Salesiani e Sport, la conferma di un connubio vincente

Aggiornamenti dal mondo dello sport che confermano che proprio l’intuizione della forza comunicativa del gioco che ebbe Don Bosco, che lo spinse a cercare ed incontrare i ragazzi nel gioco, partecipandovi egli stesso, fu l’intuizione giusta che ancor oggi vede ottimi risultati nelle carriere sportive dei tanti ragazzi che hanno frequentato le attività salesiane. Qualche esempio recente:
La studentessa dell’Agnelli di Torino, Eleonora Gasparrini, ha appena vinto il Campionato Italiano di ciclismo su strada della categoria Donne Allieve a Terme di Comano.
Eleonora Camilla Gasparrini (medaglia d’oro Esordienti donne 2° anno)
«Avevo studiato molto attentamente il percorso e avevo capito dove si poteva fare la differenza. Tutto è andato come avevo pianificato e al momento opportuno ho provato l’attacco. In cima alla salita avevo già un discreto vantaggio, ma ho cercato di non voltarmi mai e di pedalare più forte che potevo fino all’arrivo. Solo lì ho capito che ce l’avevo fatta. Vincere un campionato italiano è un’emozione grandissima, che voglio condividere con tutta la squadra, con il presidente, il direttore sportivo e tutte le mie compagne».
Altro campione, questa volta oltreoceano e dal mondo del basket, dei Salesiani di New York: Kevin Punter, classe 1993 cresciuto nel Bronx, che indosserà la maglia della squadra emiliana Virtus; ecco l’articolo, qui di seguito, apparso Sabato 7 Luglio 2018 de “Il Resto del Carlino”, a firma di Massimo Selleri:
Virtus, colpo di mercato Arriva la guardia Punter

KEVIN PUNTER è il secondo giocatore straniero ufficializzato dalla Virtus.

Nato a New York, classe 1993, alto 190 centimetri è una guardia tiratrice che nella passata stagione ha prima vestito la maglia del club polacco Rosa Radom e poi dal 10 febbraio si è spostato all’Aek di Atene dove ha vinto la Basketball Champions League e la Coppa di Grecia. I numeri totalizzati nel massimo campionato ellenico dimostrano un ottimo feeling con il canestro: nella lega nazionale ha segnato 9.8 punti in 18.9 minuti, cifre che si sono alzate in Europa dove in 22.5 minuti ne ha realizzati 15.3. Arrivato nel vecchio continente nel 2016 quando è stato ingaggiato da Lavrio, poi nella stessa stagione è andato in Belgio agli Antwerp Giants di Anversa. Sempre nel 2016 ha disputato le Summer League con i Minnesota Timberwolves, ma non ha trovato spazio nella Nba. Cresciuto nel Bronx, durante la sua formazione ha frequentato scuole e college cattolici, sostenuto anche dall’opera religiosa dei Salesiani di Don Bosco diplomandosi in Scienze della Comunicazione. «In questo momento voglio solo dire grazie alla Virtus – sono le prime di Punter diffuse dalla V nera attraverso un apposito comunicato – e sono eccitato da questa opportunità e non vedo l’ora di iniziare a lavorare: l’obiettivo è quello di una grande stagione e di portare a casa tante vittorie». A SEGUIRE le parole del direttore sportivo bianconero Marco Martelli. «E’ un giocatore di qualità e pericolosità, che con la sua fame ha saputo conquistarsi uno spazio importante in ogni sua esperienza, dal College all’Europa, e questo confrontandosi ogni anno ad un livello più alto. La Virtus gli offre un ulteriore step nella sua progressione e lui è stato da subito entusiasta di coglierlo». Nelle gerarchie di Pino Sacripanti Punter dovrà contendere il quintetto a Pietro Aradori, fermo restando che il prossimo anno la Virtus almeno nella prima della stagione giocherà due impegni a settimana tra Coppa e campionato. Da questo punto di vista il club sta studiando una serie di proposte diverse per quanto riguarda gli abbonamenti che hanno un unico denominatore comunque: salvo ripensamenti i tifosi potranno abbonarsi da settembre, quando la squadra sarà definitivamente completata. Ancora da definire il campo da gioco per quanto riguarda la Champions, anche se il calendario degli eventi dell’Unipol Arena non lascia particolari spazi né per le gare né per gli allenamenti e il club non sembra particolamente entusiasta di dover disputare le proprie gare su un campo dove l’effetto casalingo si disperde anche perché non c’è la possibilità di allenarsi con una certa continuità.

Incontro degli incaricati dei Collegi Universitari Salesiani a Roma

“Esperienze di volontariato e pratiche di sostenibilità, dentro e/o fuori del Collegio Universitario Salesiano”: è stato questo il tema sul quale si sono concentrati gli Incaricati dei Collegi Universitari Salesiani (CUS) d’Italia nel loro incontro, tenuto presso la Sede Centrale Salesiana di Roma, dal 26 al 28 giungo scorsi.

All’appuntamento hanno partecipato i responsabili dei CUS di Torino-Crocetta, Torino-S. Giovannino, Torino-Valdocco; Milano “Paolo VI”, Pavia, Parma, Bologna, Forlì, Trento, Verona, Padova, Roma “Don Bosco”, Perugia e L’Aquila, coordinati dall’incaricato nazionale, don Carlo Busana.

Nel primo giorno è avvenuta lapresentazione da parte di ciascun CUS: considerato il tema specifico del raduno, le dimensioni del volontariato e della sostenibilità sono stati i punti al centro della condivisione, attraverso la presentazione di esperienze e buone pratiche. Successivamente, don Claudio Belfiore ha delineato il tema guida della PG per l’anno pastorale 2018-19, e il dott. Ernesto Diaco, dell’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università (UNESU), ha portato il saluto della Conferenza Episcopale Italiana.

Ricca di incontri significativi è stata la seconda giornata. Dapprima è intervenuto il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, che ha sottolineato l’importanza del lavoro pastorale svolto nei CUS e ha esortato a coltivare in essi, sempre più e sempre meglio, lo “spirito di famiglia”. Poi è toccato a don Fabio Attard, Consigliere Generale per la PG, che oltre a presiedere la Messa nelle “Camerette di Don Bosco” ha confermato l’azione educativa svolta dai CUS e la vicinanza della Congregazione in questo lavoro. Quindi don Rossano Sala ha illustrato l’Instrumentum Laboris del Sinodo sui giovani, soffermandosi in particolare sui capitoli riguardanti l’accompagnamento universitario.

Nel pomeriggio, don Martin Lasarte, del Settore per le Missioni, ha approfondito il tema del volontariato, mentre don Marcelo Farfán, Coordinatore Generale delle Istituzioni Salesiane di Educazione Superiore (IUS), ha delineato gli orientamenti della pastorale giovanile nelle IUS.

Nel terzo giorno, infine, dopo l’Eucaristia presieduta dal cardinale Camillo Ruini, già Presidente della CEI, il dott. Angelo Giornelli, Presidente dell’“Associazione Collegi e Residenze Universitarie” (ACRU) ha tracciato le finalità dell’associazione e il sostegno che essa intende riservare alla gestione educativa e giuridica dei collegi universitari.

Il convegno si è quindi concluso con le proposte e la pianificazione del cammino futuro.

