San Francesco di Sales: l’esempio del santo vescovo ginevrino

Senza l’azione e la persona di Francesco di Sales, ci sarebbe mai stato il Don Bosco del Sistema Preventivo? E perché il Santo dei Giovani scelse il santo vescovo ginevrino come fonte di spiritualità per la congregazione a cui diede vita? Ancora più radicalmente: “Don Bosco fu un vero SALESiano?”. A queste domande ha dato risposta don Gianni Ghiglione, uno dei maggiori conoscitori del pensiero di San Francesco di Sales.

“Due cose belle e importanti San Francesco di Sales può insegnarci ancora oggi” sottolinea don Ghiglione. “La prima è il senso dell’amicizia”: ne troviamo ampia traccia nella sua biografia e precise definizioni nelle sue lettere. “Quando terminò gli studi a Parigi, il suo ritorno ad Annecy fu una marcia di oltre 300 chilometri a piedi, a cavallo e in carrozza insieme a quattro suoi compagni di studi con i quali evidentemente si era creato un rapporto strettissimo”. Possiamo immaginare quale confidenza esistesse fra loro, che permise di commentare in modo approfondito gli anni condivisi sui libri, le osservazioni sullo stato del mondo, i sogni di ciascuno: non una vicinanza formale, non una chiacchiera superficiale, ma un vero incontro di cuori lungo una strada che diventa simbolo di un cammino da amici.

“I suoi scritti, le sue lettere sono una miniera di considerazioni e di testimonianze sulla amicizia” ricorda don Ghiglione. Andrea Ravier raccolse le sue ‘Lettere di amicizia spirituale’ dove ogni destinatario è un uomo o una donna conosciuti in profondità da Francesco sacerdote, in molti casi fino all’intimo dell’anima.

Cosa può suggerire questo ai giovani (e non solo) di oggi?

“Hanno la tendenza a tenere lo sguardo basso, piegato sul cellulare: dovrebbero volgerlo piuttosto allo sguardo altrui in uno scambio interpersonale”. Inviamo battute e pensieri rapidi attraverso i social media ma, raccomanda don Ghiglione, “cerchiamo anche di comunicare cose profonde da vivere e da trasmettere!”.

“La seconda cosa che ci può consegnare oggi san Francesco di Sales è la cura del carattere” continua lo studioso salesiano. “Egli non era nato santo: aveva una tempra orgogliosa, pronta a scattare contro le persone avverse. L’origine nobile lo faceva essere una sorta di cavaliere medievale pronto a lavare le offese o semplicemente a sbandierare la sua superbia”. La mitezza comunemente attribuita al santo Vescovo non era espressione del suo carattere, ma di una impegnata educazione di questo: “il cervello ribolle, ma per grazia di Dio riesco a tenere sotto controllo i sentimenti” confessava ai suoi amici, come Jeanne-Françoise Frémyot, baronessa de Chantal, che divenne con lui fondatrice dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria. L’autocontrollo – al quale si è attenuto nel suo relazionarsi con gli altri e nello svolgere il suo ministero pastorale – è parte della sua ascesi spirituale. Fu un’educazione permanente non alla repressione dei sentimenti, ma alla loro conversione in empatia verso gli altri (una lezione che oggi viene spesso ricercata nelle filosofie orientali, ma che non è inedita per la cultura del cuore cristiano d’Europa).

Per don Ghiglione questa ‘lezione’ sarebbe da riprendere per risolvere i tanti problemi di relazione oggi così comuni. “Nelle famiglie, tra colleghi, fra gli stessi operatori socio-educativi prevalgono i conflitti personali. Anche le relazioni di coppia ‘saltano’ perché i due non hanno un carattere coltivato, fatto di pazienza, di rispetto, di autocontrollo”.

La salesianità è questo, e Don Bosco se n’è fatto portabandiera incastonando il nome di Francesco di Sales nello scudo della sua ‘casata’ religiosa: “Un progetto di educazione dei giovani che gradualmente si è esteso a tutto il mondo perché evidentemente è valido ad ogni latitudine, fondato sui noti principi dell’amorevolezza, della ragione e della religione” ribadisce don Ghiglione.

