Editrice Elledici: Primo Convegno Nazionale di Passodopopasso – Sabato 7 settembre 2019

In collaborazione con gli Uffici Catechistici di Torino, Cuneo e Fossano, la Casa Editrice Salesiana ELLEDICI presenta il primo Convegno Nazionale dedicato al nuovo Progetto Catechistico Passodopasso previsto per Sabato 7 Settembre 2019, dalle ore 9.00 alle ore 18.30 presso la Sala Sangalli di Valdocco (Via Maria Ausiliatrice 32, Torino).

INFORMAZIONI

Convegno riservato ai Catechisti
100 posti disponibili
Iscrizioni entro mercoledì 28 agosto 2019 (ISCRIVITI)

PROGRAMMA DEL CONVEGNO

IN ASCOLTO (ore 9.00)
Presentazione del progetto catechistico:
Le linee guida del progetto PASSODOPOPASSO

CAMBIARE SI DEVE E SI PUÒ (ore 10.00)
Catechesi parrocchiale
Catechesi celebrativa e comunitaria
Catechesi familiare

LE MANI IN PASTA – Prima Parte (ore 11.00)
Suddivisione in gruppi e attivazione di quattro laboratori su differenti tematiche:
Temi e strumenti
Attività
Celebrazioni
Coinvolgimento dei genitori

Pausa pranzo (ore 12.00 – 14.00)

LE MANI IN PASTA – Seconda Parte (ore 14.00)
Ripresa dei quattro laboratori

IN ASCOLTO (ore 17.15)
Celebrare i Sacramenti con arte

SPAZIO ALLE DOMANDE (ore 17.45)
Tempo dedicato ai partecipanti per porre domande

VALUTAZIONE DEL PERCORSO (ore 18.00)
Momento conclusivo di valutazione del Convegno svoltosi

CONCLUSIONE (ore 18.30)
Preghiera finale e saluti

 

 

Strenna 2020 – “Buoni cristiani e onesti cittadini”: per essere all’altezza delle sfide di un mondo che cambia

Riportiamo dal sito dei Salesiani Don Boscosdb.org – il lancio ufficiale della Strenna 2020 che ha compiuto il Rettor Maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime:

“Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”
(Mt 6,10)

“Buoni cristiani e onesti cittadini”

Nota: Mentre presentavo il commento alla Strenna 2019 a Torino Valdocco alla Famiglia Salesiana, alcuni già chiedevano la bozza della Strenna 2020, in modo da poterla avere per l’inizio dell’anno educativo pastorale in alcune parti del mondo.

Faccio questo con gioia ma insistendo che qui si delinea solamente uno schema, una bozza con i punti essenziali che svilupperò quando preparerò una riflessione ponderata, interiorizzata, tranquilla e, per quanto possibile, profonda e comprensibile allo stesso tempo.

Mi piacerebbe che la Strenna continuasse ad aiutarci ad avere un filo conduttore nella guida pastorale del nuovo anno in ogni parte del mondo. Vi benedico tutti.

Dopo l’incontro della Consulta mondiale della Famiglia Salesiana del mese di maggio a Torino, ho pensato di proporre per la Strenna del 2020 un tema che, sotto forma di un binomio, incarni l’essenza della nostra educazione salesiana. L’abbiamo ricevuto dallo stesso Don Bosco: aiutare i nostri ragazzi, ragazze e giovani a essere «buoni cristiani e onesti cittadini». Dobbiamo approfondire sempre più la nostra identità di evangelizzatori ed educatori della fede.

Ecco le parole del X successore di Don Bosco per introdurre il tema:

C’è una crescente fragilità, e talvolta incapacità, nell’essere apostoli e missionari dei giovani. E allo stesso tempo c’è il rischio di non educare i nostri giovani a un forte senso di cittadinanza, giustizia sociale e valori evangelici che portino a interiorizzare, come programma di vita, il servizio agli altri, l’impegno nella vita pubblica, l’onestà personale e l’“allergia” a tutti i tipi di corruzione, la sensibilità verso il mondo della migrazione, verso il creato e la “casa comune” che ci è stata donata, nell’impegno per la tutela degli indifesi, di quanti non hanno parola, e che vengono scartatati.

Mi domando: se non riusciamo a educare a questi valori, cosa stiamo ottenendo? E quale evangelizzazione nel nome di Gesù stiamo portando avanti?

Pertanto, questo impegno educativo è oggi espressione della parola di Gesù:

«Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra».

Questa è e continuerà ad essere la vera “politica del Padre nostro” di Don Bosco.

