Amici di Don Bosco onlus: Adozioni internazionali – Daniela Bertolusso

L’agenzia di stampa del Servizio d’Informazione Religiosa SIR pubblica un articolo dedicato alla tematica delle adozioni internazionali, con l’intervento sull’argomento da parte di Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco onlus che si dedica a questo tipo di attività. Nel 2019 le adozioni internazionali in Italia tuttavia hanno registrato un decremento, arrestandosi sotto quota mille. Si riporta di seguito l’articolo pubblicato ieri sul sito del SIR.

Adozioni internazionali: Bertolusso (Amici di Don Bosco), “sempre più difficile l’incastro tra attese e realtà, servono responsabilità e nuovi strumenti”

Nel 2019 le adozioni internazionali in Italia hanno registrato, a livello nazionale e per molti enti autorizzati, una flessione, arrestandosi sotto quota mille.

“Le cause del fenomeno sono da ricercarsi in una molteplicità di elementi e ci spingono ad una riflessione collettiva”,

afferma intervenendo nell’ampio dibattito in corso Daniela Bertolusso, coordinatrice dell’associazione Amici di Don Bosco onlus, ente accreditato per l’adozione internazionale, emanazione del mondo salesiano, che, in controtendenza, negli ultimi tre anni ha aumentato il numero dei minori adottati, puntando molto su incontri di formazione “post adozione” e sulla ricerca delle origini, coinvolgendo genitori e giovani adottati.

Innanzitutto, secondo Bertolusso, “alcuni Paesi hanno avviato serie politiche di promozione dei diritti dell’infanzia e, anche grazie a un’economia in crescita, applicano con rigore il principio di sussidiarietà dell’adozione internazionale, affidando alle famiglie straniere solo i minori che non trovano accoglienza in adozione nazionale (bambini grandi, con necessità particolari o speciali, nuclei di fratelli). In altri Stati si sono fatte strada tendenze nazionaliste: in queste ipotesi, la politica internazionale gioca sulla pelle dei bambini, che non hanno una valida alternativa nel loro Paese di nascita e sono destinati a crescere senza una vera famiglia. Altri Paesi hanno carenze strutturali (a livello di politiche e di personale) rispetto alle quali un serio lavoro di cooperazione guidato dalla Commissione adozioni internazionali (Cai) potrebbe in qualche modo essere d’aiuto”.

Sul versante italiano, “oltre alla discontinuità (in leggero miglioramento) delle relazioni tra la Cai e le Autorità centrali partner, gioca un ruolo decisivo la difficile corrispondenza tra le disponibilità all’accoglienza maturate dalle coppie e i bisogni dei bambini che oggi vanno in adozione internazionale. Un incastro sempre più delicato da realizzare, se si lavora con responsabilità e coscienza. Il richiamo alla responsabilità vale per tutti: per gli enti autorizzati, che non possono solo essere spinti dalla necessità di fare abbinamenti e che hanno il dovere di accompagnare per un periodo significativo le famiglie dopo l’adozione. Per coloro che valutano l’idoneità delle coppie, affinché si mantengano sempre più aderenti agli attuali scenari dell’adozione internazionale. Per le coppie, che magari sono in attesa da lungo tempo rispetto a un bambino che oggi ‘non esiste (quasi) più’, perché rinunciare a un progetto in cui si era investito molto, a livello affettivo e anche economico, richiede infinito coraggio. Per le autorità centrali, chiamate a progettare con tutti gli attori istituzionali e i partner stranieri un nuovo modello di adozione internazionale, che preveda adozioni miti, forme di affido internazionale che tutelino i diritti dei minori ad avere una famiglia”.

54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: il messaggio di Papa Francesco

Nel giorno della festa di San Francesco di Sales, avvenuta il 24 gennaio, Papa Francesco ha dedicato un messaggio ai giovani per la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali riguardo al tema delle narrazioni, affinchè possano comprendere la bellezza e la necessità di raccontare storie.

Si riporta l’articolo pubblicato in data odierna dell’Agenzia Info SalesianaAns“.

Fin dalle origini l’umanità ha coltivato l’arte della narrazione. Le storie sono un’attività che è alla base di ogni relazione umana. Negli ultimi anni, l’industria della comunicazione ha preso in mano quest’arte, rendendola nota con il nome di “storytelling”. Il 24 gennaio 2020, festa di San Francesco di Sales, Papa Francesco ha inviato un messaggio per la 54a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dal titolo: “Perché tu possa raccontare e fissare nella memoria. La vita si fa storia”. “Desidero dedicare il Messaggio di quest’anno al tema della narrazione”, afferma il Papa in apertura.