Secondo il Quadro di Riferimento della Pastorale Giovanile Salesiana, i CUS “non offrono solo agli studenti universitari uno spazio di accoglienza per vivere e studiare, ma soprattutto una proposta formativa che permetta loro di crescere come persone, professionisti e cittadini” (QRPG, 2.3.3.B).

(Articolo tratto da ANS – Agenzia Info Salesiana)

Rosignano Monferrato: una piazza per don Dante

Il 24 giugno 2018 dalle ore 14.30 circa,  a San Martino di Rosignano, la comunità del paese ha deciso di festeggiare don Dante Caprioglio con l’intitolazione della piazza della chiesa in frazione San Martino all’ ex rettore del Collegio San Carlo di Borgo San Martino che, nel solco di Don Bosco, ha formato centinaia di ragazzi e si è occupato del San Carlo calcio.

 

 

Edizione del 28 Giugno 2018

Domenica scorsa la cerimonia di intitolazione della piazza
antistante la chiesa parrocchiale

Quel legame speciale

Tantissime persone per ricordare Don Dante Caprioglio

Si è svolta domenica 24 Giugno a San Martino di Rosignano, la cerimonia di intitolazione della piazza antistante la chiesa parrocchiale a Don Dante Caprioglio. L’affluenza del pubblico, le numerose personalità intervenute, i molti professori ed ex allievi hanno rinsaldato il loro legame con il compianto sacerdote, partecipando alla bella cerimonia. L’intitolazione, fortemente voluta dall’amministrazione Comunale di Rosignano e dalla Comunità di San Martino di Rosignano, ha fatto registrare momenti di commozione quando il Sindaco Chiesa ha avuto parole di gratitudine e affetto nei confronti dell’amatissimo Don Dante. “Un talento “salesiano” naturale, prezioso, che univa generazioni diverse e distanti – ha commentato il Sindaco Chiesache contraddistinse la sua lunga ed operosa esistenza; la sua passione educativa che ancor oggi vive e offre frutti attraverso l’impegno dei suoi ex allievi del Collegio San Carlo, i quali anche mediante l’Associazione che porta il suo nome, operano con encomiabile assiduità conferendo borse di studio a giovani studenti meritevoli, predisponendo iniziative culturali e sportive, soprattutto rivolte ai giovani che Don Dante amava come il suo grande predecessore e maestro Don Bosco”.

La Targa è stata scoperta dai parenti del compianto sacerdote e Don Marco Durando, ora parroco della comunità di San Martino, è poi intervenuto ricordando la figura di Don Dante Caprioglio e procedendo alla benedizione della Targa. “Intitolare una piazza alla memoria di una persona, significa far vivere per sempre il Suo nome, il Suo operato, – è poi intervenuto Gabriele Ferraris, presidente dell’associazione Don Dante – che attraverso la determinazione che lo caratterizzava, ha indubbiamente contribuito a dare lustro al territorio, ad onorare e rendere migliore e più bello il luogo in cui era nato”. I numerosi presenti, hanno poi vissuto uno splendido pomeriggio di musica, che ha visto protagonisti il M.o Massimo Gabba all’organo a canne, Giuliano Ferraris al pianoforte e tastiere e Gabriele Ferraris al basso. L’evento è stato condotto con maestria da Enzo Garreffa, che ha fatto gli onori di casa ed ha contribuito in modo determinante alla riuscita dell’evento. Sono stati eseguiti brani di Schumann, Bach, Liszt e Pachelbel in versione sia classica che elaborati jazz, suscitando grande apprezzamento nel pubblico presente. Il Concerto ha evidenziato come i due generi possano subire la compenetrazione l’uno dell’altro e possono fondersi in un tutt’uno, in cui diventa facile inserire spazi per l’improvvisazione personale. La manifestazione è stata coinvolgente e gradevolissima e molti presenti hanno auspicato possa diventare un appuntamento annuale. La magnifica giornata si è conclusa presso l’adiacente Circolo ACLI, ove la presidente Rita Medesani ha accolto i partecipanti per un delizioso rinfresco offerto dal Circolo stesso e da tutta la popolazione SanMartinese.

Altra notizia sempre sulla piazza dedicata a don Dante:

Lo Scoprimento della targa in onore del carismatico sacerdote Salesiano.

Piazza Don Dante Caprioglio

San Martino di Rosignano: la cerimonia dell’intitolazione. L’Associazione Don Dante Ha saputo dare lustro al territorio, onorato e reso migliore il luogo in cui era nato.

Si è svolta domenica a San Martino di Rosignano la cerimonia di intitolazione della piazza antistante la chiesa parrocchiale a don Dante Caprioglio.

L’intitolazione è stata voluta dall’Amministrazione Comunale e dalla comunità di San Martino.

Don Bosco è stato un talento salesiano prezioso, che univa generazioni diverse e distanti tra loro – ha commentato il sindaco Cesare Chiesache contraddistinse la sua lunga ed operosa esistenza; la sua passione educativa che ancor oggi vive e offre frutti attraverso l’impegno dei suoi ex allievi del Collegio San Carlo i quali, anche mediante l’Associazione che porta il suo nome, operano con encomiabile assiduità conferendo borse di studio a giovani studenti meritevoli predisponendo iniziative culturali e sportive, soprattutto rivolte ai giovani che Don Dante amava come il suo grande predecessore e maestro Don Bosco”.

La targa è stata scoperta dai parenti del compianto sacerdote e da Don Marco Durando, ora parroco della comunità di San Martino, che è poi intervenuto ricordando la figura di Don Dante Caprioglio e precedendo alla benedizione.

Intitolare una piazza alla memoria di una persona, significa far vivere per sempre il suo nome, il suo operato – è poi intervenuto Gabriele Ferraris, presidente dell’Associazione Don Dante Caprioglio – ed è certamente il modo più alto e degno di riconoscere l’operato del sacerdote che, attraverso la determinazione che lo caratterizzava , ha indubbiamente contribuito a dare lustro al territorio, ad onorare e rendere migliore e più bello il luogo in cui era nato”.

Concerto in chiesa di Gabba e i Ferraris con brani Schumann, Bach, Liszt, Pachelbel

I numerosi presenti, hanno poi vissuto un pomeriggio di musica che ha visto protagonisti Massimo Gabba all’organo a canne, Giuliano Ferraris al pianoforte e tastiere e Gabriele Ferraris al basso.

L’evento è stato condotto da Enzo Garreffa, che ha fatto gli onori di casa ed ha contribuito in modo determinante alla riuscita della cerimonia. Sono stati eseguiti brani di Schumann, Bach Liszt e Pachelbel in versione sia classica che elaborati jazz.

Il concerto svoltosi a San Martino di Rosignano ha evidenziato come i due generi possano fondersi in un tutt’uno in cui diventa facile inserire spazi per l’improvvisazione personale. Da tutti l’auspicio che l’evento possa trasformarsi in un appuntamento annuale.

La giornata si è conclusa al Circolo ACLI, dove la presidente Rita Medesani ha accolto i partecipanti con il rinfresco offerto dal Circolo stesso e dalla comunità di San Martino.

