Don Enrico Peretti – Il Futuro del lavoro è la responsabilità condivisa tra tutti gli attori della comunità civile

Si pubblica un articolo proveniente da Parts Aftermarket Congress (un evento a cura della divisione Automotive di DBInformation) che riporta l’intervento di don Enrico Peretti, Direttore Generale CNOS FAP, che ha come filo conduttore il tema della Formazione. Buona lettura!

Al Parts Aftermarket Congress si è parlato anche di formazione. Una testata come Parts ritiene infatti suo dovere non solo diffondere la cultura del settore ma anche promuovere e supportare la formazione di chi entra a farne parte. Queste sono state le motivazioni che hanno portato due anni fa alla creazione del progetto Quality Pro, che vede la nostra rivista al fianco dei Centri Salesiani CNOS FAP in tutta Italia e che ha coinvolto importanti brand invitandoli a trasferire competenze e conoscenze tecnologiche nelle aule scolastiche.

Per parlare più approfonditamente del valore della formazione è stato chiamato Don Enrico Peretti, Direttore Generale CNOS FAP.

“In tutti gli interventi che mi hanno preceduto c’è un filo logico che ci porta ad affermare che la collaborazione è la nuova competizione. Credo su questo tema si debba aprire una finestra veramente importante, in particolare qui in Italia, dove la formazione purtroppo non gode ancora del rilievo che le è necessario. Spesso ci troviamo di fronte a situazioni che non ci lasciano molto sereni e vediamo continuamente rimettere in discussione i sistemi formativi; talvolta la scuola sembra tornare indietro quando è andata avanti, si pensi soltanto all’alternanza scuola-lavoro, che sicuramente andrà ripensata, corretta, ma non tolta. I Salesiani sono la congregazione fondata da Don Bosco, siamo presenti in 137 Paesi nel mondo e la nostra esperienza più comune è quella della formazione professionale, in particolare nel mondo del manifatturiero. Anche ai nostri giorni vediamo diverse analogie con i tempi di Don Bosco in cui era in atto la rivoluzione industriale: non abbiamo più i poveri ragazzi abbandonati in giro per le città, ma in questo momento in Italia ci sono oltre 280.000 Neet, ragazzi cioè che non sono impegnati né nello studio né nel lavoro o nella formazione, ma al contempo sappiamo di avere almeno 800.000 posizioni lavorative non coperte. Questo ci dice che forse è il sistema che deve ripensarsi, perché è vero che ci sono delle difficoltà ma è anche vero che ci sono dei cambi di mentalità che dobbiamo operare. Il mondo del lavoro ci chiama infatti ad essere attenti e capaci di incontrare tutte quante le proposte in maniera intelligente e con spirito di profondo adattamento”.

Secondo Don Peretti occorre quindi un salto di qualità alla formazione professionale, e le stesse aziende devono essere coprotagoniste: la collaborazione è infatti la nuova competizione, per fare del mondo della scuola e della formazione uno spazio adeguato alle esigenze.

“Tutto il mondo produttivo, tutto il territorio, tutte le pubbliche amministrazioni e le famiglie devono cominciare a pensare concretamente al futuro dei propri ragazzi preparandoli ad un inserimento costruttivo e maturo nel mondo del lavoro, altrimenti continueremo ad assistere a problemi che da educativi diventano sociali – ha sottolineato Peretti – dobbiamo renderci conto, per esempio, che è uno slogan sbagliato dire che la tecnologia e l’innovazione tecnologica producono la distruzione del lavoro, quando invece producono il cambiamento e opportunità lavorative: fino a 60 anni fa il 40% delle persone era impegnato nell’agricoltura, oggi siamo forse al 5%, ma non sono diminuite la capacità e l’offerta di lavoro. Occorre quindi capire quali sono le opportunità e dove deve orientarsi la formazione, tenendo conto che la formazione non è solo un compito del Ministero della Pubblica Istruzione e del Lavoro bensì di tutti i soggetti attivi nella società. Noi siamo impegnati su tutti i tavoli e siamo contenti quando assieme a noi c’è tutto il mondo produttivo, perché da sempre cerchiamo la collaborazione con l’azienda”.

