Don Tom: “Sono quello che sono oggi perché Dio ha avuto cura di me”

Un uomo sereno, in pace con Dio e con tutti, compresi i rapitori, e in grado anche di scherzare sull’esperienza vissuta. È questa l’immagine che hanno potuto vedere in don Tom Uzhunnalil i giornalisti e gli operatori della comunicazione di tutto il mondo che sabato 16 settembre, si sono radunati presso la casa “Salesianum” di Roma per sentire direttamente da lui il racconto toccante del sequestro e della liberazione. Vissuti entrambi con grande fede in Dio.

di Gian Francesco Romano

Il missionario indiano è arrivato al primo mattino presso il centro salesiano. Don Tom è stato accolto dal Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, dal suo Vicario, da alcuni membri del Consiglio Generale e da numerose personalità civili e religiose. La dott.ssa Reenat Sandhu, Ambasciatrice dell’India in Italia, ha reso un omaggio floreale a don Tom. Quindi ha avuto inizio la conferenza stampa, moderata da don Moreno Filipetto, e introdotta dal Rettor Maggiore, con don Ivo Coelho, Consigliere Generale per la Formazione, in qualità di traduttore.

“Grazie, in questi 18 mesi non ci siamo mai sentiti da soli”, ha esordito Don Á.F. Artime, che nel suo breve intervento introduttivo ha anche ribadito quanto aveva già espresso nella sua lettera alla Famiglia Salesiana riguardo alle modalità della liberazione attraverso: “Non possiamo dire quello che non sappiamo”.

Quindi è iniziato il lungo intervento di don Tom: il suo primo pensiero è per le Missionarie della Carità uccise. “Ringrazio Dio e sono contento di vedere qua le Missionarie della Carità. Faccio loro le mie condoglianze” afferma, prima di doversi fermare per qualche istante per la commozione.

Don Tom poi ritorna a quel 4 marzo del 2016, il giorno dell’attacco e del rapimento. “Non ho pianto, non ho avuto paura, ho solo pregato Dio per le suore, per i custodi e le altre vittime. Dio è stato molto misericordioso con me”, racconta.

Specifica che nell’attacco i rapitori hanno portato via anche il tabernacolo, per cui per un po’ di tempo ha avuto con sé anche le specie eucaristiche. Più volte ribadisce di non essere mai stato maltrattato e di questo ringrazia “le preghiere e i sacrifici del mondo intero”. A parte la privazione della libertà, ha potuto dormire bene, gli veniva dato il cibo necessario e ne è stata curata anche la salute, attraverso i medicinali e una volta anche attraverso una visita medica.

“Il primo video è stato girato il giorno seguente al rapimento” ed era funzionale a vedere se e chi tra familiari, governi e autorità si sarebbe mosso per ottenere la sua liberazione. Don Tom esclude che i suoi rapitori fossero interessati alla sua fede, dato che non hanno mai provato a fare del proselitismo verso di lui.

Quasi si scusa di aver fatto accenno al Papa e alle autorità indiane nei video che era costretto a girare. Eppure racconta che pure quando sembrava che venisse maltrattato, era “una finzione per suscitare interesse”.

Con le sue parole si apre via via sempre di più, raccontando particolari che rivelano nel dettaglio come ha vissuto quei 18 mesi di sequestro: i diversi spostamenti avvenuti, la difficoltà a tenere il conto dei giorni, il molto tempo quotidiano dedicato alla preghiera: “Ho pregato per molte persone”, per il Papa, le Missionarie della Carità, la Chiesa… “E anche per i miei rapitori”.

Della sua liberazione sa solo che i sequestratori avevano intenzione di realizzarla già il giorno prima, ma la controparte non si è presentata all’appuntamento e così è slittata di un giorno. Alla fine è stato consegnato ad un’autista che lo ha condotto a tutta velocità in Oman.

“Ho potuto fare una corsa per il deserto” ironizza, così come fa anche dopo: “Non ero mai stato da Papa Francesco e probabilmente senza quest’avventura non avrei mai potuto farlo”. In verità di quell’incontro conserva ricordi molto emozionanti, come quando il Papa gli ha baciato le mani “anche se io non mi sono sentito degno”.

