebbe potuto desiderar migliore. Molti circondavano don Bosco e gli esponevano i propri dubbi o gli manifestavano le piccole mancanze della giornata sicché era costretto a starsene un’ora e più a udire l’uno e l’altro, assicurando, incoraggiando, consolando». 

Don Bosco è un uomo di mille risorse, come spiega Lemoyne. «Balenò alla mente una coraggiosa idea. Impietosito alla vista dell’estremo abbandono in cui si trovavano i colerosi, espose ai lo stato miserando in cui si trovavano, esaltò il grande atto dì carità di consacrarsi in loro sollievo, disse aver il Divin Salvatore assicurato di riguardare come fatto a sé ogni servizio agli infermi. In tutte le epidemie e pestilenze vi furono sempre cristiani generosi i quali sfidarono la morte a fianco degli appestati. Espresse il vivo desiderio che anche alcuni gli divenissero compagni in quell’opera di misericordia»: 14 giovani, e poi altri 30 accolgono l’invito: «Ammirando l’eroico slancio, don Bosco pianse di consolazione e li slanciò all’opera pietosa. Quando si seppe che i giovani dell’Oratorio si erano consacrati a questa nobile impresa, le domande per averli si moltiplicarono talmente che loro non fu più possibile attenersi a nessun orario. Giorno e notte, come don Bosco, furono in moto». 

I gesti di solidarietà e di eroismo si moltiplicano. «Qualche giorno avevano appena tempo di prendere un boccon di pane e talvolta furono costretti a cibarsene nelle case dei colerosi. Quando trovavano un infermo che mancasse di lenzuola, coperte o camicia, correvano dalla caritatevole mamma Margherita che somministrava prontamente gli oggetti secondo il bisogno. Un giovane corse a raccontare come un povero malato si dimenasse in un misero giaciglio senza lenzuola. Fruga e trova solo una tovaglia da tavola: “Corri, non abbiamo più nulla”. Si presenta un secondo chiedendo qualche cosa. Che fa quella donna incomparabile? Vola a prendere una tovaglia dell’altare, un amitto, un camice e, con licenza di don Bosco, dà in elemosina anche quegli oggetti. Non fu una profanazione ma un atto di squisita carità, poiché quei lini benedetti ricopersero le nude membra di Gesù nella persona di un coleroso». I giovani formano tre squadre: i grandi a servire nel lazzaretto e nelle case; i mediani a raccogliere i moribondi nelle strade e i malati abbandonati nelle case; i piccoli pronti alle chiamate d’urgenza. Ognuno ha una bottiglietta di aceto per lavarsi le mani. Autorità e popolo sono sbalorditi e affascinati.

Le regioni più afflitte sono Valdocco e Borgo Dora. Nella parrocchia San Gioachino in un mese 800 colpiti e 500 i morti. A don Bosco affidano l’assistenza spirituale di un lazzaretto. Informa il biografo: «Vicino all’Oratorio varie famiglie sono decimate e nelle case muoiono in brevissimo tempo oltre 40 persone. Don Bosco si mostrò un amorosissimo padre. Per non tentare il Signore, usò ogni precauzione: fece ripulire i locali, aggiunse camere, diminuì il numero dei letti nei dormitori, migliorò il vitto sobbarcandosi a gravissime spese. Prostrato dinanzi l’altare, pregava: “Mio Dio, percuotete il pastore, ma risparmiate il tenero gregge”. Soggiungeva: “Maria, siete madre amorosa e potente: preservatemi questi amati figli, e qualora il Signore volesse una vittima, eccomi pronto a morire”».  

Pier Giuseppe Accornero

Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), S.D.B., Vescovo di Bova e Fondatore delle Salesiane Oblate del sacro Cuore

Si riporta di seguito la nota biografica del Salesiano Mons. Giuseppe Cognata, pubblicata nella giornata di ieri dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS, e il Comunicato ufficiale con il quale il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, annuncia che Papa Francesco, in relazione all’istanza presentata dal Gruppo dei Giuristi Cattolici, autorizza l’apertura della Causa di Beatificazione di Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., Vescovo di Bova e Fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore.

(ANS – Roma) – Fanciullo e giovane. Nato ad Agrigento il 14 ottobre 1885 da Vitale e Rosa Montana, dimostrò fin da bambino una grande ricchezza di doti e di talenti umani.

