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Cinema Agnelli: tutti gli appuntamenti della mini rassegna “Parole & Cinema” per il Salone OFF

Notizia a cura del Cinema Agnelli di Torino.

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Il Cinema Teatro Agnelli propone durante il Salone Internazionale del Libro, all’interno del Salone OFF, una mini rassegna dal titolo “Parole & Cinema” in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema.

L’iniziativa, alla seconda edizione, propone una mini rassegna per riflettere su tematiche contemporanee narrate nei libri e sul grande schermo.

Venerdì 11 maggio ore 21.00 | Proiezione fim “Io sono ancora qui”

Tratto dall’omonimo libro di Marcelo Rubens Paiva

Introduce la proiezione Edoardo Peretti dell’Associazione Nazionale Museo del Cinema.

Brasile, 1971. Rubens Paiva, ex deputato laburista, vive con la moglie Eunice e i cinque figli a Rio de Janeiro. Il colpo di stato del 1964 lo ha espulso dalla scena politica e ha instaurato una dittatura militare che spaventa Eunice e le fa temere per l’incolumità della figlia maggiore Veronica, simpatizzante dei movimenti studenteschi antigovernativi. Ad essere portato via da casa, un giorno in fretta e furia, da un manipolo di sconosciuti armati, è invece Rubens. Non farà mai più ritorno.

IO SONO ANCORA QUI ha vinto l’Oscar 2025 come miglior film internazionale! Il film ha ottenuto 3 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Venezia, 2 candidature e vinto un premio ai Golden Globes, 1 candidatura a BAFTA, a National Board, 1 candidatura a Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Goya, a Rotterdam.

Venerdì 16 maggio ore 21.00 | Proiezione docufilm “Pino Daniele – Nero a metà”

Introducono la proiezione Paolo Verri e Stefano Senardi autore del libro “La musica è un lampo”.

“I Say I sto cca’”, “A me me piace o’ blues”, “Quando chiove”, “Voglio di più”: sono solo alcune delle tracce di “Nero a metà”, l’apprezzato album di Pino Daniele uscito nel 1980. Titolo quanto mai appropriato, che riflette la riuscita fusione linguistica e musicale tra la cultura afroamericana e le armonie incastonate nel dialetto di Partenope. Molte belle immagini d'archivio, soprattutto dei live televisivi, fanno da controcanto alle testimonianze contemporanee di un nutrito coro di musicisti e sodali, a ricordare Pino Daniele, morto il 4 gennaio del 2015.

Domenica 18 maggio ore 21.00 | Proiezione film “Le assaggiatrici”

Tratto dall’omonimo romanzo di Rosella Postorino

Introducono la proiezione il regista Silvio Soldini, l’autrice del libro omonimo, Rosella Postorino, la produttrice Cristiana Mainardi, il produttore Lionello Cerri e lo scrittore Alessio Romano.

Rosa Sauer, insieme ad altre sei donne, viene costretta per anni a sedere a tavola per assaggiare il cibo destinato ad Adolf Hitler con lo scopo di verificare che non sia avvelenato. Tra le sette donne, che ogni giorno potrebbero perdere la vita, si intrecciano rapporti che implicano sia la solidarietà che il possibile tradimento.

Gli anni record dei quarantasette cinema parrocchiali – Torino Storia

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Torino Storia.

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Pensi ai cinema parrocchiali, e ti viene in mente la fanciullezza, ma anche «Nuovo cinema Paradiso», il meraviglioso film di Giuseppe Tornatore vincitore del premio Oscar nel 1990, incentrato sull’amicizia tra il piccolo Totò e il proiezionista Alfredo. Pensi a quelle piccole sale accanto alle chiese, e ti ricordi quando ce ne era almeno una in ogni quartiere. La visione di una pellicola costituiva il premio per l’essersi comportati bene tutta la settimana.

