Delegazione del governo di Cordoba in visita all’università di Pollenzo

Una visita della delegazione argentina a all’Università di Pollenzo

In collaborazione tra la Fondazione ITS Agroalimentare del Piemonte, il Polo Tecnico di Innovazione Agrifood, la Regione Piemonte, si è svolta Mercoledì 4 ottobre 2017, una visita a Pollenzo di tecnici del Governo della provincia argentina di Cordoba.

I tecnici argentini hanno visitato l’Università di Pollenzo accolti dal Vice Presid

 

ente dell’Università di Pollenzo, Silvio Barbero, dal Presidente della Fondazione Agroalimentare, Fabrizio Berta, dalla responsabile per il sistema ITS della Regione Piemonte, Ivana Morando, dal vice direttore del Polo Agrifood, Dario Vallauri.

All’ordine del giorno uno scambio, per possibili interazioni future, tra la delegazione tecnica del Governo di Cordoba e la compagine piemontese composta da Università, sistema ITS e sistema dei Poli di Innovazione.

Siamo onorati – ha commentato il Vice Presidente dell’UNISG Silvio Barbero – di avervi ospiti a Pollenzo. Qui potrete verificare l’interazione tra le varie componenti coordinate dalla Regione Piemonte in materia di ricerca, formazione tecnica superiore e innovazione per le aziende del settore agrifood”.

Terminata la visita dell’Università e della Banca del Vino, la delegazione ha potuto avere uno scambio di idee presso la scuola di cucina dell’Università. Fabrizio Berta, Presidente ITS Agroalimentare, ha tracciato il ruolo della Fondazione Agroalimentare, di cui l’Università di Pollenzo è parte integrante, dalla sua nascita all’attuale offerta formativa.

 

Dario Vallauri ha spiegato quali sono state le relazioni tra le aziende, il Polo Agrifood, e la possibilità di accedere a finanziamenti regionali per lo sviluppo e l’innovazione della attività produttive. Al termine della visita la delegazione argentina si è spostata a Bra, dove ha visitato le Cantine Ascheri in piena attività produttiva vista la recente vendemmia. Dall’incontro sono emerse possibilità di collaborazioni con l’invito della delegazione argentina a contraccambiare la visita per uno scambio di buone prassi relativamente all’allevamento di capi di bestiame e della produzione vitivinicola.

 

Elledici pubblica un libro per vivere il prossimo cammino sinodale

ASCOLTO, DISCERNIMENTO, PURIFICAZIONE 

di Rossano Sala
Con la presentazione di
Don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei Salesiani

I testi di questo volume edito da ELLEDICI, intitolato “ASCOLTO, DISCERNIMENTO, PURIFICAZIONE. Per vivere il Sinodo della Chiesa sui Giovani” (Pagine 88 – € 8,00) sono i temi di predicazione della settimana di Esercizi Spirituali dati al Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime (che ha steso la presentazione al libro) ed al Consiglio Generale dei Salesiani (luglio 2017).
Argomento degli esercizi (e del testo) è il cammino sinodale sul tema «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale».
Lo stile del testo è quello colloquiale e amichevole della predicazione quotidiana.
Le riflessioni saranno utili a tutti i membri della Famiglia Salesiana (e non solo) che desiderino intraprendere un fecondo cammino di rinnovamento carismatico a partire dall’occasione ecclesiale del prossimo evento sinodale.
Autore del libro è Rossano Sala, sacerdote salesiano, è docente di Pastorale giovanile presso la sezione torinese dell’Università Salesiana. Dirige la rivista Note di Pastorale Giovanile.

Diocesi di Torino, dal 15 al 20 ottobre la “Settimana della scuola e dell’università”

