Convegno Nazionale di PG a Lignano: il programma e i relatori

Dopo due anni, torna l’appuntamento nazionale di PG. Il Convegno si terrà dal 30 maggio al 2 giugno a Lignano Sabbiadoro e avrà come tema La fede nell’imprevedibile.

È disponibile il programma con i relatori (si può scaricare dal pulsante): “Apriremo con un dialogo a tre voci su cosa significhi oggi uscire dal buio nel quale, peraltro, siamo ancora immersi: come se non fosse bastata la pandemia, si sono aperti scenari di guerra tutt’altro che rassicuranti. Continueremo approfondendo il discorso sugli adolescenti, cantiere aperto dalla Chiesa italiana la scorsa estate. Faremo un ulteriore passo intorno al discorso della sinodalità, parola sulla bocca di tutti ma che ha bisogno di essere chiarita. Non tanto a livello teorico e infatti ci affideremo per questo passaggio a dei laboratori pratici. Nella chiusura, come sempre, proveremo a rileggere i nostri passi e a indicare (a partire dalle riflessioni fatte) le strade possibili per un impegno comune”, spiega don Michele Falabretti, responsabile nazionale di Pastorale Giovanile della CEI.

 

UPS: Giovani Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice si formano per essere testimoni credibili di vita cristiana in un mondo che cambia

Nell’ambito delle Giornate Salesiane di Comunicazione 2022, realizzate presso le strutture dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) venerdì 29 e sabato 30 aprile, oltre 130 giovani in formazione tra Salesiani di Don Bosco (SDB) e Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) hanno vissuto un fine-settimana di crescita nella comprensione della comunicazione al servizio della missione e nella fraternità. Le attività delle Giornate Salesiane di Comunicazione (GSC) hanno approfondito il tema guida “Essere cristiani in un mondo che cambia”. Di seguito la notizia pubblicata dal sito dell’ANS.

***

(ANS – Roma) – Oltre 130 giovani in formazione tra Salesiani di Don Bosco (SDB) e Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) hanno vissuto un fine-settimana di autentica crescita nella comprensione della comunicazione al servizio della missione e nella fraternità, nell’ambito delle Giornate Salesiane di Comunicazione 2022, realizzate presso le strutture dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) nei giorni di venerdì 29 e sabato 30 aprile. Ai lavori hanno preso parte anche don Gildasio Mendes e suor Ausilia De Siena, Consiglieri Generali SDB ed FMA per la Comunicazione Sociale.

Le attività delle Giornate Salesiane di Comunicazione (GSC) si sono svolte come da programma e hanno approfondito il tema guida “Essere cristiani in un mondo che cambia”. Nel primo pomeriggio di venerdì Padre Giulio Albanese, missionario comboniano e giornalista, ha introdotto per tutti i presenti il Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2022, sul tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”.

“Bisogna conoscere e comprendere la complessità del mondo inteso come villaggio globale, confrontarsi sempre con la realtà. Avere il coraggio di vivere la sofferenza, continuare a cercare per credere, sperare e amare, non rinunciando a lottare. In tempo di post-Covid-19 e di guerra, e oltre, occorre scommettere di nuovo su formazione, cultura, ascolto-dialogo. Alla comunità cristiana, come d’altronde a tutte le agenzie educative in campo, spetta il compito di promuovere l’esercizio del pensiero, influenzato e illuminato, nella fede, dallo Spirito Santo”

ha affermato il missionario-giornalista. Successivamente, i partecipanti hanno rivolto alcune domande di approfondimento e sono stati quindi suddivisi in gruppi per riflettere insieme su alcuni temi generali, precedentemente individuati, relativi alla vita cristiana come giovani religiosi, alla luce del motto che ha guidato le GSC di quest’anno.

Il pomeriggio è proseguito poi con la condivisione in assemblea delle esperienze avute nei gruppi di lavori, così come degli impegni presi. In serata, dopo un momento di preghiera curato dai novizi SDB e il tempo per l’agape fraterna, sono state proiettate e discusse alcune video-interviste realizzate dagli stessi giovani in formazione ad altri giovani loro coetanei, sul valore della fede e della vita cristiana nel mondo di oggi.

La giornata è terminata con il pensiero della “buonanotte salesiana” offerto da don Maria Arokiam Kanaga, Superiore della Visitatoria “Maria Sede della Sapienza” dell’UPS. Nell’occasione don Kanaga ha sottolineato l’importanza per ogni membro della Famiglia Salesiana di essere “comunicatore della gioia che viene da Dio”, e ha anche esortato ciascuno dei presenti a vivere in modo tale che ciascuna persona che lo/la incontri sia portato a riconoscere in lui o in lei, come nell’apostolo Giovanni, “il discepolo amato”.

Sabato mattina la giornata è iniziata con l’Eucaristia, animata dalle giovani FMA e presieduta da don Gildasio Mendes.

Le attività sono poi proseguite con una sessione di laboratori paralleli, nove, su una gran varietà di temi, curati e animati da esperti dei rispettivi settori e di grande attualità, tutti comunque legati alla vita e alle difficoltà che può incontrare un giovane cristiano oggi: la testimonianza cristiana della pace, l’ecologia integrale, le sfide dell’identità di genere, gli scandali nella Chiesa, la creatività nella liturgia, l’immaginario religioso presentato nelle piattaforme audiovisive, il rapporto tra consacrati e la rete, la realtà odierna dell’universo giovanile e la credibilità dell’individuo.

Come giornate dedicate alla comunicazione, non poteva mancare un tempo congruo dedicato all’ascolto e alla valutazione delle attività da parte dei partecipanti: un feedback necessario per rendere autentica la comunicazione e per affinare sempre più, col passare delle edizioni, quest’iniziativa delle Giornate Salesiane di Comunicazione, partita ormai 10 anni fa.

L’esperienza si è conclusa con un ultimo momento di agape fraterna, e i riscontri ottenuti hanno testimoniato una generale soddisfazione per un’offerta di formazione alla comunicazione quanto mai necessari oggi e la richiesta di approfondire e strutturare ulteriormente percorsi e cammini sul tema.

