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Salesiani Sicilia: XXIV Corso Nazionale per gli Insegnanti di Religione Cattolica

Si è aperto il 30 novembre, il XXIV Corso nazionale per gli Insegnanti di Religione Cattolica (IRC). Un centinaio circa i partecipanti che provengono da varie parti d’Italia.

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Si è aperto ieri, 30 novembre, presso l’Istituto Teologico “San Tommaso” di Messina il XXIV Corso Nazionale per gli Insegnanti di Religione Cattolica (IRC), approvato dal “Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica” della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione della Repubblica Italiana, coordinato dal prof. don Antonino Romano e dall’Equipe del Centro di Pedagogia Religiosa “Giovanni Cravotta”. I partecipanti sono circa un centinaio e provengono da varie parte d’Italia e della Diocesi di Messina.

Il XXIV Corso, in conformità con le direttive emanate dal Ministero dell’Istruzione, è finalizzato all’aggiornamento professionale degli Insegnanti di Religione cattolica.

L’ambito di aggiornamento del presente XXIV Corso concerne il rapporto tra “Flipped Classroom” e IRC. L’esigenza dell’aggiornamento professionale, in questo caso, ha stimolato anche il ripensamento dei modelli didattici e, in generale, della formazione religiosa nella scuola italiana. Il programma del Corso coniuga queste due esigenze teorico-pratiche attraverso le quattro sessioni di conferenze e di laboratori metodologici. Però, come ricorda nella sua Lettera ai Corsisti, il nuovo Responsabile dell’Ufficio della CEI, il prof. Ernesto Diaco, è centrale nel compito formativo il posto della persona in formazione, perché cristianesimo e umanesimo, come afferma Papa Francesco, sono inscindibili.

In particolare, i corsisti si stanno esercitando nelle seguenti dimensioni:

  • comprensione del metodo “flipped classroom”;
  • ripensamento globale della didattica IRC in prospettiva di “flipped classroom” per l’IRC;
  • gestione della didattica in queste competenze;
  • valutazione didattica e autovalutazione delle proprie abilità in questa nuova didattica disciplinare.

“Disponibile al dialogo e all’ascolto”: don Domenico Ricca ricorda don Baldassare Meli

Le agenzie di stampa del 27 giugno 2020 riportavano: “È morto stamattina a Castelvetrano don Baldassare Meli, sacerdote-simbolo della Palermo della rinascita e del coraggio di fine anni Novanta. Don Meli, che a Palermo è stato per 17 anni l’anima della parrocchia di Santa Chiara e del Centro di accoglienza per immigrati, era da qualche anno parroco di Santa Lucia, nel grosso centro in provincia di Trapani. Il sacerdote era conosciuto per le sue battaglie per l’integrazione dei migranti in quella che il parroco definiva “la Repubblica indipendente di Ballarò”: una battaglia condotta offrendo loro un pasto caldo e un tetto in tempi di scarsa sensibilità al tema. Ma soprattutto fu grazie a lui, alla fine degli anni Novanta, che partirono le denunce che portarono alla luce un caso di pedofilia con 38 vittime nel quartiere popolare del centro storico di Palermo”.

Don Baldassarre Meli

Una notizia che dice tutto del suo impegno di sacerdote, di uomo dell’accoglienza e della denuncia. L’ho conosciuto in alcuni incontri che si organizzava come salesiani con la Consulta del Settore disagio ed emarginazione, sfociata poi nell’associazione Salesiani per il Sociale. Come responsabile del settore avevo organizzato uno di quegli incontri proprio a casa sua, a Santa Chiara, nell’ottobre del 1994. Ci aveva accolto molto bene, senza smancerie. Riservato, essenziale nel suo dire, che andava dritto al problema. Santa Chiara era un accumulato di stanze e stanzette tutte piene di migranti accolti. Ci fece una grande impressione. Si restava a bocca aperta. Per il resto d’Italia si stavano timidamente avviando le prime esperienze di accoglienza dei migranti, ma in numero ridotti. Si era ai primi passi. E visitando Santa Chiara ci chiedevamo come facesse a star dietro a tutto quanto avveniva lì dentro.

Don Baldassarre Meli

Credo che la chiave vincente fosse la sua grande disponibilità al dialogo, all’ascolto, lui così riservato, ma pratico ed operativo. Non aveva fretta di arrivare alle conclusioni. Le cercava insieme ai suoi collaboratori. Una sua amica e collaboratrice di quegli anni Ninetta Sammarco lo ricorda così “Che dire di don Meli? Abbiamo combattuto nel nome di Dio e con il carisma di don Bosco, che ci accompagnava, tante battaglie a favore degli immigrati, a favore dei bambini, specialmente quelli che erano vittime di abusi. Abbiamo vissuto insieme momenti critici con minacce pesanti, anche di morte”.

(Don Domenico Ricca, già Presidente Salesiani per il Sociale)