Agnelli: intervista al giovane scalatore Federico Tommasi su TV2000

Federico Tomasi, alunno della 2°A della scuola media salesiana dell’Istituto internazionale Edoardo Agnelli di Torino, è stato intervistato su TV2000 a “L’ora solare” come il più giovane scalatore italiano che a soli 11 anni è riuscito a raggiungere la vetta del Monte Cervino.

Di seguito l’articolo dell’ Agnelli.

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Federico Tomasi, 11 anni, è il più giovane bambino italiano a scalare la vetta del Cervino. Condividiamo l’intervista a “A L’ora Solare” su TV2000, accompagnato dal papà Fabio Tomasi che ha compiuto insieme al figlio la seconda scalata, quella sul Monviso.

Accompagnato da Matteo Faletti, guida alpina del Trentino, è partito il 14 agosto alle 8,30 da Plan Maison, nel comune di Valtournenche in Valle d’Aosta, a 2.561 metri di quota, ha dormito alla Capanna Carrel a 3.835 metri dove è arrivato in quattro ore, e poi è ripartito il 15 agosto alle 3, con freddo e buio, alla volta della cima a 4.478 metri. In quattro ore ha scalato il Cervino dal versante italiano!

Agnelli: “Buona Notte”missonaria di Piero Ramello

L‘istituto salesiano Agnelli di Torino riporta una testimonianza di Piero Ramello in cui viene descritta la situazione in Pakistan partendo dai lati positivi come l’accoglienza semplice e generosa fino a giungere infine ai lati più negativi come il tasso basso di alfabetizzazione e i problemi politici e terroristici.

Di seguito l’articolo.

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I Salesiani in Pakistan sono arrivati poco più di vent’anni faIl pioniere è stato don Pietro Zago. Attualmente abbiamo due presenze.

A Quetta vi sono due confratelli, una scuola con circa cinquecento allievi e convitto.

A Lahore siamo tre confratelli. Abbiamo scuola, centro di formazione professionale, convitto e aspirantato per un totale di oltre quattrocento ragazzi.

Del Pakistan ammiro soprattutto tre cose: la religiosità diffusa, la popolazione estremamente giovane e la sua capacità di offrire un’accoglienza semplice e generosa.

Sarà, forse, che l’Asia meridionale ha una lunga tradizione di interiorità e di vita spirituale, il fatto è che qui ogni cosa porta a riferirsi a Dio. Anche i giovani con cui vivo pregano spesso e volentieri; quando pregano, sono molto concentrati. Ciò mi fa un gran bene. Riguardo ai giovani, poi, c’è da dire che sono veramente numerosi. Più della metà degli abitanti del Pakistan sono sotto i 19 anni. Per strada si vedono bambini, ragazzi e giovani dappertutto. Tutti sono molto gentili e accoglienti.

Il Pakistan non è un paese tranquillo. Ci sono alcuni nodi problematici, come l’instabilità politica, il terrorismo, la povertà, le tensioni interne e un tasso di alfabetizzazione del 49,9%. Rimane irrisolta la questione Kashmir: India e Pakistan si odiano da quando sono nati. Un altro nodo è la tensione settaria tra sciiti e sunniti. Inoltre, il vicino Afghanistan crea problemi di profughi e infiltrazioni terroristiche. In Pakistan la religione islamica è praticata dal 96,5% della popolazione. I cristiani sono l’1,5%, per metà cattolici e metà protestanti.

Quanto a fatiche e a difficoltà, per me la maggiore è la barriera linguistica. Il mio livello di Urdu è ancora a livello pre-infantile. In ogni caso, i ragazzi tra di loro parlano in punjabi. A scuola i ragazzi studiano urdu e inglese dalle elementari. Pochissimi, però, sono in grado di sostenere una conversazione anche semplice in inglese, e non parlo solo dei ragazzi delle classi inferiori. Come insegnante di Fisica, sinceramente non ho grandi soddisfazioni, a parte il calore del rapporto umano con i ragazzi. In classe ho l’insegnante di sostegno (non per i ragazzi, ma per me!) che traduce in urdu. Trovo che la scuola pakistana, per come la conosco, dia troppa importanza all’aspetto mnemonico (basta sfogliare i libri di testo) trascurando le competenze. Il livello di apprendimento è molto basso sorattutto perché la frequenza non è assidua. Un giorno capita di avere in classe ventiquattro allievi; il giorno dopo, magari, soltanto nove. Ogni tanto spunta qualche nuovo allievo e, purtroppo, qualcun altro abbandona la scuola.

