Missionari di UMANITÀ
Il Rettor Maggiore Omelia della Messa della Spedizione Missionaria 26° domenica del T.O. Basilica di Maria Ausiliatrice – Torino Valdocco 2016.09.25
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Carissimi fratelli e sorelle missionari, è stato proprio Dio Padre a volere che il suo amatissimo Figlio divenisse uno di noi, in tutto uguali a noi, tranne nel peccato. Dal momento dell’incarnazione in poi, non possiamo dubitare neanche per un secondo dell’amore assoluto e tenero di Dio per noi, umani e perciò deboli, fragili e peccatori, ma anche fatti a sua immagine e somiglianza, e quindi, aperti all’amore, liberi, sognatori e pellegrini verso la casa e il cuore di Dio.
Il beato Paolo VI, alla fine del Concilio Vaticano II ribadiva che la dottrina conciliare si era orientata in un’unica direzione: “Servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità”. Voi, carissimi fratelli e sorelle, siete inviati a servire l’uomo e la donna che troverete nei vostri cammini, nella loro diversità, nelle loro ricchezze culturali e ancestrali, nei loro sogni, angosce e speranze.
Voi dovete portare la vostra propria ricchezza di umanità, quella che avete ricevuto dalle vostre famiglie e culture e quella profonda che voi alimentate ogni giorno nel vostro rapporto fiducioso con il Signore Gesù, l’Uomo Vero e Perfetto.
2. Missionari di MISERICORDIA e di FRATERNITÀ
Il mio secondo invito è continuazione del primo. Perché missionari di umanità, vi invito a essere anche missionari di misericordia e di fraternità.
Carissimi, voi siete stati chiamati già dal Battesimo ad annunciare il Dio di Gesù, a parlare di lui con la lingua e con la vostra testimonianza di vita. Alcuni di voi avete confermato la vostra disponibilità con la Professione Religiosa come un modo di vivere più radicalmente lo stesso Battesimo. Adesso rispondete alla speciale chiamata per le missioni ad gentes, come primo annuncio o come nuova evangelizzazione. Ma per essere veri annunciatori del Dio di Gesù, dovete essere missionari di misericordia e di fraternità, altrimenti dovrete tacere. Lo ha detto tanti secoli fa il grande sant’Agostino e lo ribadisce oggi il card. Kasper: “Se non siamo capaci di annunciare in forma nuova il messaggio della misericordia divina alle persone che hanno sofferenze corporali e spirituali, dovremmo tacere riguardo a Dio”.
Oggi il mondo soffre dappertutto. Voi troverete guerre, divisioni, povertà estrema, rifugiati, affamati, ammalati, abbandonati… Incontrerete anche discorsi di razzismo e xenofobia, ma voi portate un messaggio di pace e di sviluppo, di perdono e di fraternità. E non solo come un discorso o una predica, ma nella vostra propria vita, nel vostro proprio vissuto quotidiano, nella vostra testimonianza. Non può esistere “neutralità” salesiana davanti alle sofferenze del nostro popolo, difronte alle situazioni di sofferenza e mancanze di ogni tipo. Le nostre risposte devono essere date il più presto possibile, cercando di accompagnare la vita della gente e cercando le soluzioni possibili insieme a loro. E la nostra risposta sarà sempre quella del Vangelo, della dignità della persona umana, del rispetto per la vita e il creato.
Il mondo ha tanto bisogno oggi di fraternità e fratellanza! Cominciando per le nostre proprie comunità religiose e cristiane. Coraggio, fratelli e sorelle. Oggi siete inviati a essere missionari di fraternità perché il mondo sia di più come Dio lo vuole: un mondo di fratelli e sorelle che rispettano la loro diversità nell’unità del sapersi figli e figlie dello stesso Dio (aldilà del nome che diano a questo Dio).
3. Missionari PER GLI ULTIMI
Abbiamo appena sentito proclamare nel Vangelo di Luca la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro. Carissimi, voi troverete tantissimi Lazzari nelle vostre missioni. Specialmente a loro siete inviati. Mi raccomando con tutto il cuore: abbiate gli occhi ben aperti per vederli e per vederli in faccia, abbiate il cuore e le braccia aperte per riceverli, abbiate il coraggio di donare tutta la vostra vita a loro.
