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Rifacimento quadro facciata – Salesiani Bra

Nel corso delle ultime settimane, presso l’Istituto Salesiano San Domenico Savio di Bra, si è curato il restauro del quadro della facciata della scuola media. Di seguito l’articolo pubblicato sul loro sito.

In queste settimane si è provveduto al restauro del quadro della facciata dell’Istituto Salesiano di Bra, collocato nel 2004 in occasione del cinquantesimo anniversario della canonizzazione di s. Domenico Savio e ormai segnato dal logorio del tempo.

Seguendo il suggerimento di alcuni amici dell’opera, abbiamo pensato di invitare quanti lo vorranno a contribuire alle spese del lavoro, che ammontano a € 4.800.

Le offerte delle messe prefestive e festive di DOMENICA 18 LUGLIO saranno devolute a questo scopo.

Chi volesse ulteriormente partecipare alla spesa può rivolgersi alla direzione della casa (direttore@salesianibra.it; 0172 41 71 111).

la comunità salesiana

Settimana di inglese alla scuola media – Salesiani Bra

Da lunedì 21 a venerdì 25 giugno, presso l’Istituto Salesiano San Domenico Savio di Bra, si è svolto il corso intensivo di inglese al quale hanno partecipato 79 ragazzi dalla quarta alla terza media divisi in gruppi di livello, ognuno guidato da un docente madrelingua. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dei  Salesiani di Bra.

La scuola salesiana persegue da vari anni il potenziamento della lingua inglese, anche con soggiorno all’estero, che quest’anno non è stato possibile causa Covid. Considerata l’esperienza positiva del passato, è stato riproposto il corso intensivo di inglese con insegnanti madrelingua, laureati e con esperienza di insegnamento nelle scuole medie salesiane di Valsalice e Valdocco a Torino. Le lezioni riproponevano nei contenuti e nel metodo i corsi di lingua frequentati da giovani italiani nei paesi anglofoni.

Il corso si è svolto da lunedì 21 a venerdì 25 giugno presso la scuola media salesiana. Hanno partecipato 79 ragazzi dalla quarta alla terza media divisi in gruppi di livello. Ogni gruppo era guidato da un docente madrelingua: Mark O’Callagan (Londra/Dublino), Nicole Hilton (britannica), Alexander Bosco (londinese); Chiara Noello, nostra docente di lingue di madre australiana, era responsabile del gruppo dell’elementare coadiuvata da un tutor titolato.

L’obiettivo principale è stato imparare e migliorare sia la padronanza linguistica che la scioltezza nell’uso della lingua e la pronuncia. Partendo dalle conoscenze linguistiche di base già possedute, è stata offerta ai ragazzi la possibilità di utilizzare quanto sapevano in un contesto fortemente comunicativo in interazione con insegnanti di inglese qualificati. Il programma era concentrato su attività di speaking e listening e volto al miglioramento della pronunciation, communication, fluency e vocabulary.

La giornata iniziava con l’accoglienza dalle 7.30 alle 9 con possibilità di gioco libero. Seguivano 3 ore di lezioni con intervallo. Dopo il pranzo e la ricreazione altre 2 ore di lezioni fino alle 16. Chi voleva poteva fermarsi fino alle 17.30 per giocare, leggere o svolgere i compiti delle vacanze.

Rispetto alle esperienze passate sono stati dimezzati i costi a parità di offerta didattica e oraria, grazie al fatto che docenti e organizzazione erano gestiti direttamente dalla scuola senza intermediazioni esterne

Da un sondaggio proposto al termine dell’esperienza è emersa l’unanime soddisfazione sia degli allievi che degli insegnanti. Un’esperienza utile e coinvolgente: senz’altro da ripetere.

Scuola media aperta – Salesiani Bra

Si è conclusa, all’Istituto Salesiano San Domenico Savio di Bra, la settimana di Scuola Aperta per gli allievi di prima e seconda media. Di seguito l’articolo pubblicato sul sito dei  Salesiani di Bra.

