Articoli

Valdocco: corso per Ispettori di recente nomina, dai 5 continenti stretti attorno a Don Bosco

Otto Ispettori e Superiori di Visitatoria, provenienti dai cinque continenti, partecipano dall’8 al 24 giugno al Corso di Formazione e Accompagnamento per Ispettori attualmente in atto a Valdocco, Casa Madre salesiana di Torino. Di seguito la notizia pubblicata dal sito ANS.

***

Sono otto e provengono dai cinque continenti e da sei regioni salesiane: sono gli Ispettori e i Superiori di Visitatoria partecipanti al Corso di Formazione e Accompagnamento per Ispettori di recente nomina, attualmente in atto presso la Casa Madre salesiana di Torino. Ad accompagnarli nell’intenso percorso c’è l’intero Consiglio Generale, anch’esso radunato a Valdocco per i lavori della sessione plenaria estiva.

Il corso, coordinato dal Vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio, e dal suo Segretario, don Saimy Ezhanikatt, è iniziato alla sera di mercoledì 8 giugno e si protrarrà fino al prossimo 24 giugno. Nello specifico i suoi partecipanti sono:

  • don Gregorio Junior Bicomong, Superiore della Visitatoria Papua Nuova Guinea e Isole Salomone (PGS);
  • don Morachel Bonhomme, Superiore della Visitatoria di Haiti (HAI);
  • don Francisco Inácio Vieira Júnior, Ispettore di Brasile-Recife (BRE);
  • don Jésus Benoît Badji, Ispettore della nuova Ispettoria di Africa Occidentale Nord (AON);
  • don Thomas Santiagu, Ispettore di India-Hyderabad (INH);
  • don Denis Soro, Ispettore della nuova Ispettoria di Africa Occidentale Sud (AOS);
  • don Jorge Crisafulli, Ispettore della nuova Ispettoria di Africa Nigeria Niger (ANN);
  • don James Briody, Ispettore della Gran Bretagna (GBR).

La loro presenza così rappresentativa di tutto il globo e di tante diverse realtà salesiane in un certo senso quasi certifica il compimento del percorso di recupero della normalità dopo i due anni di pandemia, considerato che gli Ispettori partecipanti al primo corso del 2021 erano sei e tutti di Ispettorie europee; a giugno invece, erano già sette, con la partecipazione di Ispettori anche del continente americano; a ottobre sempre sette, ma tutti da Africa (3), America Latina (3) e Asia (1); e a dicembre scorso ben 16: 5 dall’America del Sud, 2 dall’Africa-Madagascar e 9 dall’Asia.

Dopo il primissimo incontro di mercoledì 8, necessario più che altro per una prima conoscenza reciproca fra tutti e per l’introduzione ai lavori, il programma si è aperto ufficialmente, giovedì 9 giugno, con l’intervento del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che ha illustrato agli Ispettori le Linee Progettuali del Sessennio, e che poi, in serata, ha guidato la compagine in un’uscita fraterna.

In questi giorni le attività proseguono approfondendo i tradizionali contenuti di questo appuntamento: gli elementi giuridici rilevanti nel servizio del Superiore; le caratteristiche proprio del compito di animazione e governo dell’Ispettoria o Visitatoria; l’identità salesiana e la disciplina religiosa; il lavoro e le attività dei diversi Settori di animazione mondiale – Formazione salesiana, Pastorale Giovanile, Comunicazione Sociale, Missioni, Economato Generale, Segretariato per la Famiglia Salesiana, Postulazione Generale.

Altri elementi centrali sono poi i tempi di colloquio dei vari Superiori con il Rettor Maggiore e i membri del suo Consiglio: tempi utili per apprendere da loro la tabella di marcia del sessennio, condividere con il vertice della Congregazione le loro preoccupazioni e le sfide, e fare esperienza di comunione salesiana.

Non mancheranno anche i momenti di ricarica spirituale, salesiana e umana, attraverso liturgie ben curate, visite ai luoghi salesiani e gite culturali. Di particolare rilievo, ad esempio, sarà la partecipazione degli Ispettori al pellegrinaggio serale del prossimo 17 giugno a Moncalieri, per venerare una reliquia insigne di San Francesco di Sales, nel 400° anniversario della sua nascita al Cielo.

Prima di tornare ai rispettivi Paesi gli Ispettori avranno l’opportunità di celebrare la Festa della Riconoscenza al Rettor Maggiore, il prossimo 24 giugno, nella suggestiva cornice di Valdocco, là dove lo stesso Don Bosco veniva festeggiato dai suoi ragazzi.

 

Famiglia Salesiana: pellegrinaggio ad Annecy

Dal 10 al 12 giugno, 47 membri della Famiglia Salesiana hanno partecipato al pellegrinaggio sui luoghi di San Francesco di Sales ad Annecy (Francia). Una comitiva molto variegata sia anagraficamente che geograficamente, composta di Salesiani Cooperatori, associati ADMA ed Exallievi uniti tutti dalla motivazione nel fare un pellegrinaggio spirituale senza trascurare l’aspetto amicale e comunitario.

Tre giorni con un tempo splendido hanno favorito il contatto con la proposta spirituale del titolare. Sono stati scelti i luoghi e i temi che hanno maggiore impatto con la vita laicale e familiare, alternando momenti di visita storico artistica, richiamo a rimandi biografici e approdondimenti spirituali e pastorali. Il silenzio e la preghiera comunitaria sono stati momenti che i partecipanti hanno desiderato e vissuto con particolare intensità.

