IUSTO: «Faccio scuola agli psicologi 4.0» – Corriere Torino

Si riporta la notizia, a cura della giornalista Chiara Sandrucci, apparsa sul Corriere Torino in cui Claudia Chiavarino, Direttrice accademica dell’Istituto Universitario Salesiano di Torino (IUSTO), presenta il nuovo corso di laurea in Psicologia applicata all’innovazione.

Di seguito l’articolo del “Corriere Torino”.

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La tecnologia si sdraia sul lettino «Faccio scuola agli psicologi 4.0» Allo Iusto di Torino parte un corso di laurea in Psicologia applicata all’innovazione. Claudia Chiavarino è la coordinatrice del programma di studi che si pone l’obiettivo di rimettere al centro l’uomo ai tempi del machine learning e degli algoritmi.

Formiamo i professionisti della mente che saranno al fianco degli informatici Prima di lanciare un corso di laurea in Psicologia applicata all’Innovazione digitale è andata a verificare se ne esistevano altri simili, ma non ne ha trovati. Unico nel suo genere, formerà professionisti in grado di gestire la corsa della tecnologia in questo mondo «new normal». Sempre più ibrido, sospeso tra reale e virtuale, in continua evoluzione. La psicologa torinese Claudia Chiavarino, 44 anni, è la direttrice accademica dell’Istituto Universitario Salesiano di Torino (IUSTO) che da quest’anno prepara esperti in grado di «mantenere l’essere umano al centro dei processi innovativi e tecnologici e di implementare i valori etici applicabili all’innovazione».

Si occuperanno solo in parte di psicopatologia del digitale, piuttosto sarà la tecnologia a stendersi sul lettino. «Ho sempre avuto la passione per la ricerca scientifica applicata alla psicologia», spiega Chiavarino che si è laureata in Psicologia all’Università di Torino con una tesi sulle «Proprietà topologiche della negligenza spaziale unilaterale». Durante gli studi ha trascorso un anno Erasmus in Olanda e poi 4 anni in Inghilterra per il dottorato all’Università di Birmingham. «Dal 2007 mi sono fermata qui, Torino mi richiama sempre, è una città molto vivace e capace di reinventarsi, soprattutto ora in campo tecnologico, è un buon terreno per far crescere iniziative nuove». Sostiene che la psicologia è una di quelle scienze in cui c’è ancora tanto da scoprire. «Ci vuole particolare attenzione nel derivare le conclusioni, un grande rigore metodologico».

Allo IUSTO, 670 studenti e 100 docenti tra i corsi di Psicologia e Scienze dell’educazione, è arrivata quasi per caso come docente «conquistata dall’approccio pedagogico integrale tipico dei salesiani e dalla vivacità progettuale dell’Istituto». Già nel 2012 è diventata responsabile del Centro innovazione e ricerca, nel 2018 vice preside e dal 2020 è lei il direttore accademico. «Avevamo l’idea di una laurea in Psicologia applicata all’innovazione digitale ancora prima del Covid, poi il lockdown ci ha convinto che fosse il momento giusto». La tecnologia è sempre stata appannaggio dei tecnici, ma ora sta andando così veloce da imporre un’attenzione più ampia. Non solo a posteriori. «C’è bisogno di psicologi che si inseriscano all’inizio del processo di innovazione quando si sviluppano nuove tecnologie, per ottenere prodotti che facciano stare bene gli utenti finali», sostiene la direttrice.

Il piano di studi del corso di laurea, partito ad ottobre, ha visto il confronto, fra gli altri, con l’Innovation Center di Intesa Sanpaolo. Include Elementi di programmazione, Psicologia dell’interazione uomo-macchina, Machine learning e reti neurali, Tecnologie immersive, Tecniche per l’innovazione sistematica. «Non per trasformare gli psicologi in informatici, ma per dar loro una forma mentis e un linguaggio tali da potersi interfacciare con un programmatore che produce algoritmi». L’idea è che diventino «psicologi startupper», che lavorino nelle startup o nelle aziende a fianco degli informatici per la creazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Gli algoritmi predominano nella concessione dei prestiti, la selezione del personale, il marketing, nei servizi proposti da colossi come Amazon o Netflix. «Ma la fiducia delle persone nell’intelligenza artificiale sta calando, c’è diffidenza e questo si traduce in un mancato utilizzodelle tecnologie – riflette Chiavarino -. Le aziende confermano il bisogno di psicologi come i nostri per concepire prodotti attenti alle persone».