Di solito ci si andava la domenica pomeriggio: all’uscita da Messa si guardava il cartellone appeso all’esterno, e si decideva se ne valeva la pena. Se la risposta era affermativa, da lì a poche ore scattava il piano familiare di preparativi che coinvolgeva padre, madre ed eventuali fratelli e sorelle, tutti rigorosamente con il vestito della festa o quasi, perché all’ingresso si poteva incontrare il vicino di casa oppure un collega d’ufficio, e bisognava essere in ordine. I più grandicelli potevano anche andarci da soli, non necessariamente comportandosi male (oggi si direbbe facendo casino) come raccontato in molte pellicole. Tra l’altro, anziché le maschere, qualche volta c’erano i preti che giravano in platea e in galleria…

Era un mondo, con le sue regole, che non esiste quasi più, e non solo a Torino. È stato travolto dalla fruizione diversa (leggasi televisione, Internet e on demand) del prodotto cinematografico. Ma quali erano le principali sale della città e dove si trovavano? E quale era la loro storia?

Cominciarono i salesiani. Sin dagli anni Venti il cinema instaura un rapporto proficuo con il mondo cattolico torinese, in particolare con quello salesiano, che nel 1923 mette in piedi l’Ufficio Films Missioni Don Bosco diretto da don Molfino: le pellicole prodotte sono per lo più documentari sulla vita missionaria (ad esempio «La terra che vide Gesù») proiettati nelle sale generiche, ma pure lungometraggi come «Terre magellaniche» (1933), presentato al Politeama Chiarella.

Negli anni Trenta si inizia ad avvertire l’esigenza di inaugurare spazi cinematografici a carattere parrocchiale, dedicati in particolare ai giovani: ecco dunque comparire nuovi cinema un po’ in tutti i borghi, per lo più dentro o accanto agli oratori. Nella sola Barriera di Milano ne erano in funzione ben quattro: il Lanteri di corso Giulio Cesare 80, il Monterosa di via Brandizzo 65, il Rebaudengo, al numero 22 dell’omonima piazza e il Chatillon presso la parrocchia N.S. della Speranza, al civico 41 della medesima via.

È in particolare grazie alla spinta della nostra città che nel 1935 nasce a livello nazionale il Consorzio del Cinematografo Educativo, che da lì in avanti indirizzerà la scelta delle pellicole da proiettare. Un’iniziativa che porterà in breve all’apertura di 64 sale parrocchiali in tutto il Piemonte (per una capienza di quasi 15 mila posti), e di queste dieci si trovavamo a Torino.

Poi la guerra e i bombardamenti non ebbero pietà di nulla. A farne le spese furono anche numerosi teatri e i cinema. Tra cui il Michele Rua di via Paisiello, andato totalmente distrutto dopo l’incursione aerea del novembre del 1942: questa sala parrocchiale aveva rappresentato un formidabile richiamo per bambini e ragazzi del quartiere Barriera di Milano.

Cinema e teatro. Finisce il conflitto, la vita culturale del capoluogo piemontese è ricca di fermenti e di iniziative. La gente ha voglia di svago, dopo anni tanto bui, e prende d’assalto le sale da ballo e quelle filmiche di ogni ordine e genere. Tanto che all’inizio degli anni Cinquanta le sale torinesi legate alle parrocchie salgono a 23, alternando spesso proiezioni e spettacoli sul palcoscenico: da lì la doppia scritta esterna «Cine e teatro». Di solito la loro funzione era limitata a due o tre giorni la settimana. Facevano eccezione il cinema San Felice di via Giusti (che poi diventerà Movie Club, il primo cineforum della città) diretto da don De Bon e l’Alfa Teatro del SS. Sacramento di via Casalborgone, nel quartiere Madonna del Pilone, curato da don Gorgellino, le cui attività erano permanenti.

Nel 1949, quando si forma l’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema), i cinema parrocchiali in Italia sono più di 3.000. Che nel 1955 diventano 5.500. Sotto le chiese. In genere si trattava di sale dalla capienza piuttosto limitata. Faceva eccezione il San Paolo, costruito nel 1929 su progetto dell’ingegner Remo Locchi all’interno dell’oratorio salesiano di via Luserna di Rorà, che accoglieva – tra platea e galleria – quasi 1.300 spettatori. I problemi di spazio nei borghi centrali il più delle volte imponevano di ricavare le aree di spettacolo nei sottochiesa dotati di cripta, come nel caso del cinema Santa Giulia e del Cravesana dei SS. Angeli in via Avogadro.

