Articoli

Oratorio Michele Rua: AMICO CLICK! Sportello informatico

AMICO CLICK! Lo sportello informatico che mancava all’Oratorio Michele Rua. Di seguito la notizia pubblicata sul sito dell’opera.

Amici del Michele Rua, segnatevi questo numero: 327 24 86 437
e se non bastasse, scaricate il volantino (fronte) (retro)
Tra pochi giorni nascerà dalla felice intuizione di alcuni giovani lo sportello “Amico Click!

Di cosa si tratta? molto semplice!

Amico click! è lo strumento attraverso il quale alcuni giovani, che abitualmente e con competenza, per studio o lavoro, utilizzano le potenzialità di computer e rete internet, mettono a disposizione le proprie conoscenze a favore di chi fa qualche fatica ad utilizzare gli strumenti informatici e le tante opportunità che gli stessi possono offrire.
Questi mesi ci hanno dimostrato come una buona padronanza della tecnologia non sostituisce la presenza, ma riduce di molto le distanze e riesce comunque a risolvere alcuni problemi: dunque, perchè non imparare a sfruttarla al meglio?

In questa prima fase, che è anche fase di rodaggio, Amico click! si dedicherà esclusivamente al supporto necessario per le iscrizioni al prossimo anno scolastico 2021/2022. Fin da subito è però pronto ad accogliere proposte e richieste per diventare uno strumento di informazione e di formazione.

Come fare per accedere? fissa un appuntamento usando il numero indicato sopra, chiamando il lunedì o il venerdì (orario 15-17) oppure il sabato (orario 10-12) a partire da lunedì 4 gennaio.

Aspettiamo le vostre chiamate!

Oratorio Michele Rua: auguri di Natale 2020

Gli auguri di Natale dell’Oratorio Michele Rua da parte del Direttore don Mauro Zanini e da don Gianfranco, parroco.

Davvero la Provvidenza tanto cara a don Bosco continua ad operare!

Mentre ancora viviamo stretti tra le norme che il “distanziamento sociale” ci impone, la proposta pastorale dell’anno ci invita, quasi per assurdo, ad operare “nel cuore del mondo”. Come può essere possibile fare qualcosa in un mondo che è per buona parte paralizzato, dove i venti di crisi sociale ed economica sono notizia quotidiana?

Eppure è possibile! Abbiamo avuto davanti agli occhi esempi concreti di chi ha dedicato tutto se stesso per essere prossimo a chi era in difficoltà; quotidianamente sentiamo il bene che molti volontari di ogni età e luogo stanno mettendo in atto e portano avanti. Centinaia di iniziative, le più diverse, sono state attivate e ancora si attivano… Ma la più bella iniziativa, quella che va al “nocciolo della questione”, è quella che passa tra le righe, ma si fa sempre più sentire: operare “nel cuore del mondo” vuol dire rifarsi all’essenziale, a ciò che davvero conta e che fa la differenza, ci chiama a recuperare gli affetti più veri, le emozioni più limpide, a non disperdere energie in tesori che non valgono, per concentrarci su ciò che scalda il nostro cuore.

Quell’umile grotta ci colpisce ancora una volta perché nella sua essenzialità chiama il nostro cuore a non disperdersi e a restare in contemplazione di ciò che ha davvero un significato profondo e unico. Noi siamo fatti di eterno, per questo il Natale vero, quello di Gesù, riesce ancora a pervadere il nostro animo. La speranza continua a costruire nuove vie per farci arrivare al cuore del mondo.

Don Mauro, Direttore

______

Oggi per voi è nato il Salvatore!

Quante volte abbiamo sentite queste parole, anche se quest’anno davvero vogliono essere il migliore augurio.

Anche in questo periodo di pandemia con tutto quello che comporta, OGGI nasce il Salvatore, ma… solo dove trova posto, dove lo si accoglie.

