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Festa degli anniversari di Matrimonio a Valdocco

Domenica 27 dicembre, durante la Santa Messa delle ore 11.00, nella Basilica di Maria Ausiliatrice avverrà la ‘Festa degli anniversari di Matrimonio‘ in cui i coniugi che festeggiano un annualità significativa della loro unione potranno ricevere benedizione e ringraziare insieme il Signore. Dopo la celebrazione ci sarà una foto ricordo all’interno del cortile della basilica.

Di seguito la locandina dell’evento con tutte le informazioni di servizio:

Benedizione delle statuine di Gesù Bambino a Valdocco

Domenica 20 dicembre, alle ore 11.00, avverrà la benedizione delle ‘Statuine di Gesù Bambino’ da mettere nei presepi,  presso la Basilica di Maria Ausiliatrice durante la Santa Messa.

La Benedizioni dei “bambinelli” ci ricorda che ill presepio è una scuola di vita, dove possiamo imparare il segreto della vera gioia.

– Papa Benedetto XVI

Di seguito la locandina dell’evento con tutte le informazioni di servizio:

Santa Messa dell’Immacolata celebrata da Mons. Cesare Nosiglia

Nella solennità dell’Immacolata, la Basilica Maria Ausiliatrice ha avuto l’onore di ricevere la visita di Mons. Cesare Nosiglia, vescovo della diocesi di Torino, che ha presieduto la Celebrazione eucaristica delle ore 09:30.

La celebrazione è stata trasmessa in diretta Tv su Rete 7, canale 12 del digitale terrestre, oltre che sulla pagina Facebook del “Cortile di Valdocco”.

Nell’occasione il presule benedirà il presepe presente in Basilica, segno visibile della preparazione dei fedeli al Natale. L’abituale mostra dei presepi, oramai giunta alla XXI edizione, sarà invece visitabile online al sito presepi.basilicamariaausiliatrice.it

>>>Leggi anche l’articolo de La Voce e il Tempo: Nosiglia: “Maria, speranza nella pandemia”

Di seguito i video dell’Omelia di Mons. Cesare Nosiglia e della benedizione del presepe:

Valdocco protagonista di un cerchio mariano internazionale

In occasione dell’anniversario della fondazione dell’oratorio, la Casa Madre di Valdocco è stata protagonista di un cerchio mariano internazionale.
Un gruppo di giovani che frequentano abitualmente la basilica di Maria Ausiliatrice e partecipano alla vita della comunità “Maria Ausiliatrice” hanno animato online un incontro di preghiera coinvolgendo i giovani che erano stati invitati a Torino per partecipare ad una settimana dei lavori del CG28.
La chiesa di San Francesco di Sales ha accolto la memoria dell’incontro di Don Bosco con Bartolomeo Garelli, ha ascoltato le voci dei giovani che manifestavano il proprio legame con Valdocco e ha presentato alla Vergine Immacolata la preghiera per tutta la Famiglia Salesiana e per le necessità del mondo in questo tempo di pandemia.
Il Consigliere generale per la Pastorale Giovanile, don Miguel Angel Garcia Morcuende, ha introdotto l’incontro e ha incoraggiato iniziative simili per il futuro.

Di seguito le foto ed il video dell’evento:

Cerchio Mariano per Valdocco

Valdocco protagonista di un cerchio mariano internazionale per la santa feta dell’Immacolata.

Pubblicato da Il cortile di Valdocco su Mercoledì 9 dicembre 2020

Il Presepe della Basilica

All’interno della Basilica di Maria Ausiliatrice, in vista delle sante feste, è stato presentato il consueto presepe natalizio. Esso si configura non solo presenza iconica, ma è occasione per annunciare e ricordare a tutti il mistero del Santo Natale e della nascita del Figlio di Dio. All’interno della pedagogia di Don Bosco, si viene così stimolati a proseguire con gratitudine nel compito di educatori alla fede dei più piccoli, così come dei più grandi.
Il peculiare momento storico in cui ci si appresta a vivere le ormai prossime festività, diventa quindi, come ci ricorda il Rettore della Basilica una sfida per costruire una comunione più profonda, salda e duratura.

