La testimonianza: A. e il suo Spazio Anch’io dal Parco del Valentino alla cucina

Cosa vuol dire Don Bosco in San Salvario? Ecco la testimonianza di A., 22 anni, originario del Marocco, che grazie a Spazio Anch’io, progetto inserito all’interno delle attività dell’Educativa di Strada dell’Oratorio San Luigi, sta ricevendo un sostegno legale, un orientamento al lavoro e alla formazione che gli ha permesso di lavorare come cuoco in un ristorante, come racconta lo stesso:

Mi chiamo A., sono nato in Marocco, sono arrivato qui in Italia con mia madre quando ero piccolo. Ho frequentato le scuole in Italia fino ad arrivare al 4° anno delle superiori. Durante quest’ultimo anno ho avuto dei problemi di salute che mi hanno costretto a lasciare la scuola. Sono però riuscito, tramite percorsi di sostegno e supporto, e anche grazie al San Luigi, a inserirmi in percorsi formativi sulla ristorazione che mi hanno permesso di lavorare come cuoco in un ristorante.

Negli ultimi tempi la mia condizione di salute è migliorata, nonostante prenda ancora determinati farmaci. Ho ripreso, negli ultimi mesi, in modo costante, le attività del San Luigi dove mi sto ricevendo sostegno per la formazione e per il lavoro. Tra poco comincerò il volontario nel progetto “M’interesso di te”, in bassa soglia, e avrò anche la possibilità di svolgere l’attività di mappatura del territorio  andando in giro per San Salvario e spargendo la voce sul progetto. Ho dato la mia disponibilità al mattino il lunedì e il mercoledì.  Sono molto fiducioso riguardo a questo progetto perché personalmente potrebbe aiutarmi anche a crescere e sentirmi utile per qualcuno.

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La testimonianza: Matthew Alfino e l’esperienza di noviziato in Piemonte: “Vocazione è dire di sì ogni giorno a Cristo!”

Cosa vuol dire oggi Don Bosco per i giovani? Ecco la testimonianza di Matthew, 31 anni, di Malta, novizio salesiano che a settembre di quest’anno farà la prima professione per diventare un salesiano di Don Bosco. Matthew ha svolto un anno di discernimento, insieme ad altri 9 novizi e alle guide spirituali, a Monte Oliveto, a Pinerolo, sede del Noviziato dei Salesiani di Piemonte. All’Oratorio Salesiano San Luigi di Torino ha prestato servizio insieme ad altri 3 novizi, esperienza questa che gli è servita a rafforzare ancora di più la sua decisione di entrare nella congregazione salesiana, come racconta lo stesso:

La mia prima esperienza con i salesiani l’ho vissuta all’oratorio di Sliema, dove svolgevo il ruolo di “sergente maggiore” della Brigata salesiana, e mi dilettato nelle attività di teatro e di coro. Con i salesiani ho lavorato per più di 10 anni, nel frattempo vivevo una vita “normale”, come un qualunque coetaneo. Ho avuto diverse relazioni con le ragazze ma percepivo sempre dentro di me che tutto quello non mi bastava, e in me cresceva sempre più il desiderio di approfondire la vita salesiana e di conoscere più da vicino Gesù. Ed eccomi qui come novizio, con tante domande a cui spero di dare risposte. In collina, sul Monte Oliveto, mi sento felice, a casa, perchè so che potrò approfondire e vagliare la mia vocazione, che potrò approfondire ogni giorno chi è Don Bosco, cosa è stato per tanti ragazzi, per tanti salesiani, osservando più da vicino la vita comunitaria e le 196 regole dello statuto salesiano, il nostro manuale per la vita. 

La gente mi domanda spesso, incuriosita, cosa è un novizio: io rispondo che il novizio è colui che intende approfondire la vita salesiana, che vuole conoscere molto più da vicino il cuore del nostro fondatore, del nostro papà, Don Bosco, per potersi avvicinare ancora di più a Dio. E che tutti possono vivere questa esperienza anche se non sceglieranno la vita consacrata. Ad un patto: che accettiamo noi stessi. Non possiamo avere tante maschere per piacere agli altri. Solo così possiamo ascoltare la nostra vocazione. Sono consapevole che non sarà sempre facile, che la tentazione è dietro l’angolo, ma con l ‘aiuto del Signore, con la protezione della nostra mamma celeste, si può andare avanti.  

La testimonianza: Antonia e l’affido leggero di Ahmed, minore straniero della comunità al San Luigi

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco la testimonianza di Antonia, mamma di tre figli e casalinga torinese, che da settembre ha accolto la proposta di volontariato di “affido leggero” di Ahmed, senegalese di 17 anni, minore straniero residente alla Comunità Minori stranieri non accompagnati dell’Oratorio San Luigi di Torino.

