Specialista in Terapia ricreativa: nuovo corso di studi per il CNOSFAP Ligure

Il Centro di Formazione Professionale di Genova Sampierdarena, lancia un nuovo corso di formazione in Child Play specialist che deriva dall’idea e dall’esperienza sul campo di oltre 16 anni di attività dell’Associazione Il Porto dei piccoli. Una professionalità che, su ispirazione del Child Life Specialist inglese e americano, usa la cultura del mare tipica delle attività del Porto dei piccoli, il gioco, la musica, il teatro e la pet therapy come strumenti di dialogo e di cura.

Ecco la notizia proveniente da cittàdellaspezia.it con maggiori dettagli:

Al via la selezione per il corso di formazione in Child Play specialist che deriva dall’idea e dall’esperienza sul campo di oltre 16 anni di attività dell’Associazione Il Porto dei piccoli. Si tratta di una nuova figura professionale, riconosciuta per la prima volta in Italia dalla Regione Liguria, che facilita il rapporto tra i giovani pazienti, le famiglie e il team sanitario durante il percorso della malattia. Una professionalità che, su ispirazione del Child Life Specialist inglese e americano, usa la cultura del mare tipica delle attività del Porto dei piccoli, il gioco, la musica, il teatro e la pet therapy come strumenti di dialogo e di cura.

“Come Regione Liguria non possiamo che accogliere con soddisfazione la nascita di un corso come questo che crea una figura nuova – dichiara l’assessore alla Formazione di Regione Liguria Ilaria Cavo – Si tratta di un profilo che ha una grande funzione sociale in un settore in cui c’è sempre bisogno di nuove professionalità. E’ significativo che si arrivi a tutto questo grazie a ‘Match Point’, misura innovativa lanciata da Regione nel luglio scorso a cui abbiamo complessivamente destinato 4 milioni di euro. Quella dello ‘Specialista in Terapia Ricreativa’ è una delle oltre 90 domande che abbiamo soddisfatto proponendo la formula del 50% della formazione in aula e del 50% sul campo. La proposta, nel caso specifico, risulta trasversale e ancora più efficace: si utilizzano le leve dell’inclusione sociale per creare occupazione”

Al termine del corso progettato dal centro di formazione salesiano di Sampierdarena CNOS FAP Liguria e superato l’esame finale, gli allievi conseguiranno la qualifica in Child Play specialist per operare con il Porto dei piccoli nelle principali pediatrie e strutture sociosanitarie liguri.

Le iscrizioni sono ancora aperte.

La domanda di iscrizione può essere scaricata al seguente link:

Il corso si rivolge a disoccupati, inoccupati e inattivi di età compresa tra i 18 e i 30 anni non compiuti in possesso di una laurea prioritariamente ad indirizzo psico-educativo, artistico sanitario (della riabilitazione) e prevede una durata di 600 ore, così suddivise:

Modulo di base: motivazione-orientamento e conoscenza di base (205 ore)
Modulo professionalizzante (95 ore);
Tirocinio curriculare (300 ore).
Il tirocinio si terrà presso l’Istituto Giannina Gaslini di Genova, le pediatrie dei principali ospedali e le strutture sociosanitarie pubbliche e private liguri.

Per info: https://www.cnosfap.it – 0104694493

Portare il mare a tutti i bambini ricoverati in ospedale attraverso un percorso di gioco e conoscenza guidato da operatori e volontari formati con l’obiettivo primario di avvicinarli alla cultura del mare e del porto, distrandoli dalla malattia: questa è la mission de Il Porto di piccoli ONLUS, Associazione nata nel 2005 da un’idea di Gloria Camurati Leonardi e che, partendo dall’Istituto Gaslini di Genova, ha coinvolto più di 10.000 bambini tra Liguria, Piemonte, Toscana, Lombardia, Emilia, Roma e Malta, per far rete con le realtà locali e portare gioia e serenità a tutti i bimbi in terapia, anche dove il mare non c’è.

Ricerche Storiche Salesiane n° 77

È stato pubblicato il numero 77 (luglio-dicembre 2021) di “Ricerche Storiche Salesiane” (RSS), la rivista bimestrale di Storia religiosa e civile, pubblicata dall’Istituto Storico Salesiano (ISS). In questa seconda pubblicazione della rivista del 2021 – anno che è stato dedicato a Don Paolo Albera, a motivo del centenario della sua morte – tutti e tre i saggi sono dedicati alla figura del II Successore di Don Bosco. A seguire, l’articolo a cura di InfoAns.

La rivista accoglie, nel settore STUDI, i saggi:

L’articolo La risposta salesiana al problema dei “poveri figli della strada” durante il rettorato di don Albera. Le richieste di apertura di case salesiane dal Nord-Italia nel periodo 1910-1921. Seconda parte è il frutto della ricerca di Paolo Vaschetto. La seconda parte dell’articolo sulle domande di aperture di case salesiane nel periodo del Rettorato di Don Paolo Albera (1910-1921) descrive come venivano percepite da diversi interlocutori le tipiche opere salesiane come l’oratorio, il collegio, la scuola d’arti e mestieri e l’orfanotrofio. L’oratorio, ancor prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, era ormai conosciuto ed apprezzato come un’opera organizzata e funzionale per l’educazione integrale dei giovani. Il Collegio era visto, dagli adulti, come un’esperienza da promuovere tra i giovani per proteggerli dall’azione di molteplici avversari della Chiesa e dell’educazione cristiana. La scuola d’arti e mestieri sembrava possedere i requisiti migliori per rispondere ai bisogni sociali di un’epoca di profonde trasformazioni e di forte crisi derivante dal conflitto mondiale. L’orfanotrofio, infine, rispondeva ad un’esigenza pressante di cura di bambini in enorme necessità, un bisogno avvertito in ogni nazione. La risposta della Congregazione salesiana fu quindi multiforme e coraggiosa ed ogni religioso fu impegnato in questa grandiosa opera di ricostruzione della società a partire dalle giovani generazioni.