E se c’è lui allora il Natale trova, anzi, ritrova la fiducia e la speranza, perché è proprio vero: Dio non si è dimenticato di noi!
Egli è venuto e viene anche OGGI; non fa notizia come ne ha fatta allora. Solo chi gli va incontro ritorna per un’altra via, con la gioia per affrontare le fatiche e le gioie di ogni giorno.

La nostra comunità si ritrova in questi giorni, con fatica, nel rispetto delle regole, per ricordare il Natale, quel Natale, e chiedere davvero che si rinnovi L’Oggi del Natale. Ne abbiamo bisogno tutti, dai più piccoli ai più grandi.

Il migliore “regalo” che possiamo chiedere è quello della SPERANZA, per tutti, ma soprattutto per chi è reduce dalle conseguenze di questo virus: fratelli e sorelle distanti nel momento finale della loro vita; famiglie che non hanno potuto dare l’ultimo saluto, altre che si sono impoverite; tutti noi che abbiamo modificato il nostro vivere, il nostro incontrarci. Abbiamo bisogno di speranza e di fiducia concreta, perché le distanze diventino vicinanza, aiuto, conforto e coraggio come fin da quel Primo Natale, in cui Lui si è presentato come l’Emmanuele, il Dio Con Noi, vicino a noi con le nostre gioie e i nostri limiti.

Allora OGGI è NATO PER NOI… vicino, dentro la nostra storia, in questo mondo tanto bisognoso di SPERANZA e di FIDUCIA.

Auguri di un Santo Natale a tutti!

Don Gianfranco, Parroco

Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte «Omnia Torino»

Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte “Omnia Torino“: un gruppo di professionisti under 30 che intende indagare sulle cause che spingono i giovani a lasciare il capoluogo piemontese per altre città italiane o per l’estero.

Si riporta di seguito l’articolo oggi pubblicato su La Voce e il Tempo a cura di Stefano Di Lullo.

Sei giovani studiano le grandi periferie (per svegliare la politica)

Barriera di Milano – Dall’oratorio salesiano Michele Rua parte una ricerca sui grandi problemi irrisolti. Ad avviarla «Omnia Torino», un gruppo di professionisti under 30 che intende indagare, in particolare, sulle cause che spingono i giovani a lasciare Torino

Una città senza giovani muore e non ha futuro. Una considerazione, suffragata dai dati del recente Rapporto Rota e dell’Istat, che ha portato sei giovani torinesi professionisti, tutti sotto i 30 anni, ad avviare «Omnia Torino», un gruppo che intende indagare in particolare sulle cause che spingono i giovani a lasciare il capoluogo piemontese per altre città italiane o per l’estero. Una ricerca che parte dai territori di periferia dove si annidano criticità e problematiche che, nonostante gli slogan delle istituzioni, rimangono irrisolte, dalla carenza di centri culturali e aggregativi, all’elevato tasso di disoccupazione giovanile che cresce proprio nelle periferie, al problema dei neet, i giovani che né studiano né lavorano.

Ed ecco il proposito di prendere in mano la propria città non attraverso una protesta sterile ma grazie ad un lavoro di ricerca e documentazione da cui formulare proposte concrete da presentare alla futura classe dirigente di Torino anche in vista delle elezioni comunali della prossima primavera.

Il lavoro è partito dal quartiere multietnico di Barriera di Milano ed in particolare dall’oratorio salesiano Michele Rua (via Paisiello 37) dove si concentrano progetti virtuosi che accompagnano a tutto campo i ragazzi fragili verso l’autonomia e allo stesso tempo vengono offerte occasioni di confronto per i giovani universitari e lavoratori nella propria vita accademica e professionale.

«L’idea di avviare il gruppo», sottolinea il fondatore, Alessandro Regge, 29 anni, consulente di progetto, «è nata durante i mesi del primo lockdown in cui abbiamo visto aumentare a dismisura le difficoltà per i giovani e, nonostante la crisi terribile che si profila per tutto il Paese, abbiamo voluto immaginare il futuro di Torino e della Città metropolitana e capire come poter azionare oggi una retromarcia rispetto alla decadenza attraverso dei metodi di ricerca in base alle nostre competenze».

