100 luci per 100 storie che chiamano il futuro: Mappa celeste dell’Italia che c’è
Quale Italia siamo, quale possiamo e vogliamo essere? Come aprirsi ad un nuovo giorno, senza minimizzare l’inverno che ci aspetta, ma affrontandolo col meglio delle risposte che sappiamo dare già oggi?
Questi alcuni degli interrogativi che hanno ispirato gli ideatori della manifestazione “Mappa celeste dell’Italia che c’è – 100 Storie che chiamano il Futuro” che, nella notte che porta all’equinozio, il 22 settembre, cercheranno di mappare la situazione attuale del territorio nazionale attraverso 100 storie ed esperienze di reti associative e persone che operano concretamente per prendersi cura del futuro comune. L’evento si terrà Sabato 22 Settembre 2018 a partire dalle ore 21.30 presso l’Auditorium San Fedele di Milano in Via Ulrico Hoepli, quando 100 luci verranno accese: esse corrisponderanno a 100 interventi di persone che in 5 minuti racconteranno ciò che funziona e crea valore oggi nella propria esperienza e quale scenario ipotizzano tra dieci anni in cui sia possibile fare ancor meglio e con maggiori risultati quello che stanno facendo.
Una di quelle 100 luci verrà accesa da don Stefano Mondin, delegato della Pastorale Giovanile Salesiana del Piemonte e della Valle d’Aosta (con 35 comunità, 15 centri professionali, 26 parrocchie e 25 oratori) che si adopera con costanza nel binomio educazione-lavoro e orienta l’attenzione del lavoro della sua équipe verso la formazione di ragazzi giovani, soprattutto quelli più bisognosi, come fece instancabilmente il padre dei salesiani, Don Bosco. Per esempio, tra i diversi progetti, quello di Spazio fratto Tempo che, partendo “dall’interdipendenza tra luoghi di lavoro e percorsi di crescita, mira a promuovere tracce di futuro sostenibili per tutti i giovani. Da qui la proposta dei laboratori che, incontrando nella quotidianità i bisogni, cercano risposte percorribili“, come racconta don Stefano.
Tra i promotori e organizzatori della serata “Mappa celeste dell’Italia che c’è”: Alessandro Rosina, docente universitario, studioso delle trasformazioni demografiche, i mutamenti sociali, la diffusione di comportamenti innovativi; Maria Chiara Prodi, presidente della Commissione “Nuove migrazioni e nuove pratiche” del Cgie, il Consiglio generale per gli italiani all’estero e Consigliera nazionale delle Acli (Associazioni Cristiane Lavoratori) di Francia; Ivana Pais, docente di Sociologia economica nella Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, svolge ricerche sulle reti sociali e le comunità professionali digitali; Sergio Sorgi, Vice presidente e socio fondatore di Progetica (1994), è esperto di welfare, previdenza e temi sociologici e comunicativi relativi ai rischi ed alla loro percezione; Tommaso Vitale, ricercatore al Centre d’études européennes, professore associato di Sociologia, è direttore del master Governing the Large Metropolis presso l’Ecole Urbaine de Sciences Po; Emanuele Polizzi, docente in sociologia all’Università Statale di Milano, membro dei Laboratori Sui Generis e PolisLombardia all’Università di Milano Bicocca, attualmente ricercatore presso l’Università E-Campus, si occupa di terzo settore, partecipazione associativa e politiche sociali; Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà e del Gruppo Cooperativo Gino Mattarelli (CGM), la più grande rete di imprese sociali in Italia, da sempre attivo nella cooperazione sociale, in particolare nello sviluppo di iniziative imprenditoriali, rapporti con le reti territoriali e progettazione strategica nazionale.
L’invito, dunque, è per “tutti coloro che non sono rassegnati alla logica della divisione e della politica che offre solo paure e nemici da combattere, per chi vede e lavora per un’Italia che fa, che sa unire e sa mettersi in relazione, che sa di poter essere protagonista dei percorsi più virtuosi di trasformazione di questo secolo“, come sottolinea uno degli organizzatori, A. Rosina.