Mi chiamo Antonia, sono mamma e casalinga, vivo a Torino, nel quartiere di San Salvario, vicino alla comunità del San Luigi, dove il martedì vengo per aiutare a preparare il pranzo coi ragazzi della comunità MSNA. Da qualche mese insieme alla mia famiglia seguiamo Ahmed, che invitiamo il sabato e la domenica a passare del tempo da noi in famiglia. Con lui via via si è instaurato un rapporto di fiducia reciproca, abbiamo cominciato a conoscerlo e a farci conoscere, e sempre in famiglia ha passato il giorno di Natale.

Il nostro non è un affido leggero ma è proprio un accompagnamento: siamo più un punto di riferimento per questi ragazzi, con cui speriamo di costruire un ponte fino al raggiungimento dei 18 anni,  quando poi cammineranno da soli. Ci siamo magari per un consiglio, per passare del tempo insieme, affinché non si sentano mai da soli.  Per tenerli per mano sperando di avere trasmesso loro i valori più importanti, aiutandoli ad integrarsi nella nostra comunità. Con Don Mauro, che è tutore dei minori stranieri della comunità, vorremmo costituire un gruppo di famiglie per elaborare un percorso di accompagnamento per i ragazzi che raggiunta la maggiore età, vivranno l’Housing Sociale, nei locali della canonica di via Saluzzo 25 bis, proprio per evitare di immetterli subito nella vita da adulti.

Perché non si diventa grandi dall’oggi al domani, in un batter d’occhio a 18 anni, età in cui si è ancora fragili e più soggetti a innumerevoli rischi e pericoli se manca una guida. Per questo abbiamo bisogno di altre famiglie che accolgano questa proposta: perché se uno è genitore, è genitore anche degli altri. Nel cuore di una mamma c’è spazio per tutti.

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Druogno – Messa in pineta per onorare don Bosco

Anche a Druogno si festeggia il 203° compleanno di San Giovanni Bosco. Riportiamo l’articolo apparso su http://www.24newsonline.it/

DRUOGNO – 18-08-2018 – A 203 anni dalla nascita di Giovanni Bosco, avvenuta il 16 agosto del 1815 a Castelnuovo d’Asti, ieri, venerdì 17 agosto, il Santo canonizzato da Pio XI è stato ricordato con una messa nella cappelletta a lui dedicata che si trova nella bella pineta dietro la grande struttura del consorzio case vacanze dei Comuni novaresi.

Il parroco di Druogno, don Paolo Mantagnini, insieme al rettore dell’Istituto salesiano San Lorenzo di Novara, don Giorgio Degiorgi, ha celebrato la funzione religiosa invitando a pregare chi si occupa dei giovani, proprio come ha fatto don Bosco. Don Giorgio ha riportato la frase di Papa Francesco: “è bene non fare il male, ma è male non fare il bene”.

La messa, che qui viene fatta una sola volta all’anno, è stata molto partecipata. Diverse persone erano villeggianti che risiedono tutta estate nell’ex colonia.

Mario Bobic e l’esperienza pastorale in San Salvario: “i salesiani esistono per dare la possibilità di rispondere al progetto di Dio”

Cosa vuol dire Don Bosco in San Salvario? Ecco la testimonianza di Mario Bobic, 35 anni, croato, laurea ingegneria meccanica, già diacono della congregazione salesiana che il prossimo 23 giugno sarà ordinato sacerdote nella Cattedrale di San Vito, a Fiume, in Croazia. In questo video racconta l’esperienza pastorale salesiana nel quartiere di San Salvario, a Torino, dove ha trascorso gli ultimi 2 anni di formazione tra l’Oratorio San Luigi dove ha prestato servizio, la Movida Spirituale in Largo Saluzzo e gli studi teologici alla Università Pontificia Salesiana – Crocetta previsti dal percorso formativo salesiano.

