Gli auguri natalizi del Rettor Maggiore, con l’angelo di Rollini

Dal sito infoANS.

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Per gli auguri natalizi 2023 e il nuovo anno 2024 da parte del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani, è stato scelto un ampio particolare di un quadro del pittore Giuseppe Rollini (1842-1909) che raffigura l’Arcangelo Gabriele.

L’idea è stata della Coordinatrice del “Museo Casa Don Bosco” di TorinoValdocco, dott.ssa Ana Martín García, che spiega:

“Il dipinto Arcangelo Gabriele, attualmente esposto nella collezione permanente del Museo Casa Don Bosco, è stato attribuito in studi recenti alla scuola del pittore Giuseppe Rollini (1842-1904), exallievo dell’Oratorio. Quest’artista visse all’Oratorio di San Francesco di Sales a Valdocco intorno al 1860, mentre frequentava i corsi di pittura dell’Accademia Albertina di Torino. La sua opera, di grande abilità tecnica, offre una grande versatilità di tematiche e include pittura storica, sacra, ritratti e di paesaggi. Formatosi con Enrico Gamba e Andrea Gastaldi, collaborò con Alessandro Vacca alla decorazione del Borgo Medievale del Valentino (Esposizione Nazionale di Torino, 1884) e lavorò al Duomo di Pinerolo, alla Chiesa del Regio Parco di Torino e al Santuario di Cussanio, a Fossano”.

Da un punto di vista più prettamente salesiano, la dott.ssa Martín García aggiunge:

“Rollini ebbe in don Bosco un padre e un mecenate. Il contatto diretto con il santo lasciò un’impronta importante nel suo percorso professionale, come testimonia la sua produzione artistica. Rollini dipinse pitture murali e grandi pale d’altare nelle chiese costruite ex novo sotto la direzione di Don Bosco, come la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, la Chiesa di San Giovanni Evangelista, sempre a Torino, e la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù a Roma. Come ritrattista, ha lasciato un’importante testimonianza per la storia della Congregazione Salesiana, immortalando il volto di Don Bosco (1880 e 1888), quello di Mamma Margherita (1885), quello di don Vittorio Alasonatti (1899) e quello di Don Michele Rua (1905)”.

L’immagine prescelta per gli auguri diventa così anche un’esortazione a tutti i destinatari a conoscere e visitare il Museo Casa Don Bosco, custode dei più preziosi reperti della storia salesiana.

A completare gli auguri nelle pagine interne si trovano un messaggio tratto dall’omelia del Papa consegnata ai nuovi Cardinali e al Collegio Cardinalizio nell’Eucaristia del 4 ottobre 2023, nella quale il Santo Padre, invita la Chiesa ad assumere il medesimo sguardo benedicente del Salvatore ( “Apparteniamo a Lui e – ricordiamolo – esistiamo solo per portare Lui al mondo” è la conclusione della citazione); e i voti augurali del X Successore di Don Bosco, accompagnati dalla speranza per “la fine delle guerre nel mondo”.

Infine, il biglietto d’auguri del Rettor Maggiore di quest’anno si caratterizza anche per la presenza nel frontespizio di un duplice stemma: oltre a quello consueto della Congregazione Salesiana c’è anche quello del Cardinale Fernández Artime.

Cagliero 11 – “Per le persone con disabilità” – Dicembre 2023

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°180 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Dicembre 2023.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Preghiamo perché le persone con disabilità siano al centro dell’attenzione della società, e le istituzioni promuovano programmi di inclusione che valorizzino la loro partecipazione attiva.

Per le FMA e i SDB con disabilità in Ecuador.

Cari amici,

la Congregazione delle Suore della Visitazione di Don Bosco (V.S.D.B.) è una Congregazione diocesana fondata dal defunto Arcivescovo Hubert D’Rosario SDB, allora Arcivescovo di Shillong-Guwahati nel 1983, presso il “Madonna Convent” di Nongkseh, Upper Shillong Meghalaya, in India.

Il motto della Congregazione è “Va, discepolo” (Mt 28,19). Lo scopo principale per cui è stata fondata la Congregazione è quello di raggiungere i poveri e i bisognosi e portare il messaggio d’amore a tutti, in particolare ai giovani delle aree rurali e urbane abbandonate.

Credo che sia abbastanza utile esaminare di tanto in tanto il nostro carisma e la nostra missione e valutarci su come viviamo piuttosto che su cosa facciamo per essere rilevanti nel portare avanti la missione di Dio.

È una grazia per i membri della FS aver ricevuto questa passione per la pastorale. Continuiamo ad essere radicali come il nostro modello, la nostra Madre Maria nel servizio del Signore!