Novizi del Colle don Bosco – Animazione messa nella cappella più alta d’Europa

Si riporta la notizia proveniente da “La Voce e il Tempo” di domenica 28 luglio 2019 riguardo all’annuale appuntamento che dura oramai da 52 anni ogni primo sabato di agosto presso la Capanna Gnifetti (3.659 metri): la tradizionale Festa della Madonna dei Ghiacciai.

Nata da un gruppo di giovani del liceo Valsalice di Torino per ricordare il loro amico, educatore e guida spirituale, don Aristide Vesco, caduto al monte Ciampono (Gressoney) il 9 luglio 1966.  Novità di quest’anno l’animazione liturgica a cura di alcuni novizi salesiani di Colle don Bosco, che affideranno alla Madonna dei Ghiacciai il loro percorso di discernimento vocazionale.

Da 52 anni ogni primo sabato di agosto, preghiera, commozione e contemplazione di ghiacciai e montagne, si uniscono nella cappella più alta d’Europa. Ai 3.659 metri di Capanna Gnifetti, si celebra il prossimo 3 agosto alle 12 la tradizionale Festa della Madonna dei Ghiacciai: una «testimonianza di fede e di amicizia» nata da un gruppo di giovani del liceo Valsalice di Torino per ricordare il loro amico, educatore e guida spirituale, don Aristide Vesco, caduto al monte Ciampono (Gressoney) il 9 luglio 1966».

La prima festa fu il 5 agosto del 1967, quando dopo una lunga fase di progettazione, costruzione e o trasporto, la cappella fu benedetta e inaugurata nella celebrazione presieduta da mons. Luigi Bettazzi allora Vescovo di Ivrea, insieme al Superiore Regionale Salesiano don Amedeo Verdecchia, il parroco di Varallo Don Ercole Scolari, il parroco di Gressoney La Trinitè don Paolo Brunodet, il parroco di Alagna Don Luigi Ottone e molti amici di don Vesco.

Il mattino di quel 5 agosto veniva portata nella cappella la statuetta della Madonnina che era stata esposta nove giorni nella parrocchia di Alagna. La statuetta, che raffigura la celebre Madonnina che spicca sul Duomo di Milano, era stata donata nel 1960 dall’Arcivescovo mons. Giovanni Battista Montini, il futuro Papa Paolo VI°, alla spedizione Milanese Cento Donne sul Rosa.

Da allora ogni anno la Festa è occasione per ricordare don Vescco ma anche tutti gli alpinisti morti nell’anno sul Monte Rosa o legati a quelle cime. Così nella celebrazione che quest’anno sarà presieduta dal Vescovo di Pinerolo, mons. Derio Olivero, si farà memoria di Dario Montrosset, Giuseppe Oberto, Giovanni Menin, Gerard Branche, Maurizio Caldarola, Claudio Bagicalupo, Maurizio Fenaroli e due alpinisti non identificati. Nel 10 anniversario saranno ricordati anche Jacchini Erminio, Ferrario Ferruccio, Bruno Armando, Comotti Massimo, Petralla Rosario. Novità di quest’anno l’animazione liturgica a cura di alcuni novizi salesiani di Colle don Bosco, che affideranno alla Madonna dei Ghiacciai il loro percorso di discernimento vocazionale.

Federica Bello

 

Madre Graziella Benghini rieletta come Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù

Si riporta l’articolo oggi pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito alle elezioni della Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù di Roma.

Ieri 22 luglio 2019, durante l’XI Capitolo Generale delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù (SOSC) e nel giorno in cui si ricorda la nascita al Cielo del fondatore, mons. Giuseppe Cognata, si sono tenute le elezioni della Superiora Generale, durante le quali la Madre Generale, Madre Graziella Maria Benghini, è stata rieletta per un secondo sessennio, 2019-2025. Dopo l’elezione la Madre ha ricevuto l’omaggio di tutte le sorelle presenti nella Casa Generalizia e, accanto alle spoglie del fondatore, si è alzato un canto di ringraziamento a Dio.

L’XI Capitolo Generale, in corso dal 6 al 28 luglio 2019, si sta sviluppando sul tema “Con Maria, vera oblata, scelte per essere sante e immacolate… Inviate nel mondo per essere profezia di gioia, speranza e carità”.

“In questi giorni – ha manifestato la Madre Generale – abbiamo lavorato nell’XI Capitolo Generale sulle diverse attività che abbiamo come carisma, al servizio dei nostri destinatari e al servizio della missione nelle parrocchie e nelle scuole, un’attività educativo-pastorale che si sviluppa in diversi Paesi del mondo”.

Le sfide di oggi sono molte, soprattutto nel servizio che offrono alle ragazze e ai bambini che soffrono per la disgregazione familiare. L’attenzione delle suore è direttamente rivolta ai bambini, senza dimenticare quel lavoro fondamentale che viene sviluppato con le famiglie.