Una delle lezioni che sto apprendendo dal Pakistan è la disponibilità al cambiamento e alla precarietà. Imparo che i programmi possono essere modificati all’ultimo momento, magari senza un minimo preavviso, che basta un’interruzione della corrente elettrica (non infrequente) per dover reinventare sull’istante un’attività, che la qualità dei rapporti con le Autorità è legata alle disposizioni di animo (mutevoli) di una singola persona. Al riguardo, ultimamente la precarietà è vissuta anche nei confronti della possibilità, per i missionari, di rimanere in Pakistan. Pure in passato l’attesa per il visto di ingresso era lunga, ma il rinnovo annuale veniva concesso senza grosse difficoltà. Ultimamente il rinnovo del visto per i missionari comincia ad essere rifiutato o, per lo meno, come nel mio caso, arriva con molto ritardo ed ha la durata di sette mesi.

Nonostante la precarietà della situazione, il sostegno dei miei confratelli e, in particolare, dei ragazzi, mi spingono a dare il meglio. Nella nostra scuola e nel convitto abbiamo dei ragazzi d’oro. Tra gli exallievi, poi, vi è Akash Bashir, un giovane che nel 2015, mentre era in servizio d’ordine presso la parrocchia del nostro quartiere, non ha esitato a sacrificare la propria vita per impedire ad un attentatore di entrare in chiesa per compiere una strage.

Conto sulla preghiera di tutti voi. Anch’io prego per la mia ex ispettoria.

Un abbraccio.

Piero Ramello.

Michele Rua: Maker Lab, un modo diverso di imparare

All’Oratorio Salesiano Michele Rua pochi giorni fa è stato inaugurato il Maker Lab, un laboratorio in cui, con l’aiuto di alcuni professionisti, i ragazzi hanno la possibilità di imparare le basi di informatica e della sartoria.

Di seguito l’articolo dell’Oratorio Salesiano Michele Rua.

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A chi non è capitato di inorgoglirsi per aver costruito qualcosa, fatto qualcosa, preparato qualcosa con le proprie mani. Se poi lo si è fatto non sapendo bene da dove cominciare e solo con qualche piccolo aiuto, allora ancora di più ci si sente soddisfatti.

Con questo animo, con il desiderio di far emergere le capacità di ciascuno, oltre e di più delle sole nozioni, nasce e si lancia il maker lab, inaugurato pochi giorni fa….

ossia il laboratorio del fare, dove con l’aiuto di alcuni professionisti dell’informatica e della sartoria si desidera insegnare a fare giocando, a fare insieme, a fare per spendere le proprie capacità acquisite per costruirsi un futuro.

Un modo diverso di insegnare e di imparare, ma non per questo meno qualificante, che non si muove in antitesi, ma in parallelo e in sinergia con altri modi di apprendere: caso mai è un tassello in più di quel complesso mondo dell’educazione e dell’insegnamento che dobbiamo saper percorrere con strumenti sempre nuovi, diversi, adatti a ciascuno di coloro che vi si vogliono cimentare.

Salesiani Vercelli: Da oggi la Chiesa al Belvedere sarà “Santuario” urbano

In occasione della festa Liturgica di San Giovanni Bosco, Mons. Arnolfo ha dato l’annuncio che la chiesa del Sacro Cuore sarà, oltre che chiesa parrocchiale, anche “Santuario” urbano, proprio come vollero i fondatori.

Di seguito l’articolo pubblicato su Salesiani Vercelli che ne riporta la notizia.

