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Il Metodo di studio a Casale Monferrato: “Oltrescuola”

A seguito della presentazione dell’iniziativa “Metodo di studio”, parte del progetto Labs to Learn, ci confrontiamo con Simona Dametto, volontaria presso l’opera salesiana Don Bosco di Casale Monferrato nel progetto “Oltrescuola”, che offre assistenza nello studio pomeridiano ai ragazzi in difficoltà. Di seguito si riporta l’intervista.

Durante la presentazione del progetto sono stati illustrati numerosi aspetti che interessano il percorso che dovrà intraprendere il “metodo di studio”. Quale ti è sembrato più interessante in base alla tua esperienza maturata a fianco dei ragazzi nel tuo centro?

La presentazione ha offerto innanzitutto una buona sintesi ed una spiegazione ordinata per comprendere al meglio le dinamiche del progetto che si mostra ambizioso, ma ben strutturato. In particolare però ho trovato molto interessante la spiegazione di come le emozioni siano legate al metodo di studio dei ragazzi, così tanto da risultare un aspetto imprescindibile per la sua buona riuscita, assieme anche alla cura del contesto e dell’ambiente in cui avviene il loro apprendimento.

Un’altra immagine interessante che è stata usata è quella dello “scaffolding”, come un’impalcatura su cui poter far crescere la vita dei giovani. Ritengo che funzioni non solo nella scuola, ma anche nella loro vita quotidiana, per poterli aiutare a crescere come persone; questo infatti dovrebbe essere il nostro obiettivo per eccellenza e questo progetto può aiutarci a raggiungerlo. 

È sicuramente un progetto ambizioso, visto che si pone un tale obiettivo, ma il fatto che sia previsto un lavoro di rete, con un movimento condiviso in cui diversi attori sono chiamati a spendersi, costituisce per me una garanzia e una buona strada da seguire.

Quasi quotidianamente offri assistenza ai ragazzi che frequentano il doposcuola dell’oratorio. Quali sono le maggiori difficoltà che riscontri nei ragazzi aiutati nello studio?

La difficoltà più diffusa è proprio quella di non aver ancora costruito un proprio metodo per studiare o anche solo di essere in grado di organizzarsi il lavoro. 

Sicuramente è da sottolineare come in questo tempo storico, pieno di complessità, la scuola non rivesta più un ruolo principale nella visione di vita delle famiglie, ancor di più ora che a scuola i ragazzi non ci stanno andando fisicamente. La scuola rimane una delle molte dimensioni del quotidiano e forse neanche la più coinvolgente, secondo il punto di vista loro e di molte famiglie.

Un’altra considerazione da fare è che la maggior parte dei ragazzi che frequentano il doposcuola appartengono a famiglie straniere e loro stessi costituiscono l’unico vero ponte con la società in cui sono chiamati a vivere. Si trovano a dover mediare per i propri genitori soprattutto linguisticamente, gli viene quindi richiesto di assumere un ruolo impegnativo in cui a volte finiscono per essere i controllori di se stessi. In alcune di queste famiglie l’idea di essere stranieri porta a sentirsi in dovere di dimostrare di valere quanto e di più degli altri, mentre altre famiglie non riconoscono assolutamente lo studio come strumento per raggiungere l’emancipazione e la giusta autonomia.

Pensando alle attività svolte nel tuo centro, quale bisogno dei ragazzi potrebbe andare a coprire questo progetto? Quali ricadute auspichi possa avere sui ragazzi?

Molte volte i ragazzi non hanno proprio gli ambienti e le condizioni adeguati per potersi dedicare in maniera proficua allo studio. In questo i progetti come il nostro doposcuola educativo possono offrire un supporto valido e un luogo adeguato, sicuro e ricco di opportunità anche per creare socializzazione, un aspetto, questo, che risulta essere sempre più fondamentale in questi tempi di distanziamento e privazioni relazionali.

C’è da auspicare però che migliori prima di tutto nei ragazzi il rapporto con il proprio studio personale, per diventare protagonisti anche nella scuola e non soltanto subirne le conseguenze. Infine una maggiore diffusione dell’attenzione allo studio da parte dei professionisti e degli adulti che entrano in contatto con il progetto, assieme ad una formazione diffusa, dal teorico al pratico, possono avere ricadute positive sui ragazzi anche nel futuro, a prescindere dal dove e dal quando si affrontino questo tipo di attività.

