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Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco – La Voce Alessandrina

Don Roberto Gorgerino, nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, si presenta tramite una intervista riportata su “La Voce Alessadrina” di questa settimana. Si riporta di seguito l’articolo a cura di Alessandro Venticinque.

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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO – Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco

“Don Bosco oggi ci tirerebbe un po’ le orecchie. Dobbiamo convertirci di nuovo”

«Mi chiamo don Roberto Gorgerino, sono nato il 16 ottobre 1966, a Chieri. Sono prete dal 1999 e salesiano dal 1991».

Si presenta così don Roberto (nel tondo), nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, che ha fatto il suo ingresso lo scorso 6 settembre. Il sacerdote è anche catechista del Centro di formazione professionale (Cfp), dove insegna religione nelle 10 classi del Cnos-Fap.

Don Roberto, quando è nata la sua vocazione?

«Il primo sentore di vocazione l’ho avuto in un ritiro spirituale alle medie, ero in una scuola salesiana a Chieri. La cosa poi è rimasta lì, sono andato avanti con altre scuole salesiane e frequentavo una scuola privata serale di grafi ca pubblicitaria. Inizio così a lavorare nel mondo della grafi ca e vengo chiamato al militare nell’85. Nel frattempo si ripresenta la vocazione, valuto bene cosa fare, e decido che quella è veramente la mia strada. Mi licenzio e inizio il mio percorso di noviziato. Il primo anno al “Monte Oliveto”, a Pinerolo, poi ho cominciato a studiare filosofia a Roma. In seguito ho fatto due anni di tirocinio in una casa salesiana a Bra, e ho continuato a studiare teologia alla Crocetta di Torino. Intanto proseguivo la mia attività di animazione negli oratori. Ho proseguito poi con gli studi in scienze dell’educazione a Roma. Sono stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1999 a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. E nella mia vita salesiana mi sono principalmente dedicato agli oratori e ai giovani. Tutto è partito dall’oratorio di Chieri, in cui sono cresciuto… credo che la mia vocazione salesiana sia stata determinata dagli incontri e dagli ambienti che ho frequentato».

Prima di arrivare ad Alessandria dov’è stato?

«Andando a ritroso sono stato ad Asti, prima ancora a Casale Monferrato e a Trino Vercellese. Prima di queste due tappe, ero nella Chiesa di San Giovannino a Torino. Queste sono le mie esperienze come incaricato d’oratorio più importanti e durature».

Che cosa si aspetta da questa nuova esperienza?

«Il Don Bosco di Alessandria è un ambiente diverso rispetto a quelli che conoscevo. L’oratorio “cortile” si configura proprio come la piazza del quartiere. Lo frequentano i piccoli, i grandi, gli anziani. Le mamme con i propri fi gli che giocano al parco, gli anziani che giocano a carte, poi ci sono le attività sportive, bambini di elementari e medie che vengono per giocare. Poi abbiamo il catechismo, altri gruppi che fanno laboratori di vario genere, e da poco sono partiti i gruppi del post cresima, che qui si fa in prima media. C’è anche un gruppo di terza media e prima superiore che patisce un po’, perché ha sofferto maggiormente questi anni di chiusura. E poi ci sono gli animatori che partono dalla seconda superiore: circa una quarantina ha dato disponibilità per ripartire con le attività, con loro ci troviamo ogni 15 giorni».

Che cosa l’ha colpita del carisma salesiano?

«Mi hanno colpito le figure dei salesiani che ho incontrato negli oratori: mi sono sentito attirato. E poi mi è sempre piaciuto stare con i ragazzi. Mi colpisce sempre lo stile che, pur vecchio di 200 anni, ha tante caratteristiche che si adattano a qualunque situazione. Come se non invecchiasse mai. Ma, ovviamente, è sempre una sfida, perché non è detto che un modello applicato in un posto vada bene anche per un altro. I ragazzi, quelli di ieri e di oggi, sono uguali: hanno esigenze, necessità e sogni. Mi aveva colpito molto un aneddoto».

Ce lo racconta?

«Ricordo che eravamo in oratorio e c’erano questi due salesiani seduti vicino a tavola. Uno dei due ha tagliato un pezzo di torrone per l’altro. Mi ha colpito il modo con cui l’ha tagliato e il suo sguardo. Lo ha fatto con una grande fraternità che mi è entrata nel cuore. Me lo ricordo ancora oggi».

Cosa direbbe oggi don Bosco ai salesiani?

