Ascolto e Cammino: così si avvia il nuovo anno accademico dell’ UPS

Come da tradizione, Giovedì 12 ottobre 2017 si svolgerà a Roma l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2017-2018 dell’ UPS, Università Pontificia Salesiana. Il programma ha due diversi momenti che si terranno in due luoghi distinti: il primo, alle ore 9.30, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Speranza, in Piazza Fradeletto 2, adiacente al campus universitario, con la concelebrazione eucaristica presieduta da don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani di Don Bosco e Gran Cancelliere dell’ UPS.
Il secondo momento, invece, avrà inizio alle ore 11.00 presso l’Aula Paolo VI dell’UPS con l’Atto Accademico, introdotto dalla relazione del rettore, don Mauro Mantovani. Segue l’intervento di Prolusione dei proff. Alessandra Smerilli e Luigino Bruni, dal titolo “Ascolto e cammino. Educarci ed educare a nuovi stili di vita”. L’intermezzo musicale farà da stacco alla seconda parte dell’Atto Accademico che prevede la consegna della medaglia ai docenti emeriti e la premiazione degli studenti meritevoli. Infine il Gran Cancelliere proclamerà la apertura dell’Anno Accademico.

ORATORI, MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI INSIEME A PARTIRE DALLA NUOVA LETTERA PASTORALE

Don Luca Ramello presenta lo START UP 2017, che si terrà il 7 di Ottobre sulle colonne di LA VOCE E IL TEMPO:

Per l’avvio del nuovo anno 2017-2018 di Pastorale giovanile della nostra Arcidiocesi l’appuntamento sarà «in vigna»! Sì, in una vera vigna, un’eccellenza della città di Torino, una delle tre «vigne metropolitane» d’Europa, insieme a quella di Parigi e Vienna. Si tratta della «Vigna Reale» di Villa della Regina, a pochi passi dal cuore di Torino, per poi ritrovarsi presso il vicino Seminario Maggiore. Perché partire dalla vigna? Cinque anni fa, aprendo il cammino del Sino- do dei Giovani, il nostro Arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, aveva consegnato una barbatella di vite a tutti gli Oratori, le Parrocchie, i Movimenti, le Associazioni e i Gruppi giovanili dell’Arcidiocesi. Era un segno legato al tema del Sinodo: essere innestati in Cristo, vite vera, e aver cura della sua vigna, la Chiesa, per portare frutto at- traverso la sua grazia.

Dopo cinque anni, inizia una fase nuova del cammino della Pastorale Giovanile, dopo la grande Assemblea Diocesana di giugno u.s. e la pubblicazione della Lettera Pastorale «Maestro, dove abiti?», nella quale l’Arcivescovo traccia le linee guida della Pastorale Giovanile dei prossimi anni, rivolgendosi innanzitutto ai giovani stessi. L’orizzonte più ampio è quello del cammino verso il Sinodo dei Vescovi sui giovani, indetto dal Papa per l’ottobre 2018. Anche la scelta del Seminario Maggiore come sede dello «Start up 2017» intende sottolineare la cura vocazionale dei giovani quale fine di ogni azione e proposta di pastorale giovanile, esprimendo anche visibilmente la stretta relazione tra le diverse realtà che si occupano di giovani, il Seminario e il Centro Diocesano Vocazioni.

L’invito è dunque rivolto innanzitutto ai responsabili delle realtà giovanili della nostra Diocesi, di Parrocchie, Oratori, Movimenti, Associazioni e Gruppi ma anche a tutti coloro – ministri ordinati, consacrati e consacrate, laici – adulti e giovani che sentono viva nel cuore la chiamata a lavorare nella «vigna» del Signore, con un’attenzione particolare ai giovani. Saranno illustrati i cammini e i sussidi di formazione per ragazzi, adolescenti e giovani, gli appuntamenti tradizionali della Notte dei Santi, della Gmg diocesana e dell’incontro nazionale dei giovani italiani con Papa Francesco nell’agosto 2018 e altre iniziative diocesane verso il Sinodo dei Vescovi sui Giovani.