Dodicenne entrò nel collegio salesiano “San Basilio” di Randazzo (Catania), prima opera di Don Bosco in Sicilia, pronto ad accogliere la chiamata alla vita religiosa e apostolica tra i Salesiani; una vocazione fortemente contrastata dal padre e dal nonno, con le sue prove e le sue lotte lunghe e sofferte, ma coronata da gioioso successo.

Salesiano: sacerdote – insegnante – apostolo

Il 5 maggio 1908 il chierico Giuseppe Cognata emetteva la professione perpetua a San Gregorio di Catania, nelle mani dell’allora Rettore Maggiore don Michele Rua, oggi Beato, e l’anno dopo, il 29 agosto 1909, riceveva ad Acireale l’ordinazione sacerdotale.

Aveva conseguito brillantemente la laurea sia in Lettere sia in Filosofia ed ora andava ai giovani non solo come professore e assistente, ma come sacerdote pieno di zelo, svolgendo la sua missione in Sicilia a Bronte, nel Veneto a Este, nelle Marche a Macerata.

Direttore

La Prima Guerra Mondiale vide don Cognata soldato a Palermo, Trapani, Padova. E proprio a Trapani gettò le prime basi dell’Opera salesiana che fu chiamato a dirigere alcuni anni dopo. Fu direttore di opere, ma più ancora direttore di anime. Da Trapani fu chiamato a dirigere il collegio di Randazzo (Catania), poi quello di Gualdo Tadino in Umbria e finalmente fu direttore al “Sacro Cuore” di Roma.

Vescovo e Fondatore

Pio XI nel Concistoro del 16 marzo 1933 nominò don Giuseppe Cognata Vescovo di Bova, una Diocesi della Calabria particolarmente povera e disagiata. Ricevette l’ordinazione episcopale il 23 aprile successivo nella basilica del Sacro Cuore a Roma dal Cardinale salesiano Augusto Hlond, Arcivescovo metropolita di Gniezno e Poznań, oggi Venerabile, consacranti il Vescovo salesiano di Sutri e Nepi Luigi Maria Olivares, anch’egli Venerabile, e Mons. Romolo Genuardi, vescovo ausiliare di Palermo

Attraverso sentieri scoscesi e mulattiere Monsignor Cognata – che aveva scelto come motto episcopale l’espressione paolina «Caritas Christi urget nos» – volle visitare e confortare non solo tutti i paesetti della diocesi, ma anche i gruppi di povere famiglie sparse qua e là nei luoghi più remoti e più inaccessibili.

Diede vita a una pia società di giovani generose, disposte a lavorare con coraggio e gioia nei centri più piccoli, sperduti, abbandonati. Nacque così l’8 dicembre 1933la Congregazione delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore.

Nel silenzio e nella solitudine

Nel 1939 una bufera infernale si scatenò contro il Fondatore e la sua Istituzione. Il 20 dicembre 1939 la Congregazione del Sant’Uffizio, sulla base di false accuse, condannò ingiustamente Mons. Cognata alla destituzione dalla dignità episcopale. Egli allora andò lontano, vivendo per lunghi anni nel silenzio e nella solitudine, separato dalle sue figlie spirituali. Venne accolto nelle case salesiane di Trento e Rovereto fino al 1952 e poi in quella di Castello di Godego (Treviso) fino al 1972, svolgendo un assiduo e apprezzato ministero di confessore e guida spirituale.

Per Crucem ad lucem

La Croce è speranza, certezza di risurrezione e di vita. Mons. Giuseppe Cognata nella Pasqua 1962 venne reintegrato da papa Giovanni XXIII nell’Episcopato. Partecipò così per volontà di papa Paolo VI alla seconda, alla terza e alla quarta sessione del Concilio Vaticano II. Il 6 agosto 1963 fu nominato Vescovo titolare di Farsalo. Il 29 gennaio 1972 ebbe la gioia di sapere il suo Istituto riconosciuto con il «Decreto di Lode» da parte della Santa Sede. Si spense il 22 luglio dello 1972 proprio a Pellaro (Reggio Calabria), sede iniziale dell’attività missionaria delle Salesiane Oblate.

Le sue spoglie riposano nella casa generalizia delle Suore Oblate a Tivoli.