Abbiamo cercato di raggiungere le case attraverso tanti metodi di comunicazione e ci piacerebbe che il presepe tornasse ad essere il luogo intorno cui la famiglia possa ritrovarsi negli affetti, nella preghiera, nello scambio dei doni, nella possibilità di camminare insieme e non invece come a volte le fatiche di questi giorni potrebbero indurci a fare.
Don Guido Errico, Rettore della Basilica Maria Ausiliatrice

Per questo motivo, viste le attuali limitazioni agli spostamenti, oltre al presepe presente in Basilicaqui ritratto in foto –  la tradizionale mostra dei presepi, giunta ormai alla ventunesima edizione, si svolgerà completamente in digitale in modo da dare a chiunque, in maniera libera e gratuita, di condividere il piacere del presepe con la famiglia ed i propri cari.

DON BOSCO E L’IMMACOLATA

Don Mike Pace, vice-direttore del Museo ‘Casa Don Bosco‘ pubblica un articolo dedicato al quadro della Maria Immacolata presente all’interno della Basilica Maria Ausiliatrice dal titolo ‘Don Bosco e l’Immacolata‘. Di seguito il link per scaricare e consultare l’articolo.

Tra le tante opere d’arte del nuovo Museo Casa Don Bosco di Valdocco, una in particolare mi interpella in questi giorni: il quadro di Maria Immacolata. Fu commissionato da Don Bosco nel 1882 per la chiesa di San Giovanni Evangelista nel suo secondo oratorio, dedicato a Sant’Aloysius. Maria è raffigurata con gli attributi classici della bellezza femminile giovanile: capelli fluenti, fino alla vita, ed evidenti, seppur sobri, i contorni del corpo. Questi dettagli sono stati aggiunti su insistenza di Don Bosco dopo che egli non aveva approvato il bozzetto di Giuseppe Rollini per il dipinto in cui mancavano entrambi i dettagli. Una donna, molti abiti Anche se don Bosco è meglio conosciuto come l’apostolo di Maria, l’Ausiliatrice, la sua devozione a Maria trascende ogni titolo e si sposta nel tempo. Per il Padre e Maestro della gioventù, Maria è sempre la Madonna, sempre Theotokos, Madre di Dio e Madre di Gesù, sempre presente nella Chiesa per guidare, difendere e intercedere per i suoi figli come madre amorevole, sempre fedele al ruolo che le è stato chiesto da Dio nel suo piano di salvezza, sempre oggetto di un rapporto tenero e personale.