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LA FESTA DI DON BOSCO PORTA AL SACRO CUORE UN REGALO SPECIALE – Da oggi la Chiesa al Belvedere sarà “Santuario” urbano – L’Arcivescovo ha accolto la richiesta del suo “coscritto” Don Augusto

La Festa Liturgica di San Giovanni Bosco è sempre un momento importante per raccogliere tutta la Comunità Pastorale 18 (oltre al Sacro Cuore al Belvedere, anche Caresanablot e l’Isola) che è affidata alla cura della Congregazione Salesiana, senza dimenticare quella femminile delle “Suore missionarie dell’Immacolata Regina della pace” fondata dal Beato Francesco Pianzola. Perciò, dalle tante persone cui hanno fatto del bene, sono sempre state affettuosamente chiamate “pianzoline”.

Le suore pianzoline, che qui a Vercelli hanno illustrato, lungo almeno 60 anni e più, il carisma della loro congregazione: prima all’Oratorio di San Salvatore ed ora all’Isola.

Eccole qui, insieme, appunto, ai cinque sacerdoti salesiani che operano in Vercelli ed alle suore Figlie di Maria Ausiliatrice, le consacrate della Congregazione femminile salesiana, fondata da Suor Maria Domenica Mazzarello.

Una comunità a servizio della Parola, dell’Eucarestia e del popolo di Dio. Comunità che, al Belvedere, da oggi potrà pienamente fregiarsi di un ulteriore titolo. La chiesa del Sacro Cuore sarà, oltre che chiesa parrocchiale, anche “Santuario” urbano. Così lo vollero i fondatori, ma la circostanza non fu mai pienamente “ufficializzata” in ambito ecclesiale. Ebbene, oggi, approfittando della presenza dell’Arcivescovo, il parroco Don Augusto Scavarda ha voluto che fosse proprio Mons. Arnolfo a dare questa autorizzazione.

E don Marco non ha saputo (come avrebbe potuto, davanti a tutta l’assemblea dei fedeli?!) dire di no: oltretutto, Don Augusto è suo coscritto e sappiamo che fra coscritti c’è una solidarietà ben nota. Dunque, da oggi, 31 gennaio, il Sacro Cuore al Belvedere è – con tutti i crismi dell’ufficialità – Santuario. Con tutto quello che segue anche in termini di prerogative ecclesiali, indulgenze a benefici spirituali.

La celebrazione – con la liturgia animata dalla sempre splendida corale – ha messo in rilievo passaggi sempre molto significativi del magistero di Don Bosco.

Sia nell’omelia, sia nel messaggio che ha anticipato la benedizione del pane (altra tradizione oggi rinnovata) l’Arcivescovo ha sottolineato quanto di ulteriore dica anche agli uomini ed alle donne di oggi, il simbolo di un “pane” che può essere guardato secondo tre prospettive.

Il pane che nutre il corpo, che è dovere di ciascuno di noi non fare mai mancare a nessun essere umano su questa terra.

Il pane eucaristico, che assicura la compagnia di Cristo.

Infine, il pane che aiuta a crescere i giovani, almeno quanto quello materiale: è il pane della sapienza, sollecitudine ed amore educativi.

Proprio nel timore che venisse a mancare “questo” pane, i ragazzi del Valdocco, quando Don Bosco cadde malato e si temeva il peggio, digiunarono e pregarono per impetrare la grazie della sua guarigione.

Il pane materiale, ormai, non mancava più loro: loro, però, non volevano essere abbandonati, temevano di avere di nuovo “fame” di amore, di cure, di insegnamento.

Il video che volentieri offriamo come segno modesto della partecipazione di VercelliOggi.it a questa così cara ricorrenza, riprende tanti di questi momenti: l’omelia di Mons. Arnolfo, la benedizione del pane, la benedizione che suggella la celebrazione, impartita con la reliquia di Don Bosco.

Buona visione e, da domani, in visita al Santuario del Belvedere.

Intervista a Don Stefano Martoglio – Liceo Salesiano Valsalice

In occasione della Festa di don Bosco 2022 i Rappresentanti di Istituto del Liceo Salesiano Valsalice hanno intervistato don Stefano Martoglio, Vicario del Rettor Maggiore dei Salesiani.

Don Stefano Martoglio è nato il 30 Novembre 1965 a Torino. Entrato nel 1984 al Noviziato “Monteoliveto” di Pinerolo, ha emesso i primi voti nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino l’8 Settembre 1985 e i voti perpetui il 27 Settembre 1992 a Castelnuovo Don Bosco.

