Giornata Internazionale della Donna – Un ricettario realizzato dalla “Casa delle Donne”

In prossimità di venerdì 8 marzo, la Giornata Internazionale della Donnagiornata che ricorre ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in quasi tutte le parti del mondo – pubblichiamo il Comunicato Stampa proveniente dalla Federazione SCS CNOS – Salesiani per il Sociale – che riporta un’iniziativa di Messina, nata proprio da quattro donne vittime di violenza, rinate grazie alla passione per la cucina.

Buona lettura!

(Roma, 06 marzo 2019) – In occasione della Giornata Internazionale della Donna, Salesiani per il Sociale insieme alla “Casa delle Donne” di Messina presenta “Il menu di Mamma Margherita”, un ricettario realizzato da quattro donne vittime di violenza, rinate grazie alla passione per la cucina. Un menù ricco di piatti e ingredienti tipici della tradizione siciliana, dall’antipasto al dessert, alternati dalle storie di chi li ha cucinati.

Il ricettario si ispira a Margherita Occhiena, mamma di Don Bosco e cuoca dei tanti ragazzi che con generosità accoglieva in casa.

«È un tributo a lei e a tutte le mamme che si prendono cura dei propri figli anche cucinando un “buon pasto”» afferma Don Giovanni D’Andrea, presidente di Salesiani per il Sociale.

«È anche un modo per essere solidali con le ragazze accolte presso la “Casa delle Donne” di Messina che Salesiani per il Sociale sostiene nelle sue attività rivolte a vittime di violenza o con gravi difficoltà familiari. Sono state proprio alcune delle ospiti della struttura a scrivere questo ricettario, esprimendo con un intero menu, la loro voglia di vivere e di rialzarsi».

Cucinare un buon piatto non vuol dire solo nutrirsi ma anche compiere un gesto di accoglienza, di attenzione verso l’altro, di generosità. A ribadirlo, nella prefazione, è Don Andrea Ciucci autore di numerosi volumi su cibo e spiritualità:

«Chi ama genera vita, la custodisce, l’alimenta, fino al dono di sé. Perché quando una donna e un uomo scoprono di attendere un bambino, istantaneamente maturano un pensiero tanto folle quanto decisivo per la loro esistenza: sanno di essere pronti a morire per lui. In quel sugo carico di grassi o in quella torta che straborda di crema ritroviamo questa esagerata buona notizia: qualcuno mi nutre, ha a cuore la mia vita, è pronto a sostenerla fino a perdere la sua».

L’ebook è scaricabile gratuitamente cliccando qui:

Paola, Sabrina, Sara, Miriam sono le ragazze che hanno cucinato “Il menù di Mamma Margherita”. Ci hanno anche raccontato un po’ delle loro storie, accomunate da violenza, abbandono e solitudine. È, purtroppo, la condizione di molte donne che ancora oggi nel nostro Paese subiscono maltrattamenti fuori e dentro la famiglia, vengono sfruttate o lasciate sole con i propri figli.

A Messina, dal 2004, il CIRS Onlus (Comitato Italiano Reinserimento Sociale), socio di Salesiani per il Sociale, ha avviato un progetto dedicato interamente a loro: grazie ad un contributo regionale è così nata la “Casa delle Donne” di Messina. Un luogo sicuro e protetto dove queste giovani possono essere assistite (supporto psicologico, legale, medico) e soprattutto dove far crescere in serenità i propri figli (la maggior parte sono ragazze madri). Un importante punto di riferimento per una provincia, tra le più povere in Italia con alti livelli di disoccupazione e una grave carenza di servizi dedicati alle persone con fragilità.

Non solo accoglienza ma anche formazione e inserimento lavorativo. Grazie alla donazione di una cucina industriale, in questi anni le donne ospiti hanno avviato un servizio di Catering per feste di compleanno, eventi pubblici o semplici cene, un’ulteriore possibilità per rendersi autonome anche nella propria gestione economica.

Nel 2017 la regione Sicilia, oltre a tagliare fondi per associazioni e centri anti-violenza chiede di vendere lo stabile gestito dal CIRS per poter fare cassa, mettendo a rischio l’accoglienza di queste donne. Mirella, responsabile della struttura, Elga e le altre volontarie decidono allora di mobilitarsi e lanciano la campagna #1CASAPERILCIRS con l’obiettivo di acquistare lo stabile conservando la destinazione d’uso. La solidarietà di singoli cittadini e famiglie non è mancata anche se il percorso è ancora lungo e faticoso. Non sempre si riesce a far fronte alle spese di gestione della struttura e, nel frattempo, le richieste da parte dei servizi sociali continuano ad arrivare.