Colle Don Bosco: 24° edizione della Festa “Una Magia Per La Vita”, organizzata dalla Fondazione Mago Sales Onlus

Domenica 8 maggio 2022 al Colle Don Bosco (At), a due anni di distanza dall’ultimo raduno a causa della pandemia, ritorna con la 24° edizione la festa “UNA MAGIA PER LA VITA”, organizzata dalla Fondazione Mago Sales Onlus.

Ognuno di noi, dopo due anni di “sipari chiusi”, desidera “riaprire le finestre ai sogni” e riprendersi la gioia dei giochi. L’occasione, proposta dal mago Sales, è quella di trovarci al Colle don Bosco dove, all’inizio dell’800, un ragazzino di 12 anni era solito intrattenere i suoi coetanei con giochi di alta magia: Giovanni Bosco, conosciuto in tutto il mondo come l’apostolo della gioventù, a cui piaceva molto la musica, il teatro e i giochi prestigio, come mezzo per una sana ricreazione e per annunciare l’amore di Dio al mondo.

Infatti, dopo ogni sua esibizione, proprio nel prato in cui si svolgerà la festa di domenica 8 maggio, Giovannino era solito ripetere l’omelia domenicale e invitare i presenti a recitare una preghiera di intercessione per le necessità del mondo intero. Il raduno dei prestigiatori, clowns e giocolieri, al di là di ricreare un momento di sana allegria e indescrivibile meraviglia è anche quello di onorare quel luogo santo, con un momento di gioiosa liturgia.

Alle ore 12.00, dopo l’esibizione sul piazzale del tempio di tanti artisti di strada (prestigiatori, giocolieri e clown) don Silvio Mantelli celebrerà la Santa Messa nel santuario. Come sempre la liturgia domenicale sarà allietata dall’esecuzione di alcuni brevi e significativi giochi di magia, nel momento dell’offertorio. Al termine della celebrazione ci sarà la benedizione solenne a tutti i bambini presenti e la loro elezione a Patrimonio Mondiale Dell’Umanità (nuovo progetto educativo del mago Sales). Verrà anche fatta una speciale benedizione a san Giovanni Bosco, proprio nel luogo del sogno dei 9 anni, in cui, con la pratica della dolcezza e della comprensione e non con le percosse e con le bombe, le bestie feroci venivano trasformati in agnelli. Si terrà infine la presentazione della richiesta in Vaticano di eleggere don Bosco patrono dei prestigiatori e giocolieri e verrà fatta una raccolta fondi a favore dei bambini dell’Ucraina. La Fondazione mago Sales fino ad ora ha raccolto e versato per questo progetto 72.000 €.

Ecco il programma della manifestazione:

DOMENICA 8 MAGGIO

  • Ore 9.30 Accoglienza
  • 10.00 Inizio giochi e spettacoli sul sagrato del santuario (Esibizione di più di artisti dei vari
    circoli magici)
  • 12.00 Santa Messa, presieduta da don Silvio Mantelli
  • 15.00 Ci ritroviamo tutti quanti nel prato dei giochi di Giovanni Bosco, a fianco della casetta
    del sogno, per assistere a uno spettacolo di magia, presentato da Walter Rolfo, organizzatore del
    Masters of Magic, uno dei più grandi raduni internazionali di magia.

Ingresso libero – raccolta fondi a vantaggio dei bambini dell’Ucraina.

Info: don Silvio 335 473784 – info@sales.it

San Francesco di Sales in prospettiva pastorale: Dolcezza Salesiana e Formazione Integrale

Il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale e focalizzato sulla “dolcezza salesiana”. Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo. Di seguito la notizia publicata dal sito dell’ANS.

***

(ANS – Roma) – Al termine di questo mese di aprile vissuto nella luce della Pasqua, il Settore per la Formazione della Congregazione Salesiana propone il secondo della serie di cinque video su San Francesco di Sales, presentato in prospettiva pastorale. Mentre il primo aveva come tema l’umano spiegato da Dio (qui accessibile in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese) questo secondo si focalizza sulla “dolcezza salesiana”.

Don Michele Molinar, che ha curato la serie con gli uffici di Pastorale Giovanile e Comunicazione Sociale della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta (ICP), inizia chiarendo che cosa la dolcezza non è in San Francesco di Sales, per poi far percepire la ricchezza di questo dono vissuto e consegnato dal santo vescovo, con riferimenti diretti alla sua esperienza di vita.

“La dolcezza salesiana non è essere indulgenti arrendevoli e non si sposa certamente con la debolezza di carattere. La dolcezza di San Francesco di Sales, quella che lui vive che sente e che proporrà, e su cui si convertirà quasi ogni giorno della tua vita, ha una matrice profondamente cristiana. Parte da Gesù che ha detto di sé: ‘Io sono mite e umile di cuore’.

A dire il vero la dolcezza non è una realtà sola: entra e in un binomio, dove i due termini non si equivalgono neanche: dolcezza e umiltà. San Francesco di Sales dirà che queste due realtà credenti sono la base della santità, e dice anche che sono delle virtù molto rare, la dolcezza e l’umiltà.

Dirà che bisogna essere, bisogna avere, un cuore dolce con il prossimo e un cuore umile verso Dio. La combinazione di queste due, dà la Dolcezza Salesiana”.

Il video originale in italiano è stato realizzato anche in voice over per le altre principali lingue: video ITvideo ENvideo ESvideo FRvideo PT (visibili e scaricabili dai rispettivi link).

Chi è interessato al testo può scaricarlo dai seguenti link:

testo ITtesto ENtesto EStesto FRtesto PT.

Si segnala, inoltre, che recentemente è stato pubblicato in versione digitale in lingua inglese un testo di don Morand Wirth, prezioso contributo in chiave educativa al centenario di San Francesco di Sales: “St Francis de Sales a program of integral formation” – pubblicato da Salesian Online Resources – Centro Studi Don Bosco.

La versione originale in italiano è edita dalla LAS: “San Francesco di Sales un progetto di formazione integrale”.

