Paolo Vaschetto e la casa per i ragazzi di strada ad Ibadan

Ad Ibadan, nel Sud-Ovest della Nigeria, da gennaio scorso è attivo un nuovo centro: una casa di accoglienza per ragazzi di strada. Essa rappresenta il coronamento di un sogno per il Salesiano Coadiutore Paolo Vaschetto, missionario dal Piemonte da 16 anni in Nigeria.

La realtà di Ibadan è molto particolare: non è una città così nota all’estero, ma è una grande metropoli di 8 milioni di abitanti e ha un significato strategico unico, perché sorge sulla strada tra la capitale amministrativa del paese, Abuja, e quella finanziaria, Lagos. Quella che è definita la “Los Angeles Africana” per la sua estensione sconfinata, è un luogo che ha veramente bisogno della presenza e del carisma di Don Bosco: proprio per le sue caratteristiche essa finisce per attirare moltissimi ragazzi e giovani che per i più disparati motivi scappano da casa e finiscono a vivere per strada.

Alcuni di essi magari trovano anche qualche lavoretto onesto, ma facilmente la vita di strada inculca loro vizi e cattive abitudini per le quali diviene fondamentale un rapido intervento.

Questi bambini, questi ragazzi hanno bisogno di sentire l’atmosfera di una famiglia, di vivere in un ambiente piacevole e sicuro dove possano crescere e prepararsi ad una vita adulta e responsabile. Hanno bisogno di trovare un buon lavoro e di crearsi un loro nucleo familiare.

Per questo il nuovo centro salesiano rappresenta un’oasi pensata e progettata tutta per loro e le loro esigenze: dai dormitori su misura per dargli uno spazio tutto per sé, alle camere dei custodi, che stanno sempre vicino loro; dai refettori e le cucine, per il sostegno anche alimentare dei ragazzi, alle aule per la loro educazione.

 

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito: “Missioni Don Bosco”.

 

Prendersi cura della propria salute: il 10 Giugno a Torino con TTC

Torino Taking Care
10 Giugno 2017 – Arsenale della Pace
Piazza Borgo Dora, 61 Torino

Torino Taking Care è il primo evento dedicato alla salute che offre ai cittadini strumenti di prevenzione concreti: screening, esami e consulenze gratuiti. Punta all’accesso alla salute del cittadino come diritto da tutelare, salute intesa come stato di benessere fisico, mentale e sociale, attraverso la libera fruizione di appositi strumenti: l’informazione, i controlli gratuiti, la mediazione, la formazione. Una festa dello star bene, dedicata ai cittadini di ogni età, per imparare a prendersi cura di sé e affermare il proprio diritto alla salute!
Sabato 10 giugno appuntamento a “Torino taking care”. Un evento che parla di prevenzione e cura. Si tratta di una manifestazione gratuita aperta a tutti, e al centro di questa prima edizione dell’evento ci sarà il tema della salute della donna, soggetto caro all’associazione organizzatrice, Gineceo.

Il percorso verso la salute si basa sulla prevenzione e sul sostegno. Due concetti che trovano il loro comune denominatore nella finalità umanitaria: l’obiettivo è aiutare il prossimo a stare bene, non solo con la terapia, che contraddistingue il gesto propriamente medico, ma con accorgimenti da adottare nella vita quotidiana. La prevenzione è essenzialmente conoscenza: informare il cittadino circa i rischi per la propria salute e dargli modo di attivarsi tempestivamente e con le modalità più consone alla sua identità, alla sua posizione professionale, alle sue esigenze. È indispensabile che tutti i soggetti siano coinvolti, famiglia, terza età, bambini e giovani. L’obiettivo è avvicinare i cittadini alla prevenzione e migliorare la qualità della propria vita!