Noi “Salesiani per il Sociale” vogliamo stare accanto alla “Casa delle Donne” di Messina convinti che alla sofferenza e solitudine di queste giovani donne debba essere data una risposta.

Chi sono i “Salesiani per il Sociale”

Salesiani per il Sociale è un’associazione non profit nata nel 1993, voluta e guidata da Salesiani d’Italia per continuare l’opera di San Giovanni Bosco avviata oltre 150 anni fa: “Dare di più ai bambini, ragazzi e giovani che dalla vita hanno avuto di meno!”. Crediamo nell’accoglienza, nell’accompagnamento, nell’educazione, nell’importanza dell’inclusione sociale dei giovani che vivono in condizioni di difficoltà e marginalità.

CUORGNE’ – Il vescovo di Ivrea per la celebrazione di Callisto Caravario

Si riporta la notizia proveniente dalla redazione de “Il Quotidiano del Canavese”, con il racconto della giornata di domenica 4 marzo in cui si è svolta la Solenne celebrazione, nella parrocchia di San Dalmazzo a Cuorgnè, in onore del Santo Salesiano cuorgnatese: Callisto Caravario. Messa celebrata dal Vescovo di Ivreamonsignor Edoardo Cerrato.

Solenne celebrazione, domenica mattina, nella parrocchia di San Dalmazzo a Cuorgnè in onore del Santo Salesiano cuorgnatese Callisto Caravario. A presiedere la celebrazione il vescovo di Ivrea, monsignor Edoardo Cerrato, il rettore dell’Istituto Cagliero d’Ivrea e dell’Istituto di San Benigno Canavese, oltre al Parroco di Cuorgnè don Ilario Rege.

Presenti numerosi ex allievi salesiani e i membri della Compagnia di San Callisto Caravario. Prima uscita ufficiale del sindaco dei ragazzi del Comune di Cuorgnè, Alessia Giachino. Alla funzione hanno presenziato il comandante della stazione dei carabinieri, Giovanni Bertoneri, il comandante della Polizia Municipale, Linuccia Amore, oltre al sindaco Beppe Pezzetto, gli assessori Leto, Pieruccini, Giacoma Rosa e il consigliere delegato Vanni Crisapulli.

Callisto Caravario, nato a Cuorgnè il 18 giugno 1903, è stato un sacerdote salesiano, ucciso in Cina dai pirati, ed è venerato come santo e martire dalla chiesa cattolica. Callisto fu ordinato sacerdote nel 1929, a 26 anni non ancora compiuti.
Il 25 febbraio 1930 don Callisto stava accompagnando monsignor Versiglia in visita pastorale nella missione del distretto di Lin Chow, assieme a due giovani maestri, le loro sorelle e una catechista. La loro imbarcazione fu assalita da pirati che volevano denaro per lasciarli passare. Quando i pirati minacciarono di rapire le giovani donne, monsignor Versiglia e don Caravario offrirono la loro vita per salvare le ragazze. I banditi li fucilarono in un bosco.

Patentino fitosanitario: CNOS-FAP Valle d’Aosta

Si pubblica un comunicato proveniente dal sito ufficiale della Regione Valle d’Aosta inerente all’avvio dei corsi per il rilascio/rinnovo del Patentino fitosanitario organizzati da CNOS/FAP Valle d’Aosta:

Si avvisano gli interessati che sono aperte le iscrizioni ai corsi per il rilascio/rinnovo del patentino fitosanitario organizzati da CNOS/FAP Valle d’Aosta Don Bosco.

I corsi sono aperti:

  1. A chi intende dotarsi per la prima volta di certificato di abilitazione all’acquisto e utilizzo di prodotti fitosanitari ad uso professionale (ex patentino fitosanitario). In questo caso gli interessati devono iscriversi al corso di base e sostenere un esame finale scritto;
  2. A chi è già in possesso di patentino fitosanitario scaduto e vuole ottenere il nuovo certificato di abilitazione all’acquisto e utilizzo di prodotti fitosanitari ad uso professionale. In questo caso gli interessati devono iscriversi a un corso diaggiornamento e il patentino sarà rinnovato senza necessità di sostenere una verifica finale.