Due esempi. È già in corso un progetto di «robotica assistiva» per gli anziani in collaborazione con il Politecnico, dove la domanda a monte è «di che cosa hanno veramente bisogno?». Gli psicologi, esperti dei processi mentali e del comportamento umano, trovano le risposte con gli utenti. Designer e ingegneri realizzano. Altro ambito, la robotica educativa e l’uso dei dispositivi da parte dei bambini. «Sapendo che le tecnologie cambiano il modo in cui il nostro cervello funziona, indebolendo la nostra capacità di lettura e riflessione profonda, possiamo produrne di nuove che compensino questi effetti», spiega la psicologa che ha una bimba di 8 anni a cui concede il tablet un’ora al giorno. «È una svolta: prima ci si chiedeva dove potessimo arrivare con la tecnologia, mentre ora la domanda è in che direzione vogliamo che vada».

Chiara Sandrucci

Il Cnos-Fap di Châtillon organizza un corso di formazione gratuito per tecnico di cantiere edile

Cnos-Fap di Châtillon organizza un corso di formazione Tecnico cantiere edile gratuito, per persone disoccupate o di prima occupazione tra i 18 e i 30 anni non compiuti. Iscrizioni aperte fino al 10 dicembre 2021. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su Aostasera.it il 18 novembre 2021.

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Il settore dell’edilizia è quello che più di ogni altro in Valle d’Aosta ha mostrato in questi ultimi mesi una crescita rispetto ai periodi pre pandemici. La ripartenza ha bisogno però di professionisti, sempre più preparati alle sfide che il settore si trova di fronte.

Il nuovo corso formativo per tecnico di cantiere del Cnos/Fap, finanziato tramite il Programma Operativo “Investimenti in favore della crescita e dell’occupazione”, va proprio in questa direzione.

Destinatari

Il percorso formativo, gratuito, è rivolto a 12 giovani di età compresa tra i 18 ed i 30 anni non compiuti, disoccupati o in cerca di prima occupazione, domiciliati o residenti in Valle d’Aosta. In via prioritaria l’iniziativa è rivolta a chi è in possesso di qualifica III EQF e/ o Diploma di maturità afferente al settore edile (operatore edile, geometra…). Ammesse anche altre qualifiche o un diploma di pari valore, a condizione che il soggetto abbia esperienza pregressa nel settore delle costruzioni

Articolazione del percorso

Il corso, della durata di 1000 ore di cui 520 in aula/laboratorio e 480 ore di stage in azienda/cantiere, si svolgerà fra inizio gennaio e fine luglio del 2022.

Le lezioni si svolgeranno a seconda della provenienza degli iscritti a Châtillon oppure ad Aosta, in locali debitamente attrezzati.

E’ prevista l’erogazione di un’indennità di frequenza con cadenza mensile/bimensile fino ad un max di 3.750 euro complessivi a partecipante. Inoltre agli iscritti saranno forniti DPI, le visite mediche del lavoro e il materiale didattico.

Oltre alla qualifica di IV Livello EQF, gli allievi potranno acquisire le seguenti ulteriori attestazioni di frequenza/abilitazioni spendibili sull’intero territorio nazionale: l’attestazione Sicurezza Formazione Generale (4h), l’attestazione Sicurezza Formazione Specifica Rischio Alto (12h); l’attestazione Formazione particolare aggiuntiva per il Preposto (8h); l’attestazione per Addetti Prevenzione Incendi – Rischio Medio (8h); l’attestazione per Addetti Primo Soccorso Aziende Gruppo A (16h); le attestazioni per esecuzione interventi in Spazi confinati o con sospetto inquinamento; l’abilitazione Addetti Montaggio/Smontaggio/Trasformazione Ponteggi (48h) e l’abilitazione Addetti Lavori in Quota su Funi su siti naturali o artificiali (32h)

Iscrizioni

Le iscrizioni al percorso si raccolgono fino al 10 dicembre 2021 presso la Segreteria del CNOS/FAP con prenotazione al nr 0166/563826. Le selezioni dei partecipanti si terranno fra il 15 e il 17 dicembre.

CNOS/FAP – Via Tornafol, 1 – 11024
Châtillon
Tel. 0166.563826
www.cnosfapvda.it
segreteria@cnosfapvda.it

Il progetto è organizzato con i seguenti partner: Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati della VdA; Ente Paritetico Edile della Vda; C.N.A. Vda; Confartigianato VdA; Confcommercio VdA; Confindustria VdA; Confindustria VdA Sez. Edile; Ordine dei Consulenti del Lavoro della VdA ; Centro Donne Contro La Violenza VdA (testimonianze/supporto nel Modulo formativo per le pari opportunità e la non discriminazione) e circa 30 aziende del settore edile della Valle d’Aosta.

Titolo progetto: TECNICO DI CANTIERE EDILE 2021/2022

Codice progetto: OCC.08101.21AC.3.0001.FOR

Titolo corso: QUALIFICA DI TECNICO DI CANTIERE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco – La Voce Alessandrina

Don Roberto Gorgerino, nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, si presenta tramite una intervista riportata su “La Voce Alessadrina” di questa settimana. Si riporta di seguito l’articolo a cura di Alessandro Venticinque.

