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Prime Professioni Religiose – Colle Don Bosco 8 settembre 2020

Riconoscenti al Padre, la Società di San Francesco di Sales e la Comunità del Noviziato annunciano con gioia le Prime Professioni Religiose presso la Basilica del Colle Don Bosco.

“Fissò lo sguardo su di lui, lo amò…”

(MC 10,21)
Basilica del Colle Don Bosco 8 settembre 2020 – ore 15.00

L’accesso in Basilica sarà possibile solo con PASS.

La celebrazione verrà trasmessa sulla Pagina Facebook dell’Ispettoria ICP e visibile anche sul sito.

Messa in diretta per il 205° compleanno di Don Bosco

Il 16 agosto è sempre un giorno di festa speciale per la Famiglia Salesiana: è il giorno, infatti, in cui si celebra l’anniversario della nascita di Don Bosco. Anche quest’anno, in cui ricorre il compleanno numero 205 del santo, è in programma una solenne concelebrazione eucaristica, che sarà visibile anche online e che verrà celebrata presso la Basilica del Colle Don Bosco, a Castelnuovo Don Bosco, lì dove nacque il “Padre e Maestro dei Giovani”.

La Messa avrà inizio alle ore 11:00 (UTC+2) e sarà presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.

Per tutti coloro che desiderano assistervi, ma non potranno essere fisicamente presenti, l’Eucaristia verrà trasmessa in diretta da ANS sulla propria pagina Facebook (con commento in tre lingue – italiano, inglese e spagnolo) e su ANSChannel su YouTube, e resterà a disposizione anche al termine della diretta.

 

“Davanti al tuo corpo, Don Bosco, ti chiedo che tutti noi Salesiani, tuoi figli, e tutti i membri della Famiglia Salesiana, riusciamo ad avere: i tuoi occhi, per non contemplare altro che i giovani del mondo; il tuo cuore, per amarli come tu hai saputo amarli, sì da farli sentir amati; la tua mente, piena di fantasia apostolica per rispondere ai loro bisogni e aspettative; le tue mani operose, per rendere realtà i tuoi e i loro sogni; infine, i tuoi piedi, per andare incontro a loro lì dove si trovino”.

 

Dal 17 al 20 settembre è tempo di … Campo 4

Dal 17 al 20 settembre la Pastorale Giovanile propone il tradizionale momento di formazione rivolto ai giovani più grandi. Il luogo scelto è quello del Colle don Bosco dove i partecipanti potranno confrontarsi e formarsi sul Sistema Preventivo e sulle dinamiche ecclesiali dell’agire educativo.

Per chi

dai neo-maturati ai 29 anni

Orario

dalle h 10.00 di giovedì 17 alle h 16.30 di domenica 20.
Come sempre, è possibile partecipare anche solo ad alcune giornate o a partire dal momento in cui ciascuno può arrivare lassù.

Costi

  • Tutto il campo: 75 €
  • Ciascun pasto: 7 €
  • Ciascuna notte: 12 €

Che cosa si farà

  • Approfondimento del Quadro di Riferimento della PG: capitolo sul Sistema Preventivo e sulla Chiesa
  • ASSEMBLEA MSG: Sabato, giornata con i giovani animatori più inseriti + sdb ed fma delle case (in seguito indicazioni più puntuali)
  • Domenica, ritiro predicato da don Leonardo Mancini

Iscrizioni

12 settembre … Ritrovo MGS!

Il Movimento Giovanile Salesiano del Piemonte e Valle d’Aosta scalda i motori ed è pronto a ripartire con l’avvicinarsi del mese di Settembre. Il primo appuntamento è il classico ritrovo del Colle don Bosco. Di seguito le informazioni per partecipare. I responsabili dei diversi centri sono a disposizione per tutte le eventuali informazioni aggiuntive e per la raccolta delle iscrizioni.