«Secondo me don Bosco oggi tirerebbe un po’ le orecchie ai salesiani. Adesso abbiamo tante strutture e realtà che funzionano, facciamo un sacco di attività, ma forse dobbiamo convertirci di nuovo. Questi luoghi non possiamo solo farli funzionare, ma dobbiamo essere appassionati noi. Prima, mentre tornavo da una commissione, mi chiedevo: “Perché faccio tutte queste cose? Cosa capiscono i ragazzi con cui faccio attività?”. Loro devono vedere la stessa cosa che sto cercando anche io. Ma è davvero così? Non lo so, ho paura che qualche volta ci sfugga».

C’è una cosa in particolare che le ha insegnato il santo torinese?

«La cosa che mi piace di più di don Bosco è la parolina detta all’orecchio, in cortile, in modo informale, mentre lo incroci e lo saluti, o mentre gli passi una palla. Alle volte, è molto più effi cace di una riunione. Queste cose le cogli, però, se stai lì. Certi giorni ti sembra di “succhiare” un chiodo, poi ti arriva quel ragazzino che ti chiede una pallina, gli fai una battuta e magari inizia a parlare. Poi ci diciamo qualcosa in più, gli lascio un messaggio e lui mi dona un sorriso. Questo è quello che ho imparato in questi anni: quando stai con i giovani, loro lo sentono e sanno come ricambiare».

Ha un obiettivo per questa nuova avventura?

«Spero che ci passa di qui possa trovare il senso della propria vita. Che in questi luoghi ognuno possa trovare il significato nelle varie attività che si svolgono. Trovare il motivo profondo per cui vengo a giocare a calcio, a carte, a scuola, o fare l’animatore. Infine, spero, con tutte le mie forze, di attirare più persone possibili, non a me, ma alla figura di don Bosco. E quindi al Signore».

Alessandro Venticinque

Don Jacek Jankosz nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti – VercelliOggi.it

Vercelli Oggi.it dedica un articolo a Don Jacek Jankosz che da domenica 19 Settembre 2021 è stato nominato nuovo parroco della parrocchia Don Bosco di Asti.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992, eletto per ben tre volte parroco della comunità pastorale astigiana che era stato in grado di valorizzare costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni, riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Riportiamo l’articolo completo pubblicato su VercelliOggi.it.

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Domenica 19 Settembre 2021, cambio ai vertici della parrocchia Don Bosco di Asti in corso Dante, entrata festosa di don Jacek Jankosz, accompagnato dal rionale “Palio degli sbandieratori”, dal Vescovo di Asti S.E.R. Mons. Marco Prastaro, dal nuovo Direttore e amministratore della Casa Salesiana don Genesio Tarasco e da altri confratelli.

Don Jacek Jankosz, torna per la terza volta nella parrocchia astigiana.

Nel 1994 aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate Ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, via aveva nuovamente fatto ritorno per rimanervi fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come Direttore della Casa Salesiana.

Ora, don Jacek, dopo solo 11 mesi dal suo ingresso nella Parrocchia del Valentino di Casale Monferrato, succede a don Roberto Gorgerino, Direttore della Casa Salesiana, Responsabile dell’oratorio e, dallo scorso agosto, Amministratore parrocchiale.

Un vero dispiacere per i casalesi aver dovuto salutare don Jacek, al quale si erano affezionati: era entrato nei loro cuori; pur se breve il periodo passato nella città monferrina, il suo carisma e la sua grande fede di vero uomo di Dio avevano conquistato i fedeli.

Da uomo colto e aperto, ma dal tratto semplice, aveva saputo valorizzare la comunità pastorale costruendo relazioni, affidando compiti e mansioni riconoscendo specifici talenti e capacità in ognuno.

Mons. Marco ha detto:

Quest’uomo è un dono di Dio, vi è stato consegnato da Dio, sfruttatelo al meglio, ma non maltrattatelo. Ha proseguito con un paragone tra due calciatori famosi – Ronaldo, quando fa gol fa cenno su di sé e dice ‘Io’, mentre Messi quando fa gol fa cenno al cielo e dice ‘Dio’. Per essere dei buoni cristiani dobbiamo dire più spesso Dio e meno Io, c’è solo una ‘D’ in più, ma fa la differenza. – e rivoltosi al nuovo parroco – mi raccomando fai tanti gol.

Sicuramente don Jacek di “gol” ne farà tantissimi, come ne ha fatti in tutte le parrocchie in cui ha messo piede: Trino, Valdocco, Casale Monferrato.

L’augurio del Sindaco di Asti, Maurizio Rasero, dopo aver portato i saluti da parte dell’Amministrazione Comunale e della città tutta e ha proseguito:

Come Istituzioni è importante camminare tutti insieme, perché camminare soli è un conto, camminare insieme è un altro. Dio, come diceva il Vescovo, ce lo ha messo a disposizione, sta a noi trarne vantaggio, i presupposti ci sono tutti anche da quello che ho potuto constatare dai trinesi, qui presenti oggi e da altri centri, che hanno bei ricordi”.