Il secondo articolo Orientamenti di vita spirituale nelle circolari di don Paolo Albera ai salesiani soldati durante la Grande Guerra è di don Aldo Giraudo. Le 32 lettere mensili inviate, tra 19 marzo 1916 e 24 dicembre 1918, da Don Paolo Albera ai salesiani chiamati alle armi durante la Prima Guerra Mondiale avevano lo scopo di sostenere il morale dei salesiani e alimentare il loro senso di appartenenza, riformulando, nei nuovi scenari, i tratti caratterizzanti dell’identità vocazionale propria. Esse sono anche riflesso dell’animo del Superiore, ne restituiscono la percezione degli eventi, la sensibilità e la fede, le convinzioni e le preoccupazioni, la sua visione della missione salesiana. Si può dire che rappresentino un’incisiva sintesi del suo magistero spirituale e carismatico. Il presente studio le analizza per identificare i nodi centrali della proposta spirituale presentata da Don Albera ai salesiani e le connotazioni essenziali dello spirito di un vero salesiano, che egli riassume in tre qualità: “la grande attività nel bene, l’ardente amor di Dio e l’inalterabile dolcezza col prossimo”. Quest’accentuazione, squisitamente spirituale, ma non disgiungibile dal fervore apostolico e dalla passione educativa, risulta la nota caratterizzante dell’immagine di Don Bosco e del carisma salesiano che Don Albera costantemente volle offrire ai suoi confratelli.

Nell’ultimo articolo di questo settore, don Morand Wirth indaga sui Salesiani soldati durante la Grande Guerra secondo le lettere francesi a Don Albera. L’Archivio Centrale della Congregazione Salesiana conserva una o più lettere indirizzate al Rettor Maggiore Don Albera provenienti da una quarantina di confratelli francesi e belgi mobilitati durante la Prima Guerra Mondiale. Testimoniano un rapporto di fiducia con Don Albera, primo Ispettore della Francia, dal 1881 al 1892. Queste lettere raccontano la situazione senza precedenti e spesso ad alto rischio che stanno vivendo. Ciò che caratterizza i salesiani è la loro nuova mistica del dovere patriottico; tuttavia due di loro esprimono apertamente le lotte interiori della loro coscienza cristiana. Se la guerra ha cambiato il loro modo di vivere, la missione continua in altra forma, la vita spirituale del soldato salesiano è chiamata ad approfondirsi, così come la fedeltà alla vocazione, alla congregazione e a Don Bosco, proclamato venerabile nel 1907, e di cui tutti desiderano la beatificazione.

Nel settore FONTI è presentato un testo originale:

L’edizione critica del testo Relazione di don Paolo Albera a don Domenico Belmonte sul primo viaggio di don Michele Rua in Palestina (1895) è curata da don Aldo Giruado. Tra febbraio e marzo 1895 si svolse il primo viaggio di Don Rua in Palestina. Scopo principale era la visita alle tre comunità di Betlemme, Cremisan e Beitgemal, fondate dal canonico Antonio Belloni e passate nel 1891, col loro fondatore e parte dei membri della Congregazione dei Fratelli della Santa Famiglia da lui istituita, alla Società salesiana. A sostegno delle tre opere, tra 1891 e 1894, erano già stati inviati alcuni Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice. Superate le iniziali difficoltà col Patriarcato di Gerusalemme e con la Congregazione di Propaganda Fide, permanevano problemi pratici, alcuni di carattere economico, altri di indole relazionale e pedagogica. Dopo le visite annuali di alcuni delegati, si erano create le condizioni per la visita ufficiale del Rettor Maggiore, accompagnato da Paolo Albera, all’epoca Direttore spirituale della Congregazione Salesiana. Salparono da Marsiglia il 16 febbraio, fecero tappa ad Alessandria d’Egitto e sbarcarono a Giaffa il giorno 28. Si fermarono in Palestina fino al 20 marzo, visitando le opere di Betlemme, Cremisan e Beitgemal e parlando coi singoli religiosi; a Gerusalemme incontrarono le autorità religiose e consolari; furono anche a Nazaret, ove si era acquistato un terreno per una nuova opera. Don Albera fece un’accurata relazione del viaggio, ricca di particolari e di impressioni personali, in cinque lettere indirizzate al Prefetto Generale, don Domenico Belmonte. Qui si restituisce l’edizione critica di queste corrispondenze che rivestono una particolare rilevanza per le informazioni contenute a riguardo delle opere e dei salesiani e le osservazioni sull’ambiente storico e geografico in generale, ma anche per comprendere la sensibilità e la visione di Don Albera.

Nel settore PROFILI viene presentato un saggio di Hendry Selvaraj Dominic: Ignacy Muttu (1879-1967): the First Indian Salesian Priest.

Nel settore NOTA vi sono due contributi. Il primo è di don Thomas Anchukandam: The “Kerala Element” in the Growth and Spread of the Salesian Congregation in India e il secondo di don Francesco Motto: Forme di comunicazione interpersonale e sociale nella Valdocco di don Bosco.