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SAN GIUSEPPE ARTIGIANO – Don Roberto Gorgerino all’oratorio della Don Bosco

“Don Bosco oggi ci tirerebbe un po’ le orecchie. Dobbiamo convertirci di nuovo”

«Mi chiamo don Roberto Gorgerino, sono nato il 16 ottobre 1966, a Chieri. Sono prete dal 1999 e salesiano dal 1991».

Si presenta così don Roberto (nel tondo), nuovo incaricato dell’oratorio Don Bosco della parrocchia San Giuseppe Artigiano di Alessandria, che ha fatto il suo ingresso lo scorso 6 settembre. Il sacerdote è anche catechista del Centro di formazione professionale (Cfp), dove insegna religione nelle 10 classi del Cnos-Fap.

Don Roberto, quando è nata la sua vocazione?

«Il primo sentore di vocazione l’ho avuto in un ritiro spirituale alle medie, ero in una scuola salesiana a Chieri. La cosa poi è rimasta lì, sono andato avanti con altre scuole salesiane e frequentavo una scuola privata serale di grafi ca pubblicitaria. Inizio così a lavorare nel mondo della grafi ca e vengo chiamato al militare nell’85. Nel frattempo si ripresenta la vocazione, valuto bene cosa fare, e decido che quella è veramente la mia strada. Mi licenzio e inizio il mio percorso di noviziato. Il primo anno al “Monte Oliveto”, a Pinerolo, poi ho cominciato a studiare filosofia a Roma. In seguito ho fatto due anni di tirocinio in una casa salesiana a Bra, e ho continuato a studiare teologia alla Crocetta di Torino. Intanto proseguivo la mia attività di animazione negli oratori. Ho proseguito poi con gli studi in scienze dell’educazione a Roma. Sono stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1999 a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice. E nella mia vita salesiana mi sono principalmente dedicato agli oratori e ai giovani. Tutto è partito dall’oratorio di Chieri, in cui sono cresciuto… credo che la mia vocazione salesiana sia stata determinata dagli incontri e dagli ambienti che ho frequentato».

Prima di arrivare ad Alessandria dov’è stato?

«Andando a ritroso sono stato ad Asti, prima ancora a Casale Monferrato e a Trino Vercellese. Prima di queste due tappe, ero nella Chiesa di San Giovannino a Torino. Queste sono le mie esperienze come incaricato d’oratorio più importanti e durature».

Che cosa si aspetta da questa nuova esperienza?

«Il Don Bosco di Alessandria è un ambiente diverso rispetto a quelli che conoscevo. L’oratorio “cortile” si configura proprio come la piazza del quartiere. Lo frequentano i piccoli, i grandi, gli anziani. Le mamme con i propri fi gli che giocano al parco, gli anziani che giocano a carte, poi ci sono le attività sportive, bambini di elementari e medie che vengono per giocare. Poi abbiamo il catechismo, altri gruppi che fanno laboratori di vario genere, e da poco sono partiti i gruppi del post cresima, che qui si fa in prima media. C’è anche un gruppo di terza media e prima superiore che patisce un po’, perché ha sofferto maggiormente questi anni di chiusura. E poi ci sono gli animatori che partono dalla seconda superiore: circa una quarantina ha dato disponibilità per ripartire con le attività, con loro ci troviamo ogni 15 giorni».

Che cosa l’ha colpita del carisma salesiano?

«Mi hanno colpito le figure dei salesiani che ho incontrato negli oratori: mi sono sentito attirato. E poi mi è sempre piaciuto stare con i ragazzi. Mi colpisce sempre lo stile che, pur vecchio di 200 anni, ha tante caratteristiche che si adattano a qualunque situazione. Come se non invecchiasse mai. Ma, ovviamente, è sempre una sfida, perché non è detto che un modello applicato in un posto vada bene anche per un altro. I ragazzi, quelli di ieri e di oggi, sono uguali: hanno esigenze, necessità e sogni. Mi aveva colpito molto un aneddoto».

Ce lo racconta?

«Ricordo che eravamo in oratorio e c’erano questi due salesiani seduti vicino a tavola. Uno dei due ha tagliato un pezzo di torrone per l’altro. Mi ha colpito il modo con cui l’ha tagliato e il suo sguardo. Lo ha fatto con una grande fraternità che mi è entrata nel cuore. Me lo ricordo ancora oggi».

Cosa direbbe oggi don Bosco ai salesiani?