I corsi sono a pagamento. Requisito di accesso: conseguimento della maggiore età. Il calendario prevede due corsi di rinnovo e un corso di base nelle sedi, con gli orari i costi di seguito riportati:

CORSO AGGIORNAMENTO 1 – Sede CHÂTILLON – Via Tornafol, 1

Costo 170 euro (IVA compresa).

  • Durata complessiva: 12 ore;
  • Giovedì 21 marzo – 17:00- 21:00;
  • Venerdì 22 marzo – 17:00-21:00;
  • Martedì 26 marzo – 17:00-21:00.

CORSO DI AGGIORNAMENTO 2 – Sede AOSTA – Via Saint Martin de Corléans, 183/185

Costo 170 euro (IVA compresa).

  • Durata complessiva: 12 ore;
  • Mercoledì 27 marzo – 17:00-21:00;
  • Giovedì 28 marzo – 17:00-21:00;
  • Martedì 2 aprile – 17:00:2100.

CORSO DI BASE 1 – sede: AOSTA -Via Saint Martin de Corléans, 183/185

Costo 200 euro (IVA compresa).

  • Durata complessiva: 20 ore;
  • Giovedì 4 aprile – 17:00-21:00;
  • Venerdì 5 aprile – 18:00-21:00;
  • Giovedì 11 aprile – 17:00- 20:00;
  • Venerdì 12 aprile – 17:00-21:00;
  • Giovedì 18 aprile – 17:00-20:00;
  • Venerdì 19 aprile – 17:00-20:00.

Le iscrizioni ai corsi si raccolgono presso:

  • CNOS/FAP Valle d’Aosta – Don Bosco Via Tornafol, 1 – Châtillon
  • Telefono: 0166 -56382. 

Oppure, solo su appuntamento, nella sede di Aosta in via Saint Martin de Corléans, 183/185.

A conclusione del corso, gli interessati che avranno frequentato almeno il 75% delle ore di lezione dovranno presentare una domanda (in bollo da 16 euro) alla Struttura produzioni vegetali, sistemi di qualità e servizi fitosanitari dell’Assessorato Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni culturali al fine di accedere all’esame di verifica (solo per chi segue il corso base per il primo rilascio) o al fine di ottenere il rinnovo patentino fitosanitario (solo per chi segue il corso di aggiornamento). La relativa modulistica sarà distribuita alla prima lezione di ciascun corso. Alla domanda di cui sopra dovrà essere allegata un’ulteriore marca da bollo da 16 euro e una fotografia formato tessera che sarà apposta sul tesserino che verrà rilasciato.

SANZIONI:

L’acquisto e l’utilizzo di fitofarmaci ad uso professionale a persone prive di patentino fitosanitario è sanzionato a norma di legge (articolo 24, comma 1 del d. lgs. 150/2012).

Per maggiori informazioni:

  • Responsabile tecnico – Remo Rosset: 0165.275391;
  • Ispettore fitosanitario – Rita Bonfanti: 0165.275405;
  • Segreteria fitosanitario: 0165.275401 0231.

Fonte: Assessorato del Turismo, Sport, Commercio, Agricoltura e Beni Culturali – Ufficio stampa Regione Autonoma Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste.

Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana – Cagliero 11, marzo 2019

Si rendono disponibili qui in allegato degli spunti di riflessione “missionari”:

  • Cagliero 11, il Bolletino mensile della comunità Salesiana nell’ambito dell’Animazione Missionaria. In occasione dell’imminente quaresima, all’interno saranno presenti spunti di preghiera ed una serie di notizie provenienti dal mondo missionario.

  • Il commento dell’Arcivescovo di Rabat, monsignor Cristobal Lopez Romero, riguardo il testo firmato ad Abu Dhabi Articolo proveniente da “La Stampa” a cura di Cristina Uguccioni.