Nel settore Recensioni sono state recensite pubblicazioni sugli argomenti relativi alle personalità ed all’attività salesiane:

Stanisław Wilk, Nadzwyczajne uprawnienia Prymasa Polski Augusta kard. Hlonda w świetle dokumentów Stolicy Apostolskiej / Die Sondervollmachten des polnischen Primas August Hlond im Lichte der Dokumente des Heiliges Stuhls [Gli straordinari poteri del primate di Polonia, Augusto, card. Hlond alla luce dei documenti della Santa Sede]. Lublin, Towarzystwo Naukowe Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego Jana Pawła II 2020;

Maria Andrea Nicoletti, Patagonia: misiones, poder y territorio (1879-1930). Bertal, Universidad Nacional de Quilmes Editorial 2020;

Jarosław Wąsowicz (a cura di), Listy z KL Dachau Wiktora Jacewicza SDB [Lettere da KL Dachau di Wiktor Jacewicz SDB]. Opracowanie dokumentów Jacek Brakowski, Krzysztof Kolasa, Rafał Sierchuła, Jarosław Wąsowicz. Poznań, Instytut Pamięci Narodowej – Komisja Ścigania Zbrodni przeciwko Narodowi Polskiemu. Oddział w Poznaniu 2020;

Alasdair Richardson, The Salesian Martyrs of Auschwitz. Bolton, Don Bosco Publications 2021;

Pietro Zovatto, Mons. Paolo Lino Zovatto (1910-1971). Tra ricordi personali e storia paleocristiana. Trieste, Luglio Editore 2021;

Ferruccio Pallavera, Ho fatto cristiano il papa. Don Enrico Pozzoli, il missionario salesiano che ha battezzato papa Francesco. Prefazione di Maurizio Malvestiti. Roma, Libreria Editrice Vaticana (2021).

Nel settore Segnalazioni si presentano i seguenti libri:

Maria Vanda Penna – Piera Cavaglià, La nobiltà del cuore. Madre Laura Maraviglia FMA. Roma, Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice 2021;

Marek Rybiński, Come mai? Un salesiano prete in Tunisia. Torino, Editrice Elledici 2021.

Servizio Civile all’estero con i Salesiani: 63 posti disponibili in Brasile, Africa ed Europa

Con i Salesiani si può svolgere un anno di servizio civile anche all’estero: Salesiani per il Sociale e VIS mettono a disposizione 63 posti in Brasile, Angola, Namibia, Ghana, Senegal e in Europa in Albania e Spagna. I posti sono così suddivisi:

  • 6 progetti Salesiani per il Sociale per 53 posti
  • 3 progetti VIS per 10 posti
  • I progetti, tutti di 12 mesi, si situano nel campo dell’educazione, formazione e cooperazione allo sviluppo, accanto a minori e giovani in situazione di svantaggio socio-culturale ed economico, a rischio devianza e di emarginazione sociale
  • Per i volontari in servizio è previsto un compenso economico mensile compreso tra i 700 e gli 850 euro, sono inoltre coperte le spese di vitto e alloggio.

Biblioteca Digitale Salesiana: musica per le feste salesiane di gennaio, e non solo

La Biblioteca Digitale Salesiana (SDL, nel suo acronimo inglese) ospita numerosi materiali utili e d’interesse sopratutto per il mese di gennaio. Da un semplice sguardo alla pagina di riferimento su SDL si possono trovare Inni e Canoni (Mantras), o brevi responsori per le varie figure di santità già elencate. Di seguito l’articolo ANS.

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Gennaio è il mese più impegnativo per le celebrazioni salesiane dei Santi e Beati della Famiglia Salesiana. Si comincia con il Beato Titus Zeman, l’8 gennaio, e si prosegue poi con il Beato Luigi Variara, il 15; la Beata Laura Vicuña, il 22; e San Francesco di Sales, il 24 – particolarmente importante in quest’anno in cui su celebra il 400° anniversario della sua morte –. E non è finita qui: perché il 30 quest’anno cade di domenica, ma non bisogna dimenticare il Beato Bronislaw Markiewicz; e, ovviamente, il 31 si celebra San Giovanni Bosco!

Bene, forse non tutti i lettori sono consapevoli che in rete sono disponibili dei brani musicali per il proprio liturgico di ognuna di queste figure di santità.

La Biblioteca Digitale Salesiana (SDL, nel suo acronimo inglese), infatti, ospita numerosi materiali utili in tal senso. Attualmente la selezione più ricca è indubbiamente quella per i lettori/cantori di lingua inglese, seguita dalla collezione di brani in italiano. Le versioni in altre lingue sono invece ancora da popolare, ma questa può essere proprio l’opportunità per favorire la condivisione di simili materiali, inviandoli all’amministratore del sito SDB.org – admin@sdb.org

Intanto, da un semplice sguardo alla pagina di riferimento su SDL si possono trovare Inni e Canoni (Mantras), o brevi responsori per le varie figure di santità già elencate.

Le melodie, e occasionalmente le armonie, elencate nella sezione inglese sono tutte opera di “un salesiano”, come predilige definirsi l’autore, preferendo rimanere in incognito per non distogliere in alcun modo l’attenzione dal dare gloria a Dio attraverso la sua abilità musicale. La sua speranza è che questo suo servizio incoraggi altri, in inglese o in qualsiasi altra lingua, che hanno scritto musica “salesiana”, a condividere i loro sforzi.

Mentre i materiali per gennaio sono già stati completamente inseriti in questa raccolta, e nonostante il fatto che le altre musiche per le altre celebrazioni successive siano già pronte, i brani per le memorie dei prossimi mesi devono essere ancora caricati sul sito.

I lettori sono invitati a frequentare con regolarità la Biblioteca Digitale Salesiana, e in particolare la sezioni relative ai documenti musicali, per trovare di volta in volta le novità che verranno progressivamente messe a disposizione.

Papa Francesco: il messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022

Nella Solennità dell’Epifania, Papa Francesco ha rilasciato il Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2022 che si celebrerà domenica 23 ottobre sul tema “Di me sarete testimoni” (At 1,8), facendo riferimento all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo. Il Papa analizza i diversi segmenti di questo versetto per illustrare il fondamento, i fini e le modalità d’azione di ogni missionario.