In primo luogo i promotori di «Omnia Torino» propongono dei questionari ai propri coetanei:

«vogliamo cercare di capire», affermano, «qual è il sentiment dei giovani su un problema ormai annoso documentato dai diverse autorevoli indagini: la costante migrazione delle nuove generazioni dal capoluogo piemontese. Da queste analisi intendiamo mettere in evidenza criticità e soluzioni da proporre alle forze produttive e alle istituzioni cittadine che governeranno la città nei prossimi anni».

La ricerca, dopo interviste ai sacerdoti, agli educatori e ai giovani che frequentano l’oratorio Michele Rua, nelle prossime settimane, coinvolgerà scuole e associazioni di Barriera di Milano. Un’indagine che intende registrare la «voce» dei giovani dei quartieri torinesi di periferia, da nord a sud e da questa voce disegnare il futuro della città.

«Non ci piace utilizzare il termine ‘periferie’», evidenzia Regge, «perché allude ad una separazione da un centro non bene identificato ma è certo che in quelle zone si concentrano quelle emergenze da prendere di petto perché non c’è più il tempo di rimandare. E noi giovani non possiamo intravvedere la nostra città che amiamo senza un futuro possibile per le nuove generazioni».

In particolare il gruppo proverà a capire se e come la pandemia abbia inciso ulteriormente sul movimento di uscita dalla città ricercando le motivazioni profonde che stanno alla base del fenomeno.

L’emergenza sanitaria ha però sviluppato nuovi settori che certamente la città dovrà saper far fruttare a beneficio della comunità e, in particolare, dei giovani. Proprio sotto la Mole troverà sede l’Istituto italiano per l’Intelligenza artificiale, certamente una grande opportunità per le giovani generazioni a servizio del bene comune.

Il metodo di lavoro del gruppo di ricerca si sviluppa su sette aree: agroalimentare e benessere, cultura diffusa, innovazione sociale e imprese, mobilità sostenibile, Torino capitale verde, Torino in Europa, tutela e diritti.

«L’iniziativa», sottolinea don Mauro Zanini, salesiano, direttore dell’oratorio Michele Rua, «da una parte coglie appieno l’invito di don Bosco ad essere ‘buoni cristiani e onesti cittadini’ dall’altra interroga la comunità civile ed ecclesiale sulla necessità di ascoltare i giovani e renderli veramente protagonisti. Questi giovani, infatti, ascolteranno i loro coetanei e con un metodo di ricerca serio si porranno come massa critica per portare l’opinione della gioventù torinese agli attori del territorio. Volentieri abbiamo dato credito al loro progetto che ha scelto di partire dall’oratorio, la casa dei giovani».

Per informazioni sulle attività del gruppo: pagina Facebook «Omnia Torino» (dove a breve saranno pubblicati i primi risultati della ricerca) o mail omniatorino@gmail.com.

Oratorio Michele Rua: pellegrinaggio al Colle Don Bosco

L’Oratorio Michele Rua ha iniziato il cammino dell’anno pastorale con un pellegrinaggio alla volta del Colle Don Bosco. Di seguito l’articolo pubblicato il 17 ottobre scorso sul sito dell’opera, con la testimonianza della giornata a cura di Sara, Davide e Chiara Bellosta.

PELLEGRINI … AL COLLE

Che cos’è un passo? E’ il possibile di fronte al tutto.
(PADRE GIAN MARIA POLIDORO)

E’ con questo spirito che nella giornata di sabato 3 ottobre 2020, con un cammino lungo 38 km da Torino a Colle Don Bosco, la Comunità dell’oratorio Michele Rua ha deciso di iniziare il cammino dell’anno pastorale.

