Qual’è la situazione sugli investimenti nella formazione?

Si segnala un approfondimento a cura della redazione de “Il Sole 24 ore” nella sezione di “Scuola 24: Il quotidiano della Formazione, dell’Università e della Ricerca“:

I governatori scommettono sugli ITS, lo Stato meno

Se sulle politiche attive si viaggia “a ruota libera” da Regione a Regione, sugli investimenti in formazione la situazione nei territori appare un po’ più polarizzata. Con l’80% degli oltre 830 milioni investiti, tramite avvisi nel 2017, indirizzati, quasi ovunque, alla prima formazione, vale a dire quella per l’acquisizione di un titolo. Con una peculiarità. Riguarda gli Its, gli Istituti tecnici superiori, a oggi l’unico canale di istruzione terziaria specialistica non accademico, che appaiono nei piani di ben 12 Regioni, per un importo complessivo di circa 52 milioni di euro (ben quattro volte in più rispetto ai 13 milioni ordinari messi ogni anno a livello statale dal Miur – rifinanziati con 65 milioni nel triennio, con la precedente legge di Bilancio, su input del Mise per spingere industria 4.0).

Il restante 20% dei fondi indicati negli avvisi regionali 2017 è andato invece alla formazione “non ordinamentale”, soprattutto quella permanente e continua. Anche qui, c’è una curiosità. Il Piemonte, che, lo scorso anno, ha investito 42 milioni di euro per aggiornare le competenze dei lavoratori.

Nel rapporto su formazione professionale e lavoro curato da Cnos-Fap e Noviter, emerge, anche, come, all’interno del capitolo «Iefp» (Istruzione e formazione professionale) ampio spazio sia stato dato, dagli avvisi regionali, all’implementazione del modello duale, rivisitato appena tre anni fa con la riforma del mercato del lavoro. E che ha portato a una discreta crescita dei contratti di apprendistato di primo livello, che hanno avuto, in tutt’Italia, un’impennata: il 32% in più. Entro i due anni il 79% dei contratti è diventato poi a tempo indeterminato. Un risultato significativo, che si somma alle performance occupazionali, da anni positive, dell’intera filiera «Iefp»: più del 50% dei ragazzi che hanno concluso il ciclo di studi triennale ha trovato un impiego nell’arco dei tre anni.

Residuale, poi, è risultato il finanziamento regionale alle attività di formazione continua, oggi, in realtà, in larga parte appannaggio dei fondi interprofessionali e della bilateralità. Scarsi anche i fondi per i brevi corsi di specializzazione (per esempio, gli Oss, gli Operatori socio sanitari). Per tutti gli anni ’90 hanno rappresentato una linea di intervento significativa. Oggi, invece, è quasi scomparsa.

Disponibile un altro approfondimento a cura della redazione de “SIR” pubblicato in data 2 ottobre 2018 dal titolo: “Formazione e lavoro: Peretti (Cnos-Fap), “andare verso un sistema che offra soluzioni e prospettive più omogenee in tutto il territorio“.

Il Rapporto 2018 “Politiche della formazione professionale e del lavoro – Analisi ragionata degli interventi regionali” di Cnos-Fap e Noviter aiuta a “capire i criteri di scelta e ragionare sugli effetti degli investimenti nelle Regioni” e “consente di valutare quali margini di interazione abbiamo con il territorio nella pratica, ma anche stimolare il dibattito sulle competenze Stato-Regione per andare verso un sistema che offra soluzioni e prospettive più omogenee in tutto il territorio”. Lo afferma Enrico Peretti, direttore generale di Cnos-Fap, in occasione della presentazione dello studio tenutasi questa mattina nella Biblioteca del Senato, a Roma.

Eugenio Gotti, Ceo di Noviter che ha diretto la ricerca, sottolinea che nel 2017 “le Regioni hanno investito nelle politiche attive del lavoro, più che nella formazione, a conferma di un crescente bisogno dei cittadini di poter avvalersi di servizi di supporto all’inserimento o reinserimento lavorativo”. Dallo studio emerge un insieme delle azioni estremante frammentario: “Talvolta – spiega Gotti – il bando è talmente specifico sui singoli bisogni, con valore economico irrisorio, spot nell’arco temporale; siamo ancora distanti da un sistema universale a domanda individuale simile a quello sanitario, nonostante i servizi al lavoro siano riconosciuti quali diritti esigibili da parte dei cittadini. Ma dal rapporto emergono alcune linee evolutive in tal senso”. Il riferimento è al fatto che la modalità “a servizio” per erogare la prestazione si stia diffondendo anche per quanto riguarda le politiche attive del lavoro e rappresenti il 37% del valore di tutti gli avvisi regionali.

 

Elledici – Proposte per il Sinodo dei Giovani

3-28 Ottobre 2018 è il periodo in cui si terrà la  XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. E proprio in questa occasione, La Editrice Elledici, propone più spunti per andare a più a fondo di questo evento cosi importante. Eccoli riportati qui di seguito.

 

Più tecnologia e meno relazioni: questa la fotografia delle famiglie italiane a cura del Censis

La fotografia del primo Rapporto Auditel-Censis sulle famiglie italiane, presentato il 25 Settembre 2018 al Senato, rivela uno scenario preoccupante: 5,7 milioni le persone che vivono sole; oltre 6 milioni le donne capofamiglia; i bambini tra 4 e 10 anni si rivelano precoci digitali (quasi 1 su 2 connesso al web); i figli, moltiplicatori di consumi.