Don Jacek, molto amato da tutti i suoi ex parrocchiani, ha così esordito:

Saluto tutti nel nome del Signore, nel suo nome sono stato mandato, sono stato consegnato oggi servo e guida di questa comunità…, – ha espresso riconoscenza ai suoi predecessori che guardano dalla finestra del Paradiso e ai suoi predecessori che sono in mezzo a noi, nominandoli uno a uno.
Una nota particolare per l’oratorio il suo secondo incarico – Il pomeriggio, non mi troverete in parrocchia ma in oratorio che diventerà il mio quotidiano Altare con i giovani e i ragazzi di questa comunità.
Possa il Signore darmi la grazia di essere per voi il buon Pastore. Prego per i malati e gli voglio bene, voi pregate per me perché sia all’altezza della situazione, io ricambierò ricordandovi nella messa
”.

Don Jacek Jankosz è di origine polacca, ha 57 anni ed è stato ordinato sacerdote nel 1992.

Don Bosco Asti: cambio ai vertici della parrocchia – don Jacek Jankosz

Domenica 5 settembre si è tenuta la messa di saluto a don Roberto Gorgerino al Don Bosco di Asti. Il nuovo parroco sarà don Jacek Jankosz.

(Estratto da La nuova Provincia)

Classe 1966, originario di Chieri, don Gorgerino è stato ordinato sacerdote nel 1999. Da sei anni nella parrocchia di corso Dante, si è dedicato principalmente ai giovani e alle attività di oratorio ed Estate ragazzi.

Il ruolo di parroco sarà ricoperto da don Jacek Jankosz, per la terza volta nella parrocchia astigiana. Nel 1994, infatti, aveva collaborato all’organizzazione dell’Estate ragazzi in qualità di giovane sacerdote ancora studente a Roma. Dopodiché, nel 2004, era tornato per rimanere fino al 2012, prima come incaricato dell’oratorio e poi come direttore della casa salesiana. Di origine polacca, 57 anni, è stato ordinato sacerdote nel 1992. Tra i vari incarichi svolti, quelli nelle parrocchie di Trino, Valdocco e Casale Monferrato, da cui proviene.
Don Jankosz arriverà ad Asti domenica 12 settembre e sarà insediato come parroco dal vescovo Marco Prastaro domenica 19 settembre alle 10.

Direttore della casa salesiana e amministratore sarà invece don Genesio Tarasco. Classe 1944, ordinato sacerdote nel 1972, è salesiano dal 1961. Laureato in Agraria, è stato per quindici anni economo dell’Ispettoria salesiana di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania. Dopo una breve parentesi in Vaticano dal 2001 al 2003, dove è stato Capo dell’ufficio della sezione amministrativa della congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, in virtù della sua formazione universitaria ha successivamente diretto la scuola agricola salesiana di Lombriasco. Negli ultimi anni, invece, è stato direttore del Centro di formazione professionale salesiana a Vigliano Biellese. Don Tarasco arriverà martedì 7 settembre, giorno in cui verrà insediato ad Asti dall’ispettore salesiano don Leonardo Mancini.

“L’arte di Giò” arriva al teatro Alfieri di Asti

Ho il piacere di comunicarvi che sabato 2 marzo 2019 ore 20,45, si svolgerà al Teatro Alfieri di Asti la rappresentazione dello spettacolo teatrale: “L’arte di Giò”, che sarà inserito nei festeggiamenti per il centenario della presenza dei salesiani ad Asti.

Queste le parole di don Roberto Gorgerino, direttore ed incaricato dell’oratorio nella casa salesiana di Asti, per comunicare a tutta l’ispettoria l’inizio dei festeggiamenti per il centenario della presenza dei salesiani ad Asti. Lo spettacolo teatrale, L’arte di Giò, è una rappresentazione adatta per le famiglie, i giovani, gli adulti, gli anziani. A tutti coloro che hanno ancora voglia di sognare un futuro a colori!

Con la Regia di Marco Perazzolo e l’aiuto regia di don Fabio Mamino, lo spettacolo nasce nel 2017 al temine del percorso del progetto Arte di Animare, un percorso che nasce con l’intento di formare i giovani animatori dei nostri centri con competenze specifiche per l’animazione, attraverso l’esperienza di formatori professionisti.

L’opera ci parla di un mondo composto da adolescenti uniformati alla società, di giovani che perdono il senso dei valori soffocati dalla necessità di correre e dal costante bombardamento digitale:

Tornare ad essere “persone” piene e complete, ridare valore all’ordinario e al quotidiano, ritrovare la gioia nel divertirsi, riscoprire la felicità nella relazione, nel servizio con e per l’altro.