«Secondo me don Bosco oggi tirerebbe un po’ le orecchie ai salesiani. Adesso abbiamo tante strutture e realtà che funzionano, facciamo un sacco di attività, ma forse dobbiamo convertirci di nuovo. Questi luoghi non possiamo solo farli funzionare, ma dobbiamo essere appassionati noi. Prima, mentre tornavo da una commissione, mi chiedevo: “Perché faccio tutte queste cose? Cosa capiscono i ragazzi con cui faccio attività?”. Loro devono vedere la stessa cosa che sto cercando anche io. Ma è davvero così? Non lo so, ho paura che qualche volta ci sfugga».

C’è una cosa in particolare che le ha insegnato il santo torinese?

«La cosa che mi piace di più di don Bosco è la parolina detta all’orecchio, in cortile, in modo informale, mentre lo incroci e lo saluti, o mentre gli passi una palla. Alle volte, è molto più effi cace di una riunione. Queste cose le cogli, però, se stai lì. Certi giorni ti sembra di “succhiare” un chiodo, poi ti arriva quel ragazzino che ti chiede una pallina, gli fai una battuta e magari inizia a parlare. Poi ci diciamo qualcosa in più, gli lascio un messaggio e lui mi dona un sorriso. Questo è quello che ho imparato in questi anni: quando stai con i giovani, loro lo sentono e sanno come ricambiare».

Ha un obiettivo per questa nuova avventura?

«Spero che ci passa di qui possa trovare il senso della propria vita. Che in questi luoghi ognuno possa trovare il significato nelle varie attività che si svolgono. Trovare il motivo profondo per cui vengo a giocare a calcio, a carte, a scuola, o fare l’animatore. Infine, spero, con tutte le mie forze, di attirare più persone possibili, non a me, ma alla figura di don Bosco. E quindi al Signore».

Alessandro Venticinque

Cnos-Fap San Benigno: “la richiesta delle aziende è superiore all’offerta” – Il Risveglio popolare

Il nuovo direttore del Cnos-Fap dell’Istituto Salesiano di San Benigno, Lucio Reghellin, racconta il primo impatto avuto subentrando nella direzione della scuola professionale e presenta i diversi percorsi che il centro propone.

Di seguito si riporta l’articolo contenente la sua testimonianza pubblico sul settimanale canavesano “Il Risveglio popolare“.

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Sono passati ormai oltre due mesi dalla ripresa dell’attività scolastica e ovviamente i dirigenti-responsabili delle varie strutture hanno dovuto affrontare problemi organizzativi non indifferenti, soprattutto in questo clima molto complicato di pandemia e responsabilità conseguenti.

Abbiamo iniziato questa serie di contatti con il mondo dell’istruzione e della formazione con il nuovo responsabile del Cnos-Fap dell’Istituto Salesiano. C’è stato un avvicendamento nella direzione della scuola professionale salesiana di San Benigno. Carlo Vallero, che ha diretto la scuola per molti anni, ha ricevuto un incarico regionale e io sono stato chiamato a sostituirlo (i due direttori, nella foto, ndr).

Mi chiamo Lucio Reghellin, nato in Veneto 62 anni fa, sono Salesiano coadiutore. Ho sempre lavorato nei Centri di formazione professionale del Piemonte, sia come formatore sia come responsabile, e sono contento di essere a San Benigno, scuola di arte e mestieri fondata direttamente da don Bosco.

Primo impatto: l’emergenza pandemica. A San Benigno, a settembre abbiamo iniziato regolarmente l’attività con tutte le classi. Per ora tutto procede regolarmente. Siamo ormai abituati all’uso della mascherina, al distanziamento in classe, all’attività per gruppi omogenei, anche se ogni tanto bisogna ricordarci che la pandemia non è finita. Immaginiamo che per una scuola professionale l’ipotesi di una Dad , anzi di una Fad (formazione a distanza) sia ancora più traumatica.

L’esperienza dello scorso anno di avviare la Fad è stata faticosa, sia per trovare gli strumenti adeguati per gli allievi e per gli insegnanti, sia per individuare le procedure corrette per controlli, firme e registrazione delle attività. Credo che abbiamo costruito un patrimonio di esperienza che ci permetterà, in caso di necessità, di avviare la Fad con più rapidità ed efficacia. Ci auguriamo ovviamente di non averne bisogno.

Specialmente per il nostro tipo di scuola, l’attività in presenza e in laboratorio non può essere sostituita con attività a distanza. La situazione della sua scuola al momento? Avevamo un po’ il timore che l’effetto pandemia diminuisse la scelta dei ragazzi e delle famiglie per la formazione professionale, in particolare per il settore ristorazione. Invece il nostro Centro professionale ha confermato i numeri degli anni precedenti. Siamo partiti con sette sezioni piene per una presenza totale di allievi, sommando tutte le classi triennali e i quarti anni, di 550.