“In un mondo confuso e disorientato, fra tanti problemi e difficoltà economiche e lavorative – spiega la Superiora – diamo uno sguardo alle nostre parrocchie. Questa collaborazione con i parroci va a beneficio delle famiglie, delle ragazze e dei ragazzi che serviamo”.

La data del 22 luglio è speciale per le SOSC, che ricordano il loro fondatore, mons. Cognata, il cui corpo si trova nella cappella della Casa Generalizia delle religiose, e che lasciò alle suore il motto: “Caritas Christi urget nos” (È l’amore di Cristo che riempie i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare).

Mons. Cognata, salesiano, fondò la Congregazione delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore di Gesù nel 1933. Le SOSC animano una Congregazione attiva e dalla vocazione missionaria. Si dedicano soprattutto all’educazione nelle scuole materne e alla formazione dei giovani, con particolare attenzione alla catechesi e all’assistenza a gruppi di giovani in collaborazione con i parroci. Attualmente ci sono circa 250 suore sparse in Italia, Bolivia e Perù.

VIS: l’offerta formativa per l’autunno con i corsi online e in presenza

Come ogni anno e da oltre 10 anni, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) è impegnato nell’organizzazione, nella cura e nel coordinamento di corsi on line ed in presenza dedicati ai temi più interessanti e attuali del terzo settore.

Ecco una veloce anteprima dell’offerta formativa che vi attenderà al rientro dalla pausa estiva: se siete interessati potete già iscrivervi e riservare cosi’ il vostro “banco virtuale” con l’opzione early booking.

ADVOCACY E DIRITTI UMANI
Corso Online : Guida e Strumenti per Promuovere uno Sviluppo Sostenibile
Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 30 Agosto 2019

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: IL CONTESTO E LA PROFESSIONE
Corso Online : Il mondo della Cooperazione: cos’è e come si diventa cooperanti
Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 3 Ottobre 2019

PROFESSIONE FUNDRAISER
Corso Online : Dalle tecniche tradizionali al digital fund raising
Agevolazione Early Booking: iscrizioni entro il 31 Ottobre 2019

PROGETTARE LO SVILUPPO
Corso Online : Diventare progettisti della Cooperazione Internazionale
Agevolazioni Early Booking: iscrizioni entro 14 Novembre 2019

L’ultimo saluto al Salesiano don Roberto Gualdoni

Si riporta l’articolo pubblicato sul giornale locale d’informazione della Diocesi di Casale e Monferrato, “La Vita Casalese“, di giovedì 18 luglio 2019, in merito alla recente scomparsa del Salesiano don Roberto Gualdoni, alla guida della parrocchia del S. Cuore di Gesù al Valentino.

La comunità salesiana del Valentino piange sconfortata la morte del parroco don Roberto Gualdoni avvenuta giovedì scorso all’ospedale Santo Spirito di Casale, a soli 67 anni. Da un anno combatteva contro una grave malattia. Sabato mattina oltre sessanta sacerdoti hanno concelebrato la funzione funebre nella basilica del Valentino. Toccante il ricordo fatto durante i funerali da don Marco Durando:

“Don Roberto è stato un pastore buono, maestro sapiente, amico sincero”.

Numerosi i ricordi giunti alla nostra redazione che pubblichiamo nelle pagine all’interno.

Con decreto in data sabato 13 luglio il vescovo di Casale Monferrato Gianni Sacchi, in seguito al decesso del parroco del Sacro Cuore di Gesù al Valentino Roberto Gualdoni, col consenso dell’Ispettore dei Salesiani del Piemonte–Val d’Aosta, ha nominato amministratore parrocchiale Marco Durando, nato a Pinerolo nel 1968 e ordinato sacerdote nel 1997, attualmente direttore della Casa salesiana di Casale Monferrato.

(Articolo a pagina 3: La funzione funebre con 60 sacerdoti – Saluto commosso a don Roberto – p.b.) – Alle 19,10 di giovedì 11 luglio don Marco Durando, direttore della Casa Salesiana del Valentino, comunicava sul sito whatsapp del Clero casalese il doloroso annuncio della morte del Parroco don Roberto Gualdoni avvenuta repentinamente all’Ospedale santo Spirito alle 17,45.

È stato un sacerdote secondo il cuore di Dio, zelante, ottimo salesiano e con totale collaborazione alla pastorale diocesana, prima di Casale ad Asti dove è stato parroco per 11 anni e da neanche tre anni a Casale alla parrocchia del sacro Cuore al Valentino, quasi metà con la sofferenza della malattia che lo ha preparato all’incontro con suo Signore. Ancora la domenica precedente, il 7 luglio, seppure sofferente don Roberto aveva partecipato alla messa, fermandosi a salutare i fedeli.

