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Specchio dei tempi: «Il buon esempio dell’oratorio Agnelli»

Nella giornata di oggi, lunedì 31 agosto, la rubrica de La Stampa “Specchio dei tempi“, dedicata agli approfondimenti per riflettere sul mondo da diverse angolature, riporta la lettera di una lettrice che ringrazia per il lavoro e le attività svolte quest’estate dall’oratorio salesiano dell’Agnelli. Si riporta di seguito l’articolo.

Specchio dei tempi, le lettere del 31 agosto

«Il buon esempio dell’oratorio Agnelli»

Una lettrice scrive:

«Siamo due genitori che lavorano entrambi in ospedale e vogliamo scrivere queste righe andando oltre le difficoltà ed il senso di abbandono del periodo del lockdown provato dalle famiglie come la nostra, dove nessun genitore ha potuto garantire la presenza in casa, se non per periodi limitati. In questa lettera vogliamo soprattutto ringraziare l’oratorio salesiano Agnelli per aver avuto la capacità di allungare una mano a tante famiglie, attivando l’estate ragazzi 2020 con le adeguate misure di sicurezza. I centri estivi sono stati coraggiosi e insostituibili apripista nell’incertezza. Ora a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, vorremmo invece ringraziare tutti quei maestri, professori e presidi che si stanno adoperando per iniziare e portare avanti la didattica in presenza e in sicurezza. Elemento fondamentale e imprescindibile per pensare ad una società evoluta che sa gestire e convivere con intelligenza in questo periodo storico».

Chiara

Salesiani Novara: la prima puntata del Telefilm “Dr. Frankhouse” su La Stampa

Il quotidiano La Stampa di oggi, mercoledì 27 maggio, nella sezione di Novara, dedica un articolo all’iniziativa lanciata dall’Istituto Salesiano San Lorenzo di Novara con il telefilm “Dr. Frankhouse“. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato.

I professori dell’istituto salesiano San Lorenzo si improvvisano attori e danno vita al telefilm “Dr. Frankhouse”

Per mantenere un legame con i loro studenti, a casa dai primi di marzo, l’istituto Salesiano San Lorenzo di Novara ha realizzato un simpatico telefilm ad uso interno, con i personaggi interpretati dagli stessi professori, direttore, preside. Ed ecco che ogni venerdì i ragazzi si sono ritrovati davanti al pc per seguire le puntate del “Dottor Frankhouse”.
(Video Paolo Migliavacca)

In scena lo spettacolo “La Buona Novella” su Maria di Nazareth – Tangram Teatro Torino

A conclusione del mese mariano, Tangram Teatro Torino, in collaborazione con l’Ufficio di Comunicazione Sociale ICP e l’emittente televisiva Rete 7, propone per venerdì 29 maggio lo spettacolo LA BUONA NOVELLA, interpretato da Bruno Maria Ferraro e tratto da La Buona Novella di Fabrizio De André, richiamando la figura di Maria di Nazareth.

Lo spettacolo andrà in scena il 29 maggio alle ore 21.00 in diretta televisiva su Rete 7 (canale 12 del digitale terrestre) e sulla Pagina Facebook Tangram (@tangramteatro.torino).

Il ricavato della serata tramite il “biglietto d’ingresso” sarà devoluto alla “Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi” a sostegno del programma “madri e figli in difficoltà“. Alle 100 madri più bisognose (selezionate da Specchio dei tempi) andrà infatti il frutto della raccolta, che verrà trasformato in borse della spesa.

La figura “umana” di Maria di Nazareth ha tratti e significati che in questo periodo di paura, di dolore e di perdita delle certezze diventano motivo di riflessione.

“Tutti noi, credenti e non credenti, abbiamo una radice culturale comune e condivisa. Si tratta di superare diffidenze e recuperare la capacità di guardare tutti in un’unica direzione esattamente come in questi mesi hanno fatto medici, infermieri e personale degli ospedali. Superare contrapposizioni inutili e faziose che mettono virologi contro virologi, politici contro politici come si trattasse di una partita di calcio, un gioco. Anche raccontare storie, che poi è il nostro mestiere, serve a curare le ferite di questa società e lo faremo dando però anche un segno concreto con l’aiuto di Specchio dei tempi”

(Bruno Maria Ferraro- Direttore organizzativo Tangram Teatro Torino)

A sostegno del progetto di Specchio dei tempi

Il “biglietto di ingresso” se vorrete potrà esse un’offerta grande o piccola a

FONDAZIONE LA STAMPA – SPECCHIO DEI TEMPI ONLUS
CODICE IBAN: IT67 L0306909 6061 0000 0117 200

FONDO 606
MADRI E FIGLI IN DIFFICOLTÀ
A sostegno delle famiglie mono-genitoriali bisognose

Salesiani Agnelli: A casa con Ulisse. Un giovane prof narra il viaggio

Alessandro Antonioli, professore di lettere dell’Istituto Salesiano Agnelli di Torino, appassionato di Omero, ha ideato “A casa con Ulisse” un format di 15 minuti diviso in 13 puntate disponibile su youtube e sui canali social. Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato su La Stampa nella sezione TorinoSette.

Le avventure del viaggiatore per eccellenza dell’antichità si seguono comodamente seduti in salotto o in cucina. Le racconta Alessandro Antonioli, un giovane professore di lettere dell’Istituto Agnelli di Torino (29 anni appena compiuti), appassionato di Omero, che ha ideato “A casa con Ulisse” un format di 15 minuti disponibile su youtube e sui canali social. Si tratta di 13 puntate in cui Antonioli sintetizza i libri dell’Odissea, spesso accorpandoli. Dopo una puntata introduttiva, si è parlato della Telemachia, di Ulisse e Calipso, di Ulisse e Nausicaa e attualmente si è giunti alla quinta puntata. E’ un racconto in chiave divulgativa ideato per un pubblico vasto, di ragazzi e adulti, dal linguaggio brillante e arricchito di paragoni con la vita di ognuno di noi oggi. “Quando ho iniziato le lezioni on line ho dovuto sintetizzare gli argomenti in modo organico – dice Antonioli -. Allora ho pensato che poteva essere un piacevole intrattenimento raccontare le avventure di Ulisse a chi è costretto in casa. D’altra parte i poemi omerici sono nati per la tradizione orale; per secoli sono stati recitati e non letti, declamati da professionisti della parola, gli aèdi e i rapsòdi, i quali si esibivano durante le feste religiose e le celebrazioni pubbliche”. L’idea è piaciuta. La prima puntata ha avuto oltre 1300 visualizzazioni e adesso complessivamente ci si aggira sulle tremila . I like sono più che lusinghieri. “Tra tutti – dice Antonioli – , il più simpatico è il commento di una mamma che si collega con i figli nel momento della colazione”. Viaggiare insieme con un eroe. Quale modo migliore di iniziare la giornata.

Coronavirus, i Salesiani di Bra usano una web radio per rimanere in contatto con gli studenti

Pubblichiamo un articolo de La Stampa sulla web radio gestita dagli insegnanti del CFP di Bra.

Una web radio per rimanere in contatto con gli studenti. Succede al Centro di formazione professionale dei salesiani di Bra, in questo periodo di forzata assenza causa Covid-19.

Oltre alla didattica svolta in Fad (formazione a distanza), un appuntamento quotidiano (o quasi) con il «Buongiorno», gestito dai membri dell’Equipe Pastorale attraverso un canale Youtube, creato appositamente per il Cfp. E adesso anche una radio, che trasmette grazie ad una piattaforma web.

I docenti Matteo Pronzati e Giovanni Spadafora, ideatori della radio, commentano: “Approfittando della strumentazione già presente nell’oratorio, abbiamo creato un palinsesto pomeridiano, attivo da lunedì 16 marzo, che ci consente di rimanere in contatto con i nostri giovani, fornendo loro delle informazioni utili sulle proposte e sui materiali che trovano su internet, caricati dai loro docenti, per permettere la prosecuzione del percorso formativo. Insomma, li vogliamo raggiungere direttamente a casa loro, con uno strumento che stimoli la loro curiosità e li aiuti al contempo”.

Riapertura ‘Scuola Cogne’ per i futuri manutentori dell’industria 4.0 – Aosta Cronaca

A 25 anni dalla sua chiusura, la ‘Scuola Cogne’ riapre puntando su percorsi formativi finalizzati alla creazione di figure professionali che sappiano affrontare e accompagnare l’azienda nell’industria 4.0 . La formazione partirà a settembre ed è rivolta a 14 giovani inoccupati o disoccupati di età compresa tra i 18 e i 29 anni e sarà realizzato dal Cnos-Fap del Don Bosco di Châtillon.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dal quotidiano Aosta Cronaca.

>>> Vedi anche l’articolo su Avvenire

Riapre la ‘Scuola Cogne’ della Cas per 14 giovani valdostani

Rinasce la Scuola Cogne e lo fa guardando al futuro, puntando su percorsi formativi finalizzati alla creazione di figure professionali che sappiano affrontare e accompagnare l’azienda nella quarta rivoluzione industriale, in cui l’interconnessione uomo-macchina e l’analisi dei dati costituiscono l’elemento cardine del nuovo modo di lavorare.

Così, a 25 anni esatti dalla chiusura, presentandosi con una veste completamente rinnovata, tecnologica e innovativa, la Cogne Industrial School con il progetto “Il manutentore dell’industria 4.0” ha oggi simbolicamente ripreso la sua attività nell’Officina meccanica di manutenzione dello stabilimento siderurgico, dove alla presenza degli studenti degli Istituti tecnici e professionali valdostani è stato proiettato il video promozionale di lancio del progetto, interpretato da alcuni di loro.

“Il percorso formativo – ha spiegato Gianni Buffa, direttore dell’ente formativo CNOSFAP Don Bosco erogatore del corso – avrà una durata biennale di 2.000 ore complessive, distribuite tra aula, laboratorio e stage in azienda. Al termine, i partecipanti conseguiranno la qualifica di Tecnico delle manutenzioni meccaniche o elettriche”.

“Questa iniziativa del valore di circa 500.000 euro e finanziata attraverso il Fondo Sociale Europeo ha affermato l’Assessore Luigi Bertschy – rappresenta il calcio di inizio della partita che l’Assessorato alle politiche del lavoro vuole giocare in favore dei giovani. Quest’iniziativa è la prima che viene attuata con la nuova modalità: prevedere progetti di formazione condivisi con le aziende del territorio che diano risposte concrete e immediate in termini occupazionali ai partecipanti. L’invito è dunque di iscriversi al percorso e partecipare alla formazione, per ottenere ciò che è davvero importante per il futuro lavorativo di ogni giovane: competenze qualificate e lavoro, che danno dignità e sicurezza nella vita.”

Le selezioni si svolgeranno nel mese di luglio 2020, la formazione partirà a settembre ed è rivolta a 14 giovani inoccupati o disoccupati di età compresa tra i 18 e i 29 anni in possesso di un diploma o di una qualifica di III livello EQF coerente con i profili professionali formati (meccanico, elettrico o elettronico) e a chi – pur in assenza di un titolo di studio – abbia maturato un’esperienza lavorativa nel settore, di almeno 5 anni. Durante il percorso di studi, ogni partecipante potrà contare su un importante sostegno economico, del valore massimo complessivo di 750 euro al mese, costituito per metà dall’indennità di frequenza prevista dal progetto e per metà dalla borsa di studio messa a disposizione dalla CAS.

“Per la Cogne Acciai Speciali – aggiunge il responsabile HR e relazioni esterne della CAS Pier Maria Minuzzo – questo progetto formativo rappresenta non solo un fattore strategico per la crescita e il miglioramento continuo, ma anche il primo vero banco di prova della rinnovata scuola di fabbrica, che nelle nostre intenzioni vuole diventare strutturale all’interno dello stabilimento”.

“Per questo – ha proseguito il direttore Manutenzione e Impianti della CAS Matteo Diani – oltre ai locali, ai banchi tecnici e ai laboratori, metteremo a disposizione del progetto i nostri tecnici, che interverranno in qualità di docenti. Riteniamo infatti assolutamente indispensabile che, dopo il diploma, così come avviene in altre realtà, chi vuole intraprendere un percorso lavorativo tecnico possa avere la possibilità di completare la sua preparazione con altri due anni all’interno di una fabbrica in una sorta di alternanza scuola-lavoro”.

“Mi dà una grande emozione assistere alla rinascita della Scuola Cogne” ha concluso Gabriele Noto, dipendente e R.S.U. della CAS: “Io ho iniziato a lavorare in azienda come manutentore industriale nel 1980, a 17 anni, dopo un biennio passato sui banchi della scuola di fabbrica, dove sono nate tante amicizie poi proseguite anche sul posto di lavoro. I giovani che parteciperanno a questo progetto hanno una grande opportunità per costruire il loro futuro professionale, perché un manutentore formato, in possesso delle giuste conoscenze e competenze, è esattamente quello che le aziende cercano”.

Salesiani Agnelli: Premio Innovazione 4.0 con il progetto “Smart-foro”

Gli studenti del IV anno del corso di elettronica dell’Istituto Agnelli di Torino hanno ricevuto il “Premio Innovazione 4.0” alla Fiera Internazionale dell’innovazione, tecnologie e competenze A&T grazie alla realizzazione del progetto “Smart-foro”, un semaforo “intelligente” che regola la durata del verde pedonale in funzione dell’utente che si appresta ad attraversare la strada.

Nella giornata di oggi, il quotidiano LA STAMPA dedicata un articolo all’avvenimento, a cura di Leonardo Di Palco.

Il semaforo intelligente è creato dagli studenti

Si chiama “Smart-foro” ed è un progetto realizzato dagli studenti della IV elettronica dell’Istituto Agnelli di Torino che prevede la realizzazione di un semaforo «intelligente» che regola la durata del «verde pedonale» in funzione dell’utente che si appresta ad attraversare la strada, andando incontro alle esigenze di persone diversamente abili o anziane, le quali potrebbero necessitare di un tempo maggiore per attraversare in tutta sicurezza l’incrocio.

Il riconoscimento della persona (e quindi dell’eventuale tempo aggiuntivo) avviene mediante una tessera letta nei pressi dell’incrocio da attraversare da un’apposito supporto.

L’invenzione ha ricevuto il “Premio Innovazione 4.0” della fiera internazionale dell’automazione A&T nato per promuovere i casi virtuosi nell’applicazione delle nuove tecnologie e del modello Industry 4.0, favorire il trasferimento tecnologico e contribuire alla crescita del comparto produttivo italiano. Questa mattina, all’Oval del Lingotto, saranno gli stessi ragazzi dell’Istituto Agnelli a presentare il progetto alle aziende che partecipano alla manifestazione.

«L’idea – spiegano Riccardo Bigotta, Samuele Brunazzi, Massimo Mariatti, Riccardo Miraglio e Leonardo Sartore Leonardo, gli studenti che hanno realizzato “Smart-foro” – ci è venuta osservando l’incrocio davanti al nostro istituto».

L’Agnelli si trova infatti in corso Unione Sovietica all’angolo con corso Cosenza,

«un luogo sempre pieno di traffico con attraversamenti pericolosi. Ci auguriamo che un giorno possa essere utile a migliorare la vita dei pedoni di Torino».

Nonostante le numerose adesioni l’istituto tecnico vincitore del premio ha mantenuto aperte le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.

La Stampa – L’eterna giovinezza delle sale parrocchiali

L’eterna giovinezza dei cinema cattolici, oggi indicati come “sale parrocchiali“, sono ancora un importante punto di aggregazione nel territorio piemontese, oltre i nuovi multiplex. In Piemonte se ne contano infatti ancora 45, tra i quali quelli nati nell’ambito salesiano, come il Cinema Teatro Monterosa, il Don Bosco di Rivoli e la Sala della Comunità di Cuneo.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data 19 gennaio 2020 su “La Stampa”.

All’inizio degli Anni 60 un cinema su tre era cattolico: i sopravvissuti ora sono nel circuito di prima visione

TORINO. Una volta li chiamavamo cinema parrocchiali. Oggi sono le sale della comunità, ma la sostanza non cambia. Fedeli allo slogan «uno schermo per ogni campanile», dal dopoguerra hanno accompagnato l’alfabetizzazione di un paese che rinasceva. Nel 1949, quando si forma l’Acec, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema che le rappresenta, le sale parrocchiali in Italia sono più di 3000, nel 1953 diventano 4000, nel 1955 crescono a 5500.

In Piemonte all’inizio degli anni Sessanta un cinema su tre è cattolico. Se ne contano 413, di cui 90 solo nella diocesi di Torino. Quasi tutte sono sale oggi dimenticate. C’era il cinema del Collegio degli Artigianelli in corso Palestro e dell’Oratorio Casermette di Borgo San Paolo, della parrocchia di San Secondo e persino dell’Ospedale delle Molinette. Ogni piccolo spazio viene adibito a sala di proiezione. Come al santuario di Santa Maria di Piazza (dietro via Barbaroux), in cui una stanzetta di una trentina di metri quadri diventa cinema grazie a qualche panca di legno e a un telo tirato contro il muro.

Quell’epoca Claudio Munari l’ha vissuta in prima persona. Ha 78 anni, di cui sessanta passati nei cinema cattolici, prima come gestore del Cravesana (la sala dei Santi Angeli Custodi) e dal 1997 come segretario generale dell’Acec Piemonte e Valle d’Aosta. «Ai tempi d’oro i film arrivavano da noi a cinque anni di distanza dalla loro uscita in prima visione, però le nostre sale erano sempre piene. È stato in un cinema parrocchiale (il San Felice) che è nato il primo cineforum torinese, il Movie Club, da cui è transitata una generazione di futuri critici cinematografici, da Alberto Barbera a Sergio Toffetti. E sempre le nostre sale sono state le prime a presentare rassegne di film in lingua originale inglese, come lo Stand In e il View Point».

Oggi i cinema cattolici in Piemonte sono rimasti 45, di cui solo 4 a Torino: Agnelli, Baretti, Esedra e Monterosa. Paradossalmente, però, sono state proprio le sale della comunità a reggere meglio la crisi e lo switch off del 2014, con il passaggio alle proiezioni digitali. «In regione hanno chiuso solo il Cuore e il Piccolo Valdocco a Torino e Saluggia nel cuneese. Sono stati gli unici che non sono riusciti a far fronte alle spese di ammodernamento. Le altre sale invece ce l’hanno fatta, attingendo ai finanziamenti pubblici e appoggiandosi ai gruppi di volontari che le gestiscono. Il digitale sembrava la fine di tutto, in realtà non è stato così».

Molti meno ma molto più agguerriti, i cinema cattolici sono entrati quasi ovunque a far parte del circuito di prima visione. Non è un caso che il presidente dell’Anica Francesco Rutelli non più tardi dell’altro ieri li abbia pubblicamente ringraziati per il loro contributo all’industria e che Papa Francesco il 7 dicembre scorso abbia ricevuto in Vaticano i rappresentanti delle varie delegazioni regionali dell’Acec, in udienza privata. «In questi anni mordi e fuggi, conclude Munari, le nostre sale sono gli ultimi punti rimasti di aggregazione cinematografica. Certo, i tempi in cui si andava nella sala parrocchiale per guardare tutti insieme “Lascia o raddoppia?” non torneranno più, però oggi c’è una parte del pubblico dei più giovani e delle famiglie che preferisce le mono-sale ai multiplex. E la maggior parte di quelle rimaste, sia in Piemonte sia nel resto d’Italia, sono cattoliche».

CNOS-FAP Alessandria: Open day

Sabato 11 Gennaio, il Centro di Formazione Professionale di Alessandria ha aperto le porte della scuola al publico per presentare la propria offerta formativa ai ragazzi e genitori. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato da “La Stampa“.

La scuola che prepara al lavoro e alla vita

Oggi nel rione si parla di opportunità. E si possono vedere, toccare con mano, discuterne. Questo perché è il giorno delle porte aperte al CnosFap di Alessandria, il centro di formazione professionale salesiana che ha sede al Centro Don Bosco, in fondo a corso Acqui, e che permette a tanti ragazzi del quartiere Cristo – e non solo – di costruirsi un futuro. Oggi c’è il secondo «Open day»: alle 9 la scuola apre al pubblico per presentare la proposta formativa e per fornire informazioni e aiuto a famiglie e ragazzi che si apprestano a effettuare la scelta della scuola secondaria di secondo grado. Non è facile orientarsi in un mondo di lavori
possibili. Ma al CnosFap si possono vedere i laboratori, conoscere i ragazzi che già frequentano e parlare direttamente con orientatori e formatori. Questo è più di un centro per la formazione: è anche un luogo per incontrarsi, per socializzare e per crescere. Il Centro Don Bosco è famoso, in tutto il rione, per la scuola calcio, l’oratorio, la capacità di «esserci» per i ragazzi che abitano intorno alla struttura, in modo pacato ma concreto. Per il prossimo anno formativo, che interessa chi ora frequenta la terza media, ad Alessandria si potrà fare pratica per diventare operatore ai servizi di vendita e operatore meccanico. «Tutti i percorsi – spiegano dal CnosFap – hanno durata triennale per 2970 ore complessive, 990 annue, e consentono di raggiungere la qualifica professionale. Avuta la qualifica sarà possibile, dopo la frequenza di un quarto anno, acquisire il diploma professionale, un diploma a tutti gli effetti e che consente l’ammissione ai percorsi universitari previa la frequenza di un quinto anno propedeutico. Chi non intendesse proseguire il percorso formativo nei corsi che rilasciano il diploma professionale potrà proseguire nella scuola nei percorsi scolastici tradizionali per raggiungere il diploma ovvero stipulare un regolare contratto di lavoro. In ogni momento del percorso gli allievi potranno passare ai percorsi di istruzione tradizionale in quanto la formazione erogata nei corsi di formazione professionale è, nei contenuti, identica a quella dei corsi tradizionali. La differenza consiste nella metodologia con cui si raggiungono queste competenze: nei nostri percorsi presuppongono di partire sempre da un approccio pratico

Il nuovo direttore del Colle: “Guardo ai giovani con speranza S. Bosco è l’esempio” – Don Giovanni Rolandi

Domenica 8 dicembre 2019, il quotidiano La Stampa, nella sezione dedicata alla provincia di Asti, riporta il colloquio con il nuovo direttore del Colle Don Bosco, don Giovanni Rolandi. Di seguito il testo dell’articolo dedicato, a cura di Marina Rissone.

Il nuovo direttore del Colle “Guardo ai giovani con speranza S. Bosco è l’esempio”

MARINA RISSONE – CASTELNUOVO DON BOSCO

San Giovanni Bosco è sempre stato per lui uno spirito guida. Don Giovanni Rolandi per i prossimi tre anni è il direttore del Colle Don Bosco di frazione Morialdo. Un legame invisibile fra il salesiano, l’Africa e la Terra dei Santi. Territorio che, come Don Bosco, gli ha dato i natali. Qui ha vissuto infanzia e adolescenza e nel 1991 ai Becchi fu nominato sacerdote dall’arcivescovo di Nairobi, John Njue. Paese dove ancora oggi vivono papà Carlo, mamma Maria Grazia e il fratello Mario, già legatore alla scuola grafica dei Becchi.

Don Rolandi, 56 anni, scorre i ricordi, ancora nitidi, passati a Castelnuovo, a giocare, studiare e pensare al futuro. Ai Becchi dal 1974 al 1977, Giovanni frequenta la scuola media e proprio sui banchi di scuola arriva il primo segnale verso il cammino salesiano. Tornare oggi dopo oltre trent’anni di assenza nella Terra dei Santi, è per il direttore una sensazione di nostalgia e gioia che si uniscono alla voglia di lavorare per il bene della comunità.

«E’ stata una sorpresa – spiega – . Non ho mai pensato di poter tornare in questa veste. La volontà di Dio ha deciso. Il rettor maggiore, don Angel Artime, ha scelto il futuro del Colle Don Bosco, non più sede della scuola grafica e di cucina, che ha chiuso i battenti lo scorso anno. Mio compito sarà creare un dialogo, una rete, con le sedi di Torino Valdocco e San Luigi di Chieri per essere luogo di esperienza, spiritualità e accoglienza di pellegrini, gruppi, con il rettore don Ezio Orsini». Il direttore ripercorre la sua vita.«I miei genitori – racconta – scelsero Castelnuovo perché mio padre iniziò a lavorare alla cantina sociale Terre dei Santi. Il destino ha aiutato a trovare la mia vocazione».

Tutto partì a scuola: «Ai Becchi l’allora direttore, don Domenico Rosso, mi mise la pulce nell’orecchio. La trama della mia vita fu subito chiara: Don Bosco era il mio futuro. Frequentai il liceo ginnasio a Torino Re Rebadeungo e Val Salice. Nel 1983 l’inizio del noviziato salesiano a Pinerolo con i voti verso il sacerdozio. Dall’83 all’85 gli studi all’università Pontificia di Roma».

Al termine il giovane è scelto dall’ispettore don Mario Colombo per la missione in Kenya con l’arrivo a Nairobi. Dal 13 settembre ’85 al 2017 l’Africa diventa il cuore della missione salesiana di don Rolandi.

«Gli esordi in Nord Tanzania, nella città di Moshi. E ancora l’incarico d’ispettore Est Africa (Kenya, Sudan, Sud Sudan e Tanzania) fino al 2017».

Anno in cui torna alla sede di Roma dove si occupa del settore missioni, coordinando corsi di formazione, e il progetto Europa, dall’Irlanda all’Ungheria, «per iniettare l’esempio di Don Bosco ai giovani».

Con la sua visione mondiale il direttore conclude: «Come San Giovanni non mi lamento e guardo al mondo giovanile con speranza. Sono contento di Papa Francesco. Non voglio però essere cieco ai problemi: tornando in Italia noto che la questione migranti non è affrontata nel modo giusto. Sono un ottimista realista».