A metà del decennio Cinquanta anche le sale parrocchiali il sabato sera venivano prese d’assalto da chi voleva vedere il quiz di Mike Bongiorno «Lascia o raddoppia?». Tra i film che andavano per la maggiore c’erano ovviamente i grandi classici, come «Cime tempestose», «I dieci comandamenti» e «La valle dell’Eden». Ai tempi d’oro venivano proiettati in genere a cinque anni di distanza dalla loro uscita in prima visione, però il tutto esaurito era quasi sempre assicurato.

Il boom negli anni Sessanta. A cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e la metà del decennio successivo si assiste ad un vero e proprio boom: a Torino le sale parrocchiali salgono a 47, molte delle quali avevano aumentato i posti a sedere, apportando al contempo migliorie tecniche (come le proiezioni in cinemascope) ed estetiche: queste ultime si concretizzavano nella sostituzione delle vecchie sedie in legno con comode poltrone e nell’apertura di piccoli punti di ristoro interno. C’era uno schermo nel Collegio degli Artigianelli in corso Palestro e all’Oratorio Casermette di Borgo San Paolo, ma pure nella parrocchia di San Secondo. Si cercava di sfruttare ogni minimo spazio come nel caso della chiesa di Santa Maria di Piazza dietro via Barbaroux: una stanzetta di una trentina di metri quadri si era per incanto trasformata in cinema grazie a qualche panca di legno e a un telo ridossato al muro principale.

Lo spirito cattolico aveva promosso pure l’apertura di alcune sale presso luoghi di cura e carceri. Si pensi a quelle annesse al San Luigi, alle Molinette, alle Nuove e all’ospedale
psichiatrico. Intanto nel 1961 aveva aperto i battenti il cine-teatro Cuore di via Nizza, collegato alla parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, con 271 posti.

La fine di un’epoca. Nel 1970 inizia il lento declino: se ne contano 39. Però andavano forte Bruce Lee, la coppia Bud Spencer-Terence Hill e le commedie popolari. In platea si fumava e si mangiavano i panini. E poteva anche capitare che al termine della visione si riproiettassero per i ritardatari i primi 15 minuti di pellicola. In seguito alla tragedia dello Statuto (13 febbraio 1983, 64 vittime), si assiste ad una vera e propria decimazione. A partire dal Luce della chiesa Santi Bernardo e Brigida di Lucento, che staccava circa mille biglietti alla settimana. Sorte inevitabile per quelli situati nei locali sotto le chiese. Risultato: nel 1985 risultavano attivi soltanto l’Agnelli, il Cuore e il Santa Rita. Anche se l’anno dopo, invertendo parzialmente la tendenza, riaprì l’Araldo presso la chiesa di San Bernardino e nel 1989 – grazie ad una colletta tra i parrocchiani – riprese l’Esedra di via Bagetti (Gesù Nazareno). Esempio poi seguito dal Fregoli, dal Santa Teresa, dal Lanteri, dal Monterosa (700 posti) e dal Valdocco.

Il Valdocco, insieme all’Agnelli, all’Esedra, al Monterosa e al Baretti (via Baretti), è uno dei cinque cinema ancora attivi oggi, in cui spesso vengono proposte pure rassegne tematiche, dibattiti e cineforum. Con il Baretti che rappresenta un esempio particolarmente virtuoso, essendo nato a San Salvario nel 2002 come «presidio culturale» in risposta al movimento contro l’immigrazione.

A dimostrazione della funzione più che socializzante del cinema.

Cinema Agnelli: intervista a Ilham Mohamed Osman dal film “Non dirmi che hai paura”

Nella giornata di domenica 16 febbraio l’attrice protagonista del film “Non dirmi che hai paura”, Ilham Mohamed Osman, ha fatto visita al Cinema Agnelli per presentare il suo film allo spettacolo delle ore 18.00.

Introdotta dal critico cinematografico Davide Stanzione, Ilham ha raccontato la sua esperienza che l’ha vista interpretare la storia di Samia Yusuf Omar, la giovane somala che nel 2008 partecipò ai giochi olimpici di Pechino. Qui di seguito lo scambio di domande e risposta prima della proiezione del film.

Come sei entrata in contatto con questa storia? Hai sentito il peso di dover incarnare una storia così importante come la storia di Samia?