Al termine della conferenza stampa don Tom ha avuto modo di incontrare un piccolo gruppo di Missionarie della Carità venute appositamente per salutarlo. L’incontro è rapido, don Tom non trova le parole. Si parla più attraverso gli sguardi. Il pensiero è per le religiose uccise e per l’unica sopravvissuta, suor Sally: tutte loro, come lui, erano in Yemen solo per servire i più bisognosi e per offrire conforto alle poche centinaia di cattolici presenti nel paese.

Don Tom resterà ancora per qualche giorno in Vaticano per espletare gli ultimi controlli medici, quindi farà ritorno in India, alla sua Ispettoria d’origine, con sede a Bangalore.

Guarda la Conferenza Internazionale di Padre Tom: 

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Adma e la XXVII GIORNATA MARIANA ANNUALE

L ’ADMA Primaria invita tutti i gruppi locali, i gruppi della Famiglia Salesiana, Devoti di Maria Ausiliatrice e gli amici della Rivista di Maria Ausiliatrice a partecipare alla XXVII GIORNATA MARIANA ANNUALE.

Una giornata interamente dedicata a Madre Maria, Domenica 15 ottobre 2017, che partirà alle ore 9,00 con accoglienza presso il Teatro Piccolo di Valdocco (con accesso da Via Salerno, 12) con la preghiera iniziale. A seguire un momento di celebrazione delle lodi; le testimonianza di ADMA-Famiglie e ADMA-Giovani e la preziosa testimonianza – in occasione del centenario delle apparizioni di Fatima – di Mariarita Scrimieri, Salesiana Cooperatrice del Centro di spiritualità “Da mihi animas, cetera tolle” nato sulla casa della Beata Alexandrina da Costa a Balasar in Portogallo.
Nel pomeriggio la possibilità di visitare i Luoghi di don Bosco accompagnati dal delegato di Animazione Missionaria, Don Enrico Lupano, la preghiera del rosario ed infine la S. Messa celebrata nella Basilica di Maria Ausilitrice presieduta dall’Ispettore Don Enrico Stasi con l’accoglienza dei nuovi membri dell’Associazione.

 

Domenica 15 ottobre 2017
Torino – Valdocco

PROGRAMMA DELLA GIORNATA

9.00 – Accoglienza presso  Teatro Piccolo Valdocco (Via Salerno, 12)
9.30 – Celebrazione delle Lodi
10.00 – Famiglie affidate al Cuore di Maria – centenario delle apparizioni di Fatima (Intervento di Mariarita Scrimieri)
10.45 – Adorazione – interiorizzazione
11.15 – Intervallo
11.40 – Camminiamo con Maria: Esperienze ADMA Famiglia – Esperienze ADMA Giovanile

12.45 – Pranzo al sacco

In Basilica
13.30 – Visita guidata luoghi di Valdocco (don Enrico Lupano)
14.30 – Rosario meditato animato dall’ADMAgiovani
15.15 – Concelebrazione Eucaristica presieduta da don Enrico Stasi, Superiore Circoscrizione Speciale Piemonte-Valle d’Aosta
Impegno di adesione nuovi soci

(*) Contributo giornata € 5,00

 

Yemen: Padre Tom è libero!

Il salesiano missionario indiano, padre Thomas Uzhunnalil, sequestrato oltre 18 mesi fa in Yemen da un gruppo di guerriglieri, è stato liberato. Ad annunciare la notizia sono stati i media indiani, secondo i quali il religioso salesiano si trova ora a Muscat, in Oman. La conferma ufficiale è arrivata da un tweet della Ministro degli Esteri dell’India, on. Sushma Swaraj‏.