Dedicato a “Convivenze, relazioni e stili di vita”, il primo Rapporto Auditel-Censis si fonda sulla ricerca di base Auditel, che 7 volte l’anno intervista, casa per casa, oltre 41 mila italiani. Le case degli italiani, evidenziano ancora i ricercatori, sono stracolme di elettrodomestici tradizionali o di ultima generazione. I televisori sono nelle case del 97,1% delle famiglie italiane, 14 milioni di pc portatili (48,1%), 7,4 milioni di tablet (26,4%), 5,6 milioni di pc fissi (22,1%). Non solo: il 19,3% delle famiglie dispone di almeno un televisore connesso al web (smart tv o apparecchio tradizionale connesso al web con dispositivo esterno). I telefoni cellulari sono presenti in oltre il 95% delle famiglie, i telefoni fissi solo nel 60% circa. Dal Rapporto emerge poi che la connessione al web è ormai capillare e coinvolge anche gli anziani: l’82,2% delle famiglie italiane è connesse a internet.

La famiglia, conseguentemente, «ha cambiato pelle con l’evoluzione sociale: siamo passati dalla famiglia Spa, che combinava redditi e patrimoni, alla famiglia di cura garante di welfare informale e reddito per i componenti non autosufficienti e i figli precari, fino all’attuale rischio di una famiglia disintermediata, alle prese con le sfide che minacciano la relazionalità interna», ha affermato il presidente del Censis Giuseppe De Rita.

Ecco alcune relazioni di approfondimento del 1° Rapporto Auditel-Censis su “Convivenze, relazioni e stili di vita”: buona lettura!

 

1° Rapporto Auditel-Censis: scattata la fotografia della società italiana e dei cambiamenti che sta attraversando

Oltre 6 milioni di donne sono capofamiglia. Aumentano le coabitazioni per ragioni economiche. I bambini tra 4 e 10 anni si rivelano precoci digitali. Clamoroso il boom di accessori domestici: mentre la tv spopola e lo smartphone invade anche il letto (28 milioni di adulti navigano sul web di notte), nelle case sono più i forni a microonde che le lavastoviglie, scompare la segreteria telefonica e si fa largo la vasca idromassaggio.
Continua a leggere…

 

di PAOLO G. BRERA

La nuova famiglia? “Connessi anche a letto. E continua a comandare l’uomo”

Presentato oggi il 1° Rapporto Auditel-Censis su “Convivenze, relazioni e stili di vita”. Aumentano le convivenze per ragioni economiche, e il 17,6% dei bambini fino a 10 anni ha già il cellulare

Ci droghiamo di aria condizionata e mangiamo a colpi di microonde, conviviamo spesso per convenienza e ci portiamo sistematicamente a letto il web: la fotografia che ci ha scattato il “Primo rapporto Auditel-Censis su convivenze, relazioni e stili di vita delle famiglie italiane” è un bell’affondo al modello di famiglia tradizionale dei vecchi spot, quella tutta coccole e mulini bianchi.

Ai bambini “dai 4 ai 10 anni” invece dei biscottini fatti in casa ficchiamo in mano un bel cellulare o il tablet. Quando li facciamo, i figli: su cinque famiglie, tre li hanno e due no. Di tradizionale, in compenso, è rimasto il ruolo di comando: se cresce il numero di donne “capofamiglia”, a prendere tutte le decisioni importanti che non riguardino gli acquisti quotidiani o di elettrodomestici sono sempre gli uomini.

Il rapporto, presentato oggi in Senato, nasce da uno studio sulle risposte di ventimila famiglie intervistate nell’ultimo anno: ne emerge un paese con “sei milioni di donne capofamiglia” in cui scompare la segreteria telefonica e si fa largo la vasca idromassaggio, e in cui regina resta la tv: ancora oggi è più diffusa dello smartphone. Continua a leggere sul sito di Repubblica.it…

Rapporto Caritas Migrantes 2017-2018: l’emergenza “culturale” dei migranti e una nuova grammatica della comunicazione

Caritas e Migrantes hanno presentato, nei giorni scorsi, i nuovi dati sul fenomeno migratorio italiano: una fotografia oggettiva degli stranieri presenti nel Paese.

I dati del Rapporto Caritas Migrantes 2017-2018 rileva non solo i numeri delle migrazioni ma sottolinea un aspetto importante degli ultimi 12 anni: i riferimenti all’immigrazione nei Tg sono aumentati di oltre 10 volte, perciò si rende necessario – come si legge nel Rapporto – “mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova grammatica della comunicazione che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone”.

Qui di seguito si propongono alcuni approfondimenti circa il Rapporto Caritas Migrantes 2017-2018, buona lettura!

 

 

Ci troviamo di fronte ad una “emergenza culturale” che richiede un intervento strutturato e di lungo periodo. È necessario mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova “grammatica della comunicazione” che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone. Papa Francesco non ha mancato di sottolineare che «la prevenzione e l’identificazione dei meccanismi della  disinformazione richiedono anche un profondo e attento discernimento». In tale contesto “emergenziale” i due organismi della CEI, Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, hanno voluto confermare il loro impegno anche attraverso la pubblicazione dell’annuale Rapporto Immigrazione che da oltre 25 anni analizza il fenomeno migratorio nelle sue molteplici dimensioni. L’edizione 2017-2018 presenta molte novità, a partire da una nuova veste grafica che vuole essere più aderente al mutato contesto culturale, in conseguenza del quale la narrazione del fenomeno migratorio è cambiata nello stile e nella forma…

 

– Un Nuovo linguaggio per le migrazioni – CONCLUSIONI a cura di don Francesco Soddu, Direttore Caritas Italiana

