Non è una provincia per saldatori

Si pubblica un articolo proveniente da “Il Corriere della Sera”, a cura di Laura Siviero, riguardo alla richiesta di attenzione lanciata da Marco Costamagna – presidente della sezione Meccanica di Confindustria Cuneo – che evidenzia la necessità e la mancanza tecnici saldatori all’interno delle aziende:

Lunedi 28 gennaio,

«Nel Cuneese ci strappiamo di mano i tecnici e i saldatori. La domanda supera l’offerta».
A lanciare l’allarme è Marco Costamagna, presidente della sezione Meccanica di Confindustria Cuneo: secondo lui la scuola orienta i ragazzi verso gli studi liceali, mentre al territorio servono tecnici che verrebbero immediatamente assunti.
A un anno di distanza dalla lettera del presidente di Confindustria Cuneo Mauro Gola, che invitava studenti e famiglie a scegliere il percorso di studi «con la testa», poco è cambiato e i numeri danno ragione agli imprenditori. L’indagine di Unioncamere, relativa ai fabbisogni delle aziende, in termini di risorse umane, per la provincia di Cuneo, mostra che su 5.190 ingressi in azienda previsti nel primo trimestre 2019, i favoriti sono gli operai specializzati (37,8%), poi gli impiegati che comprendono anche i profili tecnici (25,7%), le figure dirigenziali o impiegati con alta specializzazione tecnica (21,9%), e infine le professioni non qualificate (14, 6%). Degli operai specializzati, circa il 10% sono posti per saldatori, che sono i più difficili da reperire.
Un trend stabile, già nel 2017: la richiesta di queste figure professionali era di 710 unità nell’anno. Profili che vengono pagati il 25% in più rispetto a un operaio specializzato, circa 24.670 euro all’anno in partenza (dati Istat), lavorano più ore su turni e hanno un livello di inquadramento superiore. A formarli nel Cuneese Cuneo sono i centri Cnos Fap dei Salesiani. La seconda categoria più richiesta riguarda i trasfertisti tecnici, addetti alle manutenzioni, infine i periti tecnici.
«I saldatori sono introvabili – ripete Costamagna – i ragazzi vanno a studiare all’alberghiero e poi non trovano posto, mentre le aziende metalmeccaniche non riescono a coprire i profili che servono. E spesso le scuole medie orientano i migliori verso i licei».
Le scuole secondarie di primo grado si difendono.
«Gli insegnanti presentano tutte le opportunità ma è difficile capire quali siano le propensioni dei ragazzi – dice Maria Paola Longo, dirigente dell’Istituto comprensivo Oderda Perotti di Carrù – poi ci sono altri fattori, la distanza da casa per esempio. Ma è vero i risultati dell’orientamento non sono del tutto positivi».
D’altra parte anche gli istituti tecnici fanno il possibile, ma hanno perso l’appeal di un tempo e le famiglie spesso premono per il blasone dei licei. Il Vallauri di Fossano riesce a tenere alti in numeri grazie ai laboratori (costruiti con l’aiuto delle Fondazioni) super specializzati in cui anche le aziende come la Siemens tengono corsi. L’istituto sforna circa 300 tecnici l’anno e conta oltre 2000 studenti: i due terzi vengo assunti entro 6 mesi dal diploma. «Da noi il tema dell’occupabilità non si pone – ribatte Paolo Cortese, dirigente dell’istituto – le aziende si accaparrano gli studenti già al quarto anno. I ragazzi devono capire che le aziende non sono più luoghi sudici in cui lavorare ma sembra di stare dentro un ospedale all’avanguardia».

Papa Francesco – Don Bosco portatore sano di gioia!

Si riporta un articolo pubblicato dalla redazione di Avvenire in data 10 gennaio 2019 riguardo alla prefazione del libro sull’Evangeli Gaudium in cui Papa Francesco ricorda la “misura alta della vita cristiana” che il santo fondatore don Bosco mise in pratica nella periferia sociale di Torino. Buona lettura!

Pubblichiamo la prefazione del Papa al volume, curato da Antonio Carriero, “Evangelii gaudium con don Bosco”, testo in cui la Famiglia salesiana riprende in chiave educativo pastorale il messaggio dell’Esortazione apostolica di Francesco, vero e proprio documento programmatico del suo pontificato. Il titolo del contributo firmato dal Pontefice è “Cari salesiani”.