Movimenti, Associazioni e Gruppi presenteranno inoltre le loro proposte, secondo i propri carismi specifici. «Ospiti speciale» per l’edizione 2017 saranno i giovani e gli adulti della «Preghiera di Taizè di Torino», che animeranno la conclusione della serata. Il programma dello «Start up 2017» prevede dunque il 7 ottobre dalle 15 alle 19 un percorso di meditazione e visita nella «Vigna Reale» e alla Villa della Regina, in strada Comunale Santa Margherita, 79 a Torino (ultimo ingresso alle ore 18.30, parcheggio in via Lanfranchi); alle 17, apertura degli stand di Movimenti, Associazioni e Gruppi di Pastorale Giovanile presso il Seminario Maggiore di Torino, in via Lanfranchi 10; alle 19.30: «Apericena della vendemmia» con cucina dal vivo dei giovani del Cnosfap di San Benigno Canavese; alle 20.30, la presentazione delle proposte e dei cammini annuali, testimonianze dei giovani e intervento conclusivo dell’Arcivescovo con a seguire preghiera di Taizé. Iscrizioni gratuite e obbligatorie entro il 5 ottobre sul sito www.upgtorino. it.

Il programma dello START UP 2017 prevede dunque:
ore 15.00 – 19.00: Percorso e visita alla «Vigna Reale» e alla Villa della Regina, Strada Comunale Santa Margherita, 79 – Torino (ultimo ingresso alle ore 18.30, parcheggio in via Lanfranchi)
ore 17.00: Apertura degli stand di Movimenti, Associazioni e Gruppi di Pastorale Giovanile presso il Seminario Maggiore di Torino, in via Lanfranchi 10
ore 19.30: «Apericena della vendemmia»
ore 20.30: Presentazione delle proposte e dei cammini annuali. Testimonianze dei giovani. Intervento conclusivo dell’Arcivescovo S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia e a seguire preghiera di Taizé.
Iscrizioni gratuite e obbligatorie entro il 5 ottobre p.v.. «Innestati!»
START UP 2017…IN VIGNA!

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OLTRE IL FIUME, VERSO LA SALVEZZA – Don Titus Zeman martire per le vocazioni

Il Venerabile Servo di Dio Don Titus Zeman (Vajnory, 4 gennaio 1915 – Bratislava, 8 gennaio 1969), sacerdote Salesiano slovacco, ucciso in odio alla fede a 54 anni d’età, sarà beatificato il 30 settembre 2017 nella Capitale della Slovacchia, Bratislava.

 

In un nuovo libro la testimonianza di fede di un uomo “di frontiera”,

sempre presente dove si giocava la “Grande Storia”.

TITUS ZEMAN: MARTIRE PER LE VOCAZIONI 

Il nuovo libro Oltre il fiume, verso la salvezza. Titus Zeman, martire per le vocazioni di Lodovica Maria Zanet, pubblicato dalla Casa Editrice Elledici, è la storia di un uomo di confine e di frontiera, sempre presente dove si giocava la “Grande Storia”. La sua vicenda – che si intreccia a quella di molti altri testimoni sofferenti della fede del Secolo dei Totalitarismi cui questa pagine danno voce – si configura come un vero e proprio martirio per il sacerdozio e la salvezza delle vocazioni.

LA BEATIFICAZIONE

In occasione dell’imminente beatificazione del Venerabile don Titus Zeman, SDB, che avrà luogo il prossimo 30 settembre a Bratislava (Slovacchia), il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha inviato una lettera a tutti Salesiani del mondo e ai membri della Famiglia Salesiana.

Fin dall’inizio Don Á.F. Artime sottolinea come sia significativo che il martirio di don Zeman venga riconosciuto come frutto della santità della Famiglia Salesiana, nella luce del Bicentenario della nascita di Don Bosco (2015), dopo quello del Beato Stefano Sandor, Salesiano Coadiutore ungherese beatificato nel 2013.