Di seguito il messaggio del Santo Padre.

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Cari fratelli e sorelle!

Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (1,8). E questo è anche il tema della Giornata Missionaria Mondiale 2022, che come sempre ci aiuta a vivere il fatto che la Chiesa è per sua natura missionaria. Quest’anno essa ci offre l’occasione di commemorare alcune ricorrenze rilevanti per la vita e missione della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della Congregazione de Propaganda Fide – oggi per l’Evangelizzazione dei Popoli – e, 200 anni fa, dell’Opera della Propagazione della Fede, che, insieme all’Opera della Santa Infanzia e all’Opera di San Pietro Apostolo, 100 anni fa hanno ottenuto il riconoscimento di “Pontificie”.

Fermiamoci su queste tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo».

1. «Di me sarete testimoni» – La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo

È il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano. Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre (cfr Gv 20,21) e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele” (cfr Ap 1,5), così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare.

Una rilettura d’insieme più approfondita ci chiarisce alcuni aspetti sempre attuali per la missione affidata da Cristo ai discepoli: «Di me sarete testimoni». La forma plurale sottolinea il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata missionaria dei discepoli. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. E se anche c’è qualcuno che in qualche situazione molto particolare porta avanti la missione evangelizzatrice da solo, egli la compie e dovrà compierla sempre in comunione con la Chiesa che lo ha mandato. Come insegnava San Paolo VI nell’Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, documento a me molto caro: «Evangelizzare non è mai per nessuno un atto individuale e isolato, ma profondamente ecclesiale. Allorché il più sconosciuto predicatore, catechista o pastore, nel luogo più remoto, predica il Vangelo, raduna la sua piccola comunità o amministra un Sacramento, anche se si trova solo compie un atto di Chiesa, e il suo gesto è certamente collegato mediante rapporti istituzionali, ma anche mediante vincoli invisibili e radici profonde dell’ordine della grazia, all’attività evangelizzatrice di tutta la Chiesa» (n. 60). Infatti, non a caso il Signore Gesù ha mandato i suoi discepoli in missione a due a due; la testimonianza dei cristiani a Cristo ha un carattere soprattutto comunitario. Da qui l’importanza essenziale della presenza di una comunità, anche piccola, nel portare avanti la missione.

In secondo luogo, ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. Come dice l’apostolo Paolo con parole davvero commoventi: «Portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo» (2 Cor 4,10). L’essenza della missione è il testimoniare Cristo, vale a dire la sua vita, passione, morte, e risurrezione per amore del Padre e dell’umanità. Non è un caso che gli Apostoli abbiano cercato il sostituto di Giuda tra coloro che, come loro, erano stati testimoni della sua resurrezione (cfr At 1,22). È Cristo, e Cristo risorto, Colui che dobbiamo testimoniare e la cui vita dobbiamo condividere. I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Perciò, in ultima analisi, il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che Lui ci ha fatto di Sé stesso. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (Evangelii gaudium, 264).

Infine, a proposito della testimonianza cristiana, rimane sempre valida l’osservazione di San Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani. D’altra parte, resta altrettanto necessario il compito di annunciare la sua persona e il suo messaggio. Infatti, lo stesso Paolo VI così prosegue: «Sì, è sempre indispensabile la predicazione, questa proclamazione verbale di un messaggio. […] La parola resta sempre attuale, soprattutto quando è portatrice della potenza di Dio. Per questo resta ancora attuale l’assioma di S. Paolo: “La fede dipende dalla predicazione” (Rm 10,17): è appunto la Parola ascoltata che porta a credere» (ibid., 42).

Nell’evangelizzazione, perciò, l’esempio di vita cristiana e l’annuncio di Cristo vanno insieme. L’uno serve all’altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Questa testimonianza completa, coerente e gioiosa di Cristo sarà sicuramente la forza di attrazione per la crescita della Chiesa anche nel terzo millennio. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

2. «Fino ai confini della terra» – L’attualità perenne di una missione di evangelizzazione universale

Esortando i discepoli a essere i suoi testimoni, il Signore risorto annuncia dove essi sono inviati: «A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico “centrifugo”, quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino “all’estremità della terra”. Non sono mandati a fare proselitismo, ma ad annunciare; il cristiano non fa proselitismo. Gli Atti degli Apostoli ci raccontano questo movimento missionario: esso ci dà una bellissima immagine della Chiesa “in uscita” per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo Signore, orientata dalla Provvidenza divina mediante le concrete circostanze della vita. I primi cristiani, in effetti, furono perseguitati a Gerusalemme e perciò si dispersero in Giudea e Samaria e testimoniarono Cristo dappertutto (cfr At 8,1.4).

Qualcosa di simile ancora accade nel nostro tempo. A causa di persecuzioni religiose e situazioni di guerra e violenza, molti cristiani sono costretti a fuggire dalla loro terra verso altri Paesi. Siamo grati a questi fratelli e sorelle che non si chiudono nella sofferenza ma testimoniano Cristo e l’amore di Dio nei Paesi che li accolgono. A questo li esortava San Paolo VI considerando la «responsabilità che spetta agli emigranti nei Paesi che li ricevono» (Evangelii nuntiandi, 21). In effetti, sempre più sperimentiamo come la presenza dei fedeli di varie nazionalità arricchisce il volto delle parrocchie e le rende più universali, più cattoliche. Di conseguenza, la cura pastorale dei migranti è un’attività missionaria da non trascurare, che potrà aiutare anche i fedeli locali a riscoprire la gioia della fede cristiana che hanno ricevuto.