Mabel Dhar, VSDB

Superiora Generale

Cnos-Scuola, “Scuola e innovazione”: incontro nazionale docenti salesiani

Dal 19 al 20 marzo 2024, a Firenze, si terrà l’incontro nazionale dei docenti salesiani “Scuola e innovazione – Scelte e strumenti per costruire davvero il cambiamento”. L’incontro si terrà all’istituto Salesiano dell’Immacolata di Firenze e sarà aperto ai docenti delle Scuole salesiane.

Il secondo giorno sarà dedicato alla Fiera Didacta, durante la quale si svolgerà il convegno dei Salesiani in Italia sul tema della scuola.

Le iscrizioni termineranno il 22 dicembre, per tutte le info si può consultare il volantino, cliccando sul pulsante.

Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2024: tutti invitati a partecipare

Dal sito infoANS.

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Quando mancano poco più di 50 giorni all’avvio delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana (GSFS) 2024 – in programma a Torino-Valdocco dal 18 al 21 gennaio 2024 – il Segretariato per la Famiglia Salesiana ha diffuso un breve video in cinque lingue in cui invita i membri di tutti i gruppi a questo grande evento di spiritualità, di comunione e di condivisione.

“Don Bosco ti aspetta; Maria Ausiliatrice ti ama; la Famiglia Salesiana si riunisce: e tu, non puoi mancare a quest’appuntamento!”

sentiremo nel video preparato dall’equipe di coordinamento delle GSFS 2024.

L’incontro delle GSFS, che nel 2024 arriverà alla XLII edizione, è un’iniziativa che mira a far rivivere la spiritualità salesiana nelle sue dimensioni fondamentali, suggerite ogni anno dalla rispettiva Strenna del Rettor Maggiore, e in spirito di comunione tra i 32 gruppi della Famiglia Salesiana.

Quest’anno, pertanto, le Giornate hanno un motivo in più per motivare alla partecipazione: il fatto, cioè, che la riflessione comunitaria e congiunta si svilupperanno attorno ad un tema fondamentale per tutta la Famiglia Salesiana, quel Sogno dei Nove anni da parte di Don Bosco che rappresenta in nuce tutto il programma apostolico del Santo dei Giovani.

Rinnovarsi nella spiritualità, riscoprire nella propria vita la presenza di Don Bosco, ripercorrere il suo cammino nei luoghi che lo videro protagonista, sperimentare la fraternità, accorgersi della dimensione realmente globale e multicolore della Famiglia Salesiana nel mondo… sono solo alcuni dei motivi che possono essere addotti per incentivare alla partecipazione alle Giornate.

“Vi invito, vi incoraggio partecipare, a farvi presenti, collegandovi da tutte le parti del mondo, ma anche venendo qui, alla casa di Don Bosco, in questo luogo santo salesiano. Vi aspettiamo!”

esorta da parte sua lo stesso Cardinal Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani e Padre e Centro di Unità della Famiglia Salesiana.

Il video preparato dall’equipe di coordinamento delle GSFS 2024 è disponibile nelle cinque lingue, qui.

Invece per iscriversi alle Giornate, cliccare qui.

“Come i salesiani abitano e rispondono pastoralmente ai giovani nella cultura digitale”: in dialogo con don Gildasio Mendes, SDB

Dal sito infoANS.

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Nella sezione “Orientamenti e Direttive” degli Atti del Consiglio Generale n°440, relativi ai mesi di luglio-dicembre 2023, è pubblicata una lettera a firma di don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, intitolata: “Camminare con i giovani nella cultura digitale”.

Il documento, motivato dalle richieste giunte da varie parti del mondo salesiano, è frutto di un lavoro di insieme realizzato nel Settore della Comunicazione Sociale, dopo dialoghi con ogni Delegato, visite e numerosi incontri. Esso viene consegnato ad ogni salesiano come un invito a conoscere sempre meglio questi mezzi ormai indispensabili della nostra vita quotidiana, per imparare a relazionarsi con essi e a farne un buon uso pastorale con i giovani.

ANS ha per questo intervistato il Consigliere Generale e in quest’intervista, rispondendo a 10 domande, don Gildasio Mendes illustra il documento e ne spiega senso e finalità.

Per quale motivo il Settore per la Comunicazione Sociale ha pubblicato questa Lettera “Camminare con i giovani nella cultura digitale”?

Stiamo vivendo una rivoluzione nel mondo della comunicazione e niente sarà mai più come prima. Noi Salesiani siamo chiamati a dare una risposta alle domande epocali che questo enorme cambiamento sta comportando. La tecnologia cambia, ma i valori cristiani restano invariati. La Lettera ribadisce questi valori, che sono per noi un punto di riferimento imprescindibile per l’educazione dei giovani. In questo contesto in evoluzione è importante per noi interpretare la realtà digitale, a partire da una prospettiva salesiana.