Per chi

  • età superiori –> da chi inizierà la 1° superiore a chi inizierà la 5° superiore; 
  • chi avrebbe partecipato ai campi a giugno;
  • chi vorrete coinvolgere nelle case da settembre;
  • chi parteciperà ai GR lungo l’anno

Orario

  • dalle 9.30 alle 21.30

Costi

  • 10 € (comprensivi di: merenda, cena, maglietta)

Cosa si farà

  • incontro e condivisione (…non ci si vede da febbraio)!
  • mini-formazione, prendendo da quanto avrebbero fatto ai campi animatori (in base all’età)
  • Messa prefestiva
  • possibilità di confessioni
  • gioco e lancio delle attività dell’anno

Iscrizioni

“Questa è la mia casa”: intervista a don Gianni Rolandi sul Colle Don Bosco

Il ritorno dei pellegrini al Colle Don Bosco, il luogo delle origini di San Giovanni Bosco.

Ecco di seguito l’intervista realizzata all’ombra dell’Ausiliatrice a don Gianni Rolandi, Direttore della Comunità Salesiana di Colle Don Bosco.

Tra gli argomenti trattati: la ripresa delle attività di accoglienza dei pellegrini al Colle Don Bosco; i pellegrini da tutto il mondo: cosa cercano al Colle, cosa domandano, cosa raccontano; che effetto fa vivere nei luoghi natali di don Bosco; come vivono gli abitanti di quei luoghi la presenza del Santuario; quali sono le opportunità che offre il Colle; cosa si porta via un pellegrino dalla visita al Colle: l’insegnamento di don Bosco; Mamma Margherita; quale l’attualità di don Bosco oggi e quale la sfida per la famiglia salesiana: il prendersi cura dei giovani e lavorare insieme come famiglia salesiana; il discernimento pastorale.

Festa Ispettoriale al Colle don Bosco

Sabato 25 luglio 2020 si terrà la Festa Ispettoriale presso Colle Don Bosco.

“Cari confratelli,

GRAZIE per questi sei anni

GRAZIE per la vostra testimonianza di donazione quotidiana

GRAZIE per il bene che volete a don Bosco e ai giovani

GRAZIE per la fedeltà alla vostra vocazione

GRAZIE perché siete l’anima della nostra Ispettoria

Ci troviamo insieme per lodare il Signore e festeggiare con gioia

Perché anche noi crediamo con tutto il cuore che:

“la santità consiste nello stare molto allegri”

– Don Enrico Stasi

PROGRAMMA

  • 10:00: Accoglienza e coffee time in sala don Albera, cortile interno
  • 10:30: Ricordo dei Giubilei e saluto all’Ispettore
  • 11:15: Trasferimento nel Tempio superiore e prove di canto
  • 11:45: Concelebrazione Eucaristica
  • 13:00: Pranzo al ristorante presso il ristorante “Sapori del Colle”
  • 15 circa: Visita al Noviziato (per chi lo desidera)

Da sapere

I confratelli sacerdoti portino camice e stola rossa.

Parcheggio auto nel cortile interno.

Indicazioni

I direttori sono invitati a trasmettere le prenotazioni entro mercoledì 15 luglio a segretario@salesianipiemonte.it

Giubilei di professione

80 ——————————————–
P ACCORNERO Flavio
75 ——————————————–
P CIMA Ottavio
P REVOLON Virgilio
P OPPEZZO Francesco
70 ——————————————–
P AGAGLIATI Giuseppe
P BERGERONE Sebastiano
P GIROTTO Natale
P LACCHIA Franco
P ROSSO Stefano
60 ——————————————–
D ECCLI Arcangelo
P MARITANO Mario
L SALVETTI Quinto
L ULIANA Giovanni
P DEL SANTO Giampaolo
P PALIZZI Giuliano
P PERRENCHIO Fausto
P PIETROBON Dante
P TERZUOLO Giuseppe Mario
P TESTA Luigi
P VAZZAZ Sergio
50 ——————————————–
P BERTONE Natalino
P BUSSO Pietro
P CHALISSERY George
P FINETTO Gaetano
P SCAVARDA Augusto
25 ——————————————–
L CARBONI Ilario
P CAMUSSI Paolo Sergio
P DI MAGGIO Giovanni