 

LAS Roma – Ottavo volume dell’Epistolario di Don Bosco

 

 

(ANS – Roma) – Da pochi giorni è disponibile presso l’editrice LAS di Roma l’ottavo volume dell’Epistolario di Don Bosco in edizione critica, curato dal Direttore emerito dell’Istituto Storico Salesiano, don Francesco Motto. Raccoglie 394 lettere del biennio 1882-1883, molte delle quali inedite – con tutte le ovvie conseguenze per una miglior conoscenza della vicenda umana e spirituale del santo.

I destinatari delle lettere sono, come al solito, diversissimi per estrazione sociale, ruoli esercitati nella società e nella Chiesa, condizioni di vita, età, interessi, nazionalità, luoghi di residenza, lingua… Complessivamente il 45% delle lettere è rivolto ai benefattori, poco meno del 40% è quello delle missive indirizzate ad esponenti del clero. I soggetti trattati, numerosissimi, sono facilmente individuabili attraverso la serie degli indici finali.

Il volume si differenzia da quelli precedenti per alcune particolarità. Anzitutto per il fatto che un buon 25% delle lettere sono in lingua francese: un francese invero più “parlato” che scritto, di “sapore” italiano più che d’Oltralpe. In secondo luogo il destinatario con maggiori lettere non è il Papa, né un vescovo, ma una quarantenne benefattrice francese Claire Louvet, che da questo momento intreccia con Don Bosco un fitto carteggio di indole spirituale, continuato praticamente fino alla morte del santo. Infine si tratta di un corpus di lettere di cui oltre la metà scritte lontano da Torino-Valdocco. In effetti lungo il biennio considerato Don Bosco è stato “fuori casa” complessivamente un anno intero, di cui 6 mesi in Francia.

Bastano questi pochi dati per rendersi conto del valore storico-biografico-spirituale di tale corrispondenza. Il filo rosso che collega fra loro le singole lettere è la quotidianità della vita di Don Bosco, intessuta di grandi eventi (i lunghi viaggi, il trionfo di Parigi, la folta spedizione missionaria, la fondazione di nuove case, l’impresa patagonica, le prime nomine vescovili salesiane, la sofferta chiusura delle aspre vertenze con mons. Gastaldi…), ma anche e soprattutto la mole di impegni di ogni giorno: gli appuntamenti comunitari e le udienze private, lo studio e le letture, le visite a famiglie di benefattori e benefattrici, la redazione di appelli alla beneficienza, il disbrigo della folta corrispondenza.

Quello che emerge dalle lettere del biennio qui considerato è un Don Bosco a tutto campo che, benché ormai fisicamente fragile, dà tutto se stesso per mantenere vitale e consolidare la congregazione da lui fondata. Essa ormai cammina sulle proprie gambe, ma Don Bosco anche da lontano ne rimane al vertice, punto di riferimento indispensabile per suoi maggiori problemi, procuratore irrinunciabile di risorse economiche essenziali all’inarrestabile suo sviluppo, battagliero difensore delle proprie convinzioni, vigile “padre e maestro” di giovani, di confratelli, di corrispondenti. Non è certo l’“ombra di se stesso” come è stato detto; lo sarà solo successivamente e in effetti lo si vedrà nei prossimi due volumi.

 

Don Ángel Fernández Artime – “Cari confratelli”

Si evidenzia l’articolo proveniente da ANS, che riporta le parole del Rettor Maggiore dei salesiani – Don Ángel Fernández Artime – per la rubrica trimestrale dal titolo: “Cari Confratelli”.

Guarda il video qui sotto:

(ANS – Roma) – È disponibile in rete a partire da oggi, giovedì 28 febbraio, l’ultimo video registrato dal Rettor Maggiore per la rubrica trimestrale “Cari Confratelli”. Realizzato durante la Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Panama, è un caloroso appello ai salesiani a vivere, sull’esempio di Don Bosco, nella totale dedizione ai giovani.

Parlando dalla Basilica di Don Bosco a Città di Panama, proprio davanti all’urna contenente una reliquia insigne del Santo dei Giovani, Don Ángel Fernández Artime osserva la bellezza dello spettacolo giovanile in scena in quei giorni con la GMG:

“Che opportunità meravigliosa che abbiamo! Perché i nostri giovani, pur ciascuno con le sue difficoltà, continuano ad esserci vicino, continuano ad avere bisogno di noi”.