In Italia ogni anno sono 2.250.000 i ragazzi formati dai Salesiani che intersecano il mondo della produzione. Appare dunque fondamentale che questo mondo non sia più sentito solo come lo spazio dello stage, ma che cominci esso stesso a collaborare per definire i progetti formativi.

“Dobbiamo fare in modo che il gap che c’è in questo momento tra l’apprendimento di base e il lavoro sia colmato dalla collaborazione delle aziende soprattutto nei contenuti, nell’accompagnamento, nella disponibilità di risorse e nella formazione dei formatori. Siamo convinti che soltanto in questo modo si possano superare le difficoltà che vediamo in questo momento nel mondo del lavoro, perché riteniamo che l’educazione è tale solo nella misura in cui abilita le persone a inserirsi nel mondo del lavoro e della produzione e a costruire la propria vita, la propria famiglia e la propria autonomia, essendo il lavoro anche un importante tema antropologico. Su questo credo sia necessario un salto di qualità. In Germania il 60% dei giovani interseca il mondo della formazione professionale nel proprio percorso di formazione, mentre in Italia sono meno del 40%.

Un progetto sicuramente interessante – continua Peretti – sarebbe quello di creare un ITS (Istituto Tecnico Superiore) insieme alle aziende del nostro settore, in modo che le nostre competenze di formazione e le competenze tecnologiche delle aziende vengano messe a frutto. Dobbiamo fare questi salti di qualità e per certi versi dobbiamo anche forzare la resistenza del mondo educativo italiano che è troppo ingessato, troppo fermo ad una formazione che parla ancora di conoscenze e non è capace di parlare di competenze reali di inserimento nel mondo del lavoro. Purtroppo, in Italia solo i decisori politici mettono mano al mondo della formazione: dobbiamo quindi chiedere il diritto, in quanto soggetti attivi della cittadinanza, di lavorare effettivamente alla produzione di nuove figure. Dobbiamo anche riflettere sul fatto che non esiste più una vita centrata sul posto di lavoro garantito per sempre, ma occorre essere capaci di preparare le persone ad adattarsi e a cambiare. Chi meglio della formazione professionale può offrire questo strumento? Noi offriamo al mondo della produzione che ci sta accanto uno spazio in cui rendere adeguate le persone alle esigenze del nuovo lavoro, fornendo gli strumenti per reinserirsi al meglio. Questo è quello che facciamo con i nostri ragazzi, e vediamo che chi considera la formazione professionale come prima scelta raggiunge competenze e risultati inaspettati. I corsi trino-quadriennali di qualifica e diploma di formazione professionale e i percorsi di ITS (Istituto Tecnico Superiore) li portano al livello delle competenze delle lauree”.

Il Direttore CNOS FAP ha concluso il suo intervento ricordando che siamo il secondo Paese manifatturiero in Europa, e che quindi è più che mai necessario essere in grado di proporre dei poli di eccellenza che aiutino veramente il mondo produttivo ad avere persone preparate a lavorare nelle aziende.

“Il futuro del lavoro, che è anche il futuro di una società, è la responsabilità condivisa tra tutti gli attori della comunità civile – che sono le famiglie, il territorio, la scuola, la pubblica amministrazione, le aziende – di costruire una filiera verticale della formazione professionale che partendo dai ragazzi che escono dalla scuola media li accompagni e li segua nel lavoro. Le aziende e il mondo produttivo devono dunque diventare protagonisti nella formazione di queste persone”.

Nel mese di Don Bosco: ecco le proposte Elledici!

In preparazione alla festa di don Bosco ecco alcune proposte della Editrice Elledici legate alla Famiglia Salesiana:

Evangelii Gaudium con Don Bosco

Santi, perché no?

I consigli e i proverbi di Mamma Margherita

Don Guido Errico - Coautore Evangeli Gaudium con Don Bosco

L’invito alla GMG di Panama da parte di Don Angel!

Con la GMG di Panama ormai alle porte, ecco le parole di don Angel Fernández in un videomessaggio:

Carissimi giovani, andrò a Panama. Non vedo l’ora di vedervi alla Giornata Mondiale della Gioventù. La presenza del nostro Movimento Giovanile Salesiano deve essere molto speciale”

Ha detto il Rettor Maggiore, Don Angel Fernández – Rector Mayor – in un videomessaggio a tutti i partecipanti alla GMG 2019.
La GMG, più di un semplice evento internazionale di giovani cattolici di tutto il mondo con il Papa, è per i Salesiani una proposta di gruppo che unisce e fa crescere nella fede, nella condivisione, nella solidarietà e soprattutto nell’amicizia con Gesù!