Affascinante sempre la profonda attualità del Santo savoiardo, che ha intercettato vissuti e problematiche dei partecipanti che si sono sentiti a proprio agio anche nelle condivisioni amicali e spirituali.

Moncalieri: reliquia del cuore di san Francesco di Sales al Monastero della Visitazione

Quest’anno ricorre il 4° centenario dalla morte di san Francesco di Sales. Per la particolare circostanza viene portata di Monastero in Monastero della Visitazione la reliquia del cuore di san Francesco di Sales. Arriverà al Monastero della Visitazione di Moncalieri  – Str. S. Vittoria, 15 – tel. 011/647.26.38 –  giovedì 16 giugno e ripartirà sabato 18 mattina.

Per l’occasione le Monache di Moncalieri invitano le religiose, i religiosi e le consacrate di Torino e provincia a partecipare giovedì 16 giugno alle ore 18.00 all’incontro di riflessione e di preghiera attorno al “cuore di san Francesco”.

Gli altri momenti celebrativi sono indicati nella locandina allegata.

 

Convegno Internazionale su San Francesco di Sales all’UPS: online il sito web

In occasione del 400° anniversario della morte di Francesco di Sales, l’Università Pontificia Salesiana (UPS) organizza un convegno internazionale per celebrare la sua eredità dal 18 al 20 novembre 2022 a Roma. Per l’occasione, è online il sito web con tutte le informazioni dedicate: francescodisales.unisal.it

Di seguito la notizia pubblicata dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

***

In occasione del 400° anniversario della morte di Francesco di Sales, l’Università Pontificia Salesiana (UPS) organizza un convegno internazionale per celebrare la sua eredità. San Francesco di Sales ha influenzato la storia della spiritualità e della vita religiosa non solo attraverso gli scritti, ma anche attraverso il proprio modo di vivere, e non solo durante la sua vita, ma fino ad oggi. È questa la ragione per cui conviene studiare la sua eredità a vantaggio della Chiesa e della vita spirituale odierna.

Il convegno è organizzato dall’Istituto di Teologia Spirituale della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana. Il comitato scientifico, coordinato dal professor Wim Collin, SDB, ha presentato oggi il sito ufficiale del convegno. Le informazioni sul convegno sono disponibili sul sito web, come l’orario, i relatori con i diversi interventi che faranno e le congregazioni e gli istituti che parteciperanno al congresso, la possibilità di iscriversi e così via.

Il convegno, che si terrà a Roma presso l’Università Pontificia Salesiana dal 18 al 20 novembre 2022, si compone di due parti: nella prima parte vengono affrontate alcune congregazioni, istituti e società religiose che hanno Francesco di Sales come patrono e fonte di ispirazione; nella seconda parte del congresso vengono discussi un’ampia varietà di temi che hanno la loro origine nella spiritualità, nella vita e negli scritti di San Francesco di Sales.

San Francesco di Sales: bibliografia – La Voce e il Tempo

In occasione del IV centenario dalla morte del Vescovo francese san Francesco di Sales, il giornale La Voce e il Tempo ha pubblicato tre contributi a cura del salesiano don Giovanni Ghiglione sdb, di suor Mariagrazia Franceschini e di Vania De Luca. A conclusione di questo ciclo di interventi ha presentato una breve bibliografia su alcune pubblicazioni per chi desidera approfondire la vita e le opere del poliedrico maestro di spiritualità. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo a cura di Marina Lomunno.

***

IV CENTENARIO – Per approfondire la figura storica e l’attualità del carisma di san Francesco di Sales domenica 15 maggio, alle 20.30 presso il monastero della Visitazione a Moncalieri (strada Santa Vittoria 15) si tiene un incontro sul tema «Sono uomo come di più non è possibile»: intervengono don Michele Molinar, vicario dei Salesiani del Piemonte e suor Mariagrazia Franceschini – Di seguito alcune recenti pubblicazioni sulla spiritualità del santo Vescovo di Ginevra

In occasione del IV centenario dalla morte del Vescovo francese san Francesco di Sales, dottore della Chiesa (Lione, 28 dicembre 1622) è stata allestita al Museo Casa don Bosco di Valdocco a Torino (www.museocasadonbosco.org) una mostra aperta al pubblico fino al 15 gennaio 2023 che illustra la vita e le opere del patrono dei salesiani.

Ma san Francesco non è solo patrono dei figli di don Bosco: La Voce e il Tempo e il nostro sito, sull’eclettico santo ha pubblicato tre contributi a cura del salesiano don Giovanni Ghiglione sdb (24 aprile, pag.14) e di suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (le suore Visitandine fondate da san Francesco di Sales con santa Giovanna de Chantal, 1° maggio pag. 14) che hanno illustrato rispettivamente il legame del carisma delle loro famiglie religiose con il Vescovo di Ginevra. Infine Vania De Luca, vaticanista, caporedattore del Tg3, già presidente nazionale dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa Italiana) sullo scorso numero (8 maggio pag. 14) ha scritto un contributo sulle motivazioni per cui san Francesco di Sales è stato scelto anche patrono dei giornalisti.