Che, infine, conclude con soddisfazione: “Il nostro è un metodo che viene da lontano e che va lontano!”

“Povertà educativa: cos’è indispensabile nell’educazione?”: incontro on line con il ministro Bonetti

“Povertà educativa: cos’è indispensabile nell’educazione?” è il titolo dell’incontro on line che si terrà giovedì 8 aprile (diretta YouTube e Facebook) dalle ore 21. L’incontro è organizzato dal Centro Culturale regionale “Enzo Piccinini” e dal centro Caritas dell’Arcidiocesi di Udine.

Partecipano:
Elena Bonetti, ministro per le Pari Opportunità e la famiglia
Vincenzo Salerno, salesiano e direttore della comunità per minori “La Viarte” e per minori stranieri “S. Luigi Gonzaga”
Giosuè Casasola, psicologo
Matthew Pianaro, Cooperativa Fruts di Bosc

 

Dicastero Pastorale Giovanile: MGS prega per il Myanmar

Si riporta di seguito la comunicazione del Dicastero per la Pastorale Giovanile in merito alla proposta di preghiera comune dell’11 aprile 2021 per la situazione del Myanmar.

ROMA, 3 APRILE, 2021
OBIETTIVO: MGS PREGA PER IL MYANMAR

Cari giovani, delegati per la pastorale giovanile e coordinatori ispettoriale di MGS,

Auguri di una Pasqua piena di speranza a tutti voi da tutti noi!

Come membro del Dicastero per la Pastorale Giovanile, responsabile del MGS, dopo aver parlato con Padre Miguel Garcia, consigliere per la Pastorale Giovanile e altri coordinatori regionali, vorrei proporre un momento speciale di preghiera per il Myanmar. La situazione sta diventando sempre più difficile e violenta. Proteste e uccisioni continuano giorno dopo giorno, fino a questo preciso momento. I giovani ne sono vittime.

Per esprimere la nostra preoccupazione e solidarietà, invitiamo tutti i giovani del Movimento Giovanile Salesiano di tutte le REGIONI, a riunirsi per una preghiera comune l’11 aprile 2021 alle ore 15.00 (di Myanmar). La durata della preghiera e le modalità sono a discrezione di ogni coordinatore. Ma la preghiera composta da un cittadino del Myanmar (Vedi il pdf) sai comunque recitata, accompagnandola con candele accese.

Vi preghiamo di rendere virale il momento della preghiera attraverso i vostri social media. Seguiremo l’hashtag – #SYMPRAYSFORMYANMAR Un sincero grazie per la vostra partecipazione.

Sempre nei giovani

DON MIGUEL ÁNGEL GARCÍA MORCUENDE
CONSIGLIERE GENERALE

DON PATRICK ANTHONYRAJ
MOVIMENTO GIOVANILE SALESIANO

Mons. Giuseppe Cognata, don Silvio Galli e Vera Grita – le Cause dei Servi di Dio avanzano

Avanzano le Cause dei Servi di Dio legati alla Famiglia Salesiana. Di seguito un estratto dell’ultimo numero “Umili Voci” dedicato a Mons. Giuseppe Cognata, il Foglio informativo della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Don Galli Silvio, Salesiano di Don Bosco e il Foglio informativo della Serva di Dio Vera Grita, Laica, Salesiana Cooperatrice, portavoce dell’Opera dei Tabernacoli Viventi.

Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata

(ANS – Tivoli) – In un clima di solenne semplicità si è svolta, sabato 12 dicembre 2020, presso la Curia vescovile di Tivoli, l’Apertura ufficiale dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata, (1885-1972), della Pia Società di san Francesco di Sales, Vescovo Titolare di Farsalo, già Vescovo di Bova, Fon- Apertura dell’Inchiesta diocesana di Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata datore dell’Istituto delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Il Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, ha presieduto tale atto, nel corso del quale è avvenuto l’insediamento dei membri del Tribunale, il loro giuramento e quello del Postulatore: don Gaetano Maria Saccà, Delegato Episcopale; don Massimo Sebastiani, Promotore di Giustizia; diacono Luigi De Giusti, Notaio; don Pierluigi Cameroni, SDB, Postulatore. Ha svolto il compito di Notaio della Sessione di apertura il Cancelliere vescovile, don Ernesto Rapone. Nel suo intervento Mons. Pameggiani ha anche voluto attualizzare il messaggio di questa Causa di Beatificazione di Mons. Cognata, affidando al Servo di Dio “tutte le vittime del Covid ed il personale sanitario che sta lavorando per combattere questo virus terribile. Ma, a Mons. Cognata, vittima di calunnie e menzogne, vorrei chiedere di intercedere perché nella Chiesa e nella società cessi il diffondersi di quell’altro virus dal quale Papa Francesco non smette mai di mettere in guardia: la calunnia, la maldicenza, la falsità. Che per intercessione di Mons. Cognata possiamo imparare tutti ad essere franchi e rispettosi vicendevolmente affinché la Chiesa cresca con quella esemplarità che non le è data perché composta di uomini e donne migliori degli altri, ma da uomini e donne che sanno tutti di avere bisogno della Misericordia di Dio per poter sussistere ed essere credibili”. E ha proseguito dicendo: “Mi piace pensare come questo inizio di inchiesta diocesana, cada pochi giorni dopo che Papa Francesco ha indetto un anno dedicato a San Giuseppe, il Santo protettore del nostro Mons. Cognata. Il Santo del silenzio, dell’obbedienza, della paternità, della fiducia in Dio… tutti atteggiamenti che Mons. Cognata ha tentato di vivere pienamente”. A nome di tutta la Famiglia Salesiana il Rettor Maggiore ha portato il 6 suo saluto di vicinanza e di partecipazione a questo evento di grande rilevanza ecclesiale e per tutto il mondo salesiano. In particolare, alla luce della Strenna per il 2021, dal titolo «Mossi dalla speranza: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5)», ha sottolineato come di fronte alla pandemia che ha colpito tutto il mondo, “noi cristiani dobbiamo avere un modo proprio di vivere da credenti questa realtà. Un anno in cui possiamo dire che il nostro confratello Mons. Giuseppe Cognata ha preso il vaccino bellissimo del perdono. Per lui il perdono è stato la norma di vita, nel vivere una vita di sofferenza, però una vita piena di senso di Dio, di fede e di attesa di una giustizia che, senza dubbio, egli pensava che Dio avrebbe dato”. Madre Graziella Benghini, Superiora Generale delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore (SOSC) ha manifestato la gioia e il ringraziamento di tut- to il suo Istituto per questo evento di grazia. Il Servo di Dio Mons. Giuseppe Cognata con la sua spiritualità oblati- va, “Oblatus est quia ipse voluit” (si è offerto perché egli stesso lo volle) è incarnazione singolare di quella cate- na di santità della Famiglia Salesiana che, cominciando con il venerabile Andrea Beltrami e continuando con Augusto Czartoryski, Luigi Variara, Laura Vicuña, Eusebia Palomino, Alexandrina da Costa, Nino Baglieri, Vera Grita e i numerosi martiri, ha reso visibile e incarnato in modo speciale la dimensione oblativa del cari- sma salesiano come intima volontà di partecipazione al sacrificio redentore di Cristo per la salvezza delle anime, e che ricorda come la fecondità del Da mihi animas dipenda dall’ascesi del cetera tolle.

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La Causa del Servo di Dio don Silvio Galli avanza…

Dopo l’apertura dell’Inchiesta diocesana, svoltasi a Chiari il 10 ottobre 2020 e presieduta dal Vescovo di Brescia Mons. Pierantonio Tremolada, tutti coloro che sono stati incaricati di accompagnare l’Inchiesta hanno iniziato a raccogliere le prove testimoniali e documentali tese a dimostrare la vita virtu- osa del Servo di Dio. I membri del Tribunale, ovvero il Delegato episcopale, Mons. Pierantonio Lanzoni, il Promotore di giustizia, don Carlo Lazzaroni, e il Notaio, in un primo tempo don Claudio Boldini, sostituito dal mese di febbraio 2021 dalla Dott.ssa Vesna Cunja, da ottobre 2020 a marzo 2021 hanno ascoltato già oltre 30 testimoni. Per la maggior parte si tratta di persone che hanno frequentato per diversi anni don Galli e sono stati profonda- mente segnati dalla sua testimonianza di vita consacrata e apostolica a servizio degli ultimi, dei feriti nell’anima e nel corpo. Inoltre i tre Periti in materia storica hanno iniziato a ricercare e raccogliere i documenti e gli scritti del Servo di Dio. Tutto questo lavoro è accompagnato da un sentito e diffuso movimento di preghiera per chiedere la glorificazione di don Galli e anche dalla richiesta di grazie per sua intercessione, soprattutto in questo tempo drammatica- mente segnato dalla pandemia. don Pierluigi Cameroni SDB – Postulatore.