L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui. Malgrado tutte le agevolazioni dovute ai progressi della modernità, esistono ancora oggi zone geografiche in cui non sono ancora arrivati i missionari testimoni di Cristo con la Buona Notizia del suo amore. D’altra parte, non ci sarà nessuna realtà umana estranea all’attenzione dei discepoli di Cristo nella loro missione. La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. In questo senso, la missione sarà sempre anche missio ad gentes, come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II, perché la Chiesa dovrà sempre spingersi oltre, oltre i propri confini, per testimoniare a tutti l’amore di Cristo. Vorrei in proposito ricordare e ringraziare i tanti missionari che hanno speso la vita per andare “oltre”, incarnando la carità di Cristo verso i tanti fratelli e sorelle che hanno incontrato.

3. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo» – Lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spirito

Annunciando ai discepoli la loro missione di essere suoi testimoni, Cristo risorto ha promesso anche la grazia per una così grande responsabilità: «Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni» (At 1,8). Effettivamente, secondo il racconto degli Atti, proprio in seguito alla discesa dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù è avvenuta la prima azione di testimoniare Cristo, morto e risorto, con un annuncio kerigmatico, il cosiddetto discorso missionario di San Pietro agli abitanti di Gerusalemme. Così comincia l’era dell’evangelizzazione del mondo da parte dei discepoli di Gesù, che erano prima deboli, paurosi, chiusi. Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti.

Come «nessuno può dire: “Gesù è Signore”, se non sotto l’azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3), così nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l’ispirazione e l’aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui. Anzi, proprio quando ci sentiamo stanchi, demotivati, smarriti, ricordiamoci di ricorrere allo Spirito Santo nella preghiera, la quale – voglio sottolineare ancora – ha un ruolo fondamentale nella vita missionaria, per lasciarci ristorare e fortificare da Lui, sorgente divina inesauribile di nuove energie e della gioia di condividere con gli altri la vita di Cristo. «Ricevere la gioia dello Spirito è una grazia. Ed è l’unica forza che possiamo avere per predicare il Vangelo, per confessare la fede nel Signore» (Messaggio alle Pontificie Opere Missionarie, 21 maggio 2020). Così è lo Spirito il vero protagonista della missione: è Lui a donare la parola giusta al momento giusto nel modo giusto.

È alla luce dell’azione dello Spirito Santo che vogliamo leggere anche gli anniversari missionari di questo 2022. L’istituzione della Sacra Congregazione de propaganda fide, nel 1622, fu motivata dal desiderio di promuovere il mandato missionario in nuovi territori. Un’intuizione provvidenziale! La Congregazione si è rivelata cruciale per rendere la missione evangelizzatrice della Chiesa veramente tale, indipendente cioè dalle ingerenze dei poteri mondani, al fine di costituire quelle Chiese locali che oggi mostrano tanto vigore. Ci auguriamo che, come nei quattro secoli passati, la Congregazione, con la luce e la forza dello Spirito, continui e intensifichi il suo lavoro nel coordinare, organizzare, animare le attività missionarie della Chiesa.

Lo stesso Spirito, che guida la Chiesa universale, ispira anche uomini e donne semplici per missioni straordinarie. Ed è stato così che una ragazza francese, Pauline Jaricot, ha fondato esattamente 200 anni fa l’Associazione della Propagazione della Fede; la sua beatificazione si celebra in quest’anno giubilare. Pur in condizioni precarie, lei accolse l’ispirazione di Dio per mettere in moto una rete di preghiera e colletta per i missionari, in modo che i fedeli potessero partecipare attivamente alla missione “fino ai confini della terra”. Da questa idea geniale nacque la Giornata Missionaria Mondiale che celebriamo ogni anno, e la cui colletta in tutte le comunità è destinata al fondo universale con il quale il Papa sostiene l’attività missionaria.

In questo contesto ricordo anche il Vescovo francese Charles de Forbin-Janson, che iniziò l’Opera della Santa Infanzia per promuovere la missione tra i bambini con il motto “I bambini evangelizzano i bambini, i bambini pregano per i bambini, i bambini aiutano i bambini di tutto il mondo”; come pure la signora Jeanne Bigard, che diede vita all’Opera di San Pietro Apostolo per il sostegno dei seminaristi e dei sacerdoti in terra di missione. Queste tre Opere missionarie sono state riconosciute come “pontificie” proprio cent’anni fa. Ed è stato pure sotto l’ispirazione e la guida dello Spirito Santo che il Beato Paolo Manna, nato 150 anni or sono, fondò l’attuale Pontificia Unione Missionaria per sensibilizzare e animare alla missione i sacerdoti, i religiosi e le religiose e tutto il popolo di Dio. Di quest’ultima Opera fece parte lo stesso Paolo VI, che le diede il riconoscimento pontificio. Menziono queste quattro Pontificie Opere Missionarie per i loro grandi meriti storici e anche per invitarvi a gioire con esse in questo anno speciale per le attività svolte a sostegno della missione evangelizzatrice nella Chiesa universale e in quelle locali. Auspico che le Chiese locali possano trovare in queste Opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel Popolo di Dio.

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra. Maria, Regina delle missioni, prega per noi!

Roma, San Giovanni in Laterano, 6 gennaio 2022, Epifania del Signore.

FRANCESCO

Stati Uniti – Addio a don Lenti, grande diffusore della figura di Don Bosco

Il ricordo del salesiano don Arthur (Arturo) Lenti dell’Ispettoria “Sant’Andrea” degli Stati Uniti Ovest (SUO), originario di Bassignana in provincia di Alessandria, mancato lo scorso 6 gennaio. Di seguito l’articolo di ANS.