Dopo aver tratteggiato la vicenda di don Zeman, nella missiva si ricorda che la sua vita si compendiò nell’incoraggiare gli altri a quella “fedeltà nella vocazione” con cui egli aveva seguito decisamente la sua. Il suo fu un amore totale per la Chiesa e per la propria vocazione religiosa e missione apostolica. Le sue ardite imprese scaturirono da questo amore unificato e unificante. La testimonianza eroica del beato Titus Zeman è una delle pagine di fede più belle che le comunità cristiane dell’Europa Orientale e la Congregazione hanno scritto nei duri anni di persecuzione religiosa da parte dei regimi comunisti nel secolo scorso. In lui risplende in maniera particolare l’impegno per le giovani vocazioni consacrate e sacerdotali.

Il Rettor Maggiore evidenzia anche l’attualità ecclesiale della beatificazione di don Zeman in riferimento alla preparazione e alla celebrazione del prossimo sinodo dei vescovi dedicato al tema:

“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Don Zeman attraverso i passaggi clandestini ha in un certo modo incarnato quei passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale con il quale si offre ai giovani la possibilità per scoprire e realizzare, alla luce della fede, la propria vocazione.

Nella conclusione il Rettor Maggiore invita tutte le comunità salesiane e i gruppi della Famiglia Salesiana a celebrare degnamente la memoria del nuovo beato, a conoscerne la testimonianza martiriale ed invocarne l’intercessione per la perseveranza e la fecondità delle vocazioni.

«Anche se perdessi la vita, non la considererei sprecata
se almeno uno di quelli che ho aiutato
è diventato sacerdote al posto mio».

Titus Zeman

La Spal, suggestione latina che ancora oggi indossa i colori dei salesiani

Si riporta un articolo comparso sul web che racconta la storia di una società di serie A originariamente legata all’iniziativa e al lavoro di un salesiano: la Spal porta infatti nelle sue origini il marchio di Don Bosco.
Si ringrazia il giornalista Giuseppe Picciano.

Molti ignorano che la Juventus rischiò seriamente di chiamarsi «Delectando Fatigamur». Il nome ricevette l’unanimità nel corso della prima votazione da parte dei soci, gli studenti del Liceo classico “D’Azeglio” inconsapevolmente sadomaso nel volere abbinare fatica e piacere. Poi l’assemblea, si sa, optò per il più rassicurante “Gioventù”. Colpa della tendenza dell’epoca, a cavallo tra l’800 e il ‘900, quando era in voga in Italia tra le società sportive ricorrere ad altisonanti denominazioni latine dal significato solenne ma spesso presuntuoso. Ad esempio Libertas, Spes, Vis, Vigor, Aidax, Fortitudo, Robur…

Anche don Pietro Acerbis, sacerdote salesiano di Ferrara, fu pervaso dalla suggestione latinista. Fondò nel 1907 all’interno dell’oratorio il circolo Ars et Labor, dove si coniugavano arti come la pittura e la scultura e lo sport. In principio furono ginnastica e ciclismo e nel 1912 fu aggiunto il calcio come sport del circolo.

Un anno dopo il ramo sportivo si staccò dal circolo e fondò la Società Polisportiva Ars et Labor, che aveva per scopo avvicinare i giovani della città allo sport. Tuttavia il legame con don Pietro e la congregazione dei salesiani era così forte che la Spal scelse come colori sociali il bianco e l’azzurro, che erano anche i colori dei salesiani, come ricordo delle proprie origini oratoriali. E visto che il bianco e l’azzurro erano i anche i colori dinastici degli Estensi, gli antichi duchi della città, furono tutti soddisfatti. Tuttavia fu il regime a spezzare, anche se per pochi anni questo legame. Dal 1939 sino al termine della seconda guerra mondiale, il club adottò maglie a strisce bianco-nere in omaggio ai colori civici della città.