Un invito speciale alla GMG!

“Carissimi giovani, andrò a Panama. Non vedo l’ora di vedervi alla Giornata Mondiale della Gioventù. La presenza del nostro Movimento Giovanile Salesiano deve essere molto speciale” ha detto il Rettor Maggiore, Don ANGEL Fernández-Rector MAYOR in un videomessaggio a tutti i partecipanti alla GMG 2019.La GMG, più di un semplice evento internazionale di giovani cattolici di tutto il mondo con il Papa, è per i Salesiani una proposta di gruppo che unisce e fa crescere nella fede, nella condivisione, nella solidarietà e soprattutto nell’amicizia con Gesù!

Publiée par Agenzia Info Salesiana – Ans sur Vendredi 18 janvier 2019

Papa Francesco – I salesiani portino gioia

Ecco un articolo proveniente da BlastingNews riguardo al commento di Papa Francesco sui figli di don Bosco:

“Ai ragazzi si deve portare questa notizia bella”.

Così scrive, in sintesi, Papa Francesco, nella prefazione al volume “Evangelii Gaudium con don Bosco”. Ci sono belle e vere notizie diverse da quelle “che passano ogni giorno sui giornali e la rete”, che possono essere veicolate dai “testimoni” di Gesù Risorto. Cosi hanno fatto don Bosco e tante altre figure della congregazione salesiana che, per primi, “si sono lasciati raggiungere dalla misericordia di Dio”.

Le parole del pontefice sono state commentate a Telepace News dal vescovo Enrico dal Covolo, il quale ha dichiarato di aver parlato personalmente con il Santo Padre di San Giovanni Bosco e soprattutto della “santità nella Famiglia Salesiana”.

La santità dei salesiani è nella gioia

Dalle parole di Bergoglio contenute nel volume sull’Evangelii Gaudium curato dal salesiano Antonio Carriero, traspare una grande stima per il carisma di questa congregazione religiosa.

L’opera contiene 25 contributi firmati da “grandi esperti” in diverse discipline, che mettono in rilievo il pensiero di Papa Francesco  per far fronte a situazioni di disagio culturale e sociale nel mondo giovanile.

Tutto ciò, naturalmente, in chiave salesiana, tenendo presente ciò che ha insegnato San Giovanni Bosco in tema di educazione e prevenzione del disagio giovanile.

“Voi salesiani siete fortunati”, scrive il pontefice rivolgendosi ai figli di don Bosco. Questo perché il santo piemontese sapeva essere sempre “gioioso”, affrontando la vita quotidiana nel migliore dei modi. Il Santo Padre fa riferimento a quel sano “ottimismo” con cui possono essere affrontate tutte le difficoltà. Del resto, la santità di don Bosco consisteva anche e soprattutto nel suo temperamento gioioso. La richiesta del Papa ai membri della congregazione è di essere portatori sani della gioia del Vangelo, proprio quella di cui è stato testimone il presbitero astigiano, e che conduce alla santità.

Il vescovo Enrico dal Covolo: ‘Papa Francesco parla di santità della porta accanto’

Il vescovo salesiano Enrico dal Covolo, intervistato da Telepace News, ha commentato la prefazione di Bergoglio al volume, dicendo che quanto affermato dal pontefice nella prefazione del libro coincide per molti aspetti con il modello di santità rappresentato da don Bosco. Quest’ultimo, infatti, era solito dire sempre ai suoi ragazzi: “Desidero vedervi felici”. Secondo l’Assessore al Pontificio Comitato di Scienze Storiche, il Papa vorrebbe dai salesiani e da tutti i cristiani un’incarnazione nell’esistenza di quella “santità della porta accanto”. Ed è proprio questo “che rende belle e felici le persone”, come spiega ampiamente il Santo Padre stesso nell’esortazione “Gaudete et exsultate”.