È stato ordinato sacerdote a Torino l’11 Giugno 1994. Ha servito la comunità salesiana come Consigliere dell’opera di Pinerolo e dell’opera San Domenico Savio di Valdocco, prima di diventare, nel 2004, il Direttore della Casa Madre della Congregazione, sempre a Valdocco.

Nel 2008 è stato nominato Superiore della Circoscrizione Speciale Piemonte e Valle d’Aosta. Ha partecipato al Capitolo Generale 25 e ha fatto parte della Commissione precapitolare del Capitolo Generale 27. Il Capitolo Generale 27 lo elesse come primo Consigliere regionale per la regione Mediterranea. Il Capitolo Generale 28° della Congregazione Salesiana lo ha eletto come Vicario del Rettor Maggiore, per il sessennio 2020-2026.

Di seguito il video dell’intervista:

perché i salesiani, c’è stato per caso una persona o un evento nella sua vita che l’ha portata a scegliere questo ordine?

“questi anni passati in una casa salesiana mi hanno fatto fare un’esperienza bellissima, per cui mi è cresciuta dentro una domanda: ma se quì mmi son trovato così bene equesta gente con cui sono stato è evidente che è contenta di quello che è, e di quello che vive, perché io no?”

– Nella sua vita da Vicario e anche prima, pensa di aver mai incontrato una persona della bontà e della lungimiranza di don Bosco?

“Sì più di una e dissi: ma guarda questa persona splendida, don Bosco doveva essere proprio così”

– È possibile che nasca un nuovo don Bosco oggi dalle persone con una caratura morale come quella del santo? –

” è sicuro che sorgeranno e sorgono persone forti, determinate, intuitive, capaci di presente e di futuro come don Bosco allora così come oggi.”

Io con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi“. “Io per voi vivo, per voi studio, per voi lavoro sono disposto a dare la vita” (Don Bosco).

Salesiani Novara: Lettera del Direttore – Festa di Don Bosco 2022

Riportiamo la lettere del direttore della casa Salesiana di Novara, don Fabio Mamino, in occasione della Festa di don Bosco 2022.

“Era un uomo che faceva venire voglia di amare Dio”

Cari ragazzi, cari genitori, cari professori,

non posso non pensare a voi nell’imminenza di quello che è un po’ il nostro “secondo Natale”. Abbiamo da poco celebrato quello di Gesù Cristo, e proprio a metà dell’anno scolastico – fra i quadrimestri – quasi a risvegliare le forze che un po’ iniziano ad affievolirsi, ci è dato di festeggiare la “nascita” (al Cielo) di don Bosco.

Il 31 gennaio, data della sua morte, è per noi motivo di gioia, perché ci ricorda per cosa ha vissuto e si è donato don Bosco nei suoi 73 anni di vita: per l’eternità, non per meno di questa!

Lui, che sul letto di morte dice ai suoi giovani “vi aspetto tutti in Paradiso”, è ora la certezza di una presenza attiva che intercede per noi presso Dio: che bello pensare che da lassù don Bosco continua ad essere “padre, maestro ed amico”, chiedendo instancabilmente al Signore della Vita di non lasciare soli i giovani del mondo. Così dovrebbe essere ogni salesiano: in continua ricerca di tutti gli aiuti e le idee possibili affinché nessun ragazzo sperimenti la solitudine e l’abbandono. Così vivono i figli di don Bosco oggi.

Fra le tante testimonianze possibili, mi è caro ricordare in questi giorni il nostro don Giovanni Succi, che si è spento all’età di “soli” 99 anni: erano pochi, per la voglia di vivere che portava dentro. Perché don Succi era diventato anziano, ma non vecchio, e questo tutti lo possono testimoniare. Guardando a lui, abbiamo trovato don Bosco nella sua preghiera incessante per i ragazzi del San Lorenzo, che portava nel cuore anche nel ricovero degli ultimi mesi: “dov’è il tuo tesoro, lì sarà anche il tuo cuore” dice il Signore.

Don Succi ha vissuto la bontà paterna di don Bosco, avvicinando con discrezione tantissime persone nella sua vita, tanti e tanti ragazzi di cui portava memoria e che accompagnava con il ricordo e qualche lettera anche da exallievi, una volta lasciata la scuola salesiana.