La Spal tra i grandi

Nel 1913, con la guerra alle porte, era pressoché impossibile iniziare a giocare a pallone. Perciò per avere notizie attendibili delle prime attività calcistiche della Spal si dovette attendere il 1919. Il 16 giugno si giocò la prima partita ufficiale della storia contro la Triestina: finì 4-1 per i giuliani. La storia della Spal è avara di successi. Dopo un lungo periodo di anonimato, caratterizzato da campionati minori e retrocessioni, i ferraresi riuscirono a tornare in serie B nel 1945 dando vita a un ventennio di pieno di soddisfazioni con 16 campionati consecutivi di Serie A, un quinto posto nel 1959/60 e la finale di Coppa Italia nel 1962, grazie all’appassionato lavoro del presidente Paolo Mazza che riuscì a portare a Ferrara degli ottimi giocatori.

Alla corte estense mossero i primi passi due che sarebbero diventati anche grandi allenatori: Edy Reja e Fabio Capello. Ma non si possono dimenticare calciatori del calibro di Armando Picchi, Albertino Bigon, Saul Malatrasi e Luigi Delneri.

La rinascita

Poi il ciclo d’oro del dopoguerra finì e la Spal, complici le difficoltà nel rimanere a galla puntando esclusivamente sui giovani, iniziò la lenta caduta. I biancazzurri inanellarono retrocessioni e promozioni tra serie C2 e B, tanti avvicendamenti al vertice e soprattutto un cambio di proprietà negli anni ’90 che portò al doppio fallimento degli anni 2000. Solo cinque anni fa la Spal, rinata dalla fusione con la squadra di Masi San Giacomo, paesino della provincia ferrarese, ricominciò il suo cammino dalla Serie D, che culminò nell’incredibile promozione in Serie A nel maggio scorso.

Il simbolo societario è costituito da un logo ovale azzurro con una banda bianca nella parte superiore nella quale è riportato l’acronimo S.P.A.L., che sormonta lo scudetto troncato bianco e nero emblema di Ferrara. Introdotto negli anni 1960, è stato utilizzato ufficialmente dal 1995 al 2005, per poi essere ripreso nel 2012.

Ultima curiosità. La Spal ha vinto anche un torneo internazionale, ancorché minore: la Coppa dell’Amicizia italo-svizzera del 1968.

 

Terra Santa. Raid nella chiesa di Santo Stefano, gestita dai Salesiani, a Beit Jimal.

Si riporta la spiacevole notizia, pubblicata su Avvenire di Venerdì 22 settembre 2017, relativa ad un grave episodio di intolleranza religiosa che ha colpito la chiesa di Santo Stefano a Beit Jimal.

Distrutte statue sacre e vetrate.
Monsignor Marcuzzo: «Fanatismo di gruppi di persone che non vogliono accettare la diversità e la fede dell’altro»

Di seguito l’articolo pubblicato sulla versione cartacea di Avvenire. La notizia è riportata anche da:

Don Tom: “Sono quello che sono oggi perché Dio ha avuto cura di me”

Un uomo sereno, in pace con Dio e con tutti, compresi i rapitori, e in grado anche di scherzare sull’esperienza vissuta. È questa l’immagine che hanno potuto vedere in don Tom Uzhunnalil i giornalisti e gli operatori della comunicazione di tutto il mondo che sabato 16 settembre, si sono radunati presso la casa “Salesianum” di Roma per sentire direttamente da lui il racconto toccante del sequestro e della liberazione. Vissuti entrambi con grande fede in Dio.

di Gian Francesco Romano

Il missionario indiano è arrivato al primo mattino presso il centro salesiano. Don Tom è stato accolto dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, dal suo Vicario, da alcuni membri del Consiglio Generale e da numerose personalità civili e religiose. La dott.ssa Reenat Sandhu, Ambasciatrice dell’India in Italia, ha reso un omaggio floreale a don Tom. Quindi ha avuto inizio la conferenza stampa, moderata da don Moreno Filipetto, e introdotta dal Rettor Maggiore, con don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione, in qualità di traduttore.