Giubilei di presbiterato

60 ——————————————–
P AGAGLIATI Giuseppe
P BERGERONE Sebastiano
P LACCHIA Franco
P ROSSO Stefano
P SALA Ambrogio
50 ——————————————–
P ANGELERI Andrea
P BONALUME Pietro
P BOVO Luciano
P DALBESIO Pietro Celeste
P GIACOMINI Angelo
P PERRENCHIO Fausto
P ROL Luigi
P CARGNIN Ferdinando
P MANO Oreste
P SPAGNOLO Flaviano
25 ——————————————–
P MERGOLA Mauro
P BOZZOLO Andrea

Don Domenico Rosso: un maestro che ha segnato tante vite

I quotidiani Avvenire e IlSussidiaro.net dedicano un articolo al salesiano don Domenico Rosso, mancato martedì 2 giugno all’età di 86 anni, della Comunità di Torino Rebaudengo. Si riportano di seguito l’articolo pubblicato su “Avvenire” a cura di Marian Lomunno, l’articolo pubblicato su “Il Sussidiario” a cura di Monica Mondo, l’articolo di domenica 14 giugno su “La Voce e il Tempo” a cura di Alberto Chiara.

Don Rosso formatore e prete amico dei giovani

Martedì scorso è mancato a 86 anni, stroncato da un infarto presso l’infermeria di Valdocco nella casa- madre dei figli di don Bosco, don Domenico Rosso, prete poliedrico e amatissimo da generazioni di giovani e famiglie. «Un salesiano a tutto tondo – ricorda il confratello don Mario Pertile, incaricato dell’infermeria che lo ha seguito fino all’ultimo –. È stato il mio maestro spirituale dalla seconda media: è a lui, come molti altri miei confratelli, che devo la vocazione. A don Domenico si deve anche la fondazione e la direzione negli anni ’70 di “Radio Proposta Incontri” l’emittente diocesana che fu palestra di decine di giornalisti cattolici alcuni dei quali importanti firme di Famiglia Cristiana, Rai, Avvenire. E poi l’impegno assiduo per i giovani, le famiglie, il laicato e gli universitari cattolici con l’invenzione, 40 anni fa, dell’esperienza estiva per ragazzi e famiglie presso il Forte di Santa Chiara in Val di Susa, centro di spiritualità salesiana punto di riferimento per migliaia di giovani». Tra gli altri incarichi ricoperti nella Famiglia salesiana don Rosso è stato l’ultimo superiore dell’Ispettoria centrale Ice e per molti anni ha svolto il servizio di direttore in diverse Case della circoscrizione Piemonte e Valle d’Aosta. Il Rosario in suffragio di don Rosso è fissato per questa sera alle 20.45 nella parrocchia San Giuseppe Lavoratore a Rebaudengo, la sua ultima comunità dove aveva sede Radio Proposta, e la Messa funebre domani alle 10 nella Basilica di Maria Ausiliatrice. Sarà tumulato nella tomba di famiglia a Foglizzo (To).

Marina Lomunno

DON DOMENICO ROSSO/ Giornalismo e fede: un maestro che ha segnato tante vite

Il torinese don Domenico Rosso, per gli amici Rouge o Mingus, salesiano di testa e di cuore, è un pezzo di storia della comunicazione che se ne va

Lo chiamavano Rouge, storpiando con eleganza il cognome, o alla sudamericana, Mingus. Don Domenico Rosso, torinese, salesiano di testa e di cuore, è un pezzo di storia della comunicazione che se ne va, un pezzo della comunicazione cattolica, che è stata pioniera, per l’apertura di orizzonti, l’originalità delle proposte, la fermezza e l’audacia di non vergognarsi di Gesù Cristo, quando veniva via via allontanato dai media.