Una settimana di iniziative dedicate alla scuola e all’università. Si svolgerà a Torino tra il 15 e il 20 ottobre. Ad organizzarla sono gli Uffici diocesani per la pastorale della scuola e di pastorale universitaria. Ne dà notizia il settimanale diocesano “La Voce e il Tempo”. Tema di questa settima edizione: “Sapere-Fare-Bene. Mettiamo mano all’intelligenza!”. Il primo appuntamento per famiglie, insegnanti e dirigenti scolastici sarà domenica 15, alle 16, al santuario della Consolata, dove l’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia presiederà una Messa e benedirà gli zaini. Alle 18,30 nella chiesa di Santa Teresina celebrerà, invece, la Messa per gli universitari e poi benedirà i libretti degli studenti degli atenei torinesi. Durante la Settimana saranno realizzate iniziative per i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria che prevedono letture animate e interattive, laboratori artistici, creativi e di animazione. Per quelli più grandi è in programma un “grande gioco” e l’ascolto di alcune testimonianze. Giovedì 19, gli alunni delle classi terze della secondaria di primo grado e quelli del biennio degli istituti superiori e dei centri di formazione professionale si raduneranno nella Piccola Casa della Divina Provvidenza per una mattinata di confronto sul tema “Progettare: sognando e facendo”. Interverranno don Andrea Bonsignori, rettore della Scuola Cottolengo, Enrica Inzerillo del Gruppo Abele, Assunta Esposito, vicequestore aggiunto della Polizia postale di Torino, e don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile. Venerdì 20, il momento dedicato agli universitari con l’incontro dal titolo “Conoscendosi e formandosi per scegliere”. La conclusione sarà rivolta a dirigenti, insegnanti e genitori con una conferenza dal titolo “I care: l’alleanza educativa oggi. La figura di don Milani a 50 anni dalla scomparsa”.

«Io consiglierei un’educazione basata sul pensare, sentire, fare, cioe’ un’educazione con l’intelletto, con il cuore e con le mani, i tre linguaggi. Educare all’armonia dei tre linguaggi, al punto che, i giovani, i ragazzi, le ragazze possano pensare quello che sentono e fanno, sentire quello che pensano e fanno e fare quello che pensano e sentono. Non separare le tre cose, ma tutte e tre insieme. Non educare soltanto l’intelletto: questo e’ dare nozioni intellettuali, che sono importanti, ma senza il cuore e senza le mani, non serve, non serve» (Papa Francesco)

 

 

La Settimana della Scuola e dell’Universita’ si apre con la celebrazione della S. Messa presieduta dall’Arcivescovo; tutte le Scuole sono invitate a partecipare, non e’ richiesta iscrizione.

Per la Scuola dell’Infanzia, Primaria, Secondaria di 1° e 2° grado
– Domenica 15 ottobre (ore 16.00 – Santuario della Consolata):
S. Messa e benedizione degli zainetti presieduta dall’Arcivescovo – per famiglie, studenti, insegnanti, dirigenti, personale

Per il mondo Universitario
– Domenica 15 ottobre (ore 18.30 – Chiesa di S. Teresa di Gesù Bambino, c.so Mediterraneo 100):
S. Messa e benedizione dei libretti universitari presieduta dall’Arcivescovo

Lunedì 16 si parte con i laboratori per i bambini dell’infanzia e delle classi prime della scuola primaria. L’appuntamento è dalle 9.30 alle 12.30 nel cortile di Valdocco (via Maria Ausiliatrice 32) con «Facendo si impara»:
lettura animata e interattiva, laboratori artistici creativi e di animazione. Al termine della mattinata, alla presenza dell’Arcivescovo, si terrà il lancio dei palloncini.

Martedì 17 le scuole primarie (seconde, terze e quarte) si troveranno al Centro congressi del Santo Volto (via Borgaro 1) dalle 9.30 alle 12.30 per «Imparare facendo» con laboratori di manipolazione.

Mercoledì 18, sempre al Santo Volto dalle 9.30 alle 12.30, sarà la volta delle classi quinte della scuola primaria e delle prime e seconde della secondaria di secondo grado. I ragazzi, sul tema «Facendo stupisco: testa, cuore, mani», si intratterranno in un grande gioco. Seguiranno l’ascolto di un testimone, il racconto di una storia, laboratori di arte e magia.

Giovedì 19 le classi terze della secondaria di primo grado e il biennio degli istituti superiori e dei centri di formazione professionale si raduneranno alla Piccola Casa della Divina Provvidenza (via Cottolengo 12) dalle 9.30 alle 12.30 per una mattinata di confronto dal titolo «Progettare: sognando e facendo». Interverranno don Andrea Bonsignori, rettore della Scuola Cottolengo, Enrica Inzerillo del Gruppo Abele, Assunta Esposito, vice questore aggiunto del compartimento di Polizia postale di Torino, e don Domenico Ricca, salesiano, cappellano del carcere minorile Ferrante Aporti.