Forse questa frase potrebbe essere una sintesi dell’amore costante di don Bosco per Maria sotto diversi titoli: “la stessa donna, con un abito diverso”. In diversi momenti della vita personale e pastorale di don Bosco si è manifestata una particolare devozione mariana. Questo è certamente vero per Maria come l’Immacolata Concezione. Una presenza guida diventa un articolo di fede Già prima che la bolla Ineffabilis Deus di Pio IX del 1854 definisse l’Immacolata Concezione come un articolo di fede, l’Immacolata era una presenza costante e guida nella vita e nel ministero di Don Bosco. La cappella del seminario di Chieri era dedicata a Maria Immacolata; la sua statua si trovava dietro l’altare maggiore e la sua immagine era venerata in una cappella laterale. Don Bosco riceveva tutti i suoi sacri ordini, compresa l’ordinazione sacerdotale, nella chiesa dell’Immacolata Concezione annessa al palazzo arcivescovile di Torino.
L’inaugurazione dell’oratorio avvenne in occasione della festa dell’Immacolata Concezione del 1841, nel celebre incontro di don Bosco con Bartolomeo Garelli. L’oratorio di Sant’Aloysius fu dedicato alla festa dell’Immacolata Concezione. Già nel 1842, don Bosco aveva iniziato la tradizione di predicare una conferenza dell’8 dicembre per ricordare e invocare la protezione di Maria Immacolata sull’opera dell’Oratorio. Domenic Savio arrivò all’Oratorio circa cinque settimane prima della proclamazione del Dogma del 1854; subito imparò da don Bosco a invocare Maria come Immacolata, che culminò con la fondazione della Compagnia dell’Immacolata Concezione. A partire dal 1847, nell’Oratorio si offriva regolarmente la preghiera per la definizione del dogma dell’Immacolata Concezione.
Il Mese di maggio in onore di Maria Immacolata di Don Bosco, pubblicato nel 1858 nelle Letture cattoliche, contribuì a diffondere la devozione a Maria e ad onorarla particolarmente come Immacolata Concezione. Riconoscere i Paralleli Tra il Contesto di Don Bosco e il Nostro Mentre celebriamo la festa dell’Immacolata Concezione nel 2020, possiamo fare un parallelo tra i nostri tempi e quelli di Don Bosco. Anche la navigazione di una pandemia nel mezzo di un cambiamento politico carico di tensione è stata parte dell’esperienza del nostro fondatore, in cui Maria Immacolata ha offerto una prospettiva e una guida. La Torino di Don Bosco, negli anni Cinquanta del XIX secolo, stava affrontando una trasformazione epocale su tutti i fronti.
Dove i liberali hanno visto il progresso, i conservatori hanno visto la fine. Dove i conservatori vedevano il bene, i liberali vedevano il male. La rivoluzione politica liberale (1848) aveva trasformato il Regno di Sardegna in una monarchia parlamentare costituzionale. La Repubblica Romana Mazziniana spinse Papa Pio IX ad un anno di esilio (1849-50). Una secolarizzazione senza precedenti della società stava frenando il potere della Chiesa. Fu introdotto un sistema di scuola laica (1848). La legge Siccardi (1850) abolì molti degli antichi privilegi della Chiesa e, secondo la legge Cavour-Rattazzi (1855), le congregazioni religiose furono sciolte e i beni della Chiesa furono confiscati. Fu una tempesta perfetta tra forze “conservatrici” e “liberali”. A questo si aggiunga che nel 1854 la pandemia di colera devastava Torino e si abbatteva sull’Oratorio.

In questo contesto turbolento, Papa Pio IX si rivolse a Maria Immacolata. Il 1° agosto 1854, mesi prima di proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione, proclamò un giubileo speciale invocando la protezione della Vergine Immacolata. Si trattava di un’espressione di fede colorata da sfumature politiche non così sottili. Nella successiva Bolla, Ineffabilis Deus, il pontefice parla di Maria Immacolata come di Colei che, purissima, ha schiacciato la testa del serpente, che ha distrutto tutte le eresie, che è la sicura difesa della Chiesa, che salva il popolo cristiano dai mali più mortali e ne è il sicuro rifugio e il fedele aiuto. In altre parole, Maria Immacolata è presentata come il simbolo della vittoria del bene sul male (cfr. Arthur Lenti, Vol. V Capitolo 3, Don Bosco e Maria Immacolata Ausiliatrice in Contesto Storico). In mezzo a tutto questo, l’Immacolata Concezione, che fu una presenza guida all’inizio e allo sviluppo dell’Oratorio, incoraggiò Don Bosco nella sua risposta apolitica. La crescita della devozione all’Immacolata nel più ampio contesto ecclesiale, unita ai suoi primi e successivi sogni sulla sua missione, ha fornito a don Bosco una chiave interpretativa per il suo apostolato.
Ben consapevole del fomento politico che circonda l’Oratorio, ma che si eleva al di sopra di esso, don Bosco cercava l’intercessione dell’Immacolata per salvare la società dalle “potenze del male” – non attraverso l’azione politica, ma attraverso la fede nell’azione, la ragion d’essere dell’Oratorio. In primo luogo, educando e catechizzando i giovani a diventare lievito cristiano per la trasformazione positiva della società. In secondo luogo, presentando Maria Immacolata come lente per interpretare il suo progetto educativo. Nel suo Mese di Maggio in Onore di Maria, don Bosco scriveva che “La Vergine Immacolata, la Madre purissima, odia tutto ciò che è contrario alla santa purezza”. Una Catechesi Immacolata L’insistenza di Don Bosco sul fatto che la pittura di Rollini trasmette l’Immacolata Concezione con la bellezza corporea in qualche modo presagisce la Teologia del Corpo di San Giovanni Paolo, una catechesi in cui il corpo umano è presentato come necessariamente il cardine del sacro. Certo, la “santa purezza” comprende la castità corporea, ma è molto di più.
La santa purezza modellata da Maria è la donazione intenzionale e totale di sé alla propria missione donata da Dio per il bene degli altri. Maria incarna la “santa purezza” nella mente e nel cuore, nel corpo e nello spirito; è bella perché è Immacolata, ed è Immacolata perché in ogni aspetto è bella, ossia, un riflesso di Dio a immagine del quale è fatta.
Contemplare colei che è sempre libera dal peccato ci spinge ad accettare dove abbiamo bisogno di conversione; mentre Maria è piena di grazia, noi dobbiamo fare scelte intenzionali che ci aprano alla grazia incrementale. La catechesi che siamo chiamati ad essere per i giovani in tempi di cambiamento e in questo tempo di pandemia passa attraverso il nostro corpo e la nostra mente, il nostro cuore e la nostra anima: riconoscere i nostri punti ciechi, svelare i nostri pregiudizi nascosti, riconoscere sia i punti di forza che le debolezze che esistono da una parte e dall’altra del divario politico, indipendentemente dal nostro punto di vista personale. Sopravvivere a COVID-19 in stile salesiano è forse accettare questi giorni come un continuo “esercizio per una morte felice”, riconoscendo ed accettando con serenità che non siamo in controllo della nostra vita, ma solo delle risposte che diamo nella battaglia del bene sul male. Diventiamo più “immacolati” ogni volta che ci sforziamo di costruire la comunione. In questi giorni di lontananza sociale, isolamento e solitudine sono diventati “mali residenti” che minacciano la comunione. La catechesi che possiamo offrire è quella di lottare per la l’intimità spirituale, dentro e fuori.
Forse la testa del serpente che dobbiamo mettere sotto i piedi di Maria è questa: i nostri atteggiamenti, i nostri comportamenti, le nostre ideologie che minano la comunione, una comunione che possiamo troppo facilmente dare per scontata, o di cui ci siamo tristemente abituati a vivere senza. Maria nostra Madre, ispira in noi quella bellezza immacolata del corpo, della mente e dello spirito che tu modelli così perfettamente.