Voi salesiani siete fortunati perché il vostro fondatore, Don Bosco, non era un santo dalla faccia da “venerdì santo”, triste, musone… Ma piuttosto da “domenica di Pasqua”. Era sempre gioioso, accogliente, nonostante le mille fatiche e le difficoltà che lo assediavano quotidianamente. Come scrivono nelle Memorie biografiche,

«il suo volto raggiante di gioia manifestava, come sempre, la propria contentezza nel trovarsi tra i suoi figli» ( Memorie biografiche di Don Giovanni Bosco, volume XII, 41).

Non a caso per lui la santità consisteva nello stare “molto allegri”. Possiamo definirlo quindi un “portatore sano” di quella “gioia del Vangelo” che ha proposto al suo primo grande allievo, San Domenico Savio, e a voi tutti salesiani, come stile autentico e sempre attuale della

«misura alta della vita cristiana» (Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 31).

Il suo è stato un messaggio rivoluzionario in un tempo in cui i preti vivevano con distacco la vita del popolo. La «misura alta della vita cristiana» Don Bosco la mette in pratica entrando nella “periferia sociale ed esistenziale” che cresceva nella Torino dell’800, capitale d’Italia e città industriale, che attirava centinaia di ragazzi in cerca di lavoro. Infatti, il “prete dei giovani poveri e abbandonati”, seguendo il consiglio lungimirante del suo maestro san Giuseppe Cafasso, scendeva per le strade, entrava nei cantieri, nelle fabbriche e nelle carceri, e lì trovava ragazzi soli, abbandonati, in balia dei padroni del lavoro, privi di ogni scrupolo. Portava la gioia e la cura del vero educatore a tutti i ragazzi che strappava dalle strade, i quali ritrovavano a Valdocco un’oasi di serenità e il luogo in cui apprendevano ad essere «buoni cristiani e onesti cittadini». È lo stesso clima di gioia e di famiglia che ho avuto la fortuna di vivere e gustare anche io da ragazzo frequentando la sesta elementare al Colegio Wilfrid Barón de los Santos Ángeles, a Ramos Mejía. I salesiani mi hanno formato alla bellezza, al lavoro e a stare molto allegro e questo è un carisma vostro.

Mi hanno aiutato a crescere senza paura, senza ossessioni. Mi hanno aiutato ad andare avanti nella gioia e nella preghiera. Come ebbi occasione di ricordarvi nella visita alla Basilica di Maria Ausiliatrice, il 21 giugno 2015, torno a raccomandarvi i tre amori bianchi di Don Bosco: la Madonna, l’Eucaristia e il Papa. Oggi si parla poco della Madonna con lo stesso amore con cui ne parlava il vostro Santo. Si affidava a Dio pregando la Madonna e quella fiducia in Maria gli dava il coraggio di affrontare sfide e pericoli della vita e della sua missione. L’Eucaristia, come secondo amore di Don Bosco, deve ricordarvi di avviare i ragazzi alla pratica della liturgia, vissuta bene, per aiutarli ad entrare nel mistero eucaristico e non dimenticate anche l’Adorazione. Infine, l’amore al Papa: non è solo amore per la sua persona, ma per Pietro come capo della chiesa e come rappresentante di Cristo e sposo della Chiesa. Dietro quell’amore bianco per il Papa, c’è l’amore per la Chiesa. L’interrogativo che dovete porvi è:

«Che salesiano di Don Bosco bisogna essere per i giovani di oggi?».

Io direi: un uomo concreto, come il vostro fondatore, che da giovane prete ha preferito alla carriera di precettore nelle famiglie dei nobili il servizio tra i ragazzi poveri e abbandonati. Un salesiano che sa guardarsi attorno, vede le situazioni critiche e i problemi, li affronta, li analizza e prende decisioni coraggiose. È chiamato ad andare incontro a tutte le periferie del mondo e della storia, le periferie del lavoro e della famiglia, della cultura e dell’economia, che hanno bisogno di essere guarite.

