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110 anni dalla morte del Beato don Michele Rua: presto un documento inedito

Il 6 aprile del 1910 nasceva al cielo don Michele Rua, primo successore di don Bosco. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS in merito ai 110 dalla morte del Beato e all’inedito documentario dei funerali di don Michele Rua il quale doveva essere proiettato alla chiusura del Capitolo Generale 28°, ma che sarà invece divulgato quando terminerà l’emergenza sanitaria in atto.

(ANS – Roma) – Era tutto pronto per la grande celebrazione della Messa d’oro di Don Michele Rua, il 24 giugno 1910. Il Signore lo chiamò a sé tre mesi prima, il 6 aprile, all’età di 72 anni. Ne aveva passati la metà accanto a Don Bosco e 22 come suo successore. Con lui aveva condiviso tutto: pane, lavoro, fatiche, ansie, gioie e dolori, delusioni e speranze, fin l’età della morte. Stessa passione per i giovani, stesso zelo per le anime, stesso amore a Gesù Sacramentato, all’Ausiliatrice, ai sacramenti, al Papa, stessa disponibilità al lavoro e al sacrificio, stessa capacità di mortificazione, stessi faticosi viaggi, accompagnati da grazie e miracoli. Hanno condiviso la stessa aspirazione alla santità, raggiunta da entrambi con la canonizzazione dell’uno (1934) e la beatificazione dell’altro (1972).

Le intuizioni del carismatico fondatore in Don Rua sono divenute realtà, istituzione, organizzazione, struttura. Lungo il suo Rettorato, segnato anche da grandi sofferenze, ha consolidato e sviluppato in misura impressionante l’Opera salesiana nel mondo, che si temeva potesse non sopravvivere alla morte del fondatore; ha conciliato la necessità di un intelligente decentramento del servizio di governo; ha rilanciato con forza ed arricchito di nuove espressioni giovanili gli oratori e l’associazione dei Cooperatori.

Don Rua ha immesso la società salesiana su inedite vie dell’assistenza ai lebbrosi, ammalati, portatori di handicap; ha affrontato salesianamente l’inedita sfida della “questione operaia”; ha sviluppato con abili collaboratori il patrimonio educativo e spirituale ereditato; ha fatto preparare con studi superiori degli educatori che fossero all’altezza della situazione; ha allargato gli spazi missionari…

Tutto ciò lo possiamo trovare in due volumoni, che raccolgono gli Atti di due Convegni promossi dieci anni fa (in occasione del centenario della morte del beato), dall’Istituto Storico Salesiano (ISS) e dall’Associazione Cultori di Storia Salesiana (ACSSA).

Alieno a ogni forma di azione politica e partitica, Don Rua ha declinato la dimensione sociale dell’opera salesiana con modalità adeguate ai tempi e le celebrazioni funebri di 110 anni fa furono non meno solenni e partecipate di quelli di Don Bosco.

Il 6-7 aprile 1910 Torino si è fermata, dal Consiglio comunale agli operai degli stabilimenti della FIAT: una folla immensa (decine e decine di migliaia di persone), è accorsa a dare l’estremo saluto al cittadino illustre e benemerito, al padre, all’amico, all’apostolo della gioventù, mentre sentite condoglianze arrivavano da tutta Italia, da decine di paesi d’Europa, America, Africa, Asia…

In Piazza Maria Ausiliatrice, accanto ad un fiumana di pedoni, fu tutto un succedersi di eleganti automobili, di vetture padronali e cittadine, comprese quelle di Sua Altezza Imperiale e Reale, la Principessa Maria Laetitia, dei rappresentanti del card. arcivescovo e delle più alte autorità cittadine, di altri arcivescovi e vescovi, di rappresentanti del Governo. Succedere a Don Bosco non era un’impresa facile, ma ancor più lo era mantenere intatta, dopo un quarto di secolo, tutta la simpatia che il nome di Don Bosco trascinava irresistibilmente dietro di sé.

