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Borgomanero, nottata a scuola per vedere il festival di Sanremo – La Stampa e Orizzontescuola.it

Gli studenti dell’istituto salesiano di Borgomanero sono rimasti a scuola sabato sera per vedere insieme la finale di Sanremo.

Circa 70 studenti hanno discusso e riflettuto sui testi, la musica e lo stile degli artisti in gara, insieme ai loro insegnanti. Così come segnala La Stampa e Orizzontescuola.it, la serata è diventata occasione di “studio ed è proseguita fino a tarda notte.

Dopodiché alcuni studenti si sono fermati a dormire a scuola e hanno concluso con la colazione del giorno dopo.

 

Tirocini, stage, apprendistato, l’importanza del tutor aziendale – LA STAMPA

Il 30 giugno 2022, il quotidiano LA STAMPA nella sezione Tuttosoldi, a cura di Sandra Riccio, ha ripreso e pubblicato l’articolo dell’evento Step-Up progetto Erasmus+ svoltosi a Torino Valdocco.

 

Scrive così:

Si è svolto a Torino l’evento conclusivo dedicato a Step-Up progetto Erasmus+ nella Sala Sangalli dell’istituto salesiano Valdocco. L’evento, promosso dall’Associazione Cnos-Fap Regione Piemonte, ha permesso di presentare il percorso svolto da Step-up fino ad oggi nell’identificare un modello di formazione per i tutor aziendali che hanno in carico i giovani in tirocinio, stage, apprendistato e formazione duale. La formazione in impresa è infatti parte integrante del percorso formativo ed educativo dei ragazzi e delle ragazze; inoltre le figure chiave dei tutor aziendali sono la base per la buona riuscita di questa attività che ha come scopo finale l’inserimento lavorativo.

Dopo l’introduzione ai lavori di Fabrizio Berta della Direzione Generale Cnos-Fap Regione Piemonte, si è passati al primo momento di confronto sul tema «Il tutor aziendale fa la differenza se…» moderato da Andrea Gavosto, direttore Fondazione Agnelli, al quale hanno preso la parola il vice direttore Unione Industriali Torino Riccardo Rosi, la responsabile del Settore Studi, Statistica e Orientamento al lavoro e alle professioni della Camera di commercio di Torino Barbara Barazza, il direttore generale Api Torino Luca Sanlorenzo, e il direttore del Centro Einaudi Giuseppe Russo. […]

Leggi tutto l’articolo:

Riapre a Capriglio il museo di Mamma Margherita – La Stampa

Inaugurato il 1 aprile 2022, giorno del compleanno di Mamma Margherita (Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco), presto il museo a lei dedicato, sito in località Capriglio, riaprirà al pubblico alla fine dei lavori di ristrutturazione. Di seguito l’articolo pubblicato lo scorso 25 maggio su La Stampa a cura di Irene Conte.

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Riapre a Capriglio il museo di Mamma Margherita, lassù dove ci si promette amore eterno

Pronti gli spazi dedicati alla madre di San Giovanni Bosco. Molte coppie di futuri sposi fanno visita alla chiesetta dove si sposò la Occhiena

Tutte le mamme sono speciali, ma alcune hanno avuto il merito di poter scrivere una pagina della storia dell’umanità. Tra queste c’è Margherita Occhiena, madre di San Giovanni Bosco, da tutti conosciuta come Mamma Margherita.

«Margherita era una donna semplice, di buon cuore e coraggiosa – spiega don Egidio Deiana, che per anni al Colle don Bosco ne ha approfondito la storia – Si è sempre distinta per l’attenzione alle diverse sensibilità dei tre figli (il primo, Antonio, figlio del precedente matrimonio di suo marito e i suoi due Giuseppe e Giovanni) e per averli saputi sostenere nelle proprie vocazioni senza mai essere invadente, assecondandoli con la sua presenza discreta».

Mamma Margherita non è stata, però, importante solo per il mondo salesiano, ma anche per gli abitanti del piccolo paese in cui è nata nel 1788: Capriglio. Proprio lì, nel 2006, è stato allestito un museo in suo onore, da un’idea dell’allora sindaco Gian Barberis e da Elisabetta Serra, dell’Ecomuseo Basso Monferrato Astigiano, presieduto in quegli anni da Mario Sacco: essi hanno progettato il tutto avvalendosi dell’aiuto degli architetti Massimo Siracusa e Giancarlo Transatto, nonché del disegnatore Massimo Braco, che ha illustrato i momenti topici della vita della donna tramite una raccolta di ex voto peculiarissimi.