“Grazie, in questi 18 mesi non ci siamo mai sentiti da soli”, ha esordito Don Á.F. Artime, che nel suo breve intervento introduttivo ha anche ribadito quanto aveva già espresso nella sua lettera alla Famiglia Salesiana riguardo alle modalità della liberazione attraverso: “Non possiamo dire quello che non sappiamo”.

Quindi è iniziato il lungo intervento di don Tom: il suo primo pensiero è per le Missionarie della Carità uccise. “Ringrazio Dio e sono contento di vedere qua le Missionarie della Carità. Faccio loro le mie condoglianze” afferma, prima di doversi fermare per qualche istante per la commozione.

Don Tom poi ritorna a quel 4 marzo del 2016, il giorno dell’attacco e del rapimento. “Non ho pianto, non ho avuto paura, ho solo pregato Dio per le suore, per i custodi e le altre vittime. Dio è stato molto misericordioso con me”, racconta.

Specifica che nell’attacco i rapitori hanno portato via anche il tabernacolo, per cui per un po’ di tempo ha avuto con sé anche le specie eucaristiche. Più volte ribadisce di non essere mai stato maltrattato e di questo ringrazia “le preghiere e i sacrifici del mondo intero”. A parte la privazione della libertà, ha potuto dormire bene, gli veniva dato il cibo necessario e ne è stata curata anche la salute, attraverso i medicinali e una volta anche attraverso una visita medica.

“Il primo video è stato girato il giorno seguente al rapimento” ed era funzionale a vedere se e chi tra familiari, governi e autorità si sarebbe mosso per ottenere la sua liberazione. Don Tom esclude che i suoi rapitori fossero interessati alla sua fede, dato che non hanno mai provato a fare del proselitismo verso di lui.

Quasi si scusa di aver fatto accenno al Papa e alle autorità indiane nei video che era costretto a girare. Eppure racconta che pure quando sembrava che venisse maltrattato, era “una finzione per suscitare interesse”.

Con le sue parole si apre via via sempre di più, raccontando particolari che rivelano nel dettaglio come ha vissuto quei 18 mesi di sequestro: i diversi spostamenti avvenuti, la difficoltà a tenere il conto dei giorni, il molto tempo quotidiano dedicato alla preghiera: “Ho pregato per molte persone”, per il Papa, le Missionarie della Carità, la Chiesa… “E anche per i miei rapitori”.

Della sua liberazione sa solo che i sequestratori avevano intenzione di realizzarla già il giorno prima, ma la controparte non si è presentata all’appuntamento e così è slittata di un giorno. Alla fine è stato consegnato ad un’autista che lo ha condotto a tutta velocità in Oman.

“Ho potuto fare una corsa per il deserto” ironizza, così come fa anche dopo: “Non ero mai stato da Papa Francesco e probabilmente senza quest’avventura non avrei mai potuto farlo”. In verità di quell’incontro conserva ricordi molto emozionanti, come quando il Papa gli ha baciato le mani “anche se io non mi sono sentito degno”.

Al termine della conferenza stampa don Tom ha avuto modo di incontrare un piccolo gruppo di Missionarie della Carità venute appositamente per salutarlo. L’incontro è rapido, don Tom non trova le parole. Si parla più attraverso gli sguardi. Il pensiero è per le religiose uccise e per l’unica sopravvissuta, suor Sally: tutte loro, come lui, erano in Yemen solo per servire i più bisognosi e per offrire conforto alle poche centinaia di cattolici presenti nel paese.

Don Tom resterà ancora per qualche giorno in Vaticano per espletare gli ultimi controlli medici, quindi farà ritorno in India, alla sua Ispettoria d’origine, con sede a Bangalore.