E se accoglie, con lo spirito del Risorto, le periferie abitate dai ragazzi e dalle loro famiglie, allora il regno di Dio inizia ad essere presente e un’altra storia diventa possibile. Il salesiano è un educatore che abbraccia le fragilità dei ragazzi che vivono nell’emarginazione e senza futuro, si china sulle loro ferite e le cura come un buon samaritano. Il salesiano è anche ottimista per natura, sa guardare i ragazzi con realismo positivo. Come insegna ancora oggi Don Bosco, il salesiano riconosce in ognuno di loro, anche il più ribelle e fuori controllo, «quel punto di accesso al bene» su cui lavorare con pazienza e fiducia. Il salesiano è, infine, portatore della gioia, quella che nasce dalla notizia che Gesù Cristo è risorto ed è inclusiva di ogni condizione umana. Dio infatti non esclude nessuno. Per amarci non ci chiede di essere bravi. E né ci chiede il permesso di amarci. Ci ama e ci perdona. E se ci lasciamo sorprendere con quella semplicità di chi non ha nulla da perdere, sentiremo il nostro cuore inondato di gioia. Quando queste caratteristiche vengono a mancare, ecco quei musi lunghi, facce tristi.

No! Ai ragazzi si deve portare questa notizia bella, una notizia vera contro tutte le notizie che passano ogni giorno sui giornali e la rete. Cristo è veramente risorto, e a dimostrarlo sono stati Don Bosco e Madre Mazzarello, tutti i santi e i beati della Famiglia Salesiana, come anche tutti i membri che ogni giorno trasfigurano la vita di chi li incontra perché si sono lasciati loro per primi raggiungere dalla misericordia di Dio. Il salesiano diventa così testimone del Vangelo, la Buona Notizia che nella sua semplicità deve confrontarsi con la cultura complessa di ogni Paese. Mettere insieme semplicità e complessità, per un figlio di Don Bosco, è una missione quotidiana. L’ampio commento che segue, rilegge l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium in chiave salesiana. È affidato a grandi esperti delle diverse discipline che, con fine sensibilità e sotto la lente di Don Bosco, mettono in risalto il pensiero del Papa in collegamento con le diverse situazioni attuali, per educare e orientare al bene dei ragazzi e dei giovani. Sono convinto che la lettura di queste pagine potrà fare del bene a tutti i figli e alle figlie di Don Bosco sparsi nel mondo, e a quanti condividono il carisma educativo salesiano. Troveranno nelle pagine di questo testo molti spunti di interpretazione della realtà e di rinnovamento della prassi educativa al servizio dei ragazzi e dei giovani del nostro tempo.

Chieri, oratorio San Luigi – Accoglienza dei senza tetto

Si pubblica l’articolo a cura di Enrico Bassignana (Corriere di Chieri) che descrive, grazie anche alle parole di don Eligio Capriogliodirettore del San Luigi di Chieri -, la realtà dell’Hotel don Bosco che ospita ed accoglie i senza tetto:

Le vite difficili all’Hotel don Bosco
Un letto, un bagno e un tè: cosi l’oratorio San Luigi accoglie i senza tetto

Quando ti passano di fianco non le riconosci, le persone che abitano all’Hotel don Bosco. Ma hanno un tratto caratteriscito: dimostrano molti più anni di quanti non ne abbiano in realtà. Segni lasciati sul volto e nell’anima da una vita grama, che ha tolto loro quasi tutto.

Cosi, quando le notti si allungano e la temperatura scende, queste persone bussano alla parta dell’oratorio salesiano San Luigi, in Via Vittorio Emanuele 80. Qui, fino alla primavera, troveranno una stanza calda ed un letto. Insieme a un pò di speranza.

Quattro anni fa ho ricevuto una telefonata da un mio conoscente – spiega don Eligio Caprioglio, direttore del San Luigi – Mi ha detto:”Davanti al mio risotante c’è uno che dorme per la strada, che cosa di può fare?”. Ce lo siamo chiesto anche noi, con i cooperatori salesiani e con alcuni genitori della nostra scuola. Cosi abbiamo allestito il dormitorio invernale, dove accogliamo solo uomini.

I locali sono quelli che in passato ospitavano gli spogliatoi per le squadre di calcio: una camerata con una decina di letti a castello, docce e servizi. 