Don Rosso, rettore della seconda casa madre salesiana dopo il Valdocco, Colle don Bosco, è stato dal 1979 direttore di Radio Incontri, poi Radio Proposta, subito identificata con la radio della diocesi di Torino, anche se nasceva dalla fantasia dei salesiani, e la sua location era una torretta di uno dei suoi centri più vivaci nella periferia torinese, Rebaudengo. Dalle finestrelle appollaiate si vedevano i ragazzini giocare a pallone nel cortile e le signore col velo entrare in chiesa per le funzioni.Don Domenico, occhialetto sul naso, sorriso sornione, era un maestro, di vita e di giornalismo: intelligente, capace, acchiappò da subito l’opportunità della libera radiofonia per lanciare un gruppo di ragazzi nell’etere, armati solo di registratori a batterie e passione, oltre a quella faccia tosta – chiamiamola baldanza giovanile – che permetteva di incontrare e chiamare ai microfoni le personalità più importanti del mondo della politica, della cultura. Nessuna improvvisazione ingenua: gli studi della radio erano insonorizzati, attrezzati al meglio con la tecnologia più moderna, e i giovani cooptati non proprio degli sprovveduti: in quelle stanze si è formata una generazione di giornalisti, che oggi lavorano nelle più diverse testate. Lo scopo era netto, come sempre con i figli di don Bosco:

“Promuovere la conoscenza, l’incontro e la circolazione di idee e di esperienze tra le realtà giovanili cattoliche, per la realizzazione di una proposta cristiana della vita”.

Questo si traduceva nel cercare e dare notizie, con un punto di vista cristiano, sì, ma mai bigotto, mai nascondendo, mai annacquando, mai trasformando la fede in ideologia, o facendone una bandiera identitaria per rivendicazioni che, anche allora, avrebbero avuto qualche motivo: eravamo isolati e sbeffeggiati nelle università, il Movimento e le sue propaggini che già avevano segnato con la violenza la vita sociale e politica non vedevano di buon occhio ragazzi che volevano cambiare il mondo, sì, ma con la passione e la voglia di pace, di incontro.

In quegli studi il radiogiornale e lo sport, tanta musica e intrattenimento mai banale, mai alla rincorsa compiacente della moda. E ciascuno imparava e trovava la sua strada, dai giornali alla televisione, dalle agenzie alla vita di convento. La genialità di una truppa tra i 18 e i 30 anni al massimo era la sua composizione, oculatamente scelta in modo da riunire tutte le anime della Chiesa, che spesso si guardavano in cagnesco: chi veniva dalle Acli e chi da Cl, chi dalla sua parrocchia e chi dai Focolarini.

Abbiamo imparato che la Chiesa è una, è grande, ha mille volti e tanti carismi, e tutti concorrono al bene, alla libertà di giudizio, all’amicizia più vera, per cui dopo il lavoro non si smetteva mai di pensare al giorno dopo e di suonare la chitarra, di preparare un sugo per gli spaghetti o parlare di quel che più conta, le grandi domande che a vent’anni tieni ancora deste, e poi ti stanchi di far tumultuare.

Ci vuole sempre un maestro, e questo prete minuto è stato attento e partecipe, mai invadente, mai imponente. Lasciava creare, lasciava crescere, vigilando e accudendo, le idee e la preghiera, qualche ritiro. Accogliendo, con discrezione e tenerezza, qualche persona fragile che tra le mura di quella radio ha trovato la forza di vivere e una vocazione, professionale e umana.