Comunicato ufficiale del Rettor Maggiore Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Mons. Giuseppe Cognata

Roma 18 aprile 2020

Comunicato ufficiale del Rettor Maggiore

Causa di Beatificazione e Canonizzazione di Mons. Giuseppe Cognata (1885-1972), S.D.B., Vescovo Bova, Fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore

Il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, ha la gioia di annunciare, nell’esultanza del tempo pasquale e nella festa della Divina Misericordia, che la Congregazione delle Cause dei Santi, con lettera inviata in data 15 aprile 2020 al Postulatore Generale dei Salesiani (Prot. VAR. 8579/20), don Pierluigi Cameroni, a firma di Mons. Marcello Bartolucci, Segretario della medesima Congregazione, comunica: «Sono lieto di informarLa che la Congregazione per la Dottrina della Fede, con Lettera N. Prot. 911/1935-AS265-74579 del 17 febbraio c.a., ha comunicato a questo Dicastero che il Santo Padre “dopo attento e ponderato esame, ha dato il Suo augusto consenso alle richieste di religiosi e laici che impetravano l’apertura della Causa di beatificazione di S.E. Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., Vescovo di Bova”».

Resta doveroso il più vivo ringraziamento al Santo Padre per la convinzione e l’impegno di una scelta, tanto meditata quanto trasparente nella specificità della forma seguita, che reintegra nella loro pienezza i valori della verità e della giustizia.

Il ringraziamento va doverosamente esteso anzitutto al Gruppo dei Giuristi Cattolici per l’essenziale e determinante ruolo svolto e a tutti coloro che in diversi tempi e modi hanno reso possibile questo straordinario evento tanto atteso da tutta la Famiglia Salesiana, in particolare dalle Salesiane Oblate del Sacro Cuore, e dall’intera Comunità ecclesiale.

Salesiani per il Sociale APS, riparte il Servizio Civile Universale con 67 progetti e 753 volontari

Pubblichiamo il comunicato stampa di Salesiani per il Sociale APS sulla ripresa del Servizio Civile Universale.

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Salesiani per il Sociale APS ha riattivato 67 progetti del Servizio Civile Universale che erano stati sospesi a causa della crisi sanitaria da COVID-19, circa l’80% del totale; hanno ripreso l’attività 753 operatori volontari (il 78% del totale) in 198 sedi di progetto (il 62% di quelle totali). Queste le regioni nelle quali sono stati riattivati i progetti: Sicilia, Piemonte, Puglia, Toscana, Lazio, Umbria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania, Calabria, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Sardegna, Valle d’Aosta, Liguria, Abruzzo.

Tra questi ci sono anche quei volontari che, inizialmente, avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero: dovendo rientrare in Italia per l’emergenza sanitaria, hanno comunque voluto proseguire convertendo la propria attività in Italia. Come ha sottolineato anche Vincenzo Spadafora, ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport, “Tra volontari ci sono anche giovani che avevano scelto di svolgere il servizio civile all’estero e nei Corpi civili di pace e che, costretti a rientrare in Italia a causa dell’emergenza, hanno scelto di proseguire l’attività nel nostro Paese nei progetti rivisitati dagli enti. Sono poco più di un centinaio ma vanno menzionati perché il loro spirito di solidarietà e il sentirsi attori principali nella difesa della Patria li ha motivati a continuare il proprio servizio seppure in modo molto diverso rispetto alle originarie aspirazioni”.

Ci sono state anche realtà dove non è stata possibile la riattivazione (75 sedi per 27 progetti). Si tratta di giovani che hanno sospeso al momento il proprio servizio ma si sta lavorando per riattivare i progetti il prima possibile.

Cambieranno in parte le attività che gli operatori svolgeranno: in alcuni casi si svolgerà da remoto (290 volontari), quindi direttamente dal proprio domicilio, in altri invece il volontario opera nella sede originaria del progetto oppure in altro luogo grazie a convezioni o gemellaggi (88 operatori) con enti locali ed organizzazioni impegnate nel contrasto all’emergenza sanitaria (Caritas, Diocesi, parrocchie del territorio, enti pubblici, onlus).

Queste le attività nelle quali verranno coinvolti i volontari che riprenderanno servizio:

  • supporto ai comuni e/o ai centri operativi comunali: 11 volontari  in 4 sedi
  • sostegno agli anziani e ai soggetti fragili: 82 volontari in 29 sedi
  • assistenza sociale: 72 volontari in 19 sedi
  • supporto al sistema scolastico: 230 volontari in 48 sedi
  • sostegno agli stranieri: 20 volontari in 6 sedi
  • alfabetizzazione digitale: 14 volontari in 2 sedi
  • attività di comunicazione istituzionale: 6 volontari in 4 sedi
  • realizzazione di progetti educativi o culturali:  186 volontari in 58 sedi
  • gestioni dei flussi presso i luoghi accessibili: 5 volontari in 2 sedi
  • welfare leggero: 24 volontari in 5 sedi
  • supporto all’attività di solidarietà alimentare: 74 volontari in 17 sedi
  • gestione donazioni: 29 volontari in 4 sedi