Attualmente proponiamo percorsi triennali nei settori meccanica industriale, elettrotecnica, termoidraulica, benessere-acconciatura, ristorazione (cucina e sala bar), e due classi per il conseguimento del diploma professionale nel settore ristorazione e meccatronica. Lo sbocco professionale, specialmente per i corsi dell’industria, è molto buono.

Da alcuni anni è presente nella scuola lo sportello Servizi al lavoro che cura l’inserimento lavorativo dei nostri allievi e delle persone disoccupate. La carenza attuale non è di posti di lavoro, ma di lavoratori: abbiamo molte richieste dalle aziende, ma non riusciamo a trovare giovani e adulti disposti e preparati per l’inserimento lavorativo.

Scuola agraria di Lombriasco, un istituto e una vocazione salesiana che hanno fatto storia

La testata Piemonte Top news presenta la Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco, approfondendo la sua storia e le caratteristiche salesiane che la contraddistinguono. Di seguito l’articolo pubblicato su Piemonte Top News.

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LOMBRIASCO. La Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco rappresenta un esempio emblematico del valore educativo, scientifico e didattico della missione che Don Bosco scelse di svolgere per la formazione dei giovani.

L’Istituto Tecnico Agrario è parte di un polo salesiano che comprende anche la scuola secondaria di primo grado, il convitto per gli allievi internisti, l’oratorio e il centro giovanile, la parrocchia e un centro per corsi di formazione professionale.

Anche a Lombriasco gli allievi e le famiglie ritrovano i tratti tipici delle scuole salesiane: professionalità, creatività e umanità. La professionalità è testimoniata dal livello di preparazione degli allievi, mentre la creatività è tanto più importante oggi, in un mondo in cui la globalizzazione ha imposto a tutti i produttori agroalimentari l’imperativo della qualità.

A Lombriasco, infatti, l’Istituto Salesiano ha avviato da tempo la raccolta di alcune antiche varietà di frumento, seminate in parcelle sperimentali e destinate ad una rinnovata valorizzazione, all’insegna appunto della qualità. Nelle scuole salesiane, inoltre, la solidarietà si esprime nell’aiuto che le famiglie meno abbienti ricevono dalle altre famiglie, per consentire ai capaci e ai meritevoli di proseguire gli studi.

Ne è passata di acqua nel Po che bagna Lombriasco da quando, a fine ‘800, Don Rua, il primo successore di Don Bosco, su invito del prevosto Don Pietro Zaffiri decise di acquistare il castello del paese per insediarvi una delle Opere della congregazione. In un primo tempo il maniero fu utilizzato per offrire una sede adeguata in Italia ai tanti giovani polacchi che in quell’epoca decidevano di avviarsi alla vita salesiana e agli studi ecclesiastici. I Salesiani si inserirono subito nel contesto sociale locale, tanto che nel 1901 don Giovanni Battista Grosso assunse la direzione della scuola di canto parrocchiale, per addestrare nel canto gregoriano le giovani del paese.

Anche altri salesiani comunicarono la loro passione per la musica ai lombriaschesi: Don Bonvicino con la sua banda e Don Capellari con la corale Hortensia. Con la sistemazione a Torino dei giovani polacchi, il vecchio castello divenne un noviziato, avviando una vicenda educativa e formativa che è un capitolo importante e mai abbastanza valorizzato della storia recente del Piemonte.

CFP Bra: la tradizionale castagnata

Venerdì 31 ottobre presso il centro di Formazione professionale di Bra si è tenuta, secondo la tradizione, la Castagnata, gestita dagli studenti. Di seguito l’articolo pubblicato su Gazzetta di Alba.

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Sulle orme della tradizione, avviata già da don Giovanni Bosco, nella mattinata di venerdì scorso, metà dei corsi del Cfp salesiano braidese hanno vissuto la castagnata.

Le caldarroste sono state cotte sulla fiamma grazie agli studenti del corso in agroalimentare, coordinati dal formatore Tommaso Elia.

E poi, mantenendo le “bolle di classe”, gli studenti le hanno divorate in un baleno.

Per concludere la mattinata qualche calcio dietro a un pallone, prima che suonasse la campanella di uscita.

CFP Vercelli: Open Day – Sabato 27 novembre

Sabato 27 novembre 2021, presso il Centro di Formazione Professionale di Vercelli si terrà una giornata di Open Day rivolta ai futuri studenti e ai loro genitori. L’accesso è previsto dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 16.00. Si ricorda che l’ingresso è possibile soltanto muniti di Green pass. Di seguito la notizia pubblicata su La Stampa con le informazioni principali dell’Open Day.