Quando te ne vai a 87 anni, e hai vissuto così, ti ricordano gli amici più cari. Invece la storia delle radio e delle televisioni cattoliche in Italia, il loro ruolo, la loro forma, meriterebbe memoria più attenta e ispirazione per il presente. Meriterebbe un grazie, per una presenza che si è attrezzata ai cambiamenti del tempo, senza mai essere succube o troppo timida, senza presunzione, ma con la certezza di un incontro, appunto, che può dare significato a tutta la vita.

Monica Mondo

DIRETTORE DI RADIO PROPOSTA
Don Rosso, prete fino in fondo

L’ultima intervista la concesse un anno fa, a Valdocco. Si avvicinava il quarantesimo anniversario di Santa Chiara, un forte militare nell’alta Val di Susa, sopra Giaglione, non lontano dal Moncenisio, diventato disarmata oasi dello Spirito, e lui, che quell’esperienza sognò e rese possibile, in ore e ore di colloquio consegnò un racconto ricco di storia e di cuore. Don Domenico Rosso, mancato il 2 giugno scorso all’età di 86 anni, è stato tante cose insieme: instancabile confessore, ricercato padre spirituale, fondatore di una diffusa rete di gruppi giovanili di preghiera, grande comunicatore, appassionato musicista. Ma soprattutto è stato prete fino in fondo. Innamorato di Dio. Punto e basta. In quel maggio 2019 non di rado s’interrompeva: il suo sguardo fiammeggiante fuggiva dalla finestra, lontana giusto un passo dalla sua sedia, alla sinistra della scrivania. Con gli occhi accarezzava la basilica di Maria Ausiliatrice e il Rocciamelone, sovrastato dalla Madonna che vigila materna quel lembo di Piemonte (forte di Santa Chiara incluso). «Il mio mondo, la mia vita», ripeteva.

Domenico Rosso è nato il 5 gennaio 1934, è entrato in noviziato nel 1944 ed ha emesso la prima professione religiosa il 16 agosto 1950. Il primo luglio 1960 è stato ordinato sacerdote. «Man mano che si avvicinava quel giorno cercai una grazia tutta speciale da chiedere al Signore… Gli chiesi il dono di voler bene ai giovani, sull’esempio del fondatore, don Giovanni Bosco. Mi sembra d’esser stato esaudito», confidò.

Preghiera, Parola di Dio ed esercizi spirituali sono stati una sorta di ‘firma’ personalizzata di don Rosso, non a caso amico fraterno di maestri della fede come padre Andrea Gasparino, don Domenico Machetta e, più di recente, l’eremita suor Paola Biacino. Questi ‘assoluti’ ne hanno segnato l’azione nelle varie case salesiane dov’è stato con responsabilità diverse (Rebaudengo, Ivrea, Colle Don Bosco, di nuovo Rebaudengo, Casellette, ispettore dell’Ispettoria Centale, di nuovo Colle Don Bosco, Avigliana, di nuovo Rebaudengo). E l’hanno accompagnato nelle due grandi ‘avventure’ alle quali ha legato la sua esistenza: l’impegno nel mondo radiofonico e l’esperienza spirituale di Santa Chiara.

«Nel 1978 divenni responsabile dell’emittente salesiana Radio Incontri, con l’obiettivo di moltiplicare le sinergie con l’altra emittente radiofonica cattolica che trasmetteva in quegli anni tra Torino e provincia, Radio Proposta. Unimmo presto le forze per dar vita ad un unico mezzo di comunicazione d’ispirazione cristiana».

Rimase direttore fi no al 1986. Coniugando un’eleganza d’altri tempi nel parlare e nel tratto umano con una non scontata apertura al nuovo, don Rosso arginò l’espulsione di Dio dall’etere, incise nella cultura torinese dell’epoca e formò decine di giornalisti, autori e registi approdati poi in testate nazionali (Rai, Mediaset, Tv2000, «la Repubblica», «La Stampa», il «Sole 24 ore», «Avvenire», il «Messaggero», il «Tempo», «Famiglia Cristiana»).

