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Basilica Maria Ausiliatrice: “Il sogno che fa sognare”: la lettura critico-storica di don Francesco Motto, Direttore Emerito dell’Istituto Storico Salesiano

Dall’agenzia ANS.

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Un’autentica chiamata di Dio fatta nel 1824 a un bambino e raccontata cinquant’anni dopo, con il linguaggio della maturità, quasi un copione riassuntivo di un’esistenza tutta spesa per le nuove generazioni nel nome di Gesù e di Maria.

Visto da uno storico, il “sogno dei nove anni” di don Giovanni Bosco ha i contorni del fatto vero e la potenza evocativa di una pagina letteraria.

La sera di lunedì 22 gennaio, lo ha spiegato a Torino, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, don Francesco Motto, SDB, Direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano (ISS), e autore di numerosi libri e ricerche.

L’incontro è stato introdotto e concluso dal Rettore della Basilica, don Michele Viviano, ed è stato moderato dal giornalista Alberto Chiara, caporedattore di Famiglia Cristiana.

Don Motto, nella sua relazione puntuale e documentata, ha citato testimoni, scritti e interpretazioni.

“Non si trattò di un sogno unico – ha concluso –: riapparve, con varianti anche significative, vent’anni dopo all’inizio della sua missione sacerdotale (1844) e ancora successivamente, fino al 1887, al momento della celebrazione davanti al quadro di Maria Ausiliatrice nella chiesa del Sacro Cuore a Roma, quando, a pochi mesi dalla morte, scoppiò a piangere vedendo avverarsi le ultime parole della ‘donna di maestoso aspetto’ del sogno: ‘A suo tempo tutto comprenderai’. Si tratta dunque di un complesso di sogni-visioni disseminati lungo la sua vita”.

Di quel sogno, oggi, rimane l’eredità sempre attuale: l’impegno verso i giovani, tutti, ma soprattutto quelli alle prese con difficoltà pratiche, morali o spirituali; il metodo preventivo, tuttora valido, intessuto di “mansuetudine” e di “carità”; e una fede che si trasmette più con l’esempio che con verbosi discorsi.

Per quanti volessero rivivere la serata con don Motto, il video della diretta resta sempre disponibile sul canale YouTube della basilica.

Don Bosco 200 anni dal sogno – La Voce e il Tempo

Si riporta di seguito l’articolo a cura di Marina Lomunno apparso su La Voce e il Tempo.

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L’ultima strenna da Rettor Maggiore e la prima da cardinale, don Ángel Fernández Artime l’ha diffusa per la prima volta in diretta mondiale plurilingue sui social dalla Casa generalizia salesiana di Roma mercoledì 27 dicembre.

La famiglia salesiana presente nei 5 continenti in 134 nazioni si è collegata per il tradizionale «dono» che don Bosco consegnava ogni anno ai suoi ragazzi per caratterizzare l’anno a venire.

Così hanno fatto i suoi successori fino al card. Artime che, citando l’incontro al santuario della Consolata promosso dal nostro giornale il 4 dicembre scorso, ha ribadito l’impegno dei salesiani

«di andare a cercare i giovani di oggi alla ricerca di senso e risposte».

Il tema della strenna per il 2024 richiama i 200 anni del sogno che don Bosco fece nel 1824 a 9 anni: «Il sogno che fa sognare. Un cuore che trasforma i ‘lupi’ in ‘agnelli’» il titolo della strenna che, in un momento dove il mondo è assediato da 59 conflitti tra cui quello in Ucraina e in Terra Santa è drammaticamente attuale.

A partire dalla strenna nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino è stata allestita una mostra in 12 pannelli dove in ognuno di essi è riportata una frase del sogno così come lo racconta lo stesso don Bosco per consentire una lettura nei suoi passaggi fondamentali.

Ogni frase poi ha un breve commento, o rilettura attualizzata del Rettor Maggiore tratta della stessa strenna 2024. La mostra si potrà visitare fino al 31 gennaio, festa liturgica del Santo dei giovani.

Inoltre in preparazione alla festa di don Bosco sono in programma sempre in Basilica «tre lunedì» di riflessione e di approfondimento sul sogno di don Bosco.