Chi è educatore per natura e vocazione sa che raccontare storie a bambini, adolescenti e giovani è un elemento fondamentale. Don Bosco stesso, nelle Memorie dell’Oratorio scrive: “Ho continuato a occuparmi dei ragazzi, intrattenendoli con racconti…”.

Le narrazioni oggi sono di moda. Tutti ci raccontano storie. Tutti fanno racconti. E la rete è piena di storie che catturano. Ma è questo che chiede il Papa nel suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali?

“Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita”.

Il documento presenta in modo didattico e chiaro la bellezza e la necessità di raccontare storie, o meglio, di “tessere storie”, perché “immergendoci nelle storie, possiamo ritrovare motivazioni eroiche per affrontare le sfide della vita”.

Non tutte le storie sono uguali, avverte il Papa:

“Quante storie ci narcotizzano, convincendoci che per essere felici abbiamo continuamente bisogno di avere, di possedere, di consumare. Quasi non ci accorgiamo di quanto diventiamo avidi di chiacchiere e di pettegolezzi, di quanta violenza e falsità consumiamo”.

Per questo c’è bisogno di pazienza e di discernimento per riscoprire le storie che trasformano.

Il messaggio specifica che “non si tratta perciò di inseguire le logiche dello storytelling, né di fare o farsi pubblicità, ma di fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, di testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori”.

Il messaggio si concentra sul fatto che l’uomo è chiamato a raccontare e a fissare nella sua memoria la grande storia d’amore tra Dio e l’umanità, che ha al centro Gesù,

“la sua storia porta a compimento l’amore di Dio per l’uomo e al tempo stesso la storia d’amore dell’uomo per Dio”.

Come Don Bosco, tutti sono invitati ad apprendere a “raccontare storie edificanti”, le “storie meravigliose” di Dio.

Il nuovo “Manuale del direttore salesiano” nel CG28 in edizione limitata

Il nuovo “Manuale del direttore salesiano” sarà presentato e distribuito durante il Capitolo Generale 28° (CG28), in edizione limitata, e messo a disposizione dei membri del Capitolo in varie lingue, per poi essere disponibile a tutta la Congregazione a fine Capitolo.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dall’Agenzia Info SalesianaAns

La tanto attesa versione rivista del “Manuale del direttore salesiano” sarà presentata e distribuita durante il Capitolo Generale 28° (CG28), in edizione limitata. Sarà messa a disposizione dei membri del Capitolo in varie lingue, e dopo il Capitolo a tutta la Congregazione. Ciò consentirà l’inserimento di possibili aggiunte o modifiche che il CG28 potrebbe promulgare riguardo alla figura del direttore della comunità salesiana, in particolare in riferimento alla missione condivisa con i laici.

Dato che il manuale è pensato non solo per il direttore, ma anche per la comunità, è nato con un nuovo titolo: Animazione e governo della comunità: il servizio del direttore salesiano. Il direttore e i suoi confratelli sono tutti coinvolti nell’animazione e nel governo della comunità. Ecco perché il Rettor Maggiore desidera che ogni salesiano riceva una copia del Manuale.

La parola “comunità” nel titolo è polivalente: si riferisce alla comunità religiosa, ma anche alla comunità educativa e pastorale. Ciò si riflette nella struttura del Manuale: la prima parte si sofferma sulla identità consacrata salesiana, la seconda parte è dedicata alla comunità religiosa e la terza alla condivisione della missione con i tanti laici e membri della Famiglia Salesiana attivamente presenti nelle Ispettorie.

La missione condivisa non comporta affatto un perdersi o svanire delle identità: al contrario, la prima parte, sull’identità salesiana consacrata, si collega molto bene con la terza, sulla comunità educativo-pastorale. La seconda parte è forse quella in qualche modo più vicina alla versione del Manuale del 1986. Nello spirito del Vaticano II, e seguendo l’invito di Per vino nuovo otri nuovi, c’è una forte consapevolezza che l’autorità oggi deve tener conto della dinamica della fraternità. Il discernimento comunitario, molto ben esemplificato nel film “Uomini di Dio” (2010), che tratta di Christian de Chergé e dei monaci di Tibhirine, è una dinamica del vivere insieme che il direttore e la comunità salesiana devono prendere a cuore.