Santa Chiara, infine. Ricordava bene gli inizi, nell’agosto 1979, «la luce fioca che filtrava dalle feritoie, l’umidità di quei locali e quella strada terribile, perché sterrata e piene di buche, che bisognava soggiogare per arrivare lassù». Ma ricordava con piacere anche «la tranquillità che regnava incontrastata e il fascino di quella natura al tempo stesso aspra, indomita, eppure accogliente». L’esperienza esordì con tutti gli elementi che la caratterizzano ancora adesso: la centralità della Parola di Dio e dell’Eucaristia, la preghiera personale e comunitaria, un giorno di deserto. Tutto ciò senza soffocare l’allegria di chi s’affaccia alla vita, il che comportava e comporta gioco, gite, musica. Il forte pian piano s’addolcì. Smise il suo aspetto burbero, votato alla guerra. Dunque finestroni al posto delle feritoie, camerate (e refettorio) sempre più accoglienti, una chiesetta interna nuova di zecca. Per tacere della cucina, del sistema elettrico e del riscaldamento. Lavori a regola d’arte e spese in- genti, coperte tutte da generose donazioni, senza dimenticare l’apporto massiccio del volontariato. Ciò che non cambiò fu la passione di don Rosso, il suo voler portare Dio ai giovani e i giovani a Dio.

Un anno fa, Dondo (o Mingus o Rouge: affezionandosi a lui, generazioni di ragazze e ragazzi, cresciuti rimanendo amici, uniti anche nel suo nome, gli cucirono addosso una serie di nickname) volle finire l’intervista con parole che sanno di testamento:

«Sono un uomo felice e un prete realizzato. Con Georges Bernanos affermo, perché l’ho sperimentato un numero infinito di volte: davvero ‘tutto è grazia’».

Alberto Chiara

Colle don Bosco, il direttore don Rolandi: “Eremo surreale per il periodo pasquale”

Pubblichiamo l’intervista uscita su La Stampa – a firma di Marina Rissone – a don Giovanni Rolandi, direttore del Colle don Bosco, nella quale racconta l’esperienza durante il periodo pasquale della vita della basilica.

***

I mesi del lockdown hanno lasciato ai salesiani del Colle Don Bosco molte riflessioni, tra fede e speranza nel futuro. Frazione Morialdo di Castelnuovo è stata orfana di migliaia di pellegrini che ogni giorno affollano i luoghi natali del santo sociale dei giovani per trovare momenti di preghiera. Il direttore don Giovanni Rolandi parla di alcuni aspetti dell’emergenza sanitaria dal punto di vista religioso e storico.

Come avete vissuto l’isolamento al Colle?
«Le chiese sono rimaste sempre aperte ai fedeli, senza celebrazioni. Il Colle è  diventato una specie di eremo: per giornate abbiamo vissuto in solitudine. L’unica compagna è stata la preghiera in una cappella privata per la comunità religiosa salesiana. Una atmosfera surreale soprattutto nel periodo pasquale».

E’ stato lasciato un segno sul modo di pregare?
«Noi cristiani siamo privilegiati: possiamo pregare ovunque. A differenza del Giudaismo, per noi il luogo di culto non è fondamentale, come per loro era il Tempio di Gerusalemme. La preghiera comunitaria è importante. Papa Francesco ha detto di fare attenzione a non “viralizzare” (da “virus”) la liturgia: c’è una differenza abissale tra una liturgia seguita da casa sui media (che va bene quando non si può fare altro) e una vissuta di persona con la comunità».