Don Uzhunnalil era stato rapito da un commando di uomini armati il 4 marzo 2016, durante un attacco alla casa delle Missionarie della Carità di Aden, in Yemen, nel quale morirono 16 persone, tra cui 4 religiose. (fonte: ANS)

Il vescovo Paul Hinder – si legge nel comunicato del Vicariato apostolico dell’Arabia meridionale, sotto la cui giurisdizione si trova lo Yemen – è lieto di annunciare che il salesiano padre Tom Uzhunnalil, che era stato rapito nella casa delle Missionarie della carità ad Aden il 4 marzo 2016, è stato liberato oggi. Si trova ora in mani sicure. Il vescovo – continua il comunicato – ringrazia tutti coloro che sono stati coinvolti negli sforzi per la liberazione e tutti quelli che nel mondo hanno pregato senza sosta perché padre Tom tornasse a casa sano e salvo“.
Proprio da là il quotidiano locale “Oman Observer” ha diffuso anche una sua fotografia, che lo mostra in un abito tradizionale locale e spiega che potrà presto far ritorno in India. Secondo i media indiani, infatti, padre Tom potrebbe arrivare in Kerala già in serata. (fonte: La Stampa)

Padre Tom, 57 anni, è nato a Ramapuram, vicino a Pala (Kottayam, Kerala), da una famiglia profondamente cattolica. Suo zio Matteo, morto nel 2015, anch’egli salesiano, è il fondatore della missione in Yemen. Al momento del rapimento padre Tom si trovava in Yemen da quattro anni. Secondo informazioni del governo indiano, egli ora si trova in Oman, da dove verrà trasferito in India.
Il card. Isaac Cleemis Thottunkal, presidente della Conferenza episcopale dell’India, è il primo a reagire alla notizia. All’agenzia AsiaNews ha dichiarato: “Siamo pieni di gioia e di gratitudine verso tutti coloro coinvolti nel processo per il rilascio di padre Tom, soprattutto il governo dell’India, del Kerala e tutte le persone di buona volontà, che hanno pregato per la salvezza e il rilascio di padre Tom”. (fonte: Radio Vaticana)

Miei cari fratelli e sorelle tutti,

ricevete il mio affettuoso saluto in questo giorno molto speciale per noi.

Solo poche ore fa, nel pomeriggio di ieri, è arrivato a Roma il nostro confratello P. Thomas Uzhunnalil. Mezz’ora fa sono giunto anch’io, dopo aver fatto visita ad una Ispettoria, e adesso, disponendo di una informazione più precisa mi rivolgo a tutti voi per offrirvi tutta l’informazione della quale disponiamo in questo momento.

Questa è la grande notizia: il nostro confratello Thomas è stato liberato e adesso è qui con noi.

E’ giunto ieri sera alle ore 18.00 alla Comunità Salesiana, che presta diversi servizi nello Stato della Città del Vaticano. Partito dall’aeroporto di Muscat in Oman è atterrato all’aeroporto di Ciampino (Roma), e da lì è stato portato alla nostra Casa.

Ho chiesto ai nostri confratelli che lo accolgano per alcuni giorni nella comunità; questo per diversi motivi: perché si possano assicurare i primi controlli medici e un necessario riposo, e per poter abbracciarlo a nome di tutti i confratelli salesiani e di tutta la Famiglia Salesiana. Successivamente, quando i medici lo consiglino e la cosa sia opportuna, potrà certamente ritornare in India.

Molte sono le cose che noi stessi non sappiamo. E’ certo che la liberazione e la consegna sono avvenute attraverso un operatore umanitario, in comunicazione e connessione con il Sultanato di Oman.

Come Congregazione noi siamo stati informati alcuni mesi fa sui contatti che si stavano stabilendo con i rapitori, fino a giungere al momento presente, ma senza mai avere altre informazioni. Di fatto, abbiamo avuto notizia della sua liberazione solo ieri quando P. Thomas stava già per arrivare in Italia.

Mi sento in dovere di dire a tutti voi e alle molte persone che hanno interesse di saperlo, che alla Congregazione Salesiana non è stato chiesto il pagamento di nessun riscatto, e non abbiamo notizia che sia stato effettuato nessun pagamento.

Come è naturale e perché siamo certi che così è stato, desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine a sua Maestà il Sultano di Oman e alle competenti autorità del Sultanato, all’operatore umanitario e a tutti coloro che in diversi modi si sono occupati di questo caso, in diverse occasioni con generoso impegno.