Si è conclusa nei giorni scorsi la settimana di Scuola Aperta per gli allievi di prima e seconda media senza alcuna quota di iscrizione. L’adesione era libera, ma un buon gruppo ha partecipato.

Le giornate iniziavano già alle 7.30 per l’accoglienza e il gioco libero, dopo il controllo della temperatura. Gli ampi cortili consentivano giochi vari che creavano da subito l’atmosfera della vacanza. Tuttavia alle 8.30 iniziava l’attività con un momento formativo nel campo sportivo. Seguivano due lezioni al mattino e due al pomeriggio, in cui i vari insegnanti si turnavano per il ripasso, le esercitazioni e le attività di didattica alternativa utilizzando anche gli spazi all’aperto. Erano in funzione il servizio mensa e il salone studio per chi desiderava fermarsi per lettura, disegno e compiti delle vacanze fino alle 17.30.

E’ stato un apprezzato servizio ai ragazzi per recuperare contenuti scolastici, ma anche rapporti di socializzazione alquanto compromessi nel periodo di didattica on line. Come pure un utile servizio alle famiglie impegnate nel lavoro, che erano garantiti dalla scuola che provvedeva in modo vario, utile e divertente a seguire i loro figli. Il tutto in sintonia con quanto il Ministero della Pubblica Istruzione aveva raccomandato con il coinvolgimento di tutte le scuole.

Salesiani Bra: premiata la classe prima della scuola media al concorso “La mia scuola ai tempo del Covid”

La classe prima della Scuola Media Salesiana di Bra è stata premiata al concorso regionale “LA MIA SCUOLA AL TEMPO DEL COVID”, l’iniziativa che ha visto coinvolti il Consiglio regionale del Piemonte, attraverso la Consulta femminile, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, l’Associazione Save The Children e la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Piemonte. Di seguito il racconto scritto dall’allieva Marta Gandino gentilmente fornito alla Redazione dai Salesiani di Bra.

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CONCORSO “LA MIA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID” premiata la classe prima della scuola media salesiana

CONCORSO “LA MIA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID” premiata la classe prima della scuola media salesiana (II parte)

Dopo aver pubblicato uno stralcio del testo di classe, oggi presentiamo il racconto scritto dall’allieva Marta Gandino: un’originale versione di come può esser vista la scuola “ai tempi del Covid”. 

La strana scuola del Mondolàfuori

(Due gemelli nella pancia della loro mamma, ascoltando i discorsi dei genitori e della sorella maggiore, si interrogano su cosa sia la “scuola” di cui sentono continuamente parlare. Non riuscendo facilmente a spiegarsi la natura di questa “scuola”, decidono di immaginarsela…)

[…] Cominciammo concretamente a immaginare una scuola tutta nostra. Ragionammo, pensammo, condividemmo tutte le idee possibili immaginabili, rielaborandole, scartando quelle che, secondo noi, non c’ entravano nulla e le ordinammo per bene.

Alla fine, venne fuori una scuola bellissima e organizzatissima. Perfetta per noi e da proporre anche là fuori, a nostra sorella. 

Nella nostra scuola ideale, le lezioni si sarebbero svolte quattro giorni su sette, più uno “facoltativo”, il venerdì. Le lezioni sarebbero state separate da 
due intervalli all’aperto. Per noi, nella pancia, non c’era grande varietà di spazio, ma bastava un pizzico di immaginazione per sentirci in cortile. 

Ogni giorno ci sarebbe stato un professore, che avrebbe insegnato per tutto il dì le sue materie (minimo 2 per ogni insegnante). La lezione sarebbe stata organizzata in  mezz’ora di spiegazione e mezz’ora di esercizi insieme: nella pancia, io e mia sorella ci saremmo alternati nello svolgimento. 

Gli alunni, in questa scuola, sarebbero dovuti essere massimo 25 per ogni classe: ci piaceva quel numero anche se, nella nostra di sezione, ci stavamo solo in due.