Per questo, secondo le esigenze di ciascun ragazzo e ragazza, alle volte intervenendo come un amico, altre volte come un fratello maggiore, altre ancora come un padre, ciascun salesiano è invitato dal Successore di Don Bosco “a trasformare in realtà i sogni di Dio per i nostri giovani… a percorrere, in modo molto semplice, un cammino di santità salesiana che si realizza nel quotidiano”.

Il video “Cari Confratelli” è disponibile su ANSChannel, nelle due versioni originali in italiano e spagnolo, e sottotitolato in inglese, francese, portoghese e polacco.

Come solito, nelle prossime settimane verranno resi disponibili anche i video sottotitolati in numerose altre lingue parlate nella Congregazione.

 

Accordato il riconoscimento dei titoli di studi dell’Educazione Universitaria

Si pubblica una notizia proveniente alla redazione di ANSAgenzia iNfo Salesiana – che tratta del recente accordo fra lo Stato Italiano e la Santa Sede sul riconoscimento dei titoli di studi dell’Educazione Universitaria:

(ANS – Città del Vaticano) – Per gli allievi delle università pontificie, tra cui l’Università Pontificia Salesiana (UPS), si tratta certamente di una bella notizia: è stato firmato nei giorni scorsi un accordo fra lo Stato Italiano (Ministero per l’Istruzione l’Università e la Ricerca – MIUR) e la Santa Sede (Congregazione per l’Educazione Cattolica – CEC) sul riconoscimento dei titoli di studi dell’Educazione Universitaria. A beneficiarne saranno gli allievi di tutti i centri educativi, perché potranno compiere i loro studi nei centri pontifici o in quelli italiani, sapendo di poter godere delle medesime garanzie.

L’accordo – ha spiegato in una nota il MIUR – prevede il riconoscimento di tutti i titoli universitari rilasciati dalla Santa Sede, così come avviene per qualsiasi altro Stato sovrano. La procedura si svolgerà materialmente attraverso gli Atenei, che valuteranno i titoli e provvederanno al loro riconoscimento.

Fino a oggi, secondo quanto previsto dalla revisione del Concordato tra Repubblica Italiana e Santa Sede del 1984, venivano pienamente riconosciuti, tramite un apposito Decreto del MIUR, i soli titoli di “Teologia e Sacra scrittura”. Gli altri titoli rilasciati dalle Istituzioni universitarie della Santa Sede sul territorio nazionale italiano non avevano un riconoscimento uniforme, ma erano valutabili alla stregua di tutti gli altri titoli esteri.

L’intesa è figlia della “Convenzione sul riconoscimento dei titoli di studio relativi all’insegnamento superiore nella regione europea” (Convenzione di Lisbona) e dello “Spazio Europeo dell’Educazione Superiore” (EHEA), cui la Santa Sede ha aderito dal 2003.

In virtù della Convenzione di Lisbona, ratificata sia dalla Santa Sede che dall’Italia, infatti, viene stabilito l’obbligo delle parti contraenti di pervenire al riconoscimento delle qualifiche che danno accesso all’insegnamento superiore negli stati firmatari:

“Questo è stato il passaggio fondamentale che ha aperto la strada allo studio di un nuovo Accordo giunto in porto in questi giorni. Rimane in vita l’equipollenza dei titoli per la Teologia e la Sacra Scrittura, mentre si apre la possibilità di riconoscere gli altri titoli” – ha sintetizzato mons. Angelo Vincenzo Zani, Segretario della CEC.

“Sono particolarmente felice della firma di questo accordo… Come è evidente, si tratta di un accordo che favorisce innanzitutto gli studenti” – ha aggiunto il cardinale Giuseppe Versaldi, Prefetto della CEC.

“Siamo molto orgogliosi del risultato raggiunto – ha detto da parte sua il titolare del MIUR, il ministro Bussetti –.

Si tratta di un accordo molto atteso, storico”.

 

Intervista a Steve Della Casa

In occasione della ventesima edizione del Sottodiciotto Film Festival & Campus, che si svolgerà a Torino dal 15 al 22 marzo, e della nascita della Collaborazione con Missioni don Bosco, abbiamo avuto il piacere di poter intervistare Steve Della Casadirettore artistico del Festival, che ha raccontato la nascita di questa collaborazione, i temi principali che saranno affrontati al Festival e l’importante presenza di Don Bosco.

Buona lettura!

Tema e significato del Sottodiciotto Film Festival?