L’ingresso è dalle 20,30 alle 22, alle 7,30 l’uscita. Non diamo da mangiare, ma sia alla sera sia al mattino serviamo tè caldo e biscotti. Di notte è sempre presente un volontario.

  • Quanti sono gli ospiti?

In questo periodo da tre a cinque, con età tra i 50 e i 60 anni: in passato ne abbiamo avuti anche di più, dai trent’anni in su. Persone che non hanno centrato degli obiettivi che si erano prefisse per la vita, oppure che si sono “perse”. Persone in sé buone, che se avessero avuto un aiuto al momento opportuno ora non si troverebbero in questa situazione.

  • Sono dei “barboni”?

Tutt’altro. All’apparenza sono persone normalissime, e questo è già un dato importante, perchè vuol dire che non si sono lasciate andare del tutto. Ma molto spesso dimostrano più anni rispetto a quelli che hanno, a causa della loro vita difficile. C’è anche chi ha alle spalle storie di droga, oppure un pessimo rapporto con l’alcol.

  • Voi date solo un tetto?

No, chiediamo un percorso. Significa essere già in contatto con l’assistente sociale, oppure farsi prendere in carico, e seguire le tappe che vengono proposte: la disintossicazione dall’alcol, per esempio. Altrimenti non c’è prospettiva per il futuro.

  • E il ruolo dei volontari?

Al di là degli aspetti pratici, è quello di “seminare buone idee”, ascoltare e parlare: fermo restando che quasi sempre si incontrano situazioni troppo complesse per sperare in soluzioni positive rapide.

  • In passato lei non ha mai parlato volentieri di questo servizio: perchè lo fa adesso?

Da un lato il silenzio va a tutela delle persone di cui ci occupiamo. Dall’altro, però, è importante far sapere che intorno a noi succedono anche queste cose. Il male è sotto gli occhi di tutti ma, per fortuna, intorno a noi c’è anche tanto bene.

 

Progetto Tech Pro2 – Decimo compleanno

Si riporta qui a seguire l’articolo pubblicato dalla redazione di “Avvenire” in data 28 Dicembre 2018, relativo al progetto Tech Pro2: un’iniziativa realizzata in collaborazione con Fca, Cnh Industrial e scuole salesiane. Dal 2008 formati quasi 13mila giovani. Oltre 60 sedi nel mondo.
Buona lettura!

Compie dieci anni Tech Pro2, il progetto di sviluppo professionale e sociale realizzato in partnership tra Fca, Cnh Industrial e le scuole salesiane. L’iniziativa, nata nel 2008 in Italia ed estesa a tutto il mondo, è stata pensata per offrire un’opportunità ai giovani che hanno terminato la scuola dell’obbligo e che provengono da situazioni socialmente disagiate. Fino a oggi il programma ha formato quasi 13mila giovani con 380mila ore di corsi e 6.500 stage presso le reti assistenziali di Fca e Cnh Industrial. È attivo con oltre 60 sedi scolastiche nel mondo: dall’Argentina alla Cina, dall’India all’Etiopia, ma anche in Europa, dalla Polonia all’Italia. Ultima nazione in ordine di tempo a entrare a fare parte dell’iniziativa è la Francia, dove da luglio sono operative sette sedi che nei prossimi tre anni prepareranno oltre 200 studenti.

«Tech Pro2 è un progetto che conosco molto bene e che da anni porta avanti un modello vincente di relazione tra istituzioni formative e impresa, alla base della sinergia che deve esistere tra scuola e lavoro – spiega Pietro Gorlier, chief operating officer di Fca della regione Emea -. Questa partnership di tre realtà importanti e leader nei loro settori continua a creare professionisti maturi: è un’ottima combinazione tra un eccellente contributo tecnico e un forte sistema di valori che permette di raggiungere un alto livello personale e professionale, fondamentale per i nostri tecnici di domani».

Di recente inoltre Fca ha ampliato l’offerta all’area dell’accettazione per la formazione di consulenti del servizio e ha avviato un corso per la figura di racing team technician, in collaborazione con Abarth.