L’evento dura un giorno ed è organizzato in 5 aree:

  • Forum: cuore dell’evento TTC, dove si svolge la parte più corposa degli interventi a carattere medico-scientifico. Uno spazio accogliente a disposizione dei visitatori che vorranno seguire gli argomenti del programma più vicini alle proprie esigenze.
  • Activity: Associazioni e professionisti sono a disposizione del pubblico, con formule di prenotazione sul posto, per dimostrazioni, workshop e attività fisica.
  • Educational: lo spazio dedicato idealmente alla formazione, a quell’indispensabile passaggio educativo che rende possibile la messa in pratica di una corretta prevenzione da parte dell’individuo. Gestire la propria salute e quella dei propri familiari può diventare più facile se si è in possesso di conoscenze specifiche, in termini di regole da rispettare, procedure da eseguire, riconoscimento di sintomi, precauzioni d’uso…e mille altre pillole salva salute! Lezioni, focus e prove pratiche, l’occasione per un momento formativo qualificato e gratuito.
  • Kids First-Aid: area aperta a tutti coloro che accudiscono o trascorrono tempo con i nostri figli, è l’area il cui tema centrale è la salute dei bambini. Un programma interamente dedicato alle tecniche salva vita, cenni di primo soccorso pediatrico, semplici gesti utili per reagire correttamente in situazioni di emergenza.
  • Medical Care: l’area dedicata a collaboratori, partner e sponsor per consentire al visitatore un percorso attraverso gli esami gratuiti a disposizione e le questioni mediche di maggior interesse per il cittadino.

Svelato il logo ufficiale della GMG 2019. Don Bosco e Sr Maria Romero tra i Patroni

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) di Cracovia 2016 Papa Francesco, dopo aver dato appuntamento per Panama 2019, disse: “non so se ci sarò a Panama, ma vi posso assicurare una cosa, Pietro (il Papa) ci sarà a Panama”.

Domenica 14 maggio, durante un’Eucaristia presieduta da mons. José Domingo Ulloa, arcivescovo di Città di Panama, è stato presentato il logo ufficiale della GMG di Panama (22-27 gennaio 2019) e con esso i Patroni dell’evento.

I giovani – ha detto il presule nell’omelia – sono le riserve morali e umane delle nostre società e della Chiesa, sono in grado di trasformare tutto, positivamente, rischiando, così come fece l’adolescente Maria di Nazareth, se siamo in grado di insegnare loro ad amare come Gesù ha fatto con noi”.

L’arcivescovo ha quindi presentato il logo ufficiale, che racchiude una rappresentazione iconica dell’istmo e del canale di Panama, la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù, la sagoma della Vergine Maria con una corona formata da cinque punti che rappresentano i cinque continenti – elementi che tutti insieme formano un cuore.

Ad ideare il logo è stata Ámbar Calvo, una giovane di vent’anni, che ha partecipato già a diverse edizioni della GMG. Il suo logo è stato scelto tra 103 proposte, nell’ambito di un concorso iniziato a febbraio.

Per la GMG 2019 sono stati indicati anche alcuni santi Patroni dell’evento: tra di essi vi sono san Giovanni Bosco e la beata María Romero Meneses, Figlia di Maria Ausiliatrice (FMA).

Si può osservare a tal proposito “il santo più amato, più benvoluto e con la maggiore devozione a Panama è Don Bosco” e che il giorno della sua festa, il 31 gennaio, è festa nazionale. Proprio per questo da alcuni giorni la Basilica di Don Bosco conserva al suo interno, in una cappella speciale e ben visibile, un’urna contente una reliquia del Santo dei Giovani.

Tra i santi Patroni di quest’incontro mondiale vi sono anche: san Giovanni Paolo II, san Juan Diego Cuauhtlatoatzin, san Martín de Porres, santa Rosa da Lima, il beato martire arcivescovo Oscar Arnulfo Romero e san José Sánchez del Río.

Leggi la notizia pubblicata su ANS.

Restaurata una pellicola del ’31: proiezione speciale al Cinema Massimo di Torino

I 26 martiri del Giappone
di Tomiyasu Ikeda
(Junkyo kesshi nihon nijuroku seijin, Giappone, 1931, didascalie in italiano, durata 66’)

Martedì 23 maggio alle ore 20.30 sarà presentato, per la prima volta a Torino, nella Sala Tre del Cinema Massimo, il film “I 26 martiri del Giappone”, diretto nel 1931 da Tomiyasu Ikeda, sulla persecuzione e il martirio dei cristiani in epoca Tokugawa.

Perfetto esempio del genere “jidai-geki”, i drammi storici resi celebri in tutto il mondo da autori come Akira Kurosawa e Kenji Mizoguchi, “I 26 martiri del Giappone” anticipa la ricostruzione di una vicenda storica narrata nel romanzo Silenzio (Chinmoku) dello scrittore Shūsaku Endō, portato al cinema una prima volta da Masahiro Shinoda nel 1971, e ora da Martin Scorsese in Silence (Usa, 2016).