La strada è stata lunga, con fangose salite seguite da collinari discese nel chierese, lungo le quali, dopo una rigenerante sosta presso l’ospitale Oratorio San Luigi di Chieri, e passando per la casetta di San Domenico Savio, siamo giunti nelle amene Terre dei Santi, dalle quali si intravedeva la cupola della basilica superiore che diveniva sempre meno un miraggio.

Durante il cammino l’allegria dei canti e delle voci sono state al primo posto nonostante la fatica ogni tanto si facesse sentire. Intensi sono stati i momenti di confronto che i camminatori hanno avuto tra di loro, anche perché appartenenti a gruppi diversi che vivono la Casa del Michele Rua (gruppi di giovani dai primi anni delle superiori agli universitari, gruppo famiglie ed ed esperte guide – ”colonne”) .

Tutti però camminavamo con la certezza che Maria vegliasse su di noi come aveva fatto le tante volte che Don Bosco aveva percorso quella stessa strada per tornare da Valdocco ai Becchi. Provando anche a noi, come DB, a sognare in grande con e per la nostra Casa.

E poi… alla fine ci hanno raggiunto don Mauro e suor Sara con la merenda: cosa si può volere di più!!!

Sara, Davide e Chiara Bellosta

Cinema Teatro Monterosa Arena Estiva 2020: programmazione dal 24 al 31 Luglio

Di seguito la programmazione dal 24 al 31 luglio al Cinema Teatro Monterosa di Torino – Oratorio Salesiano Michele Rua.

TERZA SETTIMANA
proiezioni dedicate all’infanzia e alle nuove generazioni
VENERDI 24 LUGLIO ORE 21.30
BIGLIETTI ESAURITI

Mio fratello rincorre i dinosauri di Stefano Cipani (Italia 2019, 100′)

ack ha sempre desiderato un fratello con cui giocare e quando nasce Giò, i suoi genitori gli raccontano che è un bambino speciale. Da quel momento, nel suo immaginario, Giò diventa un supereroe, dotato di poteri incredibili, come un personaggio dei fumetti

QUARTA SETTIMANA
proiezioni dedicate al viaggio e alla ricerca
LUNEDI 27 LUGLIO ORE 21.30


Qualcosa di meraviglioso di Pierre-François Martin-Laval (Fahim, Francia 2019, 107′)

Costretto a fuggire dal Bangladesh il giovane Fahim raggiunge Parigi insieme a suo padre. Fin dal loro arrivo intraprendono un difficile percorso per ottenere asilo politico; grazie alla sua abilità nel giocare a scacchi, Fahim incontra Sylvain (Gérard Depardieu), un bravissimo allenatore.

La proiezione sarà preceduta da una pillola diAfrican time di Corrado Iannelli (2009, 5′). La serata sarà introdotta da Erika Mattarella, direttrice dei Bagni pubblici di Via Agliè.

MERCOLEDI 29 LUGLIO ORE 21.30


il bambino che scoprì il mondo di Alê Abreu (O Menino e o Mundo, Brasile 2013, 80′).

“Questo bambino – dichiara il regista –rappresenta un po’ ognuno di noi: possiamo essere turbati e delusi da ciò che ci circonda, ma una parte infantile, di sogno e speranza continuano a vivere dentro di noi anche una volta diventati adulti.” Il film sarà introdotto da Andrea Lupi, Segretario generale della Fondazione Montessori Italia che da due anni ha aperto lo spazio Un villaggio per crescere in Via Brandizzo 38, Torino.

VENERDI 31 LUGLIO ORE 21.30


il diritto di contare di Theodore Melfi (Hidden Figures, USA 2016, 127′)

Il film svela l’incredibile storia vera e sconosciuta di un gruppo di brillanti donne matematiche afro-americane della NASA che hanno contribuito alla corsa allo spazio negli anni ’60 durante laguerra fredda. In collaborazione con STEM*Lab – Scoprire Trasmettere Emozionare Motivare, progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.

