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I sacerdoti che aiutano i giovani in difficoltà – La Voce Alessandrina

Si pubblica di seguito la notizia apparsa su La Voce Alessandrina.

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La testimonianza di don Mauro Mergola del Centro Don Bosco di Alessandria

Don Mauro Mergola è un sacerdote salesiano della parrocchia di San Giuseppe Artigiano, che si trova all’interno del Centro don Bosco in corso Acqui 398 ad Alessandria.

Una realtà importante, non solo per il quartiere Cristo ma per l’intera città, che si occupa di formazione, accoglienza e supporto. Con uno sguardo particolare rivolto ai giovani e alle famiglie in difficoltà.

Don Mauro, ci racconta le attività che svolgete al Centro don Bosco?

«Il Centro don Bosco offre un servizio pastorale a ogni tipo di persona, in modo prevalente ai giovani. E l’oratorio è il primo ambito: siamo aperti dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 19, il sabato e alla domenica dalle 15 alle 19. Nei giorni feriali, dalle 15 in poi, l’oratorio è anche aperto per i ragazzi delle medie per lo svolgimento dei compiti e miglioramento del metodo di studio. Secondo la logica di don Bosco, accogliamo ragazzi di ogni credo religioso. Sempre con il presidio, la presenza dei salesiani, con l’aiuto dei volontari e una educatrice. L’oratorio è anche un servizio di formazione, a livello scolastico e di vita cristiana. E da quest’anno, soprattutto con i ragazzi del post-cresima, si è creata una bella collaborazione anche con le altre parrocchie dell’unità pastorale Cristo, ovvero San Giovanni Evangelista e San Baudolino. Infine, l’oratorio è uno “stile” che passa anche attraverso l’attività sportiva dell’Asd Don Bosco».

Con uno sguardo rivolto ai giovani più in difficoltà.

«L’attenzione ai giovani più poveri passa anche attraverso la San Vincenzo, autonoma dall’ente Don Bosco ma in sinergia con l’oratorio, e la parrocchia interviene a sostegno delle famiglie, soprattutto laddove ci sono minori e giovani in difficoltà. Si passa, quindi, dall’assistenza alla formazione, per giungere alla ricerca di una autonomia: dalla consegna del pacco viveri al contributo per le bollette, avendo un occhio attento che i disagi della famiglia non ricadano sui giovani. Perché possano avere una opportunità per venire fuori da una situazione di precarietà, e a volte di indigenza».

Da voi si fa anche formazione. Ci parla del CNOS-FAP?

«Il CNOS-FAP è una associazione autonoma, l’ente promotore è la congregazione salesiana, il soggetto che promuove l’iniziativa in questo centro è l’oratorio che svolge un servizio di formazione professionale, di orientamento per i ragazzi. Il 99% proviene da Alessandria o paesi limitrofi. Questi anni offrono agli studenti un percorso formativo che ha cura della loro persona a 360°. Questi giovani rientrano, come diceva don Bosco, tra i ragazzi più fragili e a rischio di finire nel disagio, nella devianza e nella criminalità. E, tra questi, c’è un incremento di ragazzi minori non accompagnati. Il CNOS-FAP, allora, fa da collettore per questi giovani che sono “borderline” e offre loro un accompagnamento, affinché possano avere una prospettiva per il loro progetto di vita».

Qual è l’aiuto dell’8xmille?

«L’8xmille sostiene le attività della parrocchia, intestata a San Giuseppe Artigiano. Quest’anno abbiamo fatto una richiesta, attraverso la Diocesi, per la ristrutturazione dei locali della casa parrocchiale, degli uffici, del salone e dell’abitazione dei sacerdoti. Per poter migliorare il nostro servizio, che il Centro Don Bosco offre non solo alla parrocchia e al quartiere Cristo, ma anche alla Chiesa locale».

“Fai gol per la ricerca”: torneo di Fil alla Don Bosco – La Voce Alessandrina

Si pubblica di seguito l’articolo apparso su La Voce Alessandrina dedicato al torneo di calcio a 5 femminile “Fai gol per la ricerca” tenutosi presso il Centro Sportivo Don Bosco di Alessandria.

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“Fai gol per la ricerca”: torneo di Fil alla Don Bosco

Sabato 27 maggio dalle 14.30 al Centro Sportivo Don Bosco di Alessandria (Corso Acqui 398) si terrà la prima edizione del torneo di calcio a 5 femminile “Fai gol per la ricerca”. Un evento organizzato dalla Fondazione Italiana Linfomi.