“Siamo soddisfatti della ripartenza dei progetti di Servizio Civile Universale  – dice don Roberto Dal Molin, presidente di Salesiani per il Sociale APS – , perché crediamo con forza ai valori educativi di questa esperienza che acquistano maggior forza in un momento di emergenza sociale come questo. I nostri ragazzi conoscono bene il valore della loro attività e si sono messi a disposizione per il bene di tutti, in primis per un servizio al nostro Paese. Siamo certi che saranno di grande aiuto nei luoghi dove ricominceranno il Servizio Civile Universale con quello slancio e quell’entusiasmo tipico dei giovani. È questa anche l’occasione per ringraziare il Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale con il quale nelle settimane passate c’è stato un contatto continuo e di grande collaborazione, le nostre articolazioni territoriali che in un momento difficile e complesso hanno manifestato una grande disponibilità a riorganizzare i progetti e le attività dei volontari; un grazie va anche al personale delle segreterie regionali e della sede nazionale che ha accompagnato il processo con competenza, impegno e dedizione”, conclude don Roberto Dal Molin.

Il messaggio del Rettor Maggiore per la Pasqua 2020

Di seguito, il messaggio del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, per la Santa Pasqua 2020 e l’intervista rilasciata al al settimanale cattolico Alfa y Omega a poco più di un mese dalla fine del 28° Capitolo Generale.

Avendo visitato numerosi Paesi, cosa pensa quando il Papa dice che siamo in “una terza guerra mondiale a pezzi” o quando parla della “globalizzazione dell’indifferenza”?

Per il mio carattere e la mia identità carismatica salesiana, tendo a guardare con speranza. Ma, certamente, penso che stiamo vivendo anni molto difficili. Molti di noi, me compreso, 20 anni fa credevamo che la strada verso la pace e verso una crescente estensione dei diritti umani nel mondo fosse lenta, ma visibile. Negli ultimi 20 anni abbiamo vissuto però una battuta d’arresto inimmaginabile, sia a causa del terrorismo internazionale, sia a causa dello sfruttamento e degli abusi nei movimenti migratori esistenti in tutto il mondo, ma anche a causa delle guerre. In questo momento, poi, siamo colpiti da questa terribile pandemia. Non avremmo mai immaginato una cosa del genere. E questa stessa pandemia sta facendo emergere il meglio di molte persone e gruppi sociali (ad esempio medici, infermieri, servizi sociali), e il peggio dell’egoismo e dell’individualismo delle nazioni. A mio parere questo è deplorevole, e non sarà facile dimenticarlo nel post-coronavirus.

Da cattolici, come possiamo affrontare la pandemia?

Prima di tutto, direi che spero che impareremo qualcosa da tutto questo. Per esempio, torneremo a uno stile di vita frenetico o riusciremo ad avere ritmi e spazi più umani? Vogliamo recuperare il tempo perduto nei consumismo o impareremo che è possibile vivere felici con l’essenziale? Continueremo senza freni nella corsa alla contaminazione del mondo o daremo una tregua al pianeta? Dopo questa pandemia, un’indifferenza ecologica come quella che continuiamo a vedere nei vertici climatici non è possibile. Inoltre, di fronte alle situazioni di povertà che aumenteranno, come cattolici, dobbiamo continuare a rispondere con generosità. In generale, in situazioni estreme, tendiamo a dare il meglio di noi stessi. Ho molta fiducia in questo. Vorrei cogliere l’occasione per invitarvi alla solidarietà, alla fraternità, alla carità e alla preghiera. Abbiamo fede in Dio, che è al nostro fianco nel nostro cammino, anche se difficile come quello attuale. Per questo voglio ricordare l’immagine di Papa Francesco che prega in Piazza San Pietro, solo, ma accompagnato da tante persone in tutto il mondo.

 

Lettera dell’economo generale agli economi ispettoriali

Pubblichiamo la lettera dell’Economo generale, il sig. Jean Paul Muller, agli economi ispettoriali pubblicata dall’agenzia salesiana ANS

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(ANS – Roma) – Nei giorni precedenti la Pasqua, l’Economo Generale della Congregazione Salesiana, sig. Jean Paul Muller, ha inviato una lettera a tutti gli Economi Ispettoriali, per fornire diverse informazioni utili e condividere delle comunicazioni relative all’emergenza generata da COVID-19 e alle sue conseguenze.