Bra: successo della Mostra d’arte collettiva per la pace promossa dal Caffè Letterario

Grande successo dal 10 al 30 aprile per la Mostra d’arte collettiva per la pace, promossa dal Caffè Letterario di Bra. L’ottimo risultato raggiunto è certamente da condividere con l’Istituto Salesiano San Domenico Savio, che ha ospitato l’evento patrocinato dalla Città di Bra. La curatrice della mostra, Silvia Gullino, ha espresso grande soddisfazione a conclusione di un’esperienza che ha portato sotto la Zizzola grandi ospiti. Di seguito la notizia pubblicata dal sito TargatoCN.

***

Un grande successo per la Mostra d’arte collettiva per la pace, promossa dal Caffè Letterario di Bra, durante tutto il suo periodo di apertura, dal 10 al 30 aprile.

L’ottimo risultato raggiunto, oltre alla grande emozione suscitata dalla rassegna fin dal vernissage, parte da lontano ed è certamente da condividere con l’Istituto Salesiano San Domenico Savio, che ha ospitato l’evento patrocinato dalla Città di Bra.

L’organizzatrice della mostra, Silvia Gullino, ha espresso grande soddisfazione a conclusione di un’esperienza, che ha portato sotto la Zizzola grandi ospiti come il noto critico d’arte Giorgio Gregorio Grasso e ha ringraziato il pubblico, che ha dimostrato apprezzamento per le opere e applaudito gli autori.

C’è il genio creativo di Giovanni Botta espresso con un’immensa colomba di pace, un triste addio disegnato da Manuela Fissore, una speranza per l’umanità di Franco Gotta. Bernardo Negro scrive “Pace” in una poesia, nero su bianco. C’è poi Riccardo Testa con un’immagine, che non lascia spazio all’interpretazione: il viso smarrito di una bambina sulle spalle di un soldato. C’è anche Francesca Semeraro, artista torinese trapiantata a Bra, che nella sua opera rappresenta un cane e sopra lo sventolare di una bandiera con i colori dell’Ucraina. E poi un’opera realizzata a sette mani, che ha reso concreta l’amicizia, la vicinanza e la solidarietà verso il popolo ucraino.

Così ha preso forma la ‘Chiamata alle arti’ del Caffè Letterario, con la curatrice Silvia Gullino, che ha raccolto il messaggio di sei artisti braidesi, convinti che la luce e la bellezza della cultura possano contrastare il buio e l’orrore della guerra insensata, che sta ferendo il cuore dell’Europa. Partiamo da qui.

Silvia, com’è nata questa chiamata alle arti?

“Subito dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, il movimento culturale del Caffè Letterario non ha avuto dubbi su da che parte stare: dalla parte della pace. Sono fermamente convinta che ognuno debba fare la sua parte e il mondo della cultura non poteva essere estraneo all’impegno per la pace. Così, ho chiamato a raccolta pittori, poeti e disegnatori, che si sono uniti per rispondere alla barbarie con il linguaggio universale dell’arte. Tutti hanno deciso di manifestare una giusta solidarietà contro la guerra. Lo hanno fatto mettendo a disposizione la loro creatività e il loro tempo per creare opere d’arte piene di luce e di speranza, come a voler dare forza ad un popolo che sta soffrendo”.

Com’è andata con artisti diversi per stile e generazione?

“Quello del Caffè Letterario è stato un progetto collettivo e ambizioso, realizzato nell’arco di poco tempo. L’entusiasmo e la generosità degli artisti sono stati totali. La necessità di esprimersi in merito ad una questione così urgente e drammatica ha prevalso su qualsiasi altra contingenza. Ho sempre detto che un buon caffè è fatto di tanti chicchi di qualità. E l’insieme di questi artisti ha formato una miscela di eccellenza. Siamo stati veramente un caffè letterario vivente, fatto di nomi che insieme hanno dato un aroma straordinario, che da soli non sarebbe stato uguale”.

Che compito è stato il tuo?

“Il Caffè Letterario di Bra è un faro. Propone e condivide bellezza. In questi giorni terribili, in cui risuonano i rumori che arrivano dall’Ucraina, di missili, esplosioni, spari, urla, pianti e tutto quello che la guerra porta a corredo, abbiamo voluto parlare della bellezza della pace, attraverso dei raffinati interpreti. Ogni artista di questo gruppo può essere paragonato ad una stoffa pregiata e il mio compito è stato quello di cucirle insieme, formando un tessuto unico e pregevole. L’esperienza ci ha arricchito, perché le diversità fanno questo effetto. Intorno a me si è creata una squadra ben assortita. Siamo orgogliosi di questa sinergia”. 

Qual era il senso dell’iniziativa?

“Insieme volevamo piantare un seme di pace e dimostrare come essa nasca dall’unione d’intenti e di cuori, esattamente come nasce una pittura, in cui si fondono colori diversi. Tutta l’arte è unione: dalla poesia che nasce da un insieme di parole alla musica, che si costruisce con tante note diverse. In questo caso lo abbiamo fatto attraverso disegni, dipinti, poesie, opere di street art e una pittura congiunta a sette mani. Così l’arte è diventata parafrasi della pace”.

Che messaggio volevate trasmettere ai visitatori con queste opere?

“Il messaggio che la pittura, la poesia e il disegno possono fare la loro parte. L’arte è di per sé concretezza. Nasce da un pensiero, che poi diventa azione. E va in direzione uguale, ma contraria all’uso delle armi. La guerra distrugge, mentre l’arte è creazione. L’arte che interpreta il tempo e deve essere voce di esso, l’arte che unisce e aiuta a superare i contrasti, l’arte che ha la responsabilità di difendere i valori. Vedere insieme artisti con declinazioni e cifre stilistiche diverse è stata la migliore testimonianza in un momento in cui l’unione è la vera forza contro la barbarie”.

Perché avete scelto come atelier i Salesiani?