Apre il ciclo (sempre alle 20.30) l’8 gennaio il Rettor Maggiore con una lettura salesiana del sogno per il nostro tempo. Segue lunedì 15 don Andrea Bozzolo, Rettore dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, che leggerà il sogno in chiave teologica mentre lunedì 22 don Francesco Motto, direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano di Roma, ne proporrà una riflessione critico-storica.

«Le tre serate» spiega don Michele Viviano, rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice «saranno precedute da un video, diverso per ogni sera, sempre sul sogno».

L’intento come sottolinea il Rettor Maggiore è che questo sogno continui a far sognare ogni salesiano e ogni membro della nostra famiglia trasformandosi in realtà.

Solo scoprendo e realizzando il sogno che Dio ha per ciascuno di noi, la nostra vita diventa più felice e di qualità per ciascuno di noi e dei nostri giovani.

«Un solo è il mio desiderio – scriveva don Bosco – quello di vedervi felici nel tempo e nell’eternità’».

Centenario morte Beato Luigi Variara: S. Messa per tutta la Famiglia Salesiana

Nell’anno del centenario della morte del Beato Luigi Variara, le Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e Maria invitano tutta la Famiglia Salesiana a lodare il Signore con la Santa messa di sabato 21 ottobre 2023, alle ore 10.00 presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco.

Presieduta dal Rettore della Basilica, don Michele Viviano, sarà seguita da un rinfresco.

Festa Maria Ausiliatrice, la processione con l’Arcivescovo – La Voce e il Tempo

Di seguito, l’articolo di Marina Lomunno su La Voce e il Tempo sulle parole dell’arcivescovo di Torino, Roberto Repole, al termine della processione di Maria Ausiliatrice.

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Intervento di mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, al termine della processione per la festa di Maria Ausiliatrice Basilica di Maria Ausiliatrice, Torino 24 maggio 2023

 

“C’è un virus che si insinua impercettibilmente dentro la mentalità nostra, del nostro mondo; è quel virus che ci fa pensare che ciascuno di noi si fa da solo, è artefice di sé stesso… Ma la malattia che questo virus porta è la solitudine.

Quando noi pensiamo così, quando noi viviamo così,siamo destinati a essere soli, soprattutto nel momento del bisogno, nel momento in cui avremmo necessità della cura degli altri, perché – se ognuno si fa da sé – nessuno può contare su nessuno.

È molto bella questa festa di Maria Ausiliatrice, Auxilium Cristianorum, che – attraverso don Bosco e la famiglia salesiana – è la festa della nostra Chiesa che è in Torino, è la festa di questa città, perché dice qualcosa di chi siamo noi: non donne e uomini che si fanno da soli, ma donne e uomini bisognosi di cura, sempre, in qualunque momento.

Lo vediamo di più e lo percepiamo di più in alcune situazioni: un bambino senza cura non sopravvive; un anziano senza cura non sopravvive; un portatore di handicap qualche volta senza cura non sopravvive.

Ma nessuno di noi sopravvive senza cura! E la festa di Maria Ausiliatrice ci dice che abbiamo bisogno della cura per essere donne e uomini, anzitutto della cura di Dio, che si fa presente a noi e vicino a noi con la sua tenerezza, anche con gli occhi e con lo sguardo di Maria.

Mi piace ricordare quella pagina del Vangelo in cui Maria, senza dire nulla, con il solo sguardo si rende conto del bisogno di coloro che erano alla festa e chiede l’intervento del Signore. Fa così con tutti noi, con ciascuno di noi.

E quanto più riconosciamo di avere bisogno della cura di Dio attraverso lo sguardo di Maria, tanto più comprendiamo qualcosa anche di ciò che siamo destinati ad essere: non delle donne e degli uomini che si fanno da soli, ma delle donne e degli uomini che possono prendersi cura del fratello e della sorella come espressione della cura amorevole di Dio.

Sarebbe bello ritornare nelle nostre case, questa sera, e vedere di più, in maniera più intensa, più autentica, più vera e più profonda il bisogno di cura di coloro che ci stanno vicini, nelle nostre famiglie, nel pianerottolo delle nostre case, nei nostri posti di lavoro, nelle nostre scuole, sapendo che – per quanto bella possa essere una società – ci saranno sempre delle solitudini e dei bisogni di cura che non saprà vedere; anche per questo esistiamo noi cristiani che, non a caso, invochiamo Maria Ausiliatrice e, attraverso di lei, il Signore della cura.