A conclusione di questo ciclo di interventi presentiamo una breve bibliografia su alcune pubblicazioni per chi desidera approfondire la vita e le opere del poliedrico maestro di spiritualità. L’ultima biografia in ordine di tempo, pubblicata in occasione del IV centenario, è un classico della «agiografia salesiana» curata da André Ravier, gesuita, profondo conoscitore del Vescovo di Ginevra. Partendo dall’originale francese e dalla precedente edizione in italiano, il nuovo volume rivisto e arricchito anche con nuove immagini, è il frutto del lavoro dei salesiani don Morand Wirth, don Aldo Giraudo e don Wim Collin. Un testo che presenta i tratti salienti della vita di Francesco: il suo cuore di uomo, sacerdote, Vescovo e la sua straordinaria capacità di guida spirituale per cui si affidava a lui. (Andrè Ravier, «San Francesco di Sales», Elledici, Torino, 2021).

Tra i salesiani che hanno più studiato il patrono della loro congregazione è senz’altro don Gianni Ghiglione che ha al suo attivo numerosi studi e saggi tra cui due corposi volumi che scandagliano le fonti della spiritualità salesiana nelle migliaia di lettere scritte dal san Francesco (Gianni Ghiglione, «San Francesco di Sales padre, maestro e amico. La spiritualità salesiana nelle Lettere. Prima parte: dal 1593 al 1610», Elledici, Torino 2012; «San Francesco di Sales padre, maestro e amico. La spiritualità salesiana nelle Lettere. Seconda parte: dal 1611 al 1622», Elledici, Torino 2013). Anche don Ghiglione per il IV Centenario ha pubblicato un volume intitolato «Verso l’alto».

«Il mio libro si può considerare un manuale verso una vita cristiana santa in compagnia e sotto la guida di Francesco di Sales»

spiega l’autore che, a partire dalla «Filotea» usa la metafora di un’escursione in montagna verso una vita cristiana santa sotto la guida del santo (Gianni Ghiglione, «Verso l’alto. Cammino di vita cristiana in compagnia di San Francesco di Sales», Elledici Torino 2021).

Infine tre volumi pubblicati nel 2022 da Morcelliana (Brescia) sempre per il IV Centenario a cura della Comunità della Visitazione di Salò. Il primo, «Il trattato dell’amore di Dio e la Visitazione» di suor Maria Grazia Franceschini che presenta la relazione di san Francesco con la spiritualità delle Visitandine; «Francesco di Sales, Il Trattato dell’amore di Dio in compendio», rilettura dell’opera del fondatore a cura del Monastero della Visitazione Santa Maria di Salò. Da ultimo la traduzione del corposo volume di suor Marie Patricia Burns, «Francesca Maddalena de Chaugy», visitandina collaboratrice della Chantal, che ebbe un ruolo fondamentale nella causa di canonizzazione di san Francesco di Sales.

-Marina LOMUNNO

San Francesco di Sales: “L’amabile patrono dei giornalisti” – La Voce e il Tempo

Proseguono i contributi da parte della rivista “La Voce e il Tempo” sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte. Dopo gli interventi di don Giovanni Ghiglione sdb e quello di suor Mariagrazia Franceschini, interviene Vania De Luca, vaticanista, caporedattore del Tg3, già presidente nazionale dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa Italiana). San Francesco di Sales è anche patrono dei giornalisti per la sua attività di evangelizzazione con i “media” del suo tempo. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo a cura di Vania De Luca.

***

Proseguono i nostri contributi sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte. Dopo gli interventi di don Giovanni Ghiglione sdb, che ha illustrato la spiritualità del Vescovo di Ginevra, patrono dei salesiani, e quello di suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (le suore Visitandine fondate da san Francesco di Sales con santa Giovanna de Chantal), su questo numero interviene Vania De Luca, vaticanista, caporedattore del Tg3, già presidente nazionale dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa Italiana). San Francesco di Sales è anche patrono dei giornalisti per la sua attività di evangelizzazione con i “media” del suo tempo. Sull’eclettica figura di san Francesco di Sales è in programma domenica 15 maggio, alle 20.30 presso il monastero della Visitazione a Moncalieri (strada Santa Vittoria 15) un incontro sul tema «Sono uomo come di più non è possibile»: intervengono don Michele Molinar sdb, vicario dei Salesiani del Piemonte, e suor Mariagrazia Franceschini, monaca della Visitazione. Introduce e modera Marina Lomunno, giornalista de «La Voce e il Tempo».

San Francesco di Sales è dottore dell’amore, protettore dei sordomuti, e non ultimo patrono dei giornalisti. Sotto il suo patrocinio è posta l’Ucsi, Unione cattolica della stampa italiana, di cui fanno parte giornalisti e comunicatori che lavorano in testate e contesti laici, oltre che cattolici. Il riferimento al santo è citato nel suo statuto all’articolo 1, per rendere evidente un’appartenenza e un riferimento spirituale che non sono un accessorio ma una radice profonda.

Da più di 60 anni, da quando è nata, l’Ucsi anima in tutta Italia per la festa di san Francesco di Sales, il 24 gennaio, una celebrazione eucaristica e una serie di incontri sui temi della comunicazione e dell’etica, riconosciuti dall’ordine dei giornalisti per il rilascio dei crediti formativi. Analogamente avviene a maggio, per la giornata delle comunicazioni sociali, quando il tema di dibattito è spesso legato al messaggio del Papa, che diventa oggetto di dialogo, con tanti giornalisti anche non cattolici. Attualissimi i temi degli ultimi anni: famiglia, misericordia, fake news e giornalismo di pace, comunità e cultura dell’incontro, l’ascolto… L’attuale presidente nazionale Ucsi, Vincenzo Varagona, ci conferma con convinzione quanto la figura di san Francesco di Sales resti un importante riferimento per l’unione, «per la sua testimonianza profetica, con la ricerca innovativa di una linea di frequenza con il popolo e la comunità di cui era Vescovo: sapeva quanto fosse difficile evangelizzare, e per essere ascoltato inventò una nuova forma di comunicazione con cui rendere più efficace l’annuncio».