 In aula, ciascuno avrebbe avuto un vicino di banco, che avrebbe cambiato ogni mese o quando ce ne fosse stato bisogno. Io avrei volentieri fatto cambio ogni tanto ma, sapevo che per i successivi 3 mesi, non avrei avuto che mia sorella accanto.

Tra compagni di banco ci si sarebbe potuti aiutare e ognuno avrebbe potuto considerare come “socio”, per i lavori a coppie, il suo vicino (cambiandolo però regolarmente). Volevo bene alla mia gemella, ma mi sarebbe piaciuto conoscere presto anche qualcun altro. 

I ragazzi, in questa scuola, avrebbero potuto parlare, ovviamente, solo alzando la mano (mentre noi, nella pancia, ci saremmo prenotati con un “calcetto”).
Le regole dell’anno sarebbero state dettate all’inizio del primo trimestre. Le “leggi scolastiche” sarebbero dovute essere rispettate da tutti, per garantire una buona convivenza civile (roba che non avevamo ben capito cosa fosse, ma ci era sembrata importante). 

Il primo giorno di scuola sarebbe stato dedicato alla “Genesi del Lavoro”, un compito che sarebbe consistito nel trovare, personalmente, un obiettivo da raggiungere entro la fine dell’anno e qualcosa da migliorare di sé in termini di amicizia o di impegno. Io e mia sorella, per esempio, nella pancia, ci eravamo ripromessi di non scalciare troppo e di non tentare uscite anticipate o capriole. 

Più o meno a metà anno, in questa magnifica scuola, si sarebbe tenuta una festa che, in base alle decisioni del Preside e dei docenti (o della mamma), avrebbe contemplato un tema diverso: si sarebbe potuto trattare di una Festa-Ballo (in cui un ragazzo avrebbe invitato una ragazza), una Festa-PigiamaParty (molto raro), Festa-di-Compleanno o una Festa-di-Fine-Anno, a cui sarebbero state invitate anche le famiglie degli alunni.

Il trimestre passò tra progetti, immaginazione e “scuola in pancia”, una nuova dicitura che si sarebbe potuta accostare a quelle più note di “scuola in presenza” e “scuola a distanza”. 

Poi, un bel giorno, suonò la campanella: non fu l’allarme antincendio, anche se qualche grido non mancò. Io e mia sorella fummo come spinti via di corsa dall’aula. 
Quando riuscii ad aprire gli occhi, mi guardai attorno e rimasi stupito. Il Mondolàfuori era bellissimo. Mi avevano chiamato MICHELE. Mia sorella si chiamava ARIANNA.
Dentro la pancia era molto più facile parlare, guardarsi intorno, pensare… lì c’era di nuovo tutto da imparare. 

Era forse stato tutto inutile quel progettare, quell’immaginare? Chi lo sa. Ora si doveva pensare a crescere ripartendo da zero.  Avevamo cambiato aula, compagni e professori: eppure amavamo già quella nuova scuola. 

Marta Gandino

Prima media

Alunno premiato alla Casa del Cottolengo – Salesiani Bra

Sabato 24 aprile si è tenuta la cerimonia di premiazione del giovane allievo di terza media dei Salesiani di Bra vincitore del concorso nazionale, “Premio della Bontà”, con un tema su San Giuseppe Benedetto Cottolengo. La premiazione è avvenuta alla presenza del Sindaco presso la casa natale del Santo. Si riporta di seguito l’evento.

Sabato 24 aprile Francesco Molinaro, studente di terza della scuola media salesiana San Domenico Savio di Bra, ha ricevuto ulteriori riconoscimenti per il primo posto recentemente ottenuto al concorso letterario “Premio della Bontà”.

La premiazione è avvenuta presso la casa natale di San Giuseppe Benedetto Cottolengo, santo su cui è incentrato il testo vincitore. Presenti, oltre ai titolari della casa, organizzatori dell’incontro, anche il sindaco, in rappresentanza della città di Bra, assieme ad una delegazione della scuola salesiana. Dopo alcuni interventi, i presenti hanno voluto omaggiare Francesco con diversi premi, oltre al riconoscimento per un risultato così importante, soprattutto per il significato che assume la tematica, la scelta dell’argomento e del luogo da descrivere.