Venerdì 12 luglio alle 19 la chiesa del sacro Cuore era gremita per il rosario in suffragio di don Roberto, che è stato guidato dal nostro vescovo mons. Gianni Sacchi, che l’indomani non avrebbe potuto essere presente per un lutto famigliare concomitante. Egli ha espresso il suo dolore alla Parrocchia e alla Comunità Salesiana per la morte del carissimo e zelante don Roberto, anche da parte del vescovo emerito di Casale mons. Catella e del Vescovo emerito di Asti mons. Ravinale. Al termine il Vescovo Gianni ha preso spunto da un pensiero di sant’Agostino per meditare sul valore della preghiera di suffragio:

“Una lacrima per i defunti evapora, un fiore sulla tomba appassisce, una preghiera, invece, arriva fino al cuore dell’Altissimo”.

Sabato mattina il funerale alle 11,30 ha dato a don Roberto l’imponente attestato di stima e di affetto della parrocchia, della diocesi, dei confratelli salesiani e delle suore F.M.A., con la chiesa piena di fedeli, giunti anche da varie case salesiane, dall’astigiano e da Inveruno.

La messa esequiale è stata presieduta dall’Ispettore dei Salesiani di Piemonte – Valle d’Aosta don Enrico Stasi, con il Vicario don Sabino Frigato. In tutto circa sessanta sacerdoti, tra cui abbiamo notato il Vicario Generale di Asti don Marco Andina, i parroci del Valentino predecessori, don Gervasio Fornara e don Adelino Montanelli, i precedenti direttori dell’oratorio don Leo Colcera e don Roberto Gorgerino, tutti i confratelli della Casa salesiana del Valentino, compreso don Giorgio Ferroglio, attualmente in altra località per cure.

La bara è stata posta su un semplice tappeto ai piedi dei gradini dell’altare, con il cero pasquale acceso.

Don Marco Durando, con commozione si è inginocchiato e ha posato sulla bara la stola bianca di don Roberto e una Bibbia aperta.

I giovani della corale parrocchiale hanno reso solenne la liturgia con la musica e i canti.

All’inizio della celebrazione don Marco ha letto il profilo della vita sacerdotale del caro don Roberto, facendo emergere la sua essenzialità, profondità ed efficacia pastorale.

Tra i presenti c’era il fratello Fiorenzo con la famiglia. Era anche giunta la cara suor Franca Tomaghelli, che il 19 dicembre compirà 90 anni.

Nell’omelia l’Ispettore don Enrico ha messo in rilievo l’aspetto nascosto e rigenerante della malattia: man mano che il corpo si disfaceva, lo spirito si affinava e si elevava per l’incontro supremo con Dio.

Al termine della celebrazione e dopo le esequie la salma è stata portata a Inveruno, dove alle 15 è stato celebrato il funerale nella chiesa parrocchiale san Martino.

Don Roberto lascia in tutti quelli che lo hanno conosciuto il ricordo di un santo sacerdote, preparato, essenziale, con il cuore di don Bosco e lo zelo per i giovani e tutte le anime. Confidava che diventando malato, si sentiva ancor più dalla parte di chi soffriva e moriva, e più partecipe del sacrificio di Gesù cui aveva dato con gioia la sua vita.

Il prossimo 16 agosto avrebbe compiuto 50 anni di professione religiosa, il 13 ottobre i 40 anni di sacerdozio. Questi anniversari ora sono fissati nell’eternità.

VDB: Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco

Si riporta l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana (ANS) nella giornata odierna in merito all’Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco iniziata ieri, 18 luglio 2019.

(ANS – Frascati) – È iniziata ieri, 18 luglio, l’ottava Assemblea Generale dell’Istituto Secolare delle Volontarie di Don Bosco (VDB), che avrà come tema: “La missione odierna delle VDB”. Nell’ambito dell’Assemblea Generale sarà eletta una nuova moderatrice mondiale, che seguirà a Olga K, la quale termina il suo mandato dopo due nomine consecutive. Ad eleggere la nuova moderatrice, saranno tutti gli 84 membri con diritto di voto e altri osservatori e delegati delle VDB.

L’Istituto Secolare delle VDB conta quasi 1200 membri, che si trovano in 60 Paesi del mondo e che vivono la loro consacrazione a Dio attraverso i voti di obbedienza, povertà e castità nella vita quotidiana ordinaria. Non vivono in comunità, ma di solito si riuniscono come “gruppo” una o due volte al mese, per vivere insieme i giorni di raccoglimento e di formazione.

A volte non è facile, per gli altri gruppi della Famiglia Salesiana, comprendere la “consacrazione secolare” delle VDB.