(Nella foto, i ragazzi di Oltrescuola inaugurano la settimana dedicata alla storia dell’immigrazione dall’Albania)

Casale Monferrato: la Dad in dodici sotto lo stesso tetto, il lockdown dei ragazzi in comunità – La Stampa

La Stampa” a cura di Giulia Di Leo.

Harambée a Casale da 25 anni ospita minorenni con famiglie fragili: i problemi della scuola a distanza qui sono moltiplicati. Connessione da potenziare, pc da acquistare, regole da rispettare: “Ma loro hanno dimostrato una grande resilienza”

«La dad ci ha sconvolto. Abbiamo dovuto cambiare la linea internet, comprare dei supporti perché avevamo solo due computer. Abbiamo iniziato a stampare ininterrottamente i compiti dei ragazzi. Anche far capire le regole è stato più difficile: incontrare le famiglie, nei casi in cui è previsto, e gli amici, ha preteso una gestione più controllata».

L’assenza della scuola ha ribaltato gli equilibri di tutte le famiglie, Ma ancora più complicata è la realtà di quelle in cui i componenti non si scelgono. Come la comunità Harambée di Casale. Qui ogni anno arrivano minori con storie difficili, famiglie fragili.
«È complicato anche parlare con il compagno di stanza. Basta una parola fuori posto, un commento sulla tua famiglia o sul tup vissuto che scatta la rabbia. Quando vivi certe cose non è facile parlarne. Io ci sto provando, ma non riesco ancora a dire tutto».

Giorgia ha 13 anni e vive da sempre in comunità. Prima era a Caresana, nel Vercellese, col fratello più piccolo, poi è arrivata in Harambée, dove c’era già il fratello maggiore, Fabio. Quest’anno ha l’esame di terza media. Come lei anche Jacopo. Si conoscono dai tempi di Caresana. Là però litigavano sempre. «Io ero la ribelle – dice Giorgia –, poi qui ho capito che a discutere con tutti finivo solo per piangere da sola in camera».

Gli alti e bassi sono all’ordine del giorno. A convivere negli spazi comuni e in stanze doppie sono in 12 di età diverse, il più piccolo ha 10 anni, il più grande è maggiorenne e vive nell’alloggio accanto, in autonomia con altri 5 coetanei. «Così impariamo a vivere da soli», spiega Tony, all’anagrafe Platon Merko. Ha 19 anni ed è arrivato dall’Albania. Voleva cambiare la sua vita e ora vorrebbe farlo anche per i genitori che sono rimasti là. «Ci sentiamo tutti i giorni. Sapevo che in Italia si viveva meglio e sono partito con i risparmi che avevo. Quando sono arrivato pensavano che fossi sordomuto, perché non sapevo una parola di italiano. Ho imparato in fretta. Sto per prendere la terza media linguistica e lavoro. Ora spero che i miei genitori mi raggiungano».

Bambini e ragazzi, italiani che stranieri, arrivano in comunità per motivi vari. «Sono soprattutto storie di incapacità genitoriali – spiega l’educatore Franco Girardino –. Nel gruppo attuale abbiamo molte famiglie collaboranti e questo ci ha sicuramente aiutato ad affrontare il primo lockdown che non è stato disastroso come immaginavamo». «Se ci avessero detto di dover convivere per un anno intero, avremmo deciso di chiudere prima. E invece i ragazzi hanno dimostrato una grande resilienza», commenta Barbara Zaglio, una dei 5 educatori salesiani che il 24 marzo del 1996 hanno aperto le porte della comunità. Venticinque anni fa: da allora da Harambée sono passati 149 ragazzi.

Le difficoltà si sono fatte sentire soprattutto da ottobre, tra Regioni colorate, dad e regole in continuo cambiamento. E ora arriva un’altra festività in cui i ragazzi non potranno ricongiungersi alle loro famiglie. «A ogni ingresso dobbiamo fare un tampone – spiega Franco Girardino –. Da novembre tutti i ragazzi vengono controllati una volta al mese. Anche se il primo lockdown è stato sereno, perché si respirava un clima famigliare, siamo sempre stati a rischio. Noi educatori viaggiavamo di continuo e avevamo contatti con l’esterno».