Il tema è un gioco di parole con una frase in inglese: “Me, Myself and I”. Parliamo cioè di autorappresentazione, che ha trovato nuova forza e nuova vitalità proprio attraverso i selfie. Ma c’è una costante nella storia del cinema perché molto spesso i registi hanno fatto in maniera di raccontare anche se stessi in quello che proponevano agli spettatori. Insomma l’autorappresentazione è un qualcosa che va pari passo con la storia del cinema. Qui l’abbiamo ripercorsa in lungo e in largo insieme anche alla storia del fumetto, perché è sempre un’educazione visiva importante. 

Abbiamo cercato di prendere sia gli aspetti spettacolari sia quelli più didattici perché il Festival ha questa doppia natura di rivolgersi sia ad un pubblico di appassionati di cinema ma soprattutto ad un pubblico di studenti delle scuole medie inferiori, superiori ed universitari.
Da qui il suo nome Sottodiciotto Film Festival Campus.

Parlando della partecipazione di Missioni don Bosco al Festival, qual’è secondo te il contributo che può e deve dare?

La collaborazione con Don Bosco è fondamentale per noi. Perché in qualche modo riconosce una specie di continuità storica nell’attenzione che la città di Torino in particolare ha dato ai giovani sapendola anche poi esportare in tutto il mondo, cosa che ha appunto fatto l’opera don Bosco. 

Il rapporto con le “creature” di don Bosco tra salesiani e cinema è un rapporto articolato, ci sono sempre stati i cineforum giovanili salesiani, ne so qualcosa perché mi sono formato li! E poi c’è un attento dialogo con il cinema come per esempio nel primo film della Lux, che è la casa di produzione formata e fondata da Guarino, il mio primo film che avevo prodotto  si chiamava proprio “Don Bosco” con la regia di Goffredo Alessandrini, anno 35, unico film fatto a Torino, poi la Lux fu spostata a Roma. Abbastanza significativo che abbiano incominciato questa grande carriera, è la casa di produzione più importante d’Italia,  proprio da un film su Don Bosco.

Una collaborazione con una entità che è molto attenta a tutto quello che fanno i giovani, a come si evolve il mondo giovanile. La stessa attenzione che vorremmo avere anche noi, le due cose si sono incontrate e da qui è nata questa collaborazione.

Qual è il ruolo educativo nel cinema?

Il cinema, diceva compianto Bernardo Bertolucci, è stata l’arte del ‘900. Continua ad esserlo anche penso nel 2000 ed è l’arte che ha riassunto dentro di se tutte le altre come la scrittura, la fotografia, la pittura, l’architettura, la musica, insomma tutte queste arti sono  compresenti in questa settima arte che ha segnato appunto il ‘900.

Diciamo che la caratteristica principale che ha avuto il cinema, è che è un arte che fin dalla sua prima esibizione in quel caffè di Parigi in cui i fratelli Lumier mostrarono un pubblico selezionato dalla loro invenzione, è sempre stata quella di una visione collettiva. Li ci fu uno spavento generale perché loro riprendevano un treno che stava entrando in una stazione e la gente scappò fuori a gambe levate pensando che il treno stava entrando nel bar.

Poi la perfezione del cinema si è evoluta, ma quello che rimane è una specie di sensibilità collettiva rispetto all’immagine in movimento che come sappiamo sono dai tempi della caverna Platonica, insomma il grande sogno dell’umanità che ha cercato più volte di avvicinarsi e poi ci è riuscita con il cinema.

Il cinema quindi è uno strumento di socializzazione incredibile, da questo punto di vista non può essere surrogato da nessuna altra forma di fruizione di immagini in movimento, non da smartphone o da computer o da televisione. Semplicemente è una maniera diversa di vedere le immagini in movimento e consente una forma di socialità che, sopratutto per quelli della mia generazione, è stata fondamentale. Per me andare al cinema era incontrarmi con delle altre persone commentare prima dopo, a volte anche durante, insomma è stato un momento di crescita incredibile per me. 

Adesso con le nuove tecnologie, con il digitale, non è più assolutamente costoso pensare di fare un film. Si può fare un film anche non spendendo niente e questo dà delle possibilità che se sfruttate positivamente sono straordinarie per i ragazzi delle nuove generazioni. Possono fare quello che per quelli della mia era un sogno, possono girare un loro film, diventare sceneggiatori o attori, e tutto questo senza rompere il salvadanaio. Un passaggio abbastanza importante!