Articolo a cura di Pier Luigi Rollino

Breve Biografia di Don Dante
a cura della redazione de La Stampa-Alessandria:

Quella di don Dante non è stata una vita comune. Era una persona speciale. Alle sue spalle 80 anni di professione religiosa fra i salesiani, 70 di sacerdozio e 60 di presenza a Borgo San Martino, sede dello storico collegio salesiano. Originario di San Martino di Rosignano, paese di cui è stato parroco per 26 anni, scoprì la vocazione grazie al suo pievano don Quarello che da giovane aveva conosciuto personalmente don Bosco. A 10 anni entrò in Seminario a Casale (siamo nel 1930) per passare all’Aspirantato salesiano al Valentino e proseguire gli studi del noviziato a Borgomanero, dove diventò salesiano l’8 settembre 1936. Nel 1940 ottenne la maturità classica al liceo Carlo Alberto di Novara. Seguì poi il corso quadriennale di Teologia, nel giugno 1946 venne ordinato sacerdote e nel 1951 si laureò in Lettere e Filosofia a Torino con la tesi «Psicologia femminile in Euripide». Insegnante di Lettere a Novara, ebbe come allievo, con cui stringerà una profonda amicizia, Giampiero Boniperti, con cui condividerà la passione per la Juventus.

Nel 1956 arrivò al Collegio San Carlo di Borgo. Ebbe l’intuito di ottenere il riconoscimento e la parificazione degli istituti tecnici per Ragionieri e Geometri. La struttura sotto la sua direzione-presidenza crebbe negli anni arrivando ad avere 430 studenti di cui 250 nel convitto. Il collegio fu chiuso nel 2000, ma don Dante vi rimase per altri 16 anni.

Nel 1963 la sua grande passione per lo sport, e in particolare per il calcio, sfociò nella formazione di una squadra giovanile che fu iscritta al campionato Pgs e, nel 1964, a quello della Figc. Fu un suo merito la costruzione del campo dal calcio, dell’illuminazione, del Palasport, dei campi polivalenti, degli spogliatoi con il bar e gli uffici. Per 50 anni il suo San Carlo ha dominato le scene del calcio locale. Fu ispiratore di numerosi talenti calcistici del Monferrato, fra cui il centrocampista bianconero Vinicio Verza. Amava la musica (fece realizzare un auditorium al San Carlo) e la letteratura: recitava la Divina Commedia a memoria. Fino al 17 ottobre, viveva ancora nella sua stanza del Collegio San Carlo e passava i pomeriggi nel suo vecchio studio. Leggeva, si informava, riceveva i tanti amici ed ex allievi. Poi per motivi di salute il trasferimento nella casa dei Salesiani al Valentino a Casale.

Carta, colla, cuore e fantasia: “Din Don Art”, la novità Elledici

DIN DON ART – LUCI…DI CARTA

Dino Mazzoli
(Editrice Elledici)

La novità di Elledici per l’estate è dedicata alla scoperta della parte creativa che vive in ciascuno di noi, grazie ai suggerimenti di don Dino Mazzoli, che ha messo la creatività al servizio della fede, utilizzando la carta con la magia e la fantasia di un trasformista.

“Din Don Art – Luci…di carta” è un libro-gioco che contiene mille idee per catechisti, animatori e famiglie, con tanti tutorial per creare oggetti facili e di grande effetto. Ogni pagina del volume, con la grafica colorata e fantasiosa di Raffaele Vittoria, contiene: il “tutorial” e la lista degli strumenti necessari; un’immagine dell’oggetto finale e foto che accompagnano la realizzazione; un riferimento biblico; un riferimento letterario; uno specchietto riassuntivo personale in cui inserire delle variazioni oppure appuntare le proprie idee; un piccolo diario da completare con l’esperienza di ogni bambino; e infine modelli da ritagliare e assemblare.

Maggiori Info e Anteprima su ELLEDICI.ORG

Per le vocazioni religiose alla vita salesiana: intenzione missionaria Luglio 2018

Intenzione Missionaria Salesiana di Giugno 2018, per tutti i Salesiani, perché siano sempre e dovunque uomini di Chiesa e di unità.

INTENZIONE MISSIONARIA SALESIANA
ALLA LUCE DELL’INTENZIONE DI PREGHIERA DEL SANTO PADRE
Perché il Signore della messe
invii abbondanti e sante vocazioni di salesiani
coadiutori e sacerdoti al servizio della gioventù.
Per le vocazioni religiose
alla vita salesiana

N. 114 – giugno 2018
Bollettino di Animazione Missionaria Salesiana
Pubblicazione del Settore per le Missioni per le Comunità Salesiane e gli amici delle missioni Salesiane

Dalla basilica del Sacro Cuore di Gesù, costruita dal nostro caro padre Don Bosco, vi saluto, affidando tutti i nostri missionari a questo Amatissimo Cuore!

Il mese missionario straordinario – ottobre 2019 – ci porta a scoprire nuove luci e slancio dalla Lettera Apostolica Maximum Illud di Papa Benedetto XV, di cui si celebrerà il centenario.

Gesù Cristo è chiaramente al centro di questa Lettera Apostolica. Questo, da Salesiani di Don Bosco, ci rimanda con forza e con lucidità all’articolo 11 delle nostre Costituzioni: “lo spirito salesiano trova il suo modello e la sua sorgente nel cuore stesso di Cristo, apostolo del Padre”. E in particolare a due dei lineamenti – forse tra i più missionari – della figura del Signore a cui siamo più sensibili nella lettura del Vangelo, cioè: “la sollecitudine nel predicare, guarire, salvare sotto l’urgenza del Regno che viene e il desiderio di radunare i discepoli nell’unità della comunione fraterna”.

È, infatti, molto incoraggiante il percorrere tutta questa Lettera di Papa Benedetto XV sotto lo sguardo di questo nostro articolo fondante.
Buon mese missionario del Sacro Cuore di Gesù!

D. Guillermo Basanes, SDB
Consigliere per le missioni

Brasile Sao Paulo: 1050 missionari per la settimana missionaria

Condividiamo alcune belle notizie dall’America missionaria. In particolare la feconda settimana missionaria dell’Ispettoria di Sao Paulo (Brasile). P.
Tiago Eliomar ha condiviso alcune informazioni di quella settimana. Sono giovani e adolescenti del GAM (Gruppo d’Azione Missionaria) che coinvolge giovani delle scuole, università e parrocchie dell’Ispettoria. Ogni anno organizzano a livello ispettoriale la Settimana Missionaria,
che offre a tutta la Pastorale Giovanile un colore missionario. Certamente queste attività missionarie non si riducono soltanto all’evento di una settimana, ma a processi formativi missionari nelle diverse comunità educative e a risposte differen ziate secondo la maturità. Per esempio, all’interno di questa animazione missionaria alcuni giovani sono inviati come volontari missionari salesiani presso altri paesi per un anno. Questa dinamica missionaria si è rivelata molto feconda nella pastorale giovanile e vocazionale. Frutto dello spirito missionario e di queste iniziative pastorali, nell’Ispettoria saranno ordinati, quest’anno, 6 sacerdoti e 2 confratelli coadiutori emetteranno i loro voti perpetui.

