Avvenire – La Famiglia Salesiana e Torino invocano l’aiuto di Maria Ausiliatrice

Pubblichiamo l’articolo di Marina Lomunno su Avvenire per la festa di Maria Ausiliatrice, celebrata Torino alla presenza del Rettor Maggiore, don Angel Fernández Artime.

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Torino. Non solo per la famiglia salesiana, sparsa in 132 nazioni, ma anche per i torinesi la festa di Maria Ausiliatrice, giunta alla 153a edizione e che ogni anno raduna 20mila persone per la tradizionale processione per le vie di Valdocco, le strade percorse dal santo dei giovani, è un appuntamento fisso. Neppure le guerre mondiali hanno fermato l’uscita della Madonna dalla Basilica la sera del 24 maggio. Da due anni invece la pandemia ha costretto la statua a «fermarsi» nel cortile di Valdocco – accanto alle effigi di don Bosco e di mamma Margherita – «dove ogni pietra parla del nostro santo che cercava e accoglieva in questa casa i giovani più fragili», ha sottolineato il rettor maggiore dei salesiani, don Angel Fernández Artime, concludendo nel cortile della Basilica la novena nella serata di domenica scorsa. Ma la statua dell’Ausiliatrice transennata, l’obbligo delle mascherine, il cortile con sedie distanziate e gli ingressi in Basilica contingentati e controllati dal servizio d’ordine dei volontari, i collegamenti social tradotti in 5 lingue, grazie all’agenzia Info Salesiana che ha mandato in diretta le celebrazioni presiedute dall’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, e dal rettor maggiore, hanno – se è possibile – reso ancora più intensa la preghiera in un momento così difficile.

«Mai il cortile e la Basilica nei giorni della novena e della festa la cui vigilia, per una felice concomitanza, è coincisa con la solennità di Pentescoste, sono rimasti deserti: migliaia di famiglie, giovani, anziani, rispettando le regole sanitarie, sono venuti a pregare commossi, anche senza processione, la nostra Mamma, aiuto dei cristiani, che in un momento così incerto ci invita alla responsabilità gli uni verso gli altri e, con don Bosco, ricorda alla famiglia salesiana la priorità per l’educazione dei giovani che la pandemia sta mettendo a dura prova», ci dice don Guido Errico, rettore della Basilica, casa-madre dei salesiani. Molto partecipate le due liturgie centrali in Basilica: domenica la concelebrazione presieduta da Nosiglia che, con parole di supplica, ha voluto affidare a Maria Ausiliatrice l’arcidiocesi di Torino che nei prossimi giorni si riunisce per «l’assemblea diocesana che, sul tema della Chiesa in uscita, promuoverà un’ampia riflessione in vista di un forte impegno che dovrà investire tutte le nostre comunità ecclesiali, le famiglie e i giovani in prima persona».

E poi ieri pomeriggio, nel giorno della solennità, la Messa presieduta da don Artime, decimo successore di don Bosco, che ha evidenziato come la pandemia stia decimando i più poveri del mondo che non hanno accesso a cure e vaccini: «Dopo un anno, la malattia continua a colpire molte persone. E anche se in alcuni luoghi si comincia a vedere la luce alla fine del tunnel, in altri la situazione rimane ancora molto grave e pesante. Oggi come ieri a Lei, nostra Madre, aiuto nei momenti difficili, orientiamo il nostro sguardo e rivolgiamo la nostra preghiera affinché arrivi al Signore. E nella solennità di Maria Ausiliatrice abbiamo bisogno, forse più che in altri momenti, di rivolgerle il nostro sguardo, affinché guardandola e parlandole con il cuore possiamo sentire che ancora una volta Lei ci dice: “Perché avete paura, non sono qui io che sono vostra madre?”».

Leggi anche l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo a cura di Marina Lomunno

