Articoli

Papa Francesco: il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022

Nella Solennità dell’Epifania, Papa Francesco ha rilasciato il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 che si celebrerà domenica 23 ottobre sul tema “Di me sarete testimoni” (At 1,8), facendo riferimento all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo. Il Papa analizza i diversi segmenti di questo versetto per illustrare il fondamento, i fini e le modalità d’azione di ogni missionario.

Di seguito il messaggio del Santo Padre.

***

Cari fratelli e sorelle!

Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (1,8). E questo è anche il tema della Giornata Missionaria Mondiale 2022, che come sempre ci aiuta a vivere il fatto che la Chiesa è per sua natura missionaria. Quest’anno essa ci offre l’occasione di commemorare alcune ricorrenze rilevanti per la vita e missione della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della Congregazione de Propaganda Fide – oggi per l’Evangelizzazione dei Popoli – e, 200 anni fa, dell’Opera della Propagazione della Fede, che, insieme all’Opera della Santa Infanzia e all’Opera di San Pietro Apostolo, 100 anni fa hanno ottenuto il riconoscimento di “Pontificie”.

Fermiamoci su queste tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo».

1. «Di me sarete testimoni» – La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo

È il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano. Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare.

Una rilettura d’insieme più approfondita ci chiarisce alcuni aspetti sempre attuali per la missione affidata da Cristo ai discepoli: «Di me sarete testimoni». La forma plurale sottolinea il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata missionaria dei discepoli. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato. Come insegnava San Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, documento a me molto caro: «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa» (n. 60). Infatti, non a caso il Signore Gesù ha mandato i suoi discepoli in missione a due a due; la testimonianza dei cristiani a Cristo ha un carattere soprattutto comunitario. Da qui l’importanza essenziale della presenza di una comunità, anche piccola, nel portare avanti la missione.

In secondo luogo, ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. Come dice l’apostolo Paolo con parole davvero commoventi: «Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2 Cor 4,10). L’essenza della missione è il testimoniare Cristo, vale a dire la sua vita, passione, morte, e risurrezione per amore del Padre e dell’umanità. Non è un caso che gli Apostoli abbiano cercato il sostituto di Giuda tra coloro che, come loro, erano stati testimoni della sua resurrezione (cfr At 1,22). È Cristo, e Cristo risorto, Colui che dobbiamo testimoniare e la cui vita dobbiamo condividere. I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Perciò, in ultima analisi, il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che Lui ci ha fatto di Sé stesso. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (Evangelii gaudium, 264).

Infine, a proposito della testimonianza cristiana, rimane sempre valida l’osservazione di San Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani. D’altra parte, resta altrettanto necessario il compito di annunciare la sua persona e il suo messaggio. Infatti, lo stesso Paolo VI così prosegue: «Sì, è sempre indispensabile la predicazione, questa proclamazione verbale di un messaggio. […] La parola resta sempre attuale, soprattutto quando è portatrice della potenza di Dio. Per questo resta ancora attuale l’assioma di S. Paolo: “La fede dipende dalla predicazione” (Rm 10,17): è appunto la Parola ascoltata che porta a credere» (ibid., 42).

Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Questa testimonianza completa, coerente e gioiosa di Cristo sarà sicuramente la forza di attrazione per la crescita della Chiesa anche nel terzo millennio. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

2. «Fino ai confini della terra» – L’attualità perenne di una missione di evangelizzazione universale

Esortando i discepoli a essere i suoi testimoni, il Signore risorto annuncia dove essi sono inviati: «A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico “centrifugo”, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino “all’estremità della terra”. Non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano questo movimento missionario: esso ci dà una bellissima immagine della Chiesa “in uscita” per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo Signore, orientata dalla Provvidenza divina mediante le concrete circostanze della vita. I primi cristiani, in effetti, furono perseguitati a Gerusalemme e perciò si dispersero in Giudea e Samaria e testimoniarono Cristo dappertutto (cfr At 8,1.4).

Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la «responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono» (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto.

L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui. Malgrado tutte le agevolazioni dovute ai progressi della modernità, esistono ancora oggi zone geografiche in cui non sono ancora arrivati i missionari testimoni di Cristo con la Buona Notizia del suo amore. D’altra parte, non ci sarà nessuna realtà umana estranea all’attenzione dei discepoli di Cristo nella loro missione. La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. In questo senso, la missione sarà sempre anche missio ad gentes, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre, oltre i propri confini, per testimoniare a tutti l’amore di Cristo. Vorrei in proposito ricordare e ringraziare i tanti missionari che hanno speso la vita per andare “oltre”, incarnando la carità di Cristo verso i tanti fratelli e sorelle che hanno incontrato.

3. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo» – Lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spirito

Annunciando ai discepoli la loro missione di essere suoi testimoni, Cristo risorto ha promesso anche la grazia per una così grande responsabilità: «Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni» (At 1,8). Effettivamente, secondo il racconto degli Atti, proprio in seguito alla discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù è avvenuta la prima azione di testimoniare Cristo, morto e risorto, con un annuncio kerigmatico, il cosiddetto discorso missionario di San Pietro agli abitanti di Gerusalemme. Così comincia l’era dell’evangelizzazione del mondo da parte dei discepoli di Gesù, che erano prima deboli, paurosi, chiusi. Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti.

Come «nessuno può dire: “Gesù è Signore”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3), così nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l’ispirazione e l’aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo. «Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore» (Messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, 21 maggio 2020). Così è lo Spirito il vero protagonista della missione: è Lui a donare la parola giusta al momento giusto nel modo giusto.

È alla luce dell’azione dello Spirito Santo che vogliamo leggere anche gli anniversari missionari di questo 2022. L’istituzione della Sacra Congregazione de propaganda fide, nel 1622, fu motivata dal desiderio di promuovere il mandato missionario in nuovi territori. Un’intuizione provvidenziale! La Congregazione si è rivelata cruciale per rendere la missione evangelizzatrice della Chiesa veramente tale, indipendente cioè dalle ingerenze dei poteri mondani, al fine di costituire quelle Chiese locali che oggi mostrano tanto vigore. Ci auguriamo che, come nei quattro secoli passati, la Congregazione, con la luce e la forza dello Spirito, continui e intensifichi il suo lavoro nel coordinare, organizzare, animare le attività missionarie della Chiesa.

Lo stesso Spirito, che guida la Chiesa universale, ispira anche uomini e donne semplici per missioni straordinarie. Ed è stato così che una ragazza francese, Pauline Jaricot, ha fondato esattamente 200 anni fa l’Associazione della Propagazione della Fede; la sua beatificazione si celebra in quest’anno giubilare. Pur in condizioni precarie, lei accolse l’ispirazione di Dio per mettere in moto una rete di preghiera e colletta per i missionari, in modo che i fedeli potessero partecipare attivamente alla missione “fino ai confini della terra”. Da questa idea geniale nacque la Giornata Missionaria Mondiale che celebriamo ogni anno, e la cui colletta in tutte le comunità è destinata al fondo universale con il quale il Papa sostiene l’attività missionaria.

In questo contesto ricordo anche il Vescovo francese Charles de Forbin-Janson, che iniziò l’Opera della Santa Infanzia per promuovere la missione tra i bambini con il motto “I bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo”; come pure la signora Jeanne Bigard, che diede vita all’Opera di San Pietro Apostolo per il sostegno dei seminaristi e dei sacerdoti in terra di missione. Queste tre Opere missionarie sono state riconosciute come “pontificie” proprio cent’anni fa. Ed è stato pure sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo che il Beato Paolo Manna, nato 150 anni or sono, fondò l’attuale Pontificia Unione Missionaria per sensibilizzare e animare alla missione i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutto il popolo di Dio. Di quest’ultima Opera fece parte lo stesso Paolo VI, che le diede il riconoscimento pontificio. Menziono queste quattro Pontificie Opere Missionarie per i loro grandi meriti storici e anche per invitarvi a gioire con esse in questo anno speciale per le attività svolte a sostegno della missione evangelizzatrice nella Chiesa universale e in quelle locali. Auspico che le Chiese locali possano trovare in queste Opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel Popolo di Dio.

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra. Maria, Regina delle missioni, prega per noi!

Roma, San Giovanni in Laterano, 6 gennaio 2022, Epifania del Signore.

FRANCESCO

Vaticano – “Coraggiosi, i salesiani!”. Papa Francesco riceve organizzatori e artisti del Concerto di Natale in Vaticano 2021

Dal sito dell’agenzia ANS.

***

(ANS – Città del Vaticano) – Al mattino di oggi, mercoledì 15 dicembre, Papa Francesco ha ricevuto in udienza i promotori, gli organizzatori e gli artisti del Concerto di Natale in Vaticano, promosso dalla Congregazione per l’Educazione Cattolica, e il cui ricavato sarà devoluto a favore della Fondazione Pontificia “Scholas Occurrentes” e della Procura Missionaria salesiana “Missioni Don Bosco” di Torino. Da parte salesiana hanno partecipato all’udienza il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e don Daniel Antúnez, Presidente di “Missioni Don Bosco”, insieme con don Simon Zakerian, Direttore dell’opera di Al Fidar, in Libano, e don Danijel Vidović, incaricato dell’accoglienza presso la Casa Madre dei Salesiani a Torino.