La trama, con ampie ellissi tipiche del cinema muto, è ambientata nel 1597, e racconta la fine dell’esperienza della prima evangelizzazione del Giappone, iniziata nel 1549 dal gesuita San Francesco Saverio. Il film inizia infatti con lo sbarco in Giappone del francescano spagnolo Pedro Bautista, inviato dal governatore delle Filippine, e si chiude – dopo la decisione del governo imperiale di porre fine alle conversioni e perseguitare i cattolici – con il martirio finale di sei francescani, tre gesuiti e diciassette terziari, compresi quattro bambini.

Il regista Tomiyasu Ikeda, mette in scena con grande vigore drammatico la ricostruzione del terremoto, il calvario dei perseguitati e la crocifissione finale che accanto alla testimonianza di fede dei missionari, mostra – con un chiaro riferimento evangelico – il dolore di una madre di fronte al martirio del proprio figlio.

Il film è stato recentemente identificato dall’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa all’interno del fondo filmico della Congregazione Salesiana, proprietaria del fondo che recentemente è stato depositato presso gli archivi di Ivrea. Il responsabile dell’Archivio Centrale Salesiano autorizza la proiezione del film.

La versione originale in nitrato, è stata scannerizzata a 4K e restaurata in digitale dall’Archivio, con il supporto dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte e della Compagnia di San Paolo.

La proiezione sarà preceduta da un incontro con Stefano Boni (Museo Nazionale del Cinema), Sergio Toffetti (Archivio Nazionale Cinema d’Impresa) e Dario Tomasi (Università degli Studi diTorino).

INGRESSO 3 €.

Educazione e adolescenti: un master per aggiornarsi e qualificarsi

Istituto di Catechetica dell’UPS

Master di 1° livello per Educatori di Adolescenti

Questo Master vuole essere un contributo dell’Istituto di Catechetica alla Chiesa italiana nel contesto e in preparazione al Sinodo dei Vescovi del 2018: i giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

L’esigenza di sostenere e accompagnare le Chiese locali nel rinnovamento dei processi di educazione alla fede relativi alla fascia degli adolescenti (14-19 anni), in un orizzonte che privilegia  l’educazione integrale del «buon cristiano e onesto cittadino», spinge l’Istituto di Catechetica della Facoltà di Scienze dell’Educazione (FSE) dell’Università Pontificia Salesiana (UPS), su richiesta e in collaborazione con l’Ufficio Catechistico Nazionale (UCN) e il Servizio Nazionale per laPastorale Giovanile (SNPG) della Conferenza Episcopale Italiana, a proporre un Master di primo livello per educatori degli adolescenti in ambito ecclesiale.

La proposta risponde anche al sentito bisogno di una qualificazione specifica e di aggiornamento per i Direttori degli Uffici Catechistici e del Servizio per la Pastorale Giovanile nell’ambito delle Diocesi italiane e per i collaboratori che li affiancano a vari livelli nell’animazione pastorale e catechistica diocesana.

Il Master, con finalità di aggiornamento nelle scienze dell’educazione e di formazione specifica nella metodologia catechetico-pastorale, intende abilitare le persone indicate dall’Ordinario all’assunzione di responsabilità e coordinamento a livello diocesano e parrocchiale della pastorale e catechesi con gli adolescenti.

Il Master è rivolto a Direttori e Collaboratori degli Uffici Catechistici Diocesani (UCD) e del Servizio di Pastorale giovanile Diocesano (SPGD) e a Educatori che svolgono un servizio negli Oratori e Centri Giovanili (OCG).

Per accedere come studenti Ordinari al Master si richiede il Baccalaureato/Laurea in Filosofia o Teologia o Scienze dell’Educazione o, più in generale, Scienze umane. Possono essere ammessi come Ospiti quegli studenti che hanno un “curriculum vitae” ritenuto idoneo dal Direttore del Master.

In linea con gli intenti del progetto, il Master intende garantire non solo la conoscenza dei contenuti ma la capacità di padroneggiarli, elaborarli, gestirli e applicarli. Il Master prevede delle aree tematiche e contenuti della formazione, offerti nelle lezioni frontali, approfonditi e sperimentati poi nei laboratori e nel tirocinio. Il Master, con forte accentuazione applicativa è strutturato in 1500 ore, pari a 60 ECTS.