Guarda la Conferenza Internazionale di Padre Tom: 

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Adma e la XXVII GIORNATA MARIANA ANNUALE

L ’ADMA Primaria invita tutti i gruppi locali, i gruppi della Famiglia Salesiana, Devoti di Maria Ausiliatrice e gli amici della Rivista di Maria Ausiliatrice a partecipare alla XXVII GIORNATA MARIANA ANNUALE.

Una giornata interamente dedicata a Madre Maria, Domenica 15 ottobre 2017, che partirà alle ore 9,00 con accoglienza presso il Teatro Piccolo di Valdocco (con accesso da Via Salerno, 12) con la preghiera iniziale. A seguire un momento di celebrazione delle lodi; le testimonianza di ADMA-Famiglie e ADMA-Giovani e la preziosa testimonianza – in occasione del centenario delle apparizioni di Fatima – di Mariarita Scrimieri, Salesiana Cooperatrice del Centro di spiritualità “Da mihi animas, cetera tolle” nato sulla casa della Beata Alexandrina da Costa a Balasar in Portogallo.
Nel pomeriggio la possibilità di visitare i Luoghi di don Bosco accompagnati dal delegato di Animazione Missionaria, Don Enrico Lupano, la preghiera del rosario ed infine la S. Messa celebrata nella Basilica di Maria Ausilitrice presieduta dall’Ispettore Don Enrico Stasi con l’accoglienza dei nuovi membri dell’Associazione.

 

Domenica 15 ottobre 2017
Torino – Valdocco

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

9.00 – Accoglienza presso  Teatro Piccolo Valdocco (Via Salerno, 12)
9.30 – Celebrazione delle Lodi
10.00 – Famiglie affidate al Cuore di Maria – centenario delle apparizioni di Fatima (Intervento di Mariarita Scrimieri)
10.45 – Adorazione – interiorizzazione
11.15 – Intervallo
11.40 – Camminiamo con Maria: Esperienze ADMA Famiglia – Esperienze ADMA Giovanile

12.45 – Pranzo al sacco

In Basilica
13.30 – Visita guidata luoghi di Valdocco (don Enrico Lupano)
14.30 – Rosario meditato animato dall’ADMAgiovani
15.15 – Concelebrazione Eucaristica presieduta da don Enrico Stasi, Superiore Circoscrizione Speciale Piemonte-Valle d’Aosta
Impegno di adesione nuovi soci

(*) Contributo giornata € 5,00

 

Yemen: Padre Tom è libero!

Il salesiano missionario indiano, padre Thomas Uzhunnalil, sequestrato oltre 18 mesi fa in Yemen da un gruppo di guerriglieri, è stato liberato. Ad annunciare la notizia sono stati i media indiani, secondo i quali il religioso salesiano si trova ora a Muscat, in Oman. La conferma ufficiale è arrivata da un tweet della Ministro degli Esteri dell’India, on. Sushma Swaraj‏.

Don Uzhunnalil era stato rapito da un commando di uomini armati il 4 marzo 2016, durante un attacco alla casa delle Missionarie della Carità di Aden, in Yemen, nel quale morirono 16 persone, tra cui 4 religiose. (fonte: ANS)

Il vescovo Paul Hinder – si legge nel comunicato del Vicariato apostolico dell’Arabia meridionale, sotto la cui giurisdizione si trova lo Yemen – è lieto di annunciare che il salesiano padre Tom Uzhunnalil, che era stato rapito nella casa delle Missionarie della carità ad Aden il 4 marzo 2016, è stato liberato oggi. Si trova ora in mani sicure. Il vescovo – continua il comunicato – ringrazia tutti coloro che sono stati coinvolti negli sforzi per la liberazione e tutti quelli che nel mondo hanno pregato senza sosta perché padre Tom tornasse a casa sano e salvo“.
Proprio da là il quotidiano locale “Oman Observer” ha diffuso anche una sua fotografia, che lo mostra in un abito tradizionale locale e spiega che potrà presto far ritorno in India. Secondo i media indiani, infatti, padre Tom potrebbe arrivare in Kerala già in serata. (fonte: La Stampa)