Risolto il problema di linee internet e supporti, con pc e tablet acquistati dai salesiani e dagli assistenti sociali, i ragazzi hanno continuato a fare scuola. La tecnologia alla fine è servita anche per parlare con le famiglie e gli amici. Non è stato facile, ma i ragazzi di Harambée alle difficoltà sono abituati. Anzi, la vita di comunità aiuta: apparecchiare tavola, fare i compiti e guardare il Tg può diventare persino divertente. A vederli sembra tutto naturale. Anche se loro forse più di altri avrebbero bisogno della socialità negata dal distanziamento. Ma insieme il tempo passa meglio. Si studia, si parla, si gioca. Jacopo ha appena finito una partita a carte con i ragazzi: «Mi piace stare in compagnia. Qui c’è sempre qualcosa da fare, non ci si annoia mai».

Festeggiati i 25 anni della Comunità Harambée

Nella serata di ieri, mercoledì 24 marzo, si sono festeggiati online i 25 anni di vita della Comunità Harambée con il contributo video mandato in onda su YouTube: un racconto, una storia fatta di storie per le persone che ci sono state, ci sono e ci saranno.

Il commento di don Domenico Ricca in merito ai festeggiamenti:

“Ascoltarvi da Torino mi emoziona tantissimo….perché celebrare vuol dire non dimenticare la difficoltà dei primi passi…sapersi voltare indietro non per rimpiangere ma per ringraziare e per dire che andare avanti ancora si può, si deve. È la nostra responsabilità educativa, è la nostra azione pastorale ed educativa di salesiani, perché questo ce lo chiede don Bosco, oggi come sempre…”

Il Metodo di studio a Casale Monferrato: “Per trovare il proprio posto nella scuola”

Il Metodo di studio secondo l’esperienza della realtà territoriale di Casale Monferrato coinvolta nel progetto Labs to Learn. Di seguito una breve descrizione e il video-intervista.

Le parole della Prof.ssa Valentina Rinaldi, docente di lettere presso l’Istituto Comprensivo Francesco Negri di Casale Monferrato, sottolineano l’importanza del progetto Labs to Learn dedicato al Metodo di studio all’interno della scuola di oggi.

Insegnante di italiano e coordinatrice della classe degli studenti di prima coinvolti nelle attività, in una breve intervista raccolta a pochi giorni dall’evento di presentazione del progetto alle famiglie, ricorda come la formazione continua dei docenti e l’attenzione verso le diverse forme di apprendimento dei ragazzi possano costituire la chiave giusta e necessaria per permettere agli studenti di crescere seguendo le proprie potenzialità e aiutando ognuno a trovare il posto giusto anche a scuola.

Comunità Harambée: 25 anni insieme

Esattamente 25 anni fa nasceva la Comunità Harambée: un alloggio socio assistenziale per minori in situazioni di disagio, un’opera salesiana che prende vita dal progetto di un gruppo di educatori provenienti dall’Oratorio don Bosco di Casale Monferrato. In occasione di tale anniversario, mercoledì 24 marzo alle ore 20.45 sarà possibile celebrare questo traguardo grazie al contributo video che sarà mandato online sul canale Youtube nella serata.

Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera salesiana di Casale Monferrato il 23 marzo 2021:

Una scommessa vinta, nata da un progetto di giovani Salesiani Cooperatori

Una casa per restituire futuro

25 anni di vita per la comunità educativa residenziale “Harambée” e i suoi servizi

CASALE – “Una casa per restituire futuro”: questo il titolo del Convegno che 5 anni fa celebrava il ventennale di Harambée e che continua a sintetizzare efficacemente l’essenza e la “mission” educativa di questa realtà, giunta quest’anno al suo 25° anno di attività.

Precisamente il 24 marzo 1996 gli ambienti della comunità aprivano ufficialmente i battenti, preceduti da un percorso di riflessione e di progettazione risalente al 1992, allorquando cinque giovani con esperienze di lavoro e di volontariato nelle comunità per minori cominciarono a condividere un desiderio con la famiglia salesiana di Casale: offrire un’opportunità educativa ai ragazzi con necessità di casa, con uno stile e un carisma specifico, quello salesiano, in linea col sistema preventivo e riproducendo lo stile di famiglia di Don Bosco.