Il concorso in questione è stato indetto dall’Arciconfraternita di Sant’Antonio di Padova. Da più di quarant’anni l’Arciconfraternita è impegnata nell’Apostolato verso i giovani organizzando un Concorso denominato oggi “Premio della Bontà sant’Antonio di Padova”. Concorso nazionale e internazionale, dal momento che è rivolto a tutti gli allievi di ogni ordine e grado di lingua italiana ovunque residenti in Italia e nel mondo (molti elaborati sono giunti dall’estero). Lo scopo è quello di cogliere le aspirazioni e i pensieri dei giovani, che saranno gli attori della società del futuro.

Il tema annuale viene annunciato in autunno e la Cerimonia conclusiva viene celebrata solennemente a Padova nel mese di maggio ed è comprensiva di una suggestiva cerimonia trasmessa anche in diretta tv, oltre a una serie di eventi dedicati.
La sezione “narrativa” richiedeva la stesura di un testo seguendo la seguente traccia “Un luogo o un monumento può essere testimone di storie o eventi di bontà e solidarietà, che hanno lasciato tracce nelle nostre Città e Paesi. Racconta ciò che puoi scoprire nei luoghi in cui vivi.

Francesco per questo tema ha scelto la Piccola Casa della Divina Provvidenza, riuscendo a conciliare i passi più importanti della vita di San Giuseppe Benedetto Cottolengo con l’opera da lui realizzata quotidianamente, personalizzando l’elaborato con l’inserimento di considerazioni personali e spunti di riflessione davvero encomiabili. Il tutto con una scrittura fluente e introspettiva.

Il santo – scrive Francesco – ha sempre dedicato la sua vita ai poveri, che sono Gesù e come tali bisogna servirli. La Casa della Divina Provvidenza si ispira a lui cercando di portare avanti il suo progetto, prendendosi cura della persona povera, malata, abbandonata, particolarmente bisognosa, senza distinzione alcuna e basandosi sull’uguaglianza perché in essa riconosce il volto di Cristo”. E ancora: “La persona che entra alla Piccola Casa viene accolta con il massimo rispetto come se fosse a casa sua. Questo luogo è fondato sull’amore, sull’amicizia e sulla speranza di vita eterna e ha come sostegno ogni giorno la preghiera e la fede.

Il risultato ottenuto è una bella soddisfazione sia per Francesco, sempre puntuale nello studio, preciso e dal comportamento impeccabile, che dimostra grande sensibilità e un animo buono e generoso, sia per la scuola salesiana San Domenico Savio presente qui a Bra.
Una piccola curiosità: Francesco è stato premiato quest’anno anche ad un altro concorso letterario, “La scuola che vorrei”, ed ha interamente donato il proprio premio alla scuola salesiana per l’acquisto di materiale didattico. Anche da questi particolari, si evince che il premio della bontà sia un titolo quanto mai appropriato.

Concludo con le parole di Francesco riguardo a San Giuseppe Benedetto Cottolengo:

Sono davvero fortunato ad avere un concittadino santo da cui prendere esempio nella vita di tutti i miei giorni e al quale rivolgere la mia preghiera. Quando penso a lui provo una sensazione di grande pace, di armonia e di forza. Ognuno di noi deve ascoltare il messaggio che il santo vuole trasmetterci ovvero l’amore verso gli ultimi. Anche noi ragazzi possiamo metterlo in pratica partendo dalle piccole e buone azioni quotidiane nella nostra vita e accogliendo e aiutando chi è in difficoltà.

Prof.Marco Dalmasso

Studente Salesiano premiato per un tema sul Cottolengo – Bra

L’allievo della 3 media , Francesco Molinaro, è il vincitore del 46° Premio sulla Bontà. Lo studente, attraverso un tema, si è espresso sulla sua visione della Piccola Casa della Divina Provvidenza e sul Cottolengo. Inoltre, ha spiegato aspetti fondamentali come la bontà, la solidarietà e l’importanza di fare del bene verso il prossimo. Di seguito, le sue parole riportate dall’articolo pubblicato su “Salesiani di Bra“.