Gli stereotipi che affollano le menti di un numero crescente di persone sul tema dei migranti, ci interrogano sul futuro di un paese che talvolta sembra aver smarrito la bussola, in preda ad un’isteria collettiva che, al di là di tutto, va compresa e non semplicemente stigmatizzata. Certamente non posso tacere la mia apprensione verso la diffusa tendenza, anche a livello istituzionale, a costruire luoghi comuni sui migranti e su coloro che lavorano per accoglierli e tutelarli. Quante voci, minacce, provocazioni abbiamo ascoltato negli ultimi tempi a proposito di immigrati, rifugiati e organizzazioni non governative, dipinti come il nemico contro cui scaricare tutte le ansie e le paure contemporanee. Quante volte la solidarietà è stata messa in discussione e con lei tutti coloro che fino a ieri pensavano di operare per il bene comune. Bene comune e solidarietà, che è opportuno ricordare, stanno alla base della buona politica e della Costituzione del nostro paese…

28 settembre 2018

Migranti, l’emergenza è culturale: nei tg visti sempre più come minaccia

Non un’emergenza nei numeri, ma un’“emergenza culturale” che richiede un intervento strutturato e di lungo periodo. E’ questo il messaggio lanciato oggi da Caritas e fondazione Migrantes in occasione dell’annuale Rapporto Immigrazione che da oltre 25 anni analizza il fenomeno migratorio nelle sue molteplici dimensioni. Nell’edizione 2017-2018 i promotori hanno voluto sottolineare come, complice il clima politico, sia “necessario mettere in campo tutte le risorse educative capaci di stimolare, da un lato, il necessario approfondimento rispetto a temi che sono ormai cruciali, e dall’altro lato di accompagnare le nostre comunità verso l’acquisizione di una nuova grammatica della comunicazione che sia innanzitutto aderente ai fatti e rispettosa delle persone”. Continua a leggere sul sito del Redattore Sociale…

 

Editrice Elledici: Per chiudere la preparazione al Sinodo dei Giovani, finalmente la parola va…ai giovani!

Per chiudere la preparazione al Sinodo dei Giovani, finalmente la parola va…ai giovani! Questo volume edito dalla Editrice Elledici, “Carissimo Vescovo… 100 giovani scrivono e i vescovi rispondono” di Marco Pappalardo, si avvale della Presentazione di Papa Francesco.

È un libro che raduna opinioni, pareri e domande raccolte di persona e al telefono, via mail e via lettera, tra temi, messaggi e post sui social. I giovani scrivono da tutta Italia, ma non tutti sono italiani. Scrivono a un Vescovo, ma allo stesso tempo a tutti i Vescovi.

Con la Presentazione di Papa Francesco (scarica qui)
Domande pratiche e attuali da parte dei giovani, alle quali seguono le risposte dei Vescovi.
CARISSIMO VESCOVO… 100 giovani scrivono e i Vescovi rispondono.
Di 
Marco Pappalardo. (Editrice Elledici – Pagine 160 – € 11,90)

Sono voci di giovani di età e condizione diversa (ragazze e ragazzi dai 16 ai 30 anni, studenti, lavoratori, disoccupati, credenti, non credenti, praticanti e non; ciascuno si presenta con il proprio nome, l’età, ciò che fa attualmente e soprattutto un sogno da realizzare) che con coraggio scrivono ai vescovi sulla propria vita, sui dubbi, sui sogni, sui progetti, sull’appartenenza ecclesiale, sull’essere distanti dalla Chiesa, sulla fede, sulla morale, sulla comunicazione, sugli affetti, ponendo domande forti ed essenziali, ma anche suggerendo percorsi e strategie per sintonizzarsi con loro.

 

 

Bollettino Salesiano – Settembre 2018

Si evidenzia l’uscita mensile del Bollettino Salesiano. Scarica il PDF o vai su: biesseonline.sdb.org per abbonarti!

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Bollettino Salesiano – Settembre 2018

 

Incontro di verifica – Il Rettor Maggiore, con gli Ispettori, sui Luoghi Salesiani

La Redazione di ANS (Agenzia iNfo Salesiana) ha raccontato la giornata trascorsa dal Rettor Maggiore al Colle don Bosco con li Ispettori salesiani.
Si riporta l’articolo.

 

(ANS – Torino) – È in corso di svolgimento in questi giorni a Torino l’incontro di verifica del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, con gli Ispettori salesiani giunti a metà del loro sessennio di animazione e governo. Il raduno, che ha avuto inizio domenica scorsa, 23 settembre, e si prolungherà fino al prossimo lunedì, 1° ottobre, vede la partecipazione, oltre del Rettor Maggiore, anche del suo Vicario, don Francesco Cereda, e di 8 Superiori giunti a metà mandato:

  • Don Joseph Alemida, Superiore della Visitatoria dello Sri Lanka (LKC);
  • Don Godofredo Atienza, Ispettore delle Filippine Sud (FIS);
  • Don Francisco Batista, Ispettore delle Antille (ANT);
  • Don Marcos Biaggi, Superiore della Visitatoria del Mozambico (MOZ);
  • Don Orestes Fistarol, Ispettore di Brasile-Belo Horizonte (BBH);
  • Don Jose Mathew Koorappallil, Ispettore di India-Nuova Delhi (INN);
  • Don Joseph Nguyen Van Quang, Ispettore del Vietnam (VIE);
  • E don Charles Saw, Ispettore del Myanmar (MYM).

Ad essi si aggiunge anche don Andrew Wong, che invece ha appena iniziato, nello scorso agosto, l’incarico di Superiore della nuova Visitatoria dell’Indonesia (INA).