La Lettera nasce da una domanda: “Come possiamo vivere e trasmettere Don Bosco e il suo carisma nel mondo digitale, senza perdere l’anima?”. Ecco, come possiamo farlo?

Il nostro obiettivo è rimanere sempre al passo con i tempi. Insieme ai laici   vogliamo essere interpreti del mondo contemporaneo: ascoltare le nuove generazioni; accompagnare gli adolescenti nei loro mondi social; trovare nuovi linguaggi e nuovi metodi per educarli all’amore, al senso della vita e della responsabilità personale e sociale, alla costruzione del loro progetto, a partire dai valori del Vangelo e del Sistema Preventivo. Cioè, comunicare ed evangelizzare. Comunicare e educare.

Nella Lettera si afferma che dobbiamo fare in modo che “lo spazio online non sia solo sicuro, ma anche spiritualmente vivificante”. Come fare?

Il digitale per noi non è una moda. È un’occasione per comunicare con i giovani nel loro habitat. In questo ambiente le ragazze e i ragazzi portano i loro sogni, le loro storie, loro sfide e la loro creatività. Non solo. Cercano risposte a domande cruciali per la loro vita. Ecco perché è fondamentale stabilire un dialogo con loro. Essere riconosciuti come un punto di riferimento. Questo significa capire il loro linguaggio, accompagnarli nel loro percorso, indicare i valori senza farli sentire giudicati. Attraverso questo affiancamento, nasce un cammino condiviso e vivificante.

Se vogliamo avere un impatto sulla vita dei giovani, dobbiamo formare apostoli e missionari digitali. Pensa che i salesiani li abbiano formati a sufficienza?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo considerare le raccomandazioni della Chiesa, che ha sempre colto le grandi sfide della contemporaneità. Ci invita infatti ad approfondire la dimensione antropologica ed etica del mondo digitale. Il Documento finale del Sinodo dei Vescovi sui i Giovani, “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” afferma che «L’ambiente digitale rappresenta per la Chiesa una sfida su molteplici livelli; è imprescindibile quindi approfondire la conoscenza delle sue dinamiche e la sua portata dal punto di vista antropologico ed etico» (n. 145).

Recentemente il Documento della Prima Sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi ha affermato che non possiamo evangelizzare la cultura digitale senza averla prima compresa” (n. 17, d). Con l’aiuto dei teologi e educatori, è importante approfondire e incoraggiare le esperienze che ormai abbiamo acquisito in questo campo.

Educazione ed evangelizzazione sono i due pilastri della missione salesiana. Quali sono gli sforzi che la Congregazione sta facendo per evangelizzare l’ambiente digitale?

La Congregazione Salesiana ha creato un movimento di comunicatori che seguono continuamente l’evoluzione del digitale. Abbiamo attivato una riflessione interdisciplinare, avvalendoci dell’esperienza dei ricercatori delle nostre università. Inoltre, il settore della comunicazione – insieme a quelli della Pastorale Giovanile, della Formazione, della Missione e dell’Economia – ha messo a punto un fitto programma di incontri formativi e di eventi per comprendere e gestire questo fenomeno in modo intelligente e creativo. In questo processo i giovani sono sempre protagonisti, attraverso produzioni video, film, musica, danza e ogni forma di arte.

La relazione del Sinodo afferma che è importante creare reti di influencer che includano persone di altre religioni, o addirittura che non professano alcuna fede, ma che desiderano collaborare su cause comuni per promuovere la dignità umana, la giustizia e la cura della Casa Comune. Cosa ne pensa?

La missione della Chiesa e della Congregazione è l’evangelizzazione che parte dall’interculturalità. È opportuno mantenere un dialogo vivo, nel rispetto dei diversi punti di vista. Lavorare con persone di altre religioni, o lontane da un approccio religioso, è molto importante per noi. Insieme possiamo far crescere il lievito della vita, dell’amore, dello spirito solidale che c’è in ogni persona. Non si vince da soli. Siamo un grande movimento di persone che agiscono in diverse culture e continenti, al servizio dei giovani, soprattutto i più poveri. Solo così possiamo curare la Casa Comune e costruire la pace. Come comunicatore siamo sempre educatori dei giovani.

Lei ha detto che, se Don Bosco fosse stato qui oggi, sarebbe stato un esploratore digitale e si sarebbe subito dedicato ai media digitali per comunicare e raggiungere i giovani. Cosa avrebbe fatto?