 

 

Giornate mondiali di Spiritualità Salesiana 2021: un’edizione speciale, innovativa, globale

A gennaio 2021 si svolgeranno le Giornate mondiali di Spiritualità Salesiana, in una forma, per questa edizione, che sarà quella dell’online. In un’intervista all’agenzia ANS, il delegato Centrale del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana, don Joan Lluís Playà, ne spiega la genesi.

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(ANS – Roma) – Nel contesto di una pandemia che colpisce milioni di persone in tutto il mondo parlare di speranza può sembrare assurdo, e pensare di farlo coinvolgendo migliaia di persone addirittura folle. Ma magari, invece, si tratta solo di seguire i passi di un sognatore, Don Bosco. Per questo motivo il Delegato Centrale del Rettor Maggiore per la Famiglia Salesiana, don Joan Lluís Playà, oggi conferma: “le Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana 2021 si faranno”.

Don Joan Lluis, quando, dove e soprattutto come avrà luogo la 39a edizione delle Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana (GSFS)?

Le Giornate si realizzeranno nel fine-settimana del 15-16-17 gennaio 2021 e, se le condizioni in quel momento lo permetteranno, la Messa conclusiva e alcune delle dirette avranno luogo a Torino-Valdocco. In ogni caso, la modalità per viverle sarà quella cui ci siamo abituati in questi mesi: a distanza, seppure in comunione.

Per le giornate del 15 e del 16, abbiamo previsto due tempi: un momento in comune per tutti, che si potrà seguire in diretta streaming in tutto il mondo – e che per ragioni di fuso orario avrà luogo tra le 13 e le 15:30 italiane (UTC+1); e un momento che invece sarà regionale, o zonale, nel quale i diversi Centri di Coordinamento che si stanno allestendo, grazie al materiale fornito loro dal Segretariato della Famiglia Salesiana e alle singole iniziative che riterranno opportune per le loro realtà, potranno completare l’offerta giornaliera.

Domenica, infine, ci sarà la Messa del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e un momento conclusivo in diretta per tutti. E poi, se vorranno, i Centri di Coordinamento potranno, certamente, offrire altri stimoli.