L’appuntamento, che prevedrà numerose tappe di “ricarica” carismatica presso i più importanti Luoghi Salesiani, servirà a mettere a tema diversi aspetti importanti del servizio dell’Ispettore ai suoi confratelli: lo sguardo dell’Ispettore sul suo Consiglio, il parere dei Confratelli sull’animazione e il governo della Ispettoria, i passi in avanti compiuti dall’Ispettoria a partire dall’ultimo Capitolo Generale e in rapporto alle conclusioni dell’ultima Visita Straordinaria, l’individuazione delle sfide più importanti per l’Ispettoria: forze e speranze; difficoltà e problemi…

Tra le attività che vedranno coinvolti i Superiori, oltre alle sessioni di dialogo individuale con Don Á.F. Artime e con don Cereda, ci saranno anche importanti momenti di spiritualità salesiana condivisa, primo fra tutti, la partecipazione all’Eucaristia della 149a Spedizione Missionaria Salesiana.

Anche il Piemonte al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo dei giovani

Si è svolto dal 20 al 23 settembre a Roma, presso l’Università Pontificia Salesiana, il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che ha riunito 500 persone fra partecipanti e relatori provenienti dai 5 continenti. Una tre giorni caratterizzata dalla “ricchezza di confronto, ascolto di esperienze e buone prassi, specie da contesti extra europei. Una metodologia tipicamente sinodale di ascolto, interpretazione, scelte. Lodevole l’organizzazione e impeccabile il lavoro congiunto fra UPS e Auxilium“, come ha sottolineato il delegato di Animazione Vocazionale dell’Ispettoria del Piemonte e Valle d’Aosta, don Fabiano Gheller, reduce dall’esperienza romana.

Tra i partecipanti dal Piemonte: don Andrea Bozzolo, docente di teologia alla Crocetta, parteciperà al Sinodo, ha tenuto la relazione finale di sintesi del congresso; sr Carmela Busia e sr Paola Casalis, rispettivamente consigliera per la Pastorale Giovanile e consigliera per la formazione e l’animazione vocazionale presso le FMA del Piemonte e V. d’Aosta; sr Anna Bailo, dell’equipe di Animazione Vocazionale presso le FMA; e Giulia Gambaro, ex-allieva della casa di Novara, come allieva di IUSTO.

 

Ecco l’articolo a cura della Redazione de La Voce E Il Tempo del 24 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Anche Torino al Convegno della famiglia salesiana verso il Sinodo

Roma – Il Congresso, organizzato dal 20 al 23 settembre dall’Università Pontificia Salesiana, ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani sullo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. Tra i relatori anche i torinesi don Andrea Bozzolo, il sociologo Franco Garelli e don Luca Peyron, direttore della Pastorale Universitaria della diocesi

Si è concluso il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative” organizzato dall’Università Pontificia Salesiana e dalla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium.

Tenutosi a Roma dal 20 al 23 settembre il Congresso ha voluto offrire ai partecipanti provenienti dai diversi continenti un contributo allo studio del mondo giovanile, con riferimento alle scelte di vita. In prossimità del Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, il Congresso ha coinvolto studiosi, formatori, educatori e giovani ed è stato un’occasione densa di scambi e ricca di condivisione nella prospettiva dell’umanesimo pedagogico cristiano che sta a fondamento del sistema formativo di San Giovanni Bosco. Le tematiche delle diverse sessioni di lavoro e il metodo con cui sono state affrontate hanno voluto mettere al centro l’ascolto delle diverse espressioni del mondo giovanile, cogliendone le sfide e le opportunità per formare i giovani alle scelte di vita, secondo le indicazioni metodologiche dell’Istrumentum Laboris del Sinodo.

I numerosi contributi sono stati organizzati in diverse forme: relazioni, comunicazioni, confronti in aula. Tra i relatori al Congresso erano presenti anche alcuni torinesi come don Andrea Bozzolo, docente alla Facoltà di Teologia UPS di Torino e collaboratore del segretario speciale del Sinodo dei Vescovi a cui sono state affidate le conclusioni del Congresso. Presente anche il Prof. Franco Garelli dell’Università degli Studi di Torino, che ha offerto una riflessione di sintesi dell’indagine sui temi del Sinodo realizzata all’interno della famiglia salesiana. Tra i relatori anche il direttore dell’Ufficio di Pastorale Universitaria don Luca Peyron che insieme ad Ivan Andreis, responsabile di Young Caritas Torino, ha presentato Servire con Lode: il progetto dell’Arcidiocesi di Torino finalizzato ad educare i giovani universitari attraverso il servizio alle persone più fragili.

Nelle conclusioni il Prof. Bozzolo si è soffermato sulla questione delle scelte irrevocabili e sulla necessità di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani e li rende protagonisti, perché “la giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il 7 ottobre la parola passerà ai padri sinodali.

Ecco l’articolo a cura della Redazione de Faro di Roma del 23 Settembre 2018: (clicca qui per accedere alla pagina del quotidiano)

Giovani e scelte di vita. Cambiare il linguaggio, rallentare il passo, progettare il futuro

“Umanizziamo, evangelizziamo, educhiamo e siamo coraggiosi nelle sfide e nelle proposte perché la Chiesa ci invita oggi a essere lungimiranti sui giovani”. Con il rammarico di non poter essere fisicamente presente al Congresso, il saluto del Rettor Maggiore dei Salesiani don Àngel Fernández Artime giunge con un videomessaggio e ricorda la grande opportunità che il Sinodo è per gli educatori e gli evangelizzatori. Don Fernández Artime invita a non avere timore perché i giovani hanno bisogno di sentirsi dire “che cosa vuoi fare della tua vita? Quale pensi che sia il sogno di Dio su di te? Come pensi di vivere la vita come dono e come servizio?”.