La revisione del Manuale del direttore, che ora può forse essere meglio definito come “Manuale della comunità”, è stata chiesta dal precedente Capitolo Generale, CG27. Il testo precedente era dal 1986. Il nuovo testo ha cercato di integrare gli apporti di diversi Capitoli Generali, del magistero di almeno tre Papi e di diversi Rettori Maggiori, di molti importanti documenti della Chiesa e della Congregazione, e ha dovuto tenere conto della rivoluzione digitale.

Il processo di revisione ha comportato un questionario per direttori, Ispettori e loro Consigli (con molte risposte elaborate insieme dal gruppo di tutti i direttori di una ispettoria), due seminari internazionali, la stesura di una prima bozza da parte di un gruppo redazionale più ristretto, e diverse fasi di lavoro e redazione di successive bozze, con il coinvolgimento diretto dei membri del Consiglio Generale, fino a giungere al testo definitivo approvato dal Rettor Maggiore e dal Consiglio il 21 aprile 2019.

Conferenza Stampa di presentazione del 28° Capitolo Generale (CG28)

Nella giornata di oggi, 23 gennaio, si è tenuta la Conferenza Stampa di presentazione del 28° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana (CG28) presso la Sede Centrale Salesiana a Roma, alla presenza del Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, del card. Cristóbal López Romero sdb arcivescovo di Rabat, di don Stefano Vanoli, regolatore dei lavori del 28° Capitolo Generale,  e di don Giuseppe Costa sdb, giornalista e già Direttore della Libreria Editrice Vaticana.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma) – Vivere il carisma salesiano con concretezza e realismo, per ottenere sempre il massimo possibile in favore di tutti i giovani del mondo – cristiani, musulmani, induisti, agnostici… – e specialmente di quelli più poveri e privi di risorse. È questo l’impegno che contraddistingue i salesiani da sempre e che vuole essere mantenuto anche in futuro. Lo hanno ribadito oggi, 23 gennaio, il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, e il card. Cristóbal López Romero, SDB, arcivescovo di Rabat, nella conferenza stampa di presentazione del 28° Capitolo Generale della Congregazione Salesiana (CG28).

L’incontro con giornalisti e media, svoltosi presso la Sede Centrale Salesiana a Roma, nell’opera del “Sacro Cuore”, è stato aperto da don Giuseppe Costa, SDB, giornalista e già Direttore della Libreria Editrice Vaticana, il quale in apertura ha presentato i relatori – oltre al Rettor Maggiore e al card. López, anche don Stefano Vanoli, Regolatore del CG28 – e introdotto un breve video con dei dati statistici sulla presenza salesiana nel mondo.

Successivamente ha preso la parola Don Á.F. Artime, che ha spiegato la natura del Capitolo Generale – “una grande assemblea democratica, che raccoglie innumerevoli lingue, culture ed esperienze” – e ne ha sintetizzato i fini: individuare le priorità della Congregazione per il lavoro dei prossimi 6 anni. Con due cardini specifici propri per questo CG28: la sintonizzazione con i giovani in un mondo che cambia a ritmi vertiginosi; e la consapevolezza di lavorare insieme con i laici in questa missione.

Il card. López, da parte sua, ha arricchito il dialogo, forte della sua variegata esperienza: nell’Europa secolarizzata, nella fede popolare dell’America Latina, nei contesti dove il Cristianesimo è netta minoranza, come il Marocco, dove serve attualmente. Proprio la realtà dei salesiani in quel Paese è divenuta il paradigma per illustrare alcune caratteristiche proprie del lavoro salesiano.

“I salesiani sono sempre stati uomini delle frontiere… Siamo stati e siamo più del Sud che del Nord, più degli estremi che dei centri, più del quartiere popolare che del centro della città”.

Citando il celebre motto di Don Bosco – tema della Strenna di quest’anno, “Buoni Cristiani e Onesti Cittadini” – il porporato ha osservato che esso si applica felicemente anche nei contesti a maggioranza musulmana:

“Sono convinto che se Don Bosco fosse oggi nei Paesi musulmani, trasformerebbe il suo famoso slogan dicendo: ‘Onesti Cittadini e Buoni Credenti’. Don Bosco avrebbe assimilato il Concilio Vaticano II e lo avrebbe messo in pratica, evitando il proselitismo (che all’epoca era normale) e impegnandosi nell’ecumenismo e nel dialogo interreligioso”.