Titolo: Un luogo o un monumento può essere testimone di storie o eventi di bontà e solidarietà, che hanno lasciato tracce nelle nostre Città e Paesi. Racconta ciò che puoi scoprire nei luoghi in cui vivi.

Oggi nelle nostre città e nei nostri paesi troviamo diversi luoghi che rappresentano storie di bontà e di solidarietà e che ci ricordano ogni giorno l’importanza di fare del bene agli altri. Basta pensare alle case di riposo, ai centri di accoglienza, alle chiese, alle scuole e, soprattutto in questo periodo, agli ospedali in cui gli operatori si impegnano in prima linea a salvare le persone malate a causa dell’epidemia che ci sta devastando.

Senza questi luoghi di solidarietà gli ultimi e le persone in difficoltà, come anziani, poveri, ammalati, disabili, giovani e bambini soli, sarebbero dimenticati e abbandonati.

Io abito a Bra, in provincia di Cuneo, una piccola città in cui si trovano vari luoghi testimoni di storie ed eventi di bontà e solidarietà. Tra questi mi colpisce in modo particolare la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

Quest’ultima è una casa di riposo che si occupa di accogliere gli anziani e i malati e viene ricordata perché è ispirata al grande santo patrono della mia città San Giuseppe Benedetto Cottolengo, un uomo che ha lasciato tracce di bontà in tante città.

Vicino al Comune si possono anche ammirare la Casa Natale del santo e una grande statua che lo rappresenta ed onora.

San Giuseppe Benedetto Cottolengo nacque a Bra nel 1786. Nella sua giovinezza scelse la via del sacerdozio e venne ordinato sacerdote e viceparroco di Alba. Quando ebbe 41 anni accadde un episodio che gli cambiò la vita. Incontrò una donna incinta in fin di vita che non fu accolta nell’ospedale e la vide morire. Così  Cottolengo, per evitare altri fatti simili, diede inizio a una piccola infermeria. In seguito aprì a Torino il “Deposito de’ poveri infermi del Corpus Domini” nel quale si accoglievano gli ammalati che non trovavano posto negli ospedali cittadini, ma dovette chiudere dopo soli tre anni a causa del colera. Allora si trasferì in Borgo Dora e fondò la Piccola Casa della Divina Provvidenza.

In tale istituzione Giuseppe Benedetto accolse i malati esclusi dagli altri ospedali e diverse persone povere e bisognose e offrì loro casa, cura sanitaria, assistenza, educazione, istruzione. Egli morì il 30 aprile 1842, venne beatificato e divenne santo e si ricorda ogni anno il 30 aprile, specialmente nella mia città.

Il santo ha sempre dedicato la sua vita ai poveri, infatti cita durante la sua vita questa frase: “I poveri sono Gesù e come tali bisogna servirli”. La Casa della Divina Provvidenza si ispira a lui cercando di portare avanti il suo progetto, prendendosi cura della persona povera, malata, abbandonata, particolarmente bisognosa, senza distinzione alcuna e basandosi sull’uguaglianza perché in essa riconosce il volto di Cristo. Gli ospiti residenti nella Piccola Casa, sono i figli prediletti di Cottolengo. La persona che entra alla Piccola Casa viene accolta con il massimo rispetto come se fosse a casa sua. Questo luogo è fondato sull’amore, sull’amicizia e sulla speranza di vita eterna e ha come sostegno ogni giorno la preghiera e la fede.

La Casa comprende suore, fratelli, sacerdoti che si impegnano ogni giorno a fare del bene con umiltà. Le attività della Piccola Casa della Divina Provvidenza fin dalle origini hanno beneficiato inoltre di numerosi volontari che gratuitamente donano parte del loro tempo nell’assistenza degli ultimi, secondo le capacità personali e le necessità quotidiane.