Ci parli dei Centri di Coordinamento…

Ne abbiamo istituiti diversi, secondo necessità linguistiche e operative. Ce ne sarà uno a Quito per l’America ispanofona, anglofona e francofona, e uno a Brasilia per i brasiliani; a Madrid un altro per gli spagnoli, uno a Lisbona per l’area portoghese europea e dell’Africa; dall’Italia si coordineranno le trasmissioni e l’animazione per i membri della FS che parlano italiano, inglese e francese, sia in Europa, sia in Africa. La Polonia pure avrà un suo centro, mentre gli anglofoni di India e Sri Lanka avranno il loro centro a Chennai, in India, e quelli dell’Asia Est e Oceania ce lo avranno a Timor Est.

Si sono già formati e stanno perfezionando il materiale che abbiamo offerto loro, oltre a preparare altre risorse, come preghiere, interventi, interviste, pensieri per la “Buonanotte salesiana”…

È possibile delineare un programma, almeno per i momenti comuni?

Nella prima giornata avremo certamente la presentazione Giornate, la presentazione Strenna da parte del Rettor Maggiore, e un commento sul tema da parte di mons. Derio Olivero, Vescovo di Pinerolo. Nella seconda ci concentreremo soprattutto sulla condivisione delle “testimonianze di speranza” vissute nella Famiglia Salesiana: ascolteremo come i membri di diversi gruppi e Paesi hanno portato speranza in tempo di pandemia, ci parleranno, tramite video, giovani volenterosi di tutto il mondo, e ricorderemo dei testimoni credibili di speranza in tempi difficili, come mons. Giuseppe Cognata, SDB, che dopo anni di ingiuste accuse ora è in cammino nel processo di beatificazione, o Don Paolo Albera, II Successore di Don Bosco, che guidò la Congregazione nei difficili anni della Prima Guerra Mondiale, e di cui nel 2021 ricorrono i 100 anni dalla morte.

Perché non dobbiamo dimenticare, soprattutto, il significato delle GSFS in generale, e di queste in particolare.

E qual è?

Le GSFS servono ad approfondire il messaggio che il Rettor Maggiore affida alla Famiglia Salesiana con la Strenna. Quest’anno il tema è «Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)», e le Giornate tendono in particolare a far prendere coscienza di questo grande valore della speranza insito nel carisma salesiano, perché ciascun membro possa poi viverlo nella vita personale, comunitaria, apostolica, professionale, consacrata…

E questa organizzazione, che è una novità di quest’anno, motivata originariamente da un fatto contingente, quale la pandemia, credo servirà invece a coinvolgere molte più persone degli anni passati, e far sentire a tutti la realtà attiva e diffusa della Famiglia Salesiana nel mondo. In poche parole, alla globalizzazione della pandemia rispondiamo con la globalizzazione della speranza e dello spirito salesiano. E lo facciamo perché siamo radicati nella nostra fede, che ci dice, come ricorda la Strenna, che il Signore “fa nuove tutte le cose”.

Per finire, come partecipare, praticamente?

Per il programma comune non c’è bisogno di iscrizione. Basta accedere alla pagina Facebook di ANS alle ore indicate. Per partecipare al programma regionale gl’interessati dovranno iscriversi alle apposite piattaforme, di cui prossimamente verranno forniti gli indirizzi.

Gian Francesco Romano 

Connessi, la lotta Salesiana al Cyberbullismo

Domenico Pagano, educatore di Valdocco ci presenta il progetto ‘Connessi‘ ideato da Salesiani per il Sociale. Di seguito le parole dell’educatore ed il link a cui trovare tutte le informazioni sul progetto:

Il bullismo è purtroppo una costante di ogni scuola, ma qui a Valdocco abbiamo deciso di fronteggiarla alla maniera di Don Bosco: mettendo le mani in pasta. Nasce così ‘Connessi‘ un progetto audace e d’avanguardia, che vede protagonisti non solo gli studenti, ma anche gli educatori e sopratutto i genitori, in modo da creare un punto di vista comune su quelle che sono le criticità di questa piaga che infesta gli ambienti scolastici.