“Le opere non sono state esposte in una pinacoteca, ma in un luogo simbolo del martirio della cultura e dell’umanità: una scuola. L’arte è uscita così dai soliti ambienti patinati per farsi vicina alla gente e abitare i luoghi della quotidianità, che oggi vengono distrutti senza pietà. Perché insieme a teatri ed ospedali, in Ucraina le scuole sono diventate mucchi di macerie. Le bombe possono far crollare i muri, ma non i valori della civiltà civile che, anzi, risorgono dalle ceneri. Questo rappresentano i quadri in rassegna: dei semi di bene piantati per ottenere frutti di amore e celebrare la fraternità e l’unione. Proprio come l’ultima opera del progetto, una tela che ha riunito non solo i colori, ma le mani di tutti gli artisti. È questa la sua bellezza. È questa la grande bellezza della pace: un’opera che si costruisce giorno per giorno tutti insieme, tutti diversi come i colori e per questo meravigliosa”.

La più grande soddisfazione?

“Il momento di maggior orgoglio e soddisfazione è stato vedere la risposta dei braidesi e dei rappresentanti di associazioni locali, che hanno sposato l’appuntamento con una larga partecipazione. E poi c’è l’onore di aver ricevuto in visita ospiti importanti come, ad esempio, il sindaco Gianni Fogliato, il vicepresidente del Consiglio Regionale, Franco Graglia e il noto critico d’arte, Giorgio Gregorio Grasso. Tutti sono rimasti colpiti sia dai messaggi intrinsechi delle opere esposte, sia dalla loro bellezza estetica”.

A chi devi dire grazie?

“I ringraziamenti sono tanti. Dal direttore dei Salesiani don Alessandro Borsello, campione di sensibilità e di accoglienza, al direttore del Cnos-Fap Valter Manzone ed ai suoi ragazzi. Ringrazio Matteo Gotta per il grande lavoro in cabina di regia, Enrico Sunda, partner del Caffè Letterario, tutti i media ed i gruppi social di Bra. Ringrazio anche i braidesi che si sono resi testimonial della nostra iniziativa e chi è venuto a visitarci. Ma il ringraziamento più grande è per gli artisti, che hanno risposto alla chiamata alle arti con le loro armi migliori: la pittura, il disegno, la poesia e la creatività”.

Che cosa ti lascia questa esperienza?

“Ho trovato un grande coinvolgimento da parte di tutti gli artisti e questa cosa mi ha toccato, perché sono nomi che non hanno bisogno di pubblicità. Tutti hanno messo in pausa quello che stavano facendo e hanno dedicato tempo al progetto e imbastito un dialogo che si è sviluppato in chat, per telefono e poi dal vivo. È un fatto straordinario: se è vero che l’arte può servire a costruire un nuovo mondo di pace e libertà, penso che questo sia l’esempio”.

Facciamo un bilancio della mostra appena conclusa.

“È un bilancio positivo, superiore alle attese. Anche un piccolo gesto, come il nostro è potente, perché la vicinanza, il legame che si crea in questi momenti, come l’arte ci insegna, è capace di unire cuori, menti e anime in uno spirito unico che travalica ogni confine. Abbiamo iniziato questa avventura in sette, piantando un seme per la pace. Al vernissage eravamo molti di più, senza contare i passaggi nei giorni di apertura. Quindi possiamo dire che quel seme è cresciuto e ha dato frutti abbondantissimi. Aveva ragione Pablo Picasso: ‘La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico’. L’intento è stato lo stesso: la ricerca collettiva di libertà e di giustizia. Eccola la potenza dell’arte”.

E adesso che succede?

“L’arte non si mette mai da parte, nemmeno adesso che è calato il sipario sulla mostra. Le opere che hanno parlato di pace ai Salesiani, potranno continuare a farlo attraverso i loro autori, i social e, perché no, nelle scuole in cui hanno molto da dire ai più giovani. Quei dipinti e poesie sono dei piccoli semi, che nelle mani e nei cuori dei bambini e delle bambine possono germogliare e fiorire in un mondo migliore. La mostra stanziale può diventare così itinerante e si chiuderà quando la guerra sarà finita, considerando solo a quel punto il progetto concluso. E tutto il movimento del Caffè Letterario non vede l’ora che questo accada”.

Qual è il messaggio finale?

“Lunghi secoli di storia ci hanno insegnato abbastanza da capire che ogni atto di violenza di un popolo su un altro è un’aggressione all’umanità intera. Non c’è vita, senza la pace. E lo slogan arriva dritto dritto da John Kennedy nel messaggio all’ONU del 25 settembre 1961: ‘L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità’”.

TGS, nuovo consiglio direttivo dopo la XXXVII Assemblea Nazionale Ordinaria Elettiva

Nei giorni 23, 24 e 25 Aprile 2022 si è svolta a Roma la XXXVII Assemblea Nazionale Ordinaria Elettiva della associazione Turismo Giovanile e Sociale APS. Erano presenti le rappresentanze di gruppi locali TGS provenienti da Piemonte, Lombardia, Veneto, Marche, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. L’occasione dell’Assemblea Nazionale quest’anno è stata particolarmente significativa in quanto sono stati eletti i consiglieri nazionali che guideranno l’associazione per il quadriennio 2022- 2026 e i componenti del collegio dei probiviri.
Nella giornata di sabato 23, dopo aver espletato le attività ordinarie statutarie, sono stati presentati i candidati al nuovo consiglio direttivo e al nuovo collegio dei probiviri con votazioni nella giornata di domenica 24 aprile. Il nuovo Consiglio Direttivo TGS Nazionale 2022-2026 è così composto:

• Lorenzo Napoli, Presidente
• Cosima Convertini, Vicepresidente
• Silvia Lorenza Zizzi, Segretario
• Felice Distefano, Tesoriere
• Salvatore Borgesi, Consigliere
• Gabriele Giovagnoli, Consigliere
• Giacomo Berardi, Consigliere

Fanno inoltre parte del Consiglio Direttivo TGS Nazionale i delegati salesiani, membri designati dagli enti promotori: don Francesco Preite (CNOS) e suor Cristina Camia (CIOFS).Con l’occasione si ringraziano i consiglieri uscenti: Cosimina D’Errico, Giancarlo Gargano, Matteo Raschi e Igino Zanandrea per il servizio di volontariato reso durante i loro mandati.