La prima volta che ho sentito la voce di Dio avevo 12 anni, frequentavo le medie, facevo il chierichetto, non badavo tanto a questo sentimento. Ho sempre però cercato di mantenere la vocazione donando la mia vita agli altri. Prima di diventare salesiano, mi sono laureato in ingegneria meccanica, la mia vocazione è così potuta maturare piano piano. Essendo poi figlio unico, diventa più difficile, i familiari e le loro aspettative sul futuro dei figli, si sa, per cui la risposta alla vocazione ha tardato ad arrivare. Fortuna che accanto a me ho avuto sempre ottime e valide guide spirituali che mi hanno accompagnato nel mio cammino di ricerca.
Sono stato tanti anni fidanzato con una ragazza ed è proprio questo sentimento che mi ha portato ad accettare la mia vocazione, perché ho scoperto cosa significa veramente amare qualcuno e donare la vita a e per qualcuno. Perché prima di chiederti cosa vuoi davvero essere, fare, è importante, più di tutto, comprendere e sentire che sei amato da qualcuno.  Proprio da questa esperienza di amore incondizionato mi sono deciso a donare la mia vita incondizionatamente per gli altri. La molla che mi ha portato a conoscere più da vicino il mondo salesiano è stata l’esperienza di dolore che ha vissuto un mio compagno delle superiori che durante la guerra ha perso il papà, per aiutare i fratellini più piccoli ha dovuto lasciare la scuola ed è andato a lavorare.
E lì mi sono posto questa domanda:  “com’è possibile che un ragazzo a cui Dio ha dato certi doni, che ha un talento, non può usarlo, svilupparlo?”. Adesso lavora, è sposato, ha due figli, ma in quel momento è stata dura per lui perdere il padre, interrompere gli studi per andare a lavorare. Dopo ho incontrato nella mia vita i salesiani: ad un direttore della casa salesiana ho chiesto una volta: “ma perché esiste l’ordine dei salesiani?” E lui: “i salesiani esistono nel mondo per dare la possibilità a tutti di rispondere al progetto di Dio”. Ecco, per questo mi sono fatto salesiano.
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La testimonianza: Giusto Signoretti e l’esperienza di didattica della lingua italiana agli stranieri

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco le testimonianza di Giusto Signoretti, ex docente di lettere e religione, oggi in pensione, che all’Oratorio salesiano San Luigi di Torino ha tenuto il corso di lingua italiana per i minori stranieri, all’interno delle attività di volontariato che è possibile attivare nella struttura salesiana:

Sono un ex insegnante in pensione con 39 anni di docenza alle spalle e con una lunga esperienza di attività come volontario negli oratori e ai corsi serali della zona. Per questo motivo non ho incontrato molte difficoltà nell’insegnamento della lingua italiana agli stranieri della comunità, nemmeno coi ragazzi più piccoli, sia essi marocchini, albanesi, rumeni. Sono arrivato al San Luigi grazie ad un amico che mi ha detto che mancavano docenti per insegnare italiano. Così, per riconoscenza e amicizia, ho accettato immediatamente, senza troppi ripensamenti.

La mia famiglia ha avuto la fortuna di entrare in contatto diretto con Don Bosco: il fratello di mio nonno era salesiano, il padre di mio nonno aveva invece una cava di pietra e grazie a questa ha potuto procurare a Don Bosco un bel po’ di materiale per la costruzione della Basilica di Maria Ausiliatrice di Valdocco. Per riconoscenza Don Bosco offri la possibilità di studiare ai suoi figli, mio nonno colse subito l’occasione, permettendo a tutti i miei zii una buona istruzione dai salesiani.

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La testimonianza: Krasniqi e Serena raccontano l’esperienza di postulandato all’Oratorio San Luigi

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco la testimonianza di Krasniqi Drita, 34 anni, kosovara, e di Serena La Bianca, 27 anni, siciliana, entrambe postulanti che hanno chiesto di essere ammessi all’ordine delle Figlie di Maria Ausiliatrice – Salesiane di Don Bosco e sono in attesa di intraprendere il percorso di noviziato. All’Oratorio San Luigi di Torino hanno avuto l’opportunità di vivere la vita salesiana in un ambiente multiculturale, prestando servizio nelle attività di volontariato come il doposcuola, il piedibus e il catechismo per i ragazzi.

Come don Bosco nel sogno dei nove anni, vogliamo lasciarci guidare da Maria e, avendo lei come maestra, imparare a fare tutto ciò che il Signore ci chiederà. Naturalmente vogliamo farlo nello spirito di madre Mazzarello, fondatrice del nostro ordine: tanta semplicità e molta allegria.