Ausiliatrice, l’affidamento di Torino

Neppure la guerra arrestò l’uscita della statua di Maria Ausiliatrice dalla Basilica, la sera del 24 maggio per la tradizionale processione per le vie percorse da don Bosco: da due anni invece la pandemia ha «fermato» l’effigie della Madonna nel cortile di Valdocco, «dove ogni pietra parla del nostro santo che cercava e accoglieva in questa casa i giovani più fragili, come ha sottolineato il Rettor Maggiore dei salesiani, don Angel Fernández Artime, concludendo la novena domenica 23 maggio e affidando l’umanità all’Ausiliatrice nella serata del 24 sul sagrato della Basilica al termine della preghiera del Rosario. Ma la statua dell’Ausiliatrice transennata, l’obbligo delle mascherine, il cortile con sedie distanziate e gli ingressi in Basilica contingentati e controllati dal solerte servizio d’ordine dei volontari, i collegamenti social tradotti in 5 lingue, grazie all’Agenzia Info Salesiana che ha mandato in di- retta le celebrazioni presiedute dall’Arcivescovo e del Rettor Maggiore, non hanno fermato la preghiera, in un momento così difficile in tutto il mondo. «Mai il cortile e la Basilica nei giorni della Novena e della Festa la cui vigilia, per una felice concomitanza, è coincisa con la solennità di Pentecoste, sono rimasti deserti: migliaia di famiglie, giovani, anziani, rispettando le regole sanitarie sono venuti a pregare, anche senza processione, Maria, aiuto dei cristiani, che oggi ci invita alla responsabilità gli uni verso gli altri e, con don Bosco, ricorda alla famiglia salesiana la priorità per l’educazione dei giovani che la pandemia sta mettendo a dura prova» spiega don Guido Errico, rettore della Basilica, Casa madre dei salesiani. Domenica 23 alle 18.30 la concelebrazione presieduta da mons. Nosiglia (anticipata perché il Vescovo è impegnato all’Assemblea Cei dal 24 maggio) che ha affidato a Maria Ausiliatrice la diocesi di Torino che nei prossimi giorni si riunisce per «l’assemblea diocesana che, sul tema della Chiesa in uscita, promuoverà un’ampia riflessione in vista di un forte impegno che dovrà investire tutte le nostre comunità ecclesiali, le famiglie e i giovani in prima persona». L’Arcivescovo che ha ricordato il legame profondo tra la famiglia salesiana e la città di Torino, ha posto sotto il manto dell’Ausiliatrice «quanti si adoperano per affrontare e risolvere i problemi sociali, in particolare quello del lavoro, che assillano la Città e il territorio e che rappresentano un motivo di grande sofferenza per tante persone disoccupate o in cerca di lavoro come sono i giovani. Situazioni che generano preoccupazione e timori per il futuro e rischiano di tarpare le ali ai progetti per una città più vivibile, solidale, pacifica». L’indomani, nella Messa nel giorno della Solennità di Maria Ausiliatrice, don Angel Fernández Artime, decimo successore di don Bosco, ricordando come la pandemia stia decimando i più poveri del mondo che non hanno accesso a cure e vaccini, ha invitato a rivolgere «il nostro sguardo e la nostra preghiera a Maria affinché arrivi al Signore, affinché guardandola e parlandole con il cuore possiamo sentire che ancora una volta Lei ci dice: ‘Perché avete paura, non sono qui io che sono vostra madre?’».

Marina LOMUNNO

L’intervista a Don Guido Errico su Maria Ausiliatrice – Maria con te

La festa di Maria Ausiliatrice, del 24 maggio, è sempre più vicina e per l’occasione il settimanale “Maria con Te” ha intervistato don Guido Errico, Rettore della Basilica Maria Ausiliatrice di Torino. Si riporta di seguito la notizia.

«Ha fatto tutto Maria». L’ha detto don Giovanni Bosco, il santo dei giovani, poco prima di morire, nel maggio 1887, riferendosi al santuario di Maria Ausiliatrice e all’oratorio Valdocco sorti nel quartiere Borgo Dora di Torino e alla grande famiglia salesiana che si stava diffondendo in tutto il mondo.

«È la Vergine che ha insegnato a don Bosco l’arte di educare e che continua a farlo a partire dall’accoglienza, dall’amicizia, dal coraggio. Nei primi anni dell’oratorio nella metà dell’Ottocento – mentre infuriava il colera lasciando la sua scia di morte – don Bosco esortava i suoi ragazzi ad aiutare i poveri colerosi dicendo loro di portare al collo una medaglia benedetta di Maria Santissima, di pregare e di stare tranquilli: la Madonna li avrebbe protetti. Anche Margherita, la mamma del santo, ha attraversato indenne l’epidemia nonostante fosse in prima linea nel curare gli ammalati»

spiega don Guido Errico, rettore della basilica Maria Ausiliatrice di Torino.

Durante questo tempo la famiglia di Valdocco ha davvero sperimentato che la Vergine è l’aiuto dei cristiani così come viene invocata anche nelle litanie del Rosario. La sua devozione, già nota e diffusa all’epoca di san Pio V, si è propagata a seguito della vittoria dei cristiani sui musulmani nel XVI secolo.

Molti anni dopo, nel 1815, papa Pio VII, incarcerato da Napoleone il 5 luglio 1809, dopo essere stato liberato, ha istituito la festa di Maria Ausiliatrice il 24 maggio (vedi riquadro a pag. 25). E in tempi difficilissimi per la Chiesa, durante i quali le nuove idee illuministe e liberali contribuivano a diffondere la scristianizzazione, don Bosco è diventato l’apostolo della Vergine, aiuto dei cristiani anche attraverso la costruzione di questa basilica dell’Ausiliatrice destinata ad accogliere e abbracciare il maggior numero di persone e soprattutto di giovani.

Agli inizi del 1860, quando sono iniziati i lavori, il santo era consapevole di non avere un soldo e di non sapere come e dove prendere il denaro. Ma ciò non aveva importanza, quel che contava era la missione: accogliere ed educare, che è imparare a conoscere, fare, essere.

Sotto il manto di Maria il percorso di questo grande maestro della gioventù, i suoi progetti, la fondazione della congregazione dei Salesiani hanno messo in salvo e formato professionalmente tantissimi ragazzi privi di punti di riferimento che venivano a Torino in cerca di lavoro nella fase in cui la città durante la rivoluzione industriale nell’Ottocento era in piena espansione.