Il nuovo Collegio dei Probiviri 2022-2026 è così composto:
• Giovanni D’Andrea
• Cosimina D’Errico
• Massimiliano Spezzano
Con l’occasione si ringraziano i componenti uscenti: Cristiano Tanas, Ciro Bisogno, Anna Maria Bolpato

Udine, il presidente Mattarella in visita al “Bearzi” per ricordare Lorenzo: “La sicurezza sui luoghi di lavoro è un diritto, assicurarla un dovere”

“In questo tempo difficile è di conforto trovarsi sotto l’immagine rassicurante di Don Bosco“: il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, questa mattina ha fatto visita all’istituto salesiano “Bearzi” di Udine, scuola frequentata dal giovane Lorenzo Parelli, morto lo scorso gennaio a causa di un incidente alla Burimec di Pavia di Udine, l’ultimo giorno di un percorso duale tra scuola e lavoro. Il presidente è stato accolto dalla comunità salesiana di Udine, con il direttore don Lorenzo Teston, il superiore dell’Italia Nord Est, don Igino Biffi, il vicario del Rettor Maggiore, don Stefano Martoglio e l’arcivescovo di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato. Presenti anche il sindaco di Udine, Pietro Fontanini e il governatore della Regione, Massimiliano Fedriga.

Dopo aver incontrato privatamente i genitori e la sorella di Lorenzo, il presidente  è stato guidato nell’istituto tra le aule della scuola primaria e quelle del centro di formazione professionale. Poi, il momento istituzionale nella palestra con i saluti delle autorità presenti.

“Udine le è grata, signor Presidente, perché la sua visita dimostra l’impegno dello Stato affinché episodi come quelli che abbiamo ricordato oggi non accadano più”, ha detto il sindaco di Udine, Pietro Fontanini, che poi ha rivolto un ringraziamento anche all’istituto “Bearzi”: “Ringrazio l’istituto Bearzi che rappresenta un punto di riferimento non solo scolastico ma anche sociale per tutti i ragazzi del Friuli”.

Massimiliano Fedriga, governatore dei Friuli Venezia Giulia ha invece sottolineato come serva “rafforzare la formazione e quindi la prevenzione. Solo la competenza e la consapevolezza possono tutelare chi, come Lorenzo, non stava lavorando, ma si stava formando. Forse in questo episodio è mancata la centralità dello studente, dunque la prima cosa è riportare le persone al centro dei percorsi formativi”.

L’opera costante di tutta la comunità educativa del Bearzi, in comunione con le Istituzioni, con la Chiesa ma soprattutto con le forze imprenditoriali del territorio, qui ben rappresentate, è quella di promuovere spazi e tempi di umanizzazione, di progresso e coesione sociale, di incontro con il messaggio del Vangelo –  ha detto il direttore don Lorenzo Teston -. Qui al Bearzi speriamo ardentemente e operiamo costantemente al fine di non venire meno al compito educativo affidatoci, fornendo il nostro aiuto a realizzare quello spirito comune, italiano, europeo e mondiale, di fratellanza, di solidarietà e di coesione, rivolto al progresso di ogni persona e conseguentemente della società intera”.

Il prof. Giulio Armano, invece, ha spiegato come “Alcuni ragazzi che accedono alla formazione professionale provengono da qualche insuccesso scolastico: il nostro ambiente li accoglie e li rilancia cercando di valorizzarli,  aiutandoli ad acquisire le competenze che in questo momento il mercato del lavoro cerca e richiede fortemente (muratori, cuochi, camerieri, meccanici, elettricisti, saldatori) maestranze spesso introvabili. Molti ragazzi partendo dai percorsi IeFP sono poi diventati artigiani o imprenditori”.

A testimoniare chi fosse Lorenzo in classe è stato Matteo Lorenzon, suo compagno. “Si vedeva proprio che non era mai svogliato nel venire a scuola. Anzi aveva sempre voglia di imparare e scherzare con tutti e, dato che era molto bravo, capitava spesso di chiedergli un aiuto e lui era sempre pronto a darti una mano. Nel giorno di rientro a scuola durante il periodo di stage, dove ci rincontravamo tutti, ci raccontavamo a vicenda quello che facevamo in azienda. Lui ci raccontava con grandissimo entusiasmo dei bei lavori che facevaI momenti che passavamo tutti insieme sia in classe che a ricreazione erano sempre un divertimento; noi continuiamo a farlo ricordandoci sempre delle sue battute. In questi momenti dove magari eravamo solo noi della classe Lorenzo ci parlava del fatto che gli piaceva di più stare in azienda a lavorare rispetto che stare a scuola, come anche a tutto il resto della classe. Caro Lorenzo per noi resterai sempre un membro della nostra classe. Continua da Cielo a portare avanti con tutti noi la passione per questo fantastico mestiere”. 

“Io sono qui anzitutto per esprimere la mia vicinanza e la mia partecipazione all’immenso e insanabile dolore dei genitori, della sorella, degli amici e dei compagni di Lorenzo. È una ferita profonda che interroga l’intera comunità, a cominciare dalla quella scolastica di cui era parte, dai ragazzi e dagli insegnanti del suo corso di formazione professionale – ha detto il presidente Mattarella nel suo discorso -.  La natura del suo percorso formativo lo aveva portato in azienda. Ma è accaduto quel che non può accadere, quel che non deve accadere. La morte di un ragazzo, di un giovane uomo, con il dolore lancinante e incancellabile che l’accompagna ci interroga affinché non si debbano più piangere morti assurde sul lavoro. La sicurezza nei luoghi di lavoro è un diritto, una necessità; assicurarla è un dovere inderogabile. Questa esigenza fondamentale sarà al centro della cerimonia di dopodomani, Primo Maggio, al Quirinale. Ma quest’anno anticipiamo qui la celebrazione della Giornata del Lavoro, in omaggio a Lorenzo e a tutti coloro che hanno perso la vita sui luoghi di lavoro, affinché si manifesti con piena chiarezza che non si tratta di una ricorrenza rituale, astratta, ma di un’occasione di richiamo e riflessione concreta sulle condizioni del diritto costituzionale al lavoro”.