Attraverso le semplici parole della Moderatrice Mondiale uscente, Olga K, affidate al magazine trimestrale delle VDB “Crescere”, si può però capire un po’ di più di questo Istituto Secolare.

“Voglio che il buon Dio faccia di me e di tutte le mie sorelle un tabernacolo vivente in questo mondo”, ha affermato.

Tutti noi possiamo aiutare le delegate dell’Assemblea Generale con le nostre preghiere. Durante il periodo di preparazione all’Assemblea, l’Istituto ha infatti proposto di supportarle recitando la seguente preghiera:

Dio Trinità Santissima, Padre, Figlio e Spirito Santo:
Il tuo nome è Amore. Con questo Amore infinito, entri nel cuore di ogni persona e nella storia umana.
Dio Trinità Santissima, Dio dell’Amore, benedici la nostra ottava Assemblea Generale.
Guida i nostri passi per scoprire modi nuovi e profondi per offrire al mondo la tua acqua,
l’unica che può placare la nostra sete.
Crediamo che ogni volta che apriamo il nostro cuore per scoprire il volto dei nostri fratelli e sorelle bisognosi,
riceviamo l’acqua fresca del tuo Amore, il coraggio e la gioia di annunciare la tua Parola, come la donna samaritana.
Te lo chiediamo: Rinnova in noi il desiderio del tuo Amore e la sete di te,
affinché possiamo accogliere l’acqua viva che ci offri.
Dacci la forza dello Spirito Santo per diventare acqua di amore per il mondo intero.
Amen.
Maria Ausiliatrice, prega per noi.
San Giovanni Bosco, prega per noi.
Beato Filippo Rinaldi, prega per noi.

Cile, lo scandalo degli abusi – Le parole di Mons. Lorenzelli

Riportiamo la notizia di giovedì 18 luglio proveniente da “La Voce e il Tempo”. Una intervista a cura di Marina Lomunno al salesiano Mons. Lorenzelli, inviato dal Papa a Santiago del Cile come Vescovo ausiliare dopo lo scandalo degli abusi e le dimissioni della Conferenza Episcopale cilena. A metà luglio Lorenzelli era a Torino e ha raccontato a «La Voce e Il Tempo» la sfida che lo attende: lenire le ferite del popolo cileno e riconciliarlo alla Chiesa.

Papa Francesco ha ordinato lo scorso 22 giugno nella Basilica di San Pietro come vescovo ausiliare di Santiago del Cile il salesiano don Alberto Ricardo Lorenzelli Rossi. Classe 1953, nato nella provincia di Buenos Aires da genitori italiani, già direttore della Comunità Salesiana in Vaticano e Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano, ha ricoperto numerosi incarichi nella sua congregazione, tra cui Ispettore della Provincia cilena e in Italia di è stato fra l’altro presidente del Cism (Conferenza italiana dei superiori maggiori).

Con mons. Lorenzelli è stato nominato vescovo ausiliare di Santiago, (diocesi governata da un amministratore apostolico) don Carlos Eugenio Irarrázaval Errázuriz, del clero diocesano di Santiago. Il mandato a mons. Lorenzelli giunge in un momento di grave difficoltà della Chiesa cilena la cui Conferenza episcopale, dopo la scoperta di abusi sui minori ad opera di alcuni prelati, ha rassegnato le dimissioni al Papa nel maggio 2018. Lo abbiamo incontrato venerdì 12 luglio scorso, al termine della Messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice dove è venuto a pregare alla vigilia della partenza per il Cile.

Il Papa la invia in Cile dove la Chiesa sta vivendo una crisi profonda. Con che spirito si accosta a partire con un mandato di così grande responsabilità?

La nomina a Vescovo ausiliare di Santiago è stata una sorpresa e ho manifestato subito a Papa Francesco il mio smarrimento e le mie perplessità. Il Papa mi confermato che certamente è un incarico delicato e ho percepito l’atto di grande fiducia verso la mia persona che ritengo, e non per falsa umiltà, eccessiva. Mi hanno molto commosso le sue parole: «Guarda che accettare questa nomina è da incoscienti, l’avessero proposto a me non so se l’avrei accettata: però ti chiedo di fare una scelta da incosciente. E non farlo come un piacere a me ma per il bene della Chiesa». E mi è sembrato che più che il Papa mi stesse parlando mio padre. E così i suoi gesti, le sue parole, hanno fatto cadere le mie resistenze. E mi sono detto con spirito di fede: ‘ciò che il Papa mi sta chiedendo lo voglio leggere come una richiesta del Signore’. E così mi sono inginocchiato e gli ho chiesto di benedirmi. Anche durante la celebrazione dell’ordinazione mi sono sentito come un figlio che riceve un mandato da suo padre. Quel giorno e poi in altre occasioni mi ha detto: ‘Ti ringrazio di avere accettato’.