“Le scelte che un giovane fa non sono un menù. Quando noi scegliamo, scegliamo la nostra libertà”. Le conclusioni della mattinata di oggi, domenica 23 settembre, sono affidate al prof. Andrea Bozzolo della Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana di Torino. “La giovinezza non è solo età anagrafica, ma è una sfida antropologica e teologica dell’identità”. Il prof. Bozzolo si è soffermato sulle scelte irrevocabili che si giocano tra euforia e dubbio. “Ma come si fa ad impegnarsi per tutta la vita, a promettere?” Sono proprio le parole di Papa Francesco a venirci in aiuto: “Chiediti per chi sei tu”, solo in questo modo la vocazione assume i tratti originali di una “grazia, una missione e saranno i nostri fratelli a farci scoprire cos’è la libertà”.

Il prof. Bozzolo suggerisce di rinnovare il linguaggio con cui la Chiesa parla ai giovani per renderli protagonisti e di recuperare gli insegnamenti di Don Bosco e Madre Mazzarello che indicavano orizzonti immensi ai loro ragazzi anche nelle piccole scelte. “Spero che questo Sinodo possa far recuperare la bellezza della scelta e della libertà dei giovani”. La Preside della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, sr. Pina Del Core, ha posto l’accento sulle sfide aperte dal Congresso. Dal punto di vista educativo la prof.ssa Del Core ha sottolineato la necessità di aiutare i giovani nei processi decisionali, nelle scelte vocazionali tra libertà e progetto personale.

Le scelte e i processi decisionali costituiscono quindi “il nuovo campo di battaglia in cui si giocano i progetti professionali e vocazionali”. Inoltre il mondo digitale e le nuove tecnologie comunicative ci spingono a ripensare i grandi temi, come la libertà, l’educazione, la scelta; educare alla scelta ha a che fare inevitabilmente anche con “l’accoglienza del mistero che accompagna ogni decisione, perché essa implica sempre una rischiosa consegna di sé, un affidamento a qualcosa o a Qualcuno”. Dal punto di vista pastorale è importante curare la formazione degli educatori, dei formatori, tra cui anche i genitori “perché apprendano il discernimento come stile permanente di vivere e di educare”.

Solamente con un autentico e fruttuoso dialogo tra scienze umane, scienze dell’educazione e scienze teologiche produrrà “una visione integrale dei percorsi di accompagnamento e di discernimento vocazionale”. Don Mauro Mantovani ha concluso che: “Siamo Chiesa, siamo famiglia, siamo per i giovani ed è proprio questa la nostra missione”. Sulle note della canzone «Don Bosco Padre Maestro e Amico» e con un immancabile selfie finale, firma distintiva della cultura di oggi, termina il Congresso Internazionale “Giovani e scelte di vita: prospettive educative”. Ieri sabato 22 settembre si è conclusa la terza sessione del Congresso internazionale «Prospettive educative in chiave salesiana».

In questo, che è il nucleo principale dell’evento, si sono offerte alcune prospettive di intervento educativo pastorale a partire dal contributo originale del carisma educativo salesiano. Il prof. Wim Collin, dell’Università Pontificia Salesiana, studiando in particolare le biografie dei giovani scritte da don Bosco, ha indagato “in quale modo i giovani facessero le loro scelte oppure come fossero accompagnati e guidati nel farle”. Dall’analisi risultano alcune costanti: chiarezza della proposta formativa, l’educatore come guida, l’influsso dell’ambiente; la disponibilità del giovane a lasciarsi accompagnare; il ruolo fondamentale della religione per diventare “buoni cristiani” e “onesti cittadini”.

Il secondo intervento è stato affidato alla prof.ssa Eliane Anschau Petri, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium. L’obiettivo della sua relazione è stato “approfondire la dimensione mistagogica di madre Mazzarello nell’accompagnamento della scelta vocazionale”, basandosi sulle sue lettere e altre fonti documentarie e narrative. La prof.ssa Piera Ruffinatto, della Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, ha riflettuto sul binomio “prevenire è educare a scegliere” e si è interrogata sull’apporto del Sistema Preventivo nell’accompagnare i giovani al discernimento e alle scelte.

La pedagogia salesiana è il tesoro da conservare e che ci incoraggia a educare i giovani alle scelte. Si tratta di credere e amare i giovani “mettendo tutto il nostro impegno nel lasciare loro in eredità un mondo accogliente che sia terreno buono per farli fiori come cristiani gioiosi e cittadini solidali”. L’intervento del prof. Michal Vojtáš, dell’Università Pontificia Salesiana, ha affrontato “il tema della pedagogia salesiana della scelta e della vocazione”. A partire da alcuni fondamentali cambiamenti della pedagogia salesiana nel post-Concilio Vaticano II, ha delineato alcuni princìpi pedagogici di base per tracciare risposte “alle sfide del contesto post-moderno” e individuare proposte concrete “legate ai processi di progettazione educativo-pastorale”.

Ecco la video-intervista al Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, realizzata per l’ UPS:

Un inedito intervento del Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, durante il CONGRESSO INTERNAZIONALE GIOVANI E SCELTE DI VITA: PROSPETTIVE EDUCATIVE, che si è svolto dal 20 al 23 settembre presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma.

I giovani ci aspettano, ci vogliono più vicini” – con questa espressione il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, ha concluso il suo intervento dedicando ai giovani e a tutti i presenti un momento musicale inedito. Accarezzando dolcemente i tasti del pianoforte preparato per lui, ha dato prova di come la musica metta in sintonia i cuori di tutte le età.

