Notizia a cura del Cinema Agnelli di Torino.
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Il Cinema Teatro Agnelli propone durante il Salone Internazionale del Libro, all’interno del Salone OFF, una mini rassegna dal titolo Parole & Cinema.
Con la collaborazione dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema e insieme a Altreconomia e l’Associazione Generazione Ponte, l’iniziativa propone una mini rassegna per riflettere su tematiche contemporanee narrate nei libri e sul grande schermo.
Venerdì 3 maggio, ore 21.00
Proiezione del docufilm “MUR”, a seguire incontro con il giornalista di Altreconomia Luca Rondi, co-autore di “Chiusi dentro. I campi di confinamento nell’Europa del XXI secolo” e di “Respinti. Le sporche frontiere d’Europa dai Balcani al Mediterraneo“.
Per una settimana, nel marzo del 2022, l’attrice polacca naturalizzata italiana Kasia Smutniak è tornata nel suo Paese nativo per vedere, e far vedere, il muro lungo 186 chilometri e alto cinque metri e mezzo che le autorità stavano costruendo lungo il confine con la Bielorussia per impedire il passaggio ai migranti. Al momento il muro, poi completato nel luglio dello stesso anno, aveva ancora alcuni varchi aperti, e i migranti si rintanavano nel bosco con il terrore di essere intercettati dalle guardie di frontiera che con auto, quad, moto, elicotteri e droni cercava di stanarli per ributtarli in Bielorussia. Smutniak ha preso contatto con alcuni attivisti che si occupano di raggiungere quei profughi e portare loro aiuti di prima necessità: Mariusz “l’uomo della foresta”, Zosia che coordina i soccorsi dal Galles, Silvia, italiana, che vuole gestire progetti di emergenza, Jakub che non ha dimenticato l’empatia, ed Ewa, che fa la cosa giusta perché “qualcuno la deve fare”. Li vediamo tutti in volto tranne Ewa, e vediamo Kasia, filmata da Marella Bombini che cofirma il documentario, addentrarsi sempre più a fondo nel cuore di tenebra che la Polonia sta attraversando.
Mur ha vinto recentemente il Nastro d’Argento Miglior Documentario 2024 per il “Cinema del Reale”
Sabato 11 maggio, ore 21.00
Proiezione del docufilm “La voce di Ventotene”, a seguire incontro con il regista Stefano Di Polito e l’Ass. Generazione Ponte.
Nella minuscola isola di Ventotene dal 15 luglio del 1939 furono confinati tutti i principali oppositori del fascismo. Alessandro Pertini, Giuseppe Di Vittorio, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, Camilla Ravera, Umberto Terracini, Giovanni Pesce si ritrovarono con altri 800 confinati sull’isola pontina a condividere i cameroni, le mense e i pochi spazi liberi, fino all’estate del 1943, quando iniziò la Liberazione dell’Italia. Le uniche attività concesse erano lo studio e, in parte, la scrittura, per il resto, i confinati erano sottoposti a rigide restrizioni e a severi controlli. ciononostante i confinati riuscirono a organizzare una biblioteca clandestina e un programma segreto di lezioni di formazione politica. Da questa durissima esperienza si formò la futura classe politica italiana e l’idea d’Europa con il Manifesto di Ventotene, scritto clandestinamente da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, che diffuse l’idea che solo l’unione dei paesi europei e il superamento dei nazionalismi avrebbe portato alla pace duratura. Altri confinati illustri piemontesi, come Camilla Ravera, Giovanni Pesce, Alberto Jacometti, raccontarono nelle loro autobiografie l’esperienza del confino di Ventotene, ripercorrendo quegli anni trascorsi sull’isola a contatto con i principali esponenti dell’antifascismo.
Nell’ambito dell’incontro “I Valori di Ventotene nell’Europa di oggi: dal confino politico al Parlamento Europeo” nella sede del Parlamento Europeo, il giorno 9 aprile scorso il film è stato proiettato in anteprima.
“La mia speranza è che, attraverso la visione del film, possa rinascere la consapevolezza delle nostre origini come cittadini italiani ed europei, per difendere quanto immaginato e conquistato dai confinati politici antifascisti che, dopo l’arresto del Duce, lasciata Ventotene, combatterono per liberare l’Italia, fondare la Repubblica e costruire l’Europa”.
-Stefano Di Polito
Domenica 12 maggio, ore 16.00
Proiezione del docufilm “I bambini di Gaza” a seguire incontro con la scrittrice Nicoletta Bortolotti, autrice dell’omonimo libro.
Striscia di Gaza, 2003. In prossimità di Gaza sono ancora presenti insediamenti israeliani, la seconda intifada è in corso. Il 43% della popolazione ha meno di 14 anni. Questo dicono le didascalie iniziali, precedute da titoli di testa, sui cui su nero rimbombano colpi di proiettile ed esplosioni. Il teatro di guerra è ben noto. Mahmud è un undicenne palestinese che vive solo a Gaza con la giovane madre Farah, vedova di un “martire” della resistenza, e la aiuta a vendere mazzi di timo, muovendosi tra allarmi, bombardamenti, coprifuoco, in una città devastata da un conflitto infinito che colpisce alla cieca i civili. Sulla spiaggia che frequenta per imparare a surfare, Mahmud vede un ragazzino muoversi furtivamente e rientrare nell’insediamento vicino ai posti di blocco sulla strada: è Alon, figlio unico di una coppia di ebrei, e ha in comune con lui la passione per la tavola da surf. Al mare è legato anche Dan, giovane surfista straniero che si è fermato nel Paese dopo un infortunio che lo ha reso dipendente dagli antidolorifici. Grazie a lui i due ragazzi impareranno le basi di quello sport, in momenti in acqua che sono l’unico sollievo dalla quotidianità fatta di macerie, di lotta per reperire beni di prima necessità, di pericolo costante di morire sotto l’attacco del nemico, perdere un familiare o un amico, di ritrovare la propria casa sbriciolata. I compagni di Mahmud, che giocano alla guerra avendola sotto gli occhi, diffidano della sua vicinanza ad Alon, e alcuni di loro sono già cooptati nelle fila del movimento di liberazione della Palestina. Ma sia Mahmud che Alon ragionano in autonomia dai loro ambienti di provenienza. Sono ragazzi intrappolati in un contesto che non hanno scelto, costretti a respirare l’odio e le paure dei genitori, a crescere in una guerra di cui subiscono le conseguenze senza capirne fino in fondo le ragioni.