Come avrebbe reagito San Giovanni Bosco alla pandemia e alla perdita di molte certezze scontate?
«Don Bosco si trovò nel bel mezzo di un’epidemia di colera a Torino dall’agosto al novembre 1854 con epicentro Borgo Dora e Valdocco. Invitò i ragazzi dell’oratorio a non aver paura e fece una promessa “pazza” a nome di Dio. Disse: “Se farete quanto vi dico, sarete salvi. Se vi metterete in grazia di Dio e non commetterete alcun peccato mortale, vi assicuro che nessuno di voi sarà  toccato. Ma se qualcuno rimanesse ostinato nemico di Dio e osasse offenderlo gravemente, io non potrei più essere garante né di lui, né per qualunque altro”. Li invitò a portare al collo una medaglia della Madonna e recitare ogni giorno un Pater, Ave, Gloria. Trenta ragazzi si offrirono volontari per prestare soccorso ai malati di colera della zona. Usavano una bottiglietta di aceto per sanificare spesso le mani. Don Bosco usò ogni precauzione: fece ripulire i locali dell’oratorio, aggiunse camere, diminuì il numero dei letti in dormitorio, migliorò il vitto sobbarcandosi molte spese. E, in preghiera, si offrì lui stesso come vittima al Signore, al posto dei ragazzi. Nessuno si ammalò in oratorio, seppur nell’epicentro del contagio. Don Bosco inviterebbe a non aver paura, a rimboccarsi le maniche, a prendere giuste precauzioni e a conservare l’amicizia con Gesù».

Un suo pensiero personale ai lettori.
«Non mi ero mai trovato in una situazione simile. Neppure in Kenya dove ho vissuto per anni. L’epidemia di ebola laggiù ci ha sfiorato due volte, ma non ha mai assunto le proporzioni di questa pandemia. Credo che siamo sempre e solo nelle mani di Dio. Se lui è con noi, davvero nulla può essere contro di noi (parafrasando San Paolo, in Romani 8, 31). Pratichiamo un po’ d’igiene mentale, ascoltando meno notizie da “breaking news” e attenendoci alle comunicazioni ufficiali delle autorità . E’ necessario camminare verso un delicato equilibrio. Sono perplesso sulla posizione delle agenzie governative e che siano state revocate, dall’oggi al domani, alcune libertà  fondamentali del cittadino in nome della salute». 

“9 passi insieme a Maria”: la Novena di Maria Ausiliatrice realizzata dal Noviziato

Per prepararsi al meglio alla Festa di Maria Ausiliatrice, i giovani del Noviziato del Colle Don Bosco 2019/2020 hanno realizzato una novena dedicata ai ragazzi e le ragazze delle scuole medie:

9 passi insieme a Maria

Dal 15 al 23 maggio, sarà possibile vivere la novena di Maria Ausiliatrice ripercorrendo i luoghi del Colle Don Bosco che parlano di Maria.

Per ogni giorno della novena sono stati realizzati:

  • un video di presentazione di ciascun passo;
  • un appellativo dedicato a Maria;
  • un passo del Vangelo;
  • un pensiero salesiano – i ricordi di don Bosco a partire “Dalle Memorie dell’Oratorio”;
  • una preghiera;
  • l’attualizzazione del passo con l’attività di laboratorio.

Quando ci è stato chiesto di provare a preparare una Novena a Maria Ausiliatrice per i ragazzi delle Scuole Medie, i novizi si sono messi subito al lavoro, con un gran desiderio di rendere un servizio utile in questa tempo di pandemia.
Abbiamo cominciato la “progettazione” domandandoci: qual è la condizione attuale dei ragazzi? Che cosa si stanno portando nel cuore, quali domande, quali difficoltà, quali necessità e desideri?
Dopodiché abbiamo provato ad immaginare che cosa Maria abbia voglia di dire ai ragazzi di oggi, chiusi in casa per la quarantena, e come trasmettere tale messaggio.
Abbiamo poi scelto come “fil rouge” della Novena la presenza di Maria nella vita di Don Bosco. Da qui dipende anche la successione delle location nei video.
Infine abbiamo provato a mettere insieme il tutto, offrendo anche un impegno da vivere, una preghiera e altro materiale utile per la riflessione.
Noi speriamo di aver fatto un buon lavoro, e ci auguriamo che tale lavoro possa essere utile ai ragazzi!
W Maria e W Don Bosco!