Il sogno trovò concretezza nell’investimento dell’Ispettoria Salesiana del Piemonte per adeguare gli spazi dell’opera e per destinare risorse a ragazzi e ragazze marcatamente segnati da disagio e difficoltà relazionali. Supportata dall’allora incaricato di Oratorio, il gruppo originario dei cinque giovani, accomunati dalla promessa di Salesiani Cooperatori maturata in seno ai rispettivi vissuti in ambito oratoriano salesiano, mise mano al progetto educativo mentre venivano avviati i lavori di ristrutturazione degli ambienti, per trasformare i locali del vecchio istituto della scuola media che aveva chiuso i battenti da anni. Oltre alla struttura abitativa, rispondente alle caratteristiche necessarie per progettare una comunità residenziale, l’opera salesiana disponeva di una “marcia in più”, rappresentata dagli ampi spazi dell’Oratorio, che da sempre sono elemento importante e imprescindibile del carisma salesiano e del sistema preventivo, e che continuano ad essere una grande risorsa per i ragazzi delle comunità, soprattutto in questo periodo di pandemia.

Con l’inserimento in comunità della prima ragazzina ospite, nel luglio del ’96, l’attività prendeva ufficialmente l’avvio: ad oggi sono 149 i minori che hanno condiviso un tratto più o meno lungo della propria esistenza in seno alla comunità Harambée: “Sono volti, storie, ciascuno con le sue peculiarità – raccontano gli operatori che compongono l’équipe educativa, équipe che si è a sua volta trasformata in questi anni -. Una straordinaria ricchezza di vita, fatta di gioie, di fatiche, di scommesse vinte, ma anche di fallimenti, di delusione… Al centro, però, c’è sempre la relazione tra il ragazzo con il suo vissuto, spesso problematico, sofferto, e l’educatore, che si pone al suo fianco, pronto a mettersi in gioco, mantenendo un atteggiamento di fiducia”.

In questo senso i servizi di Harambée nascono attorno ad un bisogno, letto e rivisitato alla luce dell’esperienza educativa, nella fiducia di poter costruire qualcosa di buono, in un incastro di risorse e di competenze che cercano di prendere forma attraversando le storie e i sogni dei ragazzi.

Il trascorrere del tempo e le mutate condizioni sociali hanno trasformato i bisogni e le richieste dal punto di vista educativo: grazie anche alla preziosa esperienza maturata in questi anni di attività, l’équipe educativa è stata in grado progressivamente di diversificare e ampliare la propria offerta di servizi, rendendo così molto feconda la realtà di Harambée. Grazie anche ad un sapiente lavoro di rete, alla costruzione di solide collaborazioni con istituzioni, famiglie, agenzie educative, volontarie e al supporto costante della famiglia salesiana, locale e ispettoriale, i servizi ad oggi attivati attorno alla tutela e alla promozione del benessere dei minori e dei neomaggiorenni si sono arricchiti e diversificati.

OVER 18

Al raggiungimento della maggiore età, i ragazzi lasciano la comunità e sono accompagnati nella complicata fase di sgancio dall’equipe educativa, che stila un progetto educativo insieme all’ospite e al Servizio Sociale di riferimento, con l’obiettivo di concretizzare l’autonomia, quando non è possibile un ritorno in famiglia. Questo percorso è accompagnato e monitorato da uno o più educatori, a seconda delle esigenze.

GApp

Accanto alla storica comunità nasce nel 2015 un gruppo appartamento per ragazzi dai 16 ai 21 anni: in risposta agli emergenti bisogni di accoglienza del territorio, la comunità ha scelto di spendersi per offrire l’opportunità di avviamento alla vita autonoma e alla costruzione di un futuro possibile a giovani provenienti da terre lontane. Al loro arrivo, soli e spaventati, i giovani immigrati scoprono un paese nuovo e cercano di inserirsi in una nuova realtà: apprendimento della lingua, espletamento delle questioni burocratiche e stesura di un progetto di vita che, grazie a formazione e al lavoro, consenta loro di introdursi in una vita adulta con basi solide.

CEM – CENTRO EDUCATIVO MINORI

Il progetto del centro diurno nasce dalla constatazione di una richiesta, spesso pressante, di dare risposte ad un disagio diffuso e sfuggente, e si configura come preventivo del disagio. In una struttura adiacente la comunità, si accolgono nel tempo diurno (ore pomeridiane) fino a sei preadolescenti in età scolare provenienti dal territorio casalese e territori limitrofi. La relazione educativa che si instaura con loro comprende attività finalizzate allo svolgimento dei compiti scolastici, cura della persona, momenti di formazione umana, attività laboratoriali e ludiche, momenti di socializzazione esterna attraverso attività sportive e culturali. La stesura di un progetto educativo individualizzato e di gruppo detta obiettivi e tempi per il raggiungimento degli obiettivi, in un percorso dinamico e funzionale e attraverso verifiche intermedie. 