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Vera Grita

Un anniversario significativo L’11 febbraio 2021, festa della Beata Vergine di Lourdes, con gioia ricordiamo il luogo particolarmente caro a Vera di Gesù che alla grotta di Massabielle si recava ogni anno in pellegrinaggio offrendo alla Immacolata le sue sofferenze per la conversione dei cuori. Inoltre ricorre oggi il 20° anniversario della creazione del Centro Studi Opera dei Tabernacoli Viventi presso l’Ispettoria di Milano. Era l’11 febbraio 2001, ad un mese e poco più di distanza dalla prima Messa celebrata a Savona presso la Chiesa dell’Ausiliatrice, con tutti i gruppi dei Tabernacoli Viventi, per il Giubileo dell’Anno 2000. Il Centro Studi, dedicato a Vera Grita e a don Zucconi sdb, è consacrato all’Immacolata: a Lei, fin dall’inizio, è stata affidata la guida del Centro Studi affinché l’Opera dei Tabernacoli Viventi potesse essere studiata, meditata e realizzata nella luce di grazia e di verità che solo Lei, Immacolata, poteva dare per realizzare l’opera secondo la Volontà del Signore (Maria Rita).

Cagliero 11 – “I diritti fondamentali” Aprile 2021

Si allega di seguito il  Cagliero 11 n°148 con l’intenzione missionaria salesiana del mese di Aprile 2021.

Intenzione Missionaria Salesiana, alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre.

Cari confratelli e amici,

Ci troviamo già in vena di Pasqua: Pasqua del Salvatore e  Pasqua di chi da tempo era in attesa, in un Venerdì Santo che non sembrava finire più.

Nel Sud Sudan i in varie parti del mondo, milioni di bambini, donne e uomini portano la loro croce con coraggio e speranza, al fianco di Gesù. Perciò la missione fa brillare la nostra vocazione “pasquale” quella di essere la Veronica ed il Cireneo odierni, oppure  apostoli della Vittoria di Cristo, ed imitatori del Compagno di Emmaus, pellegrini capaci di raggiungere i fratelli e le sorelle scoraggiati o smarriti, e di riaccendere al fuoco della Parola e del Pane la fiamma della testimonianza.

Buona festa di Pasqua a tutti voi!

Don Alphonse Owoudou, SDB
Consigliere Regionale
per Africa-Madagascar

Nel laboratorio di Giuseppe. I giovani e il lavoro tra paura e speranza

Per giovedì 29 aprile l’Associazione San Giuseppe Imprenditore, insieme a Oblati di San Giuseppe, Giuseppini del Murialdo e Federazione delle Suore di San Giuseppe, organizza un convegno in diretta streaming dal titolo “Nel laboratorio di Giuseppe. I giovani e il lavoro tra paura e speranza” con in palio otto borse di studio. Di seguito la notizia pubblicata sul sito dell’Associazione con le informazioni per partecipare.

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In occasione della festa del 1° maggio e nell’ambito dell’anno pastorale che Papa Francesco ha dedicato alla figura di san Giuseppe, artigiano e lavoratore, l’Associazione San Giuseppe Imprenditore, insieme a Oblati di San Giuseppe, Giuseppini del Murialdo e Federazione delle Suore di San Giuseppe, promuove l’evento “Nel laboratorio di Giuseppe. I giovani e il lavoro tra paura e speranza”, in programma giovedì 29 aprile (ore 10,30-12,30) con il patrocinio dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e il contributo di BCC-Federcasse e Fondazione Cattolica Assicurazioni.