Sono nati così i primi laboratori, le camere, i refettori, la sartoria, la calzoleria, la tipografa e la scuola. Nell’Ausiliatrice a cui è dedicato il santuario, don Bosco riconosce il volto della Signora che ha spesso sognato e che ha dato inizio alla sua vocazione e ora gli è sempre vicino avvertendolo dei pericoli e indicandogli la strada da percorrere.

Dopo la posa della prima pietra il 27 aprile 1865, tra alterne vicende, la basilica che in fase di costruzione diventa sempre più santuario, centro devozionale per una grande famiglia spirituale, è stata “miracolosamente” terminata nel 1868 con i tanti aiuti economici dei fedeli ed è stata consacrata il 9 giugno dello stesso anno.

Intanto i percorsi educativi del grande pedagogista di Maria – all’inizio giudicati sovversivi dalle autorità di governo piemontesi – sono sempre più apprezzati dalla nobiltà e dalla borghesia che si impegnano a sostenere don Bosco. Il santo, così, può continuare la sua opera educativa trasmettendo ai suoi ragazzi la convinzione che non c’è spiritualità intimistica, che non si può crescere nella devozione rimanendo egoisti, chiusi, senza progetti di vita, sostegno e apertura verso gli altri.

«Noi custodi della casa di Maria e di don Bosco, oggi, siamo chiamati ogni giorno a rendere vivo e concreto questo messaggio: il compito non è facile, ma la sfida affascinante! Dobbiamo fare il possibile per non sbagliare: Maria Ausiliatrice è un santuario che attira visitatori e pellegrini da tutto il mondo ed è un modello cui guardano molti religiosi, fedeli, laici dei cinque continenti», dice don Guido.

Ad avere lo sguardo rivolto alla basilica di Maria Ausiliatrice sono educatori, religiosi, insegnanti, famiglie e poi tutti coloro che vogliono rilanciare l’esperienza dell’oratorio come una famiglia in cui ci si ama, ci si perdona, ci si difende, si cresce insieme rimanendo in costante dialogo con il territorio. Un luogo del cuore su cui veglia lo sguardo d’amore di Maria che segue sempre i suoi figli, li aiuta e intercede per loro a partire dai loro piccoli e grandi bisogni.

«Guardando a Lei anche in questo tempo di pandemia e di lockdown abbiamo sempre tenuto aperto il santuario per il sacramento della Riconciliazione, per offrire accoglienza e parole di conforto. E i nostri giovani durante le funzioni hanno continuato e continuano l’animazione, lo fanno sia in presenza che online», aggiunge il rettore.

Una novità: nell’ottobre 2020 è stato inaugurato il Museo Casa don Bosco, con una sezione dedicata a varie statue di Maria provenienti da tutto il mondo (vedi Maria con te n. 5/2021).

«Ci teniamo a ricordare che è Lei la Donna della Speranza, è Lei a fare i miracoli, è Lei la Mamma, Consolatrice, Ausiliatrice pronta ad accoglierci in Paradiso», conclude don Guido.

IN FESTA CON L’ARCIVESCOVO

Anche quest’anno a protocollo ridotto il 24 maggio si svolge la tradizionale festa di Maria Ausiliatrice con la partecipazione dell’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia e del rettore del santuario don Guido Errico. Nel capoluogo piemontese questa giornata di festa molto sentita dalla famiglia salesiana e dalla città è contrassegnata da molte celebrazioni. Da ricordare alle 11 la Messa presieduta dall’arcivescovo, in diretta sulla pagina Facebook di ANS (Agenzia nazionale salesiana) in italiano, inglese, spagnolo, portoghese.

Campionati dei mestieri: il CNOSFAP di Savigliano tra i concorrenti per il titolo di “Più bravo d’Europa”

Nell’ambito di Io Lavoro, la jobfair organizzata dall’Agenzia Piemonte Lavoro, è stata presentata la squadra del team piemontese che gareggerà a settembre per il titolo “Più bravo d’Europa” ai campionati dei mestieri in Austria. Tra i concorrenti, Carmen Rudei dei Salesiani del Centro di Formazione Professionale di Savigliano. Di seguito l’articolo pubblicato su La Repubblica a cura di Federica Cravero.

Meccanici, estetiste, camerieri: sei piemontesi in gara per il titolo di “Più bravo d’Europa”

In Austria a settembre i “campionati dei mestieri” contro 450 rivali: la squadra presentata alla jobfair Io Lavoro

Campionati dei mestieri

Gareggiano per vincere il titolo di “più bravo d’Europa” i sei concorrenti del team piemontese che a settembre parteciperà ai campionati europei dei mestieri EuroSkills 2021 a Graz, in Austria. La squadra – accompagnata da sei esperti- si confronterà con 450 rivali di 31 Paesi europei in vari mestieri e viene presentata oggi nell’ambito di Io Lavoro, la più grande jobfair italiana organizzata dall’Agenzia Piemonte Lavoro.