Venerdì 20, infine, per gli studenti delle classi quarte e quinte degli istituti superiori di secondo grado e per gli universitari al Santo Volto dalle 9.30 alle 12.30 è in programma l’incontro «Conoscendosi e formandosi per scegliere». «Nel corso della mattinata», sottolinea don Luca Peyron, direttore della Pastorale universitaria della diocesi, «verranno illustrate esperienze sulle ‘metacompetenze’ che completano la formazione accademica, come anche il servizio e il volontariato nell’ambito del progetto ‘Servire con Lode’».

La settimana si conclude venerdì 20 ottobre all’Istituto sociale (corso Siracusa 10) dalle 18.30 alle 21 con il convegno rivolto a dirigenti, insegnanti e genitori «I care: l’alleanza educativa oggi. La figura di don Milani a 50 anni dalla scomparsa».

Per ulteriori informazioni sulla Settimana della Scuola e dell’Università: telefonare allo 011.51.56.313 nei giorni lunedì – mercoledì – venerdì’ ore 15.30-17.30

“Senza i missionari, molti di noi non sarebbero qui”

Organizzato dall’Animazione Missionaria salesiana italiana e dal VIS, l’Harambèe è l’“incontro e raduno festoso” di giovani provenienti dall’Italia e dall’Europa salesiana che hanno donato o desiderano donare il proprio tempo al servizio degli altri in terra di Missione, insieme a tutti coloro che condividono lo spirito missionario di Don Bosco e il suo amore per i giovani, specialmente i più bisognosi. Si svolge in spirito di semplicità e condivisione da più di venti anni, per offrire testimonianze di fede, di amicizia e di impegno.

L’occasione è la consegna dei crocifissi missionari ai Salesiani, alle Figlie di Maria Ausiliatrice e ai volontari laici di altri membri della Famiglia Salesiana che hanno deciso di donare uno o due anni della loro vita a servizio dello sviluppo umano e dell’annuncio del Vangelo nei Paesi Poveri. È il successore di Don Bosco, il Rettor Maggiore dei Salesiani, a presiedere questa celebrazione, ricalcando le orme del Santo fondatore che l’11 novembre 1875 inviò i primi missionari in Patagonia.

Il luogo è la Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino Valdocco, dove Domenica 24 settembre, nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino, 22 Salesiani di Don Bosco e 15 Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) hanno ricevuto la Croce Missionaria e sono partiti come missionari verso le rispettive destinazioni.

I missionari salesiani sono giunti a quest’appuntamento dopo 24 giorni di preparazione attraverso il corso di orientamento missionario, realizzato dapprima a Roma, presso la Casa Generalizia, e poi sui Luoghi Salesiani. Le FMA, da parte loro, hanno potuto festeggiare quest’anno il 140° anniversario della loro prima spedizione missionaria, partita nel 1877 e diretta in Uruguay.

A presiedere l’Eucaristia di invio è stato il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime, affiancato dalla Madre Generale delle FMA, Madre Yvonne Reungoat, e attorniato da numerosi concelebranti, tra i quali anche mons. Gaston Kashala Ruwezi, vescovo di Sakania-Kipushi, Repubblica Democratica del Congo, e dagli Ispettori giunti a metà mandato e per i quali Don Á.F. Artime sta conducendo un corso, insieme al suo Vicario, don Francesco Cereda.

“Davvero il mondo Salesiano è qui… Ringraziamo il Signore che ci accompagna da tanto tempo e compie tante cose attraverso lo Spirito che noi nemmeno capiamo, o capiamo solo molto dopo” ha detto in apertura della celebrazione il Rettor Maggiore.

Oggi celebriamo il 148° invio missionario, tanto bello e autentico come il primo e i successivi realizzati da Don Bosco e da Madre Mazzarello – ha poi proseguito nell’omelia – 148 spedizioni consecutive che non si sono mai arrestate, nemmeno negli anni delle due guerre mondiali: questo ci parla di una realtà che è al di là dell’umano”.

