Il futuro della bambina rifiutata – La voce e il tempo

Don Domenico RICCA, presidente Associazione Amici di Don Bosco Onlus, dà la sua opinione in merito la vicenda della bambina nata in Ucraina e recentemente arrivata nel nostro Paese.

Di seguito l’articolo de “La voce e il tempo

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Gentile Direttore, si affievolisce poco a poco l’attenzione sulla vicenda della bambina nata in Ucraina per volontà di una coppia italiana e recentemente arrivata nel nostro Paese.

Se n’è parlato tanto, spesso usando parole poco adatte. Mi è capitato di leggere articoli in cui i coniugi italiani venivano indicati come «genitori adottivi » della piccola.

Indipendentemente dall’opinione che ciascuno ha maturato a proposito della «gravidanza per altri», parlare di adozione per indicare il passaggio dalla donna che ha partorito la bambina a chi ne ha commissionato la nascita è scorretto. Adottare non è dare il proprio cognome. L’adozione è qualcosa di ben diverso, nella forma ma soprattutto nella sostanza. L’adozione è quel ponte che consente a un bambino di realizzare il suo diritto ad avere una famiglia adeguata ai suoi bisogni, dopo che si è accertato che la famiglia di nascita non può o non riesce a prendersi cura di lui.

L’adozione non ha nulla a che fare con il presunto diritto di uno o due adulti ad avere nella propria vita un bambino da chiamare figlio. La condivisione del corredo cromosomico non è base sicura per la costruzione della genitorialità e del legame di filiazione; sembra che su questo punto non ci si dia il tempo di riflettere, presi dalla fretta di realizzare un obiettivo che alla fine si scopre di non voler raggiungere.

Ma ogni vita che nasce al mondo ci rende tutti responsabili, e allora – fortunatamente – per questa bambina le istituzioni competenti stanno già esplorando la strada dell’adozione, quella vera, quella che non tiene conto delle candidature presentate sui social media o basate sull’emotività del momento, quella che si fonda su un percorso di conoscenza profonda, nella ricerca della miglior coppia di genitori possibili per i bisogni presenti e futuri di questa bambina, per renderla figlia nel senso più completo e autentico della parola.

Non cadiamo però nella trappola della semplifi cazione e del presente come unica prospettiva possibile. L’adozione di un bambino in tenera età non è necessariamente la più «facile», quella del bambino «che non avrà ricordi», che «sembra proprio tuo figlio», che conosci «da sempre». Questa bambina non avrà 18 mesi per sempre. Sarà prima una ragazza e poi una giovane donna alla ricerca della sua storia e della sua identità. Non le sarà impossibile risalire a ciò che in questi giorni è stato detto e scritto, su di lei e sulle persone che fanno parte della sua storia, anche se hanno scelto di non fare più parte della sua vita.

L’adozione non è il colpo di spugna che cancella il passato, lo colloca in una dimensione intangibile e inoffensiva, gli fa perdere di significato, come fosse una nuova nascita. Il grande compito dei futuri genitori adottivi sarà proprio quello di accompagnarla e sostenerla nel suo percorso di crescita, senza giudicare, ma anche senza mistificare e senza mentire, esercitando con responsabilità il proprio ruolo di custodi della storia.

Perché questa storia, oggi oggetto di curiosità e di articoli di cronaca, questa storia oggetto di attenzione e di commenti sui social media, è la storia di una persona, oggi minore da tutelare, domani giovane adulta. Tutto questo ci dovrebbe far riflettere sul modo in cui vengono narrate le storie dei bambini, e sulle parole che vengono usate per farlo.

Ci serve più rispetto per la vita e per le vite: per quella che ci è stata data, per quelle che abbiamo contribuito a creare, per quelle che ci vengono affidate, per qualche momento o per sempre.

don Domenico RICCA sdb

presidente Associazione Amici di Don Bosco Onlus

(ente autorizzato per adozioni internazionali)