Nel medagliere subalpino ci sono già una medaglia d’oro, una di bronzo e un medaglione di eccellenza conquistati negli anni scorsi. Per la cucina è in gara Biagio Taddei dell’istituto Giolitti di Torino. Nei servizi per la ristorazione c’è Carmen Rudei dei salesiani “Cnos Fap” di Savigliano. Come receptionist di hotel gareggia Giulia Rinero dell’istituto “Giolitti Bellisario” di Mondovì. Per la migliore estetista si candida Raffaella Pia Ferro dell’Enaip di Borgomanero. Roberto Annaloro del “Bodoni – Paravia” di Torino si contende il titolo di miglior grafico multimediale. Infine nella riparazione di autoveicoli si cimenta Federico Vignola del di Bra.

Avigliana – Giornate Fai di Primavera: tra i luoghi visitabili il Santuario Madonna dei Laghi

Per questo fine settimana arrivano le Giornate Fai ad Avigliana. Tra i luoghi visitabili, il Santuario Madonna dei Laghi gestito dalla Comunità Salesiana di Avigliana. Di seguito l’articolo oggi pubblicato sul settimanale La Valsusa a cura di E.M. e A.Z.

SABATO 15 E DOMENICA 16 LA 29° EDIZIONE

Giornate Fai di Primavera, occhi puntati su Avigliana

AVIGLIANA – Torna nel prossimo fine settimana, sabato 15 e domenica 16 maggio, l ‘ appuntamento di primavera con le Giornate Fai, il più importante evento nazionale dedicato al patrimonio culturale che celebra arte, storia e natura, arrivato alla 29esima edizione. La delegazione Fai della Valla di Susa ha scelto quest’anno di puntare i riflettori su Avigliana, come ha evidenziato la presidente Marilena Gally nella conferenza stampa di presentazione, lunedì scorso.

“Nella città dei due laghi – ha annunciato – si terranno le visite guidate a cura dei narratori Fai e degli Apprendisti Ciceroni, ovvero gli studenti dell’Istituto Galilei a indirizzo turistico che nei mesi passati si sono preparati per vivere questa stimolante esperienza. Inoltre, alla Palude dei Mareschi sarà presente un accompagnatore naturalistico messo a disposizione dal Comune e alla chiesa di Sant’Agostino i volontari del Fai saranno supportati da quelli dell’associazione Amici di Avigliana”.

All’incontro di presentazione erano presente anche il sindaco Archinà e il presidente dell’Unione Montana Valle Susa, Pacifico Banchieri, che ha portato i saluti dell’ente.

I LUOGHI DA VISITARE

Quattro i siti visitabili nel weekend, previa prenotazione: la Palude dei Mareschi nel Parco Naturale dei Laghi (sabato e domenica, con visite alle ore 10, 11, 15 e 16); Chiesa di S. Agostino e Bosco del Monte Piocchetto (sabato e domenica, dalle 10 alle 18); Santuario della Madonna dei Laghi (sabato dalle 10 alle 16 e domenica, ore 10.30 e dalle 13 alle 17); Chiesa di San Bartolomeo (riservata agli iscritti Fai, sabato e domenica, dalle 10 alle 18). Per prenotarsi e prendere parte all’iniziativa è richiesto un contributo minimo di 3 euro.

Chi lo vorrà, potrà sostenere ulteriormente il FAI con contributi di importo maggiore oppure attraverso l’iscrizione annuale – sottoscrivibile online o in piazza in occasione dell’evento – o ancora con l’invio di un sms solidale al numero 45586, attivo dal 6 al 23 maggio. La giornata, che gode del patrocinio e della collaborazione del Comune di Avigliana, è resa possibile grazie alla disponibilità dell’Istituto “Galileo Galilei” di Avigliana, dell’Asl To3, dell’Ente di Gestione delle Aree Protette delle Alpi Cozie, dei Salesiani Don Bosco della Madonna dei Laghi; al supporto della Croce Rossa Comitato di Villardora, dell’associazione Amici di Avigliana e della tipografia Melli di Borgone Susa.

E.M. e A.Z.

Al Don Bosco di Châtillon una giornata di formazione sul mondo delle vernici

Gli studenti dell’Istituto Professionale Don Bosco di Châtillon hanno svolto una giornata di formazione sul mondo delle vernici. Di seguito l’articolo pubblicato sul quotidiano on line “Aosta Sera“.

CHÂTILLON – Gli studenti, assistiti dai tecnici e dai formatori Milesi, hanno alternato momenti di lezione teorica in aula, con l’acquisizione delle nozioni tecniche di base, a sessioni dimostrative pratiche di applicazione delle vernici in laboratorio.

Una giornata di formazione sul mondo delle vernici, che ha coinvolto nei giorni scorsi gli studenti dell’Istituto Professionale Don Bosco di Châtillon.  L’iniziativa è stata organizzata da Milesi con la  collaborazione del Rivenditore Pellegrinelli di Saint-Christophe, storico punto di riferimento per il mondo della falegnameria e della lavorazione del legno in Val D’Aosta

Con questa giornata di formazione, Milesi e Pellegrinelli  – spiega una nota – hanno così voluto partecipare al percorso didattico dei futuri professionisti del mondo del legno, valorizzando la tradizione di un territorio che a questa materia prima è da sempre profondamente legato.