Fare squadra è la parola d’ordine che abbiamo deciso di adottare, e lo facciamo con tante operazioni che hanno il fine, non solo di informare ma anche di sintonizzare i linguaggi, gli strumenti e gli approcci verso il tema del bullismo e del cyberbullismo.
La realtà laboratoriale, tipica degli ambienti salesiani, diventa palcoscenico per i ‘Laboratori di protagonismo‘ in cui le forze in gioco -educatori, genitori e ragazzi- imparano l’un l’altro prima di tutto l’empatia:gli incontri sul linguaggio del corpo, sulla comunicazione assertiva e sul valore dell’ascolto e del dialogo svolgono esattamente questo compito.
Vengono poi forniti gli strumenti necessari per la comprensione dei luoghi, materiali e non, dove i ragazzi possono andare imbattersi in  queste situazioni; ci sarà quindi uno spazio dedicato ai social network, in cui spiegheremo le nozioni tecniche di base fino ad arrivare alla comprensione dei linguaggi propri di queste piattaforme.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma mi preme in questa sede mettere in luce l’entusiasmo che permea tutti i protagonisti del progetto. I ragazzi sono entusiasti e avranno modo di mettersi alla prova fin da subito, tra gennaio e febbraio infatti avrà il via una campagna di comunicazione creata ad hoc dai ragazzi per ‘Connessi’. I genitori sono attenti e curiosi, e l’approccio multi-focale di questo progetto, che li vede partecipi quanto i ragazzi, li spinge ad informarsi chiedendo le slides ed il materiali informativo alla fine di ogni incontro.
Noi educatori poi, non c’è neanche bisogno di dirlo, sentiamo e viviamo la nostra responsabilità come figura d’interfaccia tra giovani ed adulti, e sapendo di essere punto di mediazione diamo tutti noi stessi per riuscire a connettere, appunto, visioni e approcci così differenti in merito ad un tema così delicato come lo è il bullismo.

Domenico Pagano

Il calendario dell’Avvento di Missioni Don Bosco: richiamo quotidiano a chi nel mondo lotta contro il Covid-19

Pubblichiamo il comunicato stampa di Missioni Don Bosco sull’iniziativa legata all’Avvento.

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Aperta ieri la prima finestra del calendario dell’Avvento a Missioni Don Bosco a Torino Valdocco: una finestra reale affacciata su piazza Maria Ausiliatrice. Con le altre che via via si apriranno richiamerà i giorni di attesa del Natale, come avviene tradizionalmente in molte città dell’Europa centrale.

La particolarità di questo “calendario gigante” è che associa ogni giorno a un progetto attuato (in molti casi ancora in corso) per l’accompagnamento nella lotta al Covid e alle sue conseguenze economiche e sociali nel mondo: comunità del Sud del pianeta nelle quali i missionari sono rimasti al loro posto, condividendo il rischio della pandemia che ha fatto registrare vittime anche fra di loro.

Per questo Natale non abbiamo un progetto specifico da evidenziare” spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco, “bensì un fascio di iniziative dei salesiani in tutto il mondo a sostegno delle persone che risultano più fragili nell’emergenza Covid-19”.

Da inizio anno si sono attivati gli interventi per le emergenze:

–          soccorso alimentare ed economico soprattutto per la popolazione che non ha più reddito dai lavori pagati a giornata;

–          mobilitazione dei volontari e degli allievi delle scuole salesiane nelle iniziative sanitarie e di distribuzione di aiuti, compresa la fabbricazione di mascherine;

–          sensibilizzazione e informazione preventiva nei quartieri periferici e nei villaggi rurali;

–          rifugio per i malati da tenere lontani dalle famiglie anche nelle precarie condizioni dei profughi.

Il calendario dell’Avvento vuole ricordare ad amici e benefattori l’importanza dell’aiuto dato quest’anno, con l’invito di andare a visionare ogni giorno un progetto attuato, digitando “Covid” nel motore di ricerca del sito  https://news.missionidonbosco.org/

L’intenzione è di sollecitare tutti a guardare oltre la situazione italiana e non dimenticare le necessità di chi già viveva in situazioni di emergenza sanitaria e alimentare e oggi affronta a mani vuote le avversità della pandemia.