Padre Tom, 57 anni, è nato a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia profondamente cattolica. Suo zio Matteo, morto nel 2015, anch’egli salesiano, è il fondatore della missione in Yemen. Al momento del rapimento padre Tom si trovava in Yemen da quattro anni. Secondo informazioni del governo indiano, egli ora si trova in Oman, da dove verrà trasferito in India.
Il card. Isaac Cleemis Thottunkal, presidente della Conferenza episcopale dell’India, è il primo a reagire alla notizia. All’agenzia AsiaNews ha dichiarato: “Siamo pieni di gioia e di gratitudine verso tutti coloro coinvolti nel processo per il rilascio di padre Tom, soprattutto il governo dell’India, del Kerala e tutte le persone di buona volontà, che hanno pregato per la salvezza e il rilascio di padre Tom”. (fonte: Radio Vaticana)

Miei cari fratelli e sorelle tutti,

ricevete il mio affettuoso saluto in questo giorno molto speciale per noi.

Solo poche ore fa, nel pomeriggio di ieri, è arrivato a Roma il nostro confratello P. Thomas Uzhunnalil. Mezz’ora fa sono giunto anch’io, dopo aver fatto visita ad una Ispettoria, e adesso, disponendo di una informazione più precisa mi rivolgo a tutti voi per offrirvi tutta l’informazione della quale disponiamo in questo momento.

Questa è la grande notizia: il nostro confratello Thomas è stato liberato e adesso è qui con noi.

E’ giunto ieri sera alle ore 18.00 alla Comunità Salesiana, che presta diversi servizi nello Stato della Città del Vaticano. Partito dall’aeroporto di Muscat in Oman è atterrato all’aeroporto di Ciampino (Roma), e da lì è stato portato alla nostra Casa.

Ho chiesto ai nostri confratelli che lo accolgano per alcuni giorni nella comunità; questo per diversi motivi: perché si possano assicurare i primi controlli medici e un necessario riposo, e per poter abbracciarlo a nome di tutti i confratelli salesiani e di tutta la Famiglia Salesiana. Successivamente, quando i medici lo consiglino e la cosa sia opportuna, potrà certamente ritornare in India.

Molte sono le cose che noi stessi non sappiamo. E’ certo che la liberazione e la consegna sono avvenute attraverso un operatore umanitario, in comunicazione e connessione con il Sultanato di Oman.

Come Congregazione noi siamo stati informati alcuni mesi fa sui contatti che si stavano stabilendo con i rapitori, fino a giungere al momento presente, ma senza mai avere altre informazioni. Di fatto, abbiamo avuto notizia della sua liberazione solo ieri quando P. Thomas stava già per arrivare in Italia.

Mi sento in dovere di dire a tutti voi e alle molte persone che hanno interesse di saperlo, che alla Congregazione Salesiana non è stato chiesto il pagamento di nessun riscatto, e non abbiamo notizia che sia stato effettuato nessun pagamento.

Come è naturale e perché siamo certi che così è stato, desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine a sua Maestà il Sultano di Oman e alle competenti autorità del Sultanato, all’operatore umanitario e a tutti coloro che in diversi modi si sono occupati di questo caso, in diverse occasioni con generoso impegno.

Voglio dare testimonianza del grande affetto e della costante preoccupazione con la quale l’Ispettoria Salesiana di Bangalore ha seguito la situazione del nostro confratello Tom e anche di come lo ha fatto l’intera Congregazione, durante questi lunghi mesi del suo rapimento.

A tutte queste persone, ai diversi organismi dei vari Stati e al loro personale, manifesto con le mie parole la gratitudine dello stesso P. Thomas e di tutti noi, pienamente consapevoli di quanto è stato fatto per la liberazione di questo nostro Confratello.