«A quel punto – spiega Barberis – abbiamo coinvolto la popolazione, che ci ha portato oggetti che raccontassero la vita contadina di quegli anni, il contesto storico e sociale in cui Margherita aveva vissuto, ma anche foto di famiglia e molto altro».

Inaugurato il 1 aprile, giorno del compleanno di Margherita, il museo, che presto, dopo la ristrutturazione, riaprirà al pubblico, sorge nei locali dove il piccolo Giovanni Bosco frequentò i primi anni di scuola.

«Vennero pellegrini da tutto il mondo per visitarlo – aggiunge Barberis – tanto che solo il primo anno raggiungemmo le 28 mila presenze. Fu un modo anche di far conoscere il paese; per esempio arrivammo a Carlin Petrini che ci assegnò il presidio Slow Food per il nostro peperone».

Ad accogliere i visitatori, oltre a Barberis, anche Diego Occhiena, presidente dell’Associazione Amici del Museo di Mamma Margherita, che ricorda:

«Tra i vari gruppi che mi porto nel cuore, ci sono dei polacchi che la notte del 15 agosto 2015 sono partiti a piedi dal Colle e, incuranti del nubifragio in atto, sono arrivati a Capriglio entro la mezzanotte per poter cantare ‘tanti auguri’ a don Bosco nel giorno del suo duecentesimo compleanno».

E questo non è un caso isolato: molte le coppie che confermano la promessa di matrimonio nella Chiesa dove si sposò la Occhiena, molti i ragazzi che creano spettacoli teatrali sulla vita di mamma Margherita…

«Al momento Margherita è riconosciuta dalla Santa Sede come Venerabile – aggiunge Occhiena – ma siamo in contatto con il postulatore per la beatificazione e, successivamente, la santificazione, per le quali è però necessario che vengano riconosciuti dei miracoli a lei attribuiti».

Una possibile miracolata è la caprigliese Irma Margherita Occhiena vedova Massaia, che nel 2016 ha donato a Capriglio una statua bronzea raffigurante la sua compaesana illustre, realizzata da Riccardo Cordero.

«Questi due anni di pandemia ci hanno penalizzati – spiega la sindaca Tiziana Gaeta – ma non per questo ci siamo fermati. A giugno il museo riaprirà e sarà ancora più bello. Abbiamo rinnovato i locali, rendendone almeno una parte accessibile a tutti eliminando le barriere architettoniche presenti al piano terra. Inoltre abbiamo voluto dare un’impostazione più moderna all’esposizione e stiamo già pensando di organizzare mostre temporanee per far sì che vi sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Questo rinnovamento non deve intendersi come una critica a chi ci ha preceduto, a cui anzi siamo grati, bensì un lavoro atto a ampliare un patrimonio cui siamo legatissimi, sia spiritualmente sia storicamente che socialmente».

Agasso Domenico portavoce del Papa e dei suoi messaggi incontra la Scuola Media di Lombriasco

Nella mattina di oggi, giovedì 17 marzo, i ragazzi della Scuola media Salesiana di Lombriasco hanno potuto assistere ad una lezione tenuta dal giornalista Domenico Agasso, Vaticanista de “La Stampa”, il quale ha raccontato la sua esperienza giornalistica come reporter dei viaggi del Papa, affrontando anche alcune tematiche di rilievo come la fraternità, la pace, il lavoro, l’accoglienza, l’immigrazione, la guerra e la salvaguardia dell’ambiente.

Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dell’opera.

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Il 17 marzo 2022, la Scuola media Salesiana di Lombriasco ha avuto l’occasione di ospitare Domenico Agasso. L’incontro con i ragazzi ha riguardato la sua esperienza giornalistica come reporter dei viaggi del Papa e del rapporto, diventato ormai amicale, con il Santo Padre.

Il quarantenne scrittore e giornalista del quotidiano “La Stampa“, ha raccontato, con calore e coinvolgimento, in che modo è riuscito nel proprio progetto di vita lavorativa (e spirituale) a diventare cronista-vaticanista per un giornale di portata nazionale, offrendo anche resoconti recentissimi sugli ultimi viaggi di Papa Francesco: le tappe a Lesbo e Cipro in Grecia, in Madagascar e in Iraq sono stati punti di arrivo e di ritorno, ma allo stesso tempo mete di discussione e di risoluzione. Viaggiando in queste terre, il Papa offre al mondo e alla politica messaggi di sensibilizzazione, rendendo conosciuti e documentati i problemi che queste nazioni “straniere” si trovano a dover affrontare.

Siamo tutti nella stessa casa comune, la Terra. Aiutare un nostro fratello di un altro Paese, in difficoltà, può portare ad evitare anche conseguenze difficili che possono sfociare nell’immigrazione. Non significa che l’immigrazione è un fatto negativo, ma come dice il Papa, l’immigrazione è qualcosa da gestire al meglio, per fare in modo che il razzismo non prevalga e che le persone fragili e povere non diventino vittime della malavita.

Nel suo intervento ai ragazzi, Domenico Agasso ha affermato che “viaggiare con il Papa” significa “sposare i suoi scopi di amore” in senso ampio e assoluto, conoscere realtà e vite, spingersi con la mente oltre le sicure soglie, avendo altresì una cura particolare per la terra e per l’ecologia.

Papa Francesco grida al mondo, a noi e a voi (che magari sarete i politici del futuro) che occorre pensare al mondo in un modo più aperto e fraterno, affinché non scoppino le guerre, avendo anche un occhio di riguardo dal punto di vista ambientale affinché non si arrivi ad effetti problematici per noi, i nostri figli e nipoti.

Durante l’incontro, è stata inoltre espressa l’attenzione verso la questione attuale dell’Ucraina e la linea netta e decisa di Papa Francesco sull’argomento, per la quale viene invocata una pace imminente e urgente.

Il Papa è molto turbato in merito alla situazione attuale dell’Ucraina. Ha voluto parlare con la Chiesa Russa. Durante l’ultimo Angelus ha pregato per il paese aggredito, ha chiesto di fermare l’invasione e soprattutto la guerra, ma senza tuttavia specificare nomi.
Il Papa sta cercando infatti di tenere a bada gli animi senza pronunciare nomi, dando segnali di pace, al fine di evitare rotture.
Il 25 marzo Papa Francesco consacrerà, alla protezione della Madonna, la Russia e l’Ucraina.

Infine, Domenico Agasso ha voluto lasciare ai ragazzi i tre principali consigli riportati nel libro “Dio e il mondo che verrà” di Papa Francesco:

Nel libro ci sono tre consigli per i giovani:
1- essere i giovani dell’amore (inteso in senso ampio) nella solidarietà, pensando al prossimo per non essere egoisti;
2- avere un’attenzione ecologica;
3 – essere i giovani della conoscenza: la conoscenza e la curiosità vi spingono sempre di più ad aprire gli orizzonti.

Non perdete mai è la voglia di sognare perché il sogno, insieme alla conoscenza, vi darà la forza per lottare.

Sulle tracce di Don Bosco assaporando fede e natura – La Stampa (Asti)

Il quotidiano La Stampa, nelle sezione di Asti, riporta un articolo dedicato all’itinerario sulle tracce di don Bosco da Valdocco a Castelnuovo con le sue tre varianti. Di seguito l’articolo pubblicato il 30/11/2021 su La Stampa a cura di Francesco Romano Pivetta.

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Quando la passione escursionistica si unisce alle bellezze paesaggistiche, alla storia e alla cultura il risultato sorprende. Lo testimonia il «Cammino di Don Bosco», un lungo itinerario di oltre 160 km che permette di scoprire, tappa dopo tappa, un territorio che si fa memoria, raccontando i luoghi che hanno scandito la vita del santo sociale San Giovanni Bosco. L’infanzia, l’adolescenza, la formazione del sacerdote di strada sono narrati a partire dai posti in cui ha vissuto, in cui ha formato generazioni di giovani, spendendosi per gli emarginati e gli ultimi. Lungo il tragitto, tutto parla del santo, del suo carisma, della sua fede , di quel modo di fare scuola fuori dalle aule, in modo diverso, innovativo, travolgente:

«Le cascine, i campi, le scuole, le città e i luoghi di culto che si incontrano percorrendo le tre vie (nelle quali è stato suddiviso il cammino) custodiscono il ricordo dell’uomo che qui maturò la sua autentica religiosità e i suoi metodi di persuasione», si legge sul sito-web Piemonte Outdoor.

Il Cammino è un percorso del progetto «Strade di colori e sapori». È stato realizzato dall’«Asd Nordic Walking Andrate. Inizia dal santuario di Maria Ausiliatrice (Casa Madre di Torino Valdocco, rione simbolo dei salesiani, dove è sepolto Don Bosco). Sono tre le vie che permettono, a seconda delle preferenze dei turisti di arrivare al santuario di Castelnuovo. Il Cammino alto: «Superga-Crea»; quello medio del lago di Arignano», il «Cammino basso o di San Domenico Savio». Esistono, inoltre, due varianti: la «quella della Canonica di Vezzolano e della Strada del Papa» e la «Variante di Buttigliera». Impiegando più giorni, si giunge a Colle Don Bosco. Qui sorge la Basilica di Don Bosco e la cascina in cui il santo nacque il 16 agosto 1815. Gli escursionisti provengono dal Piemonte, dalla Liguria, dalla Lombardia, ma anche dalla Svizzera. C’è anche una guida escursionistica «Cammino di Don Bosco».

CFP Vercelli: Open Day – Sabato 27 novembre

Sabato 27 novembre 2021, presso il Centro di Formazione Professionale di Vercelli si terrà una giornata di Open Day rivolta ai futuri studenti e ai loro genitori. L’accesso è previsto dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.00. Si ricorda che l’ingresso è possibile soltanto muniti di Green pass. Di seguito la notizia pubblicata su La Stampa con le informazioni principali dell’Open Day.

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Speciale CNOS-FAP A.MANZONI & C. SERVIZIPROMOZIONALI CNOSFAP , FORMAZIONE PROFESSIONALE

Dalla termoidraulica all’acconciatura Sabato 27 open day alla scuola Don Bosco

Open Day al Cnosfap Don Bosco di Vercelli in programma sabato 27 novembre: l’istituto vercellese di formazione professionale aprirà le sue porte a futuri studenti e ai loro genitori per far conoscere la propria offerta formativa.

Una giornata che si svolgerà in presenza, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno, quando l’evento si svolse interamente online a causa della pandemia. Come dice il responsabile marketing Flavio Ardissone, «sarà un momento di festa e di accoglienza, con tante iniziative, ospiti e sorprese. I ragazzi, con la loro famiglia, avranno modo di conoscere la nostra realtà». Sarà possibile scoprire i percorsi triennali gratuiti di qualifica professionale dopo la terza media. La prenotazione è obbligatoria attraverso il sito vercelli.cnosfap.net.

L’accesso, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16, è possibile soltanto con il Green pass. È già possibile effettuare l’iscrizione all’evento, che darà una consulenza orientativa per il successo formativo di ogni singolo ragazzo. Si potranno avere informazioni sui percorsi, dalla termoidraulica all’automotive, dall’acconciatura alla meccanica industriale, chiedendo spiegazioni ai docenti, ma anche agli allievi che frequentano o hanno frequentato il centro di formazione vercellese.

«Gli Open Day per noi sono momenti di festa – continua Flavio Ardissone -. La scelta del proprio futuro è importante: accogliamo tutti a braccia aperte».

Intanto al Cfp Don Bosco sono stati attivati nuovi corsi F. C. I. per lavoratori e imprese finanziati fino al 70%, accessibili tramite voucher o completamente gratuiti con Isee inferiore ai 10 mila euro.

Il primo corso è Elementi di Social media marketing – livello base: ha una durata di 32 ore, con svolgimento nelle ore serali. La quota a carico del partecipante è di 105,60 euro su un costo complessivo di 352 euro. Permette di ottenere la certificazione sulla validazione delle competenze.

Il secondo corso riguarda l’Aggiornamento informatico – IT security: ha una durata di 20 ore, in orario serale, con un costo di 66 euro a carico del partecipante. Permette di ottenere una certificazione sulla validazione della competenze. Al CnosFap Don Bosco sono attivi anche corsi per la Formazione per il lavoro: «Questi corsi sono una grande opportunità – spiega Flavio Ardissone – per i disoccupati».

Al centro di formazione professionale di Vercelli sono quattro le proposte: addetto alla saldocarpenteria (600 ore di corso con qualifica finale); tecnico meccanotronico delle autoriparazioni (500 ore con qualifica finale); installatore manutentore bruciatorista (600 ore con specializzazione finale); conduttore programmatore di macchine utensili a C. n. (500 ore con specializzazione finale).

Per maggiori informazioni è possibile contattare la segreteria in corso Randaccio 14 a Vercelli, telefonando allo 0161-257705 oppure scrivendo una mail a info.vercelli@cnosfap.net.

Progetto: “Facciamo rivivere le camminate di Don Bosco” – La Stampa

Con l’intento di riportare alla luce i tanti percorsi tracciati da Don Bosco nelle sue numerose passeggiate autunnali organizzate con i ragazzi tra il 1850 e il 1864, si sta imbastendo un progetto a tale scopo col coordinamento di don Egidio Deiana, parroco ad Alessandria, già rettore della basilica del Colle Don Bosco di frazione Morialdo a Castelnuovo. Di seguito l’articolo pubblicato lo scorso 9 agosto su La Stampa a cura di Marina Rissone.

Progetto: “Facciamo rivivere le camminate di Don Bosco”

Giovanni Bosco, santo sociale dei giovani, amava organizzare per i suoi ragazzi lunghe passeggiate autunnali. Erano appuntamenti importanti per il fondatore della congregazione salesiana. Per non dimenticare i tanti percorsi a piedi tracciati da Don Bosco, si sta imbastendo un progetto, col coordinamento di don Egidio Deiana, parroco ad Alessandria, già rettore della basilica del Colle Don Bosco di frazione Morialdo a Castelnuovo. Il primo tassello è stato l’incontro a Montemagno, nella sede della Casa sul Portone di piazza San Martino.

«L’idea di fondo – annota Don Egidio Deiana – è riprendere le camminate d’autunno di San Giovanni Bosco che svolse tra il 1850 e il 1864. Gli itinerari erano davvero moltissimi. I tragitti principali da Torino al Colle Don Bosco sono già stati ripresi alcuni anni fa. Ora il nostro lavoro sarà concentrato sui sentieri dai Becchi alla zona del Monferrato, tra Astigiano, Casalese, Alessandria, Ovada, Acqui Terme e Tortona».

Tanti borghi toccati dal santo con la comitiva, spesso reduce da piccole disavventure lungo il viaggio, ma anche di interessanti visite e incontri del tessuto sociale, tra parroci, abitanti e nobili locali. Il clima era di festa giovanile, popolare, tra preghiera, musica, teatro e ospitalità.

Aggiunge l’ex rettore:

«Vogliamo realizzare una cartina con un percorso ad ampio raggio, dopo aver verificato paese per paese il cammino e lo stato di praticabilità. Ad aiutarci nell’iniziativa saranno anche i sindaci, Gal, Cai e Pro loco».

Il legame tra Don Bosco e il Monferrato, è molto stretto. Il santo castelnovese aveva tessuto importanti rapporti personali tra Nizza Monferrato, Rocchetta Tanaro, Casale, Mirabello e Lu.

Il Cnos-Fap Vigliano Biellese si conferma tra i preferiti dagli studenti – La Stampa

Il Centro di Formazione Professionale di Vigliano Biellese si conferma tra le prime scelte per i ragazzi che hanno concluso la scuola secondaria di primo grado. Di seguito l’articolo oggi pubblicato su La Stampa a cura di E.B.

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Vigliano – Il centro di formazione professionale si conferma tra i preferiti dagli studenti

Anche nell’anno scolastico 2021-2022, il centro di formazione professionale dei salesiani Cnos-Fap di Vigliano si conferma una delle prime scelte per i ragazzi che hanno terminato il ciclo della scuola secondaria di primo grado.

«Con 25 allievi per classe, abbiamo le prime pressoché complete – spiega il professore e responsabile alla comunicazione Stefano Ceffa -. Certo qualche posto c’è ancora, ma il Cnos-Fap ha dimostrato di riuscire ad attirare sempre più giovani».

Oltre ai corsi triennali in benessere, termoidraulica, operatore elettrico e meccanico industriale, è possibile iscriversi anche al corso biennale in saldocarpenteria, destinato ai ragazzi che hanno già svolto il primo anno in qualche istituto superiore. In questo corso sono disponibili ancora una decina di posti. Le iscrizioni saranno aperte fino a fine luglio.

Dai campi alle industrie così nasce il Belvedere con un cuore salesiano – Vercelli

Don Paolo Pastorino, racconta, attraverso uno scritto inedito, la storia del Belvedere a Vercelli, soffermandosi sulla nascita del borgo e su come si sia trasformato nel corso del tempo. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “La Stampa“.
Il quartiere è conosciuto per la Cooperfisa e il suo cine-teatro all’oratorio

«Il Belvedere è un popoloso Sobborgo che si protende, come un immenso braccio, in due lunghi filari di case e di casette e di palazzi, a destra e a sinistra dello stradone di Gattinara, dalla parte occidentale dell’antichissima Città di Vercelli».

Così, osservano Flavio Ardissone, docente e responsabile marketing del Cnos Fap Don Bosco e l’allievo Giuseppe Borzunati che ne hanno riscoperto lo scritto inedito, il sacerdote salesiano don Paolo Pastorino, nel 1918 illustrava la nascita del rione.

«All’epoca a unire il Belvedere alla città c’era il viale Umberto I che divideva in due il quartiere e piazza Vittorio Emanuele che si allargava verso via Gattinara, arteria principale del Borgo, nel largo di Porta Torino».

Attraversato dalla ferrovia il Belvedere cominciava a crescere e popolarsi. Fino a cinquant’anni prima il «borgo» non esisteva. Solo pochi casolari in mezzo alla campagna e campi seminati a cereali e ortaggi.
«In vicinanza della città – scriveva don Pastorino – spiccava però un caseggiato che sembrava svettare sui pochi altri per la sua ampiezza, il suo bel giardino e per un piccolo poggio che gli sorgeva accanto, recintato da un parapetto di cannucce intrecciate e ornato di passiflora. Da questo piccolo poggio si scoprivano i campanili, torri, cupole e tetti della città; i raggi del sole vicino al tramonto illuminavano quegli edifici che parevano trasfigurati».
Da quella casa (oggi nel complesso dei salesiani) è nata la denominazione Belvedere che ha da sempre accompagnato il rione. Con gli anni anche il Belvedere è cambiato. Cantieri, fabbriche, stabilimenti hanno trovato spazio in questo scorcio della città: la raffineria di riso Lombardi, il Calzaturificio Pisani, il Cotonificio Maggia, la fabbrica dei concimi chimici, il Lanificio Vercellese hanno reso il rione uno più industriali della città.
Oggi ospita una delle più antiche aziende artigianali conosciute a livello mondiale: la Cooperfisa.
Con la costruzione del cavalcaferrovia nel 1933 da parte dell’amministrazione di Adriano Tournon, il vecchio stradone ha iniziato a essere percorso dal tramvay, quindi da automobili sempre più rombanti che hanno trasformato quel tratto di città in uno dei più frequentati snodi quotidiani. Il Belvedere si è esteso intorno alla via per Olcenengo e al rione San Pancrazio. Ma il rione è rimasto quello tranquillo e laborioso di sempre.
«Uno dei punti fermi è la chiesa del Sacro Cuore affidata ai salesiani – sottolinea Ardissone -. Una comunità che spesso ha dovuto vivere momenti difficili, come durante il secondo conflitto mondiale. La gente fece un voto alla Madonna del Belvedere e, nonostante un duro bombardamento aereo nella strada verso Olcenengo, nessuno rimase ferito».
Da sempre Belvedere è stato sinonimo in città di cine-teatro. La sua sala, all’interno dell’oratorio e oggi chiusa, è stata sempre pronta ad accogliere le nuove tecnologie.

Missioni Don Bosco, per i trent’anni superato il milione di benefattori

Sull’edizione di oggi de La Stampa, Maria Teresa Martinengo intervista Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco che fa un bilancio sui trent’anni di attività.

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Compie trent’anni Missioni Don Bosco, la Onlus impegnata in progetti a favore dei più deboli nei Paesi dove i Salesiani creano sviluppo a partire dall’istruzione dei bambini e dei giovani, la vera «canna da pesca». Della sua storia e dei progetti in corso – di cui da due anni è testimonial la campionessa Fiona May – abbiamo parlato con il presidente Giampietro Pettenon.

Qual è il mondo di Missioni Don Bosco?
«Dei 134 Paesi in cui sono presenti i Salesiani, un centinaio sono in via di sviluppo, aree in cui le opere, specie all’avvio, non sono autosufficienti. L’autosufficienza per noi è un valore fondamentale, ma in quei Paesi è quasi impossibile. Quindi Missioni Don Bosco è impegnata in Italia per aiutare le opere salesiane in Africa, prima di tutto, in India, in America Latina, in Asia».

Al centro di tutto c’è l’educazione. Come si declina oggi dove c’è più bisogno?
«Sempre nelle nostre attività tipiche: alfabetizzazione, formazione professionale, case famiglia per gli orfani, che sono un fenomeno tipico dei grandi agglomerati urbani. Megalopoli come Rio, Calcutta, Manila, Nairobi attraggono giovani, ma quando la famiglia si disgrega i figli più grandi devono arrangiarsi. I salesiani vanno in aiuto di questi ragazzi che non hanno niente».

Non siete presenti nei contesti rurali?
«Nei villaggi la famiglia allargata sostiene gli orfani.  Come nella Torino dell’800, siamo nelle periferie, il nostro habitat naturale sono i grandi agglomerati urbani dove si ammassa l’immigrazione interna che non ha riferimenti».

La presa in carico è globale…
«Comprende tutti gli aspetti che concorrono al rispetto della persona umana: a partire dall’acqua. Prima di realizzare una scuola ci preoccupiamo del pozzo. E l’acqua è l’elemento a cui le persone che sostengono le opere salesiane sono più sensibili. Poi, la salute dei piccoli e delle donne. In Africa aiutare le donne significa aiutare tutta la famiglia.
In Africa ogni mese apriamo un’opera: abbiamo molte vocazioni e facilità ad essere presenti. Le opere si moltiplicano spesso per prossimità. Siamo in un posto, la parrocchia vicina ci chiede di fare qualcosa anche per i loro ragazzi. In Mongolia pochi anni fa siamo sbarcati con una scuola professionale. Ora abbiamo aperto una comunità per orfani. In India sosteniamo le piccole scuole dove facciamo studiare le bambine attraverso le scuole paritarie di élite, molto
apprezzate, dove si pagano rette salate».

E in America Latina?
«Stiamo vedendo come aiutare un’opera in Brasile, dove siamo da cento anni, nella Conca Amazzonica, al confine con il Perù. In Bolivia abbiamo creato una rete nazionale di 1500 scuole che adottano il sistema pedagogico di don Bosco, sono in parte statali e in parte paritarie. Dove c’è scarsità di cibo si comincia dalla colazione perché a stomaco vuoto non si impara niente. Poi, c’è sempre il cortile, lo sport, il teatro».

Siete in Medio Oriente?
«In Siria siamo rimasti accanto alla popolazione. A Damasco abbiamo acquistato un terreno per raddoppiare, appena possibile, con una grande scuola professionale. In Libano ci occupiamo dei profughi iracheni cristiani».

Quanto è grande la rete che vi sostiene?
«In 30 anni abbiamo superato il milione di benefattori. In Italia abbiamo un gran numero di scuole, siamo molto conosciuti. Negli ultimi dieci Missioni Don Bosco ha raccolto annualmente 15 milioni di euro, 12 in donazioni, 3 in lasciti testamentari. La nostra deve essere una casa con le luci accese e le tende aperte, in modo che da fuori si veda tutto: così si tiene viva la solidarietà».

Qual è l’apporto di Fiona May testimonial?
«Nell’ambiente educativo è un valore aggiunto fondamentale per valorizzare la tematica femminile. Fiona è un’antesignana della multiculturalità. In tutti i Paesi dove ci troviamo c’è il meticciato e noi vogliamo darlo per scontato. Lei è una madre, una sportiva, valori formidabili per noi salesiani, le sue medaglie sono figlie di una fatica che si concentra nell’attimo della gara dove una volta ti va bene, una ti va male. Con lei siamo stati in Etiopia, abbiamo documentato l’attività con i ragazzi di strada. Andremo in Uganda e in India. In un Paese dove la donna è tanto disprezzata, averla per le iniziative di promozione della donna e per la cultura del rispetto sarà vincente».