“Il Natale ci invita a fissare lo sguardo sull’evento che ha portato nel mondo la tenerezza di Dio – una parola che sottolineo, tenerezza, ci manca tanto – e così ha suscitato e continua a suscitare gioia e speranza. Tenerezza, gioia, speranza: sentimenti e atteggiamenti che anche voi artisti sapete ravvivare e diffondere con i vostri talenti. Grazie” ha esordito il Pontefice, creando subito un clima di grande apertura con l’uditorio.

Poi, dopo aver richiamato le espressioni di tenerezza presenti nella vita quotidiana (le carezze tra fidanzati, la cura dei genitori per i propri figli), così come nella scena del presepe, il Papa ha parlato della gioia frutto dell’amore: quella stessa gioia che sanno suscitare sempre i bambini, cioè i destinatari dei progetti sostenuti dal Concerto di Natale.

“Nel Concerto di Natale voi offrite le vostre qualità artistiche per sostenere progetti educativi, destinati soprattutto a bambini e ragazzi in due Paesi che versano in condizioni assai precarie: Haiti e il Libano” ha continuato il Santo Padre, che non ha mancato di dare lui stesso una carezza ai salesiani, aggiungendo: “Coraggiosi, i salesiani, che sempre inventano qualche cosa per andare avanti. E questa è promessa di vita”.

Con uno sguardo alle tante difficoltà del mondo di oggi, il Santo Padre ha poi rimarcato che “la pandemia ha purtroppo aggravato il divario educativo per milioni di bambini e adolescenti esclusi da ogni attività formativa. E ci sono altre ‘pandemie’ che impediscono il diffondersi della cultura del dialogo e della cultura dell’inclusione. Oggi domina la cultura dello scarto, purtroppo”.

Ma a fronte di questo, “la luce del Natale ci fa riscoprire il senso della fratellanza e ci spinge alla solidarietà con chi è nel bisogno. E voi nell’arte subito create fratellanza; davanti all’arte non ci sono amici e nemici, siamo tutti uguali, tutti amici, tutti fratelli. È un linguaggio fecondo il vostro”.

L’intervento del Pontefice si è chiuso con un autentico inno all’educazione, che ogni salesiano potrebbe fare proprio: “Investire nell’educazione significa far scoprire e apprezzare i valori più importanti e aiutare i ragazzi e i giovani ad avere il coraggio di guardare con speranza al loro futuro. Nell’educazione abita il seme della speranza: speranza di pace e di giustizia, speranza di bellezza, speranza di bontà; speranza di armonia sociale”.

Dopo i ringraziamenti finali, il Papa si è congedato dai presenti augurando a tutti loro “Buon Natale di fraternità e di pace”.

Il Concerto di Natale in Vaticano 2021, giunto alla 29° edizione, avrà luogo domani, giovedì 16 dicembre, alle ore 19:00 (UTC+1) presso l’Auditorium Conciliazione a Roma, e verrà mandato in onda alla Vigilia di Natale su Canale 5, in prima serata. Le grandi voci internazionali del pop, del rock, del soul, del gospel, della lirica, si esibiranno per festeggiare insieme la ricorrenza del Natale in un concerto che ripropone i motivi più classici e più evocativi della festa e che ogni anno costituisce anche uno sprone alla solidarietà.

 

Il Papa alle salesiane: “attente alla mondanità, il diavolo entra così nelle case religiose” – Vatican News

In occasione del Capitolo Generale delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Papa Francesco si è recato in visita alla Curia generalizia di Roma per incontrare le 200 “salesiane di Don Bosco”. Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Vatican News a cura di Salvatore Cernuzio.

***

Il Papa alle salesiane: attente alla mondanità, il diavolo entra così nelle case religiose
Francesco in visita nella Curia generalizia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, riunite per il Capitolo generale. A loro l’incoraggiamento ad essere “comunità generative” e “donne di speranza” in questo “tempo fragile e incerto” della pandemia che “ha fatto tante stragi” e “moltiplicato le povertà”. Poi la raccomandazione a stare “accanto a poveri e giovani” e ad essere sempre fedeli al carisma originario

Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

È stato accolto con una bandiera biancoceleste dell’Argentina, un bicchiere di Mate e un Rosario da collo indiano, Papa Francesco, dalle 200 Figlie di Maria Ausiliatrice – meglio conosciute come salesiane di don Bosco – di tutto il mondo, incontrate nella Curia generalizia di Roma. Nella struttura in via dell’Ateneo Salesiano – che il Papa ha raggiunto questa mattina presto in automobile – è in corso dal 17 ottobre fino a domenica il 24° Capitolo generale sul tema “Comunità generative di vita nel cuore della contemporaneità”. Francesco è voluto andare personalmente nella “casa” delle religiose, da decenni dedite all’apostolato tra i poveri e alla formazione dei giovani, per salutarle e augurare “buon lavoro” alla superiora generale neo eletta, madre Chiara Cazzuola, e ringraziare la superiora uscente suor Yvonne Reungoat, alla quale scherzosamente ha detto: “Mi auguro che la madre tornerà in Africa e se non c’è posto in Africa, in Patagonia!”.

Le stragi della pandemia
Dopo saluti e applausi il Pontefice si è seduto in ‘cattedra’ dinanzi ad un folto uditorio, e nel suo discorso, intervallato da ampi passaggi a braccio, ha incoraggiato il servizio delle salesiane di tutto il mondo, specialmente nell’attuale “contesto sociale multiculturale, segnato da tensioni e sfide a volte persino drammatiche, come quelle provocate dalla pandemia”. Un tempo “fragile e incerto”, ferito da numerose “forme di povertà che la crisi attuale ha prodotto e moltiplicato”, ha affermato il Papa. “È terribile questo. Le povertà sono moltiplicate, anche le povertà nascoste”. Il pensiero è andato in particolare alle “tante famiglie benestanti o almeno nella classe media” che ora “non hanno il necessario per vivere”. “La pandemia ha fatto tante stragi”, ha affermato il Papa e ha raccomandato quindi alle suore di immergersi in questo scenario complesso sempre “radicate in Cristo” e, soprattutto, senza mai cedere alle tentazioni della “mondanità, nelle sue diverse forme e nei suoi travestimenti”.

La mondanità spirituale, il peggiore male per la Chiesa
La “mondanità spirituale” è infatti “il peggiore male che può accadere nella Chiesa”, è tornato a ripetere il Papa. “Posso dire quasi che sembra peggio di un peccato, perché la mondanità spirituale è quello spirito così sottile che occupa il posto dell’annuncio, che occupa il posto della fede, che occupa il posto dello Spirito Santo”, ha aggiunto a braccio. Alle suore, il Pontefice ha proposto una lettura della Méditation sur l’Eglise del gesuita Henri De Lubac che nelle ultime quattro pagine affronta proprio tale tema:

“La mondanità spirituale è il peggior male che può accadere alla Chiesa, peggio dello scandalo ai tempi dei Papi concubinari. È forte. Il diavolo entra nelle case religiose per questa strada. A me aiuta per capire come entra il diavolo fra noi”

Il diavolo “educato”
Proprio il diavolo, ha proseguito il Papa, ancora discostandosi dal discorso scritto, quando viene “cacciato via da una persona, se ne va, gira per deserti, si annoia, eppure dice: ‘Tornerò alla mia casa per vedere come sta’. Una casa tutta pulita, tutta bella, tutta preparata. E va, trova sette peggiori di lui e entra in quella casa. Ma non entra forzando, no, entra educatamente: suona il campanello, dice buongiorno. Sono diavoli educati. Noi non ci accorgiamo che stanno entrando. Così entrano lentamente e noi: ‘Ah, che bello, che bello, vieni, vieni…’. E alla fine, la condizione di quell’uomo è peggiore che all’inizio. Così succede con la mondanità spirituale”.

GMS 2023 a Lisbona, si farà dall’1 al 6 agosto

Dal sito Vatican News, l’annuncio delle date della GMG del 2023, con un articolo di Benedetta Capelli.

***

È nel giorno di San Francesco d’Assisi che arriva la data della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, inizialmente prevista per l’estate 2022 a Lisbona, e spostata a causa della pandemia nell’agosto 2023. La Gmg si terrà – si legge in un comunicato del Comitato Organizzatore – dal primo al 6 agosto.

Era stato il cardinale Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il 27 gennaio 2019 a Panama, al termine della Gmg, ad annunciare la sede dell’incontro mondiale dei giovani. Risale all’ottobre 2020 il lancio del logo mentre il 22 novembre, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, nel corso della Messa celebrata dal Papa c’era stata la consegna della Croce della Giornata Mondiale della Gioventù. A gennaio 2021, il Comitato Organizzatore di Lisbona aveva presentato l’inno ufficiale intitolato Há Pressa no Ar (C’è fretta nell’aria), ispirato al tema della prossima Gmg: “Maria si alzò e andò in fretta” (Lc 1,39).