All’evento, che si svolge in contemporanea da tre sedi – Collegio Artigianelli di Torino, Teatro Oratorio San Paolo di Roma e Teatro Opera San Giuseppe di Lucera (FG) – e in diretta streaming nazionale (partecipazione gratuita con iscrizione), è collegato il concorso “Domani è un’altra impresa”, aperto ai giovani dai 16 ai 23 anni, che potranno partecipare presentando entro l’11 aprile elaborati scritti o documenti multimediali, approfondendo il tema “Tra paura e speranza, nel tempo del coronavirus, nell’ibridazione tra educazione, formazione, orientamento, lavoro e imprenditorialità, quali gli orizzonti di futuro possibili?”. In palio otto borse di studio: il regolamento del concorso è pubblicato sul sito dell’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte e può anche essere richiesto per email a comunicazione@sangiuseppeimprenditore.it o segreteriaotm@murialdopiemonte.it.

«L’educazione al senso del lavoro e la vocazione al fare impresa per il bene comune sono le sfide a cui sono chiamati i giovani per la costruzione del loro futuro e della società che verrà. Crediamo che l’esperienza esistenziale di Giuseppe, sposo, padre e artigiano di Nazareth, che fece del lavoro l’ambito in cui si realizzò la crescita e la dimensione umana di Gesù, possa rappresentare per tanti giovani un modello cui guardare con fiducia e buona ispirazione», spiega Lorenzo Orsenigo, presidente ASGI.

All’evento intervengono tra gli altri il direttore nazionale della Pastorale sociale e del lavoro della CEI don Bruno Bignami, il sociologo Mauro Magatti dell’Università Cattolica di Milano e la psicologa Enza Famulare della cooperativa sociale “Il Nuovo Volo”, oltre che esponenti di Confcooperative, Cgil – Cisl – Uil, Giovani Ucid e Fondazione Cattolica Assicurazioni.

Missioni Don Bosco, per i trent’anni superato il milione di benefattori

Sull’edizione di oggi de La Stampa, Maria Teresa Martinengo intervista Giampietro Pettenon, presidente di Missioni Don Bosco che fa un bilancio sui trent’anni di attività.

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Compie trent’anni Missioni Don Bosco, la Onlus impegnata in progetti a favore dei più deboli nei Paesi dove i Salesiani creano sviluppo a partire dall’istruzione dei bambini e dei giovani, la vera «canna da pesca». Della sua storia e dei progetti in corso – di cui da due anni è testimonial la campionessa Fiona May – abbiamo parlato con il presidente Giampietro Pettenon.

Qual è il mondo di Missioni Don Bosco?
«Dei 134 Paesi in cui sono presenti i Salesiani, un centinaio sono in via di sviluppo, aree in cui le opere, specie all’avvio, non sono autosufficienti. L’autosufficienza per noi è un valore fondamentale, ma in quei Paesi è quasi impossibile. Quindi Missioni Don Bosco è impegnata in Italia per aiutare le opere salesiane in Africa, prima di tutto, in India, in America Latina, in Asia».

Al centro di tutto c’è l’educazione. Come si declina oggi dove c’è più bisogno?
«Sempre nelle nostre attività tipiche: alfabetizzazione, formazione professionale, case famiglia per gli orfani, che sono un fenomeno tipico dei grandi agglomerati urbani. Megalopoli come Rio, Calcutta, Manila, Nairobi attraggono giovani, ma quando la famiglia si disgrega i figli più grandi devono arrangiarsi. I salesiani vanno in aiuto di questi ragazzi che non hanno niente».

Non siete presenti nei contesti rurali?
«Nei villaggi la famiglia allargata sostiene gli orfani.  Come nella Torino dell’800, siamo nelle periferie, il nostro habitat naturale sono i grandi agglomerati urbani dove si ammassa l’immigrazione interna che non ha riferimenti».