Questo il senso dello spettacolo, rivolto in primo luogo ai ragazzi, realizzato e recitato soprattutto da ragazzi, affresco di una realtà distopica, all’interno della quale, sfidando l’impossibile, filtra comunque un fascio di luce colorata ad illuminare, per ogni uomo, una realtà ed un cammino diverso, profondo e denso di significato.

Marco Perazzolo – Regista.

L’ingresso per lo spettacolo sarà gratuito (Teatro Alfieri – Via Teatro Alfieri, 2, 14100 Asti AT), ma ci sarà bisogno di una prenotazione obbligatoria. Ecco le modalità:

“Io lasco l’abbozzo, i miei figli stenderanno i colori”

 

Convegno: “Domenico Savio, un fanciullo santo nella campagna piemontese dell’Ottocento”

Si avvia verso le tappe finali il calendario delle Celebrazioni della Nascita di Domenico Savio, questa volta con un convegno che si terrà Domenica 15 ottobre 2017, alle ore 16,00,  presso la Chiesetta di San Pietro in Frazione Morialdo di Castelnuovo don Bosco.

Questo quinto (e ultimo) approfondimento sulla figura di San Domenico Savio avrà come titolo : “Domenico Savio: un fanciullo santo nella campagna piemontese dell’Ottocento”.

Promotori del’iniziativa il Comune di Castelnuovo don Bosco, la Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo, la Basilica del Colle don Bosco, la Cappellania di Morialdo, la Biblioteca San Domenico Savio di Mondonio, la Biblioteca S. Filipello di Castelnuovo don Bosco.

Più in dettaglio il Convegno sarà articolato in tre parti:

I Savio: la famiglia, i suoi luoghi, i suoi spostamenti. Le origini dei Savio da Ranello, lo spostamento a S. Giovanni di Riva e la nascita di Domenico, i dieci anni trascorsi a Morialdo, l’arrivo a Mondonio. Speciale attenzione sarà riservata ai racconti della vita del Santo ambientati a Morialdo: i primi anni di scuola, la frequentazione della chiesa di San Pietro. Non mancheranno alcuni cenni storici sulla nobile famiglia degli Arnaud di San Salvatore, proprietaria della cascina di Morialdo in cui vivevano i Savio.

Ospiti dei Savio, a casa di Minòt. Dopo il generale inquadramento sui Savio, ampio spazio verrà dedicato ad una immaginaria “visita guidata” delle cascine piemontesi. Di esse si analizzeranno vari aspetti: le differenze fra i grandi cascinali di pianura e i “tetti” sparsi sulle colline, i vari tipi di gestione agraria e le classi sociali dei contadini (piccoli proprietari; mezzadri; affittavoli; cassiné, vaché…). Con la proiezione di materiale fotografico (in parte tratto dalla vasta opera documentaria dello studioso svizzero Paul Scheurmeier, Il Piemonte dei contadini), si esamineranno le parti fondamentali delle cascine e del panorama agreste del territorio torinese-alto astigiano.

La religiosità popolare nel Piemonte rurale. L’ultima parte della conferenza verterà sugli elementi religiosi tipici della società contadina, che influenzarono profondamente, anche nel suo periodo torinese, il fanciullo Domenico Savio. In modo particolare, l’assiduità alla preghiera, le pratiche devozionali, la partecipazione continua alle celebrazioni e ai riti della comunità.

Il Relatore del convegno sarà il Dott. Francesco Gorgerino, originario di Marentino, ha compiuto gli studi superiori presso il Liceo classico di Chieri e ha conseguito la laurea magistrale in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Torino lo scorso 27 settembre. È attivo animatore del paese e della parrocchia di Marentino. Dal 2005 suona nella banda musicale municipale, dal 2012 è maestro della cantoria parrocchiale. Sin da bambino si interessa di storia e cultura locale, degli usi e costumi dei contadini piemontesi, delle tradizioni e della religiosità popolare. Nel 2011 è stato vincitore nazionale delle Olimpiadi di Storia organizzate dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, con un lavoro su Camillo Cavour e la questione meridionale. Ha condotto e conduce ricerche sulla storia e le tradizioni delle comunità parrocchiali e degli edifici religiosi di Marentino e delle frazioni Avuglione e Vernone. Nel 2017 ha pubblicato il suo primo libro, W santa Cecilia! Storia della Banda Musicale di Marentino (1927-2017), in occasione del 90° anniversario di fondazione del corpo bandistico marentinese, diretto per mezzo secolo da suo bisnonno Federico Ferrero.