Voglio dare testimonianza del grande affetto e della costante preoccupazione con la quale l’Ispettoria Salesiana di Bangalore ha seguito la situazione del nostro confratello Tom e anche di come lo ha fatto l’intera Congregazione, durante questi lunghi mesi del suo rapimento.

A tutte queste persone, ai diversi organismi dei vari Stati e al loro personale, manifesto con le mie parole la gratitudine dello stesso P. Thomas e di tutti noi, pienamente consapevoli di quanto è stato fatto per la liberazione di questo nostro Confratello.

Miei cari fratelli salesiani sdb e cara Famiglia Salesiana, dopo quello che vi ho finora espresso, che spiega le circostanze umane di questo felice avvenimento, voglio manifestare la profonda gratitudine, che sento nel mio cuore e che è certamente anche di tutti voi, al Signore che durante tutti questi mesi ha accompagnato P. Thomas nel profondo della sua solitudine e forse anche del suo timore. Grazie a Dio, nella sua Provvidenza, per questo momento di gioia che stiamo vivendo.

Grazie anche a quelle migliaia e migliaia di persone che lungo questi diciotto mesi di Getsemani del nostro fratello Tom hanno pregato con tanta fede. Il Signore ci ha concesso una grande Grazia. E’ questo un motivo perché continuiamo a rispondere nel futuro con maggior fedeltà e autenticità alla sua chiamata e al carisma, che ci ha affidato e al quale P. Tom ha consegnato la sua vita: l’annuncio di Gesù e del suo Vangelo, la predilezione per i ragazzi, le ragazze e i giovani di tutto il mondo, e tra di loro i più poveri e abbandonati. 

Fratelli e sorelle tutti, continuiamo a rendere grazie al Signore per il dono di avere P. Tom tra di noi. Chiediamo alla nostra Madre Ausiliatrice che lo accompagni e lo sostenga, e che ella continui a fare tutto nella vita di ciascuno di noi, come lo ha sempre fatto con Don Bosco.

Vi saluta con sincero affetto

Ángel Fernández Artime, sdb

Rettor Maggiore

Nell’edizione del 13 Settembre 2017 sulla testata nazionale “Avvenire” è apparso il seguente articolo firmato da S. Vecchia.

La festa dei vicini – A casa di Zia Jessy

Il Condominio Solidale “A casa di Zia Jessy” partecipa anche quest’anno all’iniziativa che la Città di Torino propone agli abitanti, La Festa dei Vicini. Festa dalle origini francesi, ha un ambizione molto semplice: sviluppare la convivialità rafforzando i legami.

Il condominio è una struttura pubblica, sita in via Romolo Gessi, ma in realtà vuole essere un “luogo”: un posto dove incontrarsi, raccontarsi e conoscersi; un posto dove il nome delle persone, la loro storia e chi ci abita è posto al centro.

Il programma della giornata:

  • ore 10 - 12,30

    BookCrossing
    Distribuzione gratuita di libri, lasciati nell’ambiente naturale, compreso quello urbano, affinché possano essere trovati e letti da altre persone, per poi ricollocarli “into the wild”.

  • ore 15,30

    Apertura del Giardino Condominiale
    Porta con te un fiore, una piantina in vaso, o anche solo un seme da piantare. Aiuta anche tu a rendere il condominio più colorato.

  • ore 19,00

    Cena condivisa
    Gli abitanti e i loro amici si incontreranno nel cortile per condividere una cena tra piatti regionali, etnici, chiacchiere ed allegria.

I vicini devono fare come le tegole del tetto, a darsi l’acqua l’un l’altro. (G.Verga)

 

 

Verso il Sinodo – cinque schede per leggere il Polittico

Le cinque immagini che compongono il polittico per il sinodo dei giovani 2018 sono uno strumento pastorale offerto alla comunità come segno di un cammino comune. Un cammino comune di Chiesa, un cammino che si vuole offrire comune a tutti i giovani e le giovani di buona volontà, un cammino comune a quello del discepolo amato.

Il Servizio Nazionale per la Pastorale giovanile della Conferenza Episcopale Italiana ha prodotto cinque schede che possono servire da spunto per agevolarne la lettura e trasformarlo più facilmente in uno strumento pastorale.