Don Bosco affermava che i Salesiani devono “camminare con i tempi”, “amare le cose che i giovani amano”. Questo significa essere dove sono i giovani, stare al loro fianco. Don Bosco è stato all’avanguardia, e immagino che vorrebbe esserlo anche oggi. Non avrebbe un atteggiamento di rifiuto nei confronti del digitale, ma di ascolto delle istanze, delle opportunità e dei pericoli che nascono in esso.

Come preparare i salesiani ad affrontare il futuro digitale?

Oggi siamo immersi nella rivoluzione digitale e dell’Intelligenza Artificiale. In un contesto di cambiamento è sempre importante partire dalla nostra identità di salesiani consacrati ai giovani. Il tema del Capitolo Generale 29 è “Appassionati per Gesù Cristo, dedicati ai giovani. Per un vissuto fedele e profetico della nostra vocazione salesiana”. Dobbiamo essere fedeli alla nostra vocazione e dare testimonianza del nostro amore a Cristo e ai giovani più poveri.

Dobbiamo garantire una competenza educativa e tecnologica, per mantenere una vita emotiva e spirituale sana. Inoltre, è importante coltivare uno spirito critico nei confronti del digitale, per comprenderne i meccanismi e i giochi di potere. La nostra missione è umanizzare il digitale, a partire dai valori del Vangelo, sempre facendo in modo che i giovani siano i protagonisti di questo processo e non lo subiscano.

Nonostante tutte le innovazioni tecnologiche, qual è l’importanza della comunione fraterna nella comunicazione?

Nella Lettera sul digitale è stato sottolineato che la base della comunicazione cristiana è nel Vangelo. Comunicare a partire dal Vangelo vuol dire affermare i valori della fraternità, della misericordia, della compassione, della carità e della solidarietà verso i più poveri. Anche nella comunicazione digitale, il nostro messaggio affonda le radici nelle esperienze che viviamo tutti i giorni attraverso le nostre opere, che sono al servizio degli altri.

In conclusione, riprendendo una domanda posta in apertura della Lettera: come continuare a essere comunicatori, fedeli a Don Bosco e al suo carisma, in un mondo che cambia?

A mio avviso è importante per noi continuare a vivere e testimoniare il carisma salesiano a livello mondiale. I giovani sono il grande dono che Dio ci offre. Stare in mezzo a loro, ascoltarli, camminare al loro fianco, come ci ha insegnato Don Bosco, è il modo migliore per non perdere il contatto con loro. Don Bosco ha sempre affermato che c’è sempre un progetto per ciascuno di noi: vivere con gioia e generosità la vita che Dio ci ha donato. Questo è il cuore della vera comunicazione!

LA MEMORIA DEL FUTURO. Abbiamo un sogno. Ed è la nostra più grande ricchezza

Dall’agenzia ANS.

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IL MESSAGGIO DEL RETTOR MAGGIORE, Card. Ángel Fernández Artime

Duecento anni fa, un ragazzino di nove anni, povero e senza altro futuro se non quello di fare il contadino, fece un sogno. Lo raccontò al mattino a madre, nonna e fratelli, che la presero sul ridere. La nonna concluse: «Non bisogna badare ai sogni». Molti anni dopo, quel ragazzo, Giovanni Bosco, scrisse: «Io ero del parere di mia nonna, tuttavia non mi fu mai possibile togliermi quel sogno dalla mente».

Perché non era un sogno come tanti altri e non morì all’alba.

Tornò e tornò altre volte. Con una carica trascinante di energia. Era fonte di gioiosa sicurezza e di forza inesauribile per Giovanni Bosco. La fonte della sua vita.

Al processo diocesano per la causa di beatificazione di Don Bosco, Don Rua, suo primo successore, testimoniò: «Mi raccontò Lucia Turco, appartenente a famiglia, ove D. Bosco recavasi sovente a trattenersi coi di lei fratelli, che un mattino lo videro arrivare più giulivo del solito. Interrogato quale ne fosse la causa, rispose che nella notte aveva avuto un sogno, che tutto l’aveva rallegrato. Pre­gato a raccontarlo, espose che aveva visto a venire verso di lui una Signora, che aveva dietro di sé un gregge molto numeroso, e che avvicinatasi a lui, lo chiamò per nome e gli disse: – Ecco Giovannino: tutto questo gregge lo affido alle tue cure. Intesi poi da altri che egli chiese: – Come farò io ad aver cura di tante pecore? E tanti agnelli? Dove troverò i pascoli per mantenerli? La Signora gli rispose: – Non temere, io ti assisterò, e poi sparì.

Da quel momento i suoi desideri di avvicinarsi agli studi per riuscire prete diven­nero più ardenti; ma gravi difficoltà si opponevano per le strettezze della famiglia, ed anche per opposizione che faceva il fratellastro Antonio, il quale avrebbe voluto che egli pure attendesse ai lavori di campagna come lui…»

Effettivamente tutto sembrava impossibile, ma il comando di Gesù era stato “imperioso” e dolcemente sicura l’assistenza della Madonna.