La sua relazione si è concentrata sull’«Orizzonte vocazionale del Sinodo, chiamata di Dio, scelte di vita e prospettive educative», con cui ha sottolineato come sia importante “non perdere la delicata e necessaria articolazione dell’insieme del lavoro che si sta facendo, mettendo la tematica della scelta in dialogo con la dinamica vocazionale e mettendo in relazione le prospettive educative con il dovere ecclesiale di evangelizzare. Inoltre è importante non dimenticare che l’Instrumetum Laboris è “un documento che fotografa la situazione giovanile nel mondo attuale”.
La riflessione sinodale “aiuta quindi a porre la questione della scelta personale e dei cammini educativi dentro l’orizzonte vocazionale dell’esistenza umana in quanto tale: non si può pensare alle scelte di vita, dal punto di vista cristiano, se non all’interno di questa visione vocazionale ampia e diffusa”.

Il Cardinale ha proposto all’assemblea due prospettive educative: “accompagnamento” e “discernimento”, consigliando di coglierne la relazione intrinseca in quanto “si accompagnano i giovani non per perdere tempo con loro, ma per portarli a maturazione, per aiutarli a diventare adulti. Abbiamo una necessità epocale di adulti di qualità – sostiene il Card. Baldisseri – che sembra essere una merce rara di questi tempi”. È in quest’ottica che “l’accompagnamento assume naturalmente i tratti del discernimento vocazionale”. Per il Cardinale l’ascolto dei giovani “ci ha restituito una Chiesa in debito d’ossigeno: non siamo, in linea di massima, ben attrezzati di adulti competenti e maturi in grado di accompagnare i giovani. Si tratta di un dato che ci deve mettere in movimento per creare le condizioni per un rinnovamento ecclesiale”.

Che cosa aspettarsi allora da due istituzioni legate al carisma di Don Bosco?Ci aspettiamo – ha risposto il Card. Baldisseri – la formazione di accompagnatori capaci di camminare con i giovani sulle strade del discernimento vocazionale. Persone che sappiano accompagnare i giovani nell’ascolto della loro coscienza e nella presa in carico della realtà”.

A conclusione del suo intervento, ha invitato a “rimanere creativamente fedeli all’identità” soprattutto in questa metamorfosi epocale, “sia dal punto di vista della ricerca, che certamente deve saper integrare una prospettiva teologica e pastorale insieme con quella spirituale e pedagogica; sia dal punto di vista del Magistero Pontificio, che vi chiede di aiutare la Chiesa tutta attraverso la formazione integrale delle future generazioni di adulti; sia dal punto di vista salesiano, perché anche voi siete chiamati ad aggiornare gli insegnamenti del vostro fondatore alla mutata situazione culturale odierna”.

Anche il sociologo prof. Franco Garelli commentando i dati del Survey Mondiale presentato ieri durante il Congresso, ha sottolineato l’importanza dell’educazione salesiana in un mondo complesso, plurale, in cui coesistono tante verità” che li disorienta nelle scelte. “I giovani hanno bisogno di un Sinodo, che li renda protagonisti e che non si sostituisca a loro, in cui siano meno destinatari, meno utenti”. Quella di oggi è una generazione che esce da contesti o troppo protetti o troppo uniformati e quindi la Chiesa deve avere il coraggio e l’intelligenza di non avere un’attenzione generica, ma deve affrontare temi come la bioetica, la sessualità; oggi il giovane vive dentro di sé una serie di tensioni, tra fede e ragione, tra religione e scienza, tra benessere personale e trascendenza”. A conclusione del suo intervento il prof. Garelli ha richiamato “a essere presenti nella sfera pubblica, nelle proposte educative e più propositivi su temi decisivi dell’esistenza”.

L’intervista a Mons. Baldisseri è disponibile, qui di seguito:

“Scelte politiche sbagliate, uso scellerato delle risorse naturali”: La crisi umanitaria del Venezuela

Un intenso programma a Valdocco (Torino) dei vescovi salesiani Jonny Eduardo Reyes e Pablo Gonzalez, invitati da Missioni Don Bosco il 18 e 19 settembre per dare testimonianza sulla drammatica situazione del Venezuela. Dopo il loro incontro con il Papa nella visita ad limina apostolorum, insieme con i confratelli della Conferenza episcopale venezuelana, hanno partecipato a due momenti pubblici: il primo, martedì a Maria Ausiliatrice per una celebrazione eucaristica, il secondo, mercoledì in Sala Sangalli per il convegno “RINVOLUZIONEVENEZUELA”.
La loro presenza ha dato un’occasione non trascurabile di visibilità anche alla piccola ma crescente comunità di Venezuelani emigrati negli ultimi anni in Piemonte a seguito dell’esodo, del quale peraltro si registrano solo pochi riscontri nei nostri media nazionali.

La crisi umanitaria del Venezuela «non è il frutto del caso o del destino avverso». E’ piuttosto il risultato di scelte politiche sbagliate e di un uso scellerato delle risorse naturali: «era una nazione ricca con prospettive di grande futuro, ma è stata impoverita fino all’estremo e adesso vive una situazione di miseria che peggiora di giorno in giorno e questo governo continua a negare tutto».

Queste le parole di monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), durente il suo intervento alla conferenza dal titoloRinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi”organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino.