(Don Leonardo Mancini – Maestro dei novizi del Colle Don Bosco)

Castelnuovo Don Bosco: la terra natia dei santi sociali

Cronaca qui di oggi, martedì 12 maggio, dedica un articolo a Castelnuovo Don Bosco, la terra natia dei santi sociali sulle colline tra Asti e Torino. Si riporta di seguito l’articolo, a cura di Giorgio Enrico Cavallo.

CASTELNUOVO DON BOSCO
La terra natia dei santi sociali sulle colline tra Asti e Torino

Per gli amanti delle coincidenze, il tranquillo comune di Castelnuovo Don Bosco ne presenta ben cinque. È risaputo che questo paese di circa tremila anime non lontano da Chieri fu la patria di san Giovanni Bosco, il  fondatore dei salesiani; ma non solo: qui nacquero anche san Giuseppe Cafasso, il celebre ” santo degli impiccati”, ed il beato Giuseppe Allamano, fondatore dei missionari della Consolata. Poco lontano nacque san Domenico Savio, che morì in frazione Mondonio di Castelnuovo ancora in età giovanile. Ed a Capriglio, il paese limitrofo, nacque Margherita Occhiena, madre di don Bosco, che visse lungamente a Castelnuovo.

Insomma: in uno spazio geograficamente ristretto, a distanza di una manciata di chilometri, sono nati alcuni dei più amati santi piemontesi. Come se queste colline dell’Alto Astigiano, tra i boschi, le vigne e i frutteti, avessero qualcosa che attrae la santità.

A partire dagli anni Venti, per celebrare la grandezza di don Bosco, i salesiani acquistarono i terreni della località Becchi, luogo dove il loro santo fondatore visse fino ai 12 anni. La sua casa è stata conservata e trasformata in un museo, nel quale il visitatore può scoprire l’ umile vita dei contadini di inizio Ottocento. Giovannino Bosco in questa semplice cascina, la più povera della borgata, ebbe – all’età di nove anni – il sogno che egli stesso definì profetico, e che lo spinse poi al sacerdozio.

Fino agli anni Cinquanta, I Becchi di Castelnuovo si presentavano sostanzialmente come li aveva lasciati don Bosco. Poi, nel 1961, iniziarono i lavori di costruzione di una basilica imponente, sconfinata, un tempio di immani dimensioni che sovrasta la collina e che è diventato uno dei simboli del Piemonte nel mondo.

La basilica di don Bosco, visitata ogni anno da migliaia di pellegrini da ogni angolo del globo, è un vero monumento alla grandezza del santo di Valdocco. Per erigerla ci vollero cinque anni: fu completata nel 1966. Si presenta come una basilica di antica memoria, di forme classiche. Tale sconfinato edificio, posto sulla sommità di una collina dolce, ha suscitato talora accese critiche, in quanto non si integrerebbe molto bene con il paesaggio circostante. In realtà, vanno ringraziati gli architetti di allora che eressero una chiesa a forma di chiesa, senza cedere alle tentazioni moderniste ben più impattanti tutt’ ora in voga.

Una eccezionale scalinata conduce al tempio, contornato da due solenni campanili che slanciano la struttura verso il cielo. In quella che papa Benedetto XVI elevò al grado di basilica minore sono conservate due importanti reliquie: il cervello di don Bosco e un osso di san Domenico Savio. Diciamola tutta: oggi facciamo fatica a comprendere l’ importanza delle reliquie; eppure, i ladri dimostrano di apprezzarle (eccome!): la reliquia di san Giovanni Bosco è stata rocambolescamente trafugata il 2 giugno 2017 e recuperata a seguito di intense indagini dai carabinieri. La reliquia è stata restituita il 16 agosto successivo alla presenza del Rettor Maggiore dei Salesiani.