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La testimonianza: lo Spazio Anch’io della stagista Giulia al Parco del Valentino

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco le testimonianza di Giulia Cantiere, tirocinante a Spazio Anch’io, attività all’interno dell’Educativa di Strada dell’Oratorio salesiano San Luigi di Torino, che ha finito il suo percorso di tirocinio universitario e ha deciso di scrivere un piccolo resoconto su quello che ha potuto osservare in questi mesi in cui spiega cos’è l’Educativa di strada:

È il punto di partenza della rete dei servizi che da la possibilità  ai ragazzi di fare un primo  passo verso i servizi, è uno spazio non istituzionalizzato e di incontro naturale in cui gli operatori possono inserirsi senza creare disequilibrio ed essere percepiti come un forte punto di riferimento

È un modo per osservare ed interagire con i giovani camminando al loro passo, per conoscere e intercettare la presenza di numerosi ragazzi in un numero fortemente maggiore rispetto a quelli che si incontrerebbero se dovessero essere loro a presentarsi in un servizio. Spazio anch’io è un luogo in cui si possono osservare le dinamiche di socializzazione spontanea e poter intervenire in base ai bisogni emergenti, le forme di devianza e i problemi di integrazione.

È uno spazio meno strutturato in cui è possibile sperimentare ascolto, sostegno lavorativo, relazioni educative, rapporto tra pari, incontro diretto e di integrazione con gli abitanti del territorio, culture differenti e valori, idee e sogni diversi dai propri.

È un luogo in cui sperimentare gratuitamente la lingua, il gioco, lo sport, attività di prevenzione, laboratori e corsi di formazione, risorsa alternativa al penale e alla devianza, risorsa formativa per i volontari, ma soprattutto un’esperienza formativa per ogni essere umano.

opportunità di STAGE
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La testimonianza: Giulia Balsamo e l’accoglienza diurna minori stranieri al DI.TE

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco le testimonianza di Giulia Balsamo, educatrice all’Oratorio San Luigi che da gennaio di quest’anno si occupa del centro DI.TE per l’accoglienza diurna dei minori stranieri non accompagnati (MSNA), fuoriusciti da comunità o che vivono in condizioni di precarietà. Spiega l’educatrice:

L’obiettivo del centro DI.TE è quello di creare un ambiente accogliente in cui i ragazzi possano trovare un punto di riferimento e degli educatori con cui instaurare un rapporto sano e di fiducia un posto per chiacchierare, fare una doccia, lavarsi i vestiti, fare la prima colazione, e poter investire in modo positivo sul proprio futuro in percorsi formativi e di avviamento professionale, corsi di italiano, supporto legale, e quant’altro. Il centro si trova in via Giacosa 8, nel quartiere di San Salvario, a Torino, all’interno degli spazi e dei servizi dell’Oratorio Santi Pietro e Paolo, ed è aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 12.30.

Il centro DI.TE si sviluppa all’interno del progetto nazionale M’interesso di te, che è stato pensato per contenere il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati, – come riporta salesianiperilsociale.it – per cercare di ricostruire un rapporto di fiducia con questi ragazzi, condividendo i loro bisogni e tentando di reinserirli nel circuito di accoglienza. Le attività, sostenute grazie al fondo beneficenza di Intesa San Paolo, si svolgono a Torino, Napoli e Catania nei quartieri limitrofi alle grandi stazioni.

Al progetto M’interesso di te collabora una rete composta da educatori di strada, psicologi e volontari che garantiscono a ciascun ragazzo intercettato, sostegno e protezione. In una seconda fase, viene offerta loro la possibilità di seguire un corso di lingua italiana, di ricevere assistenza legale per l’iter di riconoscimento, di acquisire competenze professionali e inserirsi nel mondo del lavoro.

Maggiori informazioni sul CENTRO DI.TE

La testimonianza: Giulia, Daniele e Cristian e l’Alternanza Scuola-Lavoro al San Luigi

Cosa vuol dire Don Bosco a San Salvario? Ecco le testimonianza di Giulia, Daniele e Cristian, studenti del Liceo Scientifico Statale Galileo Ferraris di Torino che raccontano in una breve video-intervista la loro esperienza all’Oratorio San Luigi di Torino con l’Alternanza Scuola – Lavoro prevista dal MIUR, una modalità didattica innovativa che attraverso l’esperienza pratica aiuta a consolidare le conoscenze acquisite a scuola e testare sul campo le attitudini di studentesse e studenti, ad arricchirne la formazione e a orientarne il percorso di studio e, in futuro di lavoro, grazie a progetti in linea con il loro piano di studi.

L’Alternanza Scuola – Lavoro è una delle innovazioni più significative della legge 107 del 2015 (La Buona Scuola) in linea con il principio della scuola aperta e si rivolge a studenti degli ultimi tre anni delle scuole superiori. È possibile attivare l’Alternanza Scuola-Lavoro all’Oratorio San Luigi di via Ormea 4, e alla Parrocchia Santi Pietro e Paolo Apostoli di Largo Saluzzo, all’interno delle proposte di volontariato previste.