Le due cose assieme sono diciamo, come lo chiamerebbero gli economisti, “il cordino” di Sottodiciotto, cioè ci interessa sia far vedere come la visione collettiva di un film fatto da un altro possa essere un momento di arricchimento incredibile, sia quanto possa essere interessante e formativo fare dei film. L’importante è avere delle idee essere guidati in maniera non invadente ma al tempo stesso non assente e cercare di avere uno scopo, un obiettivo per quello che si fa. Queste sono le cose fondamentali.

Steve Della Casa.

 

Missioni Don Bosco al Sottodiciotto Film Festival & Campus: una partnership per i giovani e con i giovani

Si riporta il Comunicato Stampa di Missioni Don Bosco riguardo alla collaborazione che è nata quest’anno con Sottodiciotto Film Festival & Campusla manifestazione cinematografica dedicata ai più giovani, diretta da Steve Della Casa e organizzata da AIACE Torino e da Città di Torino. Alla base della scelta la totale adesione alle tematiche giovanili e la comunanza di obiettivi sposate da entrambi gli enti.

Si terrà nel capoluogo piemontese dal 15 al 22 marzo 2019 e vedrà coinvolta la Onlus anche nel programma:

  • In sala: con la proiezione di Don Bosco on a painted wall, la testimonianza video dell’intervento fatto da Mr. Wany sul muro di Valdocco che racconta la vita di don Bosco;
  • All’Università degli studi di Torino: in cui si parlerà dell’opera e del videoreportage che ne ha seguito la realizzazione all’interno di un corso del DAMS.

Steve Della Casa ha rilasciato alla redazione un intervista in cui racconta di questa edizione e della Collaborazione con Missioni don bosco:

La collaborazione con Don Bosco è fondamentale per noi. Perché in qualche modo riconosce una specie di continuità storica nell’attenzione che la città di Torino in particolare ha dato ai giovani sapendola anche poi esportare in tutto il mondo, cosa che ha appunto fatto l’opera don Bosco. 

Il rapporto con le “creature” di don Bosco tra salesiani e cinema è un rapporto articolato, ci sono sempre stati i cineforum giovanili salesiani, ne so qualcosa perché mi sono formato li! E poi c’è un attento dialogo con il cinema come per esempio nel primo film della Lux, che è la casa di produzione formata e fondata da Guarino che poi ha visto lanciare il ponte della…. , il mio primo film che avevo prodotto che chiamva proprio “Don Bosco” con la regia di Goffredo Alessandrini anno 35 poi la Lux spostata a Roma, unico film fatto a Torino. Abbastanza significativo che abbiano incominciato questa grande carriera, è la casa di produzione più importante d’Italia,  proprio da un film su Don Bosco.

Una collaborazione con una entità che è molto attenta a tutto quello che fanno i giovani, a come si evolve il mondo giovanile. La stessa attenzione che vorremmo avere anche noi, le due cose si sono incontrate e da qui è nata questa collaborazione.

Missioni Don Bosco è lieto di annunciare il patrocinio a Sottodiciotto Film Festival & Campus nell’anno del ventennale della manifestazione, organizzata da Aiace Torino e Città di Torino (Direzione Cultura Educazione e Gioventù e ITER) con il contributo di Regione Piemonte, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT.

I grandi temi dell’attualità e i valori fondanti della società quali la difesa dei diritti, soprattutto dei minori, il valore dell’educazione, la promozione della legalità e della tolleranza, il rispetto dell’altro e della differenza, la tutela delle minoranze, la parità di genere, l’opposizione a ogni forma di violenza e discriminazione, la salvaguardia dell’ambiente – rappresentano non solo il fil rouge che collega tutti i progetti di sviluppo che Missioni Don Bosco porta avanti da 28 anni in Africa, Asia, Sud America, Oceania, ma anche il tratto distintivo delle iniziative del Festival.