Il tutto, ovviamente, senza rinnegare la propria identità, ma anzi valorizzando e dando spessore ad un altro motto propriamente salesiano: “Educare evangelizzando ed evangelizzare educando”.

Anche il Rettor Maggiore, nelle domande libere che sono susseguite, ha ribadito che nella Congregazione l’annuncio esplicito è e resta un punto fermo, nelle realtà in cui esso è possibile ed efficace; ma ha ricordato come la miglior forma di evangelizzazione oggi passi sempre più attraverso la testimonianza di vita che fa sorgere delle domande.

In risposta agli interrogativi dei presenti, Don Á.F. Artime ha anche spiegato perché il CG28 si svolgerà a Valdocco:

“È un ritorno a casa, alle origini, lì c’è Don Bosco. Non è la stessa cosa fare un incontro lì o altrove”;

mentre don Vanoli ha offerto alcuni dettagli sull’assise capitolare, tra cui la novità della presenza di alcuni giovani e laici che parteciperanno, in due diverse settimane, ai lavori del capitolo.

Prima di concludere sono state prese in esame alcune specifiche realtà di servizio, come le presenze in Venezuela o in Africa. In merito alla prima Don Á.F. Artime ha parlato del sostegno concreto – anche economico – che viene offerto dai salesiani non solo alle opere salesiane, ma anche direttamente alle famiglie bisognose; e ha ricordato che, com’è accaduto con l’Ebola in Africa Occidentale o in Siria durante la guerra, “i salesiani nei momenti di difficoltà restano sempre al fianco della popolazione”.

Quanto al contesto africano – dove i salesiani sono presenti in 42 Paesi – dopo aver illustrato diversi esempi di lavoro pastorale ed educativo, ha affermato:

“Noi salesiani non risolviamo i problemi dell’Africa e non possiamo eliminare le disuguaglianze. Ma sicuramente la vita di migliaia di giovani non sarebbe la stessa senza l’educazione salesiana”.

E il card. López ha aggiunto che i Figli di Don Bosco in Africa hanno anche la missione specifica di “dare speranza” a un continente dove i giovani sono, sì, tantissimi, ma spesso si sentono ingabbiati in un futuro privo di opportunità.

In conclusione, il Rettor Maggiore ha condiviso con i giornalisti:

“Quando la Chiesa, la Congregazione fanno qualcosa che non va, quando ci sono errori, sbagli e fragilità, è giusto dirlo. Ma in oltre 100 nazioni ho visto davvero anche quanto bene viene fatto dai salesiani e dalla Chiesa”.

Servizio sul TG2

https://www.facebook.com/MGSdonBoscoalSud/videos/vb.825978574092427/2544787392508026/?type=2&theater

Newsletter di Don Bosco Network dell’edizione di gennaio 2020

Si rendono disponibili di seguito i saluti e gli auguri di Don Guillermo Basañes, Consigliere per le missioni, e di Peter Annegarn, Presidente DBN, in occasione della pubblicazione dell’edizione di gennaio 2020 della Newsletter di DBN – Don Bosco Network.

Don Bosco Network è una federazione mondiale di ONG di impronta salesiana, formalmente iscritta nel 2010 in Italia, la cui visione, missione e azione sono ispirate ai valori e ai principi espressi dal Vangelo, l’Insegnamento della Chiesa cattolica sotto la guida della congregazione salesiana.

Newsletter di Gennaio 2020

Don Guillermo Basañes, Consigliere per le Missioni

Cari amici!
“Che Dio vi benedica!”, “Che il Signore benedica le vostre famiglie!” Con queste o parole simili, Don Bosco (ieri) e il suo successore (oggi), Padre Ángel Fernández Artime, esprimono i loro auguri di Natale per noi. Ma il “problema” è che molto spesso il Signore ha alcuni modi di benedirci e di benedire le nostre famiglie che se non “strani”, sono come minimo assolutamente imprevedibili.