Cinque schede, un percorso per rileggere insieme al gruppo giovani i cinque brani del vangelo di Giovanni.

Il cuore di ogni scheda è lo sguardo sull’immagine, ma l’obiettivo principale è quello di offrire un’opportunità per leggere le Scritture come sorgente viva di fede e di speranza per l’oggi dei nostri giovani. Per questo motivo ogni scheda si conclude con tre brevi suggerimenti per allargare il cerchio, per leggere il mondo odierno con le categorie universali del vangelo.

 

 

Tra i provvedimenti della Giunta regionale la formazione dei docenti a cura del CNOS-FAP

Il CNOS/FAP del Piemonte organizza corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) dedicati ai docenti delle scuole secondarie di secondo grado della Regione Valle d’Aosta, previsti dal piano regionale dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2017/2018, per un importo complessivo di 6 mila 500 euro. I corsi saranno realizzati dal CNOS/FAP del Piemonte, che metterà a disposizione uno staff composto da formatori con competenze diverse, in modo da rispondere alle esigenze che emergeranno nei diversi indirizzi professionali.

Questo è quanto emerge dal Comunicato Stampa della Giunta regionale della Valle d’Aosta riportato integralmente qui di seguito.

Viaggio in Cisgiordania e nella “casa del pane” salesiana

Terra Santa, giovani e un forno: questi gli ingredienti principali che videro l’inizio del lavoro instancabile di don Antonio Belloni che, con l’appoggio dell’amico Don Bosco, avviò un progetto – che ancora oggi resiste con Padre Piergiorgio Gianazza –  in quelle terre profondamente dilaniate dai conflitti.

Qui di seguito viene riportato integralmente l’articolo de “La Stampa” a cura della giornalista Cristina Uguccioni, che ripercorre le tappe principali di questa storia, testimoniando una convivenza sana tra religione, fratellanza e pace.

Betlemme e quel forno che unisce cristiani e musulmani
Storie di convivenza tra credenti in Cristo e islamici. Viaggio in Cisgiordania, dove i salesiani accompagnano e sostengono la popolazione rafforzando i legami fra le due comunità

Questa storia – che segue le tracce del buon seme della prossimità in un’area del mondo segnata da tensioni e conflitti – inizia nella seconda metà dell’Ottocento quando don Antonio Belloni, sacerdote ligure, parte in missione per la Terra Santa. Qui fonda una piccola congregazione impegnata nell’educazione dei giovani e apre alcune strutture in tre località. A Betlemme inaugura un grande orfanotrofio, in cui i bambini iniziano a vivere e studiare, e un forno per garantire il sostentamento dell’opera. Passano gli anni e, desiderando assicurare continuità alla propria congregazione, il sacerdote comincia a coltivare il desiderio di unirsi ai salesiani. Manifesta il proposito all’amico don Bosco, che acconsente. Nel 1891 i primi salesiani giungono in Terra Santa e si mettono al lavoro insieme a don Belloni.

Molte opere, un solo fine
Oggi in Palestina i salesiani (di una decina di nazionalità) continuano a operare nelle strutture ereditate dal sacerdote ligure e ne hanno fondate di nuove. A Betlemme l’orfanotrofio, che non ha più studenti interni, è una scuola professionale: 150 ragazzi dai 15 ai 18 anni seguono i corsi triennali mentre 160 dai 18 ai 30 anni frequentano quelli rapidi, della durata di un anno. È stato aperto un grande oratorio al quale si sono poi aggiunti un museo del presepio e un centro artistico per la produzione di manufatti in madreperla, ulivo e ceramica realizzati secondo la tradizione locale. Intanto, ininterrottamente dalla fine dell’Ottocento, il forno continua a offrire buon pane. Molte attività, un solo fine: educare i giovani preparandoli ad affrontare la vita, rafforzare il legame sociale, sostenere la popolazione prendendosi cura di chi ha più bisogno.