Il calendario si concluderà con l’invito a seguire il Concerto di Natale in Vaticano (Aula Nervi) che il 24 dicembre Canale 5 trasmetterà in prima serata a sostegno della campagna globale contro il Covid-19.

Siamo a disposizione dei giornalisti per attivare, quando possibile, un contatto nei vari Paesi per una testimonianza diretta dei missionari.

Segue una riflessione su questo Natale diverso da quello a cui eravamo abituati.

Un Natale diverso?

Il Natale del 2020 sarà “diverso”, ma solo in superficie. Per chi celebra la festa della nascita di Gesù non sarà certo la mancanza delle corse frenetiche al regalo, delle stressanti preparazioni del cenone della vigilia, dei cine-panettoni che sgombrano la mente dai pensieri, a modificare lo spirito con cui prepararsi al 25 dicembre.

Anzi, da un certo punto di vista la precarietà nella quale ci troviamo potrebbe aiutarci a percepire qualche aspetto della natività che rimaneva in ombra. Se depuriamo l’immagine del presepe dal pur legittimo aspetto del “sogno”, ritroviamo la condizione di preoccupazione e di operosità della famiglia di Nazareth che vive la nascita del figlio (forse accelerata dal viaggio e comunque resa precaria dalla inadeguatezza del ricovero) lontano da casa e dalle sicurezze.

Con tutto ciò, non dobbiamo rinunciare a dare dei segnali di avvicinamento alla grande Festa portando il carico positivo di poesia, di tradizione, di speranza che essa ci comunica. Per questo Missioni Don Bosco ha deciso anche quest’anno di “contare” i giorni che portano alla ricorrenza, numerando le finestre che affacciano su piazza Maria Ausiliatrice.

È il terzo anno che questa modalità espressiva, tipica della Mitteleuropa, è entrata a fra parte di una consuetudine dei salesiani a Valdocco. “Nonostante tutto, dobbiamo sforzarci di trasmettere il senso dell’Avvento, dell’attesa di Chi può salvarci davvero” spiega Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco. “Anche il segno materiale di un calendario che tutti vediamo svelarsi giorno per giorno può richiamarci al valore di un’aspettativa condivisa, al Dio che entra nel nostro tempo e nella nostra storia”.

Per questo, dal 1 al 25 dicembre la facciata di Valdocco si colorerà delle “finestre” disegnate dal coadiutore salesiano Luigi Zonta, contenenti rimandi ai simboli della tradizione e fonte di una colorata allegria. Ciò consentirà di mostrare ai piccoli la pazienza necessaria per far maturare gli eventi, agli anziani di godere del tempo ancora affidato a loro, a tutti i frequentatori di Maria Ausiliatrice il ciclo della vita che si rinnova sul piano storico e spirituale.

Il Natale al tempo del Covid – si spera l’unico o almeno, nella fondata previsione di soluzioni mediche decisive dopo Capodanno, il più preoccupato per la diffusione del virus – va vissuto come tempo propizio, e non come una beffa al nostro senso di onnipotenza o come castigo di un dio o della natura. Propizio per percorrere consapevolmente l’attesa come tempo di educazione dello spirito, come tempo per sfrondare le abitudini meno necessarie, come tempo per predisporci al bello e al buono promessi dal Dio-con-noi.

La debolezza dell’essere umano che richiede un supplemento di Grazia per affrontare la vita è una dimensione da considerare bene in questo periodo di globalizzazione delle paure. Quanto anche occorre considerare la fiducia che il Creatore ripone in ogni essere umano, pur immerso in questa fragilità, dimostrata dalla disponibilità ad assumere la nostra stessa condizione da parte Sua.

Se saremo meno abbagliati dalle luci sfavillanti o dai fuochi d’artificio, forse i nostri occhi potranno aprirsi sulla realtà in maniera più lucida, disponendoci a vedere nel buio di una stalla la nuova vita donata a chi riconosce di essere amato dal Padre.

Serata Go con Valdocco – Community Lab

Martedì 1 dicembre l’Oratorio di Valdocco ha partecipato alla prima tappa del “Community Lab”, a guidare la serata è stato don Jimmy Muhaturukundo, che racconto così l’appuntamento:

“Io ho fatto la bozza, voi stenderete i colori”: l’Oratorio Valdocco e Gò per sognare il futuro

L’Oratorio di Valdocco sogna il futuro, il proprio futuro: con i giovani e per i giovani!