Al Don Bosco consegnati i mandati – Borgomanero

I ragazzi delle medie e dei licei, di Don Bosco Borgomanero, hanno formato i gruppi exstrascolastici. Alcuni di questi sono guidati, su mandato, dagli  stessi alunni. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “NovaraOggi – Giornale di Arona”.

I ragazzi delle medie e dei licei hanno formato i gruppi exstrascolastici

BORGOMANERO (zas) Al Don Bosco sono molte le attività cosiddette exstracurricolari nelle quali gli studenti sono impegnati. Tra queste c’è quella della creazione dei gruppi che sono guidati, su mandato, dagli stessi studenti delle medie e dei licei, e che sono suddivisi per diverse attività.

«I gruppi che rendono viva la scuola sono – spiegano dalla struttura in questo momento, sette: Animazione, che crea serate e pomeriggi di gioco anche a distanza per i ragazzi delle medie e dei licei; Missione, che getta uno sguardo verso l’ altro e contatta realtà del territorio organizzando raccolte e sensibilizzando i compagni di scuola; Cultura, un gruppo ampio che tocca diversi ambiti (dal teatro al cinema, dalla lettura di libri in inglesi a quelli in italiano); Sport che organizza tornei in presenza o online; Officine Sonore, che si sta progettando una radio della scuola al fine di sentirsi anche in questo momento così particolare ” scuola e comunità”; Coro, un gruppo storico ormai della scuola che anima ogni celebrazione; infine Comunicazione che si occupa del giornalino scolastico, di cittadinanza attiva e social».

Nel pomeriggio di martedì 20 aprile gli studenti hanno ricevuto il «mandato» ai presidenti dei gruppi:

«Durante la cerimonia – spiegano dalla scuola – è stato consegnato loro un tubetto di tempera di colori diversi per simboleggiare l’ unicità di ciascuno di loro. i ragazzi, sporcandosi le mani, hanno colorato una tela bianca sulla quale vi era un disegno tracciato, simbolo anche della storia dei cammini degli anni precedenti. Il disegno che ha preso forma, pieno di colori, simbolo della vitalità che i gruppi pastorali stanno portando nella scuola anche in questo periodo storico così difficile per i giovani bisognosi di stare assieme, di relazionarsi e di costruire un progetto loro, rappresenta una casa».

«E’ la nostra scuola – ha spiegato don Giuliano Palizzi, il direttore – che vuole essere casa per voi e per tutti i ragazzi che la frequentano; grazie a voi potrà riempirsi di familiarità, di condivisione e di vitalità».

«I gruppi educative e pastorali – concludono i salesiani – sono tipici del Don Bosco: non sono solo gruppi di aggregazione ma anche di formazione per i ragazzi, che accompagnati e sostenuti da alcuni docenti ideano progetti, iniziative e sono occasione per diventare, come auspicava Don Bosco , buoni cristiani e onesti cittadini».

Il restauro dell’oratorio di San Filippo Neri a Chieri

La Città di Chieri, grazie al contributo della Regione Piemonte, sta curando il restauro della cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri con lo scopo di avere una sala ad uso polivalente attrezzata di nuovi impianti tecnologici. I filmati dei restauri vengono trasmessi dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “Torino Free“.

Nella cappella dell’Oratorio di San Filippo Neri è in corso un impegnativo restauro curato dalla Città di Chieri con il contributo della Regione Piemonte. L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di dotare la città di una sala ad uso polivalente tornata agli splendori originali e attrezzata con i più moderni impianti tecnologici.

Il luogo caro ai chieresi e ai Salesiani perché tra quelle mura, in quelle stanze e in quei corridoi Don Bosco studiò dall’ottobre del 1835 al 1841, anno in cui termina, a malincuore, il suo percorso di clericato, come egli stesso ricorda: “Mi tornò dolorosissima quella separazione; separazione da un luogo dove ero vissuto per sei anni, dove ebbi educazione, scienza, spirito ecclesiastico e tutti i segni di bontà e di affetto che si possono desiderare”.

Di seguito l’intervista al sindaco Alessandro Sicchiero, al restauratore Angelo Marello, alla progettista dell’intervento di recupero Cristina Soldati

I filmati con i restauri vengono messi in onda dall’emittente televisiva locale GRP sul canale 13 del digitale terrestre, il venerdì alle 19,45, il sabato alle 13,30 e la domenica alle 22,30.

Il centro visite allestito al primo piano permette di scoprire la vita del Santo e l’ambiente chierese che fu il teatro della formazione di Don Bosco, attraverso un percorso multimediale e la parziale ricostruzione di alcuni ambienti della prima metà dell’Ottocento.