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Con un messaggio inviato ai salesiani della sua Ispettoria, don Melchor Trinidad, Superiore dell’Ispettoria “Sant’Andrea” degli Stati Uniti Ovest (SUO), ha informato della scomparsa, avvenuta ieri, 6 gennaio, presso l’ospedale di Downey, Los Angeles, in California, di don Arthur (Arturo) Lenti, salesiano noto in tutta la Congregazione e anche ben oltre per i suoi scritti su Don Bosco, e in particolare per la sua monumentale opera “Don Bosco: History and Spirit” (Don Bosco: Storia e Spirito), i cui sette volumi, tradotti in molte lingue, sono diventati dei classici della letteratura salesiana.

Don Lenti nacque il 31 gennaio (per inciso, festa di Don Bosco), del 1923 a Bassignana, in Provincia di Alessandria, Piemonte; entrato nel noviziato del Colle Don Bosco nel 1939, emise la prima professione già negli Stati Uniti, a Newton, il 14 settembre 1940, quella perpetua, sempre a Newton, il 10 agosto 1946, e venne ordinato sacerdote a Torino, nella Basilica di Maria Ausiliatrice, il 2 luglio del 1950.

Ha vissuto praticamente tutta la sua vita salesiana in quella che è diventata la sua patria d’adozione, gli Stati Uniti d’America, e ha speso i suoi talenti impegnandosi soprattutto nell’apostolato dell’insegnamento e della ricerca, come docente di Sacra Scrittura e come fondatore ed insegnante della “Don Bosco Hall” (1974) e dell’Istituto di Spiritualità Salesiana di Berkeley (1984).

Numerosi sono stati i suoi scritti sul Fondatore della Congregazione. “Don Bosco. His pope e and his bishop”, ad esempio, si concentrava sul rapporto del Santo dei Giovani con Pio IX e con l’arcivescovo di Torino, mons. Lorenzo Gastaldi.

Ma l’opera per cui don Lenti verrà più ricordato è certamente il suo “Don Bosco. Storia e Spirito”, della quale lo stesso autore disse: “Ho intitolato questa ricerca ‘Don Bosco, History and Spirit’ perché è un ‘storia’ della vita e del lavoro di Don Bosco in una epoca particolare, che ha generato una nuova realtà religiosa e politica e quindi ha modellato anche il suo modo di pensare e di agire. ‘Spirito’ perché attraverso il discernimento, l’interpretazione e l’accettazione, Don Bosco ha scoperto il significato di questo nuovo mondo e ha risposto con coraggio alle sfide che ne derivavano: la sua vocazione”.

I volumi, nati in classe come materiale di dispense, vennero poi ampliati poi con appendici di grande utilità e valore.

Sulla medesima opera, all’epoca della sua uscita in inglese, l’allora Consigliere per la Formazione e futuro Vicario del Rettor Maggiore, don Francesco Cereda, scrisse: “Ora il mondo di lingua inglese ha un riferimento autorevole per garantire la conoscenza della storia e dello spirito salesiano e quindi per rafforzare l’identità carismatica. Occorre ora un altrettanto grande impegno per la diffusione ed utilizzazione di questo lavoro, specialmente in tutte le fasi della formazione iniziale”.

E quando il testo venne pubblicato in spagnolo, curato da don Juan José Bartolomé e don Jesús Graciliano González, i recensori dei testi sottolinearono il valore dell’autore, “definendolo uno storico che sa individuare il filo conduttore e unire le vicende umane, fissandone in maniera oggettiva il ricordo” e aggiunsero: “Facendo ricorso all’ermeneutica don Lenti individua, valorizza, contrasta e, spesso, corregge, documenti e interpretazioni su Don Bosco ritenuti indubitabili fino ad oggi. Abbatte con forza e in maniera definitiva miti e visioni superficiali… Opera straordinaria. Piena di temi e percorsi. Eccellente lo sforzo e la realizzazione, dove si uniscono armoniosamente una visione realistica della vita e dell’opera di Don Bosco e la sua autentica motivazione religiosa”.

In quest’anno 2022, in cui la Congregazione si prepara a celebrare il 400° anniversario della morte di San Francesco di Sales e ad approfondirne la figura attraverso la Strenna del Rettor Maggiore sul tema “Fate tutto per amore, nulla per forza”, può tornare utile anche leggere alcune righe che don Lenti spese sulla spiritualità “salesiana” di Don Bosco.

“Come Salesiani possiamo intendere la ‘spiritualità’ come il mezzo nel quale ci muoviamo e ci relazioniamo con i confratelli della comunità, con i ragazzi, con le persone che condividono la nostra missione di educazione-evangelizzazione dei giovani; con la gente in generale.

In sostanza, la spiritualità è amore, è carità. Non dovremmo essere ‘sofisticati’ in questo. In termini pratici, se sostituiamo il termine spiritualità con un altro che ci possa aiutare ad esprimere la nostra idea in un modo migliore, potremmo usare termini come amore, carità, amicizia, desiderio di aiutare, disponibilità agli altri… Nel loro insieme, questi termini possono ben definire la spiritualità quotidiana come l’intendeva Don Bosco.

È in questo aspetto che si può vedere chiaramente l’influenza di San Francesco di Sales. Possiamo essere praticamente certi che Don Bosco conosceva bene l’Introduzione alla vita devota’ (Filotea), capolavoro del santo vescovo di Ginevra. Ed è bene ricordare anche che Don Bosco visse come un mistico, vale a dire con un forte legame con Dio, i santi, in particolare con la Vergine, con cui parlava con vera familiarità. Ancora, egli intese la vita mistica (spirituale) come amore cristiano nella pratica, vissuto nell’apostolato.

In questo senso, la nostra spiritualità non ha orari e si vive nel quotidiano, soprattutto nei rapporti con gli altri”.

La missione: la storia della famiglia De Nardi – Vatican News

Vatican News dedica un articolo alla testimonianza dei coniugi De Nardi, laici in missione, e del figlio Giampiero, sacerdote delle Missioni Don Bosco in Guatemala. Di seguito un estratto dell’articolo a cura di Antonella Palermo.