Don Giovanni andava fiero del sapere come alcuni di questi si fossero distinti per qualche merito, nell’aver realizzato qualcosa di grande (magari pubblicato un libro) o nell’aver portato con onore il nome di don Bosco e dei salesiani nel mondo. Lui, orgoglioso di essere salesiano, si è spento felice dell’aver donato la vita sulle orme di don Bosco.
Alcuni testimoni oculari della vita di San Giovanni Bosco dicevano di lui che “era un uomo che faceva venire voglia di amare Dio”! Questa è il frammento di testimonianza che preferisco, e che da sola è già capace di descrivere un santo: basta guardarlo per sentirsi – non spinti ma – attratti a guardare oltre lui, a cercare Dio nella propria vita, e a farlo con fedeltà.

Don Succi ha saputo in molti modi toccare il cuore delle tante persone che erano presenti giovedì 28 nel nostro Santuario per l’ultimo saluto, e siamo sicuri che molte altre avrebbero voluto aggiungersi se solo avessero potuto.
Grazie don Bosco, perché sulla tua scia molti uomini e donne hanno intrapreso opere straordinarie, e molte altre ne verranno. Grazie perché continui ad essere la scintilla e l’ispiratore di un’energia di bene da compiere insieme, tra generazioni, per la salvezza dei giovani.

Buona festa a tutti!

Don Fabio Mamino
Direttore

Don Bosco Borgomanero – Una targa all’ingresso della sua classe: in memoria di Filippo

Al Collegio Don Bosco di Borgomanero è stata apposta una targa all’ingresso dell’aula che ospita la Quinta Ginnasio in memoria di Filippo Allorio, giovane studente scomparso il 19 dicembre scorso in un incidente sulle piste da sci ad Alagna.

Di seguito il Comunicato Stampa del Collegio Don Bosco di Borgomanero.

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Comunicato Stampa

Una targa all’ingresso della sua classe: in memoria di Filippo

La famiglia del Don Bosco di Borgomanero ha voluto ricordare, anche in questo modo, il suo giovane studente, scomparso il 19 dicembre scorso.

«In memoria del nostro Filippo Allorio»: da oggi questa targhetta campeggerà all’ingresso dell’aula che ospita la Quinta Ginnasio, la classe di Filippo, vittima di un incidente sulle piste da sci ad Alagna il 19 dicembre.

Il direttore Don Giuliano Palizzi e il preside Giovanni Campagnoli hanno mostrato la targa ai genitori e alla nonna di Filippo, che hanno anche incontrato i suoi compagni di classe, nell’occasione, per esprimere la loro gratitudine per l’affetto e la vicinanza mostrati verso la famiglia nei giorni della tragedia.

L’incontro è stato preceduto dalla celebrazione della Messa nella chiesa di Maria Ausiliatrice, alla presenza delle classi di Filippo e del fratello Matteo, di famigliari e docenti.

Per ricordare Filippo sarà anche istituita una borsa di studio a suo nome, che sarà assegnata a uno studente della scuola in considerazione del merito scolastico e della situazione economica famigliare.

Il 2022 si concluderà poi con una giornata dedicata a Filippo, un giorno di gioia all’insegna dello sport e di quei valori in cui lui ha tanto creduto. E da oggi in avanti, l’aula che l’ha visto tante volte sui banchi resterà per sempre l’«aula di Filippo».

Foto: il Direttore, il Preside, i genitori e la nonna di Filippo di fronte alla targa

 

San Luigi Chieri: “Discovery Don Bosco” – Domenica 30 gennaio 2022

Di seguito il programma dei festeggiamenti dedicati a San Giovanni Bosco previsti per domenica 30 gennaio 2022 presso la realtà salesiana di Chieri.