Nel testo “Evangelii Gaudium con don Bosco” il pontefice ricorda la storia della nascita della famiglia salesiana. Nella Torino dell’Ottocento, quando nascevano le grandi fabbriche, cominciavano ad emergere con forza i grandi disagi sociali.

In questo contesto particolare si inserì l’azione di San Giovanni Bosco e di tanti altri santi da lui ispirati che seppero far fronte alle nascenti emergenze. Egli raccolse tanti “ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo”, accogliendoli in scuole e comunità nelle quali offriva loro la formazione adeguata.

Papa Francesco rivela di essere cresciuto in una di queste scuole, aggiungendo che chi lo ha accompagnato nella sua giovinezza lo ha “aiutato ad andare avanti nella gioia e nella preghiera”. Da qui la sua benevolenza nei confronti dei salesiani, di cui dice: “Mi hanno aiutato a crescere senza paura, senza ossessioni”.

Don Antonio Mazzi – Davanti a quel ragazzo di 14 anni mi sono sentito analfabeta

Si pubblica qui a seguire un articolo proveniente da FamigliaCristiana.it, riguardo al commento di don Antonio Mazzi – fondatore di Exodus (clicca qui per saperne di più) sullo scatto che ritrae le immagini di due giovani che fumano eroina sulla metro di Milano. Buona lettura!

Fanno il giro sul web le immagini agghiaccianti di due ragazzi che fumano eroina sulla metro gialla appena saliti alla fermata Rogoredo, alla periferia di Milano. Ragazzi che provenivano dal cosiddetto “Bosco della droga” perché di questo si tratta. Un punto di ritrovo del Nord Est di tutti coloro che consumano eroina. Don Antonio Mazzi, fondatore di Exodus,
che effetto le fa?

«Per noi non esiste l’ effetto del 13 o del 17 gennaio, è un fenomeno che conosciamo molto bene e si esprime in varie maniere. È esploso e dobbiamo smettere di parlare solo di Rogoredo ma tornare alla vita quotidiana sennò ripetiamo l’ errore di Parco Lambro quando la droga da lì poi è andata in Stazione Centrale, per le strade, nelle piazze e nei sottopassi. Questa foto ci impressiona perché sono ragazzi mentre allora erano adulti, gente distrutta e disfatta. Questi sono giovani che hanno tutto a casa, non i disperati di 30 anni fa».

Lei è stato tra i primi a fare un salto a Rogoredo

«Quello che mi ha impressionato due mesi è che ho incontrato un ragazzo di 14 anni che andava a cercare lo spacciatore per prendere l’ eroina a tre euro e farsi tutta la cerimonia. Voleva bucarsi, sentire quell’emozione che non gli danno le droghe chimiche di cui si è stufato. “Ed è inutile che ci insegnate che si muore” mi ha detto “lo sappiamo perfettamente e sono fatti nostri”. Aveva bisogno dell’ emozione forte. Mi ha spiazzato che un quattordicenne mi tirasse fuori il vecchio rituale della siringa e del sangue perché deve provare lo sballo, visto che le droghe nuove ti mandano fuori di testa ma manca l’ emozione forte. Questo mi diceva: “io vado, compro l’ eroina, ho già la siringa, vado in un angolo e godo. Questo è il problema».

Che responsabilità abbiamo noi adulti?

«Di aver fatto dimenticare il passato ai nostri ragazzi, non gli dobbiamo insegnare come morivano una volta ma dare radici. Dove abbiamo buttato la cultura del passato? Gli adulti di oggi non hanno trasmesso la storia di ieri. Abbiamo dei ragazzi di 14 anni che non sanno niente di quello che è successo 15 anni fa. Questi sono ragazzi che nascono artificialmente. Invece noi siamo le radici dei nostri ragazzi, non quelle marce, ma quelle della storia anche positiva. Abbiamo tradito i nostri figli e non gli abbiamo dato le radici. Questo ragazzi di 14 anni veniva lì perché voleva emozioni. Punto».

Che risposte abbiamo noi adulti?