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Rinvoluzione Venezuela: dal sogno bolivariano all’incubo della crisi

Mercoledì 19 settembre a #Valdoccohttps://news.missionidonbosco.org/rinvoluzione-venezuela-dal-sogno-bolivariano-allincubo-della-crisi

Publiée par Missioni Don Bosco ONLUS sur Mercredi 19 septembre 2018

La denuncia viene da monsignor Jonny Eduardo Reyes, vescovo di Puerto Ayacucho (Amazzonia), intervenuto ieri alla conferenza dal titolo Rinvoluzione Venezuela, dal sogno bolivariano all’incubo della crisi, organizzata da Missioni don Bosco Valdocco onlus, a Torino. Con monsignor Reyes, di ritorno da una visita apostolica dal Papa, anche mons. Pablo Gonzalez, vescovo di Guasdalito, che ha parlato della ferita profonda inflitta alla società venezuelana, costretta a vivere una quotidianità fatta di stenti, economia informale e laddove è possibile di emigrazione.

La popolazione venezuelana è letteralmente alla fame. Fa eccezione quel 15% che gode dei privilegi economici e delle protezioni politiche, e che sostiene senza riserve il governo in carica avendo anche il dominio degli organi di informazione. Due Venezuela, uno dei quali completamente al di fuori della realtà e insensibile alla sofferenza di milioni di persone. La manipolazione dell’opinione pubblica arriva al punto di negare l’esodo di massa (un decimo del 30 milioni di abitanti del Venezuela) verso i Paesi confinanti e da lì – chi può – verso nord America ed Europa.

«Il mercato nero – ha detto Gonzalez – la speculazione e il proliferare di attività economiche illegali sono diventate oggi la principale attività di chi è rimasto in Venezuela e per sopravvivere non può fare altro».

«Lo stipendio di un operaio equivale a circa un euro e 50 al mese, mentre una bottiglia d’acqua costa l’equivalente di 5 centesimi di euro; gli alimenti vengono rivenduti sul mercato nero e gli effetti sono simili a quelli di una guerra».

«La svalutazione della moneta e l’inflazione rendono carta straccia il bolivar, che ad oggi vale 0,014 euro».

Pur rimanendo strettamente sul terreno dell’azione pastorale, i vescovi venezuelani hanno dato conto di quel che vedono e delle iniziative solidali che hanno intrapreso con le loro comunità. Progetti che mirano al soccorso immediato di chi chiede aiuto alimentare (sono nate le “ollas solidales”, le pentole della fraternità: le parrocchie riescono una volta alla settimana a distribuire un pasto caldo) e all’informazione a chi è avviato all’emigrazione dal Paese. Monsignor Gonzalez e monsignor Reyes sono infatti letteralmente “vescovi di frontiera”: Colombia e Brasile sono a un passo dalle loro diocesi. L’uno, a Guasdalito, è affacciato verso le alture andine; l’altro, a Puerto Ayacucho, si trova nell’area di transito verso il cuore dell’Amazzonia. Le frontiere sono poco controllate dal governo di Caracas e in compenso soggette a un pericoloso miscuglio di corruzione delle guardie, di influenza del narcotraffico, di infiltrazioni della guerriglia e di attività di mercato nero. E poi c’è l’impatto devastante sulle piccole comunità di confine, che devono assorbire in poche settimane l’arrivo di un numero esuberante di profughi senza risorse, fra i quali si nascondono profittatori e provocatori. Per questo esiste anche una cooperazione fra diocesi venezuelane e diocesi colombiane e brasiliane.

Durante la celebrazione eucaristica, nell’omelia, monsignor Reyes ha tratto spunto dal vangelo per rimarcare la necessità di “camminare con gli occhi e con le orecchie aperti, per essere sensibili al bisogno degli altri”.  Per questa ragione, la Chiesa venezuelana deve essere “vicina alla gente, noi vescovi dobbiamo essere vicini al popolo”, come ha chiesto anche papa Francesco nell’incontro in Vaticano. Quel che si può fare oggi, con le risorse limitate e i con i freni imposti all’azione sociale, è “consolare” la gente, quella che rimane e quella in fuga.

“In certi casi non possiamo fare nulla, la situazione scappa dalle nostre mani. Possiamo solo ‘metterci nelle scarpe degli altri’ e provare a condividere il dolore”.

Reyes ha anche messo in luce le responsabilità internazionali: «va smontata l’ipocrisia internazionale sul Venezuela – ha denunciato – perché il petrolio, l’oro e i minerali nel Paese ci sono, stanno ancora lì, non sono spariti. Ma ci sono nazioni disposte a comprarli a bassissimo costo. Bisogna smascherare il gioco politico internazionale che continua a dare sostegno al regime dittatoriale di Maduro».
Le due superpotenze che sostengono e finanziano Maduro sono  Russia e Cina: con quest’ultima il presidente pare aver stretto nelle ultime settimane diversi accordi economici.

«Io vedo alcuni possibili scenari per il futuro – ha concluso monsignor Reyes – Oltre alla rassegnazione del popolo, molti dicono che questo governo arriverà ad autodistruggersi; altri ancora che sarà necessario un intervento militare esterno; il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin aveva posto quattro condizioni al governo, ma sono state tutte disattese. Quello che doveva essere un dialogo tra Chiesa cattolica e governo in realtà è saltato, non c’è mai stato».

 

 

 

Dalla parte dei giovani, con competenza

L’Università Pontificia Salesiana e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, hanno organizzato il congresso internazionale sul tema Giovani e scelte di vita: prospettive educative. In tale occasione è stato intervistato Mauro Mantovani, docente di filosofia, rettore dell’Università Pontificia Salesiana (Ups) di Roma e presidente della conferenza dei rettori delle università pontificie, dal gruppo editoriale Città Nuova. Qui di seguito l’intervista.

 

Perché salesiano?