Qualche giorno fa la famiglia di un missionario salesiano in Africa ha fatto visita al Rettor Maggiore e al nostro Consiglio Generale a Roma: Patri, Juani e Juan Carlos, dalla Spagna, le sorelle e il fratello di Padre César Fernández, che è stato uno dei pionieri della presenza salesiana nel Togo, sparato a morte lo scorso 15 febbraio in Burkina Faso. Li avevamo invitati a Roma come segno di gratitudine per dono del loro fratello consacrato e come gesto profondo di consolazione ed incoraggiamento nei loro confronti. La loro esperienza romana e salesiana è stata molto forte e li ha toccati profondamene, in modo speciale l’udienza privata con Papa Francesco. “Il Signore ha Benedetto la nostra famiglia così abbondantemente,”
non cessavano di ripetere, “…ma in una così inaspettata maniera.” Nell’aprire le porte di questo anno 2020, sicuramente supplicheremo di avere la benedizione del Signore. Benedizione su di noi, sulle nostre case, vite e lavoro. Cerchiamo di essere pronti per le sue inaspettate benedizioni. Che senza alcun dubbio sono le migliori!
In Don Bosco,

Peter Annegarn, Presidente DBN

Cari Fratelli e Sorelle in Don Bosco,
Qualche settimana fa ho avuto l’opportunità di partecipare al “Forum delle ONG di ispira-
zione cattolica” a Roma. Sette organizzazioni di Don Bosco erano presenti al Forum di cui l’argomento era “Verso una società più inclusiva”. Sono rimasto colpito durante le sessioni dei gruppi di lavoro dall’idea che siamo tutti impegnati nello stesso viaggio ONG e organizzazioni della società civile fondate sulla fede per il bene della dignità umana e per non lasciare indietro nessuno! Questo è esattamente ciò che Don Bosco ci chiede a nome dei giovani vulnerabili dei nostri paesi. E, come era solito dire, “da solo non posso farlo!”. Un altro appuntamento importante è stato l’Energy Forever Conference, organizzato dal Dipartimento delle Missioni a cui anche il DBN ha preso parte.

Vorrei citare una frase della Dichiarazione finale: “Il Sistema preventivo integrale all’approccio educativo salesiano riunisce quattro dimensioni: educativa, religiosa, culturale e professionale. L’ecologia e la cura della nostra casa comune sono parti costitutive di questo approccio con il suo obiettivo di crescita e sviluppo umani olistici “. Quest’anno è un anno molto importante, con il XXVIII Capitolo Generale della Congregazione Salesiana, a Torino. Il titolo di questo CG a me sembra molto profetico: “Che tipo di salesiani per i giovani di oggi?” Considerando l’inclusione – che è piuttosto diversa dall’integrazione – vorrei esprimere il nostro augurio per il 2020 di raggiungere una migliore unità e partenariati fraterni, con tutti i partner del DBN, i membri del DBN, gli Uffici Missioni, le FMA, gli SDB, i PDO …
In attesa di continuare il nostro viaggio insieme quest’anno.
Cordiali saluti,

JUMPERS: Scommettiamo insieme sul tuo futuro

LAGS per il territorio presenta il progetto JUMPERS, un percorso per avvicinare i giovani al mondo del lavoro sviluppando le proprie abilità, grazie ad una alleanza educativa che ha come obiettivo quello di  favorire lo sviluppo di competenze tecniche e abilità sociali, utili per la vita dei ragazzi.

Sintesi del progetto

L’idea è quella di offrire un “accompagnamento dedicato” ed una “seconda opportunità” ai ragazzi ampliando “gli spazi e i tempi per l’apprendimento“, grazie ad una “alleanza educativa” tra operatori sociali, insegnanti, formatori, animatori volontari e tutor aziendali, per favorire lo sviluppo di competenze tecniche e abilità sociali, utili nel lavoro e necessarie per la vita: ricostruzione delle competenze (ciò che so/so fare o no), ascolto del percorso di vita , apprendimento in situazioni protette ma non simulate, occasioni creative, patto educativo che coinvolge ogni ragazzo e almeno un genitore o adulto di riferimento, relazione educativa tutoriale, realizzazione di percorsi di apprendimento destrutturati e flessibili di avvicinamento al mondo del lavoro.

Specifiche del progetto

La metodologia adottata prevede una presa in carico educativa integrata e personalizzata incentrata sull’imparare facendo (ispirato al modello didattico del FaBLab e già immaginato da Don Bosco) attraverso l’attivazione di processi di apprendimento esperienziale e di processi educativi di tipo induttivo.