Don Á.F. Artime ha poi voluto indicare ai nuovi missionari il vissuto missionario di don Tom Uzhunnalil, rimasto fedele a Dio e alla sua missione in Yemen sia nel periodo di servizio ordinario, sia nella straordinarietà dell’esperienza del sequestro. Da ultimo il Rettor Maggiore ha ricordato ai missionari l’importanza di sentirsi chiamati a condividere la vita con le persone che raggiungeranno, senza la pretesa di essere lì ad insegnare come esperti; e ha sottolineato che la dimensione missionaria è stata e rimane un’opzione fondamentale della Congregazione: “Senza i missionari, molti di noi non sarebbero qui” ha affermato.

Infine, accompagnato dalla preghiera di tutti i presenti, ha consegnato la Croce Missionaria a tutti i Salesiani partenti, mentre Madre Reungoat ha fatto lo stesso con le missionarie FMA: tutti inviati a proclamare e vivere il Vangelo di Gesù, nel carisma di Don Bosco.

Da segnalare, inoltre, che nella giornata di sabato i missionari hanno partecipato anche alla giornata di festa e di animazione missionaria denominata “Harambèe”, insieme a circa 400 giovani italiani ed europei coinvolti nel volontariato missionario. Nell’occasione don Pierluigi Cameroni, Postulatore Generale delle Cause dei Santi della Famiglia Salesiana, ha invitato tutti a seguire il modello delle oltre 170 figure di santità fiorite dal carisma di Don Bosco.

Si ringrazia per la galleria fotografica dell’evento il salesiano, Antonio Saglia.

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Ascolto e Cammino: così si avvia il nuovo anno accademico dell’ UPS

Come da tradizione, Giovedì 12 ottobre 2017 si svolgerà a Roma l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 2017-2018 dell’ UPS, Università Pontificia Salesiana. Il programma ha due diversi momenti che si terranno in due luoghi distinti: il primo, alle ore 9.30, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Speranza, in Piazza Fradeletto 2, adiacente al campus universitario, con la concelebrazione eucaristica presieduta da don Ángel Fernández Artime, Rettor Maggiore dei salesiani di Don Bosco e Gran Cancelliere dell’ UPS.
Il secondo momento, invece, avrà inizio alle ore 11.00 presso l’Aula Paolo VI dell’UPS con l’Atto Accademico, introdotto dalla relazione del rettore, don Mauro Mantovani. Segue l’intervento di Prolusione dei proff. Alessandra Smerilli e Luigino Bruni, dal titolo “Ascolto e cammino. Educarci ed educare a nuovi stili di vita”. L’intermezzo musicale farà da stacco alla seconda parte dell’Atto Accademico che prevede la consegna della medaglia ai docenti emeriti e la premiazione degli studenti meritevoli. Infine il Gran Cancelliere proclamerà la apertura dell’Anno Accademico.

ORATORI, MOVIMENTI E ASSOCIAZIONI INSIEME A PARTIRE DALLA NUOVA LETTERA PASTORALE

Don Luca Ramello presenta lo START UP 2017, che si terrà il 7 di Ottobre sulle colonne di LA VOCE E IL TEMPO:

Per l’avvio del nuovo anno 2017-2018 di Pastorale giovanile della nostra Arcidiocesi l’appuntamento sarà «in vigna»! Sì, in una vera vigna, un’eccellenza della città di Torino, una delle tre «vigne metropolitane» d’Europa, insieme a quella di Parigi e Vienna. Si tratta della «Vigna Reale» di Villa della Regina, a pochi passi dal cuore di Torino, per poi ritrovarsi presso il vicino Seminario Maggiore. Perché partire dalla vigna? Cinque anni fa, aprendo il cammino del Sino- do dei Giovani, il nostro Arcivescovo, mons. Cesare Nosiglia, aveva consegnato una barbatella di vite a tutti gli Oratori, le Parrocchie, i Movimenti, le Associazioni e i Gruppi giovanili dell’Arcidiocesi. Era un segno legato al tema del Sinodo: essere innestati in Cristo, vite vera, e aver cura della sua vigna, la Chiesa, per portare frutto at- traverso la sua grazia.