La presa in carico è globale…
«Comprende tutti gli aspetti che concorrono al rispetto della persona umana: a partire dall’acqua. Prima di realizzare una scuola ci preoccupiamo del pozzo. E l’acqua è l’elemento a cui le persone che sostengono le opere salesiane sono più sensibili. Poi, la salute dei piccoli e delle donne. In Africa aiutare le donne significa aiutare tutta la famiglia.
In Africa ogni mese apriamo un’opera: abbiamo molte vocazioni e facilità ad essere presenti. Le opere si moltiplicano spesso per prossimità. Siamo in un posto, la parrocchia vicina ci chiede di fare qualcosa anche per i loro ragazzi. In Mongolia pochi anni fa siamo sbarcati con una scuola professionale. Ora abbiamo aperto una comunità per orfani. In India sosteniamo le piccole scuole dove facciamo studiare le bambine attraverso le scuole paritarie di élite, molto
apprezzate, dove si pagano rette salate».

E in America Latina?
«Stiamo vedendo come aiutare un’opera in Brasile, dove siamo da cento anni, nella Conca Amazzonica, al confine con il Perù. In Bolivia abbiamo creato una rete nazionale di 1500 scuole che adottano il sistema pedagogico di don Bosco, sono in parte statali e in parte paritarie. Dove c’è scarsità di cibo si comincia dalla colazione perché a stomaco vuoto non si impara niente. Poi, c’è sempre il cortile, lo sport, il teatro».

Siete in Medio Oriente?
«In Siria siamo rimasti accanto alla popolazione. A Damasco abbiamo acquistato un terreno per raddoppiare, appena possibile, con una grande scuola professionale. In Libano ci occupiamo dei profughi iracheni cristiani».

Quanto è grande la rete che vi sostiene?
«In 30 anni abbiamo superato il milione di benefattori. In Italia abbiamo un gran numero di scuole, siamo molto conosciuti. Negli ultimi dieci Missioni Don Bosco ha raccolto annualmente 15 milioni di euro, 12 in donazioni, 3 in lasciti testamentari. La nostra deve essere una casa con le luci accese e le tende aperte, in modo che da fuori si veda tutto: così si tiene viva la solidarietà».

Qual è l’apporto di Fiona May testimonial?
«Nell’ambiente educativo è un valore aggiunto fondamentale per valorizzare la tematica femminile. Fiona è un’antesignana della multiculturalità. In tutti i Paesi dove ci troviamo c’è il meticciato e noi vogliamo darlo per scontato. Lei è una madre, una sportiva, valori formidabili per noi salesiani, le sue medaglie sono figlie di una fatica che si concentra nell’attimo della gara dove una volta ti va bene, una ti va male. Con lei siamo stati in Etiopia, abbiamo documentato l’attività con i ragazzi di strada. Andremo in Uganda e in India. In un Paese dove la donna è tanto disprezzata, averla per le iniziative di promozione della donna e per la cultura del rispetto sarà vincente».

 

Don Gildasio Mendes: “Internet è una vasta rete di rituali umani e culturali”

Si riporta di seguito l’intervista a don GILDÀSIO MENDES, Consigliere per la Comunicazione Sociale, rilasciata al Direttore del Bollettino Salesiano in Italia, D. Bruno Ferrero.

Carissimi amici e amiche!

Con semplicità, condivido con voi,  una parte dell’intervista che ho dato al Direttore del Bollettino Salesiano in Italia, D. Bruno Ferrero. In essa, sottolineo alcuni punti sulla comunicazione oggi, nella prospettiva salesiana.

Ringrazio per  la vostra a attenzione e fraternità.

BS: Dirigere, animare e far lievitare la comunicazione interna ed esterna della Congregazione Salesiana è un compito pesante?

Sono molto contento di potere lavorare in Congregazione attraverso la comunicazione. Assumere questo servizio di Consigliere per la Comunicazione Sociale è una grande sfida e una missione affascinante! Non direi pesante, ma impegnativa.

Il P. Àngel Fernàndez Artime, nella Proposta Programmatica del Rettor Maggiore alla  Congregazione Salesiana dopo il Capitolo Generale 28 ci propone di avanzare insieme, come educatori, per inculturare il Vangelo nell’habitat digitale.

Siamo una Congregazione con grande forza e creatività comunicativa. Siamo presente in radio, tv, nei social media, case editrici, Facoltá di comunicazione, internet, sempre con la presenza e la collaborazione dei giovani e dei laici che condividono lo spirito e la missione di don Bosco.