Ecco alcuni numeri interessanti: Dal 14 al 22 di Luglio
* 1050 missionari parteciperanno (sì, mille cinquanta!) in
* 25 comunità (8 parrocchie),
* 7 città: Votuporanga, Cananeia, Guapiara, Cajuru, Aguaí, Charqueada, Piranguçu.
* 18 sacerdoti salesiani,
* 55 salesiani in formazione o aspiranti

Altre informazioni missionarie che arrivano dall’America
 Il prossimo Congresso Americano Missionario (CAM 5): sarà realizzato in Bolivia, Santa Cruz dal 10 al 14 lu glio, e si prevede la partecipazione di più di 5000 delegati. Molti dei DIAM d’America parteciperanno.
 Si sta preparando l’ Incontro Salesiano Pan amazonico: “Il Sinodo ci interpella” che coinvolge le ispettorie che hanno missioni nell’Amazonia. L’incontro sarà a Manaus, dall’1 al 4 novembre. Sarà un’occasione prezio sa per raccogliere il patrimonio pastorale, scientifico, pedagogico e testimoniale di più di un secolo di pre senza salesiana; per leggere la situazione attuale sociale, economico-politica, ecclesiale e salesiana della Regione; e per proporre strade per il futuro. I missionari e gli agenti pastorali indigeni prepareranno alcune
proposte per il Sinodo Pan Amazonico del 2019.

“Essere missionario è regalo del cielo”

Sono nato a Madrid nel 1930, in una fervente famiglia cristiana. Nella quaresima del 1945 ho trovato un libro intitolato “Volontari”. Erano racconti missionari e alcune pagine di spiegazione sulla vocazione. Ho iniziato a leggere il libro per curiosità e subito ne sono rimasto affascinato.

Mi si aprirono orizzonti insospettati, pieni di fascino, e ho scoperto il valore della vita offerta per seguire Gesù e diffondere il suo Vangelo. Dopo ciò, frequentando la cappella della scuola e in ginocchio vicino al Tabernacolo, pensavo a quando Gesù disse agli apostoli: “Vieni e seguimi”, e anche a quando san Francesco Saverio morì, all’età di 43 anni, dopo aver predicato il Vangelo.

Nel noviziato ho scritto la mia domanda per andare in missione. Il giorno dopo la mia Pro- fessione Religiosa, l’Ispettore ha letto i nomi di quelli inviati alle Missioni. Dei 63 neo-professi, 32 andarono in Sud America. Il mio nome non era tra questi. Ero triste, ma l’Ispettore ha detto: “E quest’anno, quattro dei neo-professi andranno in Giappone” e lesse i nomi. Il terzo nome era il mio. Ero stordito. Quando lasciai la sala da pranzo, andai dritto in cappella e iniziai a piangere d’emozione.

Sono arrivato in Giappone nel gennaio 1950. L’obbedienza mi ha poi mandato in Corea, dove sono arrivato il venerdì 30 marzo 1962 per aiutare come vice-parroco nella periferia di Seoul, nella parrocchia di San Giovanni Bosco. Quel pomeriggio i cristiani fecero la Via Crucis. Uomini in ginocchio sul pavimento di legno a destra, donne a sinistra, lasciando un corridoio nel centro della chiesa. Dopo la Via Crucis, molte persone sono rimaste in chiesa per le preghiere della notte. La mattina successiva, dopo la messa, molte persone hanno continuato a pregare e abbiamo meditato con loro, seduti sul pavimento.

I primi giorni furono difficili, ma pian piano mi resi conto che tutto era stato un regalo dal Cielo. I cristiani ci davano un esempio di preghiera nella chiesa, stando seduti sul pavimento vicino al tabernacolo. E ci hanno anche aiutato a vivere condividendo nella povertà, con pazienza, speranza e gioia. Loro ci hanno amato molto. Una delle grandi sfide che ho incontrato è stata la lingua. Avevo già imparato il giapponese e ora dovevo iniziare con il coreano, che era più complesso. Un’altra sfida è che al momento i cattolici sono solo il 10% della popolazione.
Inoltre, fa male vedere, ancora, la Corea divisa in due nazioni separate.

Le più grandi gioie che ho sperimentato sono state i battesimi dei catecumeni e le professioni religiose dei novizi.
Altro motivo di gioia è vedere che la Corea era una nazione molto povera, e ora, grazie al lavoro e all’organizzazione che i coreani hanno nella loro cultura, è, invece, una nazione dove regna l’ordine, il progresso e uno standard di vita dignitoso, e ognuno ha la mentalità di condividere le ricchezze aiutando le altre nazioni più povere.

Ai giovani che desiderano offrire se stessi per essere missionari, ricordo loro che alla base della nostra vita di preghiera personale, della vita gioiosa in Comunità e di tutte le nostre attività, è l’Amore di Gesù, veramente presente nella Santissima Eucaristia. Dobbiamo visitare il Santissimo Sacramento ogni giorno. Inoltre, con gratitudine, coltiviamo la devozione alla Vergine e preghiamo il Rosario, come ci insegna Don Bosco.

Cerchiamo di vivere con cuore aperto sempre ai buoni esempi e alle lezioni degli altri, in particolare dei poveri.
Una volta un povero, che si chiamava Matteo ed era un vecchio cristiano, mi chiese su come avrei fatto per riassumere il Vangelo in poche parole. Ho subito iniziato a spiegare, riassumendo alcuni elementi essenziali. Il buon Matteo mi ascoltò con pazienza finché alla fine disse: “Non ti pare che sei stato un po’ ‘lungo? E io gli dissi: “Bene, allora, come lo spieghi in meno parole? E Matteo disse: “Per me il Vangelo è questo: “Se qualcuno ti schiaffeggia sulla guancia destra, presentagli la sinistra “.

José María Blanco,
missionario spagnolo in Corea

Testimonianza di santità missionaria salesiana
Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

Il Beato Zeffirino Namuncurà (1886-1905) incarnò in sé le sofferenze, le angosce e le aspirazioni della sua gente Mapuce, quella stessa gente che nell’arco degli anni della sua adolescenza ha incontrato il Vangelo e si è aperta al dono della fede sotto la guida di saggi educatori salesiani. C’è un’espressione che raccoglie tutto il suo programma di vita: “Voglio studiare per essere utile al mio popolo”. Infatti Zeffirino voleva studiare, essere sacerdote e ritornare alla sua gente per contribuire alla crescita culturale e spirituale del suo popolo, come aveva visto fare dai primi missionari salesiani.

Intenzione Missionaria Salesiana
Affinché le reti sociali favoriscano la solidarietà e il rispetto dell’altro nella sua differenza.

Perché le presenze salesiane siano “case” dove ognuno si senta accolto e rispettato nella sua originalità e dove si possa scoprire la gioia della Buona Novella.

Ogni volta di più le nostre presenze si trovano in contesti plurali dal ponto di vista sociale, culturale e religioso. La nostra missione ci spinge, anche mediante le Tecniche delle Informazioni (TI) e le Reti Sociali, a una rispettosa accoglienza a una gioiosa testimonianza e annuncio della Buona Novella.

E’ scomparso don Eugenio Fizzotti, sdb, il “prete della mente”

Si riporta la notizia circa la scomparsa del salesiano don Eugenio Fizzotti: per lunghi anni è stato docente nella Facoltà di Scienze dell’Educazione, esperto di Psicologia della Religione, fu allievo di Viktor Frankl e poi divulgatore ed esperto del suo pensiero non solo in Italia ma anche a livello internazionale, ha scritto numerosi e apprezzati saggi, lasciando una testimonianza di dedizione alla formazione culturale e di vita salesiana completamente spesa al servizio dei giovani.

