Articoli

Osservatore Romano – Una scuola nuova

Sull’edizione cartacea e online de L’Osservatore Romano di oggi, 23 febbraio, è uscito un articolo che parla dei progetti “UsAid – “La risposta del VIS, Salesiani per il sociale Aps e CNOS-FAP all’emergenza COVID-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to COVID-19” e di “Dare di più a chi ha avuto di meno”.

***

È un progetto che si protrarrà oltre l’estate, probabilmente fino a ottobre, quello voluto e finanziato dall’agenzia governativa di sviluppo UsAid, per far fronte all’emergenza conseguente al covid-19. In partnership con Salesian Missions, associazione presente in oltre 100 Paesi del mondo, sono stati destinati a circa 24.000 tra studenti, insegnanti, migranti e rifugiati di 16 regioni italiane più di 470 dispositivi tra tablet e pc, allo scopo di rispondere all’emergenza educativa e sociale che è andata, in questi mesi, a sovrapporsi all’emergenza sanitaria.

Tra le conseguenze della pandemia si registrano, infatti, nei quartieri e nelle periferie delle città italiane, un marcato aumento della dispersione scolastica tra gli studenti in condizioni di maggiore fragilità, una maggior disuguaglianza tra i minori che hanno accesso agli strumenti didattici e quelli emarginati dalla scuola a distanza, tra le famiglie con maggiori mezzi, anche culturali, e quelle più vulnerabili.

Mitigare l’impatto di una crisi in cui, secondo una recente ricerca, sempre più diffusi sono i problemi di connettività (44,7 per cento), di mancanza di dispositivi (42%) e di incapacità di utilizzo dei software (25,9%) richiede interventi che agiscano su più fronti e non occasionali, ma inseriti in percorsi di recupero e accompagnamento, tesi a costruire relazioni sociali che siano di modello e guida per i più giovani, disorientati dal venire meno del contatto diretto con i coetanei e con gli educatori, in passato alimentati nel contesto scolastico e nei circuiti parrocchiali.

Anche per questo, il progetto prevede la sperimentazione, in alcuni comprensori, di nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali, ricorrendo, in aula, alla realtà virtuale. Questa strada è stata scelta dai missionari salesiani, nella convinzione che limitarsi alla distribuzione di dispositivi per la connessione non avrebbe potuto sortire sufficienti benefici: i ragazzi, in particolari se provenienti da situazioni difficili di solitudine o emarginazione, vanno seguiti nella crescita, per evitare che siano esposti ad ulteriori rischi.

Così, a partire da Torre Annunziata, è nata l’idea delle Aule Dad: «Grazie al progetto “Dare di più a chi ha avuto di meno”, teso al contrasto della povertà educativa minorile, finanziato durante il primo lockdown dai fondi dell’impresa sociale Con i bambini, abbiamo raggiunto un accordo con l’istituto Giacomo Leopardi, per poter continuare a seguire da casa i bambini in Dad», spiega Rino Balzano, assistente sociale dell’associazione Piccoli passi grandi sogni di Torre Annunziata. Fondamentale, infatti, è non disperdere i frutti di un’esperienza di dialogo e vicinanza durata nei mesi dell’isolamento, quel legame di confidenza e apertura essenziale per gli adolescenti.

Un progetto, unico e di grande valore, anche perché flessibile. Nella seconda fase del lock-down, infatti, quando le uscite erano consentite, ma le lezioni in presenza non erano ancora possibili, grazie alla collaborazione con la scuola che ha ceduto gli strumenti all’associazione, sono state aperte diverse aule per offrire ai ragazzi la possibilità di seguire le lezioni con il sostegno degli educatori. «Abbiamo formato piccoli gruppi di 3-4 ragazzi, sempre gli stessi e con il medesimo educatore, in moda da creare delle bolle in sicurezza — spiega Balzano — e siamo arrivati ad accogliere in classe oltre 25 studenti al giorno, garantendo anche il supporto didattico». Questo si è reso necessario perché dalla scuola giungevano comunicazioni dei numerosi casi di ragazzi e bambini che non riuscivano ad accedere al portale per la Dad o che non erano in condizioni di scaricare compiti e verifiche.

L’aspetto centrale, tuttavia, riguarda il supporto emotivo per evitare qualsiasi forma di isolamento nell’adolescente, per mantenere viva la socialità, la voglia di stare insieme agli altri, anche se a distanza. «Certo, il futuro è incerto — prosegue Balzano — noi per i ragazzi ci siamo sempre, anche ora con le scuole parzialmente aperte e con molti ragazzi che rischiano di non trovare un’ancora a cui aggrapparsi». Un impegno educativo e sociale che, fortunatamente, non rappresenta un unicum: similmente diverse aule dell’istituto Don Bosco di Napoli sono state allestite per la Dad, grazie all’intervento di UsAid e della casa salesiana del capoluogo campano.