Dal sogno di un giovane prete è nata la felicità di milioni di ragazzi nel mondo e qui a Valdocco, primo oratorio di don Bosco, si sente ancora il grido “facciamo consistere la Santità nello stare sempre allegri”. Una san(t)a allegria che parla di gioia, voglia di spendersi (consumarsi) per gli altri, sguardo al Cielo e piedi ben saldi per terra. Questo Sogno è iniziato più di 150 anni fa, con don Bosco e … continua ogni giorno!

Martedì 1 dicembre l’Oratorio di Valdocco ha partecipato alla prima tappa del “Community Lab”, un percorso “laboratoriale” di quattro appuntamenti fatto insieme a giovani professionisti di Impresa Sociale. Salesiani, educatori, e giovani (universitari e non) che hanno a cuore l’oratorio si sono connessi ieri sera per il primo appuntamento su Meet per continuare l’opera di don Bosco. L’incontro, come nella migliore tradizione salesiana, riecheggiando le origini dell’Oratorio di Valdocco si è aperto con l’affidamento a Maria, prima del quale don Jimmy ha proposto ai partecipanti una pagina che quanto a sogni e a futuro è carismaticamente evocativa: Don Bosco che descrive ai suoi ascoltatori increduli, come l’avesse davanti, l’Oratorio che ancora non c’è! “Io abbozzo, voi stenderete i colori”. Questa la frase profetica del santo di Valdocco scelta come chiave, come motivo ispiratore del percorso.

Il lavoro e poi proseguito in un momento di conoscenza iniziale, nel quale dopo aver rotto il ghiaccio e creato un po’ di quel clima di famiglia tipicamente nostro  (dietro uno schermo non è uguale, vero, ma, ci si prova) gli amici di Gò ci hanno proposto un piccolo “esercizio per tornare alle radici”: ciascun partecipante è stato invitato a riassumere in una parola la propria esperienza “all’Oratorio di Valdocco. Ne è uscita una bella fotografia, anzi un bel mosaico, fatto di tante pietre preziose: famiglia, incontro, accanto, chiamata, braccia aperte, don Bosco, storia, orizzonte, amicizia, fede, cammino, condivisione, missione. E queste sono solo alcune. In Oratorio c’è posto e spazio per tutti, per chi ha piacere di giocare a pallone con gli amici, chi ha bisogno di fare i compiti, per chi desidera far del bene alla propria anima e agli altri. Per chi desidera partecipare alle molte iniziative proposte. Ma perché tutto questo avvenga è necessaria la generosità di tante persone, soprattutto giovani, pronti a spendersi per i più piccoli e specialmente i più poveri, mettendo a loro disposizione tempo e doti personali. La condivisione nata all’interno di Community Lab ha testimoniato ancora una volta che, Grazie a Dio ragazzi e giovani che accolgano la proposta educativa di don Bosco e si mettano in gioco, a Valdocco non mancano! Per loro e con loro l’Oratorio è in continua evoluzione; non sono i muri che attraggono i molti bambini ma la contagiosa allegria delle relazioni che si intrecciano nella casa salesiana.

Anche chi ci guida in questo progetto è stato subito contagiato dal sano entusiasmo e dalla voglia di camminare insieme con la consapevolezza che questi incontri porteranno a delle sfide concrete. Questo però non ci spaventa, anzi, mette in moto energie nuove: perché l’animatore salesiano è uno che non ha paura di tirarsi su le maniche né di sporcarsi le mani: come dice Papa Francesco “la giovinezza non è passività …no ai giovani da divano!”. Sembra di risentire don Bosco dire, “ci riposeremmo in Paradiso”.

Per come è iniziato Community Lab, il percorso iniziato con Gò, si prospetta un entusiasmante ed interessante cammino in “direzione futuro”: un futuro in cui salesiani e giovani camminano insieme, senza paura di buttare lo sguardo oltre l’orizzonte, fino a … vedere l’invisibile! Vedere “l’oratorio di Domani”.

don Jimmy Muhaturukundo