27 Giugno 2018, ANS – Agenzia Info Salesiana

È salito al Cielo don Eugenio Fizzotti, SDB

È venuto a mancare, lo scorso lunedì, 25 giugno, presso l’ospedale di Salerno dove era ricoverato, il Salesiano don Eugenio Fizzotti. Docente di Filosofia e Psicologia, ha insegnato presso numerose università, sia pontificie, sia statali, ed era rinomato come uno dei maggiori studiosi e divulgatori del pensiero di Viktor Frankl.

Don Fizzotti era nato il 1° luglio del 1946 a Caserta, ed era entrato tra i Salesiani nel 1964, frequentando il noviziato di Portici. Nel suo percorso di formazione religiosa venne inviato a Vienna per gli studi di Teologia, e fu consacrato sacerdote da Paolo VI in Piazza San Pietro a Roma il 29 giugno 1975.

Proprio gli anni viennesi di formazione furono fondamentali per la sua vocazione, religiosa ed educativa, in quanto gli permisero di frequentare i corsi del prof. Viktor Frankl, fondatore della “Terza Scuola Viennese di Psicoterapia”, nota in tutto il mondo come “logoterapia e analisi esistenziale”.

Ha servito poi la Congregazione in diverse comunità dell’Italia meridionale – Napoli, Salerno, Locri – e con diversi incarichi pastorali. Quindi proseguì gli studi di specializzazione in Teologia Morale presso l’Università Gregoriana e l’Alfonsianum di Roma.

Dal 1984 al 1986 diresse, in qualità di Giornalista Pubblicista, l’Ufficio Stampa della Direzione Generale della Congregazione Salesiana.

Successivamente intraprese il servizio dell’insegnamento nelle università, tenendo corsi di Psicologia della Religione e Deontologia Professionale all’Università Pontificia Salesiana – mansione che ha mantenuto fino al 2008 – e insegnando poi, durante tutta la sua carriera accademica, presso numerosissimi altri atenei: l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università di Urbino, la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, la Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, il Pontificio Ateneo “Antonianum”, la Facoltà di Scienze della Formazione della “LUMSA”, l’Istituto di Scienze religiose di Frosinone, la Facoltà di Psicologia1 dell’Università “La Sapienza” di Roma, l’Università Europea di Roma, l’Istituto di Teologia della Vita Consacrata “Claretianum”, l’Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria “Camillianum”, la Facoltà di Filosofia del Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo, la Facoltà di Bioetica del Pontificio Ateneo “Regina Apostolorum”, l’Istituto Teologico Calabro “S. Pio X” di Catanzaro, il Pontificio Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense…

Per l’UPS è stato anche Direttore dell’Istituto di Psicologia (1994-2001) e Preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione (2001-2002).

Prolifico autore di libri, articoli e contributi accademici, soprattutto nell’ambito della logoterapia e della trasposizione del pensiero di Viktor Frankl, è stato anche Presidente onorario dell’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (A.L.Æ.F.), Direttore scientifico di “Ricerca di senso”, rivista dell’associazione, e socio onorario della “Società Medica Austriaca di Psicoterapia”.

Dal 2005 al 2009 è stato membro della Commissione Deontologica dell’Ordine degli Psicologi del Lazio e nel 2002 gli venne assegnato il Gran Premio dalla “Fondazione Viktor Frankl” della città di Vienna, destinato annualmente a una personalità che a livello mondiale risulti particolarmente impegnata nell’approfondimento e nella diffusione di orientamenti psicologici e psicoterapeutici di natura umanistico-esistenziale.

I funerali si svolgono oggi pomeriggio, mercoledì 27 giugno, nella chiesa salesiana di Caserta.

25 Giugno 2018, Quotidiano online “Casertace.net

Grave lutto nel mondo di Salesiani. E’ morto don Eugenio Fizzotti

Era malato da tempo, don Eugenio Fizzotti, 72 anni salesiano nato a Caserta, e per questo si era ritirato presso l’istituto di Salerno, dove negli ultimi tempi si era aggravato al punto tale da essere ricoverato presso l’ospedale di Salerno dove è deceduto questa mattina. Il prelato, professore di filosofia e psicologia, persona amabilissima e di grande spessore culturale, è stato preside all’Università pontificia salesiana e poi, direttore anche dell’Istituto salesiano di Caserta.

Salesiano dal 1965, ha frequentato la Facoltà di Filosofia presso l’Università Salesiana di Roma ed ha conseguito il dottorato in psicologia nel 1970, dopo aver seguito al Policlinico di Vienna i corsi del prof. Viktor E. Frankl, fondatore della “Terza Scuola Viennese di Psicoterapia”, nota in tutto il mondo come “logoterapia e analisi esistenziale”. Dopo aver vissuto un anno a Soverato e un anno a Salerno come animatore degli studenti collegiali ha iniziato gli studi di teologia a Vienna nel 1972 e li ha proseguiti a Roma fino al 1975, quando è stato ordinato sacerdote da Paolo VI in Piazza S. Pietro il 29 giugno 1975. Dopo essere stato vicepreside e insegnante di Storia e Filosofia al Liceo Classico dell’Istituto Salesiano di Napoli-Vomero e Vicario del Direttore della comunità Salesiana di Salerno ha effettuato gli studi di specializzazione in teologia morale presso l’Università Gregoriana e l’Alfonsianum di Roma.

Quindi ha affiancato dal 1978 al 1980 il Delegato Ispettoriale della Pastorale Giovanile dell’Italia Meridionale. Nel 1980 è stato inviato a Locri per collaborare all’animazione della Pastorale Giovanile della Diocesi di Locri-Gerace. Nel 1984, essendo stato inscritto all’Ordine dei Giornalisti come Pubblicista, è stato chiamato a Roma per dirigere l’Ufficio Stampa della Direzione Generale della Congregazione Salesiana. Dal 1986 ha iniziato a insegnare all’Università Salesiana dove è stato docente di “psicologia della religione” e di “Deontologia professionale” fino al 2008. Negli stessi anni ha insegnato “Psicologia della religione” presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose dell’Università di Urbino, presso la Facoltà Valdese di Teologia di Roma, presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”, presso il Pontificio Ateneo “Antonianum”, presso la Facoltà di Scienze della Formazione della LUMSA, presso l’Istituto di Scienze religiose di Frosinone.

Nel 2008 ha tenuto il corso di Deontologia professionale anche presso la Facoltà di Psicologia1 dell’Università “La Sapienza” di Roma. Dal 1994 al 2001 è stato Direttore dell’Istituto di Psicologia e dal 2001 al 2002 Preside della Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Salesiana. Dal 2005 al 2009 è stato membro della Commissione Deontologica dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. Dopo aver trascorso un anno a Caserta e due anni a Locri, nel settembre 2011 è ritornato a Roma dove ha ripreso la docenza all’Università Salesiana, all’Università Europea di Roma e all’Istituto di teologia della Vita Consacrata Claretianum.

Nell’anno accademico 2012-2013 ha insegnato al Camillianum (Istituto Internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria), alla Facoltà di Filosofia del Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo, all’Istituto Monastico della Facoltà di Teologia del Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo, alla Facoltà di Bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum, all’Istituto Teologico Calabro “S. Pio X” di Catanzaro della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, al Pontificio Istituto Pastorale “Redemptor Hominis” della Pontificia Università Lateranense, al Corso di Studi in Scienze e tecniche psicologiche del Dipartimento di Scienze Umane della Libera Università Maria Ss. Assunta.