Quando ho letto la sceneggiatura sono stata profondamente colpita dalla forza di Samia: quelle delle olimpiadi non era una semplice gara. Era molto più di una corsa, era un simbolo di resistenza, un messaggio al mondo. Ovviamente ho sentito una grande responsabilità, lei stessa è diventata un simbolo di coraggio.
La storia di Samia è importante non solo per il popolo somalo ma per tutti coloro che inseguono i loro sogni nonostante le difficoltà, le avversità. Spero di aver onorato la sua memoria nel mio piccolo.

Hai seguito un allenamento specifico per prepararti al film?

Ho dovuto seguire una dieta e un piano di allenamento specifici. Per sei mesi ho dovuto correre, è stata dura fisicamente perché non ero abituata a correre e più che sull’aspetto tecnico della corsa mi sono dovuta concentrare sull’aspetto della resistenza per via dei ritmi serrati del set dove si girava più volte la stessa scena.

Nel film offri una bellissima interpretazione di Samia: che rapporto hai avuto con la regista e la produzione? Come hai saputo dell’annuncio del film o se avevi letto il libro?

Innanzitutto la regista Yasemin Samdereli e la co-regista Deka Mohamed sono state straordinarie nel guidarmi attraverso questo processo e diciamo che è stato tutto un caso. Mia mamma era coinvolta nel progetto prima di me perché la produzione cercava di mettersi in contatto il più possibile con la comunità somala di Torino. Una sera sono arrivata a casa queste persone della produzione, a cena. Ricordo che mi hanno vista passare e hanno chiesto se avessi voluto fare il casting in quanto somigliavo molto a Samia.

Cosa hanno visto in te oltre la somiglianza? Come ti hanno guidato ad entrare nel personaggio?

Io non avevo mai recitato e ho avuto bisogno di aiuto. La regista è stata fantastica e mi ha guidato molto. Durante le riprese mi ha lasciato anche molta libertà di esplorare il personaggio e quando c’era bisogno mi ha dato direzioni chiare e consigli.

Prima volta sullo schermo? Che rapporti avevi con il cinema?

Strano. Non avevo mai pensato di voler recitare nella mia vita. È stato un caso ma sono contentissima di aver preso parte a questo progetto. È stato difficile sia trovarmi difronte ad una camera da presa sia vedermi sul grande schermo. È stata una sfida che mi ha fatto crescere sia
come artista che come persona e sono molto grata di essere parte di questo progetto.

Vorresti continuare?

Sì vorrei continuare a provare, sì.

Ci sono punti di contatto con la figura di Samia? Tu sei torinese ma i tuoi genitori sono somali, che rapporto hai con le tue origini?

Io conoscevo la storia di Samia appunto attraverso i miei genitori e la comunità somala. I miei genitori sono stati contentissimi di questa mia esperienza e avendo origini somale la storia di Samia mi ha toccata da vicino. Sono nata e cresciuta a Torino ma i miei genitori mi hanno
trasmesso la cultura somala. Per me è molto importante questa rappresentazione: di storie che parlano della Somalia sul grande schermo ne ho viste poche. Sono stata 2 volte in Somalia, la prima volta a 24 anni: parliamo di un paese che ha ancora tanti problemi. Vedrete anche nel film come è iniziato tutto, a partire dalla guerra civile fino ad oggi.

“Pazzo di Dio”: il documentario su don Oreste Benzi in anteprima al Cinema Teatro Agnelli

Dal Cinema Teatro Agnelli di Torino.

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Il Cinema Teatro Agnelli di Torino presenta, in prima visione a Torino, il film “Il pazzo di Dio – La strada di don Oreste Benzi“: un documentario di Kristian Gianfreda sulla vita e le battaglie di don Oreste Benzi, il “parroco dalla tonaca lisa”, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. L’appuntamento è per Venerdì 20 dicembre alle ore 21.00, Domenica 22 dicembre con il doppio appuntamento alle 18.00 e alle 21.00 e Lunedì 23 dicembre alle ore 21.00.

Frutto di anni di raccolta e di realizzazione di materiali che ricostruisce la personalità di un sacerdote fuori dagli schemi:

“A me non è mai dispiaciuto essere spregiudicato. Spregiudicato vuol dire non mettere i paletti davanti al Dio che viene, all’avventura. A me è piaciuta sempre l’avventura, nel senso etimologico del termine: un qualcosa che viene, e che quindi non c’era. A me piace andare verso ciò che viene, non rimanere fermo a ciò che c’era”.

