Papa Francesco – “Pace a voi!”

A Casa Santa Marta, il Papa bacia i piedi al presidente della Repubblica del Sud Sudan Salva Kiir Mayardit, e ai vice presidenti designati presenti, tra cui Riek Machar e Rebecca Nyandeng De Mabio. Un gesto per chiedere la pace nel Paese al termine dei due giorni di ritiro spirituale per le autorità civili ed ecclesiastiche.

Ecco l’articolo proveniente da Vatican News (a cura di Benedetta Capelli):

La richiesta del cuore è un gesto che spezza il protocollo, che arriva in modo spontaneo, che non risponde ad alcun testo scritto ma solo a quel sentire forte che la riconciliazione è l’unica strada da seguire. In ginocchio, chino sui piedi dei leader sud sudanesi, Francesco chiede “con sentimenti più profondi” la pace per il piccolo Paese africano. Nel calore della sua Casa, che ha offerto per il ritiro spirituale di due giorni, il Papa non nasconde – dialogando spontaneamente – le future difficoltà ma insiste nella richiesta. Lo fa come “fratello”, lo fa lasciando parlare il suo cuore, lo fa chiedendo ai leader di raccogliere la sfida per diventare “da semplici cittadini”, “padri della Nazione”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)

E a voi tre, che avete firmato l’Accordo di pace, vi chiedo come fratello, rimanete nella pace. Ve lo chiedo con il cuore. Andiamo avanti. Ci saranno tanti problemi, ma non spaventatevi, andate avanti, risolvete i problemi. Voi avete avviato un processo: che finisca bene. Ci saranno lotte fra voi due: sì. Anche queste siano dentro l’ufficio; davanti al popolo, le mani unite. Così da semplici cittadini diventerete Padri della Nazione. Permettetemi di chiederlo con il cuore, con i miei sentimenti più profondi.

Giorni di grazia

“Imploro che il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre”, che si guardi a ciò che unisce e non a ciò che divide, che il futuro del Sud Sudan sia nel segno della pace e della riconciliazione. Francesco, con il cuore “riconoscente ed esultante”, leggendo un testo che aveva preparato, si fa voce di speranza ringraziando i presenti, le autorità civili ed ecclesiastiche del Paese africano, che hanno animato il ritiro spirituale tenuto a Casa Santa Marta, “due giorni di grazia” per “invocare e ricevere” la pace. Un’iniziativa ideata dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e del Moderatore della Chiesa presbiteriana di Scozia rev. John Chalmers.

Pace, condizione per il rispetto dei diritti umani

“Pace” è la parola che Francesco ripete più volte, evocando il saluto “incoraggiante e consolante” del Signore risorto apparso nel Cenacolo. “Il primo dono – afferma il Papa – offerto agli Apostoli dopo la sua dolorosa passione e dopo aver vinto la morte”. Ma la pace è anche “il primo compito che i capi delle Nazioni devono perseguire”, “condizione fondamentale per il rispetto dei diritti di ogni uomo e per lo sviluppo integrale dell’intero popolo”.

Anch’io rivolgo lo stesso saluto a voi, che siete venuti da un contesto di grande tribolazione per voi e per il vostro popolo, un popolo molto provato per le conseguenze dei conflitti. Che tali parole risuonino nel cenacolo di questa Casa come quelle del Maestro, in modo che tutti e ciascuno possano ricevere nuova forza per portare avanti il desiderato progresso della vostra giovane Nazione e, come il fuoco della Pentecoste per la giovane comunità dei cristiani, si possa accendere una nuova luce di speranza per tutto il popolo sud sudanese. È pertanto con tutto questo nel mio cuore che vi dico: «Pace a voi!».

Chi guida il popolo rende conto a Dio

Francesco, nel suo discorso, mette in luce la singolare esperienza fatta. Ricorda che il ritiro spirituale implica “un allontanamento volontario verso un luogo appartato” ed è caratterizzato “dal raccoglimento interiore, dalla preghiera fiduciosa, dalla riflessione ponderata e dagli incontri riconcilianti, per poter portare buoni frutti”. E’ stare insieme davanti a Dio, essere consapevoli “dell’enorme corresponsabilità per il presente e per il futuro del popolo sud sudanese”; “è impegnarsi, rinvigoriti e riconciliati, per la costruzione- dice Francesco – della vostra Nazione”. E’ anche sapere che a Lui bisogna rendere conto, che il servizio che si compie è ascolto del “gemito dei poveri che hanno fame e sete di giustizia”.

Cari fratelli e sorelle, non dimentichiamo che a noi, leader politici e religiosi, Dio ha affidato il compito di essere guide del suo popolo: ci ha affidato molto, e proprio per questo richiederà da noi molto di più! Ci domanderà conto del nostro servizio e della nostra amministrazione, del nostro impegno in favore della pace e del bene compiuto per i membri delle nostre comunità, in particolare i più bisognosi ed emarginati, in altre parole ci chiederà conto della nostra vita ma anche della vita degli altri.

Lo sguardo di Dio

Il Papa ricorda che il ritiro spirituale è anche un modo per mettersi davanti agli occhi di Gesù. E’ lo sguardo che cambia la direzione della vita come accaduto a Pietro, chiamato insieme al fratello Andrea. “Il primo sguardo – spiega il Pontefice – è lo sguardo dell’elezione che ha suscitato l’entusiasmo per una missione speciale”. C’è poi lo sguardo che tocca il cuore di Pietro, pentito dopo il tradimento di Gesù e che provoca la sua conversione. Infine lo sguardo dopo la Risurrezione, sul lago di Tiberiade, quando gli viene di nuovo affidata la missione di pastore del gregge; missione culminata con il sacrificio della vita. “Qual è oggi lo sguardo di Gesù su di me?”: si chiede Francesco.

Siamo certi, cari fratelli, che tutti noi siamo sotto lo sguardo di Gesù: Lui ci guarda con amore, ci chiede qualcosa, ci perdona qualcosa e ci dà una missione. Lui ci mostra grande fiducia, scegliendoci per essere suoi collaboratori nella costruzione di un mondo più giusto. Siamo sicuri che il suo sguardo ci conosce a fondo, ci ama e ci trasforma, ci riconcilia e ci unisce. Il suo sguardo benevolo e misericordioso ci incoraggia a rinunciare alla strada che porta al peccato e alla morte e ci sostiene nel proseguire il cammino della pace e del bene.