Oratori senza frontiere! – L’animazione al tempo della fase 3

Da un’idea della Cooperativa Sociale ET, in collaborazione con la Pastorale Giovanile Salesiana del Piemonte e Valle d’Aosta e l’Ufficio di Comunicazione Sociale:

Oratori senza frontiere!

Il primo gioco online nella fase 3 che vede sfidarsi due oratori con sfide semplici e di sicuro divertimento! 50 muniti di giochi e sfide in modalità social.

L’appuntamento è previsto per mercoledì 22 luglio 2020 alle ore 10.30 in diretta streaming sui canali social della cooperativa sociale E.T @cooperativasocialeet, della Pastorale Giovanile @mgspiemontevalledaostaelituania e in diretta TV su Rete 7 (canale 12 del digitale terrestre).

Gli oratori saranno rappresentati per categorie di fascia, dalla prima elementare alle 3 media con animatore e aiuto animatore! 10 prove da superare per vincere l’ambito titolo e per lanciare la sfida ad un altro oratorio!

Chi sarà il più veloce? Chi il più abile?

In questa sfida: l’Oratorio Salesiano Michele Rua di Torino e l’Oratorio Salesiano Rebaudengo.

Conduce Egidio Carlomagno.

“Barriera è casa mia”: rassegna di cinema all’aperto

Il cinema d’estate nella città. Dal 6 luglio al 12 agosto va in scena la rassegna “Un’estate al cinema – Barriera è casa mia“, ospitata all’interno dell’Arena Cineteatro Monterosa e organizzata in collaborazione con l’Associazione Museo Nazionale del Cinema. La rassegna si compone di 21 film fra lungometraggi. Il progetto vede così coinvolto l’oratorio salesiano Michele Rua di Barriera di Milano, con un centinaio di posti.

Oratorio Michele Rua: Estate Ragazzi 2020. Si riparte!

Torino, quattro arene per il cinema d’estate – La Repubblica

Nella giornata di oggi, il quotidiano La Repubblica, nella sezione di Torino, dedica un articolo alle iniziative destinate al cinema d’estate nella città. Il progetto vede coinvolto anche l’oratorio salesiano Michele Rua di Barriera di Milano, con un centinaio di posti, organizzato dall’associazione Museo Nazionale del Cinema in partenariato con il Cineteatro Monterosa. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato a cura di Jacopo Ricca.

Torino, quattro arene per il cinema d’estate al Valentino, in Piazzetta Reale, a San Salvario e Barriera Milano

La più grande, da 500 posti, nel cortile del Castello del parco sulle rive del Po. Si parte il 2 luglio

Il cinema all’aperto per l’estate di Torino si farà in quattro Arene. Una al Castello del Valentino, un’altra nella tradizionale piazzetta Reale, ma la Città ha approvato anche i progetti nella casa del Quartiere di San Salvario e nell’oratorio Michele Rua di Barriera di Milano. Sono quattro infatti le proposte valutate come idonee dall’assessorato alla Cultura e quindi finanziate attraverso la fondazione per la Cultura.

La più grande delle arene, da 500 posti, sarà quella realizzata dal cinema Ambrosio, con un progetto proposto dall’associazione Arturo Ambrosio, nel cortile del Castello del Valentino. Dal 2 luglio al 30 agosto, con inizio delle proiezioni alle 22 e, saranno proposte anteprime, una selezione di classici del cinema, da scoprire per la prima volta o rivivere sul grande scherm, ma anche “Best of” (una collezione di alcuni tra i film più amati da pubblico e critica nella passata stagione cinematografica) e una selezione “In famiglia” che prevede film di animazione e non, rivolti a tutti, ma soprattutto ai più giovani.

“L’obiettivo è di offrire al pubblico un programma variegato di cultura e di intrattenimento anche grazie alla collaborazione di altri soggetti culturali, come l’Archivio Nazionale Cinema Impresa di Ivrea, l’associazione Baretti e altri” spiegano gli ideatori. Questo progetto avrà 45mila e 907 euro di finanziamento, mentre l’altra “grande” arena, quella di “Cinema a Palazzo”, se ne aggiudica 44mila e 93. Si tratta della rassegna che da anni anima l’estate torinese del centro.