Don Lemoyne, il primo storico di Don Bosco, infatti riassume così il sogno: «Gli era parso di vedere il Divin Salvatore vestito di bianco, raggiante per luce splendidissima, in atto di guidare una turba innumerabile di giovanetti. Rivoltosi a lui aveagli detto: – Vieni qua: mettiti alla testa di questi fanciulli e guidali tu stesso. – Ma io non sono capa­ce, rispondeva Giovanni. Il Divin Salvatore insistette imperiosamente finché Giovanni si pose a capo di quella moltitudine di ragazzi e cominciò a guidarli giusto il comando che eragli stato fatto».

In seminario, Don Bosco come motivazione della sua vocazione scrisse una pagina di umiltà ammirevo­le: «II sogno di Morialdo, mi stava sempre impresso; anzi si era altre volte rinnovato in modo assai più chiaro, per cui volendoci prestar fede doveva scegliere lo stato ecclesiastico, cui appunto mi sentiva propensione: ma non voleva credere ai sogni, e la mia maniera di vivere, e la mancanza assoluta delle virtù necessarie a questo stato rendevano dubbioso e assai difficile quella deliberazione».

Noi possiamo essere sicuri: egli aveva riconosciuto il Si­gnore e sua Madre. Nonostante la sua modestia, non dubi­tava affatto di essere stato visitato dal Cielo. Non dubitava nemmeno che quelle visite fossero destinate a svelargli il suo avvenire e quello della sua opera. Lui stesso l’ha detto: «La Congregazione salesiana non ha fatto un passo sen­za che un fatto soprannaturale glielo avesse consigliato. Non è arrivata al punto di sviluppo in cui si trova senza un ordine speciale del Signore. Tutta la nostra storia passata, noi avrem­mo potuto scriverla in anticipo nei suoi più umili partico­lari…».

Per questo le Costituzioni salesiane cominciano con un “atto di fede”: «Con senso di umile gratitudine crediamo che la Società di san Francesco di Sales è nata non da solo progetto umano, ma per iniziativa di Dio».

Il testamento di Don Bosco

Il Papa stesso chiese ordinò a Don Bosco di scrivere il sogno per i suoi figli. Lui cominciò così: «A che dunque potrà servire questo lavoro? Servirà di norma a superare le difficoltà future, prendendo lezione dal passato; servirà a far conoscere come Dio abbia egli stesso guidato ogni cosa in ogni tempo; servirà ai miei figli di ameno trattenimento, quando potranno leggere le cose cui prese parte il loro padre, e le leggeranno assai più volentieri quando, chiamato da Dio a rendere conto delle mie azioni, non sarò più tra loro».

Don Bosco lascia trasparire chiaramente l’intenzione di coinvolgere il lettore nell’avventura narrata, fino a renderlo partecipe di essa come una storia che lo riguarda e che egli, trascinato nel racconto, è chiamato a proseguire. La narrazione del sogno diventa chiaramente il “testamento” di Don Bosco.

Qui c’è la missione: la trasformazione del mondo incominciando dai più piccoli, dai più giovani, dai più abbandonati. C’è il metodo: la bontà, il rispetto, la pazienza. C’è la sicurezza della protezione forte della Santa Trinità e quella tenera e materna di Maria.

Nelle Memorie dell’Oratorio, Don Bosco racconta che vent’anni dopo il primo sogno, nel 1824, fece «un nuovo sogno che pare un’appendice di quello fatto ai Becchi quando avevo nove anni. Sognai di vedermi in mezzo ad una moltitudine di lupi, di capre e capretti, di agnelli, pecore, montoni, cani ed uccelli. Tutti insieme facevano un rumore, uno schiamazzo o meglio un diavolio da incutere spavento ai più coraggiosi. Io voleva fuggire, quando una Signora, assai ben messa a foggia di pastorella, mi fece cenno di seguire ed accompagnare quel gregge strano, mentre ella precedeva…

Dopo avere molto camminato mi sono trovato in un prato, dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme senza che gli uni tentassero di nuocere agli altri.

Oppresso dalla stanchezza voleva sedermi accanto di una strada vicina, ma la pa­storella mi invitò a continuare il cammino. Fatto ancora breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alla cui estremità eravi una chiesa. Allora mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo. In quel momento sopraggiunsero parecchi pasto­relli per custodirli. Ma essi fermavansi poco e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia. Molti agnelli cangiavansi in pastorelli, che crescendo prendevano cura degli altri. Io voleva andarmene, ma la pastora mi invitò di guardare al mezzodì. ‘Guarda un’altra volta’, mi disse, e guardai di nuovo. Allora vidi una stupenda ed alta chiesa. Nell’interno di quella chiesa era una fascia bianca, in cui a caratteri cubitali era scritto: Hic domus mea, inde gloria mea».