«Ieri la parte drammatica del Parco Lambro era drammatica perché drammatica era la vita; oggi il dramma di Rogoredo è che questi ragazzi vanno a cercare il dramma perché la vita è stupida. Quella era la droga che usciva dal dolore, dalla solitudine, dall’ ingiustizia questa che esce dal capriccio o dal non sapere cos’ è successo ieri. Oggi è l’ eroina, domani potrebbe essere il suicidio. Mancano le motivazioni delle emozioni in giovani che non hanno radici, diventano grandi artificialmente attraverso la Tv, la scuola che non è scuola e compagnie che non sono di amici ma di persone con cui passare il tempo. Davanti a quel ragazzo di 14 anni mi sono sentito analfabeta. Spiazzato. Non abbiamo un progetto né strumenti. Perché non gli diamo motivazioni».  

ASCOLTA L’INTERVISTA INTEGRALE A DON MAZZI

Quel cortile dietro le sbarre – Don Domenico Ricca racconta il carcere minorile Ferrante Aporti di Torino

Venerdì 18 gennaio alle ore 20.45 all’Auditorium dell’Istituto Sacro Cuore in Piazza Giovanni XXIII, 4 di Vercelli verrà presentato il libro-intervista: “Il cortile dietro le sbarre: il mio oratorio al Ferrante Aporti” alla presenza della giornalista Marina Lomunno in dialogo con Don Domenico Ricca, salesiano, da 35 anni cappellano al carcere minorile di Torino.

In questo libro-intervista racconta la vita quotidiana dei giovani detenuti con i loro drammi e delusioni. Anche dietro le sbarre può rinascere la speranza e respirare libertà.

I diritti d’autore saranno devoluti per progetti di studio e di lavoro dei ragazzi del Ferrante Aporti. Possibilità del posteggio interno.

Giornata Mondiale della Gioventù di Panama 2019

Si pubblica qui a seguire un’articolo della redazione di ANS (Agenzia Info Salesiana) riguardo la GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) che quest’anno si svolgerà a Panama dal 23 al 27 gennaio 2019!

“Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38) 

 

ANS – (Città di Panama) – Giovani provenienti da diverse parti del mondo si stanno preparando a vivere uno dei più grandi eventi della vita della Chiesa, che riunisce migliaia e migliaia di persone, questa volta al centro del continente americano, Panama: la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG). Alcuni sono già partiti, altri sono in partenza, altri ancora partiranno nei prossimi giorni. Ciò che è certo è che la celebrazione inizia tra pochi giorni e i Figli spirituali di Don Bosco saranno presenti per accogliere i tanti visitatori.

La partecipazione di tre grandi personaggi renderà la GMG una festa piena: in primo luogo il Santo Padre Francesco, e poi, per il mondo salesiano, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e la Madre Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Madre Yvonne Reungoat. Parteciperanno, inoltre, autorità di diversi Paesi: il governo panamense ha confermato la partecipazione dei Presidenti di Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Honduras, Portogallo…

Papa Francesco partirà da Roma il 23 gennaio e arriverà a Panama lo stesso giorno. Giovedì 24 riceverà i saluti dalle autorità del Paese e dal Presidente di Panama, Juan Carlos Varela Rodríguez, e incontrerà anche i vescovi centroamericani. Nel pomeriggio si terrà la cerimonia di accoglienza e di apertura della Giornata Mondiale della Gioventù 2019, nel “Campo Santa María la Antigua” – Cinta Costera.

Durante il suo soggiorno a Panama il Santo Padre avrà diverse occasioni nelle quali incontrerà migliaia di giovani, e concluderà la sua visita con la celebrazione della Santa Messa di domenica 27 gennaio, nel grande “Campo San Juan Paolo II” – Metro Park, dove sono attesi circa 250.000 fedeli.

L’inno ufficiale della GMG di Panama 2019, dal titolo: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38) è scritto e composto da Abdiel Jiménez, con la produzione e gli arrangiamenti di Aníbal Muñoz, e la collaborazione di Carlos Samaniego e Ricky Ramírez, professionisti con una grande carriera musicale. 

I Salesiani, da parte loro, trasmetteranno in diretta i momenti principali della GMG attraverso la pagina Facebook di ANS.

Tutto il Paese si sta preparando da mesi, mettendo a punto i dettagli prima che arrivi il Santo Padre, ed è con grande entusiasmo che attende i giovani del mondo che hanno deciso di partecipare a questa GMG. “Un evento che ha unito più di 4 milioni di panamensi nell’amore verso i propri fratelli, senza distinzione di religione, credenze o politica”, ha spiegato Yithzak Gonzalez, operatrice della Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale di Panama, in un’intervista rilasciata a “Vatican News”.