Dopo cinque anni, inizia una fase nuova del cammino della Pastorale Giovanile, dopo la grande Assemblea Diocesana di giugno u.s. e la pubblicazione della Lettera Pastorale «Maestro, dove abiti?», nella quale l’Arcivescovo traccia le linee guida della Pastorale Giovanile dei prossimi anni, rivolgendosi innanzitutto ai giovani stessi. L’orizzonte più ampio è quello del cammino verso il Sinodo dei Vescovi sui giovani, indetto dal Papa per l’ottobre 2018. Anche la scelta del Seminario Maggiore come sede dello «Start up 2017» intende sottolineare la cura vocazionale dei giovani quale fine di ogni azione e proposta di pastorale giovanile, esprimendo anche visibilmente la stretta relazione tra le diverse realtà che si occupano di giovani, il Seminario e il Centro Diocesano Vocazioni.

L’invito è dunque rivolto innanzitutto ai responsabili delle realtà giovanili della nostra Diocesi, di Parrocchie, Oratori, Movimenti, Associazioni e Gruppi ma anche a tutti coloro – ministri ordinati, consacrati e consacrate, laici – adulti e giovani che sentono viva nel cuore la chiamata a lavorare nella «vigna» del Signore, con un’attenzione particolare ai giovani. Saranno illustrati i cammini e i sussidi di formazione per ragazzi, adolescenti e giovani, gli appuntamenti tradizionali della Notte dei Santi, della Gmg diocesana e dell’incontro nazionale dei giovani italiani con Papa Francesco nell’agosto 2018 e altre iniziative diocesane verso il Sinodo dei Vescovi sui Giovani.

Movimenti, Associazioni e Gruppi presenteranno inoltre le loro proposte, secondo i propri carismi specifici. «Ospiti speciale» per l’edizione 2017 saranno i giovani e gli adulti della «Preghiera di Taizè di Torino», che animeranno la conclusione della serata. Il programma dello «Start up 2017» prevede dunque il 7 ottobre dalle 15 alle 19 un percorso di meditazione e visita nella «Vigna Reale» e alla Villa della Regina, in strada Comunale Santa Margherita, 79 a Torino (ultimo ingresso alle ore 18.30, parcheggio in via Lanfranchi); alle 17, apertura degli stand di Movimenti, Associazioni e Gruppi di Pastorale Giovanile presso il Seminario Maggiore di Torino, in via Lanfranchi 10; alle 19.30: «Apericena della vendemmia» con cucina dal vivo dei giovani del Cnosfap di San Benigno Canavese; alle 20.30, la presentazione delle proposte e dei cammini annuali, testimonianze dei giovani e intervento conclusivo dell’Arcivescovo con a seguire preghiera di Taizé. Iscrizioni gratuite e obbligatorie entro il 5 ottobre sul sito www.upgtorino. it.

Il programma dello START UP 2017 prevede dunque:
ore 15.00 – 19.00: Percorso e visita alla «Vigna Reale» e alla Villa della Regina, Strada Comunale Santa Margherita, 79 – Torino (ultimo ingresso alle ore 18.30, parcheggio in via Lanfranchi)
ore 17.00: Apertura degli stand di Movimenti, Associazioni e Gruppi di Pastorale Giovanile presso il Seminario Maggiore di Torino, in via Lanfranchi 10
ore 19.30: «Apericena della vendemmia»
ore 20.30: Presentazione delle proposte e dei cammini annuali. Testimonianze dei giovani. Intervento conclusivo dell’Arcivescovo S.E.R. Mons. Cesare Nosiglia e a seguire preghiera di Taizé.
Iscrizioni gratuite e obbligatorie entro il 5 ottobre p.v.. «Innestati!»
START UP 2017…IN VIGNA!

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OLTRE IL FIUME, VERSO LA SALVEZZA – Don Titus Zeman martire per le vocazioni

Il Venerabile Servo di Dio Don Titus Zeman (Vajnory, 4 gennaio 1915 – Bratislava, 8 gennaio 1969), sacerdote Salesiano slovacco, ucciso in odio alla fede a 54 anni d’età, sarà beatificato il 30 settembre 2017 nella Capitale della Slovacchia, Bratislava.

 

In un nuovo libro la testimonianza di fede di un uomo “di frontiera”,

sempre presente dove si giocava la “Grande Storia”.