Cosa le chiede Francesco?

Il Papa non mi ha dato indicazioni particolari: mi ha invitato ad andare e a mettermi a disposizione dell’amministratore apostolico al servizio della Chiesa cilena che in questo momento soffre, ha perso la fiducia del popolo di Dio. E mi riferisco alla Chiesa istituzionale mentre nella gente la religiosità e la fede sono ancora molto vive. È di qui che bisogna ripartire.

E come?

Bisogna prima di tutto costruire comunione con il popolo di Dio: io non vado a Santiago né con un’agenda, né con un programma, nulla. Il mio programma è l’omelia di papa Francesco, molto impegnativa, pronunciata durante la mia ordinazione: «Riflettiamo attentamente a quale alta responsabilità viene promosso questo nostro fratello. Il Signore nostro Gesù Cristo mandò a sua volta nel mondo i dodici apostoli, perché, pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli e riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza». Ecco il mio mandato. Prima di tutto mi impegnerò a vedere, in secondo luogo ad ascoltare e infine a stare vicino ai sacerdoti. Credo che in questo momento di smarrimento e di solitudine del clero, come Vescovo devo offrire ai preti la mia disponibilità. E poi il dialogo e la vicinanza al popolo di Dio, in modo che tutti riprendiamo il nostro cammino di fede.

Quali risposte si aspettano i credenti e la società civile cilena per recuperare fiducia nella Chiesa?

Realizzare il mandato del Papa significa mettermi accanto alle persone che hanno più bisogno, ai più poveri, a quelli che hanno smarrito la strada, la fede. E poi, proprio perché sono un figlio di don Bosco, i primi che avvicinerò sono i giovani perché sono coloro che si sono allontanati di più da una Chiesa in cui non si sono sentiti rispettati ma feriti. È naturale che i giovani pensino, di fronte a fatti gravi come gli abusi, che non ci sia più nulla di credibile: spirito di fede, autenticità, radicalità del Vangelo e sappiamo come i giovani cerchino questa radicalità. E poi l’altro aspetto per me molto importante è la vicinanza alle vittime degli abusi che hanno lanciato un grido di dolore. Non dobbiamo considerarli come nemici ma come persone che davvero portano impressa nella loro carne una ferita: mentre si aprivano alla vita non si sono sentiti rispettati, non si sono create le relazioni giuste e sane che un sacerdote e un vescovo devono instaurare con chi gli è affidato. È fondamentale aprire con loro un dialogo, far capire che gli sono vicino e che riconosco il loro dolore. Ma non solo: dirò loro che «voglio impegnarmi a cercare di sanare le ferite profonde che vi abbiamo creato». Cercherò di incontrarli e guardarli con un occhio di attenzione, di misericordia, di affetto, riconoscendo gli errori. E, a nome della Chiesa, chiederò veramente e sinceramente perdono.

Papa Francesco nel 2015, nel bicentenario di don Bosco davanti alla Basilica di Maria Ausiliatrice, invitò i salesiani ad essere gente concreta come il loro fondatore, che cercava di risolvere i problemi dei giovani che gli venivano affidati. Cosa significano per lei essere «concreto» ora che si appresta a questo nuovo incarico?

La concretezza fa parte del nostro modo di lavorare, della nostra formazione, significa avere i piedi per terra. Per questo non parto per il Cile con un programma predisposto ma cercherò di capire cosa chiede il popolo di Dio alla Chiesa cilena. Il Papa apprezza i salesiani – per un periodo ha studiato nelle nostre scuole, la stessa che ho frequentato anche io – e ci invita a vivere a pieno il nostro carisma, che è una spiritualità dell’allegria, della speranza. Per questo ho scelto nel mio stemma episcopale un passo di san Paolo ai Filippesi (4,4) «Gioite nel Signora sempre»: non una gioia disincarnata ma quella gioia che parte dal cuore, dove ritroviamo i motivi di speranza e della ricostruzione anche quando viviamo situazioni difficili e che qualche volta ci portano alla disperazione. Essere concreti significa che, con l’aiuto di Dio, si possono trovare sempre delle soluzioni. Essere concreti in questo momento per la Chiesa cilena significa non ripetere più i danni che abbiamo commesso. Il nostro slogan dovrebbe essere «mai più», un impegno concreto che si traduce in una formazione del clero seria, un discernimento chiaro della vocazione di coloro che chiedono di entrare in seminario perché abbiamo bisogno di preti che veramente rispondano a quello che il Signore ci indica. Occorre dire no a situazioni che creano confusione, disorientamento, danni e addirittura atti criminali. Essere concreti significa non insabbiare la verità, non possiamo più nasconderci dietro ad un dito. Le indagini dicono che gli abusi sono realmente avvenuti e non si possono più coprire. Per recuperare credibilità dobbiamo dialogare anche con le istituzioni, bisogna rispondere anche alla giustizia in risposta alla dignità delle vittime.