Nel progetto convergono e si amalgamano gli obiettivi di due realtà internazionali e globali come Fca e Cnh Industrial, con quelli formativi promossi da Cnos-Fap (Centro nazionale opere salesiane – formazione aggiornamento professionale) che si pongono come priorità la formazione e la crescita dei giovani.

«Il grande successo della collaborazione tra Cnos-Fap, Fca e Cnh Industrial nel Tech Pro2 nasce dalla necessità di guardare insieme la realtà formativa con il cuore di don Bosco e la responsabilità di cittadini: giovani, famiglie, attività produttive, formazione professionale e territori, per dare insieme le risposte che sono necessarie – commenta Enrico Peretti, direttore generale del Cnos-Fap -. L’attività congiunta di Cnos-Fap, Fca e Cnh Industrial è un caso positivo nella formazione dei giovani al lavoro, un caso da studiare in tutte le sue potenzialità e che può fare scuola a tante aziende».

 

 

Muzzano, Biella – Capitolo Ispettoriale IX

Si riporta qui di seguito un articolo a cura di “News Biella” inerente al Capitolo Ispettoriale IX dei Salesiani che si sta svolgendo nella casa di Muzzano.

NewsBiella

Un grande momento di ritrovo per un centinaio di salesiani dell’Ispettoria del Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania: il IX Capitolo Ispettoriale (CI 9).
Il percorso del Capitolo Ispettoriale è iniziato in autunno a livello locale, con una prima fase lo scorso 24 novembre a Torino-Valdocco seguita da una fase straordinaria di coinvolgimento dei giovani, il 9 dicembre scorso, e ora si giunge alla seconda sessione ordinaria di lavoro, che si terrà a Muzzano dal 26 al 29 dicembre, in forma residenziale.

Parteciperanno i 35 direttori delle opere salesiane del Piemonte, l’intero Consiglio Ispettoriale, un salesiano delegato per ciascuna opera e 18 salesiani eletti dall’intera Ispettoria. Il Rettor Maggiore, don Ángel Fernandez Artime, ha assegnato al Capitolo tre i compiti principali:

  • approfondimento sul tema del Capitolo Generale 28° (CG28) “Quali salesiani per i giovani di oggi?”;
  • approfondimento su tematiche più specifiche dell’Ispettoria;
  • elezione dei tre Delegati al CG28.

Si entrerà nel vivo della sessione capitolare mediante i contributi raccolti nelle varie case del territorio, nei settori ispettoriali, tra i giovani confratelli e i ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano, grazie al lavoro del Regolatore del CI 9, don Luca Barone – accompagnato dalla Commissione Preparatoria composta da don Alberto Martelli, don Stefano Mondin, don Chrzan Marek, don Giorgio Degiorgi e don Fabiano Gheller – che sottolinea il valore simbolico di:

“vivere questo Capitolo a Muzzano, nella nostra casa, che da decenni ospita e continua ad ospitare giovani per esperienze di animazioni, esperienze spirituali, esperienze sacramentali, ci aiuterà a sentire più vicini ai giovani a cui noi stessi siamo mandati”.

La casa di Muzzano, fondata nel 1957, è un punto di riferimento del territorio biellese. Prima come scuola e per ritiri spirituali e ora coma casa di accoglienza per gruppi, famiglie, comunità parrocchiali, a sostegno di attività religiose, spirituali e sociali. Nei mesi scorsi, in vista del Capitolo Ispettoriale, l’opera di Muzzano ha rivisitato, con alcuni interventi di manutenzione e miglioria, i propri spazi grazie al prezioso supporto di un gruppo di Ex-Allievi volontari – provenienti non solo dal Biellese ma anche da Torino, Vercelli, Asti e dal lontano Veneto – che hanno nel cuore la casa di Muzzano.
La seconda sessione di lavoro del Capitolo Ispettoriale si terrà a Torino-Valdocco, il 4 e 5 marzo 2019, per la conclusione dei lavori.