DOMENICA 30 GENNAIO 2022

Ore 11.00: Santa Messa solenne nel cortile dell’Istituto Salesiano San Luigi via Vittorio Emanuele II, 80

Dalle ore 1500 alle ore 17.00: i volontari accoglieranno i visitatori in alcuni luoghi significativi della presenza salesiana a Chieri:

  • Centro Visite don Bosco – Seminario, via san Filippo 2
  • Caffè Pianta, via Palazzo di Città 1
  • Istituto Santa Teresa, via Palazzo di Città 5
  • Piazza Cavour

CFP Fossano:Nuovo look al laboratorio di elettro

Al Cnosfap di Fossano, all’interno del laboratorio di elettro sono state posizionate delle infografiche omaggiate dalla Finder.

Di seguito l’articolo del CFP Fossano

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Nei giorni scorsi, all’interno del laboratorio di elettro, sono state posizionate delle infografiche omaggiate dalla Finder. Anche in questo caso la Finder, azienda leader nella produzione di relè, si dimostra attenta all’attività formativa del CNOS-FAP di Fossano perché, oltre alle infografiche, ha donato svariati prodotti programmabili con tecnologia NFC e alcuni termostati e cronotermostati smart. 

I formatori e gli/le allievi/e del settore elettrico intendono ringraziare il Sig. Maurizio Tugnolo, responsabile della Finder, per questa ulteriore dimostrazione di riguardo per il nostro centro di formazione professionale. 

Scuola Media Valdocco: lettera ai genitori – gennaio

Il Coordinatore delle Attività Didattiche della Scuola Media di Valdocco, il prof. Davide Sordi, nella lettera di gennaio indirizzata ai genitori degli alunni, riporta una breve panoramica della situazione attuale, tra DAD e lezioni in presenza, con uno sguardo verso la festa di San Giovanni Bosco. Di seguito la lettera.

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Carissimi genitori,

con la stessa familiarità con cui vi accogliamo a Valdocco, vi racconto il momento che stiamo vivendo.

La ripresa dell’attività scolastica, dopo le festività natalizie, ha segnato un veloce peggioramento della situazione pandemica, coinvolgendo fortemente anche la nostra scuola. Ad oggi tre classi sono in DAD, altre cinque sono ai primi livelli delle disposizioni ministeriali, quattro insegnanti positivi, ma fortunatamente in fase di rientro ed un numero non calcolabile di allievi e genitori in quarantena per contatti casalinghi. Il quadro va peggiorando con il passare delle settimane. A complicare la situazione si aggiungono alcuni fattori di instabilità come il quadro normativo, che varia in brevissimo tempo e che non è di facile interpretazione, il black-out comunicativo tra ASL e scuola e la difficoltà dei medici di base nell’accompagnare questa fase. Ci sentiamo SOLI. Soli nella gestione dell’emergenza, soli nel prendere decisioni che riguardano le disposizioni, soli nel dare risposte ai genitori che, non trovando appoggi altrove, ci chiedono pareri che riguardano aspetti medico sanitari come quarantene, isolamenti e protocolli di contagio. Soli nel far fronte alla situazione straordinaria
mantenendo in vita l’ordinario scolastico.

Soli come Istituzione Scuola, ma non come Scuola Valdocco, perché compartecipando alle fatiche e alle difficoltà delle famiglie riceviamo di ritorno appoggio emotivo, affettivo, corresponsabilità nelle scelte e attestati di stima da tantissimi di voi. Tutto questo ci fa bene e ci aiuta a fare del bene ai vostri figli.

Nonostante questa fase di criticità e di incertezza gli allievi rimangono splendidi, proseguono la loro vita con coraggio, si distanziano e si riavvicinano mascherati, provando a riprogettarsi spazi di incontro e di relazione. Con loro, gli insegnanti, che con forza recuperano dalla realtà alcuni brandelli di normalità per riuscire a mettere in scena una rappresentazione del quotidiano che superi l’emergenza, la paura e la precarietà.

Siamo a gennaio, mese salesiano, ci avviciniamo al 31, festa di Don Bosco. Come salesiani siamo figli di un sognatore e come tali ci sentiamo autorizzati a guardare lontano, ben oltre l’orizzonte che si presenta oggi.

Invito tutti, genitori, allievi ed insegnanti a guardare lontano, con un atteggiamento di responsabile ottimismo che diventa speranza. La speranza di poter tornare, già in primavera, a riprendere la vita con quella sana normalità che da tanto tempo attendiamo.

Un caro saluto

prof. Davide Sordi