La Casa della Divina Provvidenza non si trova solo a Bra; è presente principalmente in Piemonte perché è la regione dove è nato il santo, ma si può trovare anche in altre regioni o Stati.

Io ho avuto un’esperienza legata al santo. Quando avevo otto anni ho partecipato a una recita sulla sua vita insieme ad altri ragazzi e ho interpretato il ruolo di un suo cugino.

Mi ricordo che prima dello spettacolo ho visitato la casa dove è nato Cottolengo e mi sono emozionato perché ho respirato un’aria di bontà e di accoglienza e ho provato un grande onore all’idea di essere per un attimo un parente ed amico di questo grande santo. Ho immaginato di parlare e giocare veramente con lui e di ascoltare le sue parole.

Penso che la Casa della Divina Provvidenza sia un luogo davvero speciale in cui le persone si occupano di fare del bene vero senza pretendere nulla in cambio. Credo che gli anziani e i poveri sono persone che non vanno trascurate, ma anzi vanno aiutate e amate perché attraverso di essi si riconosce la figura di Gesù, una figura semplice e umile.

Sono davvero fortunato ad avere un concittadino santo da cui prendere esempio nella vita di tutti i miei giorni e al quale rivolgere la mia preghiera. Quando penso a lui provo una sensazione di grande pace, di armonia e di forza.

Ognuno di noi deve ascoltare il messaggio che il santo vuole trasmetterci ovvero l’amore verso gli ultimi.  Anche noi ragazzi possiamo metterlo in pratica partendo dalle piccole e buone azioni quotidiane nella nostra vita e accogliendo e aiutando chi è in difficoltà.

Francesco Molinaro 3 media A

Salesiani Bra : “Educare alla felicità?”, nuovo libro della prof.ssa Chiara Noello

È uscito il libro della prof. Chiara Noello, docente di lingue straniere presso la Scuola Media dei Salesiani di Bra. Riportiamo le sue parole di presentazione, tratte dalla quarta di copertina.

Educare alla felicità?

Giacomo, Ludovica, Matilde. Ricordo lo sguardo di ognuno di loro, il loro sorriso e la loro inquietudine. Sono incontri che hanno nutrito la mia passione per l’insegnamento portandomi a riflettere sulla responsabilità che si assume chi sceglie di diventare insegnante. Si può davvero insegnare un valore, educare alla felicità? Probabilmente sì, a una condizione imprescindibile: ogni dichiarazione deve essere accompagnata da una testimonianza concreta e da un’esperienza che attesti quel valore. Alla grande malattia che ha colpito la scuola si deve e si può rispondere con la grande salute degli educatori che devono diventare testimoni di ogni loro insegnamento e portatori di una cultura della responsabilità personale che non può essere ignorata da chi sceglie di intraprendere questa professione. Perché merita di essere chiamato docente colui che non soltanto insegna i valori e li richiama, ma li cerca senza posa e ne fa un’esperienza personale esemplificativa, mostrando insomma l’insostituibilità di una presenza. In un mondo in cui la cultura della paura fa da padrona, il mio lavoro ha, invece, voluto essere una testimonianza di come le emozioni siano la strada verso la felicità.

Chiara Noello insegnante di lingue e autrice

Perché hai accettato di insegnare alla scuola media salesiana?

“Educare è cosa del cuore”, diceva Don Bosco. Ed è proprio cosi.

La scuola media salesiana di Bra non è solo scuola ma anche famiglia e l’ho capito subito dopo il primo colloquio avuto con il Prof.Fraire (Preside della scuola) nel Maggio 2019. A quel tempo ero docente di inglese in un’altra scuola, molto più grande e più dispersiva, ma ero alla ricerca di una realtà che mettesse maggiormente al centro l’alunno con i suoi punti di forza e le sue debolezze. L’ho trovata qui ed ecco perché ho accettato di entrare a far parte di questa realtà. Oggi, posso dire di essere molto felice della scelta fatta. Ogni giorno ci prendiamo cura degli alunni come fossero, un po’, anche figli nostri e cerchiamo di unire tradizione e innovazione per far nascere in loro l’amore per la cultura. 