Per questo, quando entriamo nella Basilica di Maria Ausiliatrice, entriamo nel sogno di Don Bosco.

Che chiede di diventare il «nostro» sogno.

“Educare i giovani all’amore e alla sessualità – Come accompagnare in percorsi di autenticità”

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Genzano) – Mercoledì 15 novembre 2023, presso il Cinema “Cynthianum” di Genzano ha avuto luogo una serata ricca di contenuti, che ha visto una grande partecipazione sia nella sala, sia online, attraverso la diretta Facebook; a generare tanto interesse è stato l’evento dal titolo “Educare i giovani all’amore e alla sessualità – Come accompagnare in percorsi di autenticità” promosso dai Salesiani di don Bosco, dai Gesuiti, dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile della Diocesi di Albano, dall’Agesci e dalla Comunità Parrocchiale “Santissima Trinità” di Genzano, con il patrocinio dei Comuni di Genzano, Albano, Ariccia e Nemi.

Il dialogo è stato moderato da Giovanni Anversa, giornalista e autore televisivo, attualmente vicedirettore Intrattenimento Prime Time della Rai, che ha sottolineato la bellezza della presenza di tante autorità e personalità, soprattutto di numerosi movimenti e associazioni e dei dirigenti scolastici degli istituti del territorio.

Durante i lavori è stato presentato e approfondito il sussidio per gli educatori intitolato “Una Pastorale Giovanile che Educa all’Amore” curato da don Miguel Angel García Morcuende, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile della Congregazione Salesiana, e dalla psicoterapeuta Antonella Sinagoga, membro del Settore per la Pastorale Giovanile.

L’obiettivo del documento è quello di consegnare ai giovani una visione positiva dell’affettività e della sessualità, ma allo stesso tempo capire come questi due aspetti vengono vissuti nel mondo giovanile. È difficile dire se questa generazione viva la sessualità meglio o peggio di quella precedente, ma non si dovrebbe essere tentati dal dire che “qualsiasi passato è migliore”.

Si è sottolineato come questa generazione abiti questa dimensione e questo va preso come punto di partenza per ulteriori esplorazioni e scoperte. Quello che si osservato è come nelle pieghe profonde della carne ci sia una solitudine emotiva, che è la mancanza di relazioni significative, e una solitudine sociale, cioè la mancanza di relazioni affiliative, che genera la sensazione di non essere accettati dagli altri, quando, in fondo, ciò che conta di più nell’esistenza è l’affetto e il riconoscimento. Ciò può avvenire attraverso la via dell’ascolto.

Don García Morcuende, da parte sua, ha presentato il processo di sensibilizzazione al tema che ha coinvolto tutta la Congregazione, la lettura del contesto attuale, i nuovi terreni di missione e le sfide dell’educatore che accompagna il giovane in questo ambito, fino a proporre, in una prospettiva salesiana, dieci criteri educativi.

Essi sono stati presentati dalla dottoressa Antonella Sinagogaaccompagnare la costruzione dell’identità; accompagnare la coscienza e le decisioni; educarsi alla padronanza di sé; educare agli affetti: le virtù del cuore; educare alla vita di comunità; educare alla consapevolezza del limite; educare alla consapevolezza del potere digitale; accompagnare l’unicità non vedendola come motivo di esclusione; un’etica di base delle relazioni affettive; valorizzare due aree di impatto educativo: la famiglie e i coetanei. La dott.ssa Sinagoga ha annunciato che per approfondire i criteri educativi proposti in questo documento e per rafforzare alcune abilità sociali e personali, verranno presentati degli itinerari per promuovere una valida prassi educativo-pastorale.

È poi intervenuto un gesuita esperto, Padre Pino Piva, SJ, che ha sottolineato come sia importante, anche aiutati dal testo proposto, parlare in modo scientifico e cristiano di “identità di genere” e “orientamento sessuale” senza lasciarsi intrappolare da fazioni ideologiche, offrendo piuttosto un servizio considerevole agli educatori di oggi. Oggi, infatti, nei gruppi giovanili – ha sottolineato – allargando la prospettiva a tutto il contesto ecclesiale, ci sono giovani che, molto più rispetto al passato, hanno il coraggio di esternare dubbi e insicurezze rispetto alla loro identità sessuale; aiutati dal contesto sociale ed ecclesiale più sereni rispetto a queste tematiche. È per questo motivo che si sente l’urgenza che queste stesse tematiche entrino con la stessa serenità negli itinerari educativi dei nostri giovani, facendo molta attenzione a non comunicare loro dei messaggi ambigui o pedagogicamente negativi.