Il cortile dell’oratorio e il contrasto alla povertà educativa

Si riporta qui a seguire un articolo pubblicato dalla editrice “Vita” – magazine Vita, mensile dedicato al racconto sociale, al volontariato, alla sostenibilità economica e ambientale e, in generale, al mondo non profit – a cura di Giovanni D’Andrea, riguardo la prima indagine nazionale sugli 8mila oratori d’Italia.

L’83% degli oratori ha un doposcuola, l’88% attività espressive, l’83% un gruppo sportivo. L’oratorio che agisce sempre meno da solo e sempre più e sempre meglio in un lavoro di rete.

La casa editrice EDB di Bologna ha pubblicato da poco la prima indagine nazionale sui centri giovanili, commissionata dal Forum degli Oratori Italiani e dal Servizio per la Pastorale giovanile della Chiesa italiana all’IPSOS di Nando Pagnoncelli, che ha curato la redazione del libro “Un pomeriggio all’Oratorio”.

Nel nostro immaginario l’oratorio è il luogo della socializzazione, del gioco e dello svago. Diversi di noi ci sono passati in giovani età. Lo stesso Pagnoncelli deve all’oratorio di una parrocchia di Bergamo parte della sua formazione quando nella presentazione del testo dice:

«intorno ai 13-14 anni il curato ci faceva lezioni di buona politica, ci insegnava ad osservare il quartiere, a farci carico dei problemi degli altri e ci educava alla partecipazione».

È quello che don Bosco definisce la formazione «dell’onesto cittadino e del buon cristiano». È indubbio il valore socio-educativo dell’oratorio centro giovanile che insieme alle altre agenzie educative del territorio contribuisce a creare la rete educativa a favore delle giovani generazioni lì presenti. Non è dunque l’oratorio che agisce da solo ma sempre più e sempre meglio in un lavoro di rete.

Sono poco più di 8.000 gli oratori censiti in Italia, una tradizione che agisce in Italia da 450 anni, dai tempi di San Filippo Neri nella Roma del ‘500. In questi secoli l’oratorio ha saputo adattarsi alle esigenze dei tempi restando sempre nell’alveo dell’educazione oltre che della formazione cristiana dei giovani.

In ambito di contrasto alla povertà educativa una delle attività principe messa in atto dagli oratori è quella del “doposcuola”, l’83% è la media nazionale degli oratori che mettono in atto questo servizio (89% al nord, 83% al centro, 74% al sud). Un servizio che si fonda molto sui volontari. Le attività di doposcuola assumono diverse modalità, da quello semplice dell’aiuto nel fare i compiti alla forma integrata che oltre al classico aiuto nei compiti si aggiungono attività di socializzazione, sportive, di arti espressive (teatro, danza, canto, musica), focus group tematici. Queste ultime attività espressive sono svolte dall’88% degli oratori. Un’altra attività con un forte trend è quella sportiva con l’83%.

L’oratorio offre anche per gli adolescenti e giovani l’occasione di mettersi al servizio in attività di animazione ludica e formativa per i più piccoli il cui momenti clou è in estate con i famosi GREST o Estate Ragazzi e gli immancabili campeggi. Vanno anche considerate le gite elemento in cui si mettono assieme l’aspetto ricreativo, culturale ed ecologico – ambientale, un mix che aiuta il giovane a crescere culturalmente in queste dimensioni. Il coinvolgimento dei giovani si concretizza anche nelle attività caritative e di volontariato.

Va anche considerato un altro aspetto socio-educativo svolto dall’oratorio, quello di essere luogo di inclusione per le diverse etnie che sempre più vivono in Italia. È in oratorio oltre che a scuola che i giovani di “seconda generazione” vivono processi di inclusione e se ben guidati dagli adulti ed educatori possono mettere a frutto la ricchezza che ogni cultura ha in sè. Questo apre anche ad un interessante confronto interreligioso.