Miei cari fratelli salesiani sdb e cara Famiglia Salesiana, dopo quello che vi ho finora espresso, che spiega le circostanze umane di questo felice avvenimento, voglio manifestare la profonda gratitudine, che sento nel mio cuore e che è certamente anche di tutti voi, al Signore che durante tutti questi mesi ha accompagnato P. Thomas nel profondo della sua solitudine e forse anche del suo timore. Grazie a Dio, nella sua Provvidenza, per questo momento di gioia che stiamo vivendo.

Grazie anche a quelle migliaia e migliaia di persone che lungo questi diciotto mesi di Getsemani del nostro fratello Tom hanno pregato con tanta fede. Il Signore ci ha concesso una grande Grazia. E’ questo un motivo perché continuiamo a rispondere nel futuro con maggior fedeltà e autenticità alla sua chiamata e al carisma, che ci ha affidato e al quale P. Tom ha consegnato la sua vita: l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo, la predilezione per i ragazzi, le ragazze e i giovani di tutto il mondo, e tra di loro i più poveri e abbandonati. 

Fratelli e sorelle tutti, continuiamo a rendere grazie al Signore per il dono di avere P. Tom tra di noi. Chiediamo alla nostra Madre Ausiliatrice che lo accompagni e lo sostenga, e che ella continui a fare tutto nella vita di ciascuno di noi, come lo ha sempre fatto con Don Bosco.

Vi saluta con sincero affetto

Ángel Fernández Artime, sdb

Rettor Maggiore

Nell’edizione del 13 Settembre 2017 sulla testata nazionale “Avvenire” è apparso il seguente articolo firmato da S. Vecchia.

La festa dei vicini – A casa di Zia Jessy

Il Condominio Solidale “A casa di Zia Jessy” partecipa anche quest’anno all’iniziativa che la Città di Torino propone agli abitanti, La Festa dei Vicini. Festa dalle origini francesi, ha un ambizione molto semplice: sviluppare la convivialità rafforzando i legami.

Il condominio è una struttura pubblica, sita in via Romolo Gessi, ma in realtà vuole essere un “luogo”: un posto dove incontrarsi, raccontarsi e conoscersi; un posto dove il nome delle persone, la loro storia e chi ci abita è posto al centro.

Il programma della giornata:

  • ore 10 - 12,30

    BookCrossing
    Distribuzione gratuita di libri, lasciati nell’ambiente naturale, compreso quello urbano, affinché possano essere trovati e letti da altre persone, per poi ricollocarli “into the wild”.

  • ore 15,30

    Apertura del Giardino Condominiale
    Porta con te un fiore, una piantina in vaso, o anche solo un seme da piantare. Aiuta anche tu a rendere il condominio più colorato.

  • ore 19,00

    Cena condivisa
    Gli abitanti e i loro amici si incontreranno nel cortile per condividere una cena tra piatti regionali, etnici, chiacchiere ed allegria.

I vicini devono fare come le tegole del tetto, a darsi l’acqua l’un l’altro. (G.Verga)

 

 

Verso il Sinodo – cinque schede per leggere il Polittico

Le cinque immagini che compongono il polittico per il sinodo dei giovani 2018 sono uno strumento pastorale offerto alla comunità come segno di un cammino comune. Un cammino comune di Chiesa, un cammino che si vuole offrire comune a tutti i giovani e le giovani di buona volontà, un cammino comune a quello del discepolo amato.

Il Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana ha prodotto cinque schede che possono servire da spunto per agevolarne la lettura e trasformarlo più facilmente in uno strumento pastorale.

Cinque schede, un percorso per rileggere insieme al gruppo giovani i cinque brani del vangelo di Giovanni.

Il cuore di ogni scheda è lo sguardo sull’immagine, ma l’obiettivo principale è quello di offrire un’opportunità per leggere le Scritture come sorgente viva di fede e di speranza per l’oggi dei nostri giovani. Per questo motivo ogni scheda si conclude con tre brevi suggerimenti per allargare il cerchio, per leggere il mondo odierno con le categorie universali del vangelo.