C’è stata poi anche la testimonianza di Stefano Pescatore, che un anno fa è stato chiamato da Capo scout e Capo guida a coordinare, insieme a Chiara Panizzi, i lavori della cd. Commissione mozione 55, che si occupa di Orientamento sessuale e identità di genere

I presenti, anche dopo la conclusione dell’evento, hanno manifestato il loro interesse e il desiderio di approfondire queste tematiche in tutti i contesti educativi, religiosi, ma anche civili.

Celebrazioni in onore di Sant’Artemide Zatti presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino

Dall’agenzia ANS.

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(ANS – Torino) – A poco più di un anno della canonizzazione di Sant’Artemide Zatti (9 ottobre 2022) e ad un mese dalla posa e benedizione della nuova statua a lui dedicata da parte del Cardinale Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani (15 ottobre 2023), nella Basilica Maria Ausiliatrice di Torino si è voluto celebrare in modo speciale la memoria liturgica del santo infermiere di Viedma, con un triduo di attività: si è iniziato il giorno esatto della ricorrenza, il 13 novembre 2023, e si è proseguito con altre due serate dedicate alla conoscenza della figura di questo modello di salesiano coadiutore.

Don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ha presieduto in basilica la concelebrazione eucaristica di lunedì 13 novembre delle ore 18:30, che oltre alla partecipazione di numerosi fedeli, membri della Famiglia Salesiana e delle comunità delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Valdocco, ha visto raccolti attorno all’altare i salesiani presbiteri delle comunità salesiane, rispettivamente della Casa Generalizia, della Casa Ispettoriale, e “San Francesco di Sales” e “Maria Ausiliatrice”, alla presenza, naturalmente, dei rispettivi loro confratelli coadiutori.

Nelle due serate successive, martedì 14 e mercoledì 15, presso la sala conferenze “Maria Ausiliatrice” collocata sotto la basilica, il Postulatore Generale per le Cause dei Santi della Famiglia Salesiana ha presentato a tutti gli amici e membri della Famiglia Salesiana due interventi: martedì, “Il grande dono della santità di Artemide Zatti, salesiano coadiutore”; e la sera successiva, dedicata in particolare agli operatori sanitari: “Artemide Zatti buon samaritano per malati, medici e infermieri”

Entrambe le serate sono state introdotte dalla proiezione del film cortometraggio: “Zatti, fratello nostro” e a conclusione di ogni serata lo stesso don Cameroni si è reso disponibile ad illustrare la mostra esposta nella sala della conferenza e intitolata: “Artemide Zatti. Il paradiso per una bicicletta”.

Le due serate sono state anche arricchite da una raffinata animazione musicale: la prima sera si è esibita la corale della Basilica Maria Ausiliatrice, mentre la seconda sera è toccato ai giovani salesiani dell’Istituto Internazionale di Torino-Crocetta.

Dal dibattito dopo le conferenze è emerso chiaro quanto siano diffusi l’interesse e l’amore per questo nuovo santo salesiano coadiutore e il desiderio di farlo conoscere e amare di più, soprattutto nei settori e nelle infrastrutture sanitarie.

La mostra dedicata a Zatti rimarrà esposta in Basilica fino al 30 novembre 2023 ed è organizzata in tre sezioni, attorno alle tre parole chiavi della sua vita: “Credetti, Promisi e Guarii”.

La parrocchia dei “senza”: seminario di studio sulla parrocchia salesiana

Dal 14 al 16 novembre, a Roma San Tarcisio, si è svolto il Seminario di studio sulla parrocchia salesianaLa parrocchia dei senza“.

Questa espressione, “dei senza”, viene dall’esperienza di Don Bosco del 1847, quando l’Arcivescovo Luigi Fransoni ha emanato il decreto formale nel quale lo autorizzava

“ad istruire ed ammettere alla prima Comunione quei giovani che intervengono alla sua pia istituzione”, specificando di conferire al nostro fondatore la possibilità di ammettere i medesimi giovani al Sacramento della Cresima. In altra sede il buon Arcivescovo si spingeva ancora oltre arrivando ad affermare al cospetto dei suoi preti che “le cappelle degli Oratorii saranno le parrocchie di quei fanciulli che le frequentano”.

Davanti a tanta chiarezza di indicazioni “Don Bosco si compiaceva di chiamar l’Oratorio «La parrocchia dei fanciulli abbandonati»” (MB III, 196-197). In altre parole, la parrocchia dei ragazzi senza parrocchia, senza comunità di riferimento.

Questa idea di abbandono, di mancanza ha portato ad immaginare questo seminario come un pensatoio in cui, ispirati dal recente insegnamento della congregazione e accompagnati dal magistero ecclesiale, dalle attese delle Chiese locali, proviamo a riflettere e abbozzare uno stile salesiano italiano condiviso che possa portarci a fare senza: fare senza personalismi, fare senza individualismi, fare senza settorialismi. L’augurio che davvero questi giorni possano essere occasione di fare senza per aprirci alla possibilità di fare con, in uno stile eminentemente sinodale e compartecipativo.

Sollecitati dalla pubblicazione del documento “La parrocchia e il Santuario affidati ai Salesiani” da parte del Settore PG della Congregazione, attraverso questo seminario di studio, si è voluto continuare la riflessione favorendo uno scambio tra le Ispettorie italiane su alcuni temi che risultano particolarmente significativi per il nostro contesto nazionale. Non si intende elaborare un nuovo documento, ma piuttosto crescere in una sensibilità comune offrendo agli Ispettori delle prospettive per affrontare alcune situazioni particolari.

Il seminario è iniziato con due riflessioni: una di don Miguel Ángel García Morcuende, consigliere per la Pastorale Giovanile, per la parte che riguarda la congregazione; una seconda di mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania, per un approfondimento circa le attese della chiesa locale nei confronti dei salesiani. Dopodiché, attraverso i focus group si è fatto uno scambio di buone prassi per una convergenza nazionale sul tema della parrocchia salesiana. 

 

“Quali Salesiani per i giovani di oggi?”: nuovo ciclo di incontri e formazione per salesiani e laici

In continuità con gli incontri degli anni precedenti, la Conferenza delle Ispettorie Salesiane d’Italia (CISI) Settore Formazione e il Centro Studi dell’Opera “Tabernacoli Viventi” propongono la quarta edizione degli incontri di approfondimento delle Linee Programmatiche del Rettor Maggiore dopo il Capitolo Generale 28: “Quali Salesiani per i giovani di oggi?”

È un’occasione di formazione semplice e fruibile offerta alle comunità salesiane e ai laici corresponsabili. Nei primi tre anni le visualizzazioni dei video hanno raggiunto più di 25.000 contatti. La prima edizione aveva approfondito il sacramento salesiano della presenza (III linea), la seconda edizione aveva sviluppato l’identità consacrata del salesiano nella relazione vitale con Gesù (I linea), la terza edizione si era concentrata sull’urgenza del “Da mihi animas, cetera tolle” (II linea). Nell’anno 2023-2024 il focus sarà sulla formazione per essere salesiani pastori oggi (IV linea). Vista la scelta del tema del CG29 si terrà presente nelle interviste mensili cosa significa formare salesiani pastori oggi “Appassionati di Gesù Cristo, dedicati ai giovani”.

Gli incontri inizieranno sabato 18 novembre dalle ore 9 alle ore 10,15 con un’intervista a don Enrico Ponte, maestro dei novizi, sul tema “oltre il divario tra formazione e missione”.
Come nelle edizioni precedenti ci sarà sempre il Rettor Maggiore, Cardinale Ángel Fernández Artime, a commentare, approfondire e spiegare cosa significa vivere, nel contesto odierno, la “formazione dei salesiani pastori oggi ” e lo farà nell’intervista in programma per sabato 9 dicembre 2023.

Il percorso approfondirà anche la “formazione dell’essere salesiano pastore” declinato nelle sfide culturali odierne attraverso una lettura evangelica dei segni dei tempi con don Andrea Bozzolo, Rettor Magnifico dell’UPS (sabato 13 gennaio), quale tipo di vita fraterna e di missione per l’oggi con don Silvio Roggia (sabato 17 febbraio), la chiamata per i salesiani nel “Portami con te” e la centralità eucaristica come chiave per la formazione oggi con il signor Paolo Zini e don Matteo Rupil (sabato 16 marzo), la presenza delle donne nella comunità e Mamma Margherita oggi, con la signora Anna Sansoni (sabato 13 aprile).

La modalità, ormai collaudata, prevede incontri di formazione online nello stile dell’intervista, con la possibilità di sviscerare il tema mediante domande in chat dei partecipanti.

Gli incontri verranno trasmessi in diretta su YouTube “ANSchannel” e sulla pagina Facebook “Don Bosco Italia” nei sabati indicati, e si terranno dalle ore 9 alle 10.15 e potranno inoltre essere rivisti in un altro momento. I destinatari degli incontri sono tutti i salesiani in formazione iniziale e permanente e i membri dei gruppi della Famiglia Salesiana che desiderano vivere un approfondimento carismatico.