 

 

 

Spazio Anch’io: è tempo di ricollocarsi, reinventarsi, replicarsi e progettare

Nell’edizione online del 13 Dicembre 2018 del quotidiano TorinoOGGI.it, è apparsa la notizia relativa a Spazio Anch’io, il progetto di decennale esperienza di educativa di strada nel parco del Valentino, che dovrà cambiare presto casa in funzione del nuovo campus universitario del Politecnico. Si riporta qui di seguito l’articolo a cura di Manuela Marascio:

 

Lo Spazio Anch’io del Valentino trasloca e si allarga: arriverà in altre zone della città

Il Padiglione 5 verrà riqualificato e inserito nel nuovo campus universitario del Politecnico. Progetto dell’educativa di strada entro il 25 dicembre

Il Politecnico cresce e l’educativa di strada si reinventa. In vista dell’avvio cantieri nel 2020 per la creazione del Campus universitario all’interno del Valentino, gli attuali ospiti fissi del prato nel Padiglione 5 sono già in cerca di una nuova casa.

All’Oratorio San Luigi si è tenuto martedì un focus group dedicato al futuro di Spazio Anch’io, il luogo di ritrovo, gestito dalla cooperativa sociale ET, per i ragazzi più bisognosi di San Salvario, soprattutto stranieri. Lì, ogni pomeriggio, si tengono laboratori didattici e di intrattenimento, sia d’inverno che d’estate. Ora, con il nuovo progetto del Comune di Torino in partenza, dovrà essere trasferito altrove.

Dopo un primo incontro tra Don Mauro Mergola, parroco della chiesa dei Ss. Pietro e Paolo, e la sindaca Chiara Appendino – che ha visitato personalmente lo Spazio nel 2017, in occasione dei dieci anni della sua fondazione -, gli operatori hanno voluto incontrare cittadini e altre realtà attive nel quartiere in ambito sociale.

“La sindaca è molto contenta di ciò che facciamo – ha spiegato Matteo Aigotti, della cooperativa ET – perché il nostro lavoro con i giovani permette di contenere i processi di microcriminalità e devianza. Per questo possiamo ragionare insieme sul suo spostamento”. E non si stratta solo di ricollocarlo in un altro punto del parco, ma di moltiplicare, nella città, le “stazioni” in cui coinvolgere i ragazzi, individuando altri centri urbani problematici dove vi sia un forte rischio di emarginazione e devianza.

Tra le domande sottoposte ai partecipanti dell’incontro: perché replicare Spazio Anch’io e cosa c’è di significativo in questa esperienza; quali nuovi luoghi potrebbero ospitarlo; che coinvolgere e in quali fasce orarie; quali elementi non potranno mancare. Erano presenti, tra gli altri, la Casa del Quartiere di San Salvario, Libera, il Gruppo Abele, i servizi sociali territoriali; oltre a tanti adolescenti abituali frequentatori delle attività salesiane.

Entro il 25 dicembre dovrà essere redatto un progetto da sottoporre poi al Comune. In seguito si terrà un incontro per illustrare pubblicamente i risultati e procedere quindi lungo il nuovo percorso.

Don Bosco Cuneo – L’amore con il teatro Babel

La Sala della Comunità Cinema Teatro Don Bosco di Cuneo presenta il terzo spettacolo della rassegna di teatro giovanile “Ad Astra”.
Venerdì 7 dicembre, alle ore 18, saranno protagonisti sul palco gli attori del Teatro Babel, con lo spettacolo Prendo Amore, ideazione e regia di Lorena La Rocca.

Visualizza l’articolo completo su CronacaCuneo.it cliccando sul pulsante qui sotto.

Edificare comunità in cui tutti gli abitanti si spendono per il bene comune: l’accoglienza a San Salvario

Si segnala la pubblicazione a cura della redazione de “La Voce e il Tempo” circa la presentazione della Terza assemblea dell’Agora Sociale, il convegno promosso dalla diocesi del 17 Novembre 2018, dove si incontreranno i vertici delle istituzioni e del volontariato torinese per ragionare sulla crisi dell’assistenza pubblica e sulle risorse del provato sociale. Qui di seguito la pagina completa del quotidiano con l’approfondimento di don Mauro Mergola e il sistema San Salvario.