Mons. Lorenzelli, lei è stato superiore dell’Ispettoria salesiana in Cile e Gran cancelliere dell’Università cattolica del Cile. Ora ritorna da Vescovo…

Già 7 anni fa prima di partire per il Cile io sono venuto a Valdocco per chiedere l’aiuto prima di tutto di Maria Ausiliatrice perché don Bosco aveva una fede illimitata nella Madonna: durante la celebrazione in Basilica ho chiesto che Lei «faccia là dove io non potrò fare e non riuscirò a fare». E poi ho invocato don Bosco perché è stato un profeta che ha aperto da Valdocco una finestra sul mondo mandando i missionari prima di tutto in America Latina…

Da argentino di origini italiane, anche per la sua storia personale, è molto vicino a Francesco. Come giudica gli attacchi ad un Papa che non fa altro che invitare al mondo di essere accoglienti e di mettere prima al centro l’uomo?

Io sono in completa sintonia con il Papa anche perché come lui sono nato a Buenos Aires, figlio di migranti italiani partiti per l’Argentina nel Dopoguerra: so cosa significa vivere lontano dal proprio Paese e dalla famiglia. Io vissuto lo sforzo che hanno dovuto fare i miei genitori, imparare una lingua nuova, introdursi in una cultura diversa, dedicare tanto tempo al lavoro, crescere ed educare i figli. Ora l’Argentina è cosmopolita ma allora era diverso: i miei genitori sono partiti lasciando il loro paese distrutto dalla guerra, le famiglie di mia mamma e mio papà erano numerose e così con tanti sacrifici mettevano da parte un po’ di soldi da mandare in Italia per aiutarle. Il problema dell’emigrazione non è solo italiano o europeo: non si sbarca solo a Lampedusa, succede nell’Asia dell’Est, negli Stati Uniti, in America latina. Il Cile stesso è terra di emigrazione, soprattutto dal Venezuela dove la situazione è drammatica. Oggi stiamo vivendo la stessa esperienza delle grandi emigrazioni del Primo Novecento e del Dopoguerra. I popoli si muovono per povertà, fame, guerra, conflitti tribali, persecuzioni. E allora credo che oggi alzare muri, chiudere dei porti o chiudere porte è antistorico. E gli attacchi nei confronti del Papa sono ingiusti perché spesso sono ideologici: Francesco non fa ideologia ma risponde a ciò che il Signore ci chiede nel Vangelo e cioè di essere aperti e accoglienti come lo è stato lui.

Anche tra i credenti ci sono frange di insofferenza nei confronti del magistero del Papa…

Certo, accogliere chi è considerato scarto della società dove manca lavoro o si patisce per la crisi economica non è semplice e occorre che tutti i Paesi facciano la propria parte, ma ritengo che i credenti debbano essere fedeli al magistero del Papa perché sta rispondendo alle emergenze del momento. Non possiamo chiuderci o pensare di essere quelli che eravamo 30 anni fa, quel mondo non esiste più e nemmeno dobbiamo preoccuparci troppo per un futuro che non conosciamo: oggi dobbiamo rispondere a questo presente. Il Papa ci sta esortando a fare di questo presente parte della nostra vita. Per me, ora che sono Vescovo, questo significa non un’adesione al Papa così, solo perché è il Papa, ma perché il suo magistero sta rispondendo al Vangelo che il Signore ci ha annunciato. Francesco Papa dice: «annuncia il Vangelo» e questo è quello che sta facendo lui. Ed è quello che chiede anche a me.

 

 

Missioni Don Bosco: viaggio in Argentina – situazione Buenos Aires

Si trasmette il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco in merito alle prime informazioni fornite dal presidente dell’Associazione, Giampietro Pettenon, riguardo al suo viaggio in Argentina, in particolare a Buenos Aires, quartiere Don Bosco. Uno sguardo partecipe su un quartiere ultra-periferico della capitale, dove le famiglie vivono nella miseria.

MISSIONI DON BOSCO – Comunicato stampa 17 luglio 2019: 60mila persone vivono in condizioni disumane
Bambini giocano fra cani randagi, topi e maiali

Fra le baracche, dov’era una cava ora diventata un acquitrino, vivono tre salesiani, poveri fra i poveri, con attività rivolte ai giovani.

Il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, si trova in questi giorni in Argentina per portare aiuto ai missionari.

“La presenza dei salesiani in questa terra è coeva a quella italiana ed europea”

ricorda nel suo diario di viaggio appena trasmesso alla redazione del sito dell’ente.