Come ti trovi?

Molto bene. Le classi sono frizzanti e stimolanti e i colleghi sono ormai diventati più amici che colleghi. In tempo di pandemia, poi, il nostro rapporto si è rafforzato ancora di più e siamo diventati anche noi compagni di scuola. Abbiamo condiviso e, ancora condividiamo, gioie e dolori di un modo diverso di fare scuola senza, però, dimenticare il nostro obiettivo primario: il bene dei ragazzi. Essi, infatti, possono oltre allo studio svolgere moltissimi corsi opzionali: dalle lingue alla musica, dal latino alla manualità e, ogni pomeriggio trovano il silenzio dello “Studio” pronto ad accoglierli per compiti e ripasso seguiti a turno dai loro insegnanti ed assistenti. 

Hai avuto esperienze all’estero?

Si, in Australia, fin da piccola per far visita ai miei parenti. Mia mamma è di origine australiana, quindi sono anch’io madrelingua. Poi, durante l’Università trascorrendo dei periodi all’estero per migliorare anche le altre lingue straniere studiate (tedesco, francese e spagnolo).  

Lo scorso anno hai accompagnato gli allievi a Londra: è stata un’esperienza positiva?

Molto positiva. I ragazzi hanno potuto mettere in campo le nozioni imparate nella nostra scuola. Nel mese di Febbraio 2020 abbiamo trascorso una settimana a Londra durante la quale i ragazzi hanno frequentato la scuola e hanno potuto studiare l’inglese in modi differenti, per es, girando dei cortometraggi, con insegnanti madrelingua certificati. I pomeriggi erano invece dedicati alla visita della città. Gli studenti sono stati ospitati da famiglie locali per vivere gli usi e costumi tradizionali. Molti ragazzi hanno mantenuto i rapporti con queste famiglie con le quali si scrivono periodicamente. 

Come la scuola media salesiana potenzia lo studio dell’inglese?

La scuola media salesiana potenzia molto lo studio dell’inglese sia dal punto di vista curriculare che extracurriculare. Si svolgono 3 + 1 ore di inglese, dove il +1 rappresenta il tempo dedicato alla conversazione, durante il quale si ripropongono, tramite giochi e attività divertenti, situazioni reali. Inoltre la scuola offre corsi di preparazione alle certificazioni Cambridge A2 (KET) e B1 (PET). Nel mese di Marzo gli studenti si sono inoltre cimentati in una gara (The big challenge) in cui si sono sfidati a colpi di grammatica e cultura con altre scuole medie d’Italia. Nel periodo di Natale, con la Prima, abbiamo inoltre registrato un video sulle tradizioni italiane da spedire in risposta a quello inviatoci da mia cugina australiana che aveva come protagonisti i bambini ai quali insegna. 

Ci sono in cantiere proposte particolari?

Si, due proposte in particolare entrambe in estate.

La settimana inglese, presumibilmente nel mese di Giugno e la seconda un soggiorno in Irlanda nel mese di Luglio, situazione sanitaria permettendo. La vacanza – studio sarebbe di due settimane con i ragazzi ospiti di famiglie irlandesi, visita a luoghi vari e corsi di inglese per potenziare e migliorare la lingua. 

Infine ci parli del libro che hai pubblicato?