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Speciale CNOS-FAP A.MANZONI & C. SERVIZIPROMOZIONALI CNOSFAP , FORMAZIONE PROFESSIONALE

Dalla termoidraulica all’acconciatura Sabato 27 open day alla scuola Don Bosco

Open Day al Cnosfap Don Bosco di Vercelli in programma sabato 27 novembre: l’istituto vercellese di formazione professionale aprirà le sue porte a futuri studenti e ai loro genitori per far conoscere la propria offerta formativa.

Una giornata che si svolgerà in presenza, a differenza di quanto accaduto lo scorso anno, quando l’evento si svolse interamente online a causa della pandemia. Come dice il responsabile marketing Flavio Ardissone, «sarà un momento di festa e di accoglienza, con tante iniziative, ospiti e sorprese. I ragazzi, con la loro famiglia, avranno modo di conoscere la nostra realtà». Sarà possibile scoprire i percorsi triennali gratuiti di qualifica professionale dopo la terza media. La prenotazione è obbligatoria attraverso il sito vercelli.cnosfap.net.

L’accesso, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16, è possibile soltanto con il Green pass. È già possibile effettuare l’iscrizione all’evento, che darà una consulenza orientativa per il successo formativo di ogni singolo ragazzo. Si potranno avere informazioni sui percorsi, dalla termoidraulica all’automotive, dall’acconciatura alla meccanica industriale, chiedendo spiegazioni ai docenti, ma anche agli allievi che frequentano o hanno frequentato il centro di formazione vercellese.

«Gli Open Day per noi sono momenti di festa – continua Flavio Ardissone -. La scelta del proprio futuro è importante: accogliamo tutti a braccia aperte».

Intanto al Cfp Don Bosco sono stati attivati nuovi corsi F. C. I. per lavoratori e imprese finanziati fino al 70%, accessibili tramite voucher o completamente gratuiti con Isee inferiore ai 10 mila euro.

Il primo corso è Elementi di Social media marketing – livello base: ha una durata di 32 ore, con svolgimento nelle ore serali. La quota a carico del partecipante è di 105,60 euro su un costo complessivo di 352 euro. Permette di ottenere la certificazione sulla validazione delle competenze.

Il secondo corso riguarda l’Aggiornamento informatico – IT security: ha una durata di 20 ore, in orario serale, con un costo di 66 euro a carico del partecipante. Permette di ottenere una certificazione sulla validazione della competenze. Al CnosFap Don Bosco sono attivi anche corsi per la Formazione per il lavoro: «Questi corsi sono una grande opportunità – spiega Flavio Ardissone – per i disoccupati».

Al centro di formazione professionale di Vercelli sono quattro le proposte: addetto alla saldocarpenteria (600 ore di corso con qualifica finale); tecnico meccanotronico delle autoriparazioni (500 ore con qualifica finale); installatore manutentore bruciatorista (600 ore con specializzazione finale); conduttore programmatore di macchine utensili a C. n. (500 ore con specializzazione finale).

Per maggiori informazioni è possibile contattare la segreteria in corso Randaccio 14 a Vercelli, telefonando allo 0161-257705 oppure scrivendo una mail a info.vercelli@cnosfap.net.

Salesiani Lombriasco: il corso di gestione e potatura degli alberi ornamentali – Città metropolitana di Torino

La Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco organizza un Corso per imparare la gestione e la potatura degli alberi ornamenti per giovedì 25 e venerdì 26 novembre 2021, con il patrocinio della Città Metropolitana di Torino. Si riporta di seguito il Comunicato Stampa dedicato, con il rimando alla scheda del corso presente sul sito di Lombriasco.

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COMUNICATO STAMPA
Torino, 12 novembre 2021

IMPARARE LA GESTIONE E LA POTATURA DEGLI ALBERI ORNAMENTALI : UN CORSO ALL’ISTITUTO SALESIANO DI LOMBRIASCO PATROCINATO DALLA CITTÀ METROPOLITANA

In un’epoca in cui tutti noi siamo più attenti alla salvaguardia dei beni ambientali e del paesaggio, sia nei contesti urbani che in quelli rurali, figure professionali come gli esperti nella gestione e nella potatura degli alberi ornamentali sono sempre più ricercate. È per questo che la Città Metropolitana di Torino ha concesso il suo patrocinio ad un corso di formazione teorica e pratica che si tiene presso l’Istituto Salesiano Don Bosco di Lombriasco, una delle “colonne” della missione formativa ed educativa che i salesiani hanno intrapreso da quasi 150 anni. Giovedì 25 e venerdì 26 novembre i docenti saranno Luigi Delloste, perito agrario e arboricoltore certificato E.T.T. (European Tree Technician) ed Enrico Leva, dottore agronomo specializzato in controlli di stabilità degli alberi. Dopo le lezioni mattutine in aula, nelle ore pomeridiane sono in programma esercitazioni pratiche di potatura sugli alberi che abbelliscono la sede dell’Istituto Salesiano di Lombriasco. L’iscrizione costa 200 euro e la quota comprende il materiale didattico con le presentazioni del corso e i due pranzi che saranno consumati dai corsisti nella sede dell’istituto. Chi fosse interessato può prenotarsi entro venerdì 19 novembre, scrivendo a formazioneprofessionale@salesianilombriasco.it.