Uno scoop rimandato

Era quasi pronto per essere proiettato pochi giorni fa Torino, alla prevista chiusura del Capitolo Generale 28°, lo scorso 4 aprile. Ma poi è arrivato il coronavirus e tutto si è fermato. Ma “che cosa” era quasi pronto? Era pronto un incredibile filmato di vari minuti con i momenti più salienti della due giorni dei funerali di Don Rua!

Una fake news, direte? No, un vero documentario con sequenze cinematografiche girate da varie angolazioni all’interno di Valdocco, in piazza Maria Ausiliatrice, in via Cottolengo… Con immagini in movimento di Don Rinaldi, don Barberis, don Lemoyne… Volti noti, ripresi anche in primo piano, che seguono la cassa di Don Rua trasportata a mano dai giovani salesiani nel cortile di Valdocco o su apposita carrozza adornata a lutto per le vie cittadine, fino a Valsalice. E con loro vediamo la folla di popolo, di giovani, di nobili abbigliata a lutto, con loro grazie, alle immagini cinematografiche, ovviamente mute, camminiamo per via Maria Ausiliatrice, via Cottolengo… e soprattutto viale Regina Margherita, percorsa da pedoni, biciclette, carrozze a cavallo, automobili, tram…

Il mondo torinese di Don Rua offertoci da una macchina da presa affittata per la straordinaria celebrazione funebre dai lungimiranti salesiani del tempo (la cinematografia faceva ancora i primi passi). Passata la tempesta del coronavirus, contiamo di potervelo mostrare. Rimanete in attesa.

don Francesco Motto, SDB

Presidente ACSSA  

Don Galli presto tra i beati – La Voce del Popolo

Il 12 giugno 2019, VII anniversario della nascita al cielo di don Silvio Galli, era stato ufficialmente presentato al vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, il Supplex libellus, cioè l’istanza ufficiale con la quale la Congregazione Salesiana chiedeva l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulle virtù, la fama di santità e di segni di don Silvio Galli, Sacerdote Professo della Società di san Francesco di Sales.

La Santa Sede ha così concesso nelle giornate scorse il Nulla osta per la causa del servo di Dio.

Si riporta di seguito l’intervista al Postulatore per le Cause dei Santi, don Pierluigi Cameroni riportata sul settimanale La Voce del Popolo il 13 marzo scorso.

Con la vita e con la Parola insegnò a scoprire e a servire Cristo nei poveri.

“La figura e la testimonianza di don Silvio Galli – spiega don Pierluigi Cameroni – si caratterizza per la sua capacità di aver corrisposto al dono di Dio dedicando la sua vita alle persone più emarginate con un atteggiamento profetico. Quello che don Galli ha fatto si inserisce nella linea di Papa Francesco che indica una Chiesa in uscita, una Chiesa in grado di porsi in ascolto del grido delle persone. Con il suo stile e con la sua sensibilità ha saputo essere un segno forte della capacità di compassione di Cristo e della Chiesa nella quotidianità”.

La devozione popolare. Attorno a don Silvio si respira una grande devozione popolare.

“In assoluto ho trovato tanta fama di santità. Qualcosa già abbiamo raccolto, qualcosa uscirà dopo l’apertura del processo”.

“L’iter. Il 12 giugno si apre l’inchiesta diocesana all’interno del Duomo di Chiari; verrà nominato il tribunale che dovrà accompagnare l’ascolto dei testimoni circa la vita e le virtù di don Silvio e la raccolta di una documentazione qualificata con il giudizio degli storici e dei teologi”.

La vita di fede. Don Pierluigi ha avuto la grazia di avere, a San Bernardino, don Galli come insegnante.

“Alla radice di tutta la sua opera di carità c’è una profonda vita di fede. Era un uomo radicato in Dio. Un aspetto che qualifica il suo cammino di santità è la filiale devozione a Maria: tutta la sua esistenza è segnata dal legame con Maria Ausiliatrice”.

La predilezione per gli ultimi.

“Ha intercettato, già dalla fine degli anni Sessanta, le emergenze: è stato capace di avere il cuore aperto, cercando di rispondere alle domande. Ha sempre accompagnato il cammino di fede dei volontari, dando senso alle cose che facevano, per far maturare, dentro l’impegno, una scelta di fede”.