In campo scenderanno sei formazioni: FilAlessandria calcio femminile e quattro compagini miste formate da giocatrici amatoriali dell’alessandrino e della zona di Parma.

Le quote di adesioni delle giocatrici e le offerte che verranno raccolte durante la giornata serviranno a finanziare le attività di ricerca della Fil. Per maggiori informazioni: comunicazione@filinf.it.

Inaugurazione dei nuovi spazi del CNOS-FAP di Alessandria – La Voce e il Tempo & La Voce Alessandrina

Le riviste “La Voce e il Tempo” e “La Voce Alessandrina” hanno dedicato due articoli all’inaugurazione dei nuovi spazi del CNOS-FAP di Alessandria da parte del Vescovo, mons. Guido Gallese, e di alcuni maestri del lavoro. Di seguito gli articoli apparsi sui due siti.

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La Voce e il Tempo

Don Bosco è con noi in officina

Nuova vita per la sede Cnos-Fap di Alessandria, l’ente di formazione professionale salesiano punto di riferimento per tutta la provincia per i giovani e gli adulti che devono riqualificarsi per reinserisi nel mondo del lavoro. Mercoledì 12 ottobre, alla presenza del Vescovo, mons. Guido Gallese e di alcuni «maestri del lavoro», sono stati inaugurati i nuovi locali del Centro.

Don Mauro Mergola, direttore della casa salesiana di Alessandria, già parroco a San Salvario a Torino, ha sottolineato la vicinanza dei salesiani con il tessuto sociale dei luoghi in cui sono presenti; don Pietro Mellano, direttore del Cnos-Fap di Alessandria, ha evidenziato l’importanza del lavoro come impegno sociale e ha riassunto come i tre settori della formazione professionale di Alessandria (Meccanica industriale, Meccanica dell’automobile, Operatore dei Servizi d’Impresa) vadano in quella direzione, grazie all’impegno quotidiano di tanti formatori che proseguono la pedagogia di don Bosco. Don Alberto Martelli, direttore generale del CnosFap Piemonte e direttore della Scuola Media e del Cnos di Valdocco di Torino, ha detto agli allievi come il futuro passi anche dalle loro mani, come il lavoro crei dignità, come i Centri di formazione professionale dei salesiani nati a Valdocco investano energie personali ed economiche in questa direzione, per il bene dei ragazzi. I cavalieri del lavoro presenti, hanno ricordato ai ragazzi la bellezza dell’impegnarsi sul lavoro e l’importanza della sicurezza.

È stata poi consegnata ad un’allieva meritevole, Chayma El Hammioui, una borsa di studio in memoria del defunto padre Felice Gilardi (anch’egli cavaliere del lavoro). Il Vescovo ha invitato i ragazzi a pensare che lavorare non è lo scopo della vita: il lavoro è un mezzo per realizzare qualcosa nel mondo secondo i nostri talenti:

«impegnatevi a trovare il vostro talento nascosto».

Accompagnati da una delegazione di ragazzi è seguita la visita ai nuovi ambienti (uffici, mensa, le aule): pensati secondo la pedagogia di don Bosco: valorizzare

«l’intelligenza nelle mani».

La Voce Alessandrina

Il Vescovo inaugura i nuovi spazi del Cnos-Fap

Intervista a don Pietro Mellano

Mercoledì 12 ottobre si è svolta l’inaugurazione dei nuovi spazi del centro di formazione professionale Cnos-Fap di Alessandria (corso Acqui 398), con la presenza di monsignor Guido Gallese.

«Io sono arrivato ad Alessandria con la pandemia, ed erano impensabili visite di questo tipo. Adesso, che siamo un po’ usciti dal “tunnel”, ci è sembrata una bella occasione per invitarlo e fargli conoscere da vicino questa realtà e i nostri giovani. Siamo una scuola cattolica, ma ospitiamo ragazzi di tantissime culture e religioni. Cerchiamo di spiegare loro il nostro modo di educare, vicino a San Giovanni Bosco. E per questo ci sembrava importante far conoscere il Pastore della nostra realtà ecclesiale»

ci racconta don Pietro Mellano, da tre anni direttore del Cnos-Fap alessandrino. Una realtà importante del nostro territorio che conta 130 allievi, nella fascia dai 14 ai 19 anni, e circa un centinaio di adulti per i corsi diurni.

Don Pietro, quali spazi avete inaugurato?

«Lo scorso anno abbiamo sistemato e aperto una nuova ala del centro di formazione. Il Centro, così, si è arricchito di una serie di uffici attinenti alla segreteria didattica, amministrativa e all’amministrazione. E poi un’altra zona dedicata a uffici che si chiamano “sportello al lavoro”: si tratta di un servizio importante che cura la relazione tra gli allievi dei tre settori professionali (meccanica industriale, meccanica dell’automobile, operatore ai servizi d’impresa, ndr) e il mondo del lavoro, ovvero le aziende. Nel percorso formativo dei nostri ragazzi, infatti, sono in programma stage operativi nelle aziende. Per questo è fondamentale il dialogo con loro. Ma non solo…».

Prego.

«Abbiamo anche una zona aperta al pubblico: su appuntamento riceviamo persone che stanno cercando di capire come ricollocarsi nel mondo del lavoro. Ma anche se devono approcciarsi a percorsi di formazione, o ex allievi che vogliono cercare o cambiare lavoro. Uno può dire: “Ma non ci sono già agenzie interinali?”. Sì, ma il plus che ha il nostro sportello è quello della formazione. Possiamo coniugare corsi, per giovani o adulti che effettuiamo lungo l’anno formativo, e opportunità di lavoro. Avevamo, quindi, il desiderio di fare un’inaugurazione di questi spazi, con il taglio del nastro e la benedizione del nostro Vescovo».

Un’occasione speciale, anche per un altro motivo.

«Sì, perché è stata consegnata la prima borsa di studio “Felice Gilardi, Maestro del lavoro”. La signora Paola Gilardi, in memoria del padre, maestro del lavoro, ha voluto fare una donazione a un nostro allievo meritevole: a riceverla, una ragazza del secondo anno. È stato un momento simbolico, significativo e utile per sottolineare ai nostri giovani che chi fa bene viene riconosciuto e premiato».

Obiettivi futuri?

«Abbiamo lanciato un nuovo percorso che si chiama “Saldo carpenteria”. Dura solo un anno ed è rivolto ai giovani dai 17 ai 20 anni. È legato al settore meccanico, per ragazzi con situazioni difficili e insuccessi scolastici, affinché possano tornare ad avere fiducia in loro stessi. E, tramite uno stage di 300 ore, poter dare, da subito o in prospettiva, un’opportunità nel mondo lavorativo. La risposta è stata molto buona: abbiamo 15 allievi, ma aumenteranno. Stiamo anche lavorando per evitare la dispersione scolastica, un flagello che connota l’Italia e, in particolare, l’alessandrino. È un momento storico complicato per i ragazzi, ma non dobbiamo perderne neanche uno. Un altro obiettivo è fare rete con tutte le realtà sociali del territorio che si occupano di giovani, dispersione e famiglia. E anche di persone diversamente abili: lavoreremo per dare loro delle opportunità, perché con un percorso ad hoc possono dare tanto. Sono certo che otterremo dei buoni risultati».

Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco – La Voce Alessandrina

Don Roberto Gorgerino, nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, si presenta tramite una intervista riportata su “La Voce Alessadrina” di questa settimana. Si riporta di seguito l’articolo a cura di Alessandro Venticinque.

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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO – Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco

“Don Bosco oggi ci tirerebbe un po’ le orecchie. Dobbiamo convertirci di nuovo”

«Mi chiamo don Roberto Gorgerino, sono nato il 16 ottobre 1966, a Chieri. Sono prete dal 1999 e salesiano dal 1991».

Si presenta così don Roberto (nel tondo), nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, che ha fatto il suo ingresso lo scorso 6 settembre. Il sacerdote è anche catechista del Centro di formazione professionale (Cfp), dove insegna religione nelle 10 classi del Cnos-Fap.

Don Roberto, quando è nata la sua vocazione?

«Il primo sentore di vocazione l’ho avuto in un ritiro spirituale alle medie, ero in una scuola salesiana a Chieri. La cosa poi è rimasta lì, sono andato avanti con altre scuole salesiane e frequentavo una scuola privata serale di grafi ca pubblicitaria. Inizio così a lavorare nel mondo della grafi ca e vengo chiamato al militare nell’85. Nel frattempo si ripresenta la vocazione, valuto bene cosa fare, e decido che quella è veramente la mia strada. Mi licenzio e inizio il mio percorso di noviziato. Il primo anno al “Monte Oliveto”, a Pinerolo, poi ho cominciato a studiare filosofia a Roma. In seguito ho fatto due anni di tirocinio in una casa salesiana a Bra, e ho continuato a studiare teologia alla Crocetta di Torino. Intanto proseguivo la mia attività di animazione negli oratori. Ho proseguito poi con gli studi in scienze dell’educazione a Roma. Sono stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1999 a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. E nella mia vita salesiana mi sono principalmente dedicato agli oratori e ai giovani. Tutto è partito dall’oratorio di Chieri, in cui sono cresciuto… credo che la mia vocazione salesiana sia stata determinata dagli incontri e dagli ambienti che ho frequentato».