“È da tanto – si legge nel comunicato – che i giovani di tutto il mondo desiderano conoscere la data della Gmg Lisbona 2023 per preparare nel dettaglio la loro venuta a Lisbona”. L’auspicio, sottolinea il cardinale Manuel Clemente, patriarca di Lisbona, è che i 22 mesi che “ci separano dalla Gmg siano un tempo di evangelizzazione per tutti”. Sono oltre 400, in maggioranza portoghesi, i volontari che stanno preparando l’evento. In ognuna delle 21 diocesi del Portogallo sono presenti anche Commissioni Organizzatrici Diocesane, responsabili della promozione del cammino di preparazione alla Gmg, istituita da Papa Giovanni Paolo II nel 1985, e da allora si è distinta come un momento di incontro e di condivisione per milioni di persone in tutto il mondo.

La prima edizione si è svolta nel 1986 a Roma, e da allora è stata celebrata nelle seguenti città: Buenos Aires (1987), Santiago di Compostela (1989), Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997), Roma (2000), Toronto (2002), Colonia (2005), Sidney (2008), Madrid (2011), Rio de Janeiro (2013), Cracovia (2016) e Panama (2019).

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 3 persone e il seguente testo "GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTÃ LISBONA 2023 01-06 AGOSTO IMI 021 lisboa2023.org GMG"

Leggi anche: L’MGS fa eco al messaggio del Papa per la XXXVI GMG – ANS

“Ascoltate!”: è il tema del Messaggio del Papa per la 56.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Dal sito della Sala Stampa Vaticana.

***

Questo il tema che il Santo Padre Francesco ha scelto per la 56.ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà nel 2022:

Ascoltate!

Dopo il Messaggio del 2021, centrato sull’andare e vedere, nel suo nuovo Messaggio per la Giornata Mondiale del 2022 Papa Francesco chiede al mondo della comunicazione di reimparare ad ascoltare.

La pandemia ha colpito e ferito tutti e tutti hanno bisogno di essere ascoltati e confortati. L’ascolto è fondamentale anche per una buona informazione. La ricerca della verità comincia dall’ascolto. E così anche la testimonianza attraverso i mezzi della comunicazione sociale. Ogni dialogo, ogni relazione comincia dall’ascolto. Per questo, per poter crescere, anche professionalmente, come comunicatori, bisogna reimparare ad ascoltare tanto.

Gesù stesso ci chiede di fare attenzione a come ascoltiamo (cf Lc 8,18). Per poter veramente ascoltare ci vuole coraggio, ci vuole un cuore libero e aperto, senza pregiudizi.

In questo tempo nel quale la Chiesa tutta è invitata a mettersi in ascolto per imparare ad essere una Chiesa sinodale, tutti siamo invitati a riscoprire l’ascolto come essenziale per una buona comunicazione.

“Ho fatto cristiano il Papa”: il nuovo libro su don Enrico Pozzoli, missionario salesiano che ha battezzato papa Francesco

“Ho fatto cristiano il Papa” è il libro edito dalla Libreria Editrice Vaticana che racconta la storia di don Enrico Pozzoli, missionario salesiano in argentina, e che battezzò quel bambino che poi sarebbe diventato Papa Francesco, a Buenos Aires nel 1936. Il libro è di Ferruccio Pallavera, giornalista, che dirige oggi l’archivio storico diocesano di Lodi. Il volume è frutto anche di un dialogo che l’autore ha avuto con il Pontefice, il quale ha ancora un ricordo vivo di quel sacerdote che conobbe da piccolo in Argentina.
Ecco la presentazione del volume:

«Jorge Mario, io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo…»: quando don Enrico Pozzoli pronunciò queste parole, mai avrebbe immaginato che quel neonato un giorno sarebbe diventato Papa, prendendo il nome di Francesco. Era il Natale del 1936, la basilica di San Carlo Borromeo e Maria Ausiliatrice a Buenos Aires era piena di fedeli e a chiedergli di battezzare il loro primogenito erano stati Mario Bergoglio e Regina Sivori, appartenenti a due famiglie che avevano lasciato l’Italia in cerca di fortuna. Il libro ripercorre per la prima volta la vita di questo missionario, nato a Senna Lodigiana in Lombardia nel novembre 1880, diventato salesiano nel 1903, emigrato in Argentina e deceduto a Buenos Aires nell’ottobre 1961. Numerosi particolari della figura e dell’opera di don Pozzoli che emergono dalla lettura, sono stati raccontati dallo stesso papa Francesco, durante un colloquio concesso all’autore, il 17 luglio 2020.

 

I sussidi del Dicastero per la Comunicazione Sociale per la 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali

Dal sito di ANS.

***

(ANS – Roma) – Ieri, 16 maggio, nella Solennità dell’Ascensione del Signore, è stata celebrata la 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il tema del Messaggio di Papa Francesco è: «Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono. Con questo tema, il Santo Padre ha voluto sottolineare l’importanza del fare esperienza, del “vedere con i propri occhi”.

In occasione di questa Giornata, il Dicastero per la Comunicazione Sociale dei Salesiani di Don Bosco ha realizzato dei sussidi – poster, video e la Lectio – per pregare e riflettere insieme sul tema scelto dal Santo Padre. Tutte le risorse sono state curate da don Harris Pakkam e da don Ricardo Campoli, mentre ANS si è occupata della traduzione dei materiali.

Lo scopo di questa iniziativa è quello di indirizzare i materiali agli animatori e ai delegati di Comunicazione Sociale, per diffondere e approfondire il tema di questa 55° Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Questi sussidi, dunque, consentiranno a chiunque lo vorrà – salesiani e non – di approfondire il Messaggio di Papa Francesco e di comprendere più a fondo l’importanza del «Vieni e vedi».

 

 

Papa Francesco – “La preghiera del Rosario per l’umanità ferita”: maggio 2021

Con l’inizio del mese di maggio, mese per eccellenza dedicato alla Madonna, Papa Francesco ha proposto la preghiera del S.Rosario per chiedere la fine della pandemia e per essere vicini a tutti coloro che stanno soffrendo a causa di essa. Per ogni singolo giorno del mese di maggio, attraverso un calendario con alcune intenzioni specifiche, tutti i Santuari sparsi nel mondo, uniti in comunione di preghiera, innalzeranno le loro invocazioni, che come profumo d’incenso si eleveranno verso il cielo. Trenta Santuari mariani guideranno infatti a turno la preghiera per tutta la Chiesa e proporranno ai fedeli una serie di momenti da vivere nel corso della giornata.

Di seguito le parole di Papa Francesco, il video di Vatican News del 1° maggio dell’inizio del Rosario guidato dal Santo Padre e la possibilità di scaricare il Sussidio Liturgico-Pastorale dedicato.

All’inizio del mese dedicato alla Madonna, ci uniamo in preghiera con tutti i santuari sparsi per il mondo, con i fedeli e con tutte le persone di buona volontà, per affidare nelle mani della nostra Madre santa l’umanità intera, duramente provata da questo periodo di pandemia. Ogni giorno di questo mese di maggio affideremo a Te, Madre della Misericordia, le tante persone che sono state toccate dal virus e continuano a subirne le conseguenze; dai nostri fratelli e sorelle defunti, alle famiglie che vivono il dolore e l’incertezza del domani; dai malati ai medici, agli scienziati, agli infermieri, impegnati in prima linea in questa battaglia; dai volontari a tutti i professionisti che hanno prestato il loro prezioso servizio in favore degli altri; dalle persone in lutto e dolore a quelle che, con un semplice sorriso e una buona parola, hanno portato conforto a quanti erano nel bisogno; da quanti – soprattutto donne – hanno subìto violenza tra le mura domestiche per la chiusura forzata, a quanti desiderano riprendere con entusiasmo i ritmi di vita quotidiana. Madre del Soccorso, accoglici sotto il Tuo manto e proteggici, sostienici nell’ora della prova e accendi nei nostri cuori il lume della speranza per il futuro.

In arrivo il sussidio ecologico per l’Estate Ragazzi e i Grest Elledici

Anche per quest’anno è in uscita il sussidio estivo Elledici. Don Valter Rossi, direttore della rivista Dossier Catechista spiega il sussidio in un’intervista riportata su Vatican News. Quest’anno i temi del progetto sono: l’ecologia integrale e la “Laudato si” di Papa Francesco. Di seguito l’articolo pubblicato oggi, 13 aprile 2021, su “Vatican News“.

“Sei dei nostri!” è il titolo del tradizionale sussidio dell’editrice Elledici per i centri estivi dedicati ai più giovani. Nell’Anno speciale di anniversario della Laudato si’ di Papa Francesco l’editrice salesiana, su proposta del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha scelto di dedicare l’edizione 2021 all’ecologia integrale.