Torino, Valdocco, Museo don Bosco – Ritratto di San Francesco di Sales, olio su tela. Esposto al pubblico per la prima volta, dipinto nel 1618, quattro anni prima della sua morte, è l’unico ritratto conosciuto dipinto durante la vita di Francesco

Nella vita dei Santi c’è sempre uno specchio del loro tempo e insieme qualcosa di universale, che può parlare a ogni uomo e a ogni donna di ogni epoca e di ogni luogo geografico. Francesco di Sales è stato un «uomo ponte» che ha testimoniato la sua fede in un contesto ostile, vivendo un tempo di passaggio. Davanti ai problemi nuovi che sfidavano la Chiesa e il mondo non ha dato risposte vecchie, ma ne ha cercate di nuove, come tante volte papa Francesco invita a fare oggi, chiedendo creatività. San Francesco radicò la controriforma cattolica nel «sentire interiormente» la via indicata da Dio verso la libertà: Scrisse lettere (più di 30 mila), predicò in un contesto calvinista, parlò di Dio nei colloqui personali, fondò insieme ad Antonio Favre l’Accademia Florimontana (1606-7), per incoraggiare l’approfondimento teologico, filosofico, scientifico e letterario. Scelse come simbolo l’arancio, un sempreverde, che porta fiori e frutti quasi in tutte le stagioni. Anche oggi viviamo un profondo cambiamento d’epoca che pone sfide nuove e richiede nuove risposte anche per quanto riguarda i modi della comunicazione. San Francesco comunicò la fede attraverso i «nuovi media» del suo tempo, per ‘sanare’ le fratture religiose e politiche in un’Europa alla ricerca della pace nella cultura e nella società.

Come prete visse delle sconfitte: dal pulpito non era ascoltato, così cominciò a pubblicare i cosiddetti «manifesti», fogli volanti che si possono paragonare a grandi tweet del tempo, che affiggeva ai muri o faceva scivolare sotto gli usci delle case. Proprio per questo suo modo di cercare forme nuove di comunicazione la Chiesa ha messo sotto la sua protezione la vita di giornalisti e scrittori.

Pio XI, il 26 gennaio 1923, lo proclamò, nella Rerum omnium, patrono di «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina». All’indomani del Concilio Vaticano II Paolo VI lo confermò come modello per i giornalisti cattolici. Illuminanti le parole di Giovanni XXIII agli iscritti dell’Ucsi ricevuti in udienza il 27 gennaio 1963, che riprendevano un suo scritto del 1911. San Francesco di Sales è citato come «l’amabile patrono dei veri amici e servitori della penna».

Non è di quelle figure

«che si possono contenere entro limitati orizzonti»

affermava papa Giovanni,

«essa ci si leva innanzi alla mente, alta e serena: più alta dei monti della sua Savoia, più serena del cielo ridente che si specchia nelle acque azzurre del piccolo lago di Annecy… In verità san Francesco di Sales fu il più amabile tra i santi, e Iddio lo mandava al mondo in un’ora di tristezza… Ed egli apparve ed è rimasto come l’incarnazione della pietà sorridente e forte, in cui si fondono la poesia ingenua di san Francesco d’Assisi e l’amore chiaroveggente di sant’Agostino».

Francesco di Sales era convinto che nel trattare con gli uomini, inclusi gli eretici, bisognava sempre evitare «l’aceto», e usare invece la dolcezza, la comprensione, la stima, il dialogo serio e sincero: «Se sbaglio, diceva, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore», oppure «ogni volta che sono ricorso a repliche pungenti, ho dovuto pentirmene. Gli uomini fanno di più per amore e carità che per severità e rigore».

Uscì da una profonda crisi di fede, nel 1587, affidandosi a Dio: «Io vi amerò, Signore». L’amore e la carità furono per lui la via. «Come la regina delle api – scrive nella Filotea – non esce mai senza essere circondata da tutto il suo piccolo popolo, così la carità non entra mai in un cuore senza condurre al suo seguito tutte le altre virtù (…) Il giusto è come un albero piantato lungo un corso d’acqua che porta i frutti nella sua stagione. Quando la carità entra in un’anima, produce in essa frutti di virtù, ciascuno a suo tempo». Filotea è un viatico che introduce alla vita spirituale, personificazione di un’anima, un ‘tu’ femminile che san Francesco dirige tappa dopo tappa, con consigli anche molto pratici, come il «mazzetto spirituale di riflessioni e preghiere» che propone di formare al termine delle meditazioni, da usare e «odorare» nella giornata. Risale al 1608, e dopo meno di 50 anni era già tradotta in 17 lingue. Un classico della mistica è il «Trattato dell’amore di Dio», redatto, così come le altre opere, con linguaggio elegante e insieme semplice, ricco d’immagini, in maniera da coinvolgere il lettore.

L’amore, per il Sales, non è mai astratto, ma concreto. Ne è un esempio, nella sua esperienza di vita, l’incontro con il sordomuto Martino, che prese per mano e accolse in casa come un figlio. Per comunicare con lui imparò il linguaggio dei gesti, e proprio per questo motivo è stato proclamato «protettore dei sordomuti». Dai suoi scritti esce un tratto umano dolce, sereno, dall’animo grande, esempio di accoglienza, degli altri come di se stessi:

«È necessario sopportare gli altri, diceva, «ma in primo luogo è necessario sopportare se stessi e rassegnarsi ad essere imperfetti».