L’idea di fondo è quella di sperimentare modalità interattive e non convenzionali per integrare fra loro formazione, didattica, orientamento, aggregazione, attività culturali valorizzando le competenze trasversali dei ragazzi (in linea con la nuova Raccomandazione del Consiglio UE relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente), facendo emergere le loro aspirazioni, e invitandoli a sperimentare in azione le proprie attitudini in vista di una possibile esperienza lavorativa.

In tale cornice si inseriranno delle proposte che adotteranno metodologie di lavoro specifiche quali:

  • il SCT – Teatro Sociale e di Comunità che utilizza molteplici linguaggi creativi (danza, musica, canto, uso di oggetti creativi, recitazione, narrazione) per favorire l’espressione di sé, la creazione di un’identità di gruppo, l’esplorazione creativa;
  • IUSTO – Istituto Universitario Salesiano Torino Rebaudengo utilizzerà lo Psychological Capital Training quale strumento  (formativo, orientativi, psicologici) per la misurazione e il rinforzo delle capacità e delle risorse personali centrali per la costruzione di una progettualità personale e professionale.
  • CNOS-FAP – Quale canale per l’orientamento sia formativo che per l’inserimento nel mondo del lavoro

La Stampa – L’eterna giovinezza delle sale parrocchiali

L’eterna giovinezza dei cinema cattolici, oggi indicati come “sale parrocchiali“, sono ancora un importante punto di aggregazione nel territorio piemontese, oltre i nuovi multiplex. In Piemonte se ne contano infatti ancora 45, tra i quali quelli nati nell’ambito salesiano, come il Cinema Teatro Monterosa, il Don Bosco di Rivoli e la Sala della Comunità di Cuneo.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data 19 gennaio 2020 su “La Stampa”.

All’inizio degli Anni 60 un cinema su tre era cattolico: i sopravvissuti ora sono nel circuito di prima visione

TORINO. Una volta li chiamavamo cinema parrocchiali. Oggi sono le sale della comunità, ma la sostanza non cambia. Fedeli allo slogan «uno schermo per ogni campanile», dal dopoguerra hanno accompagnato l’alfabetizzazione di un paese che rinasceva. Nel 1949, quando si forma l’Acec, l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema che le rappresenta, le sale parrocchiali in Italia sono più di 3000, nel 1953 diventano 4000, nel 1955 crescono a 5500.

In Piemonte all’inizio degli anni Sessanta un cinema su tre è cattolico. Se ne contano 413, di cui 90 solo nella diocesi di Torino. Quasi tutte sono sale oggi dimenticate. C’era il cinema del Collegio degli Artigianelli in corso Palestro e dell’Oratorio Casermette di Borgo San Paolo, della parrocchia di San Secondo e persino dell’Ospedale delle Molinette. Ogni piccolo spazio viene adibito a sala di proiezione. Come al santuario di Santa Maria di Piazza (dietro via Barbaroux), in cui una stanzetta di una trentina di metri quadri diventa cinema grazie a qualche panca di legno e a un telo tirato contro il muro.

Quell’epoca Claudio Munari l’ha vissuta in prima persona. Ha 78 anni, di cui sessanta passati nei cinema cattolici, prima come gestore del Cravesana (la sala dei Santi Angeli Custodi) e dal 1997 come segretario generale dell’Acec Piemonte e Valle d’Aosta. «Ai tempi d’oro i film arrivavano da noi a cinque anni di distanza dalla loro uscita in prima visione, però le nostre sale erano sempre piene. È stato in un cinema parrocchiale (il San Felice) che è nato il primo cineforum torinese, il Movie Club, da cui è transitata una generazione di futuri critici cinematografici, da Alberto Barbera a Sergio Toffetti. E sempre le nostre sale sono state le prime a presentare rassegne di film in lingua originale inglese, come lo Stand In e il View Point».

Oggi i cinema cattolici in Piemonte sono rimasti 45, di cui solo 4 a Torino: Agnelli, Baretti, Esedra e Monterosa. Paradossalmente, però, sono state proprio le sale della comunità a reggere meglio la crisi e lo switch off del 2014, con il passaggio alle proiezioni digitali. «In regione hanno chiuso solo il Cuore e il Piccolo Valdocco a Torino e Saluggia nel cuneese. Sono stati gli unici che non sono riusciti a far fronte alle spese di ammodernamento. Le altre sale invece ce l’hanno fatta, attingendo ai finanziamenti pubblici e appoggiandosi ai gruppi di volontari che le gestiscono. Il digitale sembrava la fine di tutto, in realtà non è stato così».