Quest’anno però l’associazione Distretto Cinema, insieme con il Cinema fratelli Marx, proporrà un’arena di circa 250 posti all’interno della Corte d’Onore di Palazzo Reale, con uno schermo di dimensioni maggiori in un nuovo layout. Inoltre non saranno più solo grandi film del passato, ma dal 10 luglio al 30 agosto, con proiezioni tutti i giorni (ad eccezione del lunedì), sarà proposto un percorso nel cinema contemporaneo, fatto di anteprime e di una selezione di titoli dell’ultima stagione, “pur senza snaturare la caratteristica dell’arena che è da sempre quella di raccontare la storia del cinema attraverso i film classici” assigurano gli organizzatori. Nel ventennale del museo del cinema ma anche in una stagione di anniversari importanti sono previsete una serata omaggio a Fellini, un omaggio ad Alberto Sordi nel centenario della nascita.

Le altre due arene saranno in Barriera di Milano e a San Salvario. La prima da un centinaio di posti sarà negli spazi all’aperto dell’Oratorio Michele Rua ed è organizzata dall’associazione Museo Nazionale del Cinema in partenariato con il Cineteatro Monterosa e proporrà film dal 6 luglio al 12 agosto per una rassegna chiamata “Barriera è casa mia – un’Estate al Cinema 2020” che riceverà un contributo di oltre 10mila euro. La seconda, negli spazi della casa del quartiere di San Salvario, si chiamerà “Portofranco Summer Night 2020” ed è stata proposta dall’Associazione Agenzia per lo sviluppo locale di San Salvario onlus che riceverà un contributo di oltre 9mila euro.

La programmazione cinematografica intende riprodurre il format di PortoFranco, la rassegna permanente di cinema invisibile del CineTeatro Baretti. Obiettivo della rassegna – che per non recare disturbo sarà in versione silent movie – è quello di raggiungere un ampio target e tutte le proiezioni saranno introdotte da una presentazione.

Oratorio Michele Rua: la testimonianza di Amal – Gruppo Triennio

Nella serata di ieri, giovedì 14 maggio, i giovani del Gruppo Triennio dell’Oratorio Michele Rua hanno avuto la possibilità di intervistare e seguire la testimonianza (su Google Meet) della giovane Amal, cooperatrice dell’oratorio di Damasco recatasi in Italia in occasione del Capitolo Generale. Di seguito l’intervista.

Gruppo Triennio – Michele Rua – 14 maggio 2020

#spazistrettiperallargareilcuore

Testimonianza di Amal – giovane cooperatrice dell’oratorio di Damasco

  • Quali sono i motivi che hanno spinto te e la tu famiglia a decidere di rimanere in una realtà difficile e dolorosa come la guerra?

All’inizio non sapevo cosa rispondere. Poi ci siamo chiesti: ma se tutti noi giovani partiamo, chi si occuperà dei bambini o di chi resta perché non può partire? Siamo rimasti per poter fare qualcosa di buono e di bello per gli altri, anche in questo tempo di guerra. E questa non è solo una decisione mia, ma di tutta la mia famiglia. 

  • Durante i momenti di dolore, di fragilità, quello che aiuta a non chiudersi è sentirsi amati. Quali sono stati i segni concreti con cui Dio si è preso cura di te?