Non c’è niente di meglio di questa dichiarazione d’intenti di don Benzi per far comprendere a chi non lo conoscesse che tipo di persona fosse. Kristian Gianfreda, che lo ha conosciuto e ha lavorato con lui, ce ne mostra diversi aspetti proponendo sue dichiarazioni e mostrandocelo all’opera.

Ne emerge il ritratto di un uomo fortemente legato alle esperienze dell’infanzia fatte di gioia ma anche intrise del profondo senso di disistima del padre verso se stesso causato dalla propria condizione economica. “Pensava di non valere niente” dice a un certo punto. Da questa considerazione è nata la scintilla che ha acceso il fuoco della sua azione. Non è retorica parlare di fuoco perché basta ascoltarlo per capire quanto la sua azione nascesse da una profonda vitalità che lo spingeva ad andare di notte (come testimoniano le immagini belle perché sfuocate) a cercare i fuochi dei copertoni con un mazzo di rosari in mano per trovare quelle donne portate con l’inganno in Italia dai loro Paesi di origine e poi costrette a prostituirsi.

Gianfreda mostra le molteplici iniziative portate avanti non solo in Italia a favore degli emarginati e degli sfruttati così come non nasconde prese di posizione sulla prostituzione su cui era possibile il dissenso. Ciò che conta però è l’assoluta disponibilità di quest’uomo a mettersi in gioco per sottrarre a un’effettiva schiavitù donne che in lui hanno visto la possibilità di un mutamento della loro condizione di vita. Tutto questo spinto dalla fede in Dio, un tipo di fede che non si ferma alle enunciazioni ma è pronta a immergersi nel dolore e nella sofferenza anche correndo dei rischi per la propria incolumità.

Oggi gli sopravvive la Comunità Giovanni XXIII da lui fondata che continua l’opera che il ‘pazzo di Dio’ aveva iniziato senza una struttura alle spalle ma solo guidato dalle pagine del
Vangelo. Soprattutto da quelle che ad altri potevano sembrare ‘scomode’.

Cinema Agnelli: il film “La Testimone – Shahed” in prima visione per la Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne

Dal Cinema Agnelli di Torino.

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Il Cinema Agnelli, in occasione della Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle Donne celebrata il 25 novembre, propone in prima visione cittadina il film “La Testimone – Shahed” di Nader Saeivar.

Trama

La testimone – Shahed” racconta la condizione strutturale di ingiustizia e violenza istituzionale in cui vivono, ancora oggi, le donne iraniane. Ci porta all’interno delle miserie maschili, delle loro incapacità di accettare la libertà delle donne. Dal marito innamorato di una ballerina, alla quale chiede di smettere di danzare per la vergogna del giudizio degli altri uomini “d’affari” di cui ora fa parte; al figlio fannullone e bugiardo, incapace di comprendere l’onestà della madre. Dal proprietario di casa che, pur di avere una badante per la sua vecchiaia, è disposto a rinunciare all’affitto, ma non a risolvere il problema dei topi che infestano il palazzo; all’ex alunno che non ha il coraggio di rivelarsi alla sua anziana insegnante. In questo quadro desolante, le donne parlano, fanno politica e si sostengono di fronte alla brutalità del potere. Molte muoiono, come vediamo nella dolorosa carrellata finale, ma altre continuano a ballare, per se stesse e per tutte noi.

-Una Nessuna Centomila Fondazione

Il film, in lingua originale con sottotitoli in italiano, è in programmazione al Cinema Agnelli domenica 24 novembre alle ore 18.00 e 21.00 e il 25-26-27 novembre alle ore 21.00.

 

Sotto18 Film Festival & Campus: proiezioni nei cinema salesiani Agnelli e Monterosa

Sotto18 Film Festival & Campus giunge alla sua XXV edizione e torna a Torino dal 18 novembre al 16 dicembre con un ricco palinsesto di attività gratuite rivolte alle scuole del territorio: proiezioni, eventi e attività didattiche dedicate a bambine e bambini, ragazze e ragazzi delle Scuole dell’Infanzia, Primarie, Secondarie di I e II grado.

Sin dalla sua nascita, Sotto18 ha reso l’universo giovanile protagonista di questa manifestazione, che è da sempre occasione per esplorare, sperimentare il cinema attraverso percorsi didattici che permettono di ripercorrere le fasi di realizzazione di un film, ma anche di riflettere a partire dal testo filmico, per formare le nuove generazioni e al contempo sensibilizzare sui temi della contemporaneità.