“Il ritardo – un ritardo che ci mette in coda alle statistiche europee – con il quale gran parte delle nuove generazioni riesce a trovare una occupazione non è condizione normale – ha detto ancora il Presidente  – .Sono quindi apprezzabili i percorsi che accompagnano i giovani ad entrare nel mondo del lavoro. Un mondo che deve rispettarli nella loro dignità di persone, di lavoratori, di cittadini. Che dia ai giovani quel che loro spetta, che consenta loro di esprimere le proprie capacità, affinché possano costruire il domani. È una necessità per il futuro stesso dell’intera società”.

“Esperienze come questa in cui ci troviamo, il Bearzi, – come è stato poc’anzi sottolineato opportunamente – sono uno strumento di forte contrasto alla dispersione scolastica e, sovente, sollecitano il raggiungimento di un titolo di studio secondario superiore. Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sono un’occasione da cogliere anche per modificare questi squilibri generazionali che hanno il loro fulcro nel lavoro ma che riguardano anche la casa e il welfare, insomma le condizioni per progettare in autonomia il proprio futuro e dar vita a una famiglia”.

“L’Italia ha dimostrato nei mesi passati di possedere le qualità morali per non lasciarsi confondere, per non lasciarsi distrarre dal proprio cammino e dai propri valori. Quando aumentano le difficoltà siamo capaci di trarre una forza supplementare dalla unità di intenti, che pure fa salva la diversità e la ricchezza degli apporti. È parte della nostra cultura, della nostra civiltà. Il lavoro è espressione di questa coesione, di questa spinta all’unità, di consapevolezza di un destino comune. Una forza preziosa che ci serve particolarmente in questa stagione, in questo periodo così difficile. Buon lavoro per l’oggi. Buona preparazione per il lavoro di domani”, ha concluso il Presidente della Repubblica.

UPS: “Essere cristiani in un mondo che cambia”: le Giornate Salesiane di Comunicazione 2022

Venerdì 29 e sabato 30 aprile 2022 presso le strutture dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) a Roma,  si terranno le Giornate Salesiane di Comunicazione, sul tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, per approfondire l’argomento più ampio: “Essere cristiani in un mondo che cambia”. All’appuntamento di quest’anno parteciperà anche la Madre Generale delle FMA, Madre Chiara Cazzuola. Di seguito la notizia pubblicata dal sito dell’ANS.

***

(ANS – Roma) – Dopo la pausa obbligata degli ultimi anni, a motivo della pandemia, riprende domani una bella tradizione, nata nel 2012, per favorire l’educazione alla comunicazione tra i giovani in formazione iniziale dei Salesiani di Don Bosco (SDB) e delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA): le Giornate Salesiane di Comunicazione. L’appuntamento di quest’anno, che si articolerà nel pomeriggio di venerdì 29 e nella mattinata di sabato 30 aprile presso le strutture dell’Università Pontificia Salesiana (UPS) a Roma, partirà dal Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (GMCS) 2022, sul tema “Ascoltare con l’orecchio del cuore”, per approfondire l’argomento più ampio: “Essere cristiani in un mondo che cambia”.

Le Giornate Salesiane di Comunicazione sono il frutto di una sinergia tra i Dicasteri SDB e gli Ambiti FMA per la Comunicazione Sociale e la Formazione, la Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS e la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”.

All’appuntamento di quest’anno, cui sono attese complessivamente circa 150 persone, parteciperanno anche la Madre Generale delle FMA, Madre Chiara Cazzuola, che insieme al Superiore della Visitatoria “Maria Sede della Sapienza” dell’UPS, don Maria Arokiam Kanaga offrirà il pensiero della “buonanotte salesiana” di venerdì 29; e don Gildasio Mendes, Consigliere Generale per la Comunicazione Sociale, che accompagnerà tutti i lavori dell’evento.

Avviate ormai un decennio fa, le Giornate Salesiane di Comunicazione sono un esempio dell’attenzione dei vertici delle due più ampie congregazioni della Famiglia Salesiana ad attivare tra i propri membri, a partire propri dai più giovani, processi di formazione alla comunicazione di ampio respiro: la formazione alla comunicazione che si vuole proporre, infatti, non mira soltanto ad offrire tecniche e strumenti da utilizzare con i ragazzi, ma a maturare una coscienza e un agire comunicativo a servizio delle persone che si incontreranno durante tutta la propria missione.

Se nei primi anni le Giornate Salesiane di Comunicazione erano dedicate quasi integralmente alla riflessione sul messaggio del Papa per la GMCS, ora si vuole valorizzare tale messaggio nell’ambito di un approccio più vasto e sistematico, che abbia sullo sfondo il tema antropologico della comunicazione umana e le interpellanze della realtà contemporanea. Ecco perché il motto di quest’edizione – “Essere cristiani in un mondo che cambia” – mette al centro come vivere e comunicare da cristiani in un ambiente che oggi vive senza la necessità di Dio, con un immaginario dominato dalla prospettiva economica e tecnico-scientifica e con la dimensione digitale che segna anche lo spazio delle relazioni.

Tra le altre novità da segnalare per quest’edizione, infine, c’è anche il fatto che è stato appositamente previsto un percorso di preparazione alle Giornate – con un impegno diretto da parte dei partecipanti – e che è in programma anche un cammino di accompagnamento per farne maturare i frutti.

A livello di attività in programma, le Giornate Salesiane di Comunicazione 2022 si apriranno con una relazione introduttiva del noto missionario e comunicatore comboniano Padre Giulio Albanese, sul tema del Messaggio della GMCS 2022, cui seguirà un tempo di riflessioni e domande.

Successivamente i partecipanti avranno l’opportunità di seguire un laboratorio a scelta tra i 9 disponibili, inerenti ad una pluralità di temi non prettamente di comunicazione, ma affrontati con l’attenzione alla dimensione della comunicazione: il cristiano come artigiano di pace, l’ecologia integrale, le sfide dell’identità di genere, gli scandali nella Chiesa, la creatività nella liturgia, l’immaginario religioso presentato nelle piattaforme audiovisive, i consacrati e la rete, la realtà odierna dell’universo giovanile e la credibilità dell’individuo.