Mergola, «perché il sistema S. Salvario funziona»

Un’officina professionale per la riparazione di elettrodomestici rivolta ai minori che hanno abbandonato i circuiti della formazione. Un percorso lavorativo in un’azienda grafica di Mappano per giovani svantaggiati che si sta avviando in queste settimane. Una postazione che tutti i pomeriggi al Parco del Valentino intercetta i ragazzi
nel disagio. Educatori di strada in 7 scuole torinesi per non perdere gli studenti che stanno finendo ai margini
della società. Sono alcuni dei progetti virtuosi del «sistema San Salvario», dove la parrocchia Ss. Pietro e Paolo e l’oratorio salesiano San Luigi in rete con associazioni, cooperative, aziende, fondazioni bancarie e istituzioni a tutto
campo cercano di dare un futuro ai ragazzi più fragili attraverso numerosi progetti di inclusione.

Parte da queste esperienze concrete il contributo di don Mauro Mergola, salesiano, parroco di Ss. Pietro e Paolo a San Salvario, ai lavori dell’assemblea dell’Agorà del Sociale sul welfare di inclusione del 17 novembre.

«Nel nostro quartiere puntiamo a fare in modo che tutti i giovani, stranieri e italiani, possano far parte attivamente della comunità torinese», evidenzia il sacerdote, «che senso ha lasciare dei ragazzi nei circuiti della devianza solo perché non esistono percorsi per loro? Non tutti i giovani sono in grado di ‘stare dentro’ alle ordinarie attività formative e professionali».

Ed ecco che le parrocchie e gli oratori diventano «laboratori di accoglienza e integrazione». Come comunità ecclesiale e civile», prosegue il sacerdote, «siamo chiamati ad investire risorse per formare cittadini che siano corresponsabili della città e protagonisti del proprio futuro».

Per don Mergola l’integrazione deve mirare ad accogliere persone non solo come destinatari di servizi ma soprattutto come risorse. «Questo è possibile», sottolinea, «solo se si parte dall’ascolto, se si coinvolgono attivamente i migranti nei percorsi verso l’autonomia. Ecco che allora edificheremo comunità in cui tutti gli abitanti si spendono per il bene comune».

Don Mergola su questo fronte lancia l’appello alle istituzioni «a favorire condizioni sociali per mettere il prima possibile ogni immigrato che vive in Italia in un cammino di legalità».

«L’operazione di ricollocamento dei profughi delle palazzine dell’ex villaggio olimpico Moi», conclude, «è un esempio virtuoso, un modello per l’Italia».

Rai: “Sulla via di Damasco” – San Domenico Savio

Nella programmazione Rai di sabato 3 novembre 2018, alle ore 8,10, vi sarà una testimonianza sul valore di San Domenico Savio a cura della dottoressa Letizia Garbarini. Una bella testimonianza su di una figura molto significativa nella storia Salesiana.

Buona visione!

 

Novara: ottimizzazione del comfort con la termoregolazione dinamica

Si pubblica, qui di seguito, la notizia a cura di Infobuildenergia relativa a  l’efficientamento energetico e l’ottimizzazione del comfort dell’Istituto Salesiano San Lorenzo di Novara.

Tecnologie ad alta efficienza e intelligenti per il miglior comfort

I sistemi efficienti Hoval per l’efficientamento energetico e l’ottimizzazione del comfort dell’Istituto Salesiano San Lorenzo di Novara, che è passato dalla termoregolazione statica a quella dinamica

L’Istituto Salesiano San Lorenzo di Novara, fondato nel 1893, è stato recentemente oggetto di un intervento di efficientamento energetico realizzato in varie fasi e fortemente voluto per ottimizzare il comfort termico di una vasta e molto articolata platea di utenti fra studenti, professori e personale vario della scuola, che attualmente ospita un liceo, una scuola media, un collegio universitario e un istituto di formazione professionale.

L’istituto nel complesso registrava alti consumi energetici dovuti prima di tutto alla produzione di acqua calda sanitaria coperta da un’unica caldaia a vapore a servizio delle cucine, della lavanderia e della palestra. L’impianto è stato sostituito con sistemi Hoval ad alta efficienza: due caldaie murali TopGas® Classic e due scaldacqua con scambiatore di calore Combival, attualmente utilizzati a settimane alterne, anche nei periodi di maggiore necessità. Questi possono essere combinati con pompe di calore, caldaie a olio/gas e a biomassa e in teleriscaldamento, garantendo così ulteriore risparmio energetico ed economico e minori perdite di calore.