Al termine delle due giornate sarà rilasciato un attestato di partecipazione. La partecipazione al seminario consente di acquisire crediti formativi per i periti agrari e i dottori agronomi. I dettagli sulla formazione si possono reperire sul sito Internet www.salesianilombriasco.it

UNA SCUOLA E UNA VOCAZIONE ALL’EDUCAZIONE E ALLA FORMAZIONE CHE HANNO FATTO STORIA

La Scuola Agraria Salesiana di Lombriasco è un esempio emblematico del valore educativo, scientifico e didattico della missione che Don Bosco scelse di svolgere per la formazione dei giovani.L’Istituto Tecnico Agrario è parte di un polo salesiano che comprende anche la scuola secondaria di primo grado, il convitto per gli allievi internisti, l’oratorio e il centro giovanile, la parrocchia e un centro per corsi di formazione professionale. Anche a Lombriasco gli allievi e le famiglie ritrovano i tratti tipici delle scuole salesiane: professionalità, creatività e umanità. La professionalità è testimoniata dal livello di preparazione degli allievi, mentre la creatività è tanto più importante oggi, in un mondo in cui la globalizzazione ha imposto a tutti i produttori agroalimentari l’imperativo della qualità. A Lombriasco, infatti, l’Istituto Salesiano ha avviato da tempo la raccolta di alcune antiche varietà di frumento, seminate in parcelle sperimentali e destinate ad una rinnovata valorizzazione, all’insegna appunto della qualità. Nelle scuole salesiane, inoltre, la solidarietà si esprime nell’aiuto che le famiglie meno abbienti ricevono dalle altre famiglie, per consentire ai capaci e ai meritevoli di proseguire gli studi.

Ne è passata di acqua nel Po che bagna Lombriasco da quando, a fine ‘800, Don Rua, il primo successore di Don Bosco, su invito del prevosto Don Pietro Zaffiri decise di acquistare il castello del paese per insediarvi una delle Opere della congregazione. In un primo tempo il maniero fu utilizzato per offrire una sede adeguata in Italia ai tanti giovani polacchi che in quell’epoca decidevano di avviarsi alla vita salesiana e agli studi ecclesiastici. I Salesiani si inserirono subito nel contesto sociale locale, tanto che nel 1901 don Giovanni Battista Grosso assunse la direzione della scuola di canto parrocchiale, per addestrare nel canto gregoriano le giovani del paese. Anche altri salesiani comunicarono la loro passione per la musica ai lombriaschesi: Don Bonvicino con la sua banda e Don Capellari con la corale Hortensia. Con la sistemazione a Torino dei giovani polacchi, il vecchio castello divenne un noviziato, avviando una vicenda educativa e formativa che è un capitolo importante e mai abbastanza valorizzato della storia recente del Piemonte.

 

La Scuola Barolo di Varallo in visita al Don Bosco di Chatillon

Venerdì 29 ottobre 2021, una delegazione dell’istituto Lancia di Borgosesia si è recata in visita presso l’istituto professionale industria e artigianato salesiano di Chatillon. Di seguito l’articolo pubblicato su tgvercelli.it lo scorso 3 novembre.

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Trasferta istruttiva, per gli studenti della “Scuola Barolo” di Varallo. Venerdì 29 ottobre, guidata (in tutti i sensi, dal momento che si è anche improvvisato autista d’eccezione) dal Sindaco e Presidente della Provincia Eraldo Botta, una delegazione dell’istituto Lancia di Borgosesia, cui fa capo la classe prima dell’indirizzo Artigiano del legno, si è recata a Chatillon in visita all’istituto professionale industria e artigianato intitolato a Don Bosco e gestito dai salesiani.

 

Il Don Bosco di Chatillon, da 48 anni polo formativo d’eccellenza, ha riservato alla delegazione valsesiana e vercellese una straordinaria accoglienza, sin dall’ottima colazione offerta a tutti: il direttore don Vincenzo Caccia, il coordinatore delle attività didattiche ed educative Luciana Marguerettaz e il suo vice, Carlo Vancheri, sono stati molto disponibili e cordiali presentando l’intera offerta formativa e accompagnando gli amici piemontesi nella visita durata oltre due ore. I professori delle varie classi e gli studenti hanno illustrato direttamente le attività e produzioni in corso di svolgimento. L’istituto professionale, dotato di numerosi e ampi fabbricati di proprietà regionale, oltre che di un convitto che ospita circa 70 ragazzi, oggi forma artigiani e operatori del legno e anche addetti alla manutenzione e assistenza tecnica in più campi (carrozzeria, meccanica per automezzo, elettronica ed elettrotecnica).