Nel contesto del mondo digitale e dei social media, la comunicazione affascina ma insieme sfida.

Per noi salesiani educatori, la comunicazione è fondamentale per la nostra missione. Infatti siamo un vasto movimento di comunicazione nel mondo!

Credo che sia molto importante oggi per noi comunicare a partire dalla nostra identità di consacrati, di salesiani, di educatori. Comunicare partendo dal Vangelo e dal carisma di don Bosco.

Oggi non è sufficiente essere qualificati comunicatori nei social media. È necessario agire insieme sia sotto l’aspetto istituzionale che carismatico. Questo significa, avere una progetto educativo, valori condivisi, gruppo di riferimento e di appartenenza, agire come membra di un unico corpo.

Oggi parliamo spesso di reti, di ecosistema comunicativo, di convergenza di tecnologie di informazione. Dobbiamo accompagnare queste nuove visioni di comunicazione ma sempre come comunità e in prospettiva pastorale-educativa.

BS: Che cosa pensa del mondo comunicativo, oggi?

Veramente la comunicazione digitale e online è una vera rivoluzione culturale.

In poche decadi il mondo ha vissuto un cambiamento di paradigma culturale e sociale profondo a causa delle tecnologie dell’informazione, di internet, dei social media, dello smartphone.

Sappiamo che la Chiesa e la Congregazione Salesiana, in forma attualizzata e sicura, offrono riflessione, criteri e metodologie per vivere e lavorare in questo habitat digitale.

Evidentemente con la crescita del mondo digitale, emergano eppure sfide come la sicurezza, la privacy; inoltre, tra altre sfide, occorre anche ricordare che il divario digitale.

Per noi Salesiani, la grande sfida è come educare e evangelizzare in questo nuovo habitat. Abbiamo ormai molti studi fatti nella nostre Università a livello mondiale sul fenomeno della comunicazione. Abbiamo Centri di comunicazione, gruppi di studio, riflessione e pratica pastorale nell’habitat digitale.

Penso che dobbiamo continuare a approfondire su come evangelizzare l’habitat digitale. Certamente possiamo limitarci a fare semplicemente informazione in internet e nei social media; o stare online giorno e note. Tutto questo va bene. Però la sfida è maggiore!

BS: Come comunicare a partire del carisma salesiano, con creatività, significatività e qualità?

Questo richiede alcuni criteri e metodologie chiari e condivisi.

In verità, l‘Internet è una vasta rete di rituali umani e culturali.

In internet troviamo arte, culinaria, politica, moda, sport, musica, film, shopping, i rapporti tra le persone, informazione sulla vita quotidiana, contenuti religiosi, riti di vita e di morte. La persona umana comunica perché cerca sempre un significato, un modo di esprimere la sua libertá e i suoi sogni.

Per questo, dobbiamo guardare l‘internet come parte della nostra vita, come espressione e estensione dei rituali umani. Penso che a partire da questi rituali, da questi elementi antropologici e culturali possiamo approfondire l’evangelizzazione nell’habitat digitale. 

Inoltre siamo sollecitati ad accompagnare l’evoluzione della tecnologia. La chiamata 5G porterà un altro grande cambiamento nel modo di comunicare, soprattutto permettendo l’accesso più veloce e con più capacità di gestire dati e informazione. L’internet mobile cresce dappertutto nel mondo.

Il mondo della comunicazione è in sé, semplice. Però, considerando la velocità della trasformazione digitale, è sempre importante accompagnare e dare una risposta educativa al nuovo che c’é e che si avrà in questo campo.

Ad esempio, conoscere meglio come funziona il linguaggio degli algoritmi nel mondo digitale; come le grandi Aziende utilizzano questi linguaggi e qual è l’impatto nella vita delle persone e delle comunità. L’ educazione a distanza è una nuova realtà che cambierà molto il modo di insegnare e di apprendere.

La comunicazione a servizio del creato, della sostenibilità, dell’inclusione digitale, dell’istruzione e della sicurezza sanitaria sono molto importanti per noi, per le famiglie. L’intelligenza artificiale è una realtà che cresce e crescerà molto. Il controllo dell’informazione a livello di azienda e di governi, aspetti etici e di sicurezza certamente meritano la nostra attenzione, lo studio e l’accompagnamento.