LUOGO NEUTRO E SOSTEGNO ALLA GENITORIALITÀ

In locali adiacenti alla comunità si offre la possibilità di svolgere incontri tra i minori e i familiari in un luogo protetto, chiaramente sotto la supervisione degli educatori ed avendo sempre come priorità la tutela dei minori.

PROGETTO FAMIGLIE AFFIDATARIE

Nell’ottica di suscitare e potenziare le reti di collaborazione con le comunità, gli educatori ricercano e sperimentano azioni di avvicinamento, con l’obiettivo di creare un gruppo di famiglie a supporto dell’attività educativa e disponibili ad eventuali affidi e adozioni.

PERCORSI EDUCATIVI TERRITORIALI PERSONALIZZATI

Servizi richiesti dal servizio sociale o da privati di supporto a  minori e alle loro famiglie che vivono sul territorio con obiettivi specifici e personalizzati rispetto ad alcune fragilità del percorso evolutivo.

CONSULENZA EDUCATIVA PER ENTI ED ASSOCIAZIONI

Forte dell’esperienza maturata in questo lungo e proficuo percorso educativo, Harambée offre il proprio know-how educativo e organizzativo ad enti e associazioni che operano nel settore dei servizi educativi per minori e famiglie.

PROGETTO BORSE LAVORO

Si tratta di progetti di attività lavorativa per minori ospiti della comunità o in autonomia abitativa. Col tempo si è costruita un’ampia rete di partner sul territorio con i quali Harambée collabora da anni.

Il terzo incontro del Community Lab a Casale Monferrato

Riflettere e condividere per educare – Terzo incontro Community Lab

Prosegue il percorso di riflessione e formazione per l’équipe educativa del don Bosco di Casale

CASALE (13 marzo 2021) – “Un episodio per te significativo in cui ritieni di aver educato qualcuno…”: ci eravamo lasciati con questo “compito a casa” affidato dall’équipe che ci accompagna nel percorso formativo relativo al progetto “Labs to learn”, al quale partecipiamo come comunità animatori del “Don Bosco” di Casale.

Ed è proprio dalla condivisione di questi vissuti che ha preso avvio il terzo appuntamento di questo interessante e proficuo cammino di formazione, gestito e coordinato sapientemente da Valentina, Emanuele e Martina. La modalità on line, seguendo le direttive imposte dalla normativa no-Covid , non ha compromesso la buona riuscita dell’incontro, al quale hanno preso parte il direttore dell’Opera Salesiana don Marco Durando e educatori ed animatori appartenenti a diverse generazioni, circostanza che ha contribuito alla ricchezza dello scambio e della condivisione.

Il confronto è avvenuto principalmente prendendo ispirazione dalle testimonianze che i partecipanti hanno voluto raccontare rispetto alle proprie esperienze educative, dalle quali sono emersi diversi spunti di riflessione che rivelano in buona sostanza quali e quanti significati ciascuno di noi attribuisca al termine educazione e quanto siamo disposti a metterci in gioco nella relazione educativa con gli altri, piccoli o grandi che siano.

In un secondo momento Valentina e Martina hanno suggerito l’utilizzo dello “SWOT”, una tecnica molto efficace per far emergere risorse e fatiche sia interne alla comunità che esterne. Anche in questa seconda fase la diversità di esperienze, dettate dalla molteplicità delle generazioni presenti, ha fatto sì che venissero espressi i più diversi punti di vista, con una molteplicità di “letture” della situazione attuale, sempre considerata alla luce del vissuto, che resta imprescindibile, ma in chiave di proiezione futura. Sullo sfondo resta chiaramente la considerazione del momento storico che si sta vivendo, che chiaramente impone una ridefinizione dell’azione educativa, che spesso non può più essere vissuta con tutte le caratteristiche del pre-pandemia (presenza, vicinanza stretta…), ma che sfida a cercare e trovare nuove modalità di prossimità per continuare a camminare a fianco dei bambini, ragazzi e giovani affidati alla nostra comunità.

Casale: sognando San Giovanni Bosco – La Vita Casalese

Vista l’imminente festa del Santo dei giovani, il gruppo dei Salesiani Cooperatori di don Bosco di Casale ha realizzato un Contest, nel quale attraverso dei video vengono raccontate alcune delle visioni profetiche del fondatore dei salesiani. Inoltre la Santa Messa della domenica 31 gennaio sarà presidiata da Monsignor Vescovo Gianni Sacchi.  Di seguito l’articola pubblicato oggi, 28 gennaio 2021 su La Vita Casalese“.