L’oratorio si presenta, chiuso tra la galleria di accesso al convento e la chiesa di San Filippo Neri, come un’aula a navata unica con pianta rettangolare, coperta da una volta a botte costolonata. Il presbiterio è absidato, con cupola e cupolino a pianta ottagonale. La prima edificazione dell’oratorio risale al 1695, come conseguenza dell’ampliarsi del convento e del suo collegarsi alla chiesa di San Filippo. Le opere vennero proseguite tra il 1763 e il 1772, su progetto dell’architetto Galletti. Nell’anno successivo la Congregazione dei Filippini decide di far realizzare l’altare in marmo dell’oratorio, ma la configurazione attuale risale alla fine dell’Ottocento, quando il professor Massoglia demolì il presbiterio e lo ampliò, rifacendo interamente la volta (decorata con affreschi) e l’orchestra. Appartengono a questa fase di rifacimenti neo-barocchi gli stucchi dei fratelli Borgogno e del Gianoli. Dopo la chiusura del seminario, anche l’oratorio, come il convento, andò lentamente depauperandosi. Nel 1801, durante la dominazione francese, chiesa e convento passarono al Comune. Dopo la restaurazione, i padri Oratoriani tornarono in possesso degli edifici, ma nel 1819 chiusero il convento per mancanza di religiosi. Dal 1828 al 1949 l’edificio fu sede del Seminario Maggiore di Torino. Fu più volte parzialmente requisito per essere utilizzato come caserma e poi come carcere nel periodo della Grande Guerra. In seguito il convento fu acquistato dai padri Salvatoriani e successivamente ceduto al Comune.

Dopo la chiusura del seminario, l’oratorio subì un forte degrado degli intonaci dipinti e delle decorazioni a stucco, causato da dilavamenti e infiltrazioni di acqua piovana proveniente dalla copertura superiore, ora sanata, che, fortunatamente, non hanno intaccato la struttura della volta. Non si evidenziano fratture ne cedimenti significativi, mentre la superficie pittorica è stata interessata da un processo di erosione e impoverimento, in alcune aree più superficiale in altre più profondo. Anche l?altare purtroppo non è in buono stato di conservazione.

La pavimentazione nella zona presbiteriale risulta complessivamente in buone condizioni, mentre più critico appare lo stato conservativo della pavimentazione dell’aula, in cui si notano lastre fratturate, rappezzi cementizi e lacune.

I lavori di restauro, iniziati nel gennaio di quest’anno, mirano a restituire l’antica cappella all’aspetto di fine Ottocento. Attraverso analisi fisico-chimiche è stato possibile ricostruire l’originale impianto. L’intervento riguarda non solo l?apparato decorativo pittorico e quello a stucco, ma l’insieme della cappella, anche con il recupero impiantistico, finalizzato ad un utilizzo per eventi culturali di vario tipo.

L’intenzione dell’amministrazione comunale è quella di dotare la città di una sala ad uso polivalente tornata agli splendori originali e attrezzata con i più moderni impianti tecnologici.

Nella prima fase del restauro sono state ripulite le pareti affrescate, anche attraverso l’estrazione dei sali depositati sulla superficie. Sono state inoltre rasate le parti di intonaco mancanti in seguito a distacchi. Le decorazioni pittoriche sono in corso di ripristino.

Nei casi in cui la pittura è completamente asportata si usa la tecnica dello spolvero, che consente di riprodurre la decorazione con assoluta fedeltà all’originale. Le parti mancanti delle numerose figure di puttini sono invece ridipinte in modo non invasivo con la tecnica del puntinato o del rigatino, che permette di ricostruire il disegno evidenziando per l’intervento, nel rispetto dei dettami del restauro conservativo.

Si ringrazia Michele Fassinotti dell’Ufficio stampa della Città Metropolitana di Torino

Per informazioni e visite www.carreumpotentia.it

Dai campi alle industrie così nasce il Belvedere con un cuore salesiano – Vercelli

Don Paolo Pastorino, racconta, attraverso uno scritto inedito, la storia del Belvedere a Vercelli, soffermandosi sulla nascita del borgo e su come si sia trasformato nel corso del tempo. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su “La Stampa“.
Il quartiere è conosciuto per la Cooperfisa e il suo cine-teatro all’oratorio

«Il Belvedere è un popoloso Sobborgo che si protende, come un immenso braccio, in due lunghi filari di case e di casette e di palazzi, a destra e a sinistra dello stradone di Gattinara, dalla parte occidentale dell’antichissima Città di Vercelli».

Così, osservano Flavio Ardissone, docente e responsabile marketing del Cnos Fap Don Bosco e l’allievo Giuseppe Borzunati che ne hanno riscoperto lo scritto inedito, il sacerdote salesiano don Paolo Pastorino, nel 1918 illustrava la nascita del rione.

«All’epoca a unire il Belvedere alla città c’era il viale Umberto I che divideva in due il quartiere e piazza Vittorio Emanuele che si allargava verso via Gattinara, arteria principale del Borgo, nel largo di Porta Torino».