Nell’elenco di cinema aderenti spiccano due sale salesiane:
  • Il Cinema Monterosa di Barriera di Milano ospiterà nella giornata del 21 novembre alle ore 10.00 il film “Mary e lo spirito di Mezzanotte
  • Il Cinema Agnelli ospiterà nella giornata del 27 novembre alle ore 9.30, il film “Manodopera

Tutte le proiezioni, gli appuntamenti e le attività didattiche per le scuole sono a ingresso gratuito previa prenotazione. È possibile prenotare le attività contattando l’Ufficio Scuole del Festival ai seguenti recapiti:

Cinema Agnelli: “Dopo mezzanotte”, incontro con Davide Ferrario e Giulio Base

Dal Cinema Agnelli di Torino.

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L’Associazione Museo Nazionale del Cinema (AMNC), in sinergia con il Torino Film Festival, cura un ciclo di sette appuntamenti diffusi a ingresso libero dall’11 al 21 novembre: un percorso per riflettere sulla storia e sul presente cinematografico della nostra città in attesa della 42a edizione del festival. La prima proiezione è fissata per lunedì 11 novembre ore 21,00 al Cinema Massimo (Via Verdi 18, Torino) per rendere omaggio a Franco Cristaldi, nel centenario della nascita attraverso la proiezione de La pattuglia sperduta di Piero Nelli, il primo lungometraggio prodotto dalla Vides con la colonna sonora composta da Goffredo Petrassi e la partecipazione alla sceneggiatura e al cast di Oscar Navarro. Nel corso della serata sarà proiettato Due o tre cose di Armando Ceste, presentato al festival di Locarno e al Cinema Giovani del 1994.

Il programma prosegue giovedì 14 novembre, dalle 15,00 alle 18,00 presso il Centro Studi Sereno Regis (Via Garibaldi 13, Torino) con un workshop di produzione condotto da Francesca Frigo e Andrea Parena di BabyDoc Film. Sabato 16 novembre alle 17,00 al Circolo dei Lettori (Via Gianbattista Bogino 9, Torino) sarà presentato il libro Controcampo italiano. Cinque registi per immaginare un paese (minimum fax) alla presenza della curatrice Daniela Persico e di Edoardo Peretti; a seguire, alle ore 20,30, è in programma la proiezione di Calcinacci di Isabella Sandri e Giuseppe M. Gaudino, alla presenza degli autori in sala. Il film è stato presentato al Cinema Giovani del 1990. 

Martedì 19 novembre alle 21,00 il Cinema Agnelli (Via Paolo Sarpi 111, Torino) accoglierà un confronto tra Giulio Base e Davide Ferrario con a seguire la proiezione della copia restaurata di Dopo mezzanotte:

Prima che parta il nuovo TFF, – dichiara Davide Ferrario, Presidente onorario dell’AMNC – sono felice di partecipare a un progetto legato al territorio che si interroghi su cosa significa fare cinema nella nostra città. Torino storicamente è stata capace di anticipare molti fenomeni. È necessario aprire forme di dialogo tra le diverse generazioni che si occupano di cinema per scambiare idee, pratiche e conoscenze. Dopo mezzanotte è un film che parla anche di questo; sia da un punto tecnologico che produttivo, fu un’esperienza particolarmente innovativa che vent’anni fa conquistò il pubblico della Berlinale.

Per ricordare Giovanna Marini, mercoledì 20 novembre alle 21,00 il CineTeatro Baretti (Via Baretti 4, Torino) ospiterà la proiezione de I dischi del sole di Luca Pastore alla presenza in sala dell’autore, del musicologo Emilio Jona e del Presidente del CREO – Centro Ricerca Etnomusica Oralità, Franco Castelli. Il documentario, presentato in concorso al Torino Film Festival del 2004, sarà preceduto dal cortometraggio Oro e contanti di Luca Buzzi Reschini realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura e di SIAE nell’ambito del programma Per Chi Crea, alla presenza in sala del regista e delle produttrici Valentina Noya e Luciana Dedola. Chiude il programma la presentazione del libro Marcello Mastroianni. Il divo gentile di Barbara Rossi (Gremese), giovedì 21 novembre alle 18,00 presso la libreria Bodoni Spazio B (Via Carlo Alberto 41, Torino).