Il Master ha una durata di 15 mesi (settembre 2017 – dicembre 2018), con la frequenza così distribuita:

  • [Tre settimane intensive di 5 giorni] 11-15 settembre 2017; 9-13 febbraio 2018 e 7-11 (14-18) settembre 2018.
  • [Due incontri di 3 giorni] 13-15 novembre 2017 e 11-13 maggio 2018 (lunedì-mercoledì).

Sede del Master sarà l’Università Pontificia Salesiana, Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 – 00139 ROMA.

Per informazioni e Iscrizioni: master.catechetica@unisal.it oppure clicca qui.

 

Papa Francesco accoglie in visita Novizi e Prenovizi Salesiani

“Cammina alla mia presenza e sii irreprensibile [così il Signore ad Abramo]. Punto! Questa è la migliore definizione della santità. (…) Anche oggi si può essere santi. Ci sono tanti nella Chiesa, tanti”.

È stato un incontro ricco di stimoli e d’incoraggiamento a vivere in pienezza la vocazione e la sequela di Cristo, quello che Papa Francesco ha concesso il 2 maggio, nella sua residenza di Santa Marta, ai Novizi salesiani di Pinerolo e Genzano di Roma, insieme ai Prenovizi delle Ispettorie d’Italia e di Malta, con i loro formatori e responsabili.

Dal 30 aprile Novizi e Prenovizi si trovavano riuniti presso la comunità salesiana di Genzano di Roma per vivere l’annuale incontro del “Faccia a faccia”, un confronto vitale ed esperienziale dei giovani prossimi a fare la domanda per il noviziato con coloro che già hanno intrapreso quest’esperienza che comporta la sequela di Cristo secondo il progetto di vita salesiana. L’incontro con il Santo Padre, pensato in questo cammino, era stato concordato, ma mantenuto segreto fino all’ultimo, e alla fine è andato molto oltre il quarto d’ora previsto: ben 50 minuti!

Papa Francesco si è sottoposto ad una raffica di domande, a cui ha risposto in maniera chiara e semplice, precisa e decisa. Sul tema dell’accompagnamento dei giovani nel discernimento vocazionale il Papa ha sottolineato di utilizzare “criteri normali”, assicurandosi che i giovani “prendano le loro responsabilità”. Attenzione invece all’ipocrisia, alla mediocrità, “a quelli che vogliono entrare in seminario perché sentono che sono incapaci di cavarsela da soli nel mondo”.

Grande cura anche sulla qualità della preghiera; il consiglio è stare attenti “a come pregano”: non servono preghiere lunghe e artificiose, ma una preghiera “semplice, ma fiduciosa”.

Il Pontefice ha anche approfondito il suo concetto di periferie: quelle “sociali” dei poveri, e quelle “del pensiero”, nel dialogo con non credenti, agnostici… In ogni caso, il consiglio per i Superiori è esplicito: “nelle periferie bisogna mandare i migliori!”.

Nella Pastorale con i giovani il Santo Padre ha esortato ad usare tanta “creatività”, “una grazia da chiedere allo Spirito Santo”, insegnando loro ad “aiutare gli altri, i valori umani dell’amicizia, della famiglia, del rispetto per gli anziani”, e così costruire un baluardo contro la “cultura dello scarto”.

Infine il Papa ha mandato un saluto d’incoraggiamento e la benedizione ai Salesiani e ai Cristiani in Siria e ha promesso le sue preghiere per don Tom Uzhunnalil, il salesiano rapito 14 mesi fa in Yemen. Quindi ha concluso con molte foto e saluti personali e di gruppo.

“Davvero un bel momento di comunione con il Pastore della Chiesa che segnerà la vita di questi giovani, ma che li aiuterà, in particolare, a sentirsi parte viva della Chiesa, con l’impegno di amarla e di edificarla con la loro totale risposta vocazionale. Un dono gradito per prepararsi bene, nella preghiera, in vista della prossima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che quest’anno porta il significativo titolo: ‘Sospinti dallo spirito per la missione’, ed anche della festa di san Domenico Savio” ha commentato don Antonello Sanna, Maestro dei Novizi di Genzano di Roma.

