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L’ultimo saluto a don Nicola Faletti, il “Don Bosco del Canavese”

Un grande e caloroso saluto al “Don Bosco del Canavese”  hanno potuto porgere questa mattina alle ore 10.00 le tante persone che si sono riunite al funerale del compianto don Nicola Faletti, mancato lo scorso 3 gennaio all’età di 102 anni.

Alla celebrazione delle esequie, svoltasi presso l’Istituto Salesiano “G. Morgando” di Cuorgné, ha presenziato il Vescovo emerito di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi, il quale ha introdotto la celebrazione ringraziando la presenza di Mons. Roberto Farinella, Vescovo di Biella e di don Enrico Stasi, Ispettore del Piemonte e Valle d’Aosta.

Numerosi anche i parroci della Diocesi e i confratelli salesiani che hanno voluto prendere parte alla funzione, tra cui don Enrico Bergadano, Direttore dell’Istituto Salesiano Cardinal Cagliero di Ivrea, dove don Faletti risiedeva:

Gli ultimi 13 anni trascorsi da Don Faletti ai Salesiani del “Cagliero” di Ivrea sono storia recente; gli ultimi metri per questo maratoneta di Dio, il “Don Bosco del Canavese”, in tante occasioni il più giovanile dei salesiani della comunità, per tutti noi un grande esempio.

Qualche preoccupazione, è normale, per la tua salute.
Nel 2009 ci preoccupa una brutta polmonite.
Ci preoccupa soprattutto il fatto che tu, don Nicola, beva acqua; ma è acqua di Lourdes nella tipica bottiglietta di plastica offerta da amici di Laigueglia, tramite l’onnipresente buon Piero, che organizza anche l’incontro storico con Papa Francesco nel 2014.
Qualche preoccupazione, è naturale. Ma Simona, Marilena, Michele, gli amici di Villa e i confratelli della casa ti sono costantemente accanto, non tanto per aiutarti a stare in piedi, ma per cercare di tenerti seduto.
Qualche preoccupazione è chiaro. E don Cavicchiolo che si sforza invano di convincerti che il Barbera e la Bonarda sono vini buoni e se proprio non li gradisci più, certamente berrai vini migliori in paradiso.
Emozione, certo, e sgomento perché te ne sei andato.
Ma così va la vita.
“Non mangio più perché ho lo stomaco piccolo”. Era la tua scusa delle ultime settimane.
“Tu, Nicola, non mangi tanto perché hai lo stomaco piccolo” era la frase della tua mamma quando eri bambino.

Il 3 gennaio 2020, al mattino presto, prima dell’alba, ti sei svegliato in Dio, incontrando i tuoi amici di sempre.

Se oggi siamo così commossi ma nello stesso tempo sereni, è perché tu ci hai voluto tanto bene e noi ti vogliamo tanto bene.

Tutto è grazia.

Oggi, è vero, c’è in giro qualche lacrima.

Ma tutto il resto è gioia.

Don Enrico Bergadano

Tra i numerosi interventi per dare un ultimo saluto a don Nicola:

Ho avuto la fortuna e soprattutto il privilegio di passare tanti momenti indimenticabili accanto a don Faletti e vorrei ricordarlo così: “eternamente giovane“!

“Fintanto che il padrone mi lascia, io non ho fretta” – diceva don Faletti -. Quante volte in questi ultimi anni, a conferma del suo grande amore per la vita e della sua volontà di continuare a rendersi utile a far del bene mi ha detto questa frase, e sicuramente quante volte l’avrà pronunciata ad ognuno di voi a conferma del suo “spirito giovane”, a dispetto della sua veneranda età.

Piero Cravero

Messaggi di cordoglio sono giunti alla comunità salesiana dal missionario in Cina don Carlo Socol, dal coadiutore Antonio Pun Ming e dai suoi confratelli cinesi che hanno conosciuto don Faletti custode dei luoghi natali dei santi mons. Luigi Versiglia e don Callisto Caravario, da mons. Debernardi vescovo emerito in Burkina Faso. Anche il consigliere generale per le missioni don Guillermo Basañez ha voluto farsi presente con la sua preghiera ed il ricordo riconoscente. Il card. Tarcisio Bertone – in una lunga lettera –  ha ricordato il suo antico insegnante  ed il modello di sacerdote conosciuto in gioventù.

Alla fine della cerimonia, l’assemblea commossa ha intonato la celebre canzone di Nilla Pizzi “Vola Colomba” che tanto piaceva allo stesso don Faletti, a testimonianza di quel “ministero della gioia” per cui voleva sempre che le persone che incontrava, facessero esperienza di accoglienza, simpatia e allegria.

Di seguito, si riporta l’articolo dedicato a don Nicola Faletti pubblicato dalla Sentinella del Canavese il 6 gennaio 2020, a cura di Chiara Cortese.

Addio, Don Faletti umile e speciale Era il Don Bosco del Canavese

Aveva 102 anni. Funerali nella sua Cuorgnè, mercoledì 8.
Rosario anche a Ivrea. Quell’incontro con Papa Francesco

Addio al Don Bosco del Canavese. Saranno recitati questa sera, lunedì 6 gennaio, alle 20,30 all’Istituto Salesiano Cagliero di Ivrea, e domani martedì 7 gennaio, sempre alle 20.30 all’istituto  Salesiano Giusto Morgando di Cuorgnè, rosari in suffragio di Don Nicola Faletti, spentosi serenamente nella notte tra giovedì  e venerdì all’età di 102 anni nella medesima casa eporediese del Santo della gioventù della quale era ospite da alcuni anni. I funerali, invece, saranno celebrati martedì 8, alle ore 10, sempre al Morgando di Cuorgnè.

UNA VITA TRAI  SALESIANI
Nato a San Raffaele Cimena  il 26 gennaio 1917, don Nicola era stato ordinato sacerdote il 2 luglio 1944, custode della memoria e dei luoghi di San Callisto Caravario, giovane religioso originario di Cuorgnè trucidato sulla punta dell’Aratro, in Cina, con il suo vescovo, monsignor Luigi Versiglia, nel febbraio del 1930, Don Faletti  ti ha accolto numerosi gruppi di giovani è fedeli giunti nella città delle due torri dall’Estremo Oriente per visitare e conoscere il paese natale di San Caravario. per oltre settant’anni, è stato un insostituibile punto di riferimento degli istituti salesiani di San Benigno e Cuorgnè ricoprendo diversi ruoli: insegnante, animatore, organizzatore di attività artistiche e culturali nonché   promotore di numerosi viaggi e pellegrinaggi. Maestro, Guida, fratello ed amico alla sequela di San Giovanni Bosco per ormai diverse generazioni di canavese, Don Nicola  Faletti per oltre trent’anni è stato parroco di Villa Castelnuovo ed ha anche ricoperto I’incarico di cappellano della casa salesiana Vaschetti di Castelnuovo Nigra. Dal 2007 era cittadino onorario del piccolo centro dell’altra Valle Sacra analogo riconoscimento gli era stato conferito nel giugno del 2014 dalla Città di Cuorgnè.

IL BACIO DEL PONTEFICE
Memorabile l’incontro del sacerdote Salesiano con Papa Francesco nell’ottobre 2014, nel quale il Pontefice si chinò a baciare le mani all’anziano religioso, a rendere omaggio ad un piccolo, grande prete di campagna che è entrato nel cuore dei canavese. Don Nicola, in quell’occasione che è già consegnata alla storia, era apparso quasi a disagio, nel la sua umiltà, per il gesto spontaneo del Santo Padre. Un’immagine che aveva immediatamente rimandato a Francesco, il poverello di Assisi, al cospetto di Innocenzo III.

PICCOLO, GRANDE UOMO
Un grande, piccolo uomo che con umiltà e nel silenzio ha sempre lavorato per le nostre comunità spendendosi per i giovani e per chi ne aveva più bisogno nel vero spirito di Don Bosco – lo ricorda il sindaco di Cuorgnè, Beppe Pezzetto – Ciao Don Nicola, continua a seguirci da lassù. Don Faletti, cosi minuto e cosi forte, al tempo stesso, capace di un sorriso che illuminava chiunque lo incontrasse, ha saputo incarnare nel migliore del Santo della gioventù in Alto Canavese. Un personaggio straordinario, oltre che un prezioso uomo di Dio, che ha saputo meritarsi l’affetto e la stima di credenti e non. Numerosi i credenti e non. Numerosi i messaggi di cordoglio espressi da chi ha avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare le doti umane e sacerdotali di Don Nicola Faletti, autentico testimone del Vangelo, che nell’era di internet e dei social sono state affidate anche alla rete, uniti a toccanti ricordi personali da custodire nei cuori.

Chiara Cortese

Quell’idea del Cammino di Don Bosco tra vigneti e prati della collina torinese

Si riporta qui l’articolo pubblicato sulla Sentinella del Canavese (quotidiano), a cura di Angelo Raffino, di venerdì 15 marzo 2019, il quale tratta il ruolo dell’Associazione dilettantistica dell’Asd Nordic Andrate nel cammino di Don Bosco (simbolo e fondatore dei Salesiani).

Pochi sanno del ruolo dell’Asd Nordic walking Andrate nella nascita del percorso che sta riscuotendo successo tra i camminatori. Quell’idea del Cammino di don Bosco tra vigneti e prati della collina torinese:

IVREA. C’è un pezzo di Canavese nel Cammino di don Bosco, il tragitto che dal Santuario di Maria Ausiliatrice, a Torino, termina al Colle don Bosco, nell’astigiano, toccando i luoghi simbolo della storia del santo che fondò la congregazione dei Salesiani e che venne definito da Giovanni Paolo II padre e maestro della gioventù.

È più di un semplice contributo quello di matrice canavesana alla nascita del cammino di don Bosco visto che è dell’Associazione sportiva dilettantistica Nordic walking Andrate, attraverso il presidente Ute Ludwig ed il direttore Claudio Baldi, l’idea originaria. Nel 2010 la proposta viene portata, e accolta, all’interno del progetto Strade di colori e sapori curato dall’allora Provincia di Torino.

Comincia così un lungo lavoro, durato sei anni, in cui l’associazione di Andrate si occupa della ricerca storica, dell’individuazione e della tracciatura dei sentieri. Nel 2016, contestualmente alla pubblicazione della relativa guida, il cammino di don Bosco viene inaugurato ufficialmente.

Il tracciato si dipana lungo i percorsi della collina torinese su una rete, complessiva, di circa 140 chilometri. Per raggiungere la destinazione finale, Colle don Bosco, esistono tre varianti che si differenziano tra loro per l’altimetria ed i comuni attraversati.

Il percorso più lungo, e con il maggiore dislivello, è quello cosiddetto del cammino alto: 55 chilometri per 1.300 metri di dislivello positivo attraverso il parco di Superga e passando per Cinzano. Più agevole è il cammino basso con i suoi 46 km e 615 metri di ascesa totale toccando i comuni di Pecetto e Pino torinese, Chieri e Buttigliera d’Asti. Una via di mezzo tra i due percorsi è rappresentata dal cammino medio che attraverso Baldissero, Pavarolo, Montaldo Torinese, Marentino e Arignano, consente di giungere a Colle don Bosco dopo 42 chilometri e 1.120 metri di dislivello positivo.

All’interno di questi tracciati sono presenti anche due varianti: quella della Canonica di Vezzolano e della Strada del Papa e quella di Buttigliera d’Asti. Il percorso può essere intrapreso sia da escursioni di giornata sia da viaggiatori zaino in spalla impegnati per più giorni. In quest’ultimo caso, studiando i tracciati, è possibile anche pianificare un percorso ad anello con partenza e rientro sempre su Torino.

Il cammino di don Bosco è giovane, vista la data di nascita, e sta già ricevendo i primi positivi riscontri:

«perché – spiega Claudio Baldi -, comincia ad essere percorso autonomamente dagli escursionisti che comprano la guida e si incamminano».

A tal proposito, per chi volesse approfondire, sul sito www.camminodonbosco.it, è possibile reperire una grande varietà di informazioni utili compresa la cartina dei tracciati, e delle loro varianti, e l’elenco delle strutture ricettive presenti lungo il tragitto.