Cinema Agnelli: “Green Border” per il Festival dell’Accoglienza

Notizia a cura del Cinema Teatro Agnelli di Torino.

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Il Cinema Agnelli in collaborazione con l’Associazione culturale Vera Nocentini e di Distretto Cinema, propone per giovedì 26 settembre alle ore 21.00, il film GREEN BORDER di Agnieszka Holland.

Il Festival dell’Accoglienza è nato nel 2020 da un’iniziativa della Pastorale dei Migranti dell’Arcidiocesi di Torino per rafforzare il suo lavoro di riflessione e sensibilizzazione. Un’occasione per fermarsi a riflettere sui significati profondi del verbo “accogliere”, sull’accoglienza, sugli ostacoli e sulle sfide per costruire territori inclusivi e coesi.

Il tema della quarta edizione del Festival dell’Accoglienza è Un cammino da fare insieme. L’ispirazione, come per le precedenti edizioni, arriva dal messaggio scritto da Papa Francesco in occasione della 110ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che sarà celebrata domenica 29 settembre 2024.

Sinossi

Nelle gelide foreste al confine tra Bielorussia e Polonia si intrecciano le vicende di una famiglia siriana che tenta di raggiungere l’Unione Europea, di una giovane guardia di frontiera e di un gruppo di attivisti. Premio speciale della Giuria al Festival di Venezia e candidato due volte agli European Film Awards, “Green Border” di Agnieszka Holland (Polonia 2023, 147’) è allo stesso tempo un racconto senza veli del dramma dei migranti e un coraggioso atto di denuncia.

Presenta il film Niccolò Zancan, giornalista de La Stampa. Ingresso libero.

Estate a Sud 2024: torna l’arena estiva del Cinema Agnelli

Dal sito dell’Agnelli di Torino.

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Per l’estate 2024 il cinema Agnelli organizza nuovamente l’arena estiva in collaborazione con la Casa nel Parco di via Panetti.

Il cartellone è ricco di titoli italiani ed europei, tra i migliori della stagione: si comincia il 13 giugno con Una bugia per due, commedia sofisticata e sociale in puro stile francese, per proseguire il 27 giugno con Un anno difficilecommedia politica molto riuscita sul disastro ambientale provocato da un’ irrefrenabile corsa al consumo nella società capitalista ma che è aggrappata a una speranza d’amore.

Luglio sarà inaugurato, il 4 del mese, da Un altro ferragosto, sequel spirituale di Ferie d’agosto con cui Paolo Virzì torna a fustigare la destra come la sinistra, aggiornando al presente post-berlusconiano la satira sociopolitica del capostipite, cui faranno seguito Io Capitano (11 luglio), la favola realista di Matteo Garrone sull’immigrazione, premiata a Venezia e candidata all’Oscar, e Race for Glory (18 luglio)co-produzione tra l’Italia ed il Regno Unito. La storia è quella del duello leggendario tra i reparti rally dell’Audi e della Lancia, che giunse all’apice nel campionato del 1983, quando in pista all’Audi Sport GmBh si contrappose la Lancia 037, che quella lotta, tappa dopo tappa, alla fine la vinse.

La penultima proiezione è affidata a Cattiverie a domicilio ambientato a Littlehampton, un paesino inglese nel West Sussex nel 1922 e vede protagoniste Olivia Colman e Jessie Buckley, in calendario il 25 luglio, mentre chiuderà la stagione, l’1 agosto, Zamora, raffinato esordio alla regia dell’attore Neri Marcoré.

L’arena del Cinema fa parte del progetto “Estate a Sud” che si inserisce nell’ambito del programma culturale “TORINO, CHE SPETTACOLO! CHE BELLA ESTATE!”, un progetto della Città di Torino in collaborazione con Fondazione per la Cultura.

Enzo D’Alò: la nuova opera del regista in tre sale parrocchiali del Torinese – La Stampa

Si riporta di seguito l’articolo apparso su La Stampa a cura di Fabrizio Accatino.