“In questi giorni da Roma sono molto impegnato a coordinare ed aiutare le nostre Ispettorie a trovare fondi e mezzi, ma anche idee creative, per rispondere alle sfide del COVID-19” esordisce il sig. Muller. Il quale, oltre a rammaricarsi per le tante vittime in tante parti del mondo, si dice però “favorevolmente impressionato dalla notevole energia dei nostri centri (Giovani, Laici, SDB) che hanno escogitato soluzione creative ed efficaci per aiutare le persone bisognose”. In tal senso l’Economo Generale ricorda anche l’avvio della sinergia con il Settore delle Missioni e insieme al Don Bosco-Network (DBN) per il coordinamento di questa situazione d’emergenza e la mail di riferimento (solidarity.covid19@sdb.org) per dare o chiedere sostegno.

Successivamente, nel presentare il calendario generale del sessennio, introduce una significativa novità: i Convegni Internazionali di formazione e accompagnamento per gli Economi Ispettoriali, dal titolo “Economia al servizio del Carisma Salesiano”, cui prenderanno parte anche i responsabili degli Uffici di Pianificazione e Sviluppo (PDO) e delle Procure Missionarie Salesiane. Tali convegni saranno due e sono già fissati per i mesi di settembre 2022 e 2025.

L’attuale congiuntura economica internazionale non può lasciare indifferente il sig. Muller. “Sappiamo tutti che il Covid-19 ha un influsso negativo sul mercato”, afferma, prima di offrire diversi consigli per l’amministrazione e il buon governo economico e finanziario delle Ispettorie. Per certo, la situazione interessa anche un prevedibile calo delle donazioni da parte dei benefattori. A questa sfida, che ha una portata globale, ma che rischia di mettere in maggiore difficoltà soprattutto i progetti nei Paesi in via di sviluppo, l’Economo Generale invita a reagire avendo “il coraggio di prendere le misure necessarie” e mantenendo la fiducia nella Provvidenza.

Nonostante le difficoltà attuali, il sig. Muller è sicuro: “La solidarietà nella Congregazione nel futuro è destinata a cambiare e fra alcuni anni potremo sperimentare che la vicinanza delle Ispettorie tra loro, e nell’interno delle regioni, porterà i suoi frutti”.

La lettera termina con alcune brevi note sulla struttura dell’Economato e gli auguri pasquali, nella speranza della Risurrezione e nel ricordo dei defunti – tanti anche tra i Salesiani – vittime del Covid-19.

Note di Pastorale Giovanile, online e gratuito il numero di aprile 2020

In accordo con la casa editrice Elledici, il numero 04/2020 di Note di Pastorale Giovanile sarà  disponibile online e gratuitamente:

Cari Amici, gentili Amiche,

accanto al pianto per chi non ce l’ha fatta, alla solidarietà per chi è in prima linea, e alla vicinanza per chi vive ancor più nel precariato, vogliamo mettere il nostro piccolo a disposizione per il ritorno alla normalità del quotidiano, dell’educativo, dell’evangelizzazione, della cura ai nostri giovani.
In questo numero di NPG che offriamo completo in PDF (e per cui ringraziamo l’Editrice e la Direzione NPG), il tema del dossier è quanto mai attuale, con tutte le forme di digitale di grande uso (informativo, didattico, culturale, socializzante, ricreativo…) in questo tempo di “reclusione”.
Dunque… TUTTI CONNESSI. E POI? Le sfide antropologiche, educative e pastorali dell’ambiente digitale.
Seguono approfondimenti sul tema, tutti ripresi da articoli precedenti in NPG e nel sito: che merita riprendere!
Poi le RUBRICHE, questa volta tutte linkate al corrispettivo nella rivista e nel sito.
Tra esse segnaliamo la chiusura di “Storia artistica della salvezza”, una quasi enciclopedia di pittura, scultura, mosaci e vetrate che narrano visivamente lungo i secoli la multiforme strada dell’alleanza Dio-uomo.
Continuano poi le rubriche sulla famiglia, sull’accompagnamento educativo, sui santi di oggi come veri modelli-esempi, circa una liturgia più viva e corretta, vivaci esperienze scolastiche e universitarie, e schede per una PG rinnovata.
Cose belle, cose serie, cose che aiutano l’educatore nel suo arduo, bellissimo compito!

Un caro saluto, buon cammino di rientro alla stupenda normalità.