All’inizio mi chiedevo: “Perché Dio non fa un miracolo e ferma questa guerra?”. Ho passato un anno, forse due, a chiedermi questo. Negli anni, in questo tempo, sono rimasta con Lui, ma continuavo a non capire. Poi ho capito che quando io pregavo o parlavo con Lui chiedevo una cosa sbagliata; la mia preghiera così è cambiata ed è diventata: “Dio aiutami a sapere come posso agire nelle condizioni di questa guerra”. Lì ho capito che Dio non cancella il problema ma mi aiuta a viverlo, a superarlo. Durante la guerra ho imparato a pregare e questo ha cambiato la mia relazione con Dio. Ho imparato in questo periodo a cercare la vera pace del cuore, soprattutto quando ero più nell’angoscia. E sapevo che solo Lui poteva darmi quella pace del cuore. Ho capito che non potevo più smettere di cercare quella pace. 

  • A causa della guerra, come a causa di questa pandemia, non si può vivere “normalmente” l’oratorio. Cos’ha voluto dire essere animatrice salesiana in una situazione del genere? Quali sono le cose che veramente contano dell’animazione?

La spiritualità salesiana mi ha aiutato nella mia relazione con Dio. Tanti sono stati i momenti in cui l’oratorio veniva chiuso (perché era troppo pericoloso o per situazioni economiche difficili). Nonostante questo cercavamo di riaprire l’oratorio. La cosa più importante non era solo aprire l’oratorio, ma avere buoni e bravi animatori che stessero con i ragazzi. E visto che siamo salesiani, vuol dire che servono animatori felici: quindi per prima cosa abbiamo cercato di incoraggiare, noi per primi e poi gli animatori, a cercare questa felicità, perché i ragazzi sanno distinguere bene se fai finta di essere allegro o se lo sei davvero nel tuo cuore. Abbiamo poi scoperto che tanti aspetti venivano trascurati: es. l’aspetto e la cura psicologica dei ragazzi. I due aspetti allora su cui abbiamo investito sono stati questi: ricerca della gioia e cura dell’aspetto psicologico. Teniamo sempre presente che siamo solo discepoli del vero Maestro, che è Gesù: abbiamo un buon maestro per imparare la Gioia. 

  • Abbiamo ricevuto il video commovente in cui i giovani della Siria pregavano per l’Italia in questo momento di pandemia, spesso noi crediamo che il dolore ci chiuda in noi stessi e invece quel video è stata la testimonianza che invece la sofferenza può renderci più attenti a chi è in difficoltà. Come la sofferenza ti ha portato ad essere una fonte di speranza per altri che soffrono e a non chiuderti?

Durante la guerra molte persone hanno armi, non solo i soldati, e le usano in modo orribile; e molti di questi erano siriani. Hanno ucciso siriani come loro, amici, fratelli, sorelle…e a causa loro abbiamo persone molte persone care. Per questo motivo, questi gruppi venivano attaccati perdendo così le loro case. Si sono così spostati dalle loro città alle nostre, facendo occupare le nostre scuole alle loro donne e ai bambini perché potessero vivere lì. Noi allora abbiamo organizzato delle missioni all’interno della città: andavamo a gruppetti di animatori e facevamo animazione per i bambini in quelle scuole, per i figli dei nostri nemici. All’inizio era difficile farli sentire felici dopo tutto quello che i loro padri avevano fatto a noi. Ma da questo abbiamo imparato due cose: se non riusciamo ad amare i nostri nemici, come ha insegnato Gesù, almeno possiamo amare i loro figli che non hanno colpa di ciò che hanno fatto i loro padri; e abbiamo imparato che questo è ciò che avrebbe voluto Don Bosco che ci insegna ad amare i ragazzi al di là delle loro situazioni e delle loro famiglie. Tutto questo ci ha aperto la mente e il cuore, per cercare di creare un legame più autentico e semplice nei modi. E anche perché sapevamo che l’Italia stava con noi: voi italiani ci avete insegnato come possiamo rimanere legati e vicini anche nelle difficoltà. Voi ci avete insegnato che cosa vuol dire stare vicini nelle difficoltà, perché lo siete stati. Non dimenticate mai quanto valete, quante benedizioni avete ricevuto. E quando vi accorgete di quante grazie avete ricevuto allora inizierete a donarle agli altri. 