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Laici in missione, all’insegna di condivisione e fratellanza. La storia dei coniugi De Nardi

La testimonianza di Lillina e Carlo, che fin dagli anni Settanta hanno vissuto qualche mese in Amazzonia, incarna bene il Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale e dice la sfida di portare Cristo nelle regioni più remote della terra, come anche nelle nostre dimore abituali. “L’importante – confidano – è mantenere la porta sempre aperta all’accoglienza dell’altro”

Lillina Attanasio e Carlo De Nardi partirono insieme ad altre due persone cui erano stati affidati compiti diversi: due erano geometri, scelti dall’ispettore salesiano dell’Equador alle prese con i lavori ad un hangar per un elicottero che sarebbe servito ai salesiani per arrivare nei villaggi remoti dell’Amazzonia. All’attuale marito Carlo fu chiesto di incentivare la nascita di una scuola professionale per la riparazione di motori con cui i salesiani cercavano di abilitare i giovani per questo tipo di spostamenti. A lei sarebbe spettato di insegnare l’inglese. Proveniva già da una competenza di questo genere ma, proprio per questo, aveva desiderio di misurarsi con un’altra mansione. Si aggregò ad un missionario salesiano e due suore per raggiungere un villaggio: “Il Signore ti parlerà”, le venne detto. “In effetti è accaduto così – racconta – perché mi si presentò una situazione di emergenza in cui riuscii a salvare una bambina”. Arrivati nel primo villaggio, infatti, la gente era in apprensione perché un serpente velenosissimo aveva morso una piccola, era ormai moribonda. Lillina estrasse un pietra che i Padri Bianchi del Belgio le avevano dato da usare come rimedio in questi casi: si rivelò una vera e propria medicina salva vita. La gente del villaggio volle che lei rimanesse là con loro per un po’. “Così restai quasi cinque mesi da sola, raggiunta poi da Carlo e da una volontaria spagnola”.

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Tramandare, da genitori, l’impegno missionario
Lillina e Carlo hanno due figli, entrambi hanno sempre respirato un clima di chiesa domestica, aperta all’incontro con l’altro, senza distinzioni. Uno dei due, Giampiero, è diventato sacerdote delle Missioni Don Bosco, ora vive in Guatemala. “Guardava le foto di quello che avevamo vissuto noi, sentiva i nostri racconti…”, conclude Lillina. “Una notte ci portarono dal Tribunale dei Minori un bambino dell’età di mio figlio, era senza scarpe, doveva reintegrarsi in qualche modo. Lui gli donò le sue, senza esitare, di sua iniziativa, senza farsi vedere. Piccoli gesti che già dicevano di un cuore generoso”. Prima della pandemia, Lillina e Carlo andavano ogni anno a trovare il figlio in Centro America: “L’ultima volta abbiamo imparato a fare il pane e i formaggi per un corso da impartire alle donne guatemalteche. Ecco, la missione è in fondo semplicemente questo: rendersi utili, nonostante l’età, in un fare quotidiano attraverso cui passa Gesù”.

Il Movimento Giovanile Salesiano celebra il 400° di San Francesco di Sales

Di seguito le parole del Coordinatore del Movimento Giovanile Salesiano don Patrick Anthonyraj riportate da ANS in merito alla celebrazione dei 400° di San Francesco di Sales da parte di tutti i gruppi del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) delle Ispettorie salesiane.

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Nella riunione del Consiglio dei Responsabili del Movimento Giovanile Salesiano (SDB SYM-LEADS) dello scorso dicembre, dopo aver approvato le linee guida del Consiglio Mondiale SDB SYM-LEADS, è stata approvata all’unanimità la proposta di celebrare il 400° anniversario della morte di San Francesco di Sales. I membri del Consiglio regionale dell’Africa-Madagascar sono stati incaricati di coordinare questo evento, al quale parteciperanno tutti i gruppi del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) delle Ispettorie salesiane, come segno di omaggio, gratitudine, amore e devozione verso questo grande santo.

L’equipe organizzatrice, composta dai giovani Fabrice Drabo, Laura Dias, e da don Alphoncious Hamweete, SDB, ha proposto quanto segue:

– Un momento di preghiera comune, preparato dall’equipe, verrà inviato in diverse lingue a tutti i membri del MGS. I gruppi del MGS di ogni parte del mondo si raduneranno il giorno della festa di San Francesco di Sales, il 24 gennaio, o il giorno precedente, per pregare e riflettere sulla sua figura.

– Ogni Ispettoria è incoraggiata a chiedere ad uno o due giovani di realizzare un breve video-messaggio, di massimo 2 minuti, sulla vita e gli insegnamenti di San Francesco di Sales o sulla Strenna 2022 del Rettor Maggiore, ispirata dal motto del santo savoiardo “Fate tutto per amore, nulla per forza”.

– A livello ispettoriale, i giovani verranno promossi e incoraggiati a realizzare quadri e disegni ispirati a San Francesco di Sales o alla Strenna 2022.

Tutte queste iniziative verranno condivise anche sulle reti sociali con l’hastag #symsales400.

“Che la dolcezza del Santo che celebriamo accenda i cuori dei giovani” concludono i promotori del progetto.

Don Patrick Anthonyraj, SDB,

Coordinatore del Movimento Giovanile Salesiano

Disponibile il video ufficiale della Strenna 2022 del Rettor Maggiore

Fate tutto per amore, nulla per forza

Disponibile su ANSChannel il video ufficiale della Strenna del Rettor Maggiore per il 2022:

Di seguito l’articolo pubblicato dall’Agenzia d’Informazione Salesiana ANS.