Mentre nella prima fase della pandemia, infatti, avevano provveduto le scuole stesse alla fornitura di pc o tablet a chi non poteva permetterseli, da ottobre, con il venir meno di questo servizio, le attività di studio sono state possibili solo negli spazi allestiti in sicurezza e destinati ai ragazzi: queste non solo erano occupate al mattino, ma anche al pomeriggio, dove, sempre in presenza degli insegnanti, si alternava il secondo turno. Al mattino i ragazzi erano suddivisi in due classi, ognuna con un proprio educatore, mentre il pomeriggio c’era un solo gruppo da 10, con il relativo insegnante.

L’esperimento ha funzionato molto bene e, con il passaparola, le presenze sono via via aumentate, anche perché le scuole hanno aderito al progetto, segnalando gli studenti in difficoltà. Poiché le richieste di adesione andavano moltiplicandosi, sono stati introdotti turni extra da parte degli educatori, non essendo sufficiente la capacità di accoglienza delle aule Dad per soddisfare le nuove necessità. A differenza della primavera scorsa, infatti, dall’autunno le attività lavorative hanno ripreso più o meno regolarmente, e, in assenza dei genitori, i ragazzi sarebbero stati ancora più abbandonati a loro stessi. Alla partnership originaria con UsAid, partecipa ora anche l’associazione della rete salesiana con sede in Sicilia Don Bosco 2000, da oltre 20 anni impegnata sul fronte della cooperazione internazionale, sia con progetti a sostegno delle comunità locali in Africa, che con programmi di accoglienza e sostegno a migranti, richiedenti asilo, minori e donne, italiani e stranieri, vittime dirette e indirette di qualsiasi forma di abuso psico-fisico o di discriminazione socio-culturali.

In questo quadro di azione, con UsAid, la Colonia Don Bosco di Catania ha accolto tre giovani gambiani, che, almeno per tutta la durata del progetto, saranno ospitati presso la struttura, dove avverrà anche la fase di orientamento e alfabetizzazione. Questa attività ha consentito all’associazione di avanzare formale richiesta al Servizio Centrale di inserimento nel progetto Siproimi di Aidone, in provincia di Enna. È giunto in questi giorni il benestare che ha permesso il trasferimento dei giovani. Tra loro, il più piccolo, ha già iniziato il percorso scolastico, tanto desiderato, presso l’istituto alberghiero di Catania. Ora, attraverso l’accoglienza integrata prevista dal Siproimi, sarà possibile pensare al loro futuro con un minimo di progettualità, che comprenda la tutela legale con richiesta di protezione internazionale e un buon servizio di assistenza sociosanitaria, psicologica e scolastica.

In occasione, poi, della festa di san Giovanni Bosco, lo scorso 31 gennaio, Don Bosco 2000 ha inaugurato lo sportello itinerante del progetto Usaid per il sostegno ai soggetti in situazioni di gravi difficoltà a causa dell’emergenza covid-19: grazie alla disponibilità del direttore dell’oratorio, don Giuseppe Cutrupi, è stato attivato il servizio 24 ore al giorno.

di Silvia Camisasca

Osservatore Romano – Contro le disuguaglianze scolastiche

Da L’Osservatore Romano, un articolo in cui si racconta del progetto «La risposta del Vis, Salesiani per il sociale Aps e Cnos-Fap all’emergenza Covid-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to covid-19».

***

Quattrocentosettanta dispositivi informatici, tra tablet e pc, sono stati distribuiti nelle settimane scorse agli studenti vulnerabili di 16 regioni italiane, grazie al progetto: «La risposta del Vis, Salesiani per il sociale Aps e Cnos-Fap all’emergenza Covid-19 in Italia – Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to covid-19». I supporti informatici sono stati consegnati a quei ragazzi per i quali la didattica a distanza (dad) ha creato enormi difficoltà di apprendimento. Infatti, secondo una ricerca effettuata dalla Global Campaign for Education Italia, tra le cause che hanno aumentato le disuguaglianze tra gli studenti durante la dad vi sono principalmente problemi di connettività per il 44,7 per cento, di mancanza di strumenti per il 42 per cento e la limitata capacità di utilizzo del software necessario per il 25,9 per cento. L’indagine, realizzata in collaborazione con AstraRicerche, ha coinvolto oltre 2.800 docenti in tutta la penisola, che hanno raccontato le difficoltà quotidiane degli studenti, tra disagio in famiglia, problemi di connessione e la fatica di mantenere la concentrazione davanti a uno schermo. Per l’82,4 per cento degli insegnanti la didattica a distanza ha accentuato le differenze tra gli studenti per diverse possibilità in merito all’hardware, al software, alla capacità di utilizzo degli strumenti da parte dei bambini e dei ragazzi, mentre il 69,2 per cento ha rilevato svantaggi per gli studenti con bisogni educativi speciali, disturbi dell’apprendimento, disabilità. Dunque, c’è una categoria di alunni per cui la dad rappresenta ancora oggi una sfida doppia e sono gli oltre 512.000 studenti degli istituti di formazione professionale presenti in Italia. Per loro fare didattica a distanza significa non solo seguire le materie teoriche tramite un pc o tablet a disposizione, ma anche cercare di esercitarsi nelle attività di laboratorio. Ecco perché i salesiani sono scesi in campo a sostegno dell’istruzione con il supporto di un’organizzazione statunitense e in partnership con Salesian Missions.

Tra gli studenti che hanno beneficiato di questa iniziativa, vi sono le ragazze che frequentano il primo anno per diventare estetiste al Centro di formazione professionale salesiano Pio XI di Roma. Molte hanno già ricevuto un tablet per poter seguire fin da subito le materie teoriche a distanza e per prepararsi a usarlo anche per i laboratori di onicotecnica, trucco e massaggi.

«Il progetto — spiega al nostro giornale don Robert Dal Molin, presidente di Salesiani per il sociale e di Cnos-Fap — finanziato dall’agenzia statunitense governativa di sviluppo Usaid che opera in oltre 100 Paesi del mondo, punta a mitigare le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia» e coinvolge più di 24.000 destinatari totali tra studenti, insegnanti, famiglie, migranti e rifugiati per i prossimi 12 mesi.

Nella seconda fase del progetto, saranno sperimentate in alcune scuole nuove modalità di insegnamento per le materie laboratoriali attraverso l’utilizzo della realtà virtuale. Il sostegno dei salesiani non si limita soltanto alla fornitura di supporti tecnologici. Infatti, sottolinea don Roberto «nei nostri 36 centri residenziali e diurni, dove vengono ospitati 400 ragazzi, sono stati distribuiti dispositivi di protezione individuale come igienizzanti, mascherine e guanti». Inoltre, sono state individuate 380 famiglie indigenti sul territorio nazionale alle quali è stato distribuito (e continuerà anche nei prossimi mesi) un kit alimentare per il loro sostentamento. Don Roberto non ha dubbi nell’affermare che tutto questo è opera della provvidenza. «Il nostro compito è quello di educare i ragazzi alla gratitudine che, se è accolta bene, attiva azioni misericordiose».

di Francesco Ricupero

 

Sull’Osservatore Romano la recensione del nuovo libro sulla santità salesiana di don Pierluigi Cameroni

La santità anche per te! In compagnia dei santi salesiani, è il nuovo libro di don Pierluigi Cameroni, postulatore generale della Congregazione e Famiglia Salesiana ed è stato recensito da Roberto Cutaia sull’Osservatore Romano.

***

I salesiani, sono gioielli incastonati nell’immenso universo, le “miti” aquile della Chiesa cattolica. Non sono comode affermazioni o congetture da confermare in qualche torre d’avorio del mondo accademico. Tutt’altro, ci troviamo davanti all’ordine fondato da san Giovanni Bosco (1815-1888) — uno dei più grandi fondatori di Istituti religiosi nella Chiesa — congregazione illuminata dalla santità fiorita e maturata nel giardino del carisma salesiano, fatto di 172 (elenco aggiornato al 1o gennaio 2020) tra santi, beati, venerabili e servi di Dio. Ora qui si dà spazio al libro di don Pierluigi Cameroni, La santità anche per te! In compagnia dei santi salesiani (Elledici, Torino, 2020, pagine 289, euro 14), vera mappa topografica, un calepino ricco di dettagli, che svelano al mondo intero, il modo di comprendere più a fondo la carta d’identità della Famiglia Salesiana.

Scrive nell’introduzione il rettor maggiore don Ángel Fernández Artime, che viene offerto in unico volume «quel ricco patrimonio di santità che, nato da don Bosco, giunge fino ai nostri giorni», «perché il cammino di santità è un percorso da fare insieme, nella compagnia dei santi. La santità si sperimenta insieme e si raggiunge insieme. I santi sono sempre in compagnia: dove ve n’è uno, ne troviamo sempre molti altri».

I salesiani, tra i religiosi della Chiesa cattolica, dopo la Compagnia di Gesù, con circa 15.000 membri sono l’istituto più numeroso. Tant’è che la postulazione salesiana può vantare 9 santi, 118 beati, 17 venerabili e 28 servi di Dio. Da Domenico Savio a Laura Vicuña, Zeffirino Namuncurá, Franciszek Kęsy, Andrea Beltrami, Teresa Valsé Pantellini, Alberto Marvelli, Karol Golda, ebbene sono 46 tra santi, beati, venerabili e servi di Dio al di sotto dei 29 anni. E se immaginiamo il tronco d’albero, don Bosco, e i rami i suoi figli spirituali, «fioriti in ricchissimi e diversissimi frutti di santità. Da don Bosco fino ai nostri giorni — spiega don Cameroni, postulatore generale della Congregazione e Famiglia Salesiana — riconosciamo una tradizione di santità a cui merita dare attenzione, perché incarnazione del carisma che da lui ha avuto origine e che si è espresso in una pluralità di stati di vita». In ogni albero si possono avvistare rami taluni sporgenti e altri nascosti e non perché meno importanti, ma perché posti a svolgere opere a livelli e piani differenti così come avviene nella Chiesa cattolica, migliaia di sacerdoti, suore e fedeli laici ignoti probabilmente ai più, ma in realtà grandi custodi del patrimonio di missionarietà della Chiesa nel mondo. E non culliamoci del fatto che i testimoni salesiani Come stelle nel cielo, tra l’altro, titolo di un libro anch’esso emblematico dello stesso Cameroni (Velar-Elledici, Gorle-Bergamo, 2015, pagine 320), essendo “miti di cuore”, siano esenti dal martirio. Nient’affatto, leggendo e ripercorrendo la vita dei salesiani, emerge la “candida schiera dei martiri”, 117 (uomini e donne) che hanno sigillato nel sangue il loro essere discepoli di Cristo, «vescovi, sacerdoti, consacrati, giovani, laici che hanno testimoniato la fedeltà a Cristo e al Vangelo fino al sacrificio supremo della vita».

Dai protomartiri Luigi Versiglia a Callisto Caravario, uccisi in Cina nel 1930 per difendere la vita di alcune giovani donne catechiste, a padre Rodolfo Lunkenbein e all’indio Simão Bororo, assassinati nel cortile della missione salesiana di Meruri (Brasile) nel 1976. E ancora don Cameroni: «Si tratta di uomini e donne, giovani e adulti, consacrati e laici, vescovi e missionari che in contesti storici, culturali, sociali diversi nel tempo e nello spazio hanno fatto brillare di singolare luce il carisma salesiano, rappresentando un patrimonio che svolge un ruolo efficace nella vita e nella comunità dei credenti e per gli uomini di buona volontà». Nel variopinto mondo salesiano inevitabilmente visibile è il ramo fem- minile (Figlie di Maria Ausiliatrice). Sottolinea Cameroni: «Anzitutto Margherita Occhiena ad incarnare quella presenza materna che segna le origini dell’esperienza oratoriana, tanto da essere universalmente chiamata Mamma; tra le Figlie di Maria Ausiliatrice santa Maria Domenica Mazzarello a Mornese, con le prime sorelle, visse con sensibilità propria della donna l’incontro con bambine e ragazze povere, accolte nella prima casa delle Figlie di Maria Ausiliatrice» e, «sulla scia si possono ricordare Maria Maddalena Morano in Sicilia, suor Maria Troncatti, la madrecita, tra gli Shuar della foresta amazzonica. E poi la cooperatrice Donna Dorotea De Chopitea, e le beate Eusebia Palomino e Alexandrina da Costa».

Una dinamica quella di don Bosco che ha imparato da Dio, direbbe san Paolo, theodidaktoi cioè istruiti da Dio, imperniata dall’amorevole servizio alla persona, ispirata e tenuta viva dal motto del fondatore Da mihi animas, cetera tolle (Signore datemi anime prendetevi tutte le altre cose). «Siamo depositari di una preziosa eredità, che merita di essere meglio conosciuta e valorizzata. I santi, beati, venerabili e servi di Dio sono pepite preziose che vengono sottratte dall’oscurità della miniera per poter brillare e riflettere nella Chiesa e nella Famiglia Salesiana lo splendore della verità e della carità di Cristo».