Giada Aquilino – Città del Vaticano

“Non dobbiamo raccontare una storia, ma dobbiamo far vivere ai ragazzi un’esperienza, per cui tutto, dai giochi alle attività, dalle avventure raccontate alla scenografia, coinvolge all’interno di un ambiente e di un tema: quest’anno si è scelto il tema dell’ecologia integrale e della Laudato si’ di Papa Francesco”, nell’Anno speciale di anniversario dell’enciclica del Pontefice del 2015. Così don Valter Rossi, direttore del Dossier Catechista della Elledici anticipa a Vatican News “Sei dei nostri!”, il tradizionale sussidio della editrice salesiana ideato per l’Estate Ragazzi, i Grest, i campi scuola, le realtà cioè che – con centri estivi, animazioni e iniziative – accompagnano i più giovani dopo la fine dell’anno scolastico. Ne è stata un esempio l’Estate Ragazzi voluta lo scorso anno dal Papa all’interno delle mura vaticane, come oratorio estivo animato da giochi, sport e attività ludiche.

La collaborazione
Il sacerdote salesiano è uno dei curatori dell’edizione 2021, in uscita questo mese. In nove capitoli, il sussidio ospita le vicende di Nonno Eco e della nipotina Jia: “girano per il mondo incontrando vari personaggi, esperti di ecologia, persone impegnate socialmente, ponendo loro domande e cercando, non senza confrontarsi con figure che li metteranno in difficoltà, di aiutare il mondo a migliorare”, spiega don Valter.

Il lavoro nasce dalla collaborazione della Elledici con il settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, che ha proposto l’iniziativa, e con varie realtà impegnate nella cura della casa comune. A fare da filo conduttore sono le tematiche proprie della Laudato si’, dalla risposta al grido della terra e dei poveri alla spinta verso altri modi di intendere l’economia e il progresso, dall’adozione di uno stile di vita alternativo, superando l’individualismo, all’istruzione per creare consapevolezza ecologica, dal coinvolgimento comunitario nella cura della creazione ad una spiritualità capace di riscoprire e valorizzare la casa comune.

L’intervista a don Valter Rossi

Un’uscita verso gli altri nel mondo
“Quella della Laudato si’ – chiarisce ancora il religioso, che cura i sussidi da fine anni Ottanta – è per noi una rivoluzione vera e propria a livello ecclesiale e della società; ci è sembrato giusto coinvolgere già da subito i ragazzi, che oltretutto sono molto sensibili a queste tematiche.

Ci pare il modo giusto per camminare con la Chiesa. Oggi non c’è più l’idea di una proposta religiosa all’interno della Chiesa, delle mura del catechismo o dell’oratorio, ma si tratta di compiere veramente un’uscita: andare verso i problemi per incontrare altre persone, in una collaborazione variegata”. “Ormai i nostri centri estivi – osserva – accolgono ragazzi di ogni tipo, non soltanto quelli del catechismo. Quello della consapevolezza ecologica è poi un terreno comune che trova coinvolti anche giovani di altre etnie: nelle nostre realtà ci sono il cattolico, il non cattolico, il musulmano. Tutti trovano un luogo comune, di coesione”, mette in luce il direttore del Dossier Catechista dell’editrice.

Il custode del creato
In questa emergenza per la pandemia, segnata dal distanziamento e spesso dalla paura dell’altro, il tema dell’ecologia integrale illuminata dalla Laudato si’ torna a far riflettere, dice don Rossi. “Alle volte c’è un certo discorso ecologico che pensa all’uomo quasi come a un virus della terra. Questa non è la nostra idea: l’uomo non è un virus, anzi è il custode del creato. La Laudato si’, mentre loda tutto il creato, mette l’uomo al centro di questo progetto di Dio e vede l’intera terra che loda il Signore, partendo dall’esempio di San Francesco”. Il sussidio si propone quindi di accompagnare un’esperienza di maturazione e insieme di fede. “Mentre riflettiamo sulle tematiche ecologiche, scopriamo anche qual è il senso vero dell’essere cristiano, questo modo di pensarsi all’interno del mondo e della creazione”.

Sull’impegno con i più piccoli si sofferma in particolare l’altro curatore del sussidio, Enrico Molineri. Si punta a “trasmettere dei valori ai ragazzi, far conoscere loro delle tematiche molto importanti per la vita, ma – ci tiene a chiarire il cooperatore salesiano – in un modo vivace e avventuroso, rendendoci conto di quanto sia importante trattare bene la nostra casa comune: il senso del sussidio è inoltre quello che, se si affrontano insieme e con gioia, i grandi problemi si riescono a superare”. I bambini, evidenzia ancora, “sono molto attenti, spesso sono loro i più esperti nelle famiglie su raccolta differenziata e attenzione alla natura”.