“Era il 1875 quando Don Bosco inviò i primi dieci missionari in Argentina, a Buenos Aires”.

Quest’anno tra l’altro si celebrerà a fine settembre a Valdocco la 150° partenza di salesiani e salesiane verso le terre di missione.

“L’attuale massiccia presenza di opere salesiane nella città e nella provincia di Buenos Aires si può paragonare alla medesima quantità di opere dei figli di Don Bosco a Torino e in Piemonte, terra in cui il carisma salesiano è nato”

osserva Pettenon.

“Ci sono collegi con migliaia di studenti dalla scuola materna alla secondaria superiore, un tempo disseminati nella campagna che circondava la capitale argentina ed oggi al centro di enormi quartieri che costituiscono la metropoli moderna di Buenos Aires”.

Negli ultimi anni sono nate nuove opere ‘di frontiera’ nelle aree dove affluiscono centinaia di migliaia di persone provenienti dalla campagna argentina e dai Paesi limitrofi, che cercano fortuna nella capitale della federazione. Fra queste, una ha particolarmente colpito Pettenon, la parrocchia Don Bosco, a sud di Buenos Aires.

“Una parte del quartiere è costituita da case piccole e dignitose; c’è poi una zona bassa, una cava da cui hanno tratto il materiale per costruire l’autostrada vicina, che progressivamente si è popolata di gente senza nulla. Ne è nato un secondo quartiere di circa 60mila persone che vivono in condizioni disumane in cui i bambini giocano in mezzo a cani randagi, topi e maiali che circolano liberamente su mucchi di spazzatura, un acquitrino perenne sulla parte più bassa della cava”.

Con la disoccupazione che colpisce le famiglie, cresce anche la delinquenza.

“Per dare un lavoro a quanti più possibile, i salesiani hanno messo in piedi una cooperativa che raccoglie e differenzia la spazzatura: cartoni e plastica vengono raccolti da uomini che spingono carretti lungo le strade e venduti poi una volta che sono ben impacchettati. Non si guadagna molto, ma meglio che niente”

riferisce il presidente di Missioni Don Bosco. E aggiunge:

“I tre salesiani della comunità che anima la parrocchia sono persone semplici e dirette. Vivono in una casa poverissima dove è difficile trovare qualcosa di superfluo. Sono poveri tra i poveri”.

Altro grave problema è il consumo di droghe ‘anomale’: aspirazione dei residui tossici della lavorazione della cocaina o dei vapori del gasolio, versamento di alcol denaturato sugli occhi per stordirsi grazie all’alta densità di capillari che assorbono velocemente la sostanza. I salesiani cercando di impegnare i giovani con diverse attività durante il giorno. Prima di rimandarli a casa (se ne hanno una) offrono loro una cena sostanziosa.

“Un po’ di veleno nel sangue li aiuta a dimenticare la fame e la miseria in cui vivono. Questi giovani si drogano solo perché hanno fame e non hanno nulla da mangiare. La pancia piena è la miglior terapia”

sottolineano gli operatori del Don Bosco.

Oltre al centro diurno c’è una casa-famiglia, un ‘hogar’ (focolare) che accoglie 25 ragazzi di strada o che vivono situazioni di violenza e di abuso familiare. Insieme con l’oratorio, i salesiani gestiscono corsi di formazione professionale:

“Brevi e semplici per tenere occupati i ragazzi ed insegnare loro un mestiere: falegnameria, carpenteria metallica, gastronomia”

spiega Pettenon.

Il diario completo del viaggio di Pettenon sarà presto pubblicato nel sito www.missionidonbosco.org.

Ai giornalisti interessati potremo fornire ulteriori anteprime, oltre che dare modo di incontrare lo stesso presidente di Missioni Don Bosco al suo rientro.

Grazie per la cortese attenzione, e buon lavoro.

Antonio R. Labanca

La Messa di don Alberto Lorenzelli SDB a Valdocco

Lo scorso venerdì 12 luglio, Valdocco ha avuto il piacere di avere in visita il salesiano don Alberto Lorenzelli, nominato lo scorso maggio Vescovo Ausiliare di Santiago del Cile da Papa Francesco e attualmente Direttore della Comunità Salesiana in Vaticano e Cappellano della Direzione dei Servizi di Sicurezza e Protezione Civile dello Stato della Città del Vaticano.

Nella giornata di venerdì, don Alberto Lorenzelli ha presieduto la S. Messa delle ore 9.00 presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, per poi essere ospite al pranzo in comunità alle 12.30. Un momento di incontro e di ritrovo con la Famiglia Salesiana e con gli amici e conoscenti presenti.

Rivivi l’evento:

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