Chiedeva oggettività e non egocentrismo:

«Quel che facciamo per gli altri ci sembra sempre molto, quel che per noi fanno gli altri ci pare nulla».

Invitava alla pazienza:

«Bisogna avere un cuore capace di pazientare; i grandi disegni si realizzano solo con molta pazienza e con molto tempo».

Indicava nel Crocifisso

«la scala attraverso la quale passiamo da questi anni temporali agli anni eterni» (Lettere spirituali 31. 12 1610).

Figura modernissima e profetica anche ai nostri giorni, in un tempo, oggi come allora, di «cuori spezzati», assettai di pace e di riconciliazione.

-Vania De Luca

San Francesco di Sales in prospettiva pastorale: Dolcezza Salesiana e Formazione Integrale

Il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale e focalizzato sulla “dolcezza salesiana”. Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo. Di seguito la notizia publicata dal sito dell’ANS.

***

(ANS – Roma) – Al termine di questo mese di aprile vissuto nella luce della Pasqua, il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale. Mentre il primo aveva come tema l’umano spiegato da Dio (qui accessibile in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese) questo secondo si focalizza sulla “dolcezza salesiana”.

Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo, con riferimenti diretti alla sua esperienza di vita.

“La dolcezza salesiana non è essere indulgenti arrendevoli e non si sposa certamente con la debolezza di carattere. La dolcezza di San Francesco di Sales, quella che lui vive che sente e che proporrà, e su cui si convertirà quasi ogni giorno della tua vita, ha una matrice profondamente cristiana. Parte da Gesù che ha detto di sé: ‘Io sono mite e umile di cuore’.

A dire il vero la dolcezza non è una realtà sola: entra e in un binomio, dove i due termini non si equivalgono neanche: dolcezza e umiltà. San Francesco di Sales dirà che queste due realtà credenti sono la base della santità, e dice anche che sono delle virtù molto rare, la dolcezza e l’umiltà.

Dirà che bisogna essere, bisogna avere, un cuore dolce con il prossimo e un cuore umile verso Dio. La combinazione di queste due, dà la Dolcezza Salesiana”.

Il video originale in italiano è stato realizzato anche in voice over per le altre principali lingue: video ITvideo ENvideo ESvideo FRvideo PT (visibili e scaricabili dai rispettivi link).

Chi è interessato al testo può scaricarlo dai seguenti link:

testo ITtesto ENtesto EStesto FRtesto PT.

Si segnala, inoltre, che recentemente è stato pubblicato in versione digitale in lingua inglese un testo di don Morand Wirth, prezioso contributo in chiave educativa al centenario di San Francesco di Sales: “St Francis de Sales a program of integral formation” – pubblicato da Salesian Online Resources – Centro Studi Don Bosco.

La versione originale in italiano è edita dalla LAS: “San Francesco di Sales un progetto di formazione integrale”.

Visitazione: l’«accademia dell’amore» – La Voce e il Tempo

Nuovo contributo sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte, su La Voce e il Tempo. Suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, ci parla della fondazione delle suore Visitandine da parte di san Francesco di Sales e santa Giovanna De Chantal. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo.

***

Proseguono i nostri contributi sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte. Sullo scorso numero (24 aprile, pagina 14) don Giovanni Ghiglione sdb ha illustrato la spiritualità del Vescovo di Ginevra che don Bosco scelse come patrono dei salesiani; su questo numero suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (le suore Visitandine fondate da san Francesco di Sales con santa Giovanna de Chantal) e studiosa del carisma del cofondatore, presenta il legame di san Francesco con la spiritualità delle Visitandine presenti in diocesi nel monastero della Visitazione a Moncalieri.

 

“Per dare a Dio donne di preghiera»

per formare cioè persone in grado di esprimere con la totalità della propria vita l’adorazione a Dio in spirito e verità, quale risposta di amore grato e totale: questo il motivo, dichiarato da lui stesso, che induceva Francesco di Sales, vescovo di Ginevra (1567- 1622) ad aprire ad Annecy (Alta Savoia) – era il 6 giugno 1610 – la prima casa della Visitazione. Dapprima semplice istituzione diocesana, il breve di Paolo V, che nel 1618 la erige in ordine religioso, la apre sull’orizzonte internazionale e la Visitazione si diffonde rapidamente oltre che nel ducato di Savoia, nel regno di Francia e in altri stati europei; nel XIX secolo varca l’Atlantico e oggi la troviamo presente in America, da nord a sud, in Africa, nella regione dei grandi laghi, in Congo e Guinea eq., in Asia con un monastero in Libano e uno in Corea del sud.

L’epoca della fondazione della Visitazione è il ‘600: un’Europa travagliata da guerre continue che ridisegnano ogni volta i confini, mentre vanno precisandosi le diverse identità nazionali. Una Chiesa ormai lacerata dallo scisma, impegnata nell’attuazione delle linee emerse a Trento. Una realtà culturale variegata nel pieno fermento di nuove intuizioni. Il luogo è Annecy: una cittadina nell’Alta Savoia, affacciata sul lago omonimo, racchiusa nella cerchia delle sue mura sotto lo sguardo austero del castello del duca di Nemours, sul confine tra il cattolico ducato di Savoia e i territori di Ginevra, roccaforte ed emblema del calvinismo e il cui vescovo era da anni esiliato ad Annecy. Risalendo le viuzze ombrose e i canali della città vecchia si raggiunge il sobborgo de La Perrière, qui – era il tramonto del 6 giugno 1610, festa della Santissima Trinità – tre giovani donne, scortate da un corteo di nobili e di gente del popolo, giungono alla casa chiamata La Galerie per iniziarvi l’esperienza di vita comune sulla scorta di un abbozzo di Costituzioni redatto da Francesco di Sales.