  • Il Papa dice che questa Pandemia è come una guerra, tu che una guerra l’hai vissuta veramente potresti darci 3 consigli per vivere a pieno il presente e ripartire migliori domani?
  • Intanto dovremmo essere sempre consapevoli che siamo solo discepoli di un maestro che è Gesù e che Lui saprà guidarci. 
  • Imparate ad essere misericordiosi con voi stessi: potete anche non capire tutto adesso (don Bosco ha compreso il sogno dei 9 anni solo prima di morire): siate misericordiosi con voi stessi.
  • Cercate i lati positivi di questa situazione: non possono non esserci! Se saprete trovarli, questo vi aiuteranno a vivere quelle altre difficoltà che incontrerete anche oltre al Covid. 

Domande dei ragazzi

  • Come si è pensata la missione nelle scuole? chi ha avuto l’iniziativa e come siete stati coinvolti?

Di sicuro abbiamo dovuto essere preparati, non potevamo andare così. A Damasco, all’inizio abbiamo fatto un po’ di esercizio con i nostri ragazzi. Una delle metodologie pensate era quella di far disegnare ai bambini come vedono la loro realtà oggi: e i loro disegni erano molto molto tristi. Se i nostri bambini sentono questo, chissà quei ragazzi delle scuole. I cristiani da noi venivano sempre visti come quelli che stavano fermi: invece volevamo dimostrare che noi potevamo essere forti, ma in modo pacifico. L’incaricato dell’oratorio di Damasco, don Alejandro, l’attuale ispettore, ci ha preparati facendoci fare un passo alla volta, ampliando il nostro sguardo in quello di don Bosco. All’inizio eravamo solo 15 a partecipare, poi andavamo lì con dei pullman. Non è stato facile, ma si fa…un passo alla volta. 

  • Quali i segni più forti di speranza in questo tempo difficile di guerra?

È stato molto difficile per noi più grandi vederli; ma la cosa più importante è che non abbiamo mai smesso di animare i nostri ragazzi. Quando abbiamo visto la gioia nei loro occhi, abbiamo iniziato a scoprirla anche dentro di noi e a vedere la speranza che le cose sarebbero davvero potute andare bene. Ogni anno ci dicevamo: “questo è l’ultimo”, sono passati 10 anni e ancora non è finita. Ma la cosa più importante in questo periodo è stato l’aver imparato, un giorno per volta, come vivere non in attesa della fine di tutto questo, ma dentro tutto questo. La speranza per continuare giorno per giorno è il sorriso dei ragazzi. Nel 2011 abbiamo pensato di dover chiudere l’oratorio perché avevamo pochi ragazzi e tante spese. Siccome però don Bosco si occupava soprattutto dei ragazzi più poveri, i ragazzi più poveri della zona hanno iniziato a venire da don Bosco, nel nostro oratorio. Prima della guerra eravamo in tutto 300 ragazzi e giovani. Ora, tolti gli universitari, siamo più di 1000; gli universitari sono 250. Adesso, in mezzo a questa guerra, abbiamo tante persone nel nostro oratorio: DB era per i poveri e noi anche. E ogni volta che vediamo anche solo un ragazzo in oratorio, sappiamo che dobbiamo continuare. 

  • Le persone del posto, come prendono la presenza salesiana? 

Con un po’ di invidia perché i cristiani sono pochi e noi soli coinvolgiamo tante famiglie: gli altri cristiani pensano che li “rubiamo”. Ma noi non facciamo pubblicità: loro vengono da noi! A volte, ma già prima della guerra, ci facevano dei dispetti (fermavano i pullman…), ora questa situazione è un po’ cresciuta perché il numero è aumentato. L’oratorio è in un quartiere abitato da musulmani; e di tutti i ragazzi che abbiamo solo 4 vengono dalla nostra zona, tutti gli altri vengono da lontano. I nostri vicini così fanno problemi un po’ perché siamo cristiani e un po’ perché siamo rumorosi!!!