Settembre 2017. Ultimo anno Laurea Magistrale: Tesi di Laurea da scrivere, ultimi esami, confusione. Svolgo un tirocinio lungo un anno a Pinerolo, Istituto Maria Immacolata, e capisco che l’insegnamento è quello che davvero vorrei fare. Il mio libro, “Educare alla felicità? L’esercizio emotivo come cuore della formazione”, Edizioni Accademiche Italiane, nasce cosi: dall’osservazione, dagli appunti sul campo, dal notare che esiste una relazione tra apprendimento ed emozioni: Giacomo, Ludovica, Matilde, ricordo lo sguardo di ognuno di loro, il loro sorriso e la loro inquietudine. Sono incontri che hanno nutrito la mia passione per l’insegnamento portandomi a riflettere sulla responsabilità che si assume chi sceglie di diventare insegnante. Si puo’ davvero insegnare un valore? Educare alla felicità? Probabilmente sì, ad una condizione imprescindibile: ogni dichiarazione deve essere accompagnata da una testimonianza concreta e da una esperienza che attesti quel valore. Alla grande malattia che ha colpito la scuola si deve e si puo’ rispondere con la grande salute degli educatori che devono diventare testimoni di ogni loro insegnamento e portatori di una cultura della responsabilità personale che non puo’ essere ignorata da chi sceglie di intraprendere questa professione. Perché merita di essere chiamato docente colui che, non soltanto, insegna i valori e li richiama, ma li cerca senza posa e ne fa un’esperienza personale esemplificativa mostrando, insomma, l’insostituibilità di una presenza. In un mondo in cui la cultura della paura fa da padrona, il mio lavoro ha, invece, voluto essere una testimonianza di come le emozioni siano la strada verso la felicità. 

Salesiani Bra: ritiro pasquale alla scuola media

Di seguito l’esperienza del ritiro pasquale online vissuto dai ragazzi della scuola media dei Salesiani di Bra il 30 marzo scorso.

Il tradizionale ritiro in preparazione alla Pasqua non si è svolto presso uno dei consueti centri di spiritualità della zona: Madonna dei Fiori, Villa Moffa… La pandemia non l’ha permesso. Gli allievi e gli insegnanti erano tutti a casa in didattica a distanza. Questa spiacevole situazione, che si protrae ormai da molto tempo, non ha impedito però di pensare e di realizzare un momento di riflessione e di preghiera on line, sfruttando la tecnologia utilizzata ordinariamente nell’insegnamento a distanza.

Martedì 30 marzo la giornata scolastica è iniziata con un momento di preghiera guidato dal Don Livio alla presenza virtuale di tutti gli allievi e gli insegnanti. Ha fatto seguito l’intervento del direttore che ha illustrato i momenti salienti del triduo pasquale. Ha utilizzato quindi due video creati da giovani salesiani: il primo realizzato al Colle don Bosco dai novizi sul tema della sofferenza e il secondo nel deserto di Giuda in Israele dove studia teologia il giovane salesiano piemontese che ha parlato del significato del deserto.

A questa presentazione ha fatto seguito un interessante gioco a quiz contenente domande relative alla tematica presentata e ai video trasmessi. Per questo momento gli allievi sono stati divisi in due sottogruppi guidati dai rispettivi insegnanti. Realizzava più punti chi rispondeva per primo e in modo preciso secondo il correttore automatico.

Nel terzo momento gli allievi sono stati suddivisi per classe e hanno espresso in modo libero e spontaneo il messaggio per loro più significativo. Il risultato è stato uno scambio arricchente e vario. I ragazzi hanno colto utili insegnamenti di vita.

Scuola Media Salesiani Bra – la didattica (DDI)

L’Istituto Salesiano “San Domenico Savio” di Bra  e la “didattica a distanza“: un aiuto concreto in questo periodo particolare per permettere agli allievi di collegarsi da casa ed essere presenti in modo virtuale alle lezioni, anche con l’ausilio della piattaforma di Classroom. Di seguito il video realizzato dalla Scuola Media dei Salesiani di Bra che spiega la DDI.

La Scuola Salesiana di Bra al 54° Concorso Internazionale “Piccoli artisti del Natale”

Anche quest’anno alcuni allievi dell’Istituto Salesiano “San Domenico Savio” di Bra hanno partecipato con i lori disegni al 54° Concorso Internazionale “Piccoli artisti del Natale” promosso dai Padri Carmelitani del Santuario di Gesù Bambino” di Arenzano (Ge).

Per votare è necessaria la registrazione sul sito dei Piccoli Artisti. La votazione si può effettuare fino al 6 gennaio 2021.

Con i loro disegni e con quelli degli altri compagni vogliono augurare a tutti buone feste natalizie.