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Quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?

Si segnala la lettura qui di seguito dell’intervista a cura della giornalista M. Lomunno a don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti»:

Torino. «Dentro, come fuori, ai giovani bisogna testimoniare il vero amore»

“Oserei dire che c’è bisogno di una pastorale giovanile che abbia “l’odore dei detenuti”, dei ragazzi minorenni e giovani adulti in attesa di giudizio o in sconto pena. Un pubblico variegato, multiforme, complesso, ma sempre adolescenti. Occorre prendere il loro odore, che è lo stesso delle periferie esistenziali, delle comunità per minori e delle accoglienze dei minori stranieri non accompagnati». Risponde così, don Domenico Ricca, salesiano, da 37 anni cappellano del carcere minorile torinese «Ferrante Aporti», alla domanda «quale pastorale giovanile è possibile dietro le sbarre?». E aggiunge: «l’Ispettore generale dei cappellani richiama come il Sinodo possa essere l’inizio di un progetto di collaborazione tra la Pastorale giovanile e gli Istituti penali per minori. Una collaborazione che non si estingua con l’evento-Sinodo, ma che duri nel tempo perché i ragazzi cambiano, i nostri cancelli sovente per i più sono dei tornelli. Ma la comunità cristiana, la pastorale giovanile, non può essere un tornello di ingresso e di uscita veloce. Se vuole avere senso e significato deve garantire continuità, anche piccola, come quei ragazzi che animano da più anni al “Ferrante” la nostra Messa festiva, magari sottraendo qualcosa al loro oratorio. Non è un sottrarre, ma un aggiungere».

Don Ricca, richiamando l’immagine scelta per il Sinodo, il discepolo amato, sottolinea la necessità di trasmettere ai giovani reclusi la certezza che Gesù ama tutti indistintamente: «Per questo, ma non solo in cella, c’è bisogno di suore e di preti, che sanno amare, che non disdegnano l’odore della strada, della periferia».

La Voce e il Tempo racconta la festa di don Bosco

Si riporta , ringranziando “La Voce e il Tempo”,  e la giornalista Marina Lomunno autrice dello speciale pubblicato.

 

Con il gennaio salesiano, che culminerà 31 con la festa liturgica di don Bosco, a Valdocco si è entrati nel vivo delle celebrazioni del 150°anniversario della consacrazione della Basilica Maria Ausiliatrice. Il 9 giugno 1868 don Bosco concludeva i lavori della Basilica, inaugurandola e consacrandola ufficialmente. Tra qualche mese saranno trascorsi 150 anni da quel giorno e a Valdocco di qui a giugno sono in programma una serie di appuntamenti culturali, spirituali e formativi. «Le celebrazioni della festa di don Bosco che quest’anno sono impreziosite dal 150° della consacrazione della Basilica» spiega il Rettore, don Cristian Besso «non sono semplicemente una commemorazione storica ma le varie iniziative che proponiamo vogliono essere un’occasione per riscoprire la fede che ha spinto 150 anni fa a costruire un edificio monumentale come la Basilica che don Bosco ha voluto intitolare a Maria Ausiliatrice. In questo anno vogliamo riappropriarci del signicato profondo della nostra fede mariana che spinge, stimola e provoca a un nuovo impegno di carità che, sull’esempio dell’Ausiliatrice,si china sugli ultimi, sui poveri, sui chi ha bisogno».

Le celebrazioni del gennaio salesiano iniziano il 18 alla pre- senza del il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime che dà il via a Valdocco alla 36a edizione delle «Giornate di spiritualità della Famiglia Salesiana» in programma no a domenica 21. Sono attese 400 persone provenienti dalle opere salesiane dei 5 continenti chiamate a riettere sul tema della tradizionale strenna che ogni anno il Rettor Maggiore af da alla famiglia salesiana dal titolo: «Signore, dammi di quest’acqua’ (Gv 4,15): coltiviamo l’arte di ascoltare e di accompagnare». I partecipanti alle Giornate rietteranno sull’ascolto e l’accompagnamento dei giovani come atteggiamenti che gli educatori salesiani intendono approfondire e interpretare sempre meglio sull’esempio di don Bosco. Domenica 21 il Rettore Maggiore, a conclusione delle Giornate, presiede la Messa in basilica alle 9.30. Altro appuntamento signicativo, sabato 20 gennaio alle 21, sempre in Basilica, il concerto di canti mariani della corale «Basilica Maria Ausiliatrice» diretta da don Maurizio Palazzo dove, per l’occasione, viene presentato il restauro al grande organo ‘Tamburini’ composto da 3 mila canne, uno tra i più maestosi del nord Italia e noto nel panorama organistico europeo. Durante la serata suor Marisa Fasano e don Silvano Oni parleranno di don Bosco negli anni della costruzione della Basilica. Oltre alle numerose iniziative negli oratori salesiani torinesi (servizio pag 27), il 29 gennaio, ancora in Basilica, viene presentato il libro «I sogni di Don Bosco», curato da don Andrea Bozzolo, che raccoglie i contributi di venti studiosi, teologi e psicologi sul tema del sogno, centrale nella vita spirituale del santo dei giovani (recensione pag 13). In preparazione alla presentazione del volume, un appuntamento «curioso» presso il Bar della Basilica di Maria Ausiliatrice, mercoledì 24 gennaio, festa di san Francesco di Sales, patrono di salesiani: alle 8.15 don Bruno Ferrero, direttore del Bollettino Salesiano, intratterrà gli avventori che in quel momento stanno consumando caffè o cappuccino e croissant, con il racconto di uno dei sogni di don Bosco.

Marina LOMUNNO

Il Cnos-Fap compie 40 anni!

Il rapporto tra formazione professionale e salesiani è saldo ormai da oltre 170 anni, quando Giovanni Bosco, nei cortili di Valdocco, applicava il suo sistema preventivo a ritmo di “cortile, scuola, chiesa e mestiere”.
Questa preziosa eredità viene raccolta dall’intera Congregazione e porta, il 30 giugno 1978, alla fondazione ufficiale dell’ente regionale Cnos-Fap – Centro nazionale opere salesiane – Formazione aggiornamento professionale. Un percorso di quarant’anni ad oggi instancabile con 15 centri solo sul territorio piemontese, il Cnos-Fap si conferma un punto di riferimento per le imprese che cercano personale qualificato e teso all’innovazione.

L’anno formativo appena iniziato si configura, pertanto, come un anno speciale, di celebrazione di questi 40 anni: la testimonianza che “l’intelligenza nelle mani” nell’era digitale è ancora la sfida vincente dei figli di don Bosco.

Si segnala, qui di seguito, l’articolo della giornalista Marina LOMUNNO, che ha puntualmente fotografato il Cnos-Fap e i suoi 40 anni, tra le pagine dell’edizione domenicale de La Voce e Il Tempo, il settimanale della diocesi di Torino:

Formazione professionale è ancora «cosa di cuore»

Da Valdocco a Rebaudengo, dall’Agnelli al Colle don Bosco e a Bra. E poi nelle altre diocesi del Piemonte per un totale di 15 Centri dove, oltre all’obbligo formativo, si erogano corsi post diploma e di riqualificazione per adulti con un’attenzione particolare alle nuove tecnologie e ai cambiamenti del mondo del lavoro: «l’intelligenza nelle mani» nell’era dei robot è ancora la sfida vincente dei figli di don Bosco

Un anno speciale quello che si apprestano a vivere i 15 centri di formazione professionale salesiana del Piemonte. Al termine dell’anno formativo in corso, l’associazione Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – Formazione aggiornamento professionale) della nostra Regione compirà i 40 anni di fondazione, avvenuta il 30 giugno 1978. In realtà la formazione professionale «inventata» nei cortili di Valdocco, dove oggi c’è la sede dell’ente regionale, è nata 170 anni fa con il sistema preventivo di don Bosco: «cortile, scuola, chiesa e mestiere», pilastri del carisma del santo dei giovani sono ancora più che mai attuali nell’educazione di «buoni cristiani ed onesti cittadini» soprattutto per quanto concerne la formazione al lavoro in un periodo storico che ha molte somiglianze con la rivoluzione
industriale in atto ai tempi dei santi sociali. «Oggi» spiega Lucio Reghellin ingegnere, direttore generale Cnos-Fap Piemonte «cerchiamo di proseguire sul solco del nostro fondatore, grande precursore di cambiamenti sociali, cercando di tenere le antenne alzate sulle nuove esigenze del mondo del lavoro nell’era dell’industria 4.0 che, come è stato sottolineato al recente G7 avrà sempre più bisogno di formazione professionale. Del resto l’apertura alle esigenze delle imprese è il cuore della nostra formazione. Per questo diamo grande importanza anche all’aggiornamento dei formatori con stage all’estero e visite costanti alle imprese». C’è poi l’aspetto educativo che continua ad essere al centro del percorso offerto dal Cnos-Fap, sia che si tratti di una corso di grafi ca, meccanica, elettricista, informatica o ristorazione. La formazione salesiana – che ha punte di eccellenza non solo in Italia (i centri del Piemonte hanno un successo formativo dell’85%: chi si qualifica per il 65% trova lavoro e per il 20% prosegue gli studi) continua ad essere ricercata in tutti i 5 continenti in cui sono presenti i figli di don Bosco proprio perché al tornio o al controllo di un robot si impara a superare i propri limiti anche se alle spalle si ha una bocciatura o, se si è adulti, si è reduci da un licenziamento. «In Piemonte il primo nucleo della nostra associazione – prosegue Reghellin – era composto da nove Cfp (Centri di formazione professionale) con attività formativa per i giovani dopo la scuola media principalmente nei tre settori professionali: meccanica industriale, elettro/elettronica e grafica. Oggi con 15 sedi abbiamo diversificato la nostra proposta formativa ampliando i settori professionali anche in ambito artigianale e dei servizi: si va dalla carrozzeria alla termoidraulica, dai servizi alla persona agli operatori di cucina-sala bar. Negli anni abbiamo aperto la nostra offerta formativa, oltre che ai ragazzi in obbligo di istruzione (3600 nei 15 Cfp del Piemonte – il 15% stranieri) anche con l’attivazione di corsi di qualifica per adulti disoccupati, di aggiornamento per i lavoratori, di accompagnamento per le fasce più deboli». Di qui l’apertura nei Cfp Cnos degli sportelli lavoro che, oltre all’attività di collegamento con le imprese, offrono consulenze alle famiglie meno attrezzate culturalmente per l’orientamento e l’ascolto dei propri figli. «’L’educazione è cosa di cuore’ era convinto don Bosco» aggiunge Marco Gallo, direttore del Cfp di Valdocco «e questo è ancora lo stile con cui cerchiamo di insegnare un mestiere sia ai nativi digitali che agli adulti che si devono riqualificare per rientrare nel mondo del lavoro. Flessibilità, apertura al cambiamento, non fermarsi a ciò che si è appreso ma assimilare una mentalità che richiede aggiornamento continuo 170 anni fa come oggi è l’unico modo con cui cerchiamo di non essere colti impreparati dalla sfida della rivoluzione industriale 4.0. Attrezzature e macchinari all’avanguardia, collegamento continuo con le imprese e le istituzioni, dialogo con il territorio sono gli altri ingredienti fondamentali che fanno dei nostri allievi appetibili sul mercato del lavoro. Ma il nostro valore aggiunto è che nelle nostre aule, accanto all’innovazione, si viene accompagnati a prendere in mano la propria vita nel rispetto delle regole, della convivenza civile e del rispetto reciproco».

Intervista: 

Come per don Bosco la sfida è possibile

Don Pietro Mellano, salesiano, fossanese classe 1971, è da settembre il nuovo direttore nazionale del Cnos-fap. Già economo della Ispettoria salesiana del Piemonte e direttore generale dell’editrice salesiana Elledici (Italia Circoscrizione Piemonte) don Pietro ha iniziato il suo nuovo incarico con la concretezza tipica del suo fondatore che cercava di cogliere nel cambiamento spunti positivi a vantaggio dei giovani più in difficoltà.

Al G7 appena concluso a Torino si è parlato molto del ruolo centrale della formazione professionale come vi state attrezzando per la sfida dell’industria 4.0? Il nostro programma pastorale per l’anno formativo appena iniziato ha come slogan «#nessunoescluso». Con l ’ h a s h t a g vogliamo indicare che le nostre scuole professionali vogliono continuare ad accettare la sfida dell’innovazione ma con lo stile di don Bosco che cercava vie di riscatto per tutti, soprattutto per i giovani in difficoltà perché nessuno fosse escluso. La nostra formazione è inclusiva ha come obiettivo di dare a tutti un’opportunità di inserirsi nel mondo del lavoro imparando un mestiere anche se non nascondiamo le difficoltà di questo momento storico in cui, come è stato sottolineato al G7, l’industria 4.0 sta rivoluzionando il mondo del lavoro».

Come vi state attrezzando? Don Bosco nel 1852 Torino inventò il primo contratto di apprendistato per uno dei suoi giovani facendosi da garante presso il datore di lavoro. Oggi a distanza di 165 anni i dati ci dicono che i contratti di apprendistato introdotti dal Job act con il sistema duale di formazione professionale alternata tra scuola e lavoro sta funzionando tanto che questo tipo di contratti sono passati nel 2017 da 1400 a 14 mila. Gli sportelli lavoro attivi nei nostri centri di formazione professionale e in rete su tutto il territorio nazionale, dove si raccolgono le richieste da parte delle aziende di figure professionali cercando di favorire la domanda con l’offerta, spesso registrano difficoltà a trovare personale qualificato. Questo significa che la formazione professionale che si sta adeguando ai cambiamenti dell’automazione ha anche bisogno di un cambiamento culturale delle famiglie italiane: occorre accettare che i propri figli si spostino laddove c’è richiesta di lavoro che sarà sempre meno sotto casa e nella città di origine.

 

2.002 Richiedenti asilo accolti in Piemonte

E’ stato presentato a Torino “Il Diritto d’asilo – Minori rifugiati vulnerabili e senza voce”,  il primo rapporto nazionale con un interessante focus sui minori non accompagnati realizzato dalla Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale collegato alla CEI.

La fotografia che ne viene fuori rispetto all’area Piemonte-Valle d’Aosta è la seguente: 167 strutture ricettive e 2.002  profughi accolti. La città metropolitana di Torino ospita  758 persone, di cui 207 in parrocchie, 28 in famiglie e 476 in 20 Centri ecclesiali. Seguono Novara e Biella rispettivamente con 556 e 223 accoglienze.

Nelle case di don Bosco dell’ispettoria di Piemonte e Valle d’Aosta trenta ragazzi hanno incontrato ospitalità e non solo. Infatti ad accoglierli anche una seria progettualità di avvio verso un percorso educativo e formativo finalizzato all’autonomia di ciascun giovane.

Si segnala l’interessante servizio pubblicato da La Voce E Il Tempo di Marina Lomunno, Federica Bello e Federico Biggio.

 

 

Intervista a don Domenico Ricca: Ci sono ragazzi che uccidono i genitori

Nel numero di Domenica 22 gennaio, il settimanale della Diocesi di Torino, La Voce e il Tempo, pubblica una lunga intervista a don Domenico Ricca, cappellano del carcere minore Ferrante Aporti di Torino, relativa ai recenti fatti che hanno visto degli adolescenti protagonisti di un efferato delitto famigliare.

Intervista a don Pier Jabloyan – La Voce e il Tempo

“La Voce e il Tempo”, settimanale della Diocesi di Torino, presenta nel numero del 27 novembre 2016 una lunga intervista a don Pier Jabloyan, salesiano, in visita all’istituto Agnelli di Torino il 21 novembre scorso per raccontare i dolori e le speranze della sua terra, il senso dell’opera di don Bosco sotto le bombe.

Leggi l’articolo completo di Federica BELLO

 

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L’immagine dell’articolo

Due interviste al Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice

Don Cristian Besso, nuovo Rettore della Basilica di Maria Ausiliatrice, è stato protagonista in questi giorni di due interviste: una andata in onda sulle frequenze di Primaradio, l’altra, a firma della penna di Marina Lomunno, sulle pagine de La Voce e il Tempo.

Riportiamo i link delle due testimonianze.