I buoni rapporti
«Qui a Betlemme, dove i cristiani costituiscono il 33% della popolazione (sono circa 12.000 persone), le nostre opere sono frequentate da giovani cristiani e musulmani (in maggioranza) e vi lavorano persone di entrambe le religioni. La convivenza è sempre stata buona e sono nati anche rapporti di sincera amicizia», racconta padre Piergiorgio Gianazza: 72 anni (di cui 56 trascorsi in Medio Oriente), è vice-provinciale dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente (che comprende 6 nazioni), vive a Betlemme e insegna teologia dogmatica presso la sezione di Gerusalemme della Facoltà Teologica della Università Pontificia Salesiana di Roma.

Il sistema educativo
I genitori musulmani iscrivono molto volentieri i loro figli alla scuola salesiana, che considerano un polo educativo di eccellenza. «Si sono resi conto che non facciamo distinzioni in base alla fede e mostrano sincero apprezzamento per il sistema educativo di don Bosco i cui pilastri sono ragione, religione e amorevolezza: ossia dialogo e confronto, riconoscimento della dimensione religiosa come dimensione costitutiva dell’essere umano, stile accogliente e premuroso nei rapporti», dice padre Piergiorgio. «I nostri studenti musulmani sono per certi versi i nostri primi missionari fra la gente perché, forti della loro felice esperienza a scuola, sono in grado di smentire quanti continuano a considerare i cristiani dei miscredenti e dei colonizzatori».

L’operatore musulmano
Fra il personale vi è Khader Abdel Qader Dàadara – musulmano, 43 anni, sposato e padre di 5 figli, responsabile delle pulizie della scuola – che racconta: «Mi piace prestare servizio qui: lavoro insieme a un cristiano con il quale vado molto d’accordo, ci aiutiamo reciprocamente. Purtroppo il costo della vita a Betlemme è alto e per me, come per moltissimi miei concittadini, il salario non è mai abbastanza per sostenere le spese familiari. Fra i 50 dipendenti delle opere salesiane le relazioni sono buone, non condizionate né dai ruoli né dalla fede professata. Il rispetto reciproco e l’onesto svolgimento dei propri incarichi sono valori condivisi».

Il buon pane
Fra le opere ereditate da don Belloni vi è forno nel quale, sotto la supervisione dei salesiani, lavorano sei persone. Per lungo tempo questo panificio ha sostenuto principalmente i ragazzi dell’orfanotrofio e poi gli studenti della scuola. È diventato un punto di riferimento per l’intera popolazione a partire dalla seconda Intifada, quando nel 2002 Betlemme visse giorni durissimi, racconta padre Piergiorgio: «Il nostro forno riuscì ad assicurare il pane a tutti, anche gratuitamente; ricordo che si lavorava ininterrottamente giorno e notte. Da allora gran parte della cittadinanza fa la spesa qui e 120 famiglie bisognose della città (di cui ci prendiamo cura) ricevono i nostri prodotti a un prezzo mensile simbolico. Sono lieto che a Betlemme, il cui significato in ebraico è “casa del pane”, vi sia un forno che dà nutrimento alla popolazione e aiuto alle persone più vulnerabili contribuendo a sostenere i legami fra cristiani e musulmani».

La situazione in città
Secondo Khader, questa città, che per secoli è stata abitata da cristiani e musulmani, «si distingue per la tolleranza, il rispetto, la fratellanza tra i fedeli delle due religioni. Cerchiamo la reciproca comprensione e rapporti di buon vicinato. Le conversazioni e le discussioni che avvengono tra noi non sfociano mai in diverbi. Quando noi musulmani sentiamo le campane delle chiese, è come se ascoltassimo il richiamo alla nostra preghiera». E aggiunge: «I miei personali rapporti con i cristiani sono amichevoli. Ci rispettiamo, condividiamo i momenti di gioia e di dolore, cerchiamo sempre di andare d’accordo e di vivere in pace».

I pellegrini cristiani e la decisione di Arafat
In città la convivenza tra i fedeli delle due religioni è pacifica, osserva padre Piergiorgio: «Non si sono mai verificati scontri fra le due comunità né atti di fanatismo. Arafat stabilì che in otto cittadine palestinesi – fra le quali Betlemme – fosse sempre eletto un sindaco cristiano: questa decisione ha indubbiamente favorito rapporti normali fra le due comunità. Anche il continuo afflusso di pellegrini cristiani, che sostengono l’economia locale, e le molte opere educative, sociali, sanitarie edificate dai cristiani a beneficio della popolazione contribuiscono a mantenere il clima disteso. Sono stati inoltre avviati progetti interessanti per rafforzare i legami e promuovere la comprensione reciproca: alcuni intellettuali cristiani e musulmani, ad esempio, hanno dato vita a un gruppo che pubblica una rivista, Al liqà (L’incontro), nella quale ogni argomento è affrontato in modo approfondito dai due punti di vista: è una iniziativa lodevole, alla quale anch’io ho partecipato con alcuni scritti».

Il ruolo delle religioni
«Le persone di religione diversa che vivono autenticamente la loro fede e riescono a vivere insieme nella concordia testimoniano che le religioni promuovono la fratellanza e la pace», sottolinea padre Piergiorgio: «I problemi, purtroppo, sorgono quando le religioni vengono strumentalizzate per fini politici o economici che ne alterano l’essenza». Conclude al riguardo Khader: «Penso che la convivenza pacifica fra persone di fede diversa mostri al mondo che il linguaggio dell’amore, della tolleranza, del perdono e della comprensione fa evitare l’estremismo. Noi qui ci impegniamo a far crescere una nuova generazione, più istruita, più consapevole: ragazzi e ragazze capaci di camminare mano nella mano. Certamente esistono differenze tra musulmani e cristiani tuttavia possediamo principi comuni: la moralità, la legge di Dio».

 

Adma famiglie Pracharbon 2017

Alcune foto dell’esperienza di ADMA presso la casa alpina di Pracharbon.

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In preparazione della 48′ Settimana Sociale

Avvicinandosi l’appuntamento della 48° settimana sociale dei cattolici in Italia in programma a Cagliari dal 26 al 29 Ottobre 2017, si è ormai definito quello che sarà il ricco programma dell’appuntamento.

Il lavoro come vocazione, opportunità, valore, fondamento di comunità e promotore di legalità. Sono le cinque “prospettive” verso cui sono chiamati a guardare i cattolici italiani a partire dal tema “Il lavoro che vogliamo. Libero, creativo, partecipativo e solidale”. A declinarle è la lettera-invito, scritta dal Comitato scientifico e organizzatore delle Settimane sociali e a firma del suo Presidente, il Vescovo di Taranto Mons. Filippo Santoro, indirizzata – per tramite dei rispettivi vescovi diocesani – a tutti i “cattolici in Italia”.

“Il paradigma del lavoro come ‘impiego’ – riporta la missiva – si sta esaurendo con una progressiva perdita dei diritti lavorativi e sociali, in un contesto di perdurante crisi economica che coinvolge fasce sempre più ampie della popolazione. È forte la necessità che quel modello di ‘lavoro degno’ affermato dal Magistero sociale della Chiesa e dalla Costituzione italiana trovi un’effettiva attuazione nel rispetto e nella promozione della dignità della persona umana”. Da qui le cinque prospettive, a partire dalla vocazione al lavoro, che “va formata e coltivata attraverso un percorso di crescita ricco e articolato, capace di coinvolgere l’integralità della persona”. In secondo luogo (“opportunità”) “la creazione di lavoro non avviene per caso né per decreto, ma è conseguenza di uno sforzo individuale e di un impegno politico serio e solidale”. Poi, “il lavoro è valore in quanto ha a che fare con la dignità della persona, è base della giustizia e della solidarietà sociale e genera la vera ricchezza”. “È fondamento di comunità, perché valorizza la persona all’interno di un gruppo, sostiene l’interazione tra soggetti, sviluppa il senso di un’identità aperta alla conoscenza e all’integrazione con nuove culture, generatrice di responsabilità per il bene comune”. Infine, “rispetto a un contesto in cui l’illegalità rischia di apparire come l’unica occasione di mantenimento per se stessi e la propria famiglia”, il lavoro degno deve promuovere la legalità, e quindi “diventa indispensabile creare luoghi trasparenti affinché le relazioni siano autentiche e basate sul senso di giustizia e di eguaglianza nelle opportunità”.