Attraversato dalla ferrovia il Belvedere cominciava a crescere e popolarsi. Fino a cinquant’anni prima il «borgo» non esisteva. Solo pochi casolari in mezzo alla campagna e campi seminati a cereali e ortaggi.
«In vicinanza della città – scriveva don Pastorino – spiccava però un caseggiato che sembrava svettare sui pochi altri per la sua ampiezza, il suo bel giardino e per un piccolo poggio che gli sorgeva accanto, recintato da un parapetto di cannucce intrecciate e ornato di passiflora. Da questo piccolo poggio si scoprivano i campanili, torri, cupole e tetti della città; i raggi del sole vicino al tramonto illuminavano quegli edifici che parevano trasfigurati».
Da quella casa (oggi nel complesso dei salesiani) è nata la denominazione Belvedere che ha da sempre accompagnato il rione. Con gli anni anche il Belvedere è cambiato. Cantieri, fabbriche, stabilimenti hanno trovato spazio in questo scorcio della città: la raffineria di riso Lombardi, il Calzaturificio Pisani, il Cotonificio Maggia, la fabbrica dei concimi chimici, il Lanificio Vercellese hanno reso il rione uno più industriali della città.
Oggi ospita una delle più antiche aziende artigianali conosciute a livello mondiale: la Cooperfisa.
Con la costruzione del cavalcaferrovia nel 1933 da parte dell’amministrazione di Adriano Tournon, il vecchio stradone ha iniziato a essere percorso dal tramvay, quindi da automobili sempre più rombanti che hanno trasformato quel tratto di città in uno dei più frequentati snodi quotidiani. Il Belvedere si è esteso intorno alla via per Olcenengo e al rione San Pancrazio. Ma il rione è rimasto quello tranquillo e laborioso di sempre.
«Uno dei punti fermi è la chiesa del Sacro Cuore affidata ai salesiani – sottolinea Ardissone -. Una comunità che spesso ha dovuto vivere momenti difficili, come durante il secondo conflitto mondiale. La gente fece un voto alla Madonna del Belvedere e, nonostante un duro bombardamento aereo nella strada verso Olcenengo, nessuno rimase ferito».
Da sempre Belvedere è stato sinonimo in città di cine-teatro. La sua sala, all’interno dell’oratorio e oggi chiusa, è stata sempre pronta ad accogliere le nuove tecnologie.

Operatori meccanici specializzati: TecAlliance a supporto dell’alta formazione – CFP Rebaudengo

Il Centro di Formazione Professionale Salesiano Rebaudengo collabora con la TecAlliance per supportare la formazione del settore meccanico-automobilistico. Insieme cercano la giusta soluzione per migliorare l’istruzione degli studenti, vista la complessità della mansione, con strumenti di lavoro che possano prepararli al futuro. Tra le numerose offerte vi sono le 30 licenze gratuite per TecDoc Garage Data Pro. Di seguito si riporta l’articolo pubblicato su”Automazione Plus“.

TecAlliance supporta la formazione della prossima generazione di meccanici automobilistici e fornisce al Centro di Formazione Professionale Salesiano Rebaudengo (Cnos-Fap Rebaudengo) 30 licenze gratuite per TecDoc Garage Data Pro.

La collaborazione con TecAlliance, uno degli specialisti di dati più noti al mondo per l’automotive aftermarket, fa parte dell’impegno per includere tecnologie all’avanguardia e per adattare la formazione alle necessità del mercato del lavoro futuro. Oltre 400 studenti sono iscritti al centro di formazione che offre corsi della durata di tre anni per diventare un operatore meccanico industriale, un operatore elettrico, un operatore alla riparazione dei veicoli a motore e un operatore carrozziere. Inoltre, al termine dei corsi è possibile frequentare un quarto anno per conseguire un diploma professionale.

Pronti per una professione sempre più complessa
La formazione dei meccanici sta diventando sempre più complessa, specialmente nel campo dell’elettronica. I nuovi tipi di motori richiedono competenze specifiche che necessitano di una preparazione all’avanguardia”, afferma Maurizio La Chimia, Referente del Settore Automotive presso il Centro di Formazione Professionale Salesiano Rebaudengo (Cnos-Fap Rebaudengo

C’è molta domanda di meccanici sul mercato del lavoro, ma questi ultimi devono sia avere conoscenze approfondite che saper gestire i rapporti con i clienti”, spiega La Chimia, aggiungendo: “Ci siamo rivolti a TecAlliance alla ricerca di una soluzione per migliorare la formazione dei nostri studenti, offrendo loro nuovi strumenti di lavoro che possano prepararli per le richieste future”.

Riccardo Batisti, Commercial Business Owner BU Data Manager e Fabio Vecchio, Sales Manager RMI presso TecAlliance, hanno fornito 30 licenze gratuite alla scuola e si sono anche offerti di preparare gli insegnanti.

La digitalizzazione dei processi è cruciale per il successo delle officine in futuro. Siamo lieti di supportare gli studenti con l’accesso a TecDoc Catalogue per l’identificazione di veicoli e ricambi e a TecRMI per dati tecnici e informazioni su riparazioni e manutenzione”, afferma Batisti.

Il primo feedback da parte di insegnanti e studenti è molto positivo.

Le soluzioni di TecAlliance sono molto valide e all’avanguardia. La collaborazione con TecAlliance è risultata molto positiva. È stato molto utile che abbiano preparato gli insegnanti in modo che a loro volta potessero formare gli studenti. Nelle prime lezioni gli studenti hanno partecipato attivamente e hanno mostrato grande interesse nell’apprendimento di informazioni sulle nuove tecnologie del loro settore”, riassume La Chimia.