La prima ordinazione diaconale di Mons. Roberto Repole, illustre ex-allievo del liceo Valsalice di Torino

Sabato 11 giugno, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, è stata celebrata con solennità e grande partecipazione l’Ordinazione Diaconale dei nove confratelli Salesiani che hanno concluso il 3° anno di studi teologici presso l’UPS. A celebrare, per la prima volta in questo suo ministero, il Vescovo ordinante mons. Roberto Repole, nuovo Arcivescovo di Torino ed illustre ex-allievo del liceo Valsalice di Torino. Di seguito la notizia riportata dal sito dei Salesiani di Crocetta.

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Dopo due anni di celebrazioni in tono minore a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia di covid-19, finalmente sabato 11 giugno, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice a Valdocco, è stata celebrata con solennità e grande partecipazione di confratelli Salesiani, giovani, famiglie e amici vari l’Ordinazione Diaconale dei nove confratelli Salesiani che hanno concluso il 3° anno di studi teologici presso la Sezione torinese della Facoltà di Teologia dell’UPS.

Il Vescovo mons. Roberto Repole, nuovo Arcivescovo di Torino, ha celebrato nella Basilica con gioia e sincera partecipazione, per la prima volta in questo suo ministero. La presenza, in via straordinaria, del Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, decimo successore di Don Bosco, e di alcuni membri del Consiglio Generale, ha felicemente affiancato quella dell’Ispettore ICP don Leonardo Mancini e del Direttore della nostra comunità don Marek Chrzan nella solenne concelebrazione, accanto a tutti i vari confratelli provenienti dalle diverse realtà salesiane di Italia, dell’Europa e del Mondo.

Ringraziamo ancora il Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice don Michele Viviano, tutta la Comunità di Valdocco, don Cristian Besso (preside della nostra Facoltà) e don Vincenzo Trotta (cerimoniere della Basilica) che hanno curato la liturgia, il coro dei giovani di Venaria, i ministranti provenienti da diverse realtà salesiane, e tutti coloro che, confratelli e non, hanno contribuito con la loro collaborazione operativa e, soprattutto, con la presenza e la preghiera, alla felice realizzazione di questa bella giornata.

Vi invitiamo a sostenere e accompagnare ancora questi confratelli neo-Diaconi, che iniziano il loro ministero dedicandosi in modo particolare alla buona riuscita delle attività estive organizzate nelle rispettive Ispettorie di appartenenza.

CULTURA IN BASILICA: “Arte e natura nelle rose di Maria” – 27 maggio 2022

Questa sera, Venerdì 27 maggio, alle ore 20.30 presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino – Valdocco, si terrà l’evento “CULTURA IN BASILICA: Arte e natura nelle rose di Maria“. Di seguito il programma.

PROGRAMMA:

INTRODUZIONE
Don Michele Viviano, Rettore della Basilica.

PRESENTAZIONE DEI BRANI MUSICALI
Don Maurizio Palazzo, Maestro di cappella della Basilica.

R.SCHUMANN – II MOV. – SONATA NO. 1 IN LA MINORE OP. 105

PETALI DI ROSA:
Relatrice Dott.ssa Stefania De Vita, Direttrice Del Museo Casa D.Bosco.

J. SIBELIUS, ROMANZA OP. 78 N. 2 IN FA MAGGIORE

LA VERGINE E LE ROSE IN UN SOGNO DI DON BOSCO E NELLE OPERE DELLA BASILICA E DEL MUSEO CASA DON BOSCO:
Relatrice Prof.ssa Daniela Beria, docente di lettere al liceo.

E. SEVERN, POLISH DANCE IN RE MAGGIORE

PENSIERO DI BUONA NOTTE:
Don Ivo Coelho, consigliere generale della formazione salesiana.

I BRANI MUSICALI SONO ESEGUITI DA:
Chiara Falcone (Pianista) e Sara Audenino (violinista).