Il popolo aspetta la pace

Lo sguardo di Dio è uno sguardo di pace, “che esprime il desiderio ardente di giustizia, di riconciliazione”. Francesco si fa interprete di chi è in Sud Sudan e nutre “grandi aspettative” per “l’esito di questo giorno storico”. Un popolo che attende il ritorno, sperando nella “riconciliazione di tutti i suoi membri e una nuova era di pace e prosperità per tutti”. Il pensiero del Papa va a chi ha perso tutto nella guerra e nelle violenze che hanno seminato “morte, fame, dolore e pianto”.

Questo grido dei poveri e dei bisognosi lo abbiamo sentito fortemente, esso penetra i cieli fino al cuore di Dio Padre che vuole dar loro giustizia e donare loro la pace. A queste anime sofferenti penso incessantemente e imploro che il fuoco della guerra si spenga una volta per sempre, che possano tornare nelle loro case e vivere in serenità. Supplico Dio onnipotente che la pace venga nella vostra terra, e mi rivolgo anche agli uomini di buona volontà affinché la pace venga nel vostro popolo.

La pace è possibile

Francesco è fermo e fiducioso nel ripetere che “la pace è possibile”, che è “un grande dono di Dio” ma anche un forte impegno degli uomini verso il popolo “nel dialogo, nel negoziato e nel perdono”. E’ il continuare ad essere “artigiani di pace, in uno spirito di fraternità e solidarietà”.

“ Vi esorto pertanto a cercare ciò che vi unisce, a partire dall’appartenenza allo stesso popolo, e superare tutto ciò che vi divide. La gente è stanca ed esausta ormai per le guerre passate: ricordatevi che con la guerra si perde tutto! La vostra gente oggi brama un futuro migliore, che passa attraverso la riconciliazione e la pace ”

Ricordando l’accordo di pace sottoscritto nel settembre scorso, il Papa si congratula per la determinazione mostrata, la prontezza nel riconciliarsi. L’invito è che “cessino le ostilità”, “che sia rispettato l’armistizio”, che si superino “le divisioni politiche ed etniche” e che si cominci a “costruire la Nazione”.

Il desiderio del Papa

L’auspicio del Papa è che i cristiani in Sud Sudan siano operatori di pace “con la preghiera e la testimonianza, con la guida spirituale e l’assistenza umana”.

Confermo il mio desiderio e la mia speranza di potermi recare prossimamente, con la grazia di Dio, nella vostra amata Nazione, insieme ai miei cari fratelli qui presenti, l’Arcivescovo di Canterbury e già Moderatore della Chiesa Presbiteriana.

La preghiera del Papa per il Sud Sudan

Nel concludere l’incontro prima di un gesto che entra nella storia, Francesco prega insieme per la riconciliazione:

Padre santo, Dio di infinita bontà, Tu ci chiami a rinnovarci nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono. Riconosciamo il tuo amore di Padre quando pieghi la durezza dell’uomo e in un mondo lacerato da lotte e discordie lo rendi disponibile alla riconciliazione. Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza e Tu, invece di abbandonarli, hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore: un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzarlo.

Ti preghiamo di agire, con la forza dello Spirito, nell’intimo dei cuori, perché i nemici si aprano al dialogo, gli avversari si stringano la mano e i popoli si incontrino nella concordia. Per tuo dono, o Padre, la ricerca sincera della pace estingua le contese, l’amore vinca l’odio e la vendetta sia disarmata dal perdono, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ritorno a Te, e aprendoci all’azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli.

Amen

TuttixTutti – È il momento della tua parrocchia!

Dopo il successo delle scorse edizioni, torna TuttixTutti il concorso per parrocchie che premia i migliori progetti di solidarietà.  Iscrivi la tua parrocchia, organizza un incontro sul sostegno alla Chiesa cattolica e fai vincere chi ne ha più bisogno. In palio fino a 15.000 euro per realizzare il tuo progetto e vantaggi per tutti.

Ogni parrocchia è un universo di risorse, idee, voglia di fare. TuttixTutti premia quelle idee che nascono da un’intera comunità parrocchiale, quando si guarda intorno e pensa al modo migliore per aiutare chi ne ha più bisogno. Può essere una progetto di aiuto ai giovani disoccupati, un doposcuola di qualità per bambini, una mensa per senza fissa dimora o una casa accoglienza, come il progetto della parrocchia di Santi Pietro e Paolo (Catania) che ha vinto la scorsa edizione.

TuttixTutti dà forza a queste idee con 10 contributi economici per realizzarle, fino a un massimo di 15.000 €. È possibile ricevere un contributo per l’incontro formativo, se organizzato seguendo le indicazioni fornite su sovvenire.it/incontriformativi.

Ecco gli step per partecipare:

 

  • Iscrivi online la tua parrocchia

    Farsi aiutare dai giovani è l’ideale: sono più abituati alle nuove tecnologie e garantiscono un gruppo di lavoro eterogeneo, mentre gli adulti contribuiscono con la loro esperienza e capacità. Non a caso l’iscrizione può essere fatta da un parroco ma anche da un responsabile maggiorenne da lui autorizzato.

    Dopo aver letto bene il regolamento, potete iscrivere la parrocchia. Si può accedere così alla pagina del “profilo”, dove scaricare e inviare i documenti necessari per partecipare.

  • Invia il progetto di solidarietà

    Scarica la scheda progetto e compilala in ogni sua parte con le caratteristiche del progetto. Quindi carica la scheda all’interno della tua pagina profilo.

    Un buon progetto deve coinvolgere la tua comunità parrocchiale e soddisfare i criteri di valutazione.

  • Organizza l’incontro formativo

    Per partecipare, infatti, oltre a scrivere il progetto, ti chiediamo di organizzare con la parrocchia un incontro formativo sul sostegno economico alla Chiesa cattolica. Puoi realizzarlo ex-novo, entro il 31 Maggio. Oppure potresti già averlo realizzato: in questo caso deve essere avvenuto dal 01/06/2018 al 31/01/2019.

    La procedura per l’incontro formativo è spiegata su sovvenire.it. Rispettandola avrai la possibilità di partecipare a TuttixTutti e potresti anche ricevere un rimborso da 500 a 1.500 €, a prescindere dall’esito del concorso.