Aiuto concreto allo sportello lavoro dell’Oratorio Salesiano San Luigi

LA STAMPA, edizione del 27 Giugno 2018. Articolo a cura di Lidia CATALANO

Info sullo Sportello Lavoro

Bilancio sulle povertà e sulle politiche antidroga in Italia

Su segnalazione di Don Domenico Ricca, Delegato dell’Emarginazione e Disagio e Presidente Comitato Interregionale SCS/CNOS, si pubblicano qui di seguito due approfondimenti.

Il primo circa il recente report di ISTAT sul 2017 riguardante la povertà in Italia, che delinea una situazione attuale drammatica: oltre 18 milioni di persone a rischio povertà o esclusione sociale, si stima in aumento sia l’incidenza di individui a rischio di povertà (20,6%, dal 19,9%) sia la quota di famiglie gravemente deprivate (12,1% da 11,5%) e quelle a bassa intensità lavorativa (12,8%, da 11,7%).

Il secondo focus presenta un bilancio sulle politiche antidroga in Italia, alla luce di quanto emerge dalla nona edizione nono Libro Bianco sulle Droghe presentato al Senato e redatto dalla Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cnca, Cgil, associazione Luca Coscioni con l’adesione di Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, LegaCoopSociali e Lila. Un testo che rileva un aumento della popolazione carceraria e denuncia gli effetti della repressione in termini di carcerazione.

Buona Lettura!

Istat – 26 giugno 2018

La povertà in Italia Report sul 2017

Le stime diffuse in questo report si riferiscono a due distinte misure della povertà: assoluta e relativa, che derivano da due diverse definizioni e sono elaborate con metodologie diverse, utilizzando i dati dell’indagine campionaria sulle spese per consumi delle famiglie.

Nel 2017 si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778mila famiglie residenti in cui vivono 5 milioni e 58mila individui; rispetto al 2016 la povertà assoluta cresce in termini sia di famiglie sia di individui.
L’incidenza di povertà assoluta è pari al 6,9% per le famiglie (da 6,3% nel 2016) e all’8,4% per gli individui (da 7,9%). Due decimi di punto della crescita rispetto al 2016 sia per le famiglie sia per gli individui si devono all’inflazione registrata nel 2017. Entrambi i valori sono i più alti della serie storica, che prende avvio dal 2005.

Nel 2017 l’incidenza della povertà assoluta fra i minori permane elevata e pari al 12,1% (1 milione 208mila, 12,5% nel 2016); si attesta quindi al 10,5% tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9%). L’incidenza della povertà assoluta aumenta prevalentemente nel Mezzogiorno sia per le famiglie (da 8,5% del 2016 al 10,3%) sia per gli individui (da 9,8% a 11,4%), soprattutto per il peggioramento registrato nei comuni Centro di area metropolitana (da 5,8% a 10,1%) e nei comuni più piccoli fino a 50mila abitanti (da 7,8% del 2016 a 9,8%). La povertà aumenta anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord.

L’incidenza della povertà assoluta diminuisce all’aumentare dell’età della persona di riferimento. Il valore minimo, pari a 4,6%, si registra infatti tra le famiglie con persona di riferimento ultra sessantaquattrenne, quello massimo tra le famiglie con persona di riferimento sotto i 35 anni (9,6%).

A testimonianza del ruolo centrale del lavoro e della posizione professionale, la povertà assoluta diminuisce tra gli occupati (sia dipendenti sia indipendenti) e aumenta tra i non occupati; nelle famiglie con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,2%). Cresce rispetto al 2016 l’incidenza della povertà assoluta per le famiglie con persona di riferimento che ha conseguito al massimo la licenza elementare: dall’8,2% del 2016 si porta al 10,7%. Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, mostrano valori dell’incidenza molto più contenuti, pari al 3,6%.

Anche la povertà relativa cresce rispetto al 2016. Nel 2017 riguarda 3 milioni 171mila famiglie residenti (12,3%, contro 10,6% nel 2016), e 9 milioni 368mila individui (15,6% contro 14,0% dell’anno precedente).
Come la povertà assoluta, la povertà relativa è più diffusa tra le famiglie con 4 componenti (19,8%) o 5 componenti e più (30,2%), soprattutto tra quelle giovani: raggiunge il 16,3% se la persona di riferimento è un under35, mentre scende al 10,0% nel caso di un ultra sessantaquattrenne. L’incidenza di povertà relativa si mantiene elevata per le famiglie di operai e assimilati (19,5%) e per quelle con persona di riferimento in cerca di occupazione (37,0%), queste ultime in peggioramento rispetto al 31,0% del 2016.

Si confermano le difficoltà per le famiglie di soli stranieri: l’incidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).

Redattore Sociale, 26 giugno 2018

L’aumento della popolazione carceraria e il ruolo delle politiche repressive di
nuovo in primo piano. “I pesci piccoli continuano ad aumentare, mentre i consorzi
criminali restano fuori dai radar della repressione penale”

Libro bianco droghe: “Torna il carcere, serve cambiamento politico e legislativo”

Nona edizione del dossier curato dalle associazioni presentato oggi al Senato.

ROMA – Crescono le presenze in carcere per violazione della legge sulle droghe, un detenuto su 4 è tossicodipendente e ancora oggi si fa riferimento ad un testo di legge di ben 28 anni fa. A fare il bilancio sulle politiche antidroga in Italia, anticipando nuovamente la Relazione governativa al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga, è il nono Libro Bianco sulle Droghe presentato oggi al Senato e redatto dalla Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cnca, Cgil, associazione Luca Coscioni con l’adesione di Arci, Comunità di San Benedetto al Porto, Funzione Pubblica Cgil, Gruppo Abele, Itardd, LegaCoopSociali e Lila. Un testo che ancora una volta lancia l’allarme in primo luogo sugli effetti della repressione in termini di carcerazione.

Questo libro bianco – scrivono nell’introduzione Stefano Anastasia, Garante delle persone private della libertà delle Regioni Lazio e Umbria e coordinatore dei Garanti territoriali, e Franco Corleone, garante dei detenuti della Toscana -, ci racconta del ritorno dell’affollamento penitenziario e del ruolo che, in esso, gioca ancora una volta la legislazione proibizionista in materia di droghe”.

Un carcere pieno di pesci piccoli. Secondo i dati raccolti dal Libro bianco, nel 2017, oltre 14 mila ingressi in carcere su 48 mila totali sono stati causati da imputazioni o condanne sulla base dell’art. 73 del Testo unico. Si tratta di poco meno del 30 per cento degli ingressi in carcere. Al 31 dicembre 2017, invece, sono quasi 13,8 mila i detenuti presenti in carcere a causa del solo art. 73 del Testo unico, “sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio”, chiariscono gli autori. Poco meno di 5 mila detenuti sono in carcere anche per l’art. 74 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope), ma solo 976 sono detenuti esclusivamente per l’art. 74. “Mentre questi ultimi rimangono sostanzialmente stabili, aumentano dell’8,5 per cento i detenuti per solo art. 73 – continua il Libro bianco -. Si tratta complessivamente del 34 per cento del totale. I pesci piccoli continuano ad aumentare, mentre i consorzi criminali restano fuori dai radar della repressione penale”.

Ad aumentare, secondo il dossier, sono anche i tossicodipendenti. Nel 2017 sono più di 14 mila, ovvero il 25 per cento circa del totale. Preoccupante, tra questi ultimi, l’impennata degli ingressi in carcere, che toccano un nuovo record: il 34 per cento dei soggetti entrati in carcere nel corso del 2017 era tossicodipendente.

Un dato positivo arriva dalle misure alternative. Negli ultimi anni, infatti, i numeri sono in lieve e costante crescita. “Il fatto che il trend prosegua oltre la inversione di tendenza nella popolazione detenuta databile dal 2016 lascia ben sperare per una autonomia delle misure penali di comunità – si legge nel Libro bianco -. Restano marginali le misure alternative dedicate: 3.146 sono i condannati ammessi all’affidamento in prova speciale per alcool e tossicodipendenza su 14 mila detenuti tossicodipendenti”. In crescita anche i dati che riguardano le segnalazioni ex art. 75, relative al possesso di sostanze stupefacenti per uso personale, soggette a sanzioni di tipo amministrativo.

Continuano ad aumentare le persone segnalate al Prefetto per consumo di sostanze illecite – si legge nel Libro bianco – : da 27.718 del 2015 a 38.613 del 2017: +39 per cento (+18 per cento rispetto al 2016). Si conferma l’impennata delle segnalazioni dei minori che quadruplicano rispetto al 2015. Aumenta sensibilmente anche il numero delle sanzioni: da 13.509 nel 2015 a 15.581 nel 2017: +15 per cento (+18 per cento rispetto al 2016)”.

Per gli autori del dossier, inoltre, risulta “irrilevante la vocazione terapeutica della segnalazione al Prefetto: su 35.860 persone segnalate solo 86 sono state sollecitate a presentare un programma di trattamento socio-sanitario”. Dieci anni prima erano ben 3 mila. Anche le sanzioni amministrative crescono: riguardano il 43,45 per cento dei segnalati, percentuale in aumento rispetto all’anno precedente. Secondo i dati raccolti dal Libro bianco, però, la repressione colpisce per quasi l’80 per cento i consumatori di cannabinoidi. Seguono a distanza quelli di cocaina (14 per cento) e ancora meno sono quelli di eroina (4,8 per cento). In maniera irrilevante, infine, le altre sostanze. Dal 1990, quindi, oltre 1,2 milioni di persone sono state segnalate per possesso di sostanze stupefacenti ad uso personale. Per Anastasia e Corleone, si tratta di “una inutile macchina sanzionatoria che ingolfa uffici amministrativi e di polizia – concludono -. Ce n’è quanto basta per continuare a chiedere un cambiamento politico, culturale e legislativo che rimetta l’Italia tra le nazioni che stanno cercando e sperimentando vie nuove per la prevenzione dei rischi dell’abuso di droghe e della loro proibizione”.

Amazzonia: periferia del mondo o paradiso terrestre? Il Diario di Viaggio di Missioni Don Bosco

Il presidente di Missioni Don Bosco, Giampietro Pettenon, sta rientrando in sede dopo il suo viaggio in Brasile per la visita alle comunità salesiane in Amazzonia. Ecco un’anteprima del suo diario di viaggio:

Viaggio missionario in Amazzonia

DA MANAUS A IAUARETÊ, PASSANDO PER SAO GABRIEL DE CACHOEIRA

“Stiamo andando alla periferia del mondo
e sembra di essere nel paradiso terrestre”

Lungo il percorso vediamo numerose comunità indigene nei piccoli villaggi
In tutti spiccano in mezzo al verde la cappella e l’edificio scolastico

Cari amici,

siamo sbarcati a Manaus, capitale dell’Amazzonia, dopo un lungo viaggio da Torino. Come capita spesso, quando si visita un capoluogo non possiamo avere percezione della vita reale delle zone interne, di coloro che vivono nelle lontane periferie.

Manaus ha circa tre milioni di abitanti, è completamene circondata dalla foresta amazzonica e si trova sulla sponda destra del Rio Negro che arriva da nord (le acque sono limpide, ma scure) in prossimità della sua confluenza con il Rio Branco che arriva da ovest (le cui acque sono di colore chiaro, sabbiose e quindi sempre torbide e limacciose, ambiente ideale per i coccodrilli) e subito dopo vi confluisce il Rio Medeira che viene da sud (con acque color marrone, come il legno). I tre fiumi formano, da Manaus all’oceano Atlantico, il grande Rio delle Amazzoni.

A Manaus i salesiani hanno numerose opere educative, ma soprattutto da questa città coordinano il lavoro delle opere missionarie fra gli indigeni dell’Amazzonia. La nostra destinazione è proprio una di queste opere missionarie: Iauaretê, all’estremo confine occidentale del Brasile, proprio di fronte al confine con la Colombia.

Per avvicinarci alla nostra meta dobbiamo prendere un altro volo aereo, fino a Sao Gabriel de Cachoeira (cachoeira significa “cascata”). Anche a Sao Gabriel ci sono i salesiani, da ben 103 anni: sono infatti arrivati nel 1915. La cittadina si sviluppa intorno al nucleo storico di edifici che furono il collegio salesiano e la sua grande chiesa, che oggi è la cattedrale della diocesi. I primi vescovi erano tutti salesiani, perché questa parte dell’Amazzonia – la regione dell’alto Rio Negro – è stata conformata dalla presenza dei Figli di Don Bosco. A Sao Gabriel si arriva solo per via fluviale risalendo il fiume con il battello in tre giorni di viaggio, oppure con l’aereo che la collega a Manaus due volte la settimana. Sao Gabriel è l’ultima, o la prima, cittadina indigena di questo immenso territorio pieno d’acqua e di vegetazione lussureggiante.

Per partire verso Iauarete dobbiamo aspettare il giorno successivo. Poiché il tempo ordinario di viaggio in barca sul fiume è di dodici ore, bisogna partire al mattino appena albeggia per essere sicuri di arrivare prima che faccia buio, la sera. Viaggiare di notte sul fiume infatti è troppo pericoloso perché non si vedono i tronchi, le rocce affioranti, i gorghi d’acqua e si rischia molto: se non in casi estremi, il viaggio si deve fare sempre alla luce del sole. Sole che picchia fortissimo, anche se non lo avverti finché corri sull’acqua e la brezza ti inganna con la sua frescura. Ma siamo all’Equatore, siamo in mezzo all’acqua che riverbera ulteriormente i raggi solari. Se non ci si copre completamente come nel deserto, alla sera i lembi di pelle esposti al sole sono rossi come peperoni e il riposo notturno ne viene compromesso.

Il viaggio in barca per tutto il giorno è per se stesso un’esperienza unica e per molti versi, straordinaria. Sveglia al mattino alle 5, veloce colazione e trasporto sul porticciolo dove ci aspetta la barca. Carichiamo i bagagli, le taniche di benzina e l’olio per il motore, qualche pacco di materiale per l’oratorio, e via!

In un attimo il pilota della barca – il signor Adifino, un indigeno di Iauarete che conosce il fiume come le proprie tasche – manda il motore a tutta velocità e noi scivoliamo velocissimi sulle acque controcorrente, saltando sulle creste delle onde. I primi cinque minuti sono di panico perché non capisci se al prossimo salto ti troverai sbalzato fuori dalla barca. Ma poi, un po’ ci si abitua e un po’ le acque si calmano, e procediamo verso la meta.

Risaliamo il Rio per circa un’ora fino alla prima tappa, che si rivela molto breve. Stiamo entrando nella zona esclusivamente indigena, l’esercito controlla l’accesso al fiume e verifica che abbiamo il permesso per entrare. Il controllo super veloce quando padre Roberto Cappelletti comunica al militare che siamo tutti salesiani ed andiamo alla missione. Un sorriso, un saluto con la mano e via di nuovo a tutta velocità con la barca che sfreccia a pelo d’acqua.

 

La Voce E Il Tempo: arriva la nuova rubrica che dà voce ai penitenziari torinesi

Il prossimo numero de “La Voce e il Tempo” del 24 Giugno 2018 sarà arricchito da una nuova rubrica, a cura di Marina Lomunno, che darà spazio e “voce” a chi quotidianamente vive, a diverso titolo, dietro le sbarre.

Ecco l’articolo di presentazione:

 

NUMERO, NELLA FESTA LITURGICA DI SAN CAFASSO PATRONO DEI DETENUTI,
IL NOSTRO GIORNALE DÀ VOCE AI PENITENZIARI TORINESI

CARCERE
Giulia di Barolo torna dietro le sbarre

«Il Cafasso raccomandava ai volontari ‘di dimostrare stima ai detenuti, di trattarli bene, da galantuomini, con dolcezza e carità, senza offendersi se maltrattati, e soprattutto senza mai denunciarli ai custodi per comportamenti scorretti’». Giuseppe Tuninetti, San Giuseppe Cafasso, Elledici, Biografie, Torino 2010) .
Il giornale inaugura questa settimana la rubrica «La Voce dentro» perché il 23 giugno la Chiesa ricorda, nella liturgia, san Giuseppe Cafasso, «il prete della forca», come ricorda il monumento a lui dedicato al «rondò» di corso Regina, crocicchio delle opere dei santi sociali torinesi (don Bosco, Cottolengo, Murialdo, Giulia e Tancredi di Barolo…). Con queste pagine il nostro giornale desidera entrare «dentro» le carceri torinesi («Lorusso e Cutugno» e «Ferrante Aporti») e dare «Voce» a chi vive dietro le sbarre a diverso titolo.

I detenuti innanzi tutto, ma anche gli agenti penitenziari, i volontari, gli educatori, i diversi operatori, i cappellani, l’amministrazione, la direzione: insomma tutto l’ambiente carcerario che più volte il nostro Arcivescovo e i suoi predecessori hanno indicato come «uno spicchio della nostra comunità diocesana» e, come tale, parte integrante delle nostre attenzioni pastorali. La nostra rubrica sarà aperta ai contributi di tutti coloro che hanno a cuore il reinserimento nella società dei ristretti – e, se credenti, il dettato evangelico «ero carcerato e siete venuti a trovarmi».

Vogliamo sottolineare questo collegamento con san Giuseppe Cafasso perché egli non fu soltanto un «cappellano dei carcerati» ma anche un maestro del clero, ispiratore di quelle idee e di quelle intuizioni a cui tutti i santi sociali, a cominciare da don Bosco, diedero attuazione.

«Prete della forca» perché accompagnava al patibolo i condannati a morte confortandoli col messaggio di speranza del Vangelo; prete dei più disperati, i detenuti delle prigioni senatorie torinesi, con cui il Cafasso teologo «prete colto» e formatore di sacerdoti trascorreva gran parte delle sue giornate a confortare e, come scrivono i biografi , «trattenendosi fino a tarda notte a confessarli o ad asciugare le loro lacrime». Per questo il 9 aprile 1948 papa Pio XII proclamò Giuseppe Cafasso patrono dei carcerati.

Dicevamo dell’influenza che san Cafasso ebbe nell’ispirare i santi sociali torinesi: fu lui che invitò don Bosco a frequentare «La Generala», oggi il carcere minorile «Ferrante Aporti» dove il santo dei giovani maturò l’idea del «sistema preventivo». E fu proprio il Cafasso il confessore della marchesa Giulia Falletti di Barolo che, insieme al marito Tancredi, poi sindaco di Torino, fece del loro Palazzo un centro di accoglienza e riscatto per «gli scarti della città». Alla marchesa in particolare stavano a cuore i carcerati: narrano i biografi che era tormentata dalle urla delle prigioniere delle carceri senatorie, quelle frequentate dal Cafasso. Giulia si fa nominare Sovrintendente delle carceri delle Forzate, dove riunisce solo le donne, riuscendo a conquistare la loro fiducia, operando per il loro recupero. E di lì la sua opera a favore della dignità dei detenuti che versavano in condizioni penose non si fermò facendo diventare il Palazzo un punto di riferimento per il reinserimento delle recluse nella società.

E proprio in questi giorni, dopo 150 anni, nello spirito di Giulia, l’Opera Barolo è rientrata in carcere: martedì 29 maggio. L’Arcivescovo, attuale presidente dell’Opera (che sulle orme dei marchesi continua ad operare per la promozione delle fasce più deboli della città), ha convocato per la prima volta nella sua storia il Consiglio di amministrazione presso la Casa Circondariale «Lorusso e Cutugno». «Il nostro progetto, fortemente voluto da mons. Nosiglia, è quello di collaborare con le istituzioni per accelerare i processi di reinserimento dei detenuti» spiega Tiziana Ciampolini, delegata del Distretto sociale dell’Opera Barolo (la «cittadella» fondata dai marchesi nel 1829 e che oggi opera in collaborazione con agenzie del Terzo Settore e con gli Enti locali) «per gli interventi nei penitenziari cittadini nella convinzione – come detta la Costituzione che il carcere, extrema ratio, deve essere luogo dove la pena ha funzione riabilitativa. Per questo abbiamo chiamato i nostri interventi ‘Progetto di giustizia di Comunità’ dove la comunità si attiva tra carità e giustizia. In sinergia con l’Uepe (Ufficio esecuzione penale esterna) sperimenteremo collaborazioni con la rete del mondo del sociale di reinserimento lavorativo, aggregativo per far sentire i detenuti e le detenute una risorsa e non un peso».

«Sono lieto che l’Opera Barolo si sia attivata in questo campo così caro a Giulia che ha sorpreso i suoi amici e concittadini del suo tempo in quanto lei nobile e ricca frequentava le carceri soprattutto femminili subendo anche tante umiliazioni da quelle poverette che vivevano in un ambiente disumano» precisa mons. Nosiglia. «Il suo obiettivo, che è anche oggi il nostro impegno, è salvaguardare e promuovere la dignità della persona che, certo, ha sbagliato, ma ha il diritto di potersi riscattare, per ritrovare vie dicambiamento a servizio della comunità. L’impegno dell’Opera Barolo insieme alla Città, alla Caritas, ai cappellani del carcere e all’amministrazione penitenziaria sarà dunque quello di attivare misure alternative per l’esecuzione penale, con un proficuo accompagnamento dei detenuti per un reinserimento sociale, mediante disponibilità di alloggi e di lavoro. Ci auguriamo che le comunità cristiane e civili della città siano solidali con questo progetto accogliendo le persone con rispetto amore».

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