Basilica di Maria Ausiliatrice – Concerto “Il Cavour per l’Ucraina”: PACE

Martedì 29 marzo 2022, alle ore 20.30, presso la Basilica Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco si è tenuto un Concerto in favore della Pace e per la raccolta fondi per l’Ucraina, organizzato con i giovani del Liceo Classico e Musicale Cavour di Torino
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Il concerto è stato ideato dai ragazzi del Liceo Cavour e realizzato con l’aiuto del Preside del Liceo e il consenso di don Michele Viviano.
Ecco alcune impressioni avute durante la serata da parte di don Michele Viviano il rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, Vincenzo Salcone il preside del Liceo Classico e musicale Cavour e da don Michele Antunez, confratello ucraino:

Don Michele Viviano: Attraverso l’arte, la musica e il canto si può anche esprimere questo amore a Maria che ci accoglie in questa Casa

Vincenzo Salcone: Facciamo quello che al nostro liceo classico musicale Cavour viene bene: cantare, suonare, riflettere e recitare
Don Michele Antunez: Tutto quello che possiamo fare è buono, e a Dio piace molto quando facciamo qualcosa di buono

Don Michele Viviano: «Don Bosco ci insegna a stimare i giovani» – Avvenire

A seguito dei festeggiamenti per don Bosco, don Michele Viviano, Rettore della basilica Maria Ausiliatrice di Torino lascia la sua parola in un intervista riportata su Avvenire a cura di Marina Lomunno.

Di seguito l’articolo.

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Don Viviano è il rettore di Maria Ausiliatrice a Torino cuore storico della Famiglia Salesiana: una casa dove tutti devono sentirsi accolti.

A don Bosco, che mi ha voluto qui, chiedo ogni giorno: “Che cosa devo fare per continuare a rendere bella e accogliente la casa di Maria Ausiliatrice da te costruita con tante fatiche”?».

È una delle preoccupazioni di don Michele Viviano, siciliano nato a San Cataldo (Caltanissetta) nel 1962 e prete dal 1991: è stato nominato rettore della Basilica dal 1° settembre 2021 al 31 agosto 2024 e ha celebrato ieri la sua prima festa di don Bosco nella casamadre dei salesiani, a cui tutta la famiglia del santo dei giovani, sparsa in 134 Paesi del mondo, guarda come punto di riferimento carismatico. «Ogni figlio di don Bosco sogna di stare un giorno, un periodo nei luoghi dove è nata la nostra Congregazione: così è stato per me fino adesso. Un sogno diventato realtà», prosegue don Michele al termine delle Messe presiedute ieri in Basilica dal rettor maggiore dei Salesiani, don Ángel Fernández Artime, e dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia.

«È la prima volta che vivo la festa di don Bosco accanto a lui in Basilica, qui in questi luoghi dove ha cominciato ad accogliere i ragazzi e con alcuni a fondare la Congregazione dei salesiani nel 1854. E il ricordo va al nostro patrono san Francesco di Sales, di cui abbiamo iniziato la scorsa settimana le celebrazioni del 400° dalla morte con l’inaugurazione di una mostra qui a Valdocco, al Museo Casa don Bosco”. Un santo da riscoprire perché don Bosco ce lo diede come modello: quasi a dirci “siate come lui, vi chiamate come lui”: ecco la sua grande umiltà».

Don Viviano, docente al Centro teologico San Tommaso di Messina, è giunto a Torino dopo numerosi incarichi a Roma e in Sicilia. Una nomina, rettore della Basilica più importante della Congregazione, che davvero non si aspettava:

«Mi sento molto privilegiato e vivo questo mandato come un regalo di don Bosco per il mio 30° anno di ordinazione.  Nel 2016, nel mio 25° di sacerdozio, mi giunse un’obbedienza “strana”, a cui non mi sentivo per nulla preparato: alla mia vita abbastanza tranquilla di docente mi si chiedeva di aggiungere la direzione di un centro di accoglienza per migranti che arrivavano dal porto di Catania. Era il periodo in cui papa Francesco ci invitava ad aprire le case e gli istituti religiosi per ospitare chi rischiava la vita attraversando il mar Mediterraneo. Accolsi quell’obbedienza come un regalo di Dio per il mio 25°.  Ora, dopo 5 anni, con mia grande sorpresa e senza esser stato mai parroco, il rettor maggiore mi ha chiesto l’obbedienza di venire a Maria Ausiliatrice e dove si venerano le spoglie mortali del nostro santo: come non accoglierla come un dono di Dio, come una chiamata di don Bosco? Certo, è una grande responsabilità ma ciò che mi conforta e incoraggia è che non sono solo: ho una comunità che mi sostiene, confratelli che mi aiutano e collaborano. Sono il rettore ma ancor prima che a me la Basilica è affidata alla mia comunità».

Chiediamo a don Michele quale segno sono i santuari come Maria Ausiliatrice in questo tempo infragilito dalla pandemia.

«Innanzitutto, come ha detto l’arcivescovo nell’omelia, per i ragazzi e le ragazze che entrano in questa chiesa e in questi cortili, l’esempio di don Bosco e la sua azione educativa è un forte appello a stimare i giovani capaci di grandi cose e a spronarli a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà. E poi la nostra Basilica, come i santuari mariani sparsi per l’Italia, deve offrire, insieme alla celebrazione eucaristica e a quella della riconciliazione sempre ben curate, iniziative formative e culturali. Ma soprattutto, come diceva don Bosco della Basilica di Maria Ausiliatrice, deve essere “casa” dove tutti si sentono accolti».

Don Viviano, in Basilica le speranze della città – La Voce e il Tempo

Di seguito l’intervista a don Michele Viviano, rettore della Basilica Maria Ausiliatrice di Torino-Valdocco, riportata su La Voce e il Tempo a cura di Marina Lomunno.

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INTERVISTA – IL NUOVO RETTORE DI MARIA AUSILIATRICE «CUORE » DEL MONDO SALESIANO
Don Viviano, in Basilica le speranze della città

Don Michele Viviano, classe 1962, nato a San Cataldo (Caltanissetta), prete dal 1991, è stato nominato rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice dal 1° settembre 2021 al 31 agosto 2024: succede al confratello don Guido Errico, ora maestro dei novizi e direttore dell’Opera salesiana di Genzano di Roma. Docente al Centro teologico San Tommaso di Messina, è giunto a Valdocco dopo numerosi incarichi a Roma e in Sicilia.

Lo abbiamo incontrato lunedì 24 gennaio, festa liturgica di san Francesco di Sales, patrono dei salesiani, che ha dato il via alla settimana in preparazione ad una festa di don Bosco «speciale» per la congregazione: nel 2022 si celebrano i 400 anni dalla morte di san Francesco di Sales, al quale è stata dedicata una importante mostra inaugurata a Valdocco la scorsa settimana.

Don Michele, cosa significa per un salesiano essere Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, Casa madre della sua congregazione, Casa di don Bosco dove si venerano le sue spoglie mortali, a cui tutta la famiglia salesiana nei 134 Paesi in cui è sparsa nel mondo guarda come guida carismatica e meta di pellegrinaggio?

Mi sento molto privilegiato e lo vivo innanzitutto come un regalo di don Bosco per il mio 30° anno di ordinazione presbiterale. Nel 2016, nel mio 25° di sacerdozio, mi è arrivata un’obbedienza «strana», a cui non mi sentivo per nulla preparato: alla mia vita abbastanza tranquilla di docente nell’Istituto Teologico di Messina mi si chiedeva di aggiungere la direzione di un centro di accoglienza per migranti che arrivavano dal porto di Catania. Era il periodo in cui Papa Francesco ci invitava ad aprire le case e gli istituti religiosi per ospitare chi rischiava la vita per attraversare il Mar Mediterraneo. Accolsi quell’obbedienza come un regalo di Dio per il mio 25°. Ora, dopo 5 anni, con mia grande sorpresa e senza esser stato mai parroco, il Rettor Maggiore mi ha chiesto l’obbedienza di venire qui a Torino come Rettore della Basilica più importante per la nostra congregazione. Come non accoglierla come un dono di Dio, come una chiamata di don Bosco? Ogni figlio di don Bosco sogna di stare un giorno, un periodo nei luoghi delle origini della nostra Congregazione e così è stato per me fino adesso.