CASALE – La comunità salesiana del Sacro Cuore di Gesù al Valentino si prepara in questi giorni a celebrare solennemente il Santo fondatore dei salesiani, don Bosco, maestro di intraprendenza e di coraggio nel prodigarsi a favore dei giovani più poveri e bisognosi del suo tempo.

In tutto il mondo (le opere salesiane sono presenti in 132 Paesi) le comunità si stanno muovendo seguendo l’invito del Rettor Maggiore don Angel Artime, che ha condiviso il suo messaggio annuale (strenna):

“Il nostro messaggio – afferma fiducioso il superiore dei Salesiani – sottolinea e ribadisce che, di fronte a questa dura e dolorosa realtà con le sue pesanti conseguenze, continuiamo ad esprimere la certezza di essere mossi dalla speranza: perché Dio nel suo Spirito continua a fare «nuove tutte le cose»”.

Ispirato dal messaggio della Strenna, domenica scorsa il gruppo dei Salesiani Cooperatori di don Bosco di Casale ha condiviso una riflessione su come la “fantasia” salesiana potrebbe rispondere alle esigenze del mondo giovanile emerse in questo tempo di pandemia: cosa farebbe don Bosco? Come si farebbe prossimo alla più “delicata porzione della società”, desiderosa di trovare dei punti di riferimento in questo tempo così incerto?

In queste settimane la riflessione ha riguardato anche i gruppi dei bambini e dei ragazzi dell’opera salesiana che, facendo ricorso alle “Memorie” redatte dal Santo, nelle quali si ritrovano più di 70 racconti dei suoi sogni, hanno provato a realizzare un Contest raccontando attraverso dei video alcune delle visioni più profetiche di don Bosco, che tanto hanno da dire anche ai nostri giorni.

Attraverso i video si stanno ripercorrendo le tappe più significative della vicenda di don Bosco, e il video più votato sarà proclamato vincitore del concorso .

“Provocati dai sogni di don Bosco e dalla sua passione educativa – sottolinea don Marco, direttore del don Bosco di Casale -, mossi dalla speranza che è in noi, desideriamo continuare a sognare il meglio per i nostri giovani, soprattutto i più poveri e spenti di speranza”.

Il programma delle iniziative proposte nell’imminenza della festa (compatibilmente con l’aggiornamento delle misure previste dalla normativa Covid) prevede inoltre un triduo di preghiera, che si sta svolgendo nell’ambito della Santa Messa delle 18 (mercoledì, giovedì e venerdì), le Sante Messe di orario nella domenica 31 gennaio, con la gradita presenza di Monsignor Vescovo Gianni Sacchi che presiederà le celebrazioni delle 10 e delle 11.15, la benedizione dei bambini e la distribuzione del pane di don Bosco, e il rinnovo della promessa dei Salesiani Cooperatori.

Salesiani Casale: “Un sogno chiamato Oratorio” – La Vita Casalese

La comunità salesiana del Sacro Cuore di Gesù di Casale in questo particolare periodo, ha proseguito la sua missione educativa con nuove iniziative rispettando le norme Covid vigenti, preparandosi inoltre all’incontro del 31 gennaio in onore di San Giovanni Bosco.
Si riporta di seguito l’articolo pubblicato su “La Vita Casalese” di oggi (giovedì 21 gennaio 2021) dedicato alle diverse proposte della comunità salesiana di Casale per celebrare il Santo dei Giovani.

“Un sogno chiamato Oratorio”

CASALE – Cosa avrebbe “inventato” don Bosco in un tempo così particolare come questo, per far sentire forte il suo affetto ai tanti ragazzi che si affidavano a lui? Come avrebbe reso presente e concreta la paternità del Signore, che lui stesso aveva sperimentato così fortemente nella sua vita? La comunità salesiana del Sacro Cuore di Gesù non ha smesso di interrogarsi rispetto alla sua missione educativa sul territorio e sulla significanza del carisma in tempo di pandemia. Con fantasia, coraggio e giusta prudenza ha continuato ad inventare e proporre iniziative e occasioni per permettere a bambini, ragazzi, giovani e famiglie di condividere lo spirito di famiglia e il cammino comunitario al Valentino.