Tutto ciò seguendo le orme del fondatore della congregazione salesiana, san Giovanni Bosco (1815-1888), indiscusso maestro nell’educazione e nella formazione professionale dei giovani grazie alle sue numerose intuizioni educative e realizzazioni pratiche (nell’Oratorio di Valdocco tra il 1853 e il 1862 il santo dei giovani inaugurò personalmente ben 5 laboratori: per calzolai e sarti, legatori, falegnami, tipografi e fabbri-ferrai). La visita è stata molto utile per confrontarsi con questi “fratelli maggiori” e così raccogliere preziosi spunti e suggerimenti per il futuro della rinata Scuola Barolo di Varallo.

ecco le immagini della visita

DIRE – Dagli Stati Uniti fondi al progetto Vis che offre lavoro e studio a giovani migranti

Dall’agenzia di stampa DIRE.

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ROMA – “Nei primi mesi della pandemia di Covid-19 l’Italia è stata messa sotto un’incredibile pressione, d’altronde nessuno era pronto. Per questo, forti di una lunga amicizia, gli Stati Uniti hanno stanziato 50 milioni di euro. Si tratta del primo fondo di queste dimensioni dai tempi del Piano Marshall, nel dopoguerra, e siamo felici che una parte sia stata impiegata anche dai salesiani, con cui già lavoriamo in tanti paesi del mondo”. Lo dichiara all’agenzia Dire Daniel Ross, consigliere per gli Affari economici dell’Ambasciata americana in Italia a pochi giorni dalla conclusione di ‘Salesian Solidarity with Italy: the Emergency Response to Covid-19’.

Il progetto, finanziato con parte dei fondi stanziati dall’agenzia americana per la cooperazione allo sviluppo (Usaid) – ha permesso di intervenire in 16 Regioni italiane da parte di Vis – Volontariato internazionale per lo sviluppo, Salesiani per il Sociale, Cnos Fap e al partner statunitense Salesian Missions.
In particolare, attraverso Don Bosco2000, il presidio Vis in Sicilia e parte della rete di Salesiani per il Sociale sono intervenuti per sostenere 10 giovani migranti di circa vent’anni provenienti da Gambia, Egitto, Senegal, Niger e Algeria.

In una fase in cui la pandemia ha complicato la vita quotidiana di tante persone, causando la perdita del lavoro o l’interruzione degli studi, per i migranti di recente arrivo spesso è stata anche più dura. In Sicilia, grazie ai volontari del Vis, i dieci giovani coinvolti nel progetto hanno potuto invece iniziare un percorso di orientamento alla formazione e al lavoro, grazie al quale due di loro hanno trovato un’occupazione, altri tre hanno continuato a studiare, mentre uno ha optato per i Rimpatri Volontari Assistiti in quanto intenzionato a tornare nel suo Paese.

Gli Stati Uniti- prosegue il rappresentante diplomatico- sono soliti assistere l’Italia in caso di disastri naturali, come alluvioni o terremoti, ma un fondo di tale dimensioni non si registrava dagli anni Cinquanta. Bene che una parte dei fondi sia stata gestita da organizzazioni come i salesiani e il Vis, che hanno le infrastrutture sul terreno”.
Quanto a stanziamenti analoghi, “assolutamente no”, replica Daniel Ross, “e per fortuna aggiungerei: nel 2020 c’è stata un’emergenza. Ma l’Italia è e resta un paese avanzato, le sue autorità sono riuscite a controllare la pandemia, quindi continueremo a cooperare con l’Italia nei vari paesi del mondo per fornire aiuti di base, attraverso le organizzazioni internazionale e le ong”.

Nico Lotta, presidente del Vis, sempre alla Dire ha aggiunto: “Grazie al progetto finanziato da Usaid e insieme ai nostri partner salesiani, abbiamo potuto orientare i nostri sforzi sull’Italia. In questi mesi la diffusione del virus per fortuna si è ridotta, ma non le conseguenze educative, sociali ed economiche della pandemia sulle fasce di popolazione più vulnerabili. Dal punto di vista della cooperazione- dice ancora Lotta- credo sia molto significativo il fatto che l’Italia sia diventata un Paese beneficiario di aiuti internazionali: ci fa riflettere sull’importanza di una solidarietà capace di andare al di là di categorie o etichette. Come ci ricorda papa Francesco, ‘nessuno si salva da solo, ci si può salvare unicamente insieme’”.

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