TITUS ZEMAN: MARTIRE PER LE VOCAZIONI 

Il nuovo libro Oltre il fiume, verso la salvezza. Titus Zeman, martire per le vocazioni di Lodovica Maria Zanet, pubblicato dalla Casa Editrice Elledici, è la storia di un uomo di confine e di frontiera, sempre presente dove si giocava la “Grande Storia”. La sua vicenda – che si intreccia a quella di molti altri testimoni sofferenti della fede del Secolo dei Totalitarismi cui questa pagine danno voce – si configura come un vero e proprio martirio per il sacerdozio e la salvezza delle vocazioni.

LA BEATIFICAZIONE

In occasione dell’imminente beatificazione del Venerabile don Titus Zeman, SDB, che avrà luogo il prossimo 30 settembre a Bratislava (Slovacchia), il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, ha inviato una lettera a tutti Salesiani del mondo e ai membri della Famiglia Salesiana.

Fin dall’inizio Don Á.F. Artime sottolinea come sia significativo che il martirio di don Zeman venga riconosciuto come frutto della santità della Famiglia Salesiana, nella luce del Bicentenario della nascita di Don Bosco (2015), dopo quello del Beato Stefano Sandor, Salesiano Coadiutore ungherese beatificato nel 2013.

Dopo aver tratteggiato la vicenda di don Zeman, nella missiva si ricorda che la sua vita si compendiò nell’incoraggiare gli altri a quella “fedeltà nella vocazione” con cui egli aveva seguito decisamente la sua. Il suo fu un amore totale per la Chiesa e per la propria vocazione religiosa e missione apostolica. Le sue ardite imprese scaturirono da questo amore unificato e unificante. La testimonianza eroica del beato Titus Zeman è una delle pagine di fede più belle che le comunità cristiane dell’Europa Orientale e la Congregazione hanno scritto nei duri anni di persecuzione religiosa da parte dei regimi comunisti nel secolo scorso. In lui risplende in maniera particolare l’impegno per le giovani vocazioni consacrate e sacerdotali.

Il Rettor Maggiore evidenzia anche l’attualità ecclesiale della beatificazione di don Zeman in riferimento alla preparazione e alla celebrazione del prossimo sinodo dei vescovi dedicato al tema:

“I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Don Zeman attraverso i passaggi clandestini ha in un certo modo incarnato quei passaggi fondamentali del processo di discernimento, che è lo strumento principale con il quale si offre ai giovani la possibilità per scoprire e realizzare, alla luce della fede, la propria vocazione.

Nella conclusione il Rettor Maggiore invita tutte le comunità salesiane e i gruppi della Famiglia Salesiana a celebrare degnamente la memoria del nuovo beato, a conoscerne la testimonianza martiriale ed invocarne l’intercessione per la perseveranza e la fecondità delle vocazioni.

«Anche se perdessi la vita, non la considererei sprecata
se almeno uno di quelli che ho aiutato
è diventato sacerdote al posto mio».

Titus Zeman

La Spal, suggestione latina che ancora oggi indossa i colori dei salesiani

Si riporta un articolo comparso sul web che racconta la storia di una società di serie A originariamente legata all’iniziativa e al lavoro di un salesiano: la Spal porta infatti nelle sue origini il marchio di Don Bosco.
Si ringrazia il giornalista Giuseppe Picciano.

Molti ignorano che la Juventus rischiò seriamente di chiamarsi «Delectando Fatigamur». Il nome ricevette l’unanimità nel corso della prima votazione da parte dei soci, gli studenti del Liceo classico “D’Azeglio” inconsapevolmente sadomaso nel volere abbinare fatica e piacere. Poi l’assemblea, si sa, optò per il più rassicurante “Gioventù”. Colpa della tendenza dell’epoca, a cavallo tra l’800 e il ‘900, quando era in voga in Italia tra le società sportive ricorrere ad altisonanti denominazioni latine dal significato solenne ma spesso presuntuoso. Ad esempio Libertas, Spes, Vis, Vigor, Aidax, Fortitudo, Robur…

Anche don Pietro Acerbis, sacerdote salesiano di Ferrara, fu pervaso dalla suggestione latinista. Fondò nel 1907 all’interno dell’oratorio il circolo Ars et Labor, dove si coniugavano arti come la pittura e la scultura e lo sport. In principio furono ginnastica e ciclismo e nel 1912 fu aggiunto il calcio come sport del circolo.