Dopo i lavori di gruppo, le risonanze in assemblea e il tempo per la preghiera serale, la Celebrazione Eucaristica e la fraternità, nella serata tematica verranno proiettate e discusse alcune video-interviste prodotte dagli stessi partecipanti nell’ambito del loro percorso di preparazione all’evento.

Nella mattinata di sabato mattina, oltre alla Messa comunitaria, proseguiranno i lavori di gruppo e si terminerà con un’assemblea conclusiva delle Giornate.

Artemide Zatti, SDB, sarà santo!

Durante l’Udienza del 9 aprile concessa al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, Papa Francesco ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del Beato Artemide Zatti, Laico Professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco (12 ottobre 1880, Boretto, Italia – 15 marzo 1951, Viedma, Argentina). Ciò significa che il Beato Artemide Zatti sarà riconosciuto dalla Chiesa universale come santo.

Di seguito le varie comunicazioni ANS inerenti alla canonizzazione del Beato Zatti e il rimando al messaggio del Rettor Maggiore.

>> Vai anche all’articolo su Avvenire

>> Intervista a don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore Generale

***

È una Pasqua speciale quella che ci apprestiamo a vivere. Abbiamo accolto con immensa gioia il grande dono della notizia che il Sommo Pontefice ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il Decreto riguardante il miracolo attribuito all’intercessione del Beato Artemide Zatti, Laico Professo della Società Salesiana di San Giovanni Bosco; nato il 12 ottobre 1880 a Boretto (Italia) e morto il 15 marzo 1951 a Viedma (Argentina). Con questo atto del Santo Padre si apre la via alla Canonizzazione del Beato Artemide Zatti.

Don Ángel Fernández Artime – Rettor Maggiore

La data della Canonizzazione sarà decisa dal Sommo Pontefice nel corso di un Concistoro ordinario.

Tra i motivi peculiari per cui la Congregazione Salesiana si rallegra all’annuncio di questa notizia c’è anche il fatto che Artemide Zatti sarà il primo salesiano coadiutore – consacrato, ma non sacerdote – ad essere proclamato santo.

Inoltre, merita di essere ricordato anche il fatto che pure il Santo Padre nutre grande devozione per Artemide Zatti, perché grazie alla sua intercessione, quando era Provinciale dei Gesuiti in Argentina, ottenne numerose vocazioni di fratelli laici per la Compagnia di Gesù. Fu lui stesso a testimoniarlo, in una lettera che scrisse ad un salesiano argentino nel 1986, e che Don Juan Edmundo Vecchi, VIII Successore di Don Bosco alla guida della Congregazione Salesiana, accluse nella Lettera pubblicata in vista della beatificazione di Artemide Zatti, avvenuta poi il 14 aprile 2002 ad opera di Papa san Giovanni Paolo II.

La guarigione inspiegabile che apre la strada alla canonizzazione di Artemide Zatti è avvenuta nelle Filippine nell’agosto del 2016 e riguarda un uomo che era stato colpito da un ictus ischemico, accompagnato da ulteriori complicazioni.

Per accedere alla biografia completa del futuro santo salesiano, cliccare qui.

Visitazione: l’«accademia dell’amore» – La Voce e il Tempo

Nuovo contributo sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte, su La Voce e il Tempo. Suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria, ci parla della fondazione delle suore Visitandine da parte di san Francesco di Sales e santa Giovanna De Chantal. Di seguito l’articolo pubblicato su La Voce e il Tempo.

***

Proseguono i nostri contributi sulla figura di san Francesco di Sales, di cui quest’anno ricorre il IV centenario dalla morte. Sullo scorso numero (24 aprile, pagina 14) don Giovanni Ghiglione sdb ha illustrato la spiritualità del Vescovo di Ginevra che don Bosco scelse come patrono dei salesiani; su questo numero suor Mariagrazia Franceschini, dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria (le suore Visitandine fondate da san Francesco di Sales con santa Giovanna de Chantal) e studiosa del carisma del cofondatore, presenta il legame di san Francesco con la spiritualità delle Visitandine presenti in diocesi nel monastero della Visitazione a Moncalieri.

 

“Per dare a Dio donne di preghiera»

per formare cioè persone in grado di esprimere con la totalità della propria vita l’adorazione a Dio in spirito e verità, quale risposta di amore grato e totale: questo il motivo, dichiarato da lui stesso, che induceva Francesco di Sales, vescovo di Ginevra (1567- 1622) ad aprire ad Annecy (Alta Savoia) – era il 6 giugno 1610 – la prima casa della Visitazione. Dapprima semplice istituzione diocesana, il breve di Paolo V, che nel 1618 la erige in ordine religioso, la apre sull’orizzonte internazionale e la Visitazione si diffonde rapidamente oltre che nel ducato di Savoia, nel regno di Francia e in altri stati europei; nel XIX secolo varca l’Atlantico e oggi la troviamo presente in America, da nord a sud, in Africa, nella regione dei grandi laghi, in Congo e Guinea eq., in Asia con un monastero in Libano e uno in Corea del sud.

L’epoca della fondazione della Visitazione è il ‘600: un’Europa travagliata da guerre continue che ridisegnano ogni volta i confini, mentre vanno precisandosi le diverse identità nazionali. Una Chiesa ormai lacerata dallo scisma, impegnata nell’attuazione delle linee emerse a Trento. Una realtà culturale variegata nel pieno fermento di nuove intuizioni. Il luogo è Annecy: una cittadina nell’Alta Savoia, affacciata sul lago omonimo, racchiusa nella cerchia delle sue mura sotto lo sguardo austero del castello del duca di Nemours, sul confine tra il cattolico ducato di Savoia e i territori di Ginevra, roccaforte ed emblema del calvinismo e il cui vescovo era da anni esiliato ad Annecy. Risalendo le viuzze ombrose e i canali della città vecchia si raggiunge il sobborgo de La Perrière, qui – era il tramonto del 6 giugno 1610, festa della Santissima Trinità – tre giovani donne, scortate da un corteo di nobili e di gente del popolo, giungono alla casa chiamata La Galerie per iniziarvi l’esperienza di vita comune sulla scorta di un abbozzo di Costituzioni redatto da Francesco di Sales.