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Enzo D’Alò: “Per realizzare il mio film ho lavorato con Roddy Doyle”

Doyle è venuto sul set a Dublino dove ho fatto il film, gli ho proposto un cameo e ha subito accettato

“È vero, viviamo in un mondo reale piuttosto cupo. Ma forse questo ci permette di sognare meglio, di staccarci di più dalla realtà, di viaggiare nei nostri mondi. Se vivessimo in un contesto ideale di certo avremmo molto meno da raccontare».

Abituato a guardare il lato solare della vita, Enzo D’Alò ha imparato a non perdersi d’animo. L’ultima sua fatica, “Mary e lo spirito di mezzanotte”, è stato selezionato a Berlino e candidato come miglior titolo d’animazione agli European Film Awards, eppure da noi quasi non è uscito.

Lui non si è perso d’animo e ha stipulato un accordo con più di una quarantina di sale del circuito Acec, che il 27 aprile alle 15.30 lo hanno recuperato tutte insieme, in una proiezione che ha il sapore dell’anteprima.

Tra gli altri, aderiscono l’Agnelli di Torino, il Jolly di Villastellone, l’Auditorium di Vinovo.

«La considero una bellissima operazione, oggi in Italia le sale cattoliche sono tra le più all’avanguardia»

sorride il bambino di 70 anni compiuti.

«Stiamo riscontrando un grande entusiasmo anche per il successivo workshop, in diretta alle 17, in cui darò ai bambini in sala qualche rudimento sulle tecniche d’animazione».

Il film è rivolto a loro?

«È rivolto a tutti. È la storia di una ragazzina irlandese che insegue il sogno di diventare chef, e di sua nonna, che della sua pianta giovane rappresenta le radici. Per uno scherzo della vita, la voce della bambina è di Charlotte, figlia della grande doppiatrice Domitilla D’Amico, la Fortunata di “La gabbianella e il gatto”. E le canzoni sono cantate da Matilda De Angelis».

Mary” è tratto dal romanzo di Roddy Doyle “La gita di mezzanotte”. Com’è stato lavorare con l’autore irlandese?

«Con lui è successo come con Sepúlveda in “La gabbianella e il gatto”. Si è interessato, è venuto sul set nei mesi di lavoro a Dublino, mostrando grande intelligenza e arguzia, gli ho proposto un cameo e ha subito accettato. Il risultato finale gli è piaciuto molto. Come Sepúlveda, che disse che se mai avesse riscritto il libro, l’avrebbe fatto seguendo il film».

In “La freccia azzurra” le musiche erano di Paolo Conte, le voci di Dario Fo e Lella Costa. È stato difficile per un esordiente gestire quel concentrato di talenti?

«Per nulla. Ricordo che per una scena chiesi a Conte pochi secondi di musica, lui ne compose un minuto e mezzo, talmente splendido che sarebbe stato un peccato sprecarlo. Ci costruimmo su una delle sequenze più belle, quella del sogno di Francesco, che in sceneggiatura non c’era. In quanto a Fo, era un anarchico molto rispettoso. Talmente affezionato che si presentò alla conferenza stampa del Nobel indossando la maglietta del film. Un regalo inaspettato».

Quanti anni aveva quando lasciò Napoli per Torino?

«Tre. Seguii mio padre chimico Montedison e mia madre insegnante di scuola media. Abitavamo a Settimo Torinese. Sono rimasto in città fino alla fine degli anni Novanta, poi me ne sono andato».

Com’è nata la sua passione per l’animazione?

«A otto anni, quando a Settimo vidi “Biancaneve e i sette nani”. Era un cinema parrocchiale. Come vede il cerchio si chiude».

Poi cosa successe?

«Che mi dedicai alle note, prima in un gruppo rock, poi nel Collettivo di Musica Popolare. Facevamo base a Torino, ma ci esibivamo in giro per l’Italia. Quindi venne il jazz, con un quartetto di cui ero flauto e sax. E i concerti con la big band degli allievi di Giorgio Gaslini. Quando infine arrivò la bellissima esperienza dei laboratori d’animazione per i bambini, ebbi la conferma che quello volevo fare da grande».

Perché il prossimo film non torna a girarlo a Torino?

«Ci stiamo ragionando concretamente. Da tempo Torino è un ottimo posto per fare cinema, la Regione sostiene i film, c’è una Film Commission molto forte. Vediamo se ce la facciamo, mi piacerebbe molto».