Un anno dopo il ramo sportivo si staccò dal circolo e fondò la Società Polisportiva Ars et Labor, che aveva per scopo avvicinare i giovani della città allo sport. Tuttavia il legame con don Pietro e la congregazione dei salesiani era così forte che la Spal scelse come colori sociali il bianco e l’azzurro, che erano anche i colori dei salesiani, come ricordo delle proprie origini oratoriali. E visto che il bianco e l’azzurro erano i anche i colori dinastici degli Estensi, gli antichi duchi della città, furono tutti soddisfatti. Tuttavia fu il regime a spezzare, anche se per pochi anni questo legame. Dal 1939 sino al termine della seconda guerra mondiale, il club adottò maglie a strisce bianco-nere in omaggio ai colori civici della città.

La Spal tra i grandi

Nel 1913, con la guerra alle porte, era pressoché impossibile iniziare a giocare a pallone. Perciò per avere notizie attendibili delle prime attività calcistiche della Spal si dovette attendere il 1919. Il 16 giugno si giocò la prima partita ufficiale della storia contro la Triestina: finì 4-1 per i giuliani. La storia della Spal è avara di successi. Dopo un lungo periodo di anonimato, caratterizzato da campionati minori e retrocessioni, i ferraresi riuscirono a tornare in serie B nel 1945 dando vita a un ventennio di pieno di soddisfazioni con 16 campionati consecutivi di Serie A, un quinto posto nel 1959/60 e la finale di Coppa Italia nel 1962, grazie all’appassionato lavoro del presidente Paolo Mazza che riuscì a portare a Ferrara degli ottimi giocatori.

Alla corte estense mossero i primi passi due che sarebbero diventati anche grandi allenatori: Edy Reja e Fabio Capello. Ma non si possono dimenticare calciatori del calibro di Armando Picchi, Albertino Bigon, Saul Malatrasi e Luigi Delneri.

La rinascita

Poi il ciclo d’oro del dopoguerra finì e la Spal, complici le difficoltà nel rimanere a galla puntando esclusivamente sui giovani, iniziò la lenta caduta. I biancazzurri inanellarono retrocessioni e promozioni tra serie C2 e B, tanti avvicendamenti al vertice e soprattutto un cambio di proprietà negli anni ’90 che portò al doppio fallimento degli anni 2000. Solo cinque anni fa la Spal, rinata dalla fusione con la squadra di Masi San Giacomo, paesino della provincia ferrarese, ricominciò il suo cammino dalla Serie D, che culminò nell’incredibile promozione in Serie A nel maggio scorso.

Il simbolo societario è costituito da un logo ovale azzurro con una banda bianca nella parte superiore nella quale è riportato l’acronimo S.P.A.L., che sormonta lo scudetto troncato bianco e nero emblema di Ferrara. Introdotto negli anni 1960, è stato utilizzato ufficialmente dal 1995 al 2005, per poi essere ripreso nel 2012.

Ultima curiosità. La Spal ha vinto anche un torneo internazionale, ancorché minore: la Coppa dell’Amicizia italo-svizzera del 1968.

 

Terra Santa. Raid nella chiesa di Santo Stefano, gestita dai Salesiani, a Beit Jimal.

Si riporta la spiacevole notizia, pubblicata su Avvenire di Venerdì 22 settembre 2017, relativa ad un grave episodio di intolleranza religiosa che ha colpito la chiesa di Santo Stefano a Beit Jimal.

Distrutte statue sacre e vetrate.
Monsignor Marcuzzo: «Fanatismo di gruppi di persone che non vogliono accettare la diversità e la fede dell’altro»

Di seguito l’articolo pubblicato sulla versione cartacea di Avvenire. La notizia è riportata anche da:

Don Tom: “Sono quello che sono oggi perché Dio ha avuto cura di me”

Un uomo sereno, in pace con Dio e con tutti, compresi i rapitori, e in grado anche di scherzare sull’esperienza vissuta. È questa l’immagine che hanno potuto vedere in don Tom Uzhunnalil i giornalisti e gli operatori della comunicazione di tutto il mondo che sabato 16 settembre, si sono radunati presso la casa “Salesianum” di Roma per sentire direttamente da lui il racconto toccante del sequestro e della liberazione. Vissuti entrambi con grande fede in Dio.

di Gian Francesco Romano

Il missionario indiano è arrivato al primo mattino presso il centro salesiano. Don Tom è stato accolto dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, dal suo Vicario, da alcuni membri del Consiglio Generale e da numerose personalità civili e religiose. La dott.ssa Reenat Sandhu, Ambasciatrice dell’India in Italia, ha reso un omaggio floreale a don Tom. Quindi ha avuto inizio la conferenza stampa, moderata da don Moreno Filipetto, e introdotta dal Rettor Maggiore, con don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione, in qualità di traduttore.

“Grazie, in questi 18 mesi non ci siamo mai sentiti da soli”, ha esordito Don Á.F. Artime, che nel suo breve intervento introduttivo ha anche ribadito quanto aveva già espresso nella sua lettera alla Famiglia Salesiana riguardo alle modalità della liberazione attraverso: “Non possiamo dire quello che non sappiamo”.

Quindi è iniziato il lungo intervento di don Tom: il suo primo pensiero è per le Missionarie della Carità uccise. “Ringrazio Dio e sono contento di vedere qua le Missionarie della Carità. Faccio loro le mie condoglianze” afferma, prima di doversi fermare per qualche istante per la commozione.

Don Tom poi ritorna a quel 4 marzo del 2016, il giorno dell’attacco e del rapimento. “Non ho pianto, non ho avuto paura, ho solo pregato Dio per le suore, per i custodi e le altre vittime. Dio è stato molto misericordioso con me”, racconta.

Specifica che nell’attacco i rapitori hanno portato via anche il tabernacolo, per cui per un po’ di tempo ha avuto con sé anche le specie eucaristiche. Più volte ribadisce di non essere mai stato maltrattato e di questo ringrazia “le preghiere e i sacrifici del mondo intero”. A parte la privazione della libertà, ha potuto dormire bene, gli veniva dato il cibo necessario e ne è stata curata anche la salute, attraverso i medicinali e una volta anche attraverso una visita medica.

“Il primo video è stato girato il giorno seguente al rapimento” ed era funzionale a vedere se e chi tra familiari, governi e autorità si sarebbe mosso per ottenere la sua liberazione. Don Tom esclude che i suoi rapitori fossero interessati alla sua fede, dato che non hanno mai provato a fare del proselitismo verso di lui.

Quasi si scusa di aver fatto accenno al Papa e alle autorità indiane nei video che era costretto a girare. Eppure racconta che pure quando sembrava che venisse maltrattato, era “una finzione per suscitare interesse”.

Con le sue parole si apre via via sempre di più, raccontando particolari che rivelano nel dettaglio come ha vissuto quei 18 mesi di sequestro: i diversi spostamenti avvenuti, la difficoltà a tenere il conto dei giorni, il molto tempo quotidiano dedicato alla preghiera: “Ho pregato per molte persone”, per il Papa, le Missionarie della Carità, la Chiesa… “E anche per i miei rapitori”.

Della sua liberazione sa solo che i sequestratori avevano intenzione di realizzarla già il giorno prima, ma la controparte non si è presentata all’appuntamento e così è slittata di un giorno. Alla fine è stato consegnato ad un’autista che lo ha condotto a tutta velocità in Oman.

“Ho potuto fare una corsa per il deserto” ironizza, così come fa anche dopo: “Non ero mai stato da Papa Francesco e probabilmente senza quest’avventura non avrei mai potuto farlo”. In verità di quell’incontro conserva ricordi molto emozionanti, come quando il Papa gli ha baciato le mani “anche se io non mi sono sentito degno”.

Al termine della conferenza stampa don Tom ha avuto modo di incontrare un piccolo gruppo di Missionarie della Carità venute appositamente per salutarlo. L’incontro è rapido, don Tom non trova le parole. Si parla più attraverso gli sguardi. Il pensiero è per le religiose uccise e per l’unica sopravvissuta, suor Sally: tutte loro, come lui, erano in Yemen solo per servire i più bisognosi e per offrire conforto alle poche centinaia di cattolici presenti nel paese.

Don Tom resterà ancora per qualche giorno in Vaticano per espletare gli ultimi controlli medici, quindi farà ritorno in India, alla sua Ispettoria d’origine, con sede a Bangalore.

Guarda la Conferenza Internazionale di Padre Tom: 

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