Pensando all’anno appena concluso, l’edizione 2020 della festa di Maria Ausiliatrice ha visto affacciarsi sul sagrato della chiesa la bellissima statua, per permettere a tutti di pregare e di affidarsi alla Madonna. L’estate ha regalato una splendida esperienza di Centro Estivo, realizzato con tutte le misure atte a garantire la sicurezza di grandi e piccoli, a riprova che tutto si può realizzare coniugando prudenza e legittimo desiderio di stare insieme.

In autunno è ripreso il catechismo, un altro ambito che ha richiesto e continua a richiedere inventiva e strategie originali, per far crescere e maturare la fede dei bambini e delle famiglie: con questo spirito sono state celebrate le Prime Comunioni e la Prima Confessione. Anche il periodo dell’Avvento e del Natale è stato vissuto all’insegna della preghiera e della solidarietà, con una Novena molto partecipata e la raccolta di prodotti per l’igiene da destinare alle carceri di Alessandria e Vercelli.

Il mese di gennaio, tradizionalmente, è dedicato alla preparazione della solennità del Santo fondatore dei salesiani, don Bosco, maestro di intraprendenza e di coraggio nel prodigarsi a favore dei giovani più poveri e bisognosi del suo tempo. Proseguendo la missione sulle sue orme, la comunità si prepara a celebrare questa figura così carismatica, riscoprendo le caratteristiche peculiari che hanno reso don Bosco e la sua congregazione una realtà viva e attiva in più di cento Paesi del mondo.

Facendo ricorso alle “Memorie” redatte dal Santo, nelle quali si ritrovano più di 70 racconti dei suoi sogni, alcuni gruppi del catechismo e delle superiori proveranno a realizzare un Contest raccontando attraverso dei video alcune delle visioni più profetiche di don Bosco, che tanto hanno da dire anche ai nostri giorni. Attraverso i video si ripercorreranno le tappe più significative della vicenda di don Bosco, e il video più votato sarà proclamato vincitore del concorso.

Il programma delle iniziative proposte nell’imminenza della festa (compatibilmente con l’aggiornamento delle misure previste dalla normativa Covid) prevede inoltre un triduo di preghiera, un incontro di riflessione a cura dei Salesiani Cooperatori dell’Opera, le Sante Messe di orario nella domenica 31 gennaio , con la gradita presenza di Monsignor Vescovo Gianni Sacchi che presiederà le celebrazioni delle 10 e delle 11.15, la benedizione dei bambini e la distribuzione del pane di don Bosco. Don Bosco è vivo: viva don Bosco!!!

Salesiani Casale Monferrato: “C’era un volta un pezzo di legno” – Estate 2020

Oggi, lunedì 15 giugno 2020, l’Oratorio don Bosco del Valentino di Casale Monferrato riparte con le attività estive!

Per i bambini dalla prima elementare (frequentata) fino ai ragazzi di terza media (frequentata) fino al 31 luglio 2020.

Anche quest’anno vogliamo condividere la gioia di stare insieme nel tempo estivo, per rivedere gli amici e giocare rispettando le regole necessarie per trascorrere in sicurezza le giornate di vacanza!
Riapriamo l’oratorio ma ci teniamo all’osservanza scrupolosa della legge: cerchiamo di esser “buoni cristiani” ma anche “onesti cittadini” nel rispetto delle indicazioni che ci arrivano dalle autorità civili e dai comitati degli esperti… però con spirito di iniziativa e con un po’ di coraggio desideriamo organizzare al meglio tutto ciò che ci permette la legge. Sarà una bella occasione anche per capire l’importanza delle regole e del corretto rispetto di esse. In questo ci aiuterà l’avventura di Pinocchio: un pezzo di legno che prende vita ed è chiamato a crescere e a vivere al meglio.
Ci proviamo tutti insieme, perché è importante divertirsi nel modo giusto per difendere la salute di tutti, piccoli e grandi. L’Oratorio si impegna a garantire gli spazi e tutti i requisiti richiesti per svolgere il Centro Estivo: sarà fondamentale che ciascuno faccia la sua parte per rispettare le poche ma importanti regole di comportamento necessarie per stare insieme in sicurezza. Vi aspettiamo!

Salesiani Don Bosco Casale: festa in onore di San Giovanni Bosco

La comunità salesiana di Casale presenta il programma per i preparativi della festa di San Giovanni Bosco che andrà dal 24 gennaio fino al 31 gennaio.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

“BUONI CRISTIANI E ONESTI CITTADINI”

Venerdì 31 Santa Messa alle 18 con il Vescovo Gianni

CASALE – Venerdì 31 gennaio alle ore 18 sarà il Vescovo Gianni a presiedere la Santa Messa presso la Basilica del Sacro Cuore di Gesù nella solennità di san Giovanni Bosco.

La comunità del Valentino si sta preparando ad onorare il santo fondatore della congregazione salesiana con un nutrito programma di iniziative, che prenderà il via venerdì 24 gennaio con la recita del Vespro in occasione della solennità di San Francesco di Sales alle ore 19. Proprio a San Francesco di Sales don Bosco si ispirò per dare il nome alla congregazione nascente perché

«… esigendo il nostro ministero grande calma e mansuetudine – spiegherà lo stesso don Bosco nelle Memorie dell’Oratorio – ci eravamo messi sotto alla protezione di questo santo, affinché ci ottenesse da Dio la grazia di poterlo imitare nella sua straordinaria mansuetudine e nel guadagno delle anime».

Domenica 26 gennaio si rinnoverà il consueto appuntamento con la formazione comunitaria su un tema salesiano: alle 16 presso i locali della Parrocchia interverrà come relatore don Guido Errico, rettore della basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco, che presenterà la strenna del Rettor Maggiore dei Salesiani dal titolo “Buoni cristiani e onesti cittadini”. L’incontro è aperto a tutti coloro che vorranno approfondire questo tema.

Il triduo in preparazione della festa, che sarà predicato da don Luigi Testa, ispettore emerito dei salesiani del Piemonte giunto nella comunità del Valentino dallo scorso autunno, si svolgerà martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 gennaio nel corso della celebrazione delle 18. Martedì 28, dopo la messa, sarà recitato il Rosario dei genitori con particolare intenzione per i figli e i giovani. Mercoledì 29 alle 17, invece, saranno i bambini e i ragazzi del catechismo a pregare per i genitori e per i nonni, mentre giovedì 30 alle 18.45 saranno recitati i primi vespri solenni per san Giovanni Bosco.

Venerdì 31 saranno celebrate le messe di orario feriale: 7.30, 8.45 e 18, quest’ultima presieduta dal Vescovo Gianni Sacchi, con benedizione e distribuzione del pane di don Bosco. I ragazzi e  i giovani condivideranno una serata di festa con animazione e giochi in stile salesiano: alcuni di loro vivranno una settimana di comunità presso i locali dell’Opera salesiana, esperienza che è già stata proposta in diverse occasioni durante l’anno, che “immerge” i ragazzi in un clima di famiglia, offrendo l’occasione di condividere il quotidiano in una dimensione residenziale insieme alla comunità dei salesiani. Per favorire queste iniziative, sono stati ristrutturati dei locali, i cui lavori sono stati ultimati proprio in questi giorni, accogliendo l’invito di Papa Francesco che in più occasioni ha ribadito la necessità di favorire queste iniziative:

“Nel Sinodo si è esortato a costruire una pastorale giovanile capace di creare spazi inclusivi, dove ci sia posto per ogni tipo di giovani e dove si manifesti realmente che siamo una Chiesa con le porte aperte” –  ricorda il Papa.

Domenica 2 febbraio sarà la giornata dedicata alla festa comunitaria: durante la celebrazione delle 10.30, che unifica le messe delle 10 e delle 11.15, animata dai gruppi dell’Oratorio, i Salesiani Cooperatori rinnoveranno la loro promessa di vivere seguendo il carisma del Santo fondatore. Terminata la messa, bambini e ragazzi potranno divertirsi cimentandosi nei giochi tradizionali salesiani organizzati dagli animatori, per ricreare il clima e la festa del cortile di don Bosco. A seguire ci sarà un momento conviviale di ringraziamento per gli amici, i collaboratori e i benefattori dell’Opera, rallegrato dall’Accademia, sempre proposta dagli animatori, che si cimenteranno in scenette, canti e skecht.

CHI SONO I SALESIANI COOPERATORI?

L’Associazione dei Salesiani Cooperatori , voluta e fondata da don Bosco nel 1876, è uno dei 30 gruppi della Famiglia Salesiana, riconosciuta dalla Sede Apostolica, in particolare rapporto di comunione con la Società Salesiana.

I Salesiani Cooperatori sono uomini e donne che si impegnano a vivere le loro promesse battesimali secondo lo stile di Don Bosco, al servizio della Chiesa e della Società, con particolare impegno nella missione giovanile, appassionati collaboratori di Dio nelle ordinarie condizioni di vita a favore degli ultimi, della famiglia, dei giovani, dell’educazione.