Un desiderio, una chiamata, la partenza: destinazione Palabek, Uganda.
Un anno di percorso, intitolato “Nel cuore del mondo”, per sensibilizzare su diversi temi che gravitano attorno al concetto di Missione.
Dicembre 2022 la fatidica scelta di voler dedicare l’intero mese di Agosto ai più poveri in un posto molto lontano da casa.
Febbraio 2023 una chiamata al telefono: i responsabili comunicano personalmente la destinazione scelta e il gruppo con cui partire. Sì, perché non si sceglie dove andare e con chi andare, ma ci si affida completamente. Il resto sarà Lui a farlo.
Così è stato: destinazione Uganda, campo profughi di Palabek. 7 ragazzi tra i 20 e i 30 anni e 2 accompagnatori Salesiani.
La data della partenza sembra distante, ma la quotidianità frenetica in men che non si dica ti catapulta a quella calda domenica del 30 luglio. Finalmente si parte e il desiderio di calpestare la famosa “terra rossa” diventa incontenibile.
Partenza da Malpensa, scalo al Cairo e arrivo ad Entebbe, sud Uganda. Quello che ci attende è un lungo viaggio verso Nord di circa 800 km che però si snellisce grazie alle tante tappe: Namugongo e le case Salesiane di Bombo e di Gulu. Dopo circa 4 giorni si arriva a Palabek.
All’orizzonte nessun campo recintato, nessun addensamento di persone in poco spazio. Tutto il contrario di quello che si pensa e si immagina quando si parla di un campo profughi.
Gli occhi meravigliati vedono un posto enorme di circa 400 km quadrati immersi in una vegetazione verde e rigogliosa.
9 zone che assomigliano a dei piccoli villaggi.
Distese di capanne collegate tra loro da strade rosse e polverose. E tra l’erba alta e fitta si iniziano a scorgere bambini, ragazzi e ragazze, donne e uomini.
Sono loro, gli 80.000 abitanti di Palabek.
L’accoglienza è grande, la comunità Salesiana ci fa sentire subito a casa. Iniziamo a conoscere meglio i missionari che, dal 2017, vivono con i profughi.
In soli sei anni hanno costruito per i giovani una scuola professionale “Vocational training center” (VTC) e per la popolazione locale 17 cappelle dove potersi riunire la domenica per celebrare la Santa Messa.
Ogni giorno portano gioia e allegria e con il carisma di don Bosco permettono a tanti giovani di avere una valida motivazione per vivere, di aspirare ad un futuro migliore e di avere dei sogni che magari un giorno possano diventare realtà.
Sulle magliette dei ragazzi del VTC si legge “Rebuldings lives”. Questo fanno i Salesiani: ricostruiscono vite. Vite distrutte dall’odio e dalla violenza della guerra che da troppi anni perseguita la popolazione del Sudan e del Sud Sudan.
Noi volontari invece siamo semplicemente chiamati a “stare”. Stare con gli animatori salesiani del posto e provare ad insegnare loro nuovi giochi o nuove modalità di animazione.
I ruoli si invertono e noi impariamo da loro. Semplicità e concretezza. Stare con i bambini e i ragazzi. Tendere loro una mano per fargli capire che, anche se il colore della pelle è diverso, siamo tutti figli di uno stesso Padre. Stare e vivere con loro.
I sorrisi e le risate non mancano, ma è proprio vero che quando si sta bene e ci si diverte il tempo passa più velocemente. Tre settimane piene a Palabek ricche di gioia e di insegnamenti.
Il momento del saluto vuole essere un arrivederci e non un addio. Magari non ci rivedremo su questa terra, ma una cosa è certa: se continuiamo a vivere come questi giorni ci rincontreremo tutti in Paradiso. Proprio come desiderava Don Bosco per i suoi ragazzi.
Ora, rientrati in Italia, inizia la vera sfida. La vera missione.
Concretizzare nella nostra società occidentale ciò che l’Africa ci ha lasciato impresso dentro al cuore non sarà facile. Ma proprio perché è una sfida non può che essere difficile.
Ci proveremo con l’aiuto di “papà God e mama Mary”, senza dimenticare che “in Don Bosco we share”.