Ecco la comunicazione ufficiale dell’iniziativa:
MAPPA CELESTE DELL’ITALIA CHE C’E’
100 STORIE CHE CHIAMANO IL FUTURO
L’Italia può dare bellezza ai processi di cambiamento di questo secolo. Ma non potrà farlo se prigioniera di un clima di risentimento, paura e rassegnazione. Perché possa esprimere il meglio di sé è necessario che venga rafforzato il senso di appartenenza ad un destino comune e sviluppata una visione comune di un futuro possibile e desiderato da realizzare. Al rancore e alla paura che chiude in difesa del presente, va contrapposto (anzi, controproposto) il desiderio di partecipare alla costruzione di un’Italia che metta in gioco le energie positive del Paese. Il modo più concreto e solido per farlo è quello di mettere insieme le realtà (i soggetti sociali) che già oggi “dal basso” si muovono in tale prospettiva, ovvero quello di connettere chi nella sua azione sul territorio già oggi sperimenta concretamente che l’apertura è più feconda della chiusura. Un’apertura alla relazione da intendere su tre direttrici (temporale, spaziale e relazionale): verso il futuro, verso l’Europa e il mondo, verso l’altro.
Dare protagonismo agli attori dell’apertura che funziona e produce valore sul territorio non significa chiedere ad essi di farsi consenso strumentale ad operazioni politiche calate dall’alto, ma produrre con essi (con la loro esperienza concreta fatta intelligenza collettiva e messa, con metodo, a valore comune) l’idea di paese desiderato e possibile da realizzare nei prossimi 5, 10, 15 anni. Ovvero, la costruzione concreta del luogo futuro in cui collocare capacità e specificità italiane di generare benessere e valore condiviso in coerenza con le trasformazioni del mondo che cambia. Un luogo che abbia tutta la forza di attrarci verso di sé, perché rappresenta ciò che possiamo e vogliamo diventare.
Questa idea positiva di Italia da costruire progettualmente insieme (non ideologicamente, ma con la forza della sua autoevidenza positiva) deve diventare il Bene Comune di cui prendersi individualmente e collettivamente cura.
100 LUCI ACCESE NELLA NOTTE DEL 22 SETTEMBRE
PERCHE’:
Per costruire un futuro migliore insieme è necessario partire dal presente, da quello che già di bello e positivo l’Italia di oggi sa esprimere. Pensiamo ad un evento che possa dare autoevidenza a tale Italia e forza per illuminare il nostro futuro comune, come luogo possibile e desiderato da raggiungere insieme.ù
COSA:
Un evento in cui ciascuno porti la propria luce, con l’obiettivo di capire meglio l’Italia di oggi e elevare a sistema la capacità di guardare al futuro.
QUANDO:
L’evento si svilupperà durante la notte tra il 22 e il 23 settembre, a partire dalle 21.30.
DOVE:
L’evento si terrà nell’Auditorium e negli spazi del Centro Culturale S.Fedele, rimanendo aperto sulla piazza S.Fedele, in centro a Milano.
COME:
Ci saranno 100 luci che verranno accese che corrisponderanno a 100 interventi di persone che in 5 minuti racconteranno ciò che funziona e crea valore oggi nella propria esperienza e quale Italia si immaginano tra dieci anni in cui sia possibile fare ancor meglio e con maggiori risultato quello che stanno facendo. Metà degli interventi verranno svolti in presenza e l’altra metà da contributi che arriveranno online da tutta Italia, con un percorso che fisicamente e virtualmente coprirà tutta la notte fino all’alba.
L’elenco dei 100 interventi verrà reso noto con anticipo rispetto all’evento del 22.
E DOPO?
Non ci sarà una vera conclusione dell’evento perché l’intenzione è che dal tenere accesa tale notte sino all’alba possa partire un impegno comune a costruire concretamente insieme un’idea comune di Italia in grado di dar più forza e valorizzazione a ciò che oggi funziona e produce valore sul territorio. L’impegno è rimanere svegli e contribuire a dar luce a tale idea comune, rendendola un progetto concreto da realizzare e in grado di condizionare positivamente l’offerta politica.
L’INVITO!
L’invito è quindi quello di passare insieme quella notte e riflettere su quale Italia siamo, quale possiamo e vogliamo essere.
L’invito è quello di dire insieme che ci siamo, che non siamo rassegnati alla logica della divisione e della politica che offre solo paure e nemici da combattere.
L’invito è a dar forza all’Italia che fa, che sa unire e sa aprirsi, che non accetta di diventare marginale rispetto ai percorsi più virtuosi di sviluppo inclusivo di questo secolo.
L’invito parte da alcuni promotori ma è aperto a tutti coloro che condividono questa impostazione e che dal 23 settembre sono pronti a lavorare per un futuro in cui portare il meglio dell’Italia di oggi e dei nostri desideri comuni da realizzare. Senza protagonismi, ma con metodo, costanza e determinazione.