L’intervista ad Enrico Molineri

I contributi
La storia di Eco, Jia e dei loro amici è corredata da schede tematiche e contenutistiche, approfondimento dell’enciclica del 2015, ma anche da giochi, attività di gruppo e proposte di laboratori, oltre che di preghiere per iniziare o concludere le giornate. Sono previste alcune schede formative per gli animatori, chiamati a vivere in prima persona ciò che faranno sperimentare ai bambini e ai ragazzi. “Il sussidio, tutti i lavori e tutte le avventure non si intraprendono da soli in questa fase della storia, ma – anche seguendo gli inviti di Papa Francesco – insieme, condividendo e collaborando”, ricorda Molineri. “Ecco perché ci siamo avvalsi di preziose collaborazioni, con il gruppo degli Animatori Laudato si’ del Movimento cattolico globale per il clima, che hanno contribuito con le attività del libro, con Play.it – che ha collaborato per la parte dei giochi – e con esperti di vari settori: suor Alessandra Smerilli, sottosegretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale per il settore Fede e Sviluppo, che ha dato un contributo come economista, don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del medesimo Dicastero, che è intervenuto per l’aspetto dell’ecologia integrale, Luca Mercalli per i cambiamenti climatici e Maurizio Pallante per gli stili di vita. Abbiamo avuto anche un supporto per la stampa del libro dal fondo dei commercianti per le pensioni Fon.Te”.

Un’Estate Ragazzi per ri-creare
Il sussidio è pensato nell’ottica delle restrizioni per il coronavirus, che verosimilmente continueranno a limitare le esperienze di massa dei centri estivi, con gruppi più piccoli di animatori e bambini, ai quali non mancherà comunque la canzone, “inno/tormentone” dell’estate, dal titolo ovviamente “Sei dei nostri!”, presto disponibile con un video di animazione sul canale YouTube della Elledici. “La pandemia in qualche modo ci ha tolto quello che spesso diamo per scontato, la compagnia, la fraternità, lo stare assieme, che sono invece così importanti”, sottolinea don Joshtrom Isaac Kureethadam, coordinatore del settore Ecologia e Creato del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. “Credo davvero – riferisce – che Estate Ragazzi, quest’anno ispirata alla Laudato si’, sarà ancora più bella, per tornare a stare assieme come un’unica famiglia”, pure nell’ottica dell’ultima enciclica del Pontefice, Fratelli tutti. Troppo spesso, constata don Joshtrom, “vediamo la terra e l’ambiente come qualcosa di esterno a noi o da sfruttare. Ma la terra è veramente la nostra casa comune. Tutti noi possiamo in qualche modo ritrovare questo rapporto filiale con la ‘madre’ terra e prendercene cura. Penso che l’Estate Ragazzi sia anche un momento ricreativo, in cui siamo tutti invitati a ri-creare”.

L’intervista a don Joshtrom Isaac Kureethadam

 

Il Papa chiama due salesiani e una Figlia di Maria Ausiliatrice tra i Consultori della CIVCSVA

Il Santo Padre Francesco ha scelto tre membri della Famiglia Salesiana come nuovi Consultori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA). Si riporta di seguito la notizia pubblicata dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Città del Vaticano) – Nella giornata di sabato 10 aprile la Sala Stampa della Santa Sede ha reso noti i nomi dei nuovi Consultori della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica (CIVCSVA) nominati dal Santo Padre. Tra i 19 prescelti ben tre membri della Famiglia Salesiana. Si tratta di:

  • don David Ricardo Albornoz Pavisic, SDB, Giudice del Tribunale Ecclesiastico Nazionale d’Appello di Santiago del Cile. Nato a Punta Arenas il 4 novembre 1963, è salesiano professo dal 1989 ed è stato ordinato presbitero nel 1996. Per l’Ispettoria cilena è attualmente anche Vicario ispettoriale, Delegato per la Famiglia Salesiana e il Bollettino Salesiano;
  • don Mario Oscar Llanos, SDB, Decano della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana a Roma. Argentino di Córdoba, nato il 17 aprile 1959, è salesiano professo dal 1978 ed è sacerdote dal 1987;
  • suor Pina del Core, FMA, Direttrice dell’Istituto di Ricerca psicologica in campo educativo della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium a Roma e già Preside dell’“Auxilium” per nove anni. Nel 2016 era già stata nominata da Papa Francesco come Consultore della Congregazione per l’Educazione Cattolica.

I consultori sono nominati dal Sommo Pontefice – per un quinquennio – a collaborare con i membri del Congregazione secondo la loro specifica competenza e in rapporto agli obiettivi e agli impegni del Dicastero. I consultori offrono il loro contributo mediante consulenze, studi o pareri su determinate situazioni o questioni riguardanti la vita, la missione e il governo degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società Apostoliche.