Un sogno che è diventato realtà: è la prima volta che celebro la festa di don Bosco proprio accanto a lui in Basilica, nei luoghi dove ha cominciato ad accogliere i ragazzi e con alcuni di questi a fondare la congregazione: «ci chiameremo salesiani», era il 26 gennaio del 1854. E poi a maggio, sarà un’emozione celebrare per la prima volta la festa di Maria Ausiliatrice nel tempio costruito dal nostro padre e maestro. Essere Rettore è anche una grande responsabilità, un impegno di cui forse ancora non mi rendo conto. Ma non sono solo: ho una comunità che mi sostiene, confratelli che aiutano e collaborano tanto. Io sono il Rettore ma ancor prima che a me la Basilica è affi data alla mia comunità e questo mi conforta e mi incoraggia.

La Basilica di Maria Ausiliatrice è punto di riferimento non solo per il mondo salesiano, ma per tutta la diocesi di Torino che don Bosco ha reso famosa nel mondo. Cosa chiedono gli uomini, le donne e i giovani di oggi a Maria Ausiliatrice quando vengono in Basilica?

In questi primi 4 mesi ho visto tante persone di tutte le fasce sociali ricorrere all’Ausiliatrice: tutti chiediamo che ci liberi dalla pandemia che, oltre a mettere a rischio la nostra salute, ha cambiato le nostre abitudini, ha condizionato le nostre attività, ci ha isolati di più, ci ha diviso all’interno delle stesse famiglie per le divergenze anche di pensiero sul virus, ci ha resi più fragili, insicuri, diffidenti l’uno dell’altro visto come potenziale portatore della malattia. Per questo abbiamo bisogno di sicurezza, certezze, punti fermi che la scienza non ti dà e non può darti. Per cui c’è un ritorno a Dio, un maggior ricorso a Maria Ausiliatrice, a porre la nostra vita nelle mani sicure del Dio della vita e di colei che è la mamma delle mamme, l’Ausiliatrice di ogni uomo che a lei ricorre con la semplicità e la fiducia del figlio, della figlia.

Quali iniziative pensa di lanciare in Basilica nei prossimi anni perché sia sempre più casa accogliente come sono da sempre questi cortili?

Ho bisogno ancora di qualche mese per conoscere chi varca la nostra soglia, cosa desidera, cosa ha bisogno, cosa ci chiede: non è facile, ma non desidero cadere in un attivismo di iniziative che possono abbagliare ma non illuminare e riscaldare il cuore. Certamente la Basilica deve avere un respiro lungo e profondo, insieme a uno sguardo ampio che vada oltre i confini locali e nazionali da una parte e, dall’altra, offrire, insieme alla celebrazione eucaristica e a quella della riconciliazione sempre ben curate, iniziative formative e culturali. Oggi i santuari, come il nostro non sono solo «oasi nel deserto» per trovare un po’ di pace dal frastuono della città; «ospedali da campo» per curare o sanare qualche ferita; o «isole ecologiche» per essere perdonati. Oggi un santuario come il nostro, che conserva le spoglie di tre santi e due beati, è anche un «magnete» che attira non solo chi vuol pregare, ma anche il semplice curioso o visitatore di luoghi artistici; che accoglie non solo i torinesi ma anche gli ex-allievi che arrivano dall’altra parte del mondo. Dunque mi chiedo, lasciandomi illuminare da don Bosco, cosa può e deve offrire di significativo il santuario Basilica Maria Ausiliatrice alla città di Torino, innanzitutto, e ad ogni persona che entra in questo tempio, o meglio in questa «casa» come diceva don Bosco: «Hic Domus mea, inde gloria mea»? («Questa è la mia casa, da qui la mia gloria»).

Marina LOMUNNO

Un caffè con Don Michele Viviano

In occasione del programma “Un caffè con…” viene presentato il neo Rettore della Basilica Maria Ausiliatrice, don Michele Viviano, proveniente dall’Ispettoria Salesiana Sicula (ISI), da Catania.

Don Michele è stato accolto in questi giorni a Valdocco, avvenimento che ha suscitato entusiasmo anche tra i quotidiani più rinomati del sud d’Italia – come spiega don Michele nell’intervista – descrivendo il passaggio di consegna avvenuto con il suo precedessore don Guido Errico, con il quale ha intercorso un discorso significativo sull’importanza della “presenza in Basilica”, vista come luogo sacro ma soprattutto come occasione di contatto con la gente:

“starai a contatto con tante persone e capirai quanti miracoli fa Maria Ausiliatrice” – (don Guido Errico a don Michele Viviano).

Di seguito l’intervista: