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Salesiani Vercelli: Festeggiamenti per Don Bosco 2020 con una importante testimonianza

Venerdì 17 gennaio, si è svolto il primo incontro del programma dei festeggiamenti della Famiglia Salesiana di Vercelli per Don Bosco 2020, durante la quale, don Vincenzo Marrone, iniziatore della presenza salesiana in Nigeria, e don Pier Jabloyan, direttore dell’opera salesiana di Aleppo, hanno testimoniato la loro missione, esortando i numerosi giovani testimoni presenti all’incontro, ad essere significativi nei propri ambienti di vita.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna sul sito dei Salesiani di Vercelli.

DON BOSCO IN THE WORLD: primo degli appuntamenti in vista della festa cittadina in onore di don Bosco. Ospiti significativi: don Vincenzo Marrone, iniziatore della presenza salesiana in Nigeria, e don Pier Jabloyan, siriano, direttore dell’opera salesiana di Aleppo.

La serata è aperta dalle immagini di Abuja, Akure, Ibadan, Iju, Ondo che trasportano mente e fantasia nel cuore dell’Africa. Don Vincenzo puntualizza che, in quanto battezzati, siamo tutti inviati, come si è sentito inviato lui quando, nel 1982, è partito per la Nigeria con l’intenzione di portare don Bosco in quella terra. Esorta i numerosi giovani presenti ad essere significativi nei loro ambienti di vita. Esortazione ripresa da don Theophilus Ehioghilen, salesiano, uno dei primi bambini battezzati da don Vincenzo.

Don Pier esordisce presentando la situazione geopolitica della Siria e precisando che ogni analisi di quanto vi succede ha bisogno di essere fatta a tre livelli: economico, politico e religioso. Racconta l’attività dell’oratorio di Aleppo e dei suoi animatori: essenzialmente catechetica e di formazione religiosa, pur non mancando le consuete proposte sportive, ricreative ed espressive, tipiche di ogni oratorio salesiano. Non tralascia di descrivere i pericoli costanti e la mancanza dei beni essenziali per una vita dignitosa. Sollecitato dalle domande dei presenti, porta la sua testimonianza di fede e di speranza, pur non dimenticando che la guerra si è portata via anche diversi animatori dell’oratorio di Aleppo.

Conferenza Stampa CG – I Salesiani nel mondo alle soglie del 28° Capitolo Generale

La mattina di giovedì 23 gennaio, presso la Sede Centrale Salesiana di Roma, si terrà la Conferenza Stampa in preparazione al 28° Capitolo Generale a cura dei Salesiani di Don Bosco, i quali illustreranno le diverse realtà in cui operano in tutto il mondo e gli obiettivi del Capitolo Generale della Congregazione.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma) – In vista del 28° Capitolo Generale (CG28) della Congregazione, i Salesiani di Don Bosco convocano una Conferenza Stampa per illustrare le diverse realtà in cui operano in tutto il mondo e quali sono i punti di forza e le sfide, le nuove opportunità e i rischi per la Congregazione nell’odierno contesto sociale ed ecclesiale. L’appuntamento avrà luogo al mattino di giovedì 23 gennaio (ore 11:00), presso la Sede Centrale Salesiana, nell’opera “Sacro Cuore” di Roma.

Don Ángel Fernández Artime, SDB, Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, parlerà a tutto tondo su cosa fanno i missionari salesiani nelle varie parti del mondo e nei diversi contesti religiosi, sociali e culturali.

Ad affiancarlo ci sarà anche il cardinale salesiano Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (Marocco), che potrà offrire il suo sguardo e la sue conoscenze specifiche sull’operato dei figli di Don Bosco nel contesto musulmano, oltre che in America Latina, dove ha servito come missionario, e in Spagna, Paese di cui è originario.

Nell’occasione verranno illustrati anche gli obiettivi e le aspettative del 28° Capitolo Generale della Congregazione, in programma a Torino dal 16 febbraio al 4 aprile 2020, sul tema: “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Per questo sarà presente anche don Stefano Vanoli, nominato Regolatore del CG28.

A moderare la Conferenza Stampa sarà don Giuseppe Costa, salesiano, giornalista, già Direttore della Libreria Editrice Vaticana (LEV).

Coloro che volessero ricevere ulteriori informazioni o accreditarsi possono ancora farlo scrivendo a: ans@infoans.org

L’Esperienza AM di Michele Dettoni al concorso fotografico “Finestre di Speranza”

Michele Dettoni, un ragazzo proveniente dall’Oratorio Salesiano Agnelli di Torino, ha partecipato al concorso fotografico “Finestre di Speranza” promosso dall’Arcidiocesi di Torino – Ufficio Missionario diocesano, con il quale ha voluto raccontare l’esperienza vissuta in Romania  con l’Animazione Missionaria ICP attraverso ad alcuni scatti.

Si riporta di seguito la presentazione di Michele Dettoni con le immagini utilizzate per il concorso.

“Non sarà la tua presenza a fare qualcosa di importante alla missione, ma sarà la missione a fare qualcosa di importante a te”.
Queste sono le parole pronunciate da don Riccardo la prima sera dell’esperienza estiva di missione in Romania. Una missione che è stata sempre un incontro, un incontro con l’altro, un incontro con una cultura differente, un incontro con il Signore.

Sono Michele Dettoni, 34 anni, proveniente dall’Oratorio Salesiano Agnelli di Torino. Tramite i salesiani di don Bosco ho frequentato il “corso partenti” tra ottobre 2018 e giugno 2019. Il tutto finalizzato a svolgere una esperienza missionaria nell’estate. Mi ero spesso avvicinato a questa proposta ma non avevo mai oltrepassato il sottile diaframma che divide il parlarne e il sostenerne la progettazione per altri e il viverla in prima persona.

Sono un educatore dalla lunga esperienza presso i salesiani dell’Agnelli di Torino, lavoro qui ormai da 12 anni. Sono laureato in psicologia e qui ho percorso tutta la gamma dei servizi, compresi quelli nella scuola come insegnante di sostegno. Sono cresciuto in oratorio con i racconti della missione di don Serafino Chiesa in Bolivia, salesiano incaricato dell’oratorio quando lo frequentavano i miei genitori.

Nel 2018 sono andato in pellegrinaggio in Terra Santa insieme al Movimento Giovanile Salesiano e proprio lì, durante una visita all’oratorio salesiano di Nazareth, è successo qualcosa. A gennaio 2019 mi hanno comunicato la destinazione: Romania, Ciresoaia. Una missione che ormai da 10 anni viene visitata da un gruppo di giovani dell’Ispettoria Salesiana del Piemonte, Valle D’Aosta e Lituania. Insieme ad altri 6 giovani e don Riccardo Grassi, siamo andati a svolgere 3 settimane di servizio presso la parrocchia di Nicoresti e di Ciresoaia. Tre settimane di “estate ragazzi”. Ho scelto queste 3 foto perché rappresentano ciò che ha catturato subito la mia attenzione. Gli sguardi di questi bambini. Sguardi di speranza.

FOTO IN CONCORSO

India: il salesiano, Padre George, lancia una tempesta di preghiere in Paradiso per la pace in Yemen

Con preoccupazione seguo la sorte drammatica delle popolazioni dello Yemen, già stremate da anni di conflitto…”. Le parole del Papa dopo la recita dell’Angelus di domenica scorsa hanno focalizzato l’attenzione su un Paese stremato da oltre tre anni di guerra civile, che ha causato circa 15.000 vittime e che ha costretto alla fuga più di tre milioni di persone: praticamente oggi uno yemenita su 8 vive lontano dalla propria casa. Nel Paese hanno servito come missionari per diversi anni anche i Salesiani dell’Ispettoria indiana di Bangalore, che oggi rilanciano l’invito del Papa alla preghiera in favore della popolazione yemenita.

È don George Muttathuparambil, attuale Ispettore di Bangalore, a manifestare tutta la gravità della situazione e l’urgenza della preghiera. “Questa guerra è ingiusta. Le persone soffrono in modo atroce” racconta il Salesiano.

“Ho visto l’orrore della guerra in Yemen. Dobbiamo pregare per la pace”, prosegue, rilanciando così l’appello di Papa Francesco e di mons. Paul Hinder, il Vicario apostolico dell’Arabia meridionale – che si estende su Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen – che aveva a sua volta rinnovato, nella giornata di lunedì 18 giugno, l’appello del Pontefice.

Il Paese mediorientale don Muttathuparambil lo conosce bene: vi è stato dal 2010 al 2016, dapprima a Hodeidah e poi a Taiz. Era lì quando, il 4 marzo del 2016, presso Aden, un gruppo islamista rapì dalla casa per anziani delle Missionarie della Carità il suo confratello don Tom Uzhunnalil, massacrando anche quattro religiose e altre 12 persone. Viste le pericolose condizioni nel Paese, il 30 marzo 2016 il sacerdote è stato costretto a lasciare la missione per fare ritorno in India, ma attende di tornare al servizio della popolazione yemenita.

La vicinanza spirituale alla popolazione dello Yemen i Salesiani di Bangalore la esprimeranno, in particolare, nella giornata di sabato prossimo: “Il 23 giugno – spiega don Muttathuparambil – offriremo una Messa e un’adorazione eucaristica in solidarietà [con la popolazione]. Insieme alla mia comunità, tempesterò il Paradiso [di preghiere] per la pace in Yemen. Preghiamo Dio affinché egli intervenga e porti giustizia e pace”.

Conclude, infine il religioso: “La situazione è molto grave, le persone hanno bisogno di cibo, acqua, medicine. Tutto è stato distrutto. Ci uniamo a mons. Hinder nella preghiera. Egli è molto preoccupato per la regione e per i cristiani che vivono nelle quattro parrocchie” – Sana’a, Taiz, Hodeidah e Aden.

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Si riporta, qui di seguito, la notizia di Asianews.it a cura di Nirmala Carvalho, che riporta la testimonianza di Padre George Muttathuparambil, superiore provinciale dei salesiani a Bangalore, in Karnataka, il quale ha svolto in Yemen la sua missione fin dal 2010.

Salesiano indiano:
“Ho visto l’orrore in Yemen. Preghiamo per la pace”

P. George Muttathuparambil è il superiore provinciale dei salesiani a Bangalore, in Karnataka. Nel 2016 era in Yemen quando un gruppo islamista ha rapito p. Tom Uzhunnalil e massacrato quattro suore di Madre Teresa. “Questa guerra è ingiusta. Le persone soffrono in modo atroce”.

Mumbai (AsiaNews) – Ho visto l’orrore della guerra in Yemen. Dobbiamo pregare per la pace. Lo dice ad AsiaNews p. George Muttathuparambil, salesiano indiano e superiore provinciale di Bangalore, in Karnataka. Accogliendo l’appello di papa Francesco, che all’Angelus del 17 giugno ha invocato la pace in Yemen, e a mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia meridionale (Emirati Arabi Uniti, Oman e Yemen), che ieri ha fatto altrettanto, il sacerdote sostiene: “La sofferenza delle persone è inimmaginabile. Il 23 giugno offriremo una messa e un’adorazione eucaristica in solidarietà [con la popolazione]. Insieme alla mia comunità, tempesterò il Paradiso [di preghiere] per la pace in Yemen”.

P. Muttathuparambil conosce bene lo Yemen, dove ha svolto la sua missione fin dal 2010. Nel Paese arabo le Missionarie della Carità gestivano quattro parrocchie a Sana’a, Taiz, Hoddai e Aden. Egli si trovava nella chiesa di Taiz quando il 4 marzo 2016, nel mezzo dell’escalation della guerra, un gruppo islamista rapiva p. Tom Uzhunnalil, suo confratello [poi liberato nel settembre 2017, ndr], e massacrava quattro suore di Madre Teresa nella casa per anziani di Aden. Di quel tragico giorno ricorda: “Sister Sally [unica sopravvissuta al massacro, ndr] mi ha telefonato. Piangeva, e intanto diceva che i corpi di quattro missionarie giacevano in terra nel recinto nella casa, mentre p. Tom era disperso. A quel punto ho chiamato subito mons. Hinder, la casa generalizia delle missionarie a Calcutta e la casa provinciale dei salesiani a Bangalore e li ho informati di quanto accaduto. In seguito qualcuno mi ha riferito che p. Tom era stato portato via”.

Viste le pericolose condizioni nel Paese, il 30 marzo 2016 il sacerdote ha lasciato la missione per fare ritorno in India e qui ancora attende di tornare al servizio della popolazione yemenita. “Persone innocenti soffrono in modo atroce – sostiene –. Questa è una guerra ingiusta, preghiamo Dio affinché egli intervenga e porti giustizia e pace. La situazione è molto grave, le persone hanno bisogno di cibo, acqua, medicine. Tutto è stato distrutto”.

Secondo le ultime stime, il conflitto ha provocato oltre 10mila vittime e a rischio vi è la vita di almeno 250mila persone. P. Muttathuparambil conclude: “Ci uniamo a mons. Hinder nella preghiera. Egli è molto preoccupato per la regione e per i cristiani che vivono nelle quattro parrocchie”.

(Articolo tratto da AsiaNews.it)

La formazione professionale salesiana nel mondo è uno spot su La7

Nell’ambito delle cosiddette “Settimane Sociali” che si terranno, dal 17 al 30 giugno, l’emittente nazionale La7 trasmetterà uno spot televisivo circa l’attività di formazione professionale che i salesiani realizzano in tutto il mondo: il cuore della comunicazione di Missioni Don Bosco. Lo spot offre una carrellata di riprese effettuate in tutto il mondo e conservate nella fototeca e nella videoteca di Missioni Don Bosco.

L’attività educativa dei Figli di Don Bosco comprende fin dalle origini una particolare attenzione all’insegnamento di competenze tecniche, rivolta soprattutto ai ragazzi in difficoltà nei loro percorsi scolastici o decisamente esclusi da questi. Nei Paesi di missione, le scuole di formazione professionale costituiscono una delle migliori opportunità per guadagnare capacità spendibili nei processi di sviluppo agricolo, artigianale e industriale.

L’inserimento nelle scuole, spesso integrato con servizi di ospitalità per chi abita lontano o presenta difficoltà economiche, permette agli allievi di perseguire i loro obiettivi esistenziali, di gettare le basi per il loro futuro lavorativo.

L’azione educativa, che completa i percorsi scolastici, costituisce nei Paesi più poveri una potente azione di contrasto ai pericoli di diversa natura in cui possono incorrere i giovani. Trovandosi spesso in situazioni estreme, i salesiani intervengono anche per la cura e per la prevenzione contro il consumo di droghe e l’inserimento nelle reti di distribuzione di queste, contro le organizzazioni di ingaggio nella prostituzione e in bande armate, contro la messa in schiavitù e l’espianto di organi.

Missioni Don Bosco sostiene numerosi progetti di gestione di queste scuole, affidate a operatori che mirano – beninteso – a raggiungere condizioni di autosostentamento anche in Africa, Asia, Sud America. Non mancano tuttavia emergenze derivanti dai fenomeni naturali (eruzioni vulcaniche, alluvioni, siccità), dai conflitti armati, dallo sfruttamento dissennato dei territori, da politiche sbagliate dei governi: anche in questi casi l’aiuto finanziario e l’invio di beni fanno parte del sostegno che Missioni Don Bosco eroga grazie ai suoi sostenitori.

Destinazione ONU: sei studenti volano negli Emirati Arabi

Sei studenti volano negli Emirati Arabi per un forum di formazione sulle Nazioni Unite
L’iniziativa è promossa dall’Associazione Diplomatici .

La simulazione delle Nazioni Unite. Da quasi vent’anni l’Associazione Diplomatici, una ONG che si dedica a formare gli studenti sui temi dell’attualità e delle carriere internazionali, organizza forum studenteschi, tra New York, Roma, Dubai, Abu Dhabi, Barcellona e Bruxelles. Sono stati coinvolti, negli anni, studenti di oltre 90 paesi.

Da Borgomanero al mondo. Il collegio Don Bosco è attento alla possibile proiezione internazionale delle carriere dei propri studenti in uscita, al termine del percorso di studi liceale. Per questo è da sempre sensibile alle proposte di formazione internazionale. Già l’anno passato alcuni studenti del Don Bosco erano volati a New York per simulare il meccanismo di funzionamento degli organi delle Nazioni Unite. Agli allievi era stato assegnato il compito di rappresentare una nazione (a prescindere dallo stato di provenienza) nell’ambito di una sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu, del Consiglio di Sicurezza o del Consiglio Economico-Sociale. Ogni rappresentante doveva informarsi adeguatamente per essere pronto a svolgere il proprio compito e comprendeva quali sono i meccanismi che regolano queste fondamentali istituzioni internazionali. I delegati avevano lavorato nelle varie commissioni sui temi in agenda fino alla votazione delle risoluzioni in Assemblea Generale.

Sei studenti in partenza per Dubai. Quest’anno il Change the World model United Nations, denominazione ufficiale del meeting internazionale, si svolgerà negli Emirati Arabi tra l’8 e il 15 novembre e sei studenti del Don Bosco vi prenderanno parte. Si tratta di Giorgia Cimberio, Sergio Tosi, Matteo Zanotti, Martina Villa, Federica Bresolin e Alice Mongiardini. L’argomento su cui si focalizzerà l’attenzione dei delegati, quest’anno, sarà: «Extremism and non-state actors in the Middle East» (estremismo e attori non statali in Medio Oriente). Ai giovani sarà chiesto di formulare possibili soluzioni che tengano conto del quadro geopolitico della travagliata regione, in un’ottica di cooperazione multilaterale tra i diversi soggetti in campo. Un tema di confronto politico-strategico quanto mai attuale. L’anno passato i partecipanti all’esperienza ne erano tornati entusiasti e si spera che anche quest’anno possa rivelarsi un’esperienza altamente formativa.

“Laici, Salesiani, in un mondo che cambia”

“Laici, Salesiani, in un mondo che cambia”
Sabato 18 Novembre 2017
Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice

La Famiglia Salesiana del Piemonte e della Valle d’Aosta organizza, Sabato 18 Novembre 2017, un incontro di studio, riflessione e condivisione dal titolo “Laici, Salesiani, in un mondo che cambia” presso l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Piazza Maria Ausiliatrice, 35 a Torino.

Un’iniziativa rivolta ai membri della Famiglia Salesiana con la finalità di incontrarsi durante questo anno pastorale appena iniziato e riflettere intorno ad alcune domande ritenute urgenti in questo preciso momento storico: Cosa significa essere laici ? Chi è il laico salesiano? Quali le sue caratteristiche particolari in questo mondo che cambia? In un mondo laddove le radici si stanno via via disperdendo? 

In tale occasione, l’innesco del confronto avverrà grazie all’intervento di don Stefano Mazzer, docente presso la Facoltà Teologica Internazionale di Torino.

Il programma osserverà i seguenti orari:

ore 14.30 – Accoglienza
ore 14.50 – Preghiera
ore 15.15 – Relazione a cura di don Stefano Mazzer
ore 16.30 – Confronto in gruppi
ore 17.30 – conclusione e Saluti

INFO & ISCRIZIONI entro il 13 Novembre 2017 a: segretaria@fma-ipi.it  oppure aenrico.lupano@31gennaio.net

On. Patricia A. Hajdu, Ministro del lavoro canadese alla scoperta di Spazio Fratto Tempo

Venerdì 29 Settembre, il Ministro del lavoro canadese, On. A. Patricia Hajdu, ha fatto visita alla Casa Madre Salesiana di Valdocco, in occasione del G7.  Motivo dell’incontro è stata la curiosità ingenerata dalla scoperta del progetto “Spazio Fratto Tempo”, frutto dello scouting continuo svolto dal team di lavoro governativo. Il Progetto in collaborazione con la Pastorale Giovanile (ufficio progetti), finanziato dalla Compagnia di San Paolo, e realizzato da Associazione CNOS/FAP Regione Piemonte in partenariato con CIOFS/FP Piemonte ed ENAIP Piemonte (enti di formazione professionale), AGS per il territorio, (Associazione giovanile ed educativa), S.E.C. srl (Scuola di Economia civile), IUSTO (Istituto Universitario Salesiano Torino), A.I.P.E.C. (Associazione imprenditoriale) e ON OFF (impresa di service per eventi) desidera favorire gli inserimenti lavorativi soprattutto delle fasce giovanili più deboli, coniugando l’idea che la leva necessaria su cui agire sia il binomio educazione-lavoro da attuare nei diversi luoghi di apprendimento (a scuola o nel cfp così come in azienda).

Il ministro è stato accompagnato da un numeroso e qualificato staff, composto da: Mr. Matt Mitschke, Chief of Staff, Minister’s Office; Mr. Matt Pascuzzo, Press Secretary, Minister’s Office; Mr. Paul Thompson, Senior Assistant Deputy Minister, Skills and Employment Branch, Employment and Social Development Canada(ESDC); Ms. Berthe Bourque, Director, International Relations, Strategy and Intergovernmental Relations, Strategic and Service Policy Branch, (ESDC); Ms. Sara Jiwani, Senior Policy Analyst, International Relations, Strategy and Intergovernmental Relations, Strategic and Service Policy Branch,(ESDC); Louis Saint Arnaud, Counsellor, Embassy of Canada e Paul Gibbard, Minister Counsellor, Embassy of Canada.

Il tragitto iniziale per le aule della formazione professionale del CNOS FAP e per gli ambienti dedicati ha permesso di introdurre nel miglior modo possibile al tema del Progetto Spazio Fratto Tempo e di come i salesiani, storicamente, lavorino su questa importante problematica.

Durante l’incontro il Ministro ha avuto modo di raccontare come nel suo paese l’inserimento lavorativo preveda politiche simili e comuni a quelle tratteggiate da Spazio Fratto Tempo, evidenziando l’importanza del realizzare un continuum nel percorso che un giovane compie nel passaggio dal tempo della formazione a quello del lavoro, capace di comprendere ed accompagnare sia la fase precedente l’inserimento, e sopratutto quella successiva. Elemento discriminante dell’intero iter è la stretta collaborazione e dialogo tra formatore tutor, educatore e tutor aziendale.
L’intero processo è quindi finalizzato non soltanto al supporto del giovane lavoratore ma viene accompagnato ad una più intensa attività di collaborazione con le aziende che sono coinvolte in un vero e proprio percorso di crescita della responsabilità formativa.

Il Ministro ha sottolineato ripetutamente il pieno accordo sulle dinamiche che il progetto desidera attivare, in continuità con l’azione educativa storicamente svolta da don Bosco, rimanendo infine particolarmente colpita dalla modernità di un Santo promotore del primo contratto di apprendizzaggio in Italia.

La conclusione del proficuo dibattito si è concentrato sulla necessità condivisa, in Italia come in Canada, di attivare nei ragazzi quelle abilità sociali, genericamente denominate soft skills, quale requisito essenziale al pari delle competenze tecniche specifiche, per porre le basi di un inserimento lavorativo che possa andare a buon fine.

Al termine dell’incontro l’Ispettore don Enrico Stasi ha dichiarato:

“Siamo molto contenti che un nostro progetto abbia suscitato un interesse inaspettato come quello del governo canadese. Ringrazio Patricia A. Hajdu ed il suo staff per la visita qui a Valdocco ed il tempo che ci hanno dedicato. Abbiamo condiviso l’idea che iniziative come Spazio Fratto Tempo siano nelle giusta direzione per valorizzare i talenti dei nostri giovani e di accompagnarli ad usarli nel miglior modo possibile, nel lavoro e nella vita”.

 

Il progetto Spazio Fratto Tempo prosegue con una nuova sezione formativa rivolta a educatori, promotori di formazione professionale e tutor aziendali. Gli incontri si terranno il 17 Ottobre e dal 9 al 21 Novembre.

 

L’attività dei Santi Sociali torinesi come stimolo per il G7

Si segnala l’articolo di Alberto Carpinetti sulle sfide affrontate e i valori propagati da laici e religiosi illuminati del XIX e XX secolo. Possono rappresentare l’agenda del vertice internazionale in corso.

Immigrazione. Disoccupazione. Violenza. Nuove povertà. Evoluzione tecnologica. Questi temi potrebbero essere l’agenda del G7 che si sta svolgendo in questi giorni a Torino. Erano però anche le problematiche quotidiane di una metropoli del XIX e XX secolo, le sfide che una decina di laici e religiosi illuminati di quegli anni ha voluto indirizzare nell’allora capitale del Regno.

Sono coloro che la storia ha definito i Santi Sociali per il loro impegno nella città a fianco degli ultimi: Cottolengo, Cafasso, Murialdo, Don Bosco, Allamano, Frassati, Valfrè, Faà di Bruno, Marello. I loro nomi sono tutti ricordati dalla toponomastica cittadina (tranne uno, Morello) e dalle opere che hanno fondato e che ancora oggi sono attive nel portare avanti le parole del Signore sull’educazione, l’accoglienza, la formazione professionale, l’assistenza ai malati. Opere e parole ancora oggi attualissime che l‘Ucid, l’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, ha avuto l’idea di portare dentro al G7 insieme agli auspici del vescovo di Torino, Cesare Nosiglia.

  «Buoni cristiani e Onesti Cittadini»,

diceva ai suoi seguaci San Giovanni Bosco, fondatore dell’ordine dei Salesiani, oggi in 15mila di cui 2/3 sacerdoti impegnati in oltre 1800 strutture nel mondo. L’8 febbraio 1852 don Bosco siglava tra alcuni ragazzi del suo oratorio ed una impresa torinese il primo contratto di apprendistato che le relazioni industriali ricordino. Sei punti sottoscritti oltre che dalle parti, da lui stesso come garante delle persone che aveva formato e dai loro genitori, che sono ancora oggi di piena attualità: il rispetto delle regole, il senso del dovere e della gratitudine, la conoscenza della materia, la dignità del lavoro, il dialogo ed il confronto, la riconoscenza verso chi farà lo stesso percorso in futuro.

«A bisogni nuovi opere nuove»,

erano invece le parole con cui raccoglieva le elemosine San Leonardo Murialdo. Elemosine che lui, figlio di un agente di cambio, investiva nell’insegnamento di nuovi mestieri ai ragazzi di strada che sarebbero poi diventati i suoi “artigianelli”. Egli riteneva che – allora come oggi – l’economia aveva un futuro solo se al centro c’era la persona umana ed il suo saper fare in relazione con gli altri. Il bene comune era l’obiettivo che doveva prevaricare il bene particolare di pochi, attraverso la speranza cristiana nella provvidenza. Un primo modello di rischio d’impresa che Murialdo giustificava spiegando che il primo a rischiare è stato Dio con l’uomo. Ed oggi “SocialFare”, il centro per l’Innovazione sociale dei Giuseppini, è uno dei principali acceleratori di start up in Italia, del Piemonte e non solo. Attualmente la congregazione conta 109 case e 609 religiosi, 440 dei quali sacerdoti.

Il motto di San Giuseppe Benedetto Cottolengo era «Dai il meglio nel peggio»: egli abbandonò le posizioni di vertice del clero torinese per aiutare gli ultimi, i più sfortunati, i migranti di allora che a quel tempo provenivano da Biella, dalla Lombardia, delle campagne del Veneto e vivevano in ghetti che il resto della popolazione chiamava «siberie». Un modello di aiuto basato non solo sulla compassione, ma nel ridare dignità e nel trasformare le sfide in punti di forza. Come fa oggi la cooperativa “ChiccoCotto” che valorizza la maniacale precisione di oltre 200 ragazzi autistici per riassortire le vending machine degli impianti industriali e degli uffici italiani, offrendo loro una vera e soddisfacente opportunità di integrazione, valorizzando una debolezza.

Oggi nella Piccola Casa della Divina provvidenza – che poi tanto piccola non è con i suoi oltre 1770 assistiti in 35 case e oltre 1200 volontari solo a Torino – arrivano sempre più persone “normali” che trovano nei più deboli una fonte di ispirazione a e conforto. La sua risposta alla violenza è sempre stata la pace difendendo i deboli e coinvolgendo i violenti per far loro superare le paure che li rendono tali.

Signori Ministri, se il G7 di lavoro, Industria e Scienza si sono svolti a Torino è anche perché questa città ha vinto negli anni con i suoi Santi Sociali le sfide del tempo, puntando su educazione, senso del dovere, gratitudine, integrazione come valore di crescita. Sono ricette che tutti capiscono e sono applicabili anche alle sfide del XXI secolo. Spesso la storia si ripete, si dice che l’umanità incorre negli stessi errori del passato. Chissà se questa non sia la volta buona per replicare quanto di buono la storia e la fede hanno fatto a Torino.

 

WE ARE FAMILY – La mappa dei Salesiani nel mondo 2017

“Siamo una grande famiglia” facente parte di una “comunità mondiale” (Costituzioni SDB, art. 59) e  lo dimostra in modo ben visibile la nuova mappa dei Salesiani del mondo.

“Questo prezioso lavoro viene svolto sin dal 2012 dal Salesiano coadiutore Hilario Seo (KOR), che ringraziamo per questo servizio alla Congregazione! – ha commentato don Filiberto González, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale –. Gratitudine va espressa anche tutti quei Salesiani che forniscono i dati con cura e precisione agli uffici centrali di don Stefano Vanoli e a don Francesco Maraccani; e un grazie va anche alla collaborazione di don Václav Klement, Consigliere per la regione Asia Est-Oceania”: 132 nazioni, 88 province, 1.892 case, 14.777 SDB (10.103 preti, 1.658 fratelli, 2.584 studenti, 432 novizi)