A 16 anni, nella mia parrocchia di Moncalieri vicino a Torino ho conosciuto alcuni seminaristi del centro teologico salesiano che avevano come caratteristica la presenza tra i giovani. Lavoravamo insieme con i ragazzi più piccoli, condividendo la parola di Dio. Dopo qualche anno ho iniziato il percorso di formazione salesiana e, una volta diacono, mi hanno chiesto di dedicarmi a studio, formazione e insegnamento.

Una formazione per chi?

La vita salesiana ha come prospettiva il servizio ai giovani, la chiamata ad essere segni e strumenti dell’amore di Dio ai giovani. Per formare culturalmente i confratelli a questo servizio, nel 1940 è stata fondata l’università salesiana, che accoglie anche membri delle figlie di Maria ausiliatrice e studenti laici. Questi ultimi sono la maggioranza. La specializzazione che offriamo rispetto ad altre università è sui diritti dei giovani e dei minori, in un ambiente ricco di attività extra-accademiche. Non solo teste ben fatte, quindi, ma persone complete.

La maggior parte dei giovani oggi sono agnostici. È preoccupato?

La preoccupazione c’è, ma non vogliamo piangere sui nostri tempi. Anche don Bosco ha vissuto anni difficili! Tra l’altro i giovani oggi hanno opportunità che in altre epoche storiche non esistevano, possono fare scelte indipendenti. I salesiani si rifanno all’umanesimo di Francesco di Sales che credeva nelle potenzialità, naturali e soprannaturali, di ogni ragazzo. Per questo l’educazione è centrale, anche negli ambienti più difficili. Ma ci vuole presenza, vicinanza, il giovane deve diventare protagonista del proprio percorso, affrontando ideali alti. Ci vuole anche la “parolina all’orecchio”, come diceva don Bosco, cioè la capacità di far sentire ciascuno al centro dell’attenzione.

L’impatto dei media è più forte della vostra voce?

La Rete è un ambiente dove si trova di tutto, ma proprio per questo non possiamo mancare. Il nostro compito è creare le condizioni perché un giovane possa individuare ciò che è degno di interesse. Cerchiamo quindi di educare al pensiero critico e all’approfondimento.

Come salesiani quale strategia avete?

Il sistema educativo di don Bosco è fatto di ragione, religione e amorevolezza. Una ragione ben formata, per capire ciò che è bene e ciò che è male. Il vissuto di fede, che completa la persona nella sua apertura al trascendente. E infine l’amorevolezza: i giovani devono essere non solo amati, ma sapere di essere amati, per fare un’esperienza di reciprocità. Nelle nostre opere, dall’università agli oratori, fino al lavoro con i ragazzi di strada, si fa l’esperienza della “casa che accoglie”, luogo dove esprimere la propria fede, cortile dove incontrarsi tra amici, scuola che educa alla vita. Tutto questo si collega con quello che i giovani hanno chiesto nel pre-sinodo: una Chiesa che sia casa, famiglia e luogo accogliente.

 

 

Il mondo degli adulti non aiuta…

Molti adulti hanno rinunciato ad essere genitori. Invece i giovani dovrebbero “vedere” che sposarsi e avere figli è qualcosa di bello. E incontrare persone che dimostrino che si può essere felici anche con la vocazione religiosa. Papa Francesco ripete: non fatevi rubare la speranza. Il compito dell’educatore è essere un provocatore, da pro-vocazione: deve far venir fuori la chiamata ad andare oltre il banale e il superficiale. Appassionare significa provocare in positivo.

C’è un deficit di presenza culturale della Chiesa?

Con la Laudato sì la Chiesa ha dato un grande apporto alla riflessione culturale (e non solo). Bisognerebbe fare proposte significative anche in altri campi, come l’educazione: come guardiamo al futuro attraverso la formazione dei giovani? Il cosiddetto “nuovo umanesimo” ce lo giochiamo qui.

Le università pontificie possono collaborare meglio?

Nell’esortazione Veritatis gaudium il papa indica 4 punti fondamentali: approfondire cosa la rivelazione cristiana può offrire alle varie discipline, riscoprire l’unità del sapere, dialogare a tutto campo (non soltanto come strategia, ma anche come stile di vita e di pensiero), fare rete. Stiamo cominciando a farlo. A Roma ci sono 23 istituzioni pontificie che possono offrire un notevole apporto culturale.

C’è un’emergenza sessualità per i giovani?

Nel congresso ci sarà una sessione proprio sull’inquinamento pornografico. L’ambiente intorno ci tira in basso, ma si può andare contro corrente: però i giovani rispondono solo se gli si mostra che ne vale la pena. Non dobbiamo temere di fare proposte serie e controcorrente.

In Ups trattate di finanza etica perché?

Dietro la crisi c’è una dimensione antropologica: come si guarda all’uomo e alla sua responsabilità verso se stesso, gli altri, l’ambiente. Paolo VI diceva che il mondo soffre per mancanza di pensiero, Giovanni Paolo II sfidava il pensiero cristiano del terzo millennio a dare una visione integrata dei saperi, Benedetto XVI afferma che bisogna approfondire cosa significa essere un’unica famiglia umana, mentre papa Francesco arriva a dire che serve una rivoluzione culturale. C’è bisogno di questa profondità per cogliere il significato della crisi finanziaria e il valore della finanza etica. Bisogna guardare all’unità della famiglia umana.

Perché un congresso sui giovani prima del sinodo?

Come famiglia salesiana volevamo dare un nostro apporto specifico, sulle prospettive educative legate alle scelte dei giovani. Come aiutarli, quali condizionamenti, quali buone pratiche. Noi continuiamo a credere nelle risorse naturali e spirituali dei giovani, perché ne facciamo esperienza ogni giorno. Se aiutati, possono fare scelte di vita che li rendono felici.