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Dopo la presentazione ufficiale in anteprima alle Figlie di Maria Ausiliatrice, avvenuta lo scorso 27 dicembre, e dopo l’intervista del giorno successivo in cui il Rettor Maggiore ha illustrato il messaggio della Strenna per il 2022, sul tema “Fate tutto per amore, nulla per forza”, esce finalmente in via ufficiale ed accessibile a tutti il video della Strenna.

Il video, della durata di circa 20 minuti, parte da Annecy, la terra di San Francesco di Sales, per presentare le origini del “santo dell’amorevolezza”. E immediatamente il Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime, coglie i primi tratti comuni tra Francesco di Sales e Giovanni Bosco: entrambi savoiardi, entrambi con un legame particolare verso le rispettive madri, prime educatrici alla fede, ma soprattutto entrambi appassionati di Dio e dell’umano.

Così, nonostante le differenze di censo – il primo nasce in un castello, il secondo in una malandata casa di campagna – lo spirito che maturerà da Francesco di Sales arriverà fino a Torino, a Giovanni Bosco, e poi a tutto il mondo.

Il video ricorda chiaramente come Don Bosco sempre si mostrò debitore verso il vescovo ginevrino; ne ammirava la pazienza e l’amabilità messe al servizio del prossimo; la sensibilità e l’acume, che adoperava nella missione di direttore spirituale; la carità verso il prossimo come misura e cifra della preghiera e del rapporto con Dio; e infatti da lui raccolse alcuni spunti fondamentali per la sua spiritualità.

Come ricorda Don Á.F. Artime, alcune tra le più note massime di San Francesco di Sales – “Tutti potete essere santi, ovunque siate”; “Dobbiamo fiorire lì dove Dio ci ha piantato”; “Studia di farti amare” – oggi sono patrimonio dell’intera Famiglia Salesiana, che attraverso Don Bosco si è abbeverata di questa spiritualità.

“Il motto della Strenna, Tutto per Amore, nulla per forza, è per noi Salesiani come un quarto voto salesiano” sintetizza il Rettor Maggiore.

Da oggi, sabato 8 gennaio, il video della Strenna 2022 è disponibile in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese nei rispettivi canali linguistici di ANS.

RMG – Corso per Delegati della Famiglia Salesiana

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Roma) – Immediatamente al termine delle prossime Giornate di Spiritualità della Famiglia Salesiana (GSFS), in quel di Valdocco e sui Luoghi Salesiani del Piemonte avrà luogo un altro evento di condivisione dello spirito salesiano per alcuni membri dei diversi gruppi di questa grande famiglia spirituale: il corso per Delegati della Famiglia Salesiana (FS).

L’appuntamento occuperà quasi un’intera settimana, dal 16 al 22 gennaio, e vedrà coinvolti una trentina di partecipanti, tra Delegati salesiani di vari Paesi e Ispettorie del mondo, Delegati di altri gruppi della Famiglia Salesiana e relatori.

L’avvio ai lavori si avrà già nel pomeriggio di domenica 16 – quindi subito dopo la chiusura della 40° edizione delle (GSFS) – e prevede la presentazione del corso e i saluti da parte del Rettor Maggiore, Don Ángel Fernández Artime.

Nella mattinata di lunedì 17 le attività prevedono un intervento di don Giuseppe Casti, già Delegato Mondiale per i Salesiani Cooperatori, sul tema “Don Bosco fondatore: Il movimento salesiano. I laici nella mente di Don Bosco”; oltre alla presentazione di diversi gruppi della FS: Salesiani Cooperatori, Exallievi/e di Don Bosco e l’Associazione di Maria Ausiliatrice (ADMA). La giornata sarà completata alla visita al Museo Casa Don Bosco.

Martedì 18 gennaio è in programma la visita al Colle Don Bosco. Oltre al tempo per la visita ai Becchi e a quello per l’Eucaristia nel Santuarietto di Maria Ausiliatrice, nella giornata spiccano le due relazioni – una al mattino, una al pomeriggio – di Don Pascual Chávez, Rettor Maggiore Emerito, sulla Carta d’Identità della Famiglia Salesiana.

Mercoledì 19 verrà dedicato all’approfondimento della figura, del ruolo e della missione del Delegato per la FS, grazie al contributo di don Joan Lluís Playà, Delegato centrale del Rettor Maggiore per il Segretariato per la Famiglia Salesiana; e della relazione tra la FS e la Pastorale Giovanile e la FS e la Formazione. Su questi due temi sono previsti gli interventi, rispettivamente, di don Miguel Angel García, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile, e don Francisco Santos, del Settore per la Formazione.

Giovedì 20 al centro delle riflessioni e delle esperienze sarà la spiritualità salesiana al femminile. Presso Mornese i partecipanti all’incontro potranno ascoltare la relazione di suor Lucrecia Uribe, Delegata mondiale delle Figlie di Maria Ausiliatrice (FMA) per l’ADMA, e quella di suor Leslie Sándigo, Consigliera Generale per la Famiglia Salesiana, oltre a conoscere più da vicino l’Associazione delle Exallieve ed Exallievi delle FMA, e a vivere un momento di preghiera nella Cameretta di Madre Maria Domenica Mazzarello.

Venerdì 21 gennaio, infine, ultimo giorno completo di lavori – il sabato è riservato al disbrigo delle ultime formalità logistiche – ci sarà ancora spazio per ragionare sul ruolo dei laici nella Famiglia Salesiana, grazie all’intervento di Renato Cursi, Segretario Esecutivo del “Don Bosco International”; e per assistere alla presentazione dei gruppi delle Volontarie di Don Bosco e dei Volontari con Don Bosco, all’esposizione sulla santità della FS, da parte del Postulatore Generale per le Cause dei Santi della FS, don Pierluigi Cameroni, e alla presentazione delle funzioni del Segretariato per la FS, da parte di don Joan Lluís Playà.