Sono Giovanna Francesca di Chantal, 38 anni, baronessa della Borgogna, vedova e madre di 4 figli, «mente lucida, pronta, decisa, cuore vigoroso, capace di amare e volere con potenza», Jacqueline Favre, 18 anni, spirito aperto e libero, amante della danza e della bellezza, figlia del senatore Antoine Favre, savoiardo doc, umanista coltissimo e uno dei giuristi più celebri del suo tempo, Jeanne Charlotte de Brechard, 30 anni, borgognona, alle spalle una misteriosa storia di umano patire e di splendori soprannaturali, entrata per vie provvidenziali nell’irradiamento spirituale del vescovo di Ginevra. Ad attenderle c’è una donna più attempata, Anne Jacqueline Coste, che si è messa a loro disposizione, una semplice donna del popolo che il Signore stesso si è fatto premura di informare di quanto stava realizzando Francesco di Sales.

Il segreto dell’espansione che la Visitazione conobbe nel XVII e nei primi decenni del XVIII va rinvenuto nella capacità di Francesco di Sales di cogliere i segni dei tempi e di avvertire le nuove esigenze di spiritualità che andavano emergendo nel popolo di Dio. Nel 1610 è da anni padre e maestro spirituale di una grande varietà di persone, di cui ha imparato a discernere gli aneliti più profondi e che guida con impareggiabile sapienza. Francesco è altresì pastore, e di una diocesi tra le più vaste del suo tempo e indubbiamente tra le più difficili, a confronto continuo e diretto con il calvinismo e il proselitismo dei suoi ministri, spesso prepotente, non raramente armato. Da queste sue esperienze vissute con uno sguardo profetico, un cuore docile allo Spirito Santo e abitato dall’amore di Cristo nasce la Visitazione. La sua proposta all’epoca risultava assolutamente innovativa: puntare alle vette più alte dell’amore fino all’unione con Dio percorrendo una via di umile amore, di ascesi interiore, di cordiale carità, amicizia, fraterna lungo lo sgranarsi dei giorni, in semplicità e modestia.

Nell’ideare la Visitazione Francesco era mosso anche dalla sua profonda sollecitudine pastorale: rendere questo cammino accessibile al maggior numero di donne, anche a quelle che, pur avendo la sete delle vette dell’unione d’amore con Dio, in quel tempo, a diverso titolo non potevano avere accesso ai monasteri già esistenti oppure, pur sentendosi chiamate a una dedizione esclusiva a Dio, non si riconoscevano più in forme di vita gravate da una infinità di pratiche esteriori, connotate da grandi austerità esterne, ma impoverite quanto a spessore spirituale. Francesco di Sales, profondamente consapevole che l’unica risposta alla deriva calvinista era la santità vissuta in seno alla Chiesa, ha voluto la Visitazione per servire la Chiesa stessa, non con «opere apostoliche», ma con una «vita apostolica», cioè di Vangelo integralmente vissuto, di testimonianza e di fecondità di bene offerto incondizionatamente a tutti i fratelli. Egli ama descrivere la Visitazione come una realtà in cui tutto è semplice, povero, modesto, aggiunge però subito: «tranne l’aspirazione di chi vi dimora», una aspirazione di pienezza d’amore che non conosce altro limite se non quello del Cuore stesso di Dio.

Ma non si può comprendere l’anima profonda della Visitazione se non si penetra nell’universo del «Trattato dell’amore di Dio», l’altra opera cui Francesco di Sales sta lavorando in quegli stessi anni. Nel diversificato universo religioso del suo tempo Francesco di Sales pensa e propone la Visitazione come «accademia dell’amore», secondo la definizione che ne avrebbe poi dato Henry Brémond, come un luogo cioè dove apprendere, esercitare, comunicare l’arte dell’amore di Dio, quella che sola ci rende pienamente umani. La Visitazione nasce dunque contemplativa, nella dichiarata intenzione del fondatore come già nel vissuto delle prime sorelle. Orientata al conseguimento del puro amore di Dio, nell’abbandono alla sua benevola volontà, riconosciuta e benedetta nella trama delle umili vicende quotidiane come nelle grandi ore della storia: le linee di forza che innervano la vita nel monastero trovano il loro sicuro fondamento teologico e la compiuta espressione proprio nelle pagine del «Trattato».

Per questo il ritratto più bello di una monaca della Visitazione – meta mai raggiunta ma cui sempre tendere di nuovo– è quello che Francesco tratteggia nel libro X del suo «Trattato» descrivendo «la sposa» per eccellenza:

«Colei che ama di più, la più amabile e la più amata, che non soltanto ama Dio sopra tutte le cose e in tutte le cose, ma in tutte le cose ama soltanto Dio […] e siccome è soltanto Dio che essa ama in tutto ciò che ama, essa lo ama ugualmente dovunque […] ama ugualmente il suo re con tutto l’universo o senza tutto l’universo. Non ama nemmeno il paradiso se non perché lì si può amare lo Sposo».

Come sia possibile giungere a questo è ancora Francesco che traccia la via e indica i mezzi adeguati. La via è l’imitazione di Gesù, anzi il lasciare in sé libero spazio a lui, fino a poter dire con san Paolo:

«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

I mezzi sono le virtù più care al Salvatore che definì se stesso «mite e umile di cuore»: l’umiltà dunque verso Dio e la dolcezza verso il prossimo, declinate in tutte le situazioni della vita. L’humus che rende tutto ciò vita, e vita piena, bella, concreta, è la preghiera, realtà che diventa via via omnicomprensiva fino ad avvolgere e penetrare tutta l’esistenza. Preghiera che significa essenzialmente relazione, «amicizia di predilezione», per usare le parole di Francesco di Sales, con le persone della Santissima Trinità, e che di tale relazione conosce tutte le sfumature, le delicatezze, le impensabili profondità, gli sconfinati orizzonti.

-suor Mariagrazia FRANCESCHINI

 

San Francesco di Sales: cuore e umanità – La Voce e il Tempo

A Valdocco, nel Museo Casa don Bosco, è allestita fino al 15 gennaio 2023 una mostra che illustra la vita e le opere di san Francesco di Sales nel IV centenario della sua morte. In occasione delle celebrazioni La Voce e il Tempo ha chiesto un contributo che evidenzi l’attualità del santo a un salesiano, ad una suora visitandina e a una giornalista. Inizia don Gianni Ghiglione, salesiano, uno dei massimi esperti della spiritualità e dell’opera di san Francesco di Sales, che ci parla del cuore e dell’umanità del santo. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo.

***

Quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte di san Francesco di Sales, vescovo francese di Ginevra, dottore della Chiesa, avvenuta a Lione il 28 dicembre 1622. A Valdocco, nel Museo Casa don Bosco, è allestita fino al 15 gennaio 2023 una mostra che illustra la vita e le opere del santo scelto da don Bosco come patrono della congregazione e che fondò con santa Giovanna de Chantal l’ordine delle Visitandine. Il santo è anche patrono dei giornalisti per la sua attenzione alla comunicazione del Vangelo: noti sono i manifesti che affiggeva ai muri di Ginevra e i foglietti che infilava sotto le porte delle case. In occasione delle celebrazioni del centenario abbiamo chiesto tre contributi – ad un salesiano, ad una suora visitandina e a una giornalista – che evidenziano l’attualità del santo. Iniziamo con don Gianni Ghiglione, salesiano, uno dei massimi esperti della spiritualità e dell’opera di san Francesco di Sales: ha scritto numerosi studi sul santo tra cui una biografia in due volumi.

 

Il messaggio di Francesco di Sales, dopo 400 anni, non ha perso nulla della sua freschezza e della sua modernità. Basta dare un’occhiata alle nuove edizioni che hanno le sue opere. Vorrei evidenziare alcuni elementi di modernità del messaggio umano e spirituale che Francesco di Sales ci comunica in questo anno giubilare.

Il primo elemento che ce lo rende subito affascinante è la sua ricca umanità. Scrive don Mackey, che ha curato l’edizione critica dei primi 15 volumi dell’OeA (Opere di Annency), a proposito delle «Lettere» (11 volumi!): «È qui che il santo si manifesta completamente; a sua insaputa, egli permette di contemplare facilmente e di studiare sotto tutti gli aspetti la sua personalità così ricca di fascino. C’è l’uomo dotato della natura più squisita che si possa immaginare. La tenerezza dell’amicizia e della pietà filiale, l’attaccamento alla Chiesa, lo zelo per le anime e il suo immenso amore per Dio, tutti i sentimenti più nobili, più puri, più elevati sgorgano dal suo cuore e vengono versati nelle sue lettere». Ricchezza di umanità che significa capacità di contatto con le persone, desiderio di creare relazioni di amicizia e di abbattere i muri della diffidenza, di costruire rapporti duraturi all’insegna della bontà e della tenerezza. Francesco non ha paura dei suoi sentimenti e li comunica con una semplicità e luminosità disarmanti. Alcuni esempi:

  • A Giovanna di Chantal scrive:

«Amo questo amore. Esso è forte, ampio, senza misura né riserva, ma dolce, forte, purissimo e tranquillissimo; in una parola è un amore che vive solo in Dio. Dio che vede tutte le pieghe del mio cuore, sa che in questo non v’è nulla che non sia per Lui e secondo Lui, senza il quale non voglio essere nulla per nessuno».

  • A una persona che ha avuto di recente un lutto scrive:

«Voi vivete sempre presente nel mio cuore che si rallegra nel vedervi perseverare nel voler servire con tutto il vostro cuore Sua divina Maestà in santità e purezza».

  • A una suora ammalata e fragile:

«Amo con fermezza il vostro spirito, perché penso che Dio lo voglia, e teneramente perché lo vedo ancora debole e giovane». In una delle prime lettere che scrive all’amico Antonio Favre, leggiamo: «Vivrà sempre nel mio petto l’ardente desiderio di coltivare diligentemente tutte le amicizie!».

E Francesco rimarrà fedele per sempre a questo ‘ardente desiderio’. Basti pensare che a nessuna virtù di cui tratta nell’«Introduzione alla Vita Devota» dedica tanto spazio come all’amicizia: ben 6 capitoli! In altre parole, quello che rende attuale Francesco è la sua apertura all’umano, così vivo nella cultura del suo tempo, il suo amore per lo studio come strumento di dialogo e di sguardo positivo sul mondo.

Un secondo elemento di modernità è il pensare la santità in chiave universale, per tutti! Recentemente Papa Francesco ha ribadito questo concetto: Tutti sono chiamati alla santità e si serve quasi delle stesse parole di Francesco di Sales:

«Per essere santi non è necessario essere vescovi, sacerdoti, religiose o religiosi. Molte volte abbiamo la tentazione di pensare che la santità sia riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere le distanze dalle occupazioni ordinarie, per dedicare molto tempo alla preghiera. Non è così. Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova».

 

E questo perché? Perché Dio guarda il cuore e tutti hanno la possibilità di donarlo interamente a Lui, qualunque sia la loro situazione di vita: «La santità deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla nubile, dalla sposa; non solo ma deve essere pure proporzionata alle forze, alle occupazioni e ai doveri dei singoli». Infatti la santità (Francesco usa il termine «devozione») «non è altro che un vero amore di Dio giunto ad un tale livello di perfezione, per cui, non soltanto ci dà la forza di agire bene, ma ci spinge ad operare con cura, spesso e con prontezza… E’ una forma di agilità e vivacità spirituale per mezzo della quale la carità agisce in noi o, se vogliamo, noi agiamo per mezzo suo, con prontezza e affetto». Anche oggi, ci ricorda Francesco, là dove ti trovi, puoi amare, far crescere la vita, donare un po’ di te perché qualcuno ricuperi la speranza.

Un terzo elemento di modernità lo trovo nel fatto che Francesco, buono e amabile, sa essere esigente: non abbassa l’obiettivo. La virtù di cui è diventato simbolo è la dolcezza. Ma che cos’è veramente la dolcezza salesiana? La dolcezza salesiana non è sentimentalismo, non è buonismo, tipico di chi chiude volentieri gli occhi sulla realtà per non avere problemi e seccature; non è la miopia di chi vede tutto bello e buono e per il quale tutto va sempre bene; non è l’atteggiamento inerte di chi non ha proposte da fare. La dolcezza salesiana nasce da una profonda e solida carità ed esige un attento controllo delle proprie risorse emotive ed affettive; si esprime in un carattere di umore sereno costante, evita modi bruschi, severi o autoritari… Dunque la dolcezza non va confusa con la debolezza, anzi è forza che richiede controllo, bontà d’animo, chiarezza di intenti e forte presenza di Dio. In un mondo in cui si confonde spesso la libertà con il fare ciò che si vuole, in cui nell’educazione spesso è abolita la richiesta di impegno, l’obbedienza a norme e regole, in cui il «devo» è sostituito dal «se me la sento», ecc. Francesco di Sales è esigente e punta in alto. Infine evidenzio ancora la centralità del cuore.

La strenna, offerta alla Famiglia salesiana in questo anno, «Fare tutto per amore e niente per forza», va in questa direzione. Le persone guidate da Francesco di Sales avanzano sostenute dall’amore e non hanno altro scopo che l’amore: «Bisogna perseverare nel tendere alla perfezione del santo amore, affinché l’amore sia perfetto». Uno dei primi consigli che dà a Giovanna di Chantal è:

«Tutto quello che si fa per amore è amore. Il lavoro e perfino la morte non sono che amore quando è per amore che noi li accogliamo».

Significativa è la conclusione del suo capolavoro, il «Trattato dell’amore di Dio». Il Calvario, luogo dove Gesù ha donato per amore tutto se stesso, diventa il monte sul quale si danno appuntamento gli amanti, cioè coloro che sono disposti ad amare come Gesù ha amato! In che cosa Francesco di Sales fa consistere l’amore? Nella ferma decisione del cuore che vuole per sempre e inseparabilmente restare unito con tutte le sue forze alla volontà divina. Questa volontà di Dio non si trova nelle orazioni o nelle vie straordinarie, ma sui sentieri ordinari, in quelle contraddizioni, in quei piccoli fastidi, in quei minuti doveri, in quelle sofferenze di ogni giorno. Tutta la perfezione consisterà dunque nel volerla, nel compierla, nell’amarla:

«Bisogna discernere ciò che Dio vuole e, dopo averlo riconosciuto, bisogna cercare di farlo con gioia o almeno con corag- gio… È questo il centro del bersaglio della perfezione, al quale dobbiamo mirare e chi più si avvicina ottiene il premio»

 

Don Gianni GHIGLIONE.

 

RMG – Con San Francesco di Sales nella Quaresima e nella Pasqua

Dal sito dell’agenzia ANS.

***

(ANS – Roma) – Ad inizio quaresima una comunità parrocchiale aveva chiesto se vi fosse una Via Crucis con riflessioni prese dai testi di San Francesco di Sales. Grazie alla collaborazione di don Paolo Mojoli, da Cremisan, per i testi, e della prof.ssa Elena Cristino, per la grafica, si è realizzata sia una Via Crucis, sia una Via Lucis, con i passi biblici che segnano le rispettive 14 stazioni e con spunti tratti dagli scritti di Francesco di Sales. Non sono commenti diretti agli episodi evangelici, ma sono brevi estratti dai suoi scritti, atti ad accompagnare la riflessione e la preghiera del cammino della croce e delle icone pasquali che si contemplano nella Via Lucis.

Tra le varie iniziative che si propongono per ricordare il 400° anniversario della morte di San Francesco, è senz’altro in sintonia col suo spirito quanto si accompagna con la preghiera, e aiuta a sintonizzare il cuore con l’amore di Dio, tanto più in questo tempo che è al centro del cammino dell’anno liturgico.

Grazie al lavoro dei traduttori, è possibile offrire queste due proposte nelle cinque lingue più diffuse nella Congregazione.

Per scaricare i testi o la versione multimediale:

Via Crucis

Via Lucis