Con amicizia.

Giancarlo De Nicolò
redazione di NPG

Amici di don Bosco: un augurio di buona Pasqua da parte di don Domenico Ricca

Don Domenico Ricca, presidente dell’Associazione Amici di don Bosco, porge suoi auguri di Pasqua a nome di tutta l’associazione.

A voi genitori adottivi, a voi ragazze e ragazzi che siete arrivati in Italia con tanti sogni e tanti desideri, e a voi referenti delle nostri sedi estere: voglio porgere un caro augurio a nome mio personale ma anche delle segreterie che lavorano a Torino e a Lecce per voi.

Università Pontificia Salesiana: consulenza psicologica al tempo del Coronavirus

Si riporta di seguito il Comunicato Stampa dell’Università Pontificia Salesiana in merito al progetto di consulenza psicologica online, attivato dall’UPS attraverso la sua Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica: “Tu stai a casa… Io sto con te”.

Il progetto “Tu stai a casa… Io sto con te”

L’Università Pontificia Salesiana ha attivato un servizio di consulenza psicologica gratuita on line

COMUNICATO STAMPA

Roma, 10/04/2020

Per far fronte agli impatti psicologici che potrebbero derivare dal lungo isolamento causato dall’emergenza sanitaria, la Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica dell’Università Pontificia Salesiana ha deciso di attivare il progetto “Tu stai a casa…Io sto con te”. Una piattaforma digitale di consulenza psicologica on line, gratuita, per garantire la promozione di una cultura fondata sulla solidarietà sociale e continuare, allo stesso tempo, la formazione di specializzandi psicologi e psicoterapeuti.

L’iniziativa, avviata insieme alla Scuola Superiore in Psicologia Clinica (SSPC-IFREP), alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Transazionale (SSPT) e alla Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Interpersonale e di Gruppo (SSPIG-ARPI), si inserisce nel più ampio progetto educativo che l’Università Salesiana porta avanti attraverso la didattica.

Il progetto “Tu stai a casa…Io sto con te” nasce dall’esigenza di “professionisti e psicologi specializzandi di mettersi al servizio degli altri, per fornire un luogo di scambio e di ascolto nel quale le persone possano sentirsi comprese, attivare risorse per autoregolarsi e intraprendere percorsi di accompagnamento psicologico”, precisa il prof. don Mario Oscar Llanos, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione di cui fa parte la Scuola di Specializzazione.

“Questa iniziativa è importante perché è il contributo della nostra Università – conclude il prof. Llanos – per attenuare gli impatti psicologici che questa situazione emergenziale può determinare, soprattutto sulle famiglie e i bambini”.

Il lungo periodo di isolamento sociale, la convivenza forzata, lo smarrimento per la perdita delle certezze della vita quotidiana, le preoccupazioni per una persona cara malata: sono tante le situazioni che mettono a dura prova l’equilibrio psicologico ed emotivo in questo periodo di emergenza sanitaria.

Nell’ultimo sondaggio Global Advisor condotto su quasi 14.000 persone in 15 grandi Paesi, circa il 34% ha risposto di essere ansioso per la propria salute, il 15% si sente solo e il 12% è arrabbiato per le restrizioni alla propria libertà. Allo stesso tempo, però, più della metà (55%) è preoccupata per coloro che sono vulnerabili o deboli, mentre poco meno di un terzo, il 31% degli intervistati, è felice di passare del tempo con la famiglia.

Si stima, inoltre, che oltre un miliardo e mezzo di bambini siano fuori dalla scuola e le famiglie non sempre sono preparate a gestire situazioni di crisi come quella che stiamo vivendo a causa del corona virus.

Contatti e informazioni:  

Scuola Superiore di Specializzazione in Psicologia Clinica – UPS:
Segreteria: ssspc@unisal.it
Sito: https://ssspc.unisal.it
Istituto di Ricerca sui Processi Intrapsichici e Relazionali (IRPIR): http://irpir.it/tu-stai-a-casa-io-sto-con-te/

L’impegno della Famiglia Salesiana al tempo del COVID-19: il messaggio del Rettor Maggiore

SPOT EMERGENCY COVID19 DON BOSCO ITA: l’impegno della Famiglia Salesiana in tutto il mondo in questo momento di emergenza sanitaria, con l’invito del Rettor Maggiore, da una Roma “vuota”, alla grande responsabilità nell’essere onesti cittadini e nel rispettare le indicazioni per limitare i contagi da COVID-19.