Sono Giovanna Francesca di Chantal, 38 anni, baronessa della Borgogna, vedova e madre di 4 figli, «mente lucida, pronta, decisa, cuore vigoroso, capace di amare e volere con potenza», Jacqueline Favre, 18 anni, spirito aperto e libero, amante della danza e della bellezza, figlia del senatore Antoine Favre, savoiardo doc, umanista coltissimo e uno dei giuristi più celebri del suo tempo, Jeanne Charlotte de Brechard, 30 anni, borgognona, alle spalle una misteriosa storia di umano patire e di splendori soprannaturali, entrata per vie provvidenziali nell’irradiamento spirituale del vescovo di Ginevra. Ad attenderle c’è una donna più attempata, Anne Jacqueline Coste, che si è messa a loro disposizione, una semplice donna del popolo che il Signore stesso si è fatto premura di informare di quanto stava realizzando Francesco di Sales.

Il segreto dell’espansione che la Visitazione conobbe nel XVII e nei primi decenni del XVIII va rinvenuto nella capacità di Francesco di Sales di cogliere i segni dei tempi e di avvertire le nuove esigenze di spiritualità che andavano emergendo nel popolo di Dio. Nel 1610 è da anni padre e maestro spirituale di una grande varietà di persone, di cui ha imparato a discernere gli aneliti più profondi e che guida con impareggiabile sapienza. Francesco è altresì pastore, e di una diocesi tra le più vaste del suo tempo e indubbiamente tra le più difficili, a confronto continuo e diretto con il calvinismo e il proselitismo dei suoi ministri, spesso prepotente, non raramente armato. Da queste sue esperienze vissute con uno sguardo profetico, un cuore docile allo Spirito Santo e abitato dall’amore di Cristo nasce la Visitazione. La sua proposta all’epoca risultava assolutamente innovativa: puntare alle vette più alte dell’amore fino all’unione con Dio percorrendo una via di umile amore, di ascesi interiore, di cordiale carità, amicizia, fraterna lungo lo sgranarsi dei giorni, in semplicità e modestia.

Nell’ideare la Visitazione Francesco era mosso anche dalla sua profonda sollecitudine pastorale: rendere questo cammino accessibile al maggior numero di donne, anche a quelle che, pur avendo la sete delle vette dell’unione d’amore con Dio, in quel tempo, a diverso titolo non potevano avere accesso ai monasteri già esistenti oppure, pur sentendosi chiamate a una dedizione esclusiva a Dio, non si riconoscevano più in forme di vita gravate da una infinità di pratiche esteriori, connotate da grandi austerità esterne, ma impoverite quanto a spessore spirituale. Francesco di Sales, profondamente consapevole che l’unica risposta alla deriva calvinista era la santità vissuta in seno alla Chiesa, ha voluto la Visitazione per servire la Chiesa stessa, non con «opere apostoliche», ma con una «vita apostolica», cioè di Vangelo integralmente vissuto, di testimonianza e di fecondità di bene offerto incondizionatamente a tutti i fratelli. Egli ama descrivere la Visitazione come una realtà in cui tutto è semplice, povero, modesto, aggiunge però subito: «tranne l’aspirazione di chi vi dimora», una aspirazione di pienezza d’amore che non conosce altro limite se non quello del Cuore stesso di Dio.

Ma non si può comprendere l’anima profonda della Visitazione se non si penetra nell’universo del «Trattato dell’amore di Dio», l’altra opera cui Francesco di Sales sta lavorando in quegli stessi anni. Nel diversificato universo religioso del suo tempo Francesco di Sales pensa e propone la Visitazione come «accademia dell’amore», secondo la definizione che ne avrebbe poi dato Henry Brémond, come un luogo cioè dove apprendere, esercitare, comunicare l’arte dell’amore di Dio, quella che sola ci rende pienamente umani. La Visitazione nasce dunque contemplativa, nella dichiarata intenzione del fondatore come già nel vissuto delle prime sorelle. Orientata al conseguimento del puro amore di Dio, nell’abbandono alla sua benevola volontà, riconosciuta e benedetta nella trama delle umili vicende quotidiane come nelle grandi ore della storia: le linee di forza che innervano la vita nel monastero trovano il loro sicuro fondamento teologico e la compiuta espressione proprio nelle pagine del «Trattato».

Per questo il ritratto più bello di una monaca della Visitazione – meta mai raggiunta ma cui sempre tendere di nuovo– è quello che Francesco tratteggia nel libro X del suo «Trattato» descrivendo «la sposa» per eccellenza:

«Colei che ama di più, la più amabile e la più amata, che non soltanto ama Dio sopra tutte le cose e in tutte le cose, ma in tutte le cose ama soltanto Dio […] e siccome è soltanto Dio che essa ama in tutto ciò che ama, essa lo ama ugualmente dovunque […] ama ugualmente il suo re con tutto l’universo o senza tutto l’universo. Non ama nemmeno il paradiso se non perché lì si può amare lo Sposo».

Come sia possibile giungere a questo è ancora Francesco che traccia la via e indica i mezzi adeguati. La via è l’imitazione di Gesù, anzi il lasciare in sé libero spazio a lui, fino a poter dire con san Paolo:

«Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».

I mezzi sono le virtù più care al Salvatore che definì se stesso «mite e umile di cuore»: l’umiltà dunque verso Dio e la dolcezza verso il prossimo, declinate in tutte le situazioni della vita. L’humus che rende tutto ciò vita, e vita piena, bella, concreta, è la preghiera, realtà che diventa via via omnicomprensiva fino ad avvolgere e penetrare tutta l’esistenza. Preghiera che significa essenzialmente relazione, «amicizia di predilezione», per usare le parole di Francesco di Sales, con le persone della Santissima Trinità, e che di tale relazione conosce tutte le sfumature, le delicatezze, le impensabili profondità, gli sconfinati orizzonti.

-suor Mariagrazia FRANCESCHINI