Prima di arrivare ad Alessandria dov’è stato?

«Andando a ritroso sono stato ad Asti, prima ancora a Casale Monferrato e a Trino Vercellese. Prima di queste due tappe, ero nella Chiesa di San Giovannino a Torino. Queste sono le mie esperienze come incaricato d’oratorio più importanti e durature».

Che cosa si aspetta da questa nuova esperienza?

«Il Don Bosco di Alessandria è un ambiente diverso rispetto a quelli che conoscevo. L’oratorio “cortile” si configura proprio come la piazza del quartiere. Lo frequentano i piccoli, i grandi, gli anziani. Le mamme con i propri fi gli che giocano al parco, gli anziani che giocano a carte, poi ci sono le attività sportive, bambini di elementari e medie che vengono per giocare. Poi abbiamo il catechismo, altri gruppi che fanno laboratori di vario genere, e da poco sono partiti i gruppi del post cresima, che qui si fa in prima media. C’è anche un gruppo di terza media e prima superiore che patisce un po’, perché ha sofferto maggiormente questi anni di chiusura. E poi ci sono gli animatori che partono dalla seconda superiore: circa una quarantina ha dato disponibilità per ripartire con le attività, con loro ci troviamo ogni 15 giorni».

Che cosa l’ha colpita del carisma salesiano?

«Mi hanno colpito le figure dei salesiani che ho incontrato negli oratori: mi sono sentito attirato. E poi mi è sempre piaciuto stare con i ragazzi. Mi colpisce sempre lo stile che, pur vecchio di 200 anni, ha tante caratteristiche che si adattano a qualunque situazione. Come se non invecchiasse mai. Ma, ovviamente, è sempre una sfida, perché non è detto che un modello applicato in un posto vada bene anche per un altro. I ragazzi, quelli di ieri e di oggi, sono uguali: hanno esigenze, necessità e sogni. Mi aveva colpito molto un aneddoto».

Ce lo racconta?

«Ricordo che eravamo in oratorio e c’erano questi due salesiani seduti vicino a tavola. Uno dei due ha tagliato un pezzo di torrone per l’altro. Mi ha colpito il modo con cui l’ha tagliato e il suo sguardo. Lo ha fatto con una grande fraternità che mi è entrata nel cuore. Me lo ricordo ancora oggi».

Cosa direbbe oggi don Bosco ai salesiani?

«Secondo me don Bosco oggi tirerebbe un po’ le orecchie ai salesiani. Adesso abbiamo tante strutture e realtà che funzionano, facciamo un sacco di attività, ma forse dobbiamo convertirci di nuovo. Questi luoghi non possiamo solo farli funzionare, ma dobbiamo essere appassionati noi. Prima, mentre tornavo da una commissione, mi chiedevo: “Perché faccio tutte queste cose? Cosa capiscono i ragazzi con cui faccio attività?”. Loro devono vedere la stessa cosa che sto cercando anche io. Ma è davvero così? Non lo so, ho paura che qualche volta ci sfugga».

C’è una cosa in particolare che le ha insegnato il santo torinese?

«La cosa che mi piace di più di don Bosco è la parolina detta all’orecchio, in cortile, in modo informale, mentre lo incroci e lo saluti, o mentre gli passi una palla. Alle volte, è molto più effi cace di una riunione. Queste cose le cogli, però, se stai lì. Certi giorni ti sembra di “succhiare” un chiodo, poi ti arriva quel ragazzino che ti chiede una pallina, gli fai una battuta e magari inizia a parlare. Poi ci diciamo qualcosa in più, gli lascio un messaggio e lui mi dona un sorriso. Questo è quello che ho imparato in questi anni: quando stai con i giovani, loro lo sentono e sanno come ricambiare».

Ha un obiettivo per questa nuova avventura?

«Spero che ci passa di qui possa trovare il senso della propria vita. Che in questi luoghi ognuno possa trovare il significato nelle varie attività che si svolgono. Trovare il motivo profondo per cui vengo a giocare a calcio, a carte, a scuola, o fare l’animatore. Infine, spero, con tutte le mie forze, di attirare più persone possibili, non a me, ma alla figura di don Bosco. E quindi al Signore».

Alessandro Venticinque

Salesiani Alessandria: “La croce torna a casa” – La Voce Alessandrina

Dopo la caduta della croce causata dal nubifragio avvenuto questa estate, da sabato 16 gennaio, una nuova croce è stata posta  sulla facciata della parrocchia di San Giuseppe Artigiano di Alessandria.
Si riporta di seguito l’articolo a cura di Guido Astori pubblicato oggi (giovedì 21 gennaio 2021) su “La Voce Alessandrina“, settimanale della diocesi di Alessandria, dedicato alla nuova croce e al pensiero di don Egidio Deiana.

“La croce torna a casa”

SAN GIUSEPPE ARTIGIANO
Si può essere contenti per una croce? La risposta a una tale domanda potrebbe risultare “complessa” e richiedere approfondimenti, precisi distinguo e appropriate argomentazioni di carattere psicologico, sociologico… e certamente anche teologico. Senza nulla togliere a tale approccio, ciò che la comunità parrocchiale di San Giuseppe Artigiano di Alessandria ha espresso nei giorni scorsi è una “semplice”, accorata, quanto immediata risposta affermativa di contentezza per il collocamento della (nuova) croce.

La croce in questione è infatti quella che da sabato 16 gennaio si erge nuovamente sulla facciata della Chiesa, in sostituzione di quella che la bufera di vento dello scorso 1° agosto aveva abbattuto (fortunatamente senza colpire persone). È stato don Egidio Deiana, a guida della comunità parrocchiale, a prodigarsi da subito insieme ai propri confratelli e ai tanti laici che collaborano con la Parrocchia per porre rimedio a quanto capitato, coagulando il desiderio di tutto il Centro don Bosco verso questa nuova opera: forse un semplice “ripristino”, per alcuni… ma anche (e soprattutto) la riaffermazione (pacifica) del simbolo per eccellenza dei Cristiani in una contingenza – quella della perdurante pandemia – che invita a concentrarsi su ciò che veramente è importante nella vita delle persone: l’amore, la dedizione, la generosità nell’aiuto fraterno, la speranza, anche attraverso la faticosa esperienza del sacrificio e del dono di sé.

La nuova croce veicola questi valori distintivi del credo cristiano e ci piace pensare che riesca a veicolare tali sentimenti pure a favore di coloro che, senza frequentare assiduamente i locali parrocchiali, transitano comunque numerosi da corso Acqui ove ha sede il Centro don Bosco. E di “salesiana impronta” in questa nuova opera si può certamente parlare. È lo stesso don Egidio che precisa come:

«la realizzazione è stata curata con grande competenza e disponibilità da Franco Cosentino, ex-allievo meccanico del Cnos-Fap di Alessandria, e dalla sua ditta Euromec di Fresonara. Ugualmente “salesiano” è stato anche l’intervento delle due piattaforme utilizzate per poter collocare la croce a cura della ditta alessandrina di Massimo Sciutto, un altro ex-allievo del Cnos-Fap».

La nuova croce è in ferro tubolare, di dimensioni di 4×1,5 metri, con finitura mediante zincatura a caldo e verniciatura a polvere in colore bianco (come la precedente), saldamente ancorata alla facciata con fissaggio mediante tasselli chimici. Non poteva essere scelto mese migliore per la collocazione del nuovo manufatto – un mese così ampiamente ricco di Santi Salesiani (Beata Laura Vicuna, 22 gennaio, San Francesco di Sales, 24 gennaio, San Giovanni Bosco, 31 gennaio) – e il riscontro da parte della comunità parrocchiale di San Giuseppe Artigiano non si è fatto attendere facendo pervenire diversi messaggi di contentezza direttamente a don Egidio. È il parroco stesso, interpellato a riguardo, a sottolineare che:

«quando la croce è caduta spezzata mi hanno segnalato grande dispiacere. Il giorno in cui la nuova croce è stata collocata ho ricevuto messaggi quali “Da casa mia sto vedendo l’opera di ricollocamento della croce: dentro ho avuto uno scatto gioioso!” oppure “Grazie, Don! Vedere nuovamente la croce sulla nostra Chiesa mi da serena fiducia!” o ancora, solo per citare qualche esempio, “La nostra Chiesa parrocchiale non sarà
una cattedrale ricca di arte, ma è la casa Dio e quindi di tutti. La croce esterna sulla chiesa richiama il messaggio del crocifisso subito all’ingresso: un segno dell’amore immenso di Gesù,
che accoglie tutti e non volta le spalle a nessuno”…».

Guido Astori