Molti meno ma molto più agguerriti, i cinema cattolici sono entrati quasi ovunque a far parte del circuito di prima visione. Non è un caso che il presidente dell’Anica Francesco Rutelli non più tardi dell’altro ieri li abbia pubblicamente ringraziati per il loro contributo all’industria e che Papa Francesco il 7 dicembre scorso abbia ricevuto in Vaticano i rappresentanti delle varie delegazioni regionali dell’Acec, in udienza privata. «In questi anni mordi e fuggi, conclude Munari, le nostre sale sono gli ultimi punti rimasti di aggregazione cinematografica. Certo, i tempi in cui si andava nella sala parrocchiale per guardare tutti insieme “Lascia o raddoppia?” non torneranno più, però oggi c’è una parte del pubblico dei più giovani e delle famiglie che preferisce le mono-sale ai multiplex. E la maggior parte di quelle rimaste, sia in Piemonte sia nel resto d’Italia, sono cattoliche».

Conferenza Stampa CG – I Salesiani nel mondo alle soglie del 28° Capitolo Generale

La mattina di giovedì 23 gennaio, presso la Sede Centrale Salesiana di Roma, si terrà la Conferenza Stampa in preparazione al 28° Capitolo Generale a cura dei Salesiani di Don Bosco, i quali illustreranno le diverse realtà in cui operano in tutto il mondo e gli obiettivi del Capitolo Generale della Congregazione.

Si riporta di seguito l’articolo pubblicato in data odierna dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

(ANS – Roma) – In vista del 28° Capitolo Generale (CG28) della Congregazione, i Salesiani di Don Bosco convocano una Conferenza Stampa per illustrare le diverse realtà in cui operano in tutto il mondo e quali sono i punti di forza e le sfide, le nuove opportunità e i rischi per la Congregazione nell’odierno contesto sociale ed ecclesiale. L’appuntamento avrà luogo al mattino di giovedì 23 gennaio (ore 11:00), presso la Sede Centrale Salesiana, nell’opera “Sacro Cuore” di Roma.

Don Ángel Fernández Artime, SDB, Rettor Maggiore della Congregazione Salesiana, parlerà a tutto tondo su cosa fanno i missionari salesiani nelle varie parti del mondo e nei diversi contesti religiosi, sociali e culturali.

Ad affiancarlo ci sarà anche il cardinale salesiano Cristóbal López Romero, arcivescovo di Rabat (Marocco), che potrà offrire il suo sguardo e la sue conoscenze specifiche sull’operato dei figli di Don Bosco nel contesto musulmano, oltre che in America Latina, dove ha servito come missionario, e in Spagna, Paese di cui è originario.

Nell’occasione verranno illustrati anche gli obiettivi e le aspettative del 28° Capitolo Generale della Congregazione, in programma a Torino dal 16 febbraio al 4 aprile 2020, sul tema: “Quali salesiani per i giovani di oggi?”. Per questo sarà presente anche don Stefano Vanoli, nominato Regolatore del CG28.

A moderare la Conferenza Stampa sarà don Giuseppe Costa, salesiano, giornalista, già Direttore della Libreria Editrice Vaticana (LEV).

Coloro che volessero ricevere ulteriori informazioni o accreditarsi possono ancora farlo scrivendo a: ans@infoans.org

GSFS 2020 – 4° Giorno: Incontro conclusivo

“SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ, COME IN CIELO COSÌ IN TERRA”
(MT 6,10)

Buoni Cristiani e Onesti Cittadini

Si avvia la quarta giornata del GSFS 2020 con la Celebrazione eucaristica presieduta dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, presso la Basilica di Maria Ausiliatrice.

A seguire, l’incontro conclusivo in teatro per la condivisione dei lavori di gruppo, i ringraziamenti e i saluti finali.

  1. Continuare a crescere come la Famiglia di Don Bosco;
  2. Mettere in atto nelle diverse realtà e con i propri tratti caratteristici la “politica del Padre Nostro”;
  3. Dare visibilità al bene che si compie.

Questi sono i tre messaggi conclusivi che il Rettor Maggiore ha in quest’ultima giornata dal palco del teatro di Valdocco, a conclusione delle XXXVIII Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana.