Certamente troverete anche alcuni ricchi nel vostro cammino, o al meno alcuni che non sono dei più poveri. Aiutateli a salvare la propria vita aprendo il loro cuore e la loro generosità al servizio degli ultimi. Come Don Bosco voi potete essere vicini a tutti, ma il vostro cuore dovrà essere sempre con gli ultimi e la vostra vita, sempre per gli ultimi.
Poco tempo fa, ho sentito dire a un giovane volontario: “ho conosciuto tanti missionari e missionarie nella mia esperienza di volontariato missionario in diversi paesi, e ho trovato non pochi che predicano molto bene e fanno delle belle catechesi… ma i ragazzi e le ragazze poveri sono lì, affianco, e loro nemmeno li vedono…”
Attenzione a non perdere il vostro “Nord”. Non dimenticate mai che la vostra stella polare sono loro come ci ha insegnato Gesù, come hanno fatto Don Bosco e Madre Mazzarello e i nostri primi e prime missionari che sono stati “inviati” anche da qui, dalla casa della nostra Madre e Ausilio del Popolo di Dio.
Grazie all’azione dello Spirito Santo voi troverete dappertutto un forte desiderio di cercare e di vivere la misericordia di Dio da parte delle presenze salesiane del mondo in una geografia troppo vasta del dolore. Vi invito ad aprire il vostro cuore a tante persone che vivono in situazione di precarietà e sofferenza, per essere vicini a quelli che non hanno voce, per far valere la giustizia che meritano, per curare le ferite della vita con la fraternità e la solidarietà, e per star lontani da quella indifferenza che, oltre che non aiutare, umilia.
E con gli ultimi, non dimenticate mai che li aiutiamo nelle loro necessità di ogni tipo, ma che abbiamo imparato da Don Bosco a non tralasciare mai l’annuncio della Buona Novella di Gesù che ci parla del Dio Buono e Misericordioso che è nostro Padre. Don Bosco era, al di sopra di tutto, un sacerdote con il cuore pieno di Dio, con un cuore di educatore che cercava sempre di suscitare nei suoi ragazzi il senso di Dio e la confidenza in lui.
4. Missionari PERCHÉ DISCEPOLI
Mai possiamo dimenticare che la radice e la forza del nostro essere missionari viene dall’essere discepoli. Infatti, il Battessimo ci apre le porte della conoscenza di Gesù e della partecipazione nel pellegrinaggio del santo Popolo fedele di Dio. Noi siamo essenzialmente discepoli missionari, membri di una comunità credente che prende sul serio il comandamento di Gesù di insegnare nel suo nome e di fare che tutte le nazioni possano conoscere il Dio Misericordioso e Fedele che ama ogni suo figlio e ogni sua figlia sulla terra.
Noi siamo anche eredi di una tradizione più che centenaria della nostra Famiglia Salesiana.
Siate coraggiosi annunciatori della smisurata misericordia e gratuità da parte di Dio soprattutto manifestata tra i più poveri e bisognosi. Non potete accomodarvi a questo mondo… Sovente, per essere fedeli discepoli missionari dovrete sopportare incomprensioni e talvolta pressioni. Imparate da Gesù: le sue parabole mostrano che l’azione di Dio per i suoi figli e figlie si caratterizza per il fatto di essere smisurata nella gratuità che Egli ha con noi. Ciò esprime che il modo di porsi di Gesù nel momento dell’annuncio del volto di Dio, è sempre esistenziale e personale; anche se questo non è accettato dai “pii” e da quelli che sono rigorosi e rigoristi nell’osservanza della legge e del suo compimento.
Finisco, carissimi fratelli e sorelle della 147a Spedizione Missionaria, appropriandomi delle parole di Paolo a Timoteo che abbiamo sentito nella seconda lettura:
Tu, uomo [o donna] di Dio, evita [le cose mondane]; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza.
Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede
davanti a molti testimoni.
Maria, Maestra e Ausilio, Madre della Misericordia, vi accompagni ogni giorno ed in ogni passo. Imparate da Lei ad essere attenti alle necessità del popolo povero, dei ragazzi e delle ragazze e dei giovani più poveri che, sono sicuro, portate nel vostro cuore e imparate da Lei a lodare Dio per le meraviglie che fa in ogni angolo della terra, in ogni cultura e nazione.