Alla base della scelta, quindi, la totale adesione alle tematiche giovanili e la comunanza di obiettivi: quello del Festival non è solo favorire la nascita di una nuova generazione di spettatori, ma anche stimolare nei più giovani, attraverso la potenza espressiva e narrativa del cinema, l’interesse per la realtà che li circonda e la riflessione su aspetti cruciali della contemporaneità. Un partenariato, che suggella il legame dei salesiani con il cinema – come sottolineato da Steve Della Casa, direttore artistico del Festival, durante la conferenza stampa del 25 febbraio – nato idealmente nel 1935 con la realizzazione del film “Don Bosco”, unica pellicola torinese realizzata dalla Lux, storica casa di produzione, prima del trasferimento a Roma, e portato avanti nelle piccole sale di proiezione che spesso, in tutto il mondo, oratori e scuole salesiane hanno attrezzato e aperto ai giovani nel corso di tutto il ‘900 e oltre.

A sottolineare il legame con la contemporaneità e la vicinanza alle tematiche giovanili, Missioni Don Bosco è presente nella programmazione del Festival con un reportage, “Don Bosco on a painted wall”, che testimonia l’intervento di Mr. Wany, writer di fama internazionale, su un muro di Valdocco, il luogo in cui Don Bosco ha iniziato il suo lavoro con i ragazzi di strada che affollavano le periferie di Torino a metà ‘800. Un graffito che si inventa un nuovo modo di interpretare l’iconografia religiosa, attraverso un linguaggio, quello della street art, che evidenzia la relazione dei salesiani con l’universo giovanile, e un reportage realizzato da una casa di produzione torinese, Base Zero, con uno stile che strizza l’occhio alla cultura hip hop e ai nuovi linguaggi di cinema e videoclip.

Si parlerà dell’opera e del documentario che ne ha seguito la realizzazione anche durate una master class condotta dall’artista e dal regista e organizzata all’interno del corso di Regia Cinematografica del Dams tenuto dal prof. Enrico Bisi presso l’Università degli Studi di Torino.

 

 

don Rocco Commisso – “Il prete degli emarginati”

Riportiamo l’articolo pubblicata dalla redazione de “Il Corriere delle Sera” che riporta la notizia della morte di don Rocco Commisso, parroco dell’Oratorio Salesiano San Paolo di Torino:

È morto don Rocco Commisso, parroco dell’Oratorio Salesiano San Paolo, dove ha servito negli ultimi anni. Sono tante le qualità che caratterizzavano questo servitore della chiesa: il suo amore per i ragazzi, unito a notevole cultura, la sua grande laboriosità e il suo spirito di servizio, la sua umiltà e l’intensa spiritualità. È stato protagonista di un mandato pastorale intenso: tutti ne ricordano la vitalità e la carica di amicizia. Fin da subito don Rocco si era calato nella realtà salesiana con le sue inestimabili qualità umane e culturali, dispiegando un’ incredibile energia.

Chi l’ha conosciuto ha apprezzato le attività che svolgeva per la comunità dell’Istituto Salesiano San Paolo di via Luserna di Rosà, a Torino: dalla messa che celebrava ogni domenica, alla guida del centro giovanile dell’oratorio, alla comunità di accoglienza per minori stranieri. Tra i suoi incarichi anche quello di preside della Scuola Media dell’Istituto Internazionale Edoardo Agnelli – Salesiani Don Bosco di Corso Unione Sovietica a Torino, dove ha lavorato per anni. In tanti lo definivano il «prete degli emarginati». Con i suoi progetti è stato un pioniere nella lotta contro l’emarginazione sociale e le tossicodipendenze.

Tanti i colleghi che ricordano il sacerdote e che hanno fatto giungere alla comunità salesiana la partecipazione e il cordoglio della Diocesi:

«Avevo conosciuto don Rocco quando, giovane celebrante, era in giro per le chiese del Piemonte: ci siamo incontrati tante volte. Il Signore lo accolga nella piena pace e lo abbracci, ricco di paternità per quanto egli si è donato e anche per come ha attraversato il tempo del dolore. E tanto più buona è la persona che muore, tanto più il dispiacere è grande».

Questo il ricordo di un officiante a lui vicino. Il pastore era un uomo di profonda religiosità, un uomo di Dio, ricercato e apprezzato confessore anche dai confratelli: Don Rocco Commisso è mancato ieri, lunedi 25 febbraio,  aveva 88 anni, nel quartiere San Paolo di Torino dove abitava.

Domani i funerali alle 11.30 nella chiesa Gesù Adolescente di Torino.