  • Scopri se il tuo progetto ha vinto il contributo

    Il 30 Giugno pubblicheremo su questo sito i nomi dei progetti vincitori, selezionati in base ai criteri di valutazione della Giuria. C’è in palio un contributo da 15.000 € e altri 9 premi, scoprili tutti.

 

Da qualche parte tra Platone e la “Mappa Mundi”. La cartina salesiana 2019

Si evidenzia la notizia pubblicata su InfoAns – Agenzia iNfo Salesiana – con la versione aggiornata della mappa sui Salesiani nel mondo.

(ANS – Roma)

Sappiamo quanto Don Bosco amasse le mappe geografiche. Le osservava con grande attenzione e faceva affidamento su di esse, soprattutto in un’epoca in cui i suoi orizzonti viaggiavano ben al di là del Piemonte e di quella che nella seconda metà dell’Ottocento andava costituendosi come Italia unita, per raggiungere il ben più vasto mondo delle anime da salvare, di giovani e anziani indifferentemente, e soprattutto delle anime ancora non illuminate dalla fede in Gesù Cristo.

don Filiberto González, SDB
Consigliere Generale per le Comunicazioni Sociali

Come da tradizione, si è rinnovato il paziente lavoro di produzione di una mappa sui “Salesiani nel mondo”.

Sul sito www.bosco.link, è disponibile in due versioni:

Pacifico-centrica: 128x91cm, 256x182cm, 384x273cm

Eurocentrica: 128x91cm, 256x182cm, 384x273cm

Fu Platone, in uno dei suoi “Dialoghi”, a descrivere la sfera del mondo come qualcosa che un’anima, elevandosi in un momento di suprema trascendenza, potrebbe vedere come modellata “di colori più numerosi e più belli di quelli che abbiamo mai visto”.

Poi abbiamo la famosa “Mappa Mundi” – la più importante delle quali, risalente al 1300, è conservata nella cattedrale di Hereford in Inghilterra. Misura 1,59 x 1,34 metri, ed è costituita da un unico foglio di pergamena (pelle di vitello).

Chiaramente in un contesto cristiano, Gerusalemme è al centro, l’Oriente è al vertice. L’Oriente, dove sorge il sole, era il luogo dove i cristiani medievali aspettavano la seconda venuta di Cristo – quando tutta la geografia avrebbe cessato di essere rilevante!

Così, la mappa dei Salesiani nel mondo s’inserisce da qualche parte tra questi due elementi, prendendo in prestito qualcosa della bellezza del primo e del significato salvifico della seconda – “La Santità anche per te” è in bella evidenza, come promemoria, in alto.

La mappa dei Salesiani nel Mondo è realizzata a proiezione di Miller, considerata oggigiorno come un valido compromesso in grado di evitare gli estremi della proiezione di Mercatore (anche se, cosa abbastanza interessante, questi si presentano in gran parte nell’Artico e nell’Antartico, nessuno dei quali – per ovvie ragioni – appare nella nostra mappa).

La mappa salesiana contiene un grande ricchezza d’informazioni, una sorta di mini-annuario (e difatti si basa sul Vol. 2 dell’edizione 2019 dell’Annuario salesiano), con tante informazioni sulle presenze e i salesiani nel mondo, elencati sia per Nazioni, sia per Ispettorie.

Non poteva mancare, poi, il codice QR.

Quindi ora non resta altro che scaricare la mappa!

Celebrazione commemorativa per Mamma Margherita

Si pubblica la notizia proveniente da ANS, Agenzia iNfo Salesiana, riguardo alla celebrazione commemorativa a motivo del del 231° anniversario della nascita della Venerabile Margherita Occhiena, mamma di Don Bosco, e dell’85° anniversario della canonizzazione del Santo dei Giovani che si è svolta sabato 31 marzo a Capriglio.

(ANS – Capriglio) – A motivo del 231° anniversario della nascita della Venerabile Margherita Occhiena, mamma di Don Bosco, (il 1° aprile 1788), e dell’85° anniversario della canonizzazione del Santo dei Giovani, (il 1° aprile 1934, Domenica di Pasqua), sabato 31 marzo a Capriglio, città natale della Venerabile, si è svolta un’Eucaristia commemorativa.

Le nostre fonti salesiane su Mamma Margherita sono tutte condizionate da Don Bosco… Solo tramite Don Bosco possiamo arrivare alla Mamma e riuscire a dire qualche cosa su Mamma Margherita

ha esordito don José María Martínez Pérez, SDB, vice-rettore presso la basilica di San Giovanni Bosco presso il Colle Don Bosco.

Quindi ha proseguito la sua riflessione:

Noi sappiamo che la personalità e la santità della Mamma risuonano nella personalità e la santità del figlio, e così appare chiaramente nel processo di beatificazione e canonizzazione di Don Bosco; ma quello che noi vediamo è la personalità e la santità del suo caro, molto caro, Giovannino, benché questo non faccia di meno alla santità né alla personalità della mamma. Pensiamo all’eco. Diciamo che l’eco ripete tutto quanto pronunciamo, ma questo è una semplificazione perché l’eco non ripete tutto quanto diciamo, soltanto ripete la fine… Così, tutto quello che sappiamo di Mamma Margherita, sulla sua personalità, sulla sua santità, è quello che risuona nella personalità e nella santità di Don Bosco, è quello che resta nell’eco.

E tuttavia:

Margherita è mamma per aver portato Giovanni Bosco nel grembo, ma è ancora e soprattutto mamma per aver generato la sua personalità e la sua santità, modellata dalle sue mani materne. Ecco perché la personalità e la santità di Don Bosco ci parlano della personalità e della santità della mamma.

“Contadina esperta – ha continuato don Martínez Pérez –, la madre di Don Bosco sapeva che la pazienza era necessaria per coltivare la terra e far crescere i frutti. Frutti che sono diventati il menù più apprezzato da quei ragazzi affamati… Non possiamo infatti dubitare dell’enorme importanza che Margherita Occhiena ha avuto nella formazione umana e spirituale di suo figlio, ma anche nel suo decisivo contributo alla famiglia e all’ambiente educativo-catechistico di Valdocco”.

In conclusione, il salesiano ha sottolineato:

Come il buon terreno del giardino coltivato con cura, la sua vita ha dato abbondanti frutti di una santità semplice e alla portata delle mani di qualunque, perché si tratta della vita familiare, ordinaria, vissuta nella presenza di Dio. I semi piantati nel terreno fertile del suo cuore furono sapientemente maturati alla scuola di Valdocco, dove lo Spirito Santo, in un’esplosione di grazia, li portò alla loro maturità. Al fianco sempre di suo figlio, che fino alla fine ebbe in sua mamma un modello di abbandono e di fede.