Durante i lavori di gruppo in queste giornate, sono state portate alla luce le necessità individuate per vivere tutti insieme la “politica del Padre Nostro”: trovare il giusto equilibrio tra spiritualità e impegno, tra buon cristiano e onesto cittadino; dare risposte concrete alle necessità attuali dei giovani; dare testimonianza come credenti credibili; lavorare in unità, nelle comunità, così come nei gruppi della Famiglia Salesiana.

GSFS 2020 – 3° Giorno: Onesti cittadini con spirito salesiano in quest’oggi

“SIA FATTA LA TUA VOLONTÀ, COME IN CIELO COSÌ IN TERRA”
(MT 6,10)

Buoni Cristiani e Onesti Cittadini

 

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Si avvia la terza giornata del GSFS 2020 con la preghiera.

La mattinata è poi proseguita con la tavola rotonda sul tema “Onesti cittadini/e con spirito salesiano in quest’oggi” con Emma Ciccarelli, salesiana cooperatrice, Joaquín Martín Calleja, coordinatore dell’accompagnamento delle scuole salesiane in Andalusia e nelle Canarie, Jorge Santos ex allievo di Lisbona, Nico Lotta, salesiano cooperatore dell’Ispettoria della Sicilia e Presidente del VIS.

Emma Ciccarelli, salesiana cooperatrice dal 1991. Ha ricoperto vari incarichi nella famiglia salesiana e attualmente è vicepresidente nazionale del Forum delle Associazioni Familiari e rappresenta le famiglie all’interno della Consulta Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana:

Io ho fatto scienze politiche a suo tempo e vivo la cittadinanza attiva in modo particolare sia all’interno della famiglia salesiana, sia nei miei incarichi di responsabilità, sia adesso. 

La fede va incarnata. Il Natale che abbiamo appena vissuto insieme ci dice di un Gesù che scende sulla terra e che si fa uomo e che vive le problematiche dell’umano. Le problematiche del quotidiano ci appartengono tutte. Non siamo solo abitatori del cielo ma di questa terra in cui ogni persona ha dei bisogni. Mettersi in ascolto di questi bisogni, rispondere non solo con la vicinanza ma anche costruendo una società più giusta, credo che è un nostro imperativo come salesiani perché veniamo da un mandato che ci ha lasciato don Bosco che è quello di una carità apostolica e incarnare l’amore per i giovani in opere concrete.

Joaquín Martín Calleja, coordinatore dell’accompagnamento delle scuole salesiane in Andalusia e nelle Canarie:

Ho vissuto come onesto cittadino nella scuola, dove vivo il mio progetto di vita come salesiano. Per me la scuola è un luogo di incontro per i giovani ed è un’opportunità grandissima per prendersi cura del maggior numero dei giovani, che hanno voglia di impegnarsi. Una piattaforma di salvezza integrale della persona. È fondamentale considerare la persona in modo integrale. 

Jorge Santos ex allievo di Lisbona:

Io penso che oggi dobbiamo avere un’educazione più forte nella partecipazione attiva dei giovani, nel governo dei Paesi, nel Parlamento e nelle strutture governative. Oggi mancano leader cristiani in Europa. Partecipiamo molto poco nelle strutture governative dell’Europa. 

Nico Lotta è salesiano cooperatore dell’Ispettoria della Sicilia e Presidente del VIS:

Quando educhiamo da che parte stiamo? Vorrei condividere con voi da parte stiamo di fronte a un fenomeno epocale e strutturale della migrazione, soprattutto rispetto ai giovani vittima del traffico di esseri umani. La nostra congregazione, la nostra famiglia salesiana, come ci ricorda don Angel è profondamente legata al fenomeno migratorio. Don Bosco stesso è un migrante che inizia la sua opera con ragazzi migranti, invia i primi missionari al servizio dei migranti in Italia e ancora in tante parte del mondo si continua questo servizio con questo spirito, pienamente inseriti nel carisma salesiano. La sfida degli onesti cittadini la dobbiamo vivere insieme. 

Successivamente, hanno preso parte alle testimonianze le Ex Allieve di Maria Ausiliatrice della provincia di Cuneo.

Questo pomeriggio la giornata proseguirà con la visita guidata alla città di Torino, alla scoperta delle radici del carisma dei santi sociali che hanno dato testimonianza in questo territorio.

Alle 17:30 i partecipanti si ritroveranno a Valdocco per la condivisione per gruppi di appartenenza con a seguire la cena e la Festa in famiglia nella serata.