BS: Quali sono le linee programmatiche che si propone?

Abbiamo tre grandi priorità per il Settore di Comunicazione: la formazione dei nostri delegati di comunicazione: l’accompagnamento dei salesiani e laici coinvolti nella comunicazione e la comunicazione istituzionale (comunicazione interna e esterna, lavoro collaborativo e in rete, qualità delle infrastrutture digitali all’interno della istituzione, gestione di crisi, sistema di reti, creazione e distribuzione di informazione…).

Nella comunicazione istituzionale vogliamo eppure curare il Bollettino Salesiano, le Case Editrici, i siti e le reti sociali. Tutto questo richiede dialogo, senso di collaborazione e molto lavoro.

Lavorare nella gestione condivisa con i laici è una scelta fondamentale per la comunicazione in questo tempo.

La digitalizzazione delle nostre communita e opere e la preparazione professionale e pastorale dei salesiani e dei laici sono passi importanti che vogliamo condividere nelle Ispettorie e con la Famiglia Salesiana.

Inoltre, vogliamo approfondire la dimensione missionaria della comunicazione e sviluppare la gestione in modo collaborativo soprattutto con i Settori della pastorale giovanile, della formazione, delle missioni e della Famiglia Salesiana.

Gildasio Mendes
Consigliero per la Comunicazione Sociale
Roma, 20 Marzo, 2021

Siria – Quando l’amore si accende nella forma di uno 0+

Dal sito dell’agenzia salesiana ANS.

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(ANS – Aleppo) – Dieci anni di guerra, una pandemia in corso, inflazione, disoccupazione… La Siria oggi è un Paese con una quantità innumerevole di seri problemi e pertanto in estrema difficoltà. Eppure, c’è ancora spazio per un raggio di speranza che riscalda i cuori e che fa immaginare un futuro più luminoso. Lo testimonia una bella storia di solidarietà che vede protagonista la giovane Pamela, una ragazza dell’oratorio salesiano di Aleppo.

Pamela è una studentessa al quinto anno della Facoltà di Medicina dell’Università di Aleppo. Poiché da circa due mesi manifestava diversi sintomi allarmanti, si è sottoposta a diverse analisi. E dai risultati i medici hanno valutato che le sue condizioni di salute richiedessero una grande fornitura di plasma sanguigno (una media di 13 sacche per sessione) e per diverse sessioni. Per capire l’urgenza e la gravità della situazione bisogna chiarire che una sacca di plasma è ottenuta da 7 sacche di sangue: questo spiega la grande e urgente necessità del maggior numero possibile di donatori per assicurare le quantità di plasma richieste.

Si sono quindi diffuse notizie e telefonate, dapprima ad Aleppo, e poi a livello di tutta la Siria per le donazioni. Attraverso le reti sociali e le condivisioni dei messaggi si è sviluppata una catena di appelli che esortavano a contattare e motivare il maggior numero possibile di donatori di sangue dal gruppo 0 positivo.

Il risultato è stato visibile nella mattinata del 21 marzo: alla porta della banca del sangue, moltissime persone, giovani e anziani, uomini e donne, alcuni che conoscono Pamela e altri no, musulmani e cristiani si sono riuniti, accorsi per esprimere il loro amore e la voglia di fare il bene. “E non sono andati via, finché la banca del Sangue non ha chiuso” racconta il salesiano aleppino don Pier Jabloyan.

“Vogliamo condividere questo fatto per dire che c’è sempre speranza, nonostante la brutalità della guerra e il pesante disagio economico che sta passando la Siria. Di fronte a una richiesta di aiuto, abbiamo trovato la solidarietà e la vicinanza tra i cittadini siriani, e oggi assistiamo a un amore sincero e una risposta senza pari per Pamela…” commenta con rinnovata speranza il salesiano.

I figli spirituali di Don Bosco, anche in questo caso, non sono stati a guardare: sia ad Aleppo, sia in Siria e in tutto il Medio Oriente, non hanno esitato a dare sostegno da vicino o da lontano a Pamela, incoraggiandola e sostenendola, e facendo pregare per lei.