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Consegna della “Positio super martyrio” dei Servi di Dio Giovanni Świerc e VIII Compagni

Il 21 luglio 2022 è stato consegnato presso il Dicastero delle Cause dei Santi in Vaticano la Positio super martyrio dei Servi di Dio Giovanni Świerc e VIII Compagni, Sacerdoti Professi della Società di San Francesco di Sales. Di seguito l’articolo ANS.

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La Positio ha avuto come relatore Fr. Szczepan Tadeusz Praśkiewicz OCD, come Postulatore don Pierluigi Cameroni e come Collaboratrice la dott.ssa Mariafrancesca Oggianu. Elementi strutturali della “Positio” – che presenta in modo articolato ed approfondito tutto l’apparato probatorio documentale e testificale riguardante il martirio dei Servi di Dio – sono: una breve presentazione da parte del Relatore; l’Informatio super martyrio, ossia la parte teologica nella quale viene dimostrato il martirio materiale e formale dei Servi di Dio; i due Summarium con le prove testificali e documentali; le Sessioni ultime e l’apparato iconografico.

Dopo la consegna, la Positio sarà esaminata dai Consultori storici, quindi dai Teologi. Quindi sarà studiata dai Cardinali e Vescovi del Dicastero delle Cause dei Santi: queste articolate tappe di studio e valutazione permetteranno al Sommo Pontefice, in caso di esito positivo, di dichiarare don Giovanni Świerc e VIII Compagni “Martiri” e quindi di procedere alla loro Beatificazione.

Al numero dei presunti martiri del nazismo appartengo anche nove Salesiani sacerdoti polacchi. Si tratta dei Servi di Dio don Jan Świerc e gli VIII Compagni: don Ignacy Antonowicz, don Karol Golda, don Włodzimierz Szembek, don Franciszek Harazim, don Ludwik Mroczek, don Ignacy Dobiasz, don Kazimierz Wojciechowski e don Franciszek Miśka. Come sacerdoti, tutti i Servi di Dio furono impegnati in Polonia in diverse attività pastorali e di governo e nell’insegnamento. Furono del tutto estranei rispetto alle tensioni politiche che agitarono la Polonia durante l’occupazione bellica. Ciononostante, furono arrestati e martirizzati in odium fidei per il fatto stesso di essere sacerdoti cattolici.

Il 27 giugno 1941 nel campo di concentramento di Auschwitz morirono per mano delle SS don Jan Świerc, don Ignacy Dobiasz, don Franciszek Harazim e don Kazimierz Wojciechowski. Questi ultimi due Servi di Dio, nello specifico, furono uccisi, l’uno al fianco dell’altro, nello stesso momento. Il Servo di Dio don Ignacy Antonowicz morì tre settimane dopo, ovvero il 21 luglio 1941, in conseguenza dei maltrattamenti subiti proprio in quel 27 giugno 1941. Il 5 gennaio 1942 morì nel campo di concentramento di Auschwitz anche il Servo di Dio don Ludwik Mroczek a causa delle torture subite e delle numerose operazioni chirurgiche che ne conseguirono. Pochi mesi più tardi, il 14 maggio 1942, nello stesso campo venne fucilato don Karol Golda, accusato di aver amministrato il sacramento della confessione a due soldati tedeschi al solo fine di estorcere con l’inganno importanti segreti del regime nazista. Il 7 settembre 1942 nel campo di Auschwitz morì anche il Servo di Dio Włodzimierz Szembek: anche nel suo caso furono i maltrattamenti a causarne la morte. Tutti i Servi di Dio citati appartenevano all’Ispettoria di San Giacinto di Cracovia. Il Servo di Dio don Franciszek Miśka, appartenente invece all’Ispettoria salesiana di S. Adalberto di Piła, morì nel campo di concentramento di Dachau (Germania) il 30 maggio 1942 a seguito di maltrattamenti e torture.

La fama di santità e di martirio dei Servi di Dio don Jan Świerc e VIII Compagni, sebbene ostacolata durante il periodo comunista, si diffuse già a partire dalla loro morte e si manifesta viva ancora oggi. Furono considerati sacerdoti esemplari, dediti alla pastorale ed alle opere di carità, affabili, sempre disponibili, in tutto interessati a rendere gloria solo a Dio, per amore del quale furono fedeli fino all’effusione del sangue.

Don Galli presto tra i beati – La Voce del Popolo

Il 12 giugno 2019, VII anniversario della nascita al cielo di don Silvio Galli, era stato ufficialmente presentato al vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, il Supplex libellus, cioè l’istanza ufficiale con la quale la Congregazione Salesiana chiedeva l’apertura dell’Inchiesta diocesana sulle virtù, la fama di santità e di segni di don Silvio Galli, Sacerdote Professo della Società di san Francesco di Sales.

La Santa Sede ha così concesso nelle giornate scorse il Nulla osta per la causa del servo di Dio.

Si riporta di seguito l’intervista al Postulatore per le Cause dei Santi, don Pierluigi Cameroni riportata sul settimanale La Voce del Popolo il 13 marzo scorso.

Con la vita e con la Parola insegnò a scoprire e a servire Cristo nei poveri.

“La figura e la testimonianza di don Silvio Galli – spiega don Pierluigi Cameroni – si caratterizza per la sua capacità di aver corrisposto al dono di Dio dedicando la sua vita alle persone più emarginate con un atteggiamento profetico. Quello che don Galli ha fatto si inserisce nella linea di Papa Francesco che indica una Chiesa in uscita, una Chiesa in grado di porsi in ascolto del grido delle persone. Con il suo stile e con la sua sensibilità ha saputo essere un segno forte della capacità di compassione di Cristo e della Chiesa nella quotidianità”.

La devozione popolare. Attorno a don Silvio si respira una grande devozione popolare.

“In assoluto ho trovato tanta fama di santità. Qualcosa già abbiamo raccolto, qualcosa uscirà dopo l’apertura del processo”.

“L’iter. Il 12 giugno si apre l’inchiesta diocesana all’interno del Duomo di Chiari; verrà nominato il tribunale che dovrà accompagnare l’ascolto dei testimoni circa la vita e le virtù di don Silvio e la raccolta di una documentazione qualificata con il giudizio degli storici e dei teologi”.

La vita di fede. Don Pierluigi ha avuto la grazia di avere, a San Bernardino, don Galli come insegnante.

“Alla radice di tutta la sua opera di carità c’è una profonda vita di fede. Era un uomo radicato in Dio. Un aspetto che qualifica il suo cammino di santità è la filiale devozione a Maria: tutta la sua esistenza è segnata dal legame con Maria Ausiliatrice”.

La predilezione per gli ultimi.

“Ha intercettato, già dalla fine degli anni Sessanta, le emergenze: è stato capace di avere il cuore aperto, cercando di rispondere alle domande. Ha sempre accompagnato il cammino di fede dei volontari, dando senso alle cose che facevano, per far maturare, dentro l’impegno, una scelta di fede”.