Le soluzioni TecAlliance supportano le officine indipendenti
Con le licenze TecDoc Garage Data Pro, gli studenti hanno accesso a TecDoc Catalogue, uno dei cataloghi di ricambi leader al mondo, e alle informazioni su riparazioni e manutenzione di TecRMI conformi agli OE e standardizzate. TecRMI include, tra le altre cose, tempi di lavoro, intervalli e programmazione della manutenzione così come manuali di riparazione per tutti i marchi di veicoli rilevanti, per supportare le officine dall’accettazione diretta alla consegna del veicolo e alla fatturazione.

TecRMI supporta i meccanici con molti elementi utili che aumentano l’efficienza dei processi dell’officina,” spiega Fabio Vecchio e aggiunge: “Un esempio è il Service Finder: il meccanico inserisce semplicemente il chilometraggio attuale e la data della prima registrazione. In seguito, viene mostrato il lavoro prescritto dal costruttore, con tutti i vari passaggi e i pezzi necessari. Molti collaboratori di TecAlliance, che ora sono coinvolti nell’elaborazione dei dati e nello sviluppo di soluzioni per officine, hanno a loro volta lavorato per anni sulle autovetture, e in alcuni casi lo fanno ancora con passione. Per questo motivo sanno individuare i problemi. Capiscono i problemi e le sfide che si possono riscontrare nell’officina perché li hanno vissuti in prima persona”.

San Giovanni Bosco, la chiesa compie 80 anni – La Voce e il Tempo

Il 19 aprile 1941 il sig.Cardinale Fossati benedì e aprì al culto la cappella dell’oratorio Agnelli dedicata a don Bosco e il Rettor Maggiore Ricaldon il giorno seguente ne guidò la celebrazione. In onore degli 80 anni della Chiesa di San Giovanni Bosco, i festeggiamenti iniziati il 31 gennaio 2021 vedranno il loro apice il 18 aprile, con la celebrazione eucaristica trasmessa sul Canale YouTube dell’oratorio don Bosco Agnelli insieme alla fotogallery sui primi anni di vita della comunità. Di seguito la notizia pubblicata su “La Voce e il Tempo“.

La chiesa torinese di San Giovanni Bosco compie ottant’anni: era il 19 aprile 1941 quando, sul far della sera, «il sig. Cardinale Maurilio Fossati raggiunse la zona periferica di Mirafiori per benedire la cappella dell’oratorio Edoardo Agnelli dedicata a don Bosco ed aprirla al culto», racconta il Bollettino Salesiano del maggio 1941. Alla cerimonia assistettero il senatore Giovanni Agnelli con tutta la famiglia e il Rettor Maggiore don Pietro Ricaldone, accompagnato dai superiori del Capitolo. La mattina del 20 aprile la solenne celebrazione fu presieduta dal Rettor Maggiore assistito dal Cardinale Vincenzo La Puma il quale, al termine della funzione, passò a benedire i locali dell’oratorio e il busto del compianto Edoardo Agnelli. Sempre il Bollettino Salesiano riporta che «la nuova chiesa, costruita dall’architetto Giulio Valotti, è in stile neoromanico; sull’altare, che è uno sfoggio di marmi policromi, domina la pala di San Giovanni Bosco che ornò l’altare del Santo fino al gennaio scorso nella basilica di Maria Ausiliatrice». Infatti il monumento marmoreo dedicato al fondatore dei salesiani presente tutt’ora nel presbiterio, sarà posizionato al posto del quadro del Crida (trasferito a Genova Sanpierdarena) soltanto tredici anni dopo.

«È significativo pensare come la nascita dell’opera salesiana dell’Agnelli sia collocata in un periodo di gravi difficoltà causate dalla seconda guerra mondiale», commenta don Gianmarco Pernice (sdb) parroco e incaricato dell’oratorio, «e anche oggi celebriamo l’ottantesimo anniversario in un momento di emergenza. Tuttavia come i salesiani e i giovani dell’epoca riuscirono a diventare una piccola luce per il neonato quartiere di Mirafiori, così anche noi oggi vogliamo continuare ad essere punto di riferimento spirituale e sociale per quanti entrano nella nostra chiesa e nei nostri cortili».

E i festeggiamenti, iniziati proprio il 31 gennaio scorso alla presenza dell’Arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, vedranno il loro culmine nella giornata di domenica 18 aprile con la con celebrazione eucaristica delle 10, trasmessa anche in streaming sul canale YouTube dell’oratorio don Bosco Agnelli, presieduta dall’Ispettore dei salesiani di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania don Leonardo Mancini. In aggiunta in via eccezionale sarà esposta alla venerazione dei fedeli la reliquia di San Giovanni Bosco. Sempre da domenica 18 sarà possibile visitare sul sito web www.oratorioagnelli.it e sulla pagina fb della parrocchia una virtual photogallery con scatti e articoli d’epoca riguardanti i primi anni di vita dell’opera salesiana.

«La popolazione dimostrò subito di saper apprezzare la presenza salesiana affluendo alla cappella per le pratiche di pietà e affollando di giovani i cortili dell’oratorio», scriveva sempre il Bollettino Salesiano. E oggi, come allora, i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice dell’Agnelli continuano a camminare insieme affinchè, come è riportato nell’iscrizione presente all’ingresso dell’oratorio, «nella luce del Santo, fede e lavoro propizino ai giovani l’avvenire».

Marco DI GENNARO