Forse parlando di oratorio la nostra mente va a configurare l’immagine di cortili, campi da gioco, sale, biliardini ma questi sono da considerare come strutture. L’essenza dell’oratorio sono le persone, le diverse generazioni che si incontrano, i ragazzi ed i loro animatori più grandi, gli educatori, i genitori da coinvolgere sempre più e sempre meglio nel dialogo educativo: c’è il rischio infatti che l’oratorio sia visto come luogo accuditivo, un “parcheggio ad ore” per cui i genitori possono respirare un po’ e svolgere attività in maniera più libera, ma l’oratorio è invece un luogo educativo aperto alla collaborazione di tutti. Don Michele Falabretti, Responsabile nazionale della Pastorale Giovanile della Chiesa Italiana lo definisce insieme alla scuola “la più grande palestra di umanità e di relazioni umane che si possa immaginare”.

Relazioni umane che rappresentano una valida risposta alla povertà educativa minorile, è nella relazione che le persone si incontrano, si ascoltano ed avviano un dialogo che fa crescere ognuna delle parti, l’adulto chiamato sempre più a vivere da persona significativa ed il minore ad assumersi la sua responsabilità di continuatore ed erede del patrimonio culturale che una comunità educante gli affida e così di generazione in generazione.

don Giovanni D’Andrea
Presidente di Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS

Ormai prossime le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana

Si riporta l’articolo pubblicata da ANSAgenzia Info Salesiana – riguardo alle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana che si svolgeranno a Valdocco dal 10 al 13 gennaio 2019:

SalesianFamilyDays.com

(ANS – Torino) – Le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2019 si terranno a Torino-Valdocco dal 10 al 13 gennaio 2019 e saranno incentrate, come sempre, sul tema della Strenna del Rettor Maggiore. La linea guida di questa 37ª edizione sarà pertanto il motto:

“Perché la mia gioia sia in voi” (Gv 15,11) La santità anche per te”.

La Famiglia Salesiana, con una vasta rappresentanza dei 31 gruppi che la compongono, si ritroverà dunque a Valdocco, casa madre del carisma salesiano, che farà da cornice a questi quattro giorni di riflessione, preghiera, condivisione ed incontro nello stile gioioso di Don Bosco.

I partecipanti alle Giornate di Spiritualità, provenienti da tutti i cinque continenti, saranno 300. Saranno accolti, come da programma, giovedì 10 gennaio, da don Enrico Stasi, Ispettore Piemonte e Valle D’Aosta. Dopo l’iniziale saluto di benvenuto, si terrà la presentazione delle Giornate, che sarà condotta da don Eusebio Muñoz, Delegato del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana. 
L’inizio delle Giornate di Spiritualità, con il benvenuto di don Enrico Stasi, potrà essere seguito in diretta sulla pagina Facebook di Ans, che trasmetterà live l’evento
Nel corso delle quattro Giornate, Ans trasmetterà sulla propria pagina Facebook anche altri eventi, tra i quali assumono una particolare rilevanza la presentazione della Strenna da parte del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, (10 gennaio, ore 17,45), la tavola rotonda dal titolo “La Santità nei contesti dove si svolge la nostra vita” (12 gennaio, ore 15,30) e, naturalmente, la Messa domenicale presieduta dal Rettor Maggiore e l’incontro conclusivo, previsto per domenica 13 gennaio a partire dalle ore 11.

In questo modo, che anche chi non sarà fisicamente presente, potrà seguire da vicino lo svolgimento delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana.

 

Torino, il Sinodo entra in carcere

Riportato qui di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno – giornalista, coordinatore redazionale – La Voce e il Tempo, settimanale della diocesi di Torino – di giovedi 3 gennaio, inerente alla visita guidata dall’arcivescovo Nosiglia, di un gruppo di 80 ragazzi, provenienti dalle diocesi di Rivoli, Moncalieri e Collegno, che ha visitato l’istituto per minori “Ferrante Aporti“. Buona lettura!

Il Sinodo sui giovani nelle intenzioni del Papa doveva coinvolgere tutte le realtà giovanili, in particolare quelle più fragili: ecco perché è molto significativo che un gruppo di adolescenti delle nostre comunità cristiane abbia proposto ai loro animatori di conoscere durante il Sinodo i loro coetanei che vivono la realtà della detenzione.

Un bel segnale di accoglienza e fratellanza.

Don Domenico Ricca