 

 

 

 

FMA – Giubilei di Professione Religiosa

Le Figlie di Maria Ausiliatrice Piemonte e Valle d’Aosta celebreranno il 5 agosto, a Torino, gli anniversari  e le professioni temporanee.

Alle ore 9,30 nel salone della casa di Piazza Maria Ausialitrice 35, l’Ispettrice suor Elide, che festeggia il 25°,  incontrerà e offrirà il suo augurio alle festeggiate. Alle ore 10,30 si terrà la celebrazione dell’Eucaristia presso la Basilica di Maria Ausiliatrice, per condividere con le consorelle la preghiera, il ringraziamento e la gioia.

Presiederà il Vicario ispettoriale e diocesano della Vita Consacrata, don Sabino Frigato; sono attesi a concelebrare Sacerdoti amici.

Al termine della Celebrazione ci sarà un breve e semplice momento di fraternità.

 

GIUBILEI  DI PROFESSIONE RELIGIOSA – anno  2017

75° (Professione anno 1942)

Boglione Clara Torino S. Giuseppe

 

70° (Professione anno 1947)

Agnoletto Maria Torino M. Ausiliatrice 27
Bellardo Maria Rosalia Torino S. Giuseppe
Benedicenti Maria Luisa Giaveno
Campanella Maria Caluso
Codini Adele Orta
Cusaro Giovanna Orta
Mengoli Francesca Nizza Madre Angela
Succo Rosa Bianca Caluso

 

60° (Professione anno 1957)

Arduino Anna Agnese Nizza Madre Angela
Caniglia Anna Maria Torino S. Giuseppe
Coffele Rina Giaveno
Cosio Rita Torino M. Mazzarello
Donatelli Margherita Torino M. Mazzarello
Farca Bianca Giaveno
Fior Lina Novara M. Ausiliatrice
Fizzotti Ubaldina Orta S. Giulio
Ghidone Marina Torino M. Mazzarello
Giordano Lucia Torino S. Giuseppe
Lazzarino Carolina Nizza Madre Angela
Marcato Adelina Gravellona
Moroni Amalia Roppolo
Musso Carla Roppolo
Nasato Pierina Chieri
Paravano Bruna Nizza Madre Angela
Petraroli Domenica Roppolo
Pignatta Maria Teresa Cumiana
Ratazzi Maria Gloria Nizza Madre Angela
Schirato Angela Caluso
Tessari  Imelda Orta
Ventrella Ripalta Torino M. Ausiliatrice 27
Zanella Lucia Torino S. Virginia
Zappino Angela Torino M.Ausiliatrice, 35

 

50° (Professione anno 1967)

Cherubin Severina Mornese Collegio
Cristina Luigina Torino M. Ausiliatrice 35
Dardani Vincenzina Pella
Dosio Anna Torino M. Mazzarello
Giolitto Gabriella Acqui Terme
Giovangrandi  Grazia Gravellona Toce
Gomiero Maria Bertilla Cuneo
Milesi Cristina Vercelli
Molaro Maria Pella
Mosso Anna Maria Torino M. Ausiliatrice 27
Pelanda Giancarla Novara Maria Ausiliatrice
Pellerino Rita Asti
Piras Maria Mornese Mazzarelli
Quaglia Assunta Mornese Mazzarelli
Reissent Maura Giaveno
Ricca Maria Silvia Torino Consolata
Ridella Franca Aosta
Rinero Maria Nizza N. S. delle Grazie
Rossi Piera Torino S. Giuseppe
Scarabattolo Edda In famiglia
Sordo Lidia Torino M. Ausiliatrice 27
Sovernigo Silvana Torino M. Ausiliatrice 27
Stocco Teresa Torino S. Giuseppe
Vignati Maddalena Novara Immacolata
Zito Giuseppina Torino Madre Mazzarello

 

 25° (Professione anno 1992)

Balcet Marilena Chieri
Degiovanni Elide Ispettrice

Professioni temporanee

Danieletto Francesca  Torino Sacro Cuore
Pernice  Marisol  Novara Immacolata i
Morello  Alice  Torino Virginia Agnelli