Ecco il messaggio del Papa per Salesiani e Cristiani in Siria

 

Papa Francesco, Ted Talk e la Rivoluzione della Tenerezza

Il modello comunicativo TED, l’organizzazione no profit americana nata nella Silicon Valley per andare alla “ricerca di idee che meritano di essere diffuse” e condividerle, ha contagiato anche Papa Francesco. Il Pontefice è intervenuto, senza preavviso,  con il suo TED Talk – della durata di 18 minuti – inviato a “Ted 2017”, in corso a Vancouver, in Canada, sul tema: “The future you”.

Papa Francesco ha lanciato la sua accorata richiesta ai leader mondiali di comportarsi con umiltà e si è augurato che l’innovazione tecnologica non aumenti il divario fra le persone:  “Come sarebbe bello, se alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale!”, ha detto. “Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei politici, dei grandi leader, delle grandi aziende…Sì, la loro responsabilità è enorme. Ma il futuro è soprattutto nelle mani delle persone che riconoscono l’altro come un ‘tu’, e se stessi come parte di un ‘noi’ ”.

Nel Talk papa Francesco riporta l’esempio del buon samaritano e di madre Teresa di Calcutta, e richiama al costante esercizio personale della tenerezza come un vero atto rivoluzionario:

“La tenerezza è usare gli occhi per vedere l’altro, usare le orecchie per sentire l’altro, per ascoltare il grido dei piccoli, dei poveri, di chi teme il futuro; ascoltare anche il grido silenzioso della nostra casa comune, della terra contaminata e malata. La tenerezza significa usare le mani e il cuore per accarezzare l’altro. Per prendersi cura di lui. La tenerezza è il linguaggio dei più piccoli, di chi ha bisogno dell’altro: un bambino si affeziona e conosce il papà e la mamma per le carezze, per lo sguardo, per la voce, per la tenerezza…Sì, la tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti. Non è debolezza la tenerezza, è fortezza. È la strada della solidarietà, la strada dell’umiltà. Permettetemi di dirlo chiaramente: quanto più sei potente, quanto più le tue azioni hanno un impatto sulla gente, tanto più sei chiamato a essere umile. Perché altrimenti il potere ti rovina e tu rovinerai gli altri. In Argentina si diceva che il potere è come il gin preso a digiuno: ti fa girare la testa, ti fa ubriacare, ti fa perdere l’equilibrio e ti porta a fare del male a te stesso e agli altri, se non lo metti insieme all’umiltà e alla tenerezza. Con l’umiltà e l’amore concreto, invece, il potere – il più alto, il più forte – diventa servizio e diffonde il bene.”

Qui, di seguito, il testo integrale del TED Talk:  

“Buona sera – oppure buon giorno, non so che ora è lì da voi!

A qualsiasi ora, sono però contento di partecipare al vostro incontro. Mi è piaciuto molto il titolo – “The future you” – perché, mentre guarda al domani, invita già da oggi al dialogo: guardando al futuro, invita a rivolgersi a un “tu”. “The future you”, il futuro è fatto di te, è fatto cioè di incontri, perché la vita scorre attraverso le relazioni. Parecchi anni di vita mi hanno fatto maturare sempre più la convinzione che l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontro.

Incontrando o ascoltando ammalati che soffrono, migranti che affrontano tremende difficoltà in cerca di un futuro migliore, carcerati che portano l’inferno nel proprio cuore, persone, specialmente giovani, che non hanno lavoro, mi accompagna spesso una domanda: “Perché loro e non io?” Anch’io sono nato in una famiglia di migranti: mio papà, i miei nonni, come tanti altri italiani, sono partiti per l’Argentina e hanno conosciuto la sorte di chi resta senza nulla. Anch’io avrei potuto essere tra gli “scartati” di oggi. Perciò nel mio cuore rimane sempre quella domanda: “Perché loro e non io?”

Mi piacerebbe innanzitutto che questo incontro ci aiuti a ricordare che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che nessuno di noi è un’isola, un io autonomo e indipendente dagli altri, che possiamo costruire il futuro solo insieme, senza escludere nessuno. Spesso non ci pensiamo, ma in realtà tutto è collegato e abbiamo bisogno di risanare i nostri collegamenti: anche quel giudizio duro che porto nel cuore contro mio fratello o mia sorella, quella ferita non curata, quel male non perdonato, quel rancore che mi farà solo male, è un pezzetto di guerra che porto dentro, è un focolaio nel cuore, da spegnere perché non divampi in un incendio e non lasci cenere.

Molti oggi, per diversi motivi, sembrano non credere che sia possibile un futuro felice. Questi timori vanno presi sul serio. Ma non sono invincibili. Si possono superare, se non ci chiudiamo in noi stessi. Perché la felicità si sperimenta solo come dono di armonia di ogni particolare col tutto. Anche le scienze – lo sapete meglio di me – ci indicano oggi una comprensione della realtà, dove ogni cosa esiste in collegamento, in interazione continua con le altre.

E qui arrivo al mio secondo messaggio. Come sarebbe bello se alla crescita delle innovazioni scientifiche e tecnologiche corrispondesse anche una sempre maggiore equità e inclusione sociale! Come sarebbe bello se, mentre scopriamo nuovi pianeti lontani, riscoprissimo i bisogni del fratello e della sorella che mi orbitano attorno! Come sarebbe bello che la fraternità, questa parola così bella e a volte scomoda, non si riducesse solo a assistenza sociale, ma diventasse atteggiamento di fondo nelle scelte a livello politico, economico, scientifico, nei rapporti tra le persone, tra i popoli e i Paesi. Solo l’educazione alla fraternità, a una solidarietà concreta, può superare la “cultura dello scarto”, che non riguarda solo il cibo e i beni, ma prima di tutto le persone che vengono emarginate da sistemi tecno-economici dove al centro, senza accorgerci, spesso non c’è più l’uomo, ma i prodotti dell’uomo.

La solidarietà è una parola che tanti vogliono togliere dal dizionario. La solidarietà però non è un meccanismo automatico, non si può programmare o comandare: è una risposta libera che nasce dal cuore di ciascuno. Sì, una risposta libera! Se uno comprende che la sua vita, anche in mezzo a tante contraddizioni, è un dono, che l’amore è la sorgente e il senso della vita, come può trattenere il desiderio di fare del bene agli altri?

Per essere attivi nel bene ci vuole memoria, ci vuole coraggio e anche creatività. Mi hanno detto che a TED c’è riunita tanta gente molto creativa. Sì, l’amore chiede una risposta creativa, concreta, ingegnosa. Non bastano i buoni propositi e le formule di rito, che spesso servono solo a tranquillizzare le coscienze. Insieme, aiutiamoci a ricordare che gli altri non sono statistiche o numeri: l’altro ha un volto, il “tu” è sempre un volto concreto, un fratello di cui prendersi cura.

C’è una storia che Gesù ha raccontato per far comprendere la differenza tra chi non si scomoda e chi si prende cura dell’altro. Probabilmente ne avrete sentito parlare: è la parabola del Buon Samaritano. Quando hanno chiesto a Gesù chi è il mio prossimo – cioè: di chi devo prendermi cura? – Gesù ha raccontato questa storia, la storia di un uomo che i ladri avevano assalito, derubato, percosso e abbandonato lungo la strada. Due persone molto rispettabili del tempo, un sacerdote e un levita, lo videro, ma passarono oltre senza fermarsi. Poi arrivò un samaritano, che apparteneva a una etnia disprezzata, e questo samaritano, alla vista di quell’uomo ferito a terra, non passò oltre come gli altri, come se nulla fosse, ma ne ebbe compassione. Si commosse e questa compassione lo portò a compiere gesti molto concreti: versò olio e vino sulle ferite di quell’uomo, lo portò in un albergo e pagò di tasca sua per la sua assistenza.

La storia del Buon Samaritano è la storia dell’umanità di oggi. Sul cammino dei popoli ci sono ferite provocate dal fatto che al centro c’è il denaro, ci sono le cose, non le persone. E c’è l’abitudine spesso di chi si ritiene “per bene”, di non curarsi degli altri, lasciando tanti esseri umani, interi popoli, indietro, a terra per la strada. C’è però anche chi dà vita a un mondo nuovo, prendendosi cura degli altri, anche a proprie spese. Infatti – diceva Madre Teresa di Calcutta – non si può amare se non a proprie spese.

Abbiamo tanto da fare, e dobbiamo farlo insieme. Ma come fare, con il male che respiriamo? Grazie a Dio, nessun sistema può annullare l’apertura al bene, la compassione, la capacità di reagire al male che nascono dal cuore dell’uomo. Ora voi mi direte: “sì, sono belle parole, ma io non sono il Buon Samaritano e nemmeno Madre Teresa di Calcutta”. Invece ciascuno di noi è prezioso; ciascuno di noi è insostituibile agli occhi di Dio. Nella notte dei conflitti che stiamo attraversando, ognuno di noi può essere una candela accesa che ricorda che la luce prevale sulle tenebre, non il contrario.

Per noi cristiani il futuro ha un nome e questo nome è speranza. Avere speranza non significa essere ottimisti ingenui che ignorano il dramma del male dell’umanità. La speranza è la virtù di un cuore che non si chiude nel buio, non si ferma al passato, non vivacchia nel presente, ma sa vedere il domani. La speranza è la porta aperta sull’avvenire. La speranza è un seme di vita umile e nascosto, che però si trasforma col tempo in un grande albero; è come un lievito invisibile, che fa crescere tutta la pasta, che dà sapore a tutta la vita. E può fare tanto, perché basta una sola piccola luce che si alimenta di speranza, e il buio non sarà più completo. Basta un solo uomo perché ci sia speranza, e quell’uomo puoi essere tu. Poi c’è un altro “tu” e un altro “tu”, e allora diventiamo “noi”. E quando c’è il “noi”, comincia la speranza? No. Quella è incominciata con il “tu”. Quando c’è il noi, comincia una rivoluzione.

Il terzo e ultimo messaggio che vorrei condividere oggi riguarda proprio la rivoluzione: la rivoluzione della tenerezza. Che cos’è la tenerezza? È l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani. La tenerezza è usare gli occhi per vedere l’altro, usare le orecchie per sentire l’altro, per ascoltare il grido dei piccoli, dei poveri, di chi teme il futuro; ascoltare anche il grido silenzioso della nostra casa comune, della terra contaminata e malata. La tenerezza significa usare le mani e il cuore per accarezzare l’altro. Per prendersi cura di lui.

La tenerezza è il linguaggio dei più piccoli, di chi ha bisogno dell’altro: un bambino si affeziona e conosce il papà e la mamma per le carezze, per lo sguardo, per la voce, per la tenerezza. A me piace sentire quando il papà o la mamma parlano al loro piccolo bambino, quando anche loro si fanno bambini, parlando come parla lui, il bambino. Questa è la tenerezza: abbassarsi al livello dell’altro. Anche Dio si è abbassato in Gesù per stare al nostro livello. Questa è la strada percorsa dal Buon Samaritano. Questa è la strada percorsa da Gesù, che si è abbassato, che ha attraversato tutta la vita dell’uomo con il linguaggio concreto dell’amore.

Sì, la tenerezza è la strada che hanno percorso gli uomini e le donne più coraggiosi e forti. Non è debolezza la tenerezza, è fortezza. È la strada della solidarietà, la strada dell’umiltà. Permettetemi di dirlo chiaramente: quanto più sei potente, quanto più le tue azioni hanno un impatto sulla gente, tanto più sei chiamato a essere umile. Perché altrimenti il potere ti rovina e tu rovinerai gli altri. In Argentina si diceva che il potere è come il gin preso a digiuno: ti fa girare la testa, ti fa ubriacare, ti fa perdere l’equilibrio e ti porta a fare del male a te stesso e agli altri, se non lo metti insieme all’umiltà e alla tenerezza. Con l’umiltà e l’amore concreto, invece, il potere – il più alto, il più forte – diventa servizio e diffonde il bene.

Il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei politici, dei grandi leader, delle grandi aziende. Sì, la loro responsabilità è enorme. Ma il futuro è soprattutto nelle mani delle persone che riconoscono l’altro come un “tu” e se stessi come parte di un “noi”.

Abbiamo bisogno gli uni degli altri. E perciò, per favore, ricordatevi anche di me con tenerezza, perché svolga il compito che mi è stato affidato per il bene degli altri, di tutti, di tutti voi, di tutti noi.

Grazie.”

Ecco il video del TED Talk di Papa Francesco:

Un nuovo tipo di supporti per la Giornata Missionaria Salesiana 2017

Cercando di offrire il migliore servizio per trasmettere in tutti i continenti i filmati della Giornata Missionaria Salesiana 2017, i Dicasteri per le Missioni e per la Comunicazione Sociale, grazie alla collaborazione dell’associazione “Missioni Don Bosco” di Torino, hanno sviluppato una nuova modalità di diffusione.

Il tradizionale DVD che conteneva i video e i materiali aggiuntivi per la GMS è stato da quest’anno sostituito da una chiavetta USB: un’opzione che mentre mantiene la qualità dei filmati in alta definizione, facilita spedizioni, trasporto, riproduzione su schermi e computer e anche il trasferimento e/o la copia dei contenuti.

La distribuzione delle chiavette USB è iniziata in questi giorni, in occasione dell’incontro dei Delegati di Animazione Missionaria delle due regioni Interamerica e America Cono Sud, in corso in Brasile, a Retiro das Rosas, non lontano da Belo Horizonte.

Attraverso i video presenti sulle chiavette USB è possibile conoscere l’impegno che i Salesiani realizzano tra gli indigeni Yanomami, attraverso due importanti missioni dell’Ispettoria di Manaus; o tra i Mixes dello Stato Oaxaca, in Messico, e i Chinantecos, un altro gruppo indigeno che vive nel medesimo Stato; o ancora tra i Mapuche, una popolazione indigena residente nelle aree più meridionali della Patagonia argentina.

La compatibilità delle chiavette USB è stata assicurata per tutti i sistemi operativi da Windows a Mac OS. La velocità del dispositivo non dipende solamente dall’interfaccia ma anche dal tipo di memoria flash utilizzata.

I video sono anche disponibili sul canale YouTube di ANSChannel, in 5 lingue.

 

Il Congresso Internazionale “Pastorale Giovanile e Famiglia”

Il Congresso Internazionale “Pastorale Giovanile e Famiglia” si terrà a Madrid, in Spagna, dal 27 novembre al 1 dicembre 2017 e coinvolgerà delegazioni provenienti da tutte le Ispettorie della Congregazione Salesiana.

Come è nata l’iniziativa di questo Congresso Internazionale?
In quale contesto si colloca e quali obiettivi si pone?
Il Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile Salesiana, don Fabio Attard, risponde a queste domande attraverso un breve video disponibile su ANSChannel.

Il Congresso si pone come tappa centrale di un più ampio processo di riflessione e discernimento, cui la Congregazione si sta sottoponendo in sintonia con tutta la Chiesa.

Nel 2014, infatti, Papa Francesco ha convocato la III Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi intorno al tema “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”, precedendo di un anno la celebrazione della sua XIV Assemblea Ordinaria, sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”.

Per la prossima Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2018), il Santo Padre ha infine scelto il tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”.

Da un punto di vista cronologico e contenutistico, il Congresso Internazionale si pone dunque a metà strada tra quest’ultime Assemblee del Sinodo dei Vescovi, favorendo la riflessione non solo sulla cura delle famiglie da parte della pastorale salesiana, ma soprattutto sul coinvolgimento delle famiglie nella pastorale giovanile salesiana.

Papa Benedetto XVI, rivolgendosi ai Salesiani partecipanti al Capitolo Generale XXVI il 31 marzo 2008, aveva spiegato che “curare le famiglie non è sottrarre forze al lavoro per i giovani, anzi è renderlo più duraturo e più efficace”.

Il 24 maggio 2015, inoltre, Papa Francesco, celebrando a Torino il Bicentenario della nascita di Don Bosco, aveva definito “inderogabile” la “necessità di coinvolgere le famiglie dei giovani”.

Don Attard spiega quindi come si tratti oggi di rispondere ad una chiamata “affinché la gioia dell’amore – Amoris Laetitia – diventi un’opportunità per dare alle famiglie il protagonismo che possono offrire alla missione per il bene dei giovani”.

Il sito internet ufficiale del Congresso Internazionale è disponibile in Italiano, Inglese, Spagnolo, Francese e Portoghese all’indirizzo: www.symfamily17.org

 

Omaggio a don Jorge Mauchi, l’autore del “volto” di don Bosco.

Uno dei disegni del volto di don Bosco tra i più noti al mondo è opera del salesiano don Jorge Mauchi, ed oggi l’Ispettoria PER, vuole rendere omaggio alla sua straordinaria e interessante carriera artistica con uno mostra delle sue opere d’arte.

Don Mauchi, attualmente 92enne e attivo come artista da 62 anni, è inoltre una delle personalità che ha contribuito alla produzione artistica della Basilica di Maria Ausiliatrice di Lima.

La mostra inaugurata il 7 aprile ha un importante valore perché presenta la produzione di un Salesiano che ha condensato la maggior parte del suo apostolato come artista, e ha lavorato alla ricerca di quella “via della bellezza” che è in grado di condurre alla fede.