Al termine della celebrazione è intervenuto anche il Presidente dell’“Associazione Amici del Museo Mamma Margherita”, Diego Occhiena, che ha invitato i presenti a rivolgere lo sguardo a Mamma Margherita, come modello di donna e cristiana umile e semplice, che in tempi non facili per la Chiesa “non si scoraggiò, ma seppe, con la preghiera e la vita cristiana, accompagnare la vocazione di Giovanni sulla strada della santità”.

Per questo, ha concluso:

in questo tempo di Quaresima, chiediamo a Dio, per intercessione della venerabile Margherita Occhiena, fedeltà alla nostra vita cristiana, fedeltà alle vocazioni che ci regali preti santi come Don Bosco, speranza e gioia nella vita delle nostre comunità parrocchiali.

SCS – Elezione del presidente ed approvazione del nuovo statuto

Si riporta il Comunicato Stampa di SCS – Salesiani per il Sociale riguardo all’assemblea dei soci per l’elezione del presidente e l’approvazione del nuovo statuto che si terrà venerdì 12 aprile 2019 presso l’istituto “Sacro Cuore” di via Marsala 42, Roma.

Comunicato Stampa

IL 12 APRILE ASSEMBLEA DEI SOCI PER L’ELEZIONE
DEL PRESIDENTE E APPROVAZIONE DEL NUOVO STATUTO

(Roma, 04 aprile 2019) – È convocata per il 12 aprile all’istituto “Sacro Cuore”, in via Marsala 42, a Roma l’assemblea straordinaria dei soci di Salesiani per il Sociale – Federazione SCS/CNOS. Il saluto iniziale quest’anno è affidato a don Roberto Dal Molin, presidente del Centro Nazionale delle Opere Salesiane e a don Stefano Aspettati, Ispettore delegato per l’Emarginazione e il disagio.

Dopo la relazione del presidente uscente, don Giovanni D’Andrea, sulle attività svolte nel 2018 e la presentazione del piano di lavoro 2019, verrà presentato per l’approvazione del nuovo statuto nazionale, rispetto alla Riforma del Terzo Settore. Nel pomeriggio, ci sarà l’elezione del nuovo presidente.

Ufficio Stampa “Salesiani per il Sociale”

Sede Nazionale, Via Marsala 42 – 00185 Roma
Tel: 06.4940522 – Fax 06.44701712
Email: comunicazione@salesianiperilsociale.it
Web: www.salesianiperilsociale.it

“Christus vivit” – Esortazione Apostolica di Papa Francesco

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo!».
(Inizio dell’Esortazione Apostolica postsinodale)

Si rende noto che è stata resa pubblica l’esortazione apostolica postsinodale di Papa Francesco, frutto del Sinodo dei giovani svoltosi nell’ottobre scorso. Firmata lunedì 25 marzo nella Santa Casa di Loreto e indirizzata “ai giovani e a tutto il popolo di Dio” è composto di nove capitoli divisi in 299 paragrafi.

Il Papa spiega di essersi lasciato “ispirare dalla ricchezza delle riflessioni e dei dialoghi del Sinodo” dei giovani, celebrato in Vaticano nell’ottobre 2018.

Don Rossano Sala, Segretario speciale del Sinodo dei giovani, introduce
“Christus vivit”:

Clicca qui sotto per saperne di più:

 

Dal 9 aprile 2019 sarà disponibile in libreria presso la casa editrice salesiana Elledici:

L’Editrice Elledici propone il testo al prezzo speciale di € 2,50, con l’invito alla lettura di don Michele Falabretti, Direttore del Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile della Conferenza Episcopale Italiana, e la Guida alla lettura e rilancio del cammino a cura di padre Giacomo Costa e don Rossano Sala, Segretari Speciali del Sinodo dei Vescovi.

Editrice Elledici

Istituto Salesiano Fossano – “Io lavoro”, l’evento che mette insieme chi offre e chi cerca lavoro

Si riporta la notizia pubblicata sul settimanale “La Piazza Grande”Fossano – di martedì 2 aprile 2019 riguardo alla prima edizione locale di “Io Lavoro”la manifestazione che mette in contatto imprese e persone in cerca di lavoro e offre numerose opportunità per orientarsi e informarsi, che si svolgerà giovedì 11 aprile presso l’Istituto Salesiano di Fossano.

Io lavoro, la manifestazione che mette in contatto imprese e persone in cerca di lavoro e offre numerose opportunità per orientarsi e informarsi, fa tappa a Fossano, la prima edizione locale si terrà giovedì 11 aprile presso l’Istituto Salesiano, in via Verdi 22, dalle ore 9.30 alle 17.30.

L’evento promosso dall’Assessorato all’Istruzione, Lavoro, Formazione professionale della Regione Piemonte grazie alle risorse del Fondo sociale europeo, è organizzato dall’Agenzia Piemonte Lavoro con il Centro per l’impiego di Fossano, struttura territoriale dell’Agenzia, in coordinamento con la di Città di Fossano, CNOS FAP Regione Piemonte, Centro di Formazione Cebano Monregalese, Consorzio Monviso Solidale, Adecco, Openjobmetis, I.I.S. Vallauri Fossano.

Alla manifestazione partecipano aziende e agenzie per il lavoro del territorio con le loro offerte di impiego e formative, che saranno pubblicate, da lunedì 1 aprile, sul sito web www.iolavoro.org. Per chi cerca lavoro l’iscrizione online consente di accedere a numerose opportunità: incontrare le aziende e consegnare il proprio curriculum secondo la formula elevator pitch (brevi presentazioni della durata complessiva di 30 minuti: 15 a disposizione dell’azienda, 15 del candidato). Le persone possono assistere inoltre a workshop e seminari su temi come sostenere un colloquio di lavoro, scrivere un curriculum vitae efficace, ricevere informazioni per lavorare all’estero con il servizio Eures e suggerimenti per creare un’impresa con il programma regionale MipMettersi in Proprio.

A Io lavoro Fossano c’è anche l’Orientamento ai Mestieri WorldSkills, partecipando al “Tour dei Mestieri” gli studenti di Istituti professionali e tecnici e Agenzie formative, gli alunni delle scuole medie, docenti, famiglie e i visitatori della manifestazione possono osservare le dimostrazioni pratiche, partecipare ai laboratori e ricevere informazioni sui mestieri in mostra: acconciatore, estetista, elettricista, carrozziere, meccanico d’auto, meccanico di macchine edili e agricole, operatore di macchine a controllo numerico e termoidraulico.

Sono soddisfatta – ha dichiarato Gianna Pentenero, assessora all’Istruzione, Lavoro e Formazione professionale della Regione Piemonte – che, dopo le edizioni di Bra, Cuneo e Alba, Iolavoro torni nella provincia Granda, con la prima edizione locale in programma a Fossano. La manifestazione, nata a Torino in occasione delle Olimpiadi invernali e negli anni arricchitasi sempre di più nei contenuti e nell’estensione geografica, risponde all’esigenza di far incontrare in un’unica sede domanda e offerta di lavoro. Inoltre, la presenza dell’orientamento ai mestieri consente di valorizzare la formazione tecnica e professionale che nella nostra regione ha una lunga e consolidata tradizione.

“Gli appuntamenti sul territorio piemontese della job fair Iolavoro – ha spiegato Claudio Spadon, direttore di Agenzia Piemonte Lavoro – proseguono anche nel mese di aprile, questa volta la manifestazione fa tappa per la prima edizione a Fossano. Un’occasione importante che mette in contatto in unica giornata le aziende, le agenzie per il lavoro accreditate, le agenzie formative e le associazioni della città di Fossano in sinergia con iterritori di Savigliano e di Saluzzo.

Inoltre sono presenti i servizi pubblici per il lavoro, con la partecipazione attiva del Centro per l’impiego di Fossano, che porta in manifestazione le offerte di lavoro e il servizio “SOS CV” di supporto alla redazione del curriculum vitae. Inoltre l’Agenzia Piemonte Lavoro conferma l’impegno nella promozione dell’orientamento formativo e professionale ai mestieri WorldSkills, con l’organizzazione di spazi dedicati alla conoscenza di vari mestieri, dove far incontrare studenti, docenti e famiglie, oltre a chiunque desideri mettersi alla prova in un mestiere tecnico e pratico attraverso il Tour dei Mestieri”.

“Il lavoro è il problema del momento – ha dichiarato Davide Sordella, sindaco di Fossano -. Lavoro non è solo entrata economica, ma anche dignità della persona. Il lavoro non lo creano le istituzioni, ma gli imprenditori. Quindi il nostro compito è quello di favorire i soggetti coinvolti: la formazione, le imprese, gli strumenti di supporto e ricerca del lavoro”.

“La Città di Fossano è lieta di ospitare per la prima volta Iolavoro – ha dichiarato Cristina Ballario, assessore alle politiche del lavoro e formazione professionale Città di Fossano -. Un evento che concretamente offre l’opportunità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e va ad integrare le azioni di politica attiva messe in atto dal Comune di Fossano in questi ultimi anni con l’intensificarsi delle problematiche lavorative riguardanti particolari fasce della popolazione fossanese. Il dialogo e il confronto tra i soggetti territoriali interessati alle tematiche del lavoro, della formazione professionale e dell’istruzione sono stati adottati quali modalità al fine di individuare una strategia unitaria attraverso la formalizzazione di una rete coordinata e sistemica di informazioni e servizi in materia di riqualificazione, inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro”.

Giornata Caritas XXX Valdocco – Carità Chiamante

Si è svolta nella giornata di sabato 30 marzo, presso il teatro grande di Valdocco, la Giornata Caritas XXX valida per il rinnovo del mandato dei ministri straordinari della comunione, dal tema “Carità chiamante”.

L’incontro, iniziato alle 8.30 e terminato attorno alle 13.00, ha seguito questo programma:

  • Parola che chiamaProclamazione, ascolto e testimonianze a partire dalla Parola di Dio.
    Don Marco Calvo, direttore della Caritas di Casale Monferrato.
  • Carità che oggi chiama la chiesa torineseLe prospettive pastorali della chiamata alla carità.
    Mons. Cesare NosigliaArcivescovo.
  • Testimonianza che chiama“Anche noi, noi più di tutti, siamo cultori dell’uomo”.
    Provocazioni dalla saggezza di Paolo VI, il Santo che diede vita a Caritas.
  • Chiesa a servizio del mondo – Sfide, prospettive e strategie della carità.
    Alberto Chiara, giornalista, conduce un confronto di esperienze ed opinioni, con la partecipazione di Francesco Marsico – Responsabile area nazionale Caritas Italia.
  • Carità che chiama ad amare davveroSpunti di riflessione per a formazione personale e comunitaria.
    Pierluigi Dovis, direttore Caritas Diocesana Torino.

Ecco le parole di Mons. Cesare Nosiglia:

Cari amici operatori della carità, vi esprimo anzitutto dal profondo del cuore il ringraziamento dell’intera Chiesa di Torino e del vostro vescovo per quanto fate e per ciò che rappresentate nella nostra realtà ecclesiale e sociale. Quest’assemblea intende rendere manifesto a tutti il vostro impegno, riconoscendo a ciascuno di voi un ministero di fatto, che fonda il vostro servizio e ne fa una via per edificare la comunità nella carità, rendendola dunque sempre più credibile nella sua missione di servizio agli uomini.

—1. Intendo presentare brevemente un tema che giudico molto importante per voi e per la nostra Chiesa. È il servizio che, come comunità cristiana, offriamo ai poveri e a tutta la comunità civile, considerandolo una via privilegiata di educazione alla fede e alla vita. Quando parliamo di formazione e di educazione, siamo soliti riferirci a quell’impegno proprio di ogni famiglia, della scuola e della catechesi, che hanno il compito di sostenere il cammino intellettuale, morale e civile delle nuove generazioni. La carità, essendo una realtà molto concreta e meno astratta, si colloca nell’ambito del fare, più che del pensare. In realtà, la Chiesa ha sempre considerato la carità una via privilegiata di educazione e formazione alla fede e alla vita cristiana di ogni credente. Del resto, lo scopo per cui è nata la Caritas nella Chiesa italiana è quello di essere strumento per rinnovare l’azione educativa della Chiesa proprio mediante la carità, considerata via di formazione di mentalità e di stile di vita per il suo esercizio da parte sia di ogni singolo cristiano, sia anche dell’intera comunità cristiana.

La Caritas, allora, non è uno dei gruppi di volontariato, che, numerosi, svolgono il loro prezioso servizio nelle parrocchie o sul territorio, ma è segno e via che manifesta l’impegno di tutta la comunità nel campo della testimonianza della fede. Ricordiamo l’apostolo Giacomo, che dice: «A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo? Se un fratello o una sorella sono senza vestiti e sprovvisti del cibo quotidiano e uno di voi dice loro: “Andatevene in pace, riscaldatevi e saziatevi”, ma non date loro il necessario per il corpo, a che cosa serve? Così anche la fede: se non è seguita dalle opere, in se stessa è morta. Al contrario uno potrebbe dire: “Tu hai la fede e io ho le opere; mostrami la tua fede senza le opere, e io con le mie opere ti mostrerò la mia fede”» (Gc 2,14-18). Il seme, che va gettato nel campo del mondo e del vissuto di ogni persona, è la Parola di Dio, da cui nasce la forza dell’amore fino al dono totale di sé, che deve caratterizzare l’azione della comunità cristiana verso ogni creatura debole, indifesa, succube del peccato e di ogni forma di ingiustizia e
di sopraffazione. Questa unione stretta ed indissolubile tra Parola e Amore, verità e carità, è contenuta nel Vangelo che siamo chiamati a donare; è Cristo la Parola eterna del Padre, è lui l’Amore, che s offre fino al dono totale di se stesso.

“Fare la verità nella carità”: questa è la via fondamentale di ogni cristiano e di ogni comunità. «In Cristo verità e carità coincidono. Nella misura in cui ci avviciniamo a Cristo, anche nella nostra vita verità e carità si fondono. La carità senza la verità sarebbe cieca; la verità senza la carità sarebbe “come un cembalo che tintinna” (1Cor 13,1)», ha affermato il card. Ratzinger prima di essere eletto Papa (Omelia alla Messa pro eligendo pontifice, 18 aprile 2005). Sono espressioni chiare che ci fanno guardare sempre al nostro servizio caritativo nel sociale come via privilegiata di evangelizzazione e di educazione, spesso addirittura di prima evangelizzazione, per tante persone che solo così possono incontrare il volto paterno di Dio.

—2. Se la carità è dunque legata alla verità dell’annuncio del Vangelo e alla fede in Cristo, diventa decisiva la vostra formazione permanente, cari operatori della carità, per essere cristiani con una fede adulta, per poter vivere l’amore vero e promuovere un nuovo umanesimo integrale, che dia risposte piene a tutte le esigenze dei poveri e sofferenti. Non tralasciate mai la vostra formazione cristiana, unita all’impegno a prepararvi bene sul piano anche delle competenze, per rispondere così alle necessità sempre nuove e complesse delle povertà oggi esistenti sul nostro territorio.

Tutto questo va inserito dentro un cammino di Chiesa, perché è la comunità ad operare nella carità, prima delle singole persone. Occorre dunque puntare decisamente all’obiettivo che da tanti anni stiamo tentando di perseguire: pensare la carità in grande, come espressione ed impegno della nostra comunità ,resa soggetto protagonista e responsabile in questo ambito, il quale ne rappresenta l’anima più profonda e vera, il cuore pulsante di amore per ogni persona.

Possiamo dire che soggetto ed oggetto della Caritas non sono solo i poveri, ma in primo luogo la stessa comunità. Per questo, presidente ne è il vescovo, a livello diocesano, ed il parroco, a livello parrocchiale, ed il suo compito consiste nello svolgere un ministero, quello della comunione e del servizio che educa e fa crescere in tutta la comunità la consapevolezza e l’impegno di fare la carità come primaria via di formazione dei fedeli e della loro testimonianza nel mondo. L’azione caritativa rappresenta infatti il punto di partenza e di arrivo di un ampio lavoro capillare nel settore della solidarietà e dell’animazione e formazione delle nostre comunità cristiane ed esige il più forte e convinto appoggio dei consigli pastorali e di tutti i battezzati.

Animare, coordinare, promuovere il vasto campo dell’azione caritativa di una parrocchia; mantenere uno stretto collegamento con le altre realtà caritative delle parrocchie dell’unità pastorale; formare gli operatori, sensibilizzare le comunità, monitorare di anno in anno l’evolversi delle nuove povertà, promuovere interventi mirati per far fronte ad urgenze o situazioni di particolare disagio sul territorio: questo è il compito vasto e complesso di chi opera generosamente in tale ambito pastorale, così decisivo e necessario per l’evangelizzazione e la testimonianza.

—3. Questo riferimento alla dimensione ecclesiale della carità si radica e si attua sempre più a partire della stessa Eucaristia, centro vivo e cuore di tutta la vita della comunità e della sua missione. Il punto di partenza è la forte esortazione dell’apostolo Paolo alla comunità di Corinto, rimproverata di mangiare indegnamente il Corpo del Signore, perché non riesce a riconoscere Gesù nella comunità di coloro che condividono lo stessa fede e sono uniti nello stesso amore. Una comunità fatta di poveri e dunque bisognosi di essere accolti e sfamati alla stessa mensa del Signore, che è la carità.

Quando parliamo di carità, pensiamo subito alle cose da fare e da dare nella concretezza dei gesti e delle iniziative. Dunque, sembra che l’Eucaristia non c’entri con la carità e questa venga dopo la celebrazione, ne sia il risultato o meglio il frutto. È certamente vero che la carità scende per le strade e i luoghi dove la gente soffre e fatica, a causa di malattie e di miserie umane e sociali. Essa, tuttavia, non è per i cristiani solo una buona azione di solidarietà, anche se efficace sul piano dei servizi. La carità è amore che si dona ad ogni uomo e che nasce dall’amore di Dio accolto nell’Eucaristia, in quello spezzare il pane che conduce alla condivisione con tutti. Viene così superata la consueta contrapposizione, che a volte resta nella mentalità di tanti fedeli: da una parte c’è il culto e dall’altra la vita, da una parte la preghiera e dall’altra l’azione concreta.

Nella comunione eucaristica troviamo uniti strettamente insieme l’essere amati e l’amare gli altri.In sintesi, possiamo ben dire che «un’Eucaristia che non si trasforma in amore concretamente praticato è in se stessa frammentata» (cfr Benedetto XVI, Deus caritas est, 14). Ma chiediamoci allora: i poveri oggi sono realmente accolti con gioia nelle nostre assemblee liturgiche (cfr. Gc 2,2 ss.), fanno parte dei nostri incontri parrocchiali o di gruppo, delle nostre riunioni e feste, usufruiscono delle nostre mense? Se cerchiamo una risposta a partire dall’impegno concreto che le nostre comunità vivono, possiamo dire che la carità è non solo presente, ma rappresenta un elemento forte e visibile tra i più efficaci. Mi piace chiamarla la “perla preziosa” che ho trovato nelle parrocchie e in moltissimi gruppi, comunità religiose e civili, che si dedicano con un capillare volontariato ad alleviare le sofferenze e i bisogni dei poveri, degli emarginati, degli immigrati, dei senza dimora, dei disabili. Se invece guardiamo alla comunità nel suo complesso, all’utilizzo delle strutture stesse delle parrocchie e di tante comunità, c’è ancora molto da fare per rendere più ampia e capillare l’azione caritativa. La formazione alla carità, l’animazione della comunità e il coordinamento, che sono tra i compiti principali della Caritas, restano, a volte, in ombra e rischiano di perpetuare un’idea di carità-elemosina, che lascia il carico poi dell’azione concreta ai volontari, gente generosa, certo, ma che “ha tempo e voglia”, direbbe qualcuno. Preoccupa in questo il fatto, ad esempio, che a portare avanti gli impegni caritativi in molte parrocchie siano poche persone, che, da anni e anni, si impegnano con una dedizione veramente ammirevole, supplendo alla carenza dei giovani e delle famiglie.

Manca, o non è ancora penetrata nella mentalità e nel costume di vita delle assemblee domenicali edunque nella comunità, la convinzione che la carità non è un optional o un lavoro per addetti, ma un debito-dovere di ogni cristiano sul quale saremo giudicati e dal quale soltanto possiamo trarremotivo di credito davanti a Dio. Non è dunque solo questione di attivare in ogni parrocchia la Caritas o la san Vicenzo, ma di educare il popolo di Dio ad assumere in questo ambito una più decisa responsabilità collettiva, superando la delega. Su questo punto, credo che molto possano fare le unità pastorali, attivandosi in collaborazione con la Caritas diocesana per sviluppare un’opera di formazione, di coordinamento e di animazione, necessaria a sostenere le comunità ed i vari gruppi che ispirano la loro azione al Vangelo, e per ottimizzare le risorse, mirando alle povertà più urgenti e bisognose di aiuto sul territorio e ricercando altresì quelle sinergie e raccordi necessari con i Servizi sociali dei comuni, con le ASL e con ogni altro organismo civile interessato.

—4. Ho incontrato in questi anni tante realtà che operano nel sociale sul territorio e sono rimasto ammirato dalla capillarità e dalla grande generosità dei volontari ed operatori che le animano. Ci sono però ancora dei passi da fare tutti insieme, che vanno attivati con impegno e costanza.

* La formazione dei volontari e degli operatori. È richiesta una formazione essenziale sul piano spirituale e sociale e di “professionalità specifiche”. Ho sempre richiamato l’esigenza che ogni unità pastorale solleciti le parrocchie a mandare ogni anno alcuni operatori o volontari ai corsi di formazione della Caritas diocesana, per prepararsi bene attraverso un cammino serio e qualificato. Se questo impegno manca, la formazione si riduce a ben poca cosa, lasciando tutto come prima. —->Competenza professionale, dunque, ma anche grande umanità, quella che il Papa chiama “attenzione del cuore”.

* La necessità di un coordinamento di unità pastorale, che dia vigore e forza alle varie iniziative e faccia dialogare ed incontrare le realtà e le persone. Ho sentito che questa è un’esigenza, anche se difficile da concretizzare, visti gli impegni di tutti. La Caritas potrebbe, però, proporsi come gruppo di animazione e di coordinamento, per offrire stimolo e forza all’impegno di unità e comunione, che deve guidare quanti agiscono in quest’ambito. —-> La carità comporta unità, altrimenti si frammenta in tanti rivoli, che disperdono le forze ed impediscono di affrontare seriamente e con le dovute risorse le povertà vecchie e nuove del territorio.

* La grande sfida della missione, su cui la Chiesa oggi è impegnata anche nel nostro Paese, comporta annunciare Cristo ed il Vangelo dell’amore ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito. Chi operanella carità e nella solidarietà è di per se stesso portato a vivere la missione sulla strada, andando a trovare la gente nelle situazioni e nei luoghi dove si vivono miserie e povertà. Da qui occorre ripartire per far sì che l’azione caritativa sia vissuta non solo come un “di più” generoso, un frutto della buona volontà di pochi, ma come un compito di tutti i fedeli, che se ne fanno protagonisti e responsabili proprio sul piano missionario, per diventare una Chiesa in uscita e dunque aperta ad ogni persona povera e famiglia del proprio territorio, da servire nelle sue necessità spirituali e materiali.

—->* L’impegno a suscitare volontariato e vocazioni alla carità. È necessario restare sempre aperti al nuovo che lo Spirito suscita, anche in un singolo cristiano, e non fossilizzarsi sulle realtà già esistenti e ben impiantate. Il sangue nuovo è linfa, che dà vigore e rilancia l’azione caritativa. La Caritas deve riconoscere questo, promuoverlo, dare sostegno, affinché crescano anche gli apporti più umili. Essa non è una multinazionale della carità, che raggruppa tutti e tutto in un unico contenitore, ma una realtà di animazione e di promozione di ciascuno con la sua specificità e ricchezza. Da tutti deve imparare, prima che insegnare.

>—->>>* la promozione del welfare di inclusione sociale che è stato oggetto della recente Agorà, il quale opera per ridare dignità e autonomia ad ogni povero, sia esso senza dimora, o immigrato, malato o anziano solo, disabile o bisognoso di una casa o di un lavoro. Solo così, infatti, potremo dire di mettere al centro del nostro servizio la persona in quanto tale e la sua FAMIGLIA, aiutandole a diventare soggetti attivi e responsabili del proprio domani. Desidero soffermarmi sul tema FAMIGLIA perché voi tutti avete l’esperienza quotidiana di quanto siano aumentate le FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ che si rivolgono ai centri di ascolto delle nostre parrocchie e realtà ecclesiali: dobbiamo farci carico delle famiglie reali e concrete che in questo momento soffrono situazioni di grave disagio,sono a volte prive del lavoro, o il cui figlio non lo trova e deve andare all’estero, non hanno le risorse appropriate per mettere al mondo un figlio (e la denatalità nel nostro paese sta raggiungendo percentuali molto preoccupanti), non riescono a garantire ai figli un curricolo di studi appropriato al loro futuro professionale, hanno il problema della casa una vera sciagura per molte famiglie della nostra città e altri territori della Diocesi. Chiedono il pacco spesa perché persino procurarsi il cibo è diventato un problema. Hanno da accudire i loro anziani e malati, ed è sempre più difficile accedere a cure mediche appropriate e spesso costose, comprare medicine che diventano un lusso per tante famiglie come ha denunziato il Banco farmaceutico; alcune hanno figli disabili che non hanno le dovute attenzioni da parte delle istituzioni.

—->Manca la volontà concreta di una politica che metta la famiglia al centro e non come al solito dia le briciole per la sua promozione e sostegno. —->Parliamo di accoglienza delle famiglie, ma dal punto di vista politico si tratta di slogan vuoti di contenuto reale, belle parole a cui non seguono scelte concrete conseguenti che affrontino le diverse criticità di cui soffre oggi la famiglia.

* Giustizia e carità. È un binomio unitario che va qualificato e promosso. Non si può dare per carità ciò che è dovuto per giustizia per cui la Caritas ha il compito oltre che di collaborare con i servizi sociali dei Comuni e le circoscrizioni in città, le USL nel campo della sanità ,di promuovere quella coscienza critica e positiva in tutte le componenti della nostra società, politici, industriali e uomini di cultura, istituzioni e terzo settore, volontariato laico, che operano sullo stesso territorio per fare rete e aiutarsi a dare risposte concrete e permanenti ai poveri e ad ogni persona e famiglia in difficoltà sia del nostro Paese come di altri portatori di valori,religioni e culture diverse .

In sintesi occorre che perseguiamo insieme il triplice fine di: prevenire le povertà andando alle sue radici e operando su di esse; accompagnare ogni persona e famiglia in un percorso di autonomia gestionale della propria vita e del proprio futuro; integrare i poveri con pari diritti e doveri nella società perché se ne sentano responsabili e attivi protagonisti non solo debitori di altri ma resi loro stessi capaci di contribuire al bene comune e al progresso di pace, di giustizia e solidarietà su cui si fonda la convivenza della cittadinanza.

Termino con UN AUGURIO, che è anche certezza fondata nella mia coscienza di pastore: se la nostra Chiesa continuerà a privilegiare gli ultimi, se con coraggio profetico non si sottrarrà alle nuove sfide di tante miserie morali e materiali proprie del nostro tempo, non dobbiamo temere: la fede non verrà meno, l’Eucaristia che celebriamo si tradurrà in pane spezzato nell’amore, il Vangelo sarà sempre più credibile via di cambiamento anche sociale.

Grazie e buona Quaresima.

Mons. Cesare Nosiglia,
Arcivescovo di Torino

Iniziata la Consulta Mondiale sull’Emarginazione e i Giovani a Rischio

Iniziata mercoledì 27 marzo  la Consulta Mondiale della Pastorale Giovanile a Roma che si concluderà domenica 31 marzo. L’obiettivo è quello di riflettere sul tema: “I giovani a rischio”.

Ecco l’articolo proveniente da Info Ans:

(ANS – Roma) 

Abbiamo avviato la Consulta Mondiale della Pastorale Giovanile che ha l’obiettivo di riflettere su uno dei temi fondamentali per noi salesiani: i giovani a rischio.

Ha manifestato don Fabio Attard, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, accogliendo il selezionato gruppo di salesiani provenienti da tutto il mondo che si incontrano presso la sede del Sacro Cuore a Roma: un incontro iniziato nel pomeriggio del 27 marzo e che si concluderà domenica 31 marzo.

Don Daniel García, del Dicastero per la Pastorale Giovanile, ha espresso la sua gratitudine, come responsabile di questo evento, per la partecipazione di Salesiani e laici giunti per partecipare a quest’incontro. “Siamo un totale di 30 persone provenienti dalle diverse Regioni della Congregazione: Africa-Madagascar, Asia Est-Oceania, Asia Sud, Interamerica, America Cono Sud, Europa Centro e Nord e Mediterranea. Siamo uniti da un unico obiettivo, da un’unica visione: i nostri giovani a rischio. Quello su cui vogliamo riflettere in questi tre giorni sono tre domande: quali sono le principali sfide che incontrano e quali sono le risposte salesiane? Quali sono le sfide future? E infine: quali sono i processi che dobbiamo intraprendere e attivare profeticamente per rispondere a queste sfide future nelle opere e nei servizi sociali salesiani?”.

Don Attard ha espresso la sua gioia “per il lavoro dei Salesiani e dei Laici che lavorano per riscattare migliaia e migliaia di giovani che vivono lungo le strade e nelle piazze”. Quindi ha spiegato:

È un momento importante per approfondire l’impegno che la Congregazione ha in questo campo, soprattutto per approfondire come possiamo conoscerci e conoscere le esperienze e fare tesoro di tutto ciò che stiamo facendo in favore dei giovani. D’altra parte, in questo incontro vogliamo dare alla Congregazione le linee guida e offrire le esperienze che stiamo facendo, in nome del carisma salesiano, al servizio dei giovani che il Signore ci ha dato.

Da parte sua don García ha anche aggiunto che:

Tutti i partecipanti nel mondo sono persone che lavorano direttamente in opere e servizi in favore dei giovani vulnerabili, con problemi e difficoltà, giovani a rischio che percorrono le strade del mondo. Desideriamo che le conclusioni di quest’incontro possano essere un valido contributo al prossimo Capitolo Generale 28 della Congregazione. E ci auguriamo vivamente che questo incontro serva a presentare le sfide, le opportunità e i processi che dobbiamo attivare nelle nostre opere e nei servizi delle nostre Ispettorie e in ogni presenza dove c’è un salesiano o un laico con il cuore di Don Bosco.

A tutto vapore! I passi dell’inno del sussidio Estivo

È online il video tutorial dell’inno estivo proposto dalla Editrice Elledici nel sussidio